On a mission

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    Il pavimento in pietra era talmente freddo che Otis non riusciva a poggiarci interamente il piede, avanzando così sulle punte e fin troppo lentamente. Alzò la bacchetta lungo la parete, a illuminare le cornici dorate e barocche che la riempivano.
    «Ragazzo! E abbassa quella luce!»
    «Oh, oh, mi scusi...» Rivolse la bacchetta verso il pavimento, in modo che il fascio di luce fosse si spargesse tutto intorno senza rivolgerlo direttamente verso i volti dall'aria solenne che popolavano le mura del Castello. Si avvicinò, timoroso, schiarendosi la voce senza fare troppo rumore. «Mi scusi, signor... Sir Cadogan...» Cominciò esitante, leggendo il nome inciso sulla placchetta sotto alla cornice. «Saprebbe dirmi se... Se ha visto passare di qui una persona?»
    Il Cavaliere lo guardò di rimando da dentro la cornice con fare sospettoso. Prese ad arricciarsi la punta del lungo baffo sinistro, pensieroso. «Una persona, dici... Beh, dipende... Che tipo di persona?» Otis si grattò la nuca, nervoso, prima di lanciare uno sguardo alla sua destra, convinto di aver sentito qualcosa. Probabilmente era solo paranoico, ma decise di abbassare ulteriormente la voce – in modo che anche il dipinto capisse di dover mantenere un tono più basso.
    «Un ragazzo... Sui 15 anni... Probabilmente in divisa, un Tassorosso...» Dirlo, e non più soltanto pensarlo, lo fece sentire ancora più sporco e matto. Prese a mordicchiarsi un labbro, puntando lo sguardo su Sir Cadogan, fiducioso. «Un Tassorosso... Mmh... E che ci farebbe un Tassorosso del sesto anno in giro per i corridoi a quest'ora?» Il giovane Branwell sospirò appena, chinando il capo. «Mi può dire solo se l'ha visto o no?» Bisbigliò con più energia, prima di aggiungere un «Per piacere?» Più gentile. «E perché mai io, Sir Cadogan, famoso cavaliere della Tavola Rotonda di Mago Merlino, uccisore della Viverna di Wye, dovrei dare un'informazione del genere a te, un misero ragazzino senza doti né coraggio? Per sapere se vali qualcosa dovrei prima sfidarti a duello, ma sappiamo entrambi come andrebbe a finire...» Lo guardò sprezzante, prima di voltare la testa altrove, come a implicare che avesse perso interesse per lui. Otis incrociò le braccia al petto, un po' imbronciato. «Ehi, senza doti e coraggio lo dici a qualcun al-»
    «Psst!» Qualcuno attirò la sua attenzione, più avanti lungo il corridoio. Si voltò, puntando la bacchetta contro la sorgente del suono. «E abbassa quella luce! Lascia stare Sir Cadogan, è un buono a nulla... Vieni, vieni, avvicinati, so io dov'è il tuo amico.» Otis ubbidì, allontanandosi dal dipinto che borbottò qualcosa in tono solenne e offeso. La voce proveniva dal ritratto di una donna. Sembrava aver vissuto in epoca vittoriana, vestita di un abito color avorio dai merletti scuri e con un piccolo ciondolo dorato attorno al collo. In viso era segnata da una cicatrice lunga, che le percoreva la guancia. Probabilmente avrebbe incusso timore ai più, ma Otis si sentì stranamente rassicurato dal suono dolce della sua voce. «Che ha visto? È passato di qua?» La donna annuì, per poi fermarsi a pensare per qualche secondo, corrugando la fronte. «In effetti è da un po' che c'è dello strano movimento lungo questo corridoio... Sono stata spostata qui dal settimo piano solo da qualche mese, ma non ho mai visto così tanti studenti lasciare le proprie camere a notte fonda quanto in questo ultimo periodo...» Il ragazzo si fece più curioso, annuendo, riflettendo su quelle parole. «Negli ultimi due mesi sarà capitato tre o quattro volte. Sempre gli stessi ragazzi, però – questa è la cosa bizzarra. Curioso, non crede?» «Già... molto curioso...» Battè il piede per terra, pensieroso.
    «Bah, sarà con il Clavis Aurea...» Otis rivolse di nuovo lo sguardo verso il Cavaliere, nella sua armatura luccicante. «Come, scusi?» «Dici? Ma non era una leggenda?» «Beh, di leggende se ne raccontano tante... Ma solo alcune sono vere...» Il ragazzo si accostò di nuovo al dipinto, emozionato. «Cosa ha detto? Di che parla?» Il dipinto lo squadrò nuovamente, con un sorriso furbo a solcargli il viso. «Oh, ma cosa vuoi che ne sappia io, un povero buono a nulla, uno stupido Cavaliere di Re Artù, membro della Tavola Rotonda di Mago M-» «Sì, sì, di Mago Merlino, ho capito...» Sospirò nuovamente, stavolta più nervoso che non scoraggiato. «Niente si sa con certezza, tranne la morte. Ricorda, ragazzo: in pulverem reverteris...» E dicendo questo svanì, lasciando la propria cornice, diretto chissà dove. Otis scandagliò il corridoio, illuminandolo in ogni direzione, ma di Sir Cadogan non c'era traccia. «In pulverem che...? Sir Cadogan?» «E spegni quella dannata luce!!»

    Era rimasto sveglio tutta la notte per disegnare un autentico piano d'azione. Il problema era questo: era ormai passato un mese da quando lui e Emi avevano avuto la Discussione, e più tempo era passato più il giovane Branwell si era convinto che qualcosa, della storia che l'amico gli aveva raccontato, non quadrasse. C'erano una serie di incongruenze, di piccole falle, che non potevano sfuggire al suo occhio attento; per esempio: in che modo essersi fidanzati – con Veronica poi, che sicuramente non avrebbe mai guardato una persona come Émile, nonostante tutto il bene che Otis provasse per lui – giustifica le scappatelle notturne? Non aveva senso, no? Da quando in qua i fidanzati si vedono di notte? E per fare cosa, poi? Doveva per forza esserci qualcosa di più razionale che spiegasse quei comportamenti sospetti, come l'ipotesi che il piccolo Carrow si fosse trasformato in un vampiro, per dirne una. Un'idea, quella, che Otis aveva tenuto in considerazione per un'intera settimana, testandola empiricamente giorno dopo giorno, con dedizione: aveva indossato spicchi d'aglio attorno al collo, giustificandoli come un semplice “accessorio stravagante, sto provando un nuovo stile” all'amico sospettoso; si era premurato di scostare le tende alle finestre della loro camera da letto, persino direzionando i raggi di luce solare, tramite uno specchietto, in modo che colpissero l'amico direttamente in faccia. Purtroppo aveva dovuto scartare l'ipotesi, che si era dimostrata errata – ma lui non avrebbe gettato la spugna. E sì, la possibilità che quella ricerca spasmodica di una spiegazione che non fosse che i suoi due migliori amici si fossero semplicemente innamorati fosse motivata da una sua incapacità ad accettare la realtà l'aveva sfiorato per qualche tragico attimo, per poi venire rimossa in favore di nuove, folli ipotesi. Così aveva deciso che si sarebbe messo a seguirlo, ma aveva capito ben presto che, qualunque cosa nascondesse Em, da solo non sarebbe riuscito ad ottenere molto: doveva essere un segreto importante, grande abbastanza da portarlo a mentire, una cosa che non sapeva fare bene, ma che nonostante ciò stava facendo e continuando a fare ogni giorno. Gli parve chiaro che gli servisse un alleato, e quella notte un nome prese forma nella sua mente, che la chiarezza del mattino non aveva fatto altro che riconfermare: Louis Paciock.
    Così aveva pazientato fino alla fine della lezione di Astronomia del Caposcuola Corvonero per passare all'azione. L'aula semivuota della torre più alta del Castello era illuminata dal sole calante. Otis si fece strada tra gli studenti in uscita, alla ricerca di Louis, che adocchiò intento a raccogliere le proprie pergamene. «Ehi, Louis. Come... Come stai? Volevo parlarti» esordì, con fare misterioso, socchiudendo gli occhi e indicandogli un punto dell'aula rotonda più appartato, vicino ad un poggiolo. «È una cosa piuttosto importante, per cui ho bisogno della tua massima attenzione, e soprattuto voglio che tu mi assicuri che non ne farai parola con nessuno. Non so neanche io bene di cosa si tratti, ma qualsiasi cosa sia è una cosa grossa. Per cui dimmi, prima ancora che ti racconti: sei disposto ad assumerti la responsabilità che comporta conoscere questo segreto?»


    Edited by the educator - 21/3/2020, 19:09
     
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    Quella era stata una giornata strana. Strana, semplicemente bizzarra ed anche piuttosto dolorosa. Sí, lo so, aggettivo sbagliato: una giornata si può definire bizzara, ma non di certo dolorosa! Eppure, amici miei, vi dico solo la sincera veritá perchè, credetemi, quella giornata fu davvero moooltooo dolorosa. Ve lo assicuro! Povero Louis, penserete allora, sará successo qualcosa di terribilmente grave! Rispondo prima che vi fasciate inutilmente la testa: no, non era successo nulla di grave; solo che la mia sconsideratezza era stata tale che avevo dovuto pagarne le amare conseguenze. Metá giornata l'avevo passata in infermeria per via di un problemino al mento - sí, al mento, quella parte sotto la bocca - che era stato rattoppato alla bell'e meglio con un gelatinoso unguento ed un enorme cerotto colorato che addirittura gli eschimesi avrebbero potuto individuare dal polo nord - cos'è kuella kosa ke scintilla laggiú?! «...Ti dispiace se ci sono le puffole disegnate sopra? Abbiamo finito gli altri cerotti, mi sono rimasti solamente quelli che uso per i ragazzi del primo anno. Sai, si fanno male di continuo!» Come potevo dire di no all'infermiera che mi aveva accudito per due ore buone senza ridere dei miei piagnistei? Non potevo, cosí come non potevo concludere il resto della giornata con una mano posata sul mento, a nascondere lo scempio che mi ero provocato. Tutto era successo alla lezione di incantesimi che avevo avuto alle prime ore, quel giorno. Durante la rituale spiegazione precedente alla fase pratica, mentre prendevo appunti, ho fatto una cosa un tantino stupida. Da vero imbecille. In realtà, non era nemmeno la prima volta che accadeva in cinque anni di scuola, ma sembrava che ancora non avessi imparato la lezione - o che fossi così incosciamente masochista da essere recidivo; insomma, per farvela breve: quando ero sovrappensiero, avevo il tremendo viziaccio di rosicchiare la punta della bacchetta magica. Beh, c'è chi rosicchia il retro della penna e chi, come me, rosicchia le bacchette! Ammetto che suoni strano, okè. Praticamente, a forza di rosicchiare il legno - tipo un roditore -, ero arrivato al punto da rendere la bacchetta inusabile. E rosicchia oggi, rosicchia domani, mi sono beccato un botto improvviso che, fortunatamente, non mi ha squarciato la faccia. BOOOM! Insomma, è stato come prendere la scossa elettrica, con l'unica differenza che, al posto di un'ustione di novantesimo grado, mi sono provocato uno sgarro meritevole di tre punti di sutura. Non vi dico, al professore d'incantesimi è quasi preso un infarto e io sono stato accompagnato in infermeria da tre persone che poi ho sentito sghignazzare per l'assurdità dell'accaduto. Come dargli torto. « Fatto, ora puoi tornare a lezione. Ogni tanto potresti avvertire un piccolo spasmo muscolare, ma stai tranquillo, è tutto nella norma. Vedrai che già da domani sarà tutto risolto. » Spasmi. Muscolari. Scioccamente credevo fosse qualcosa da niente - insomma, qualche piccolo ed innocuo tic, per intenderci -, ma quando durante il pranzo in sala grande finii per rovesciare un cucchiaio colmo di minestra addosso ad una mia compagna di casata e poi, durante pozioni, spinsi tre/quattro volte il calderone a terra a suon di "scusatemi; scusi prof; oddioscusidinuovo", mi resi conto che la situazione risultasse essere un tantino più preoccupante
    di quanto avessi immaginato. Quando arrivai all'ultima campanella della giornata tirai un grossissimo sospiro di sollievo, deciso a tornarmene in camera e non uscirne più nemmeno per andare a cena; sfortuna volle, però, che mentre raccoglievo le pergamene più in fretta che potevo per poi dileguarmi dall'aula di astronomia, una voce che conoscevo perfettamente spazzò via ogni mia speranza. «Ehi, Louis. Come... Come stai? Volevo parlarti» Otis aveva notato il bellissimo cerotto con le puffole che saltellavano allegre sulla mia faccia? Probabile. Oddio, farsi vedere in quelle condizioni da lui era stra-imbarazzante. « CIAOOTIS, sto benissimo perchèmelochiedi...AHAHAH! » e sbem, il quaderno mi vola dalle mani. Altro spasmo. Dissimulai, dopo aver bloccato la mano dal polso. « Che mani di lumaca, come ha fatto a cadere -» in realtà lo hai lanciato, Lou « - T-tu..tu come stai, tutto bene? ti vedo in ottima forma! » Invece non sembrava così: Otis aveva un'espressione strana in volto, quasi scura. Gli occhi assottigliati facevano presagire che ci fosse qualcosa che non andava. La prima cosa che mi domandai era se fosse per colpa mia. Ho dato fuoco alla redazione? Il mio ultimo pezzo faceva schifo? Sono un pessimo giornalista? Insomma, nel mondo dei grandi - e soprattutto nel mondo del giornalismo - era così che funzionava: quando il caporedattore voleva farti il culo per un motivo o per un altro, ti prendeva da parte, ti diceva che facevi schifo e poi ti licenziava. Era nei poteri di Otis licenziarmi? E poi quello poteva essere davvero considerato un licenziamento? Comunque, mi guardai attorno prima di seguirlo ad un angolo dell'aula, sperando che tutti i miei compagni di anno uscissero prima che potessero assistere in diretta alla mia destituzione. Sarebbe stata l'ennesima figura di merda della giornata. « Insomma, cosa vuoi dirmi? » Sarebbe risultato troppo infantile, a quel punto, tapparsi le orecchie e gridare BLABLABLA? «È una cosa piuttosto importante, per cui ho bisogno della tua massima attenzione, e soprattuto voglio che tu mi assicuri che non ne farai parola con nessuno. Non so neanche io bene di cosa si tratti, ma qualsiasi cosa sia è una cosa grossa. Per cui dimmi, prima ancora che ti racconti: sei disposto ad assumerti la responsabilità che comporta conoscere questo segreto?» Le mie labbra si schiusero in una O gigantesca. Otis, fortunatamente, non aveva intenzione di cacciarmi dal DPW, ma probabilmente aveva qualcosa di succulento fra le mani. Era il suo giorno fortunato, perchè si dava il caso che io fossi bravissimo con i segreti - ancora mantenevo quello di Peter su dove avesse nascosto la bambola preferita di Karma dieci anni prima. Benchè volessi annuire con convinzione alla sua domanda, iniziai a scuotere il capo. Miseriaccia. « No aspetta, sono un super-saiyan dei segreti, veramente! E che h-ho...ho avuto un incidente, ecco. Faccio delle cose strane mavatuttobene, fai finta di niente. » E speravo davvero facesse finta di niente e non sottolineasse l'accaduto. Presi un grosso respiro e cercai di calmare l'adrenalina, posando una mano sullo stomaco e tamburellando le dita contro il maglione. La cosa mi intrigava tantissimo, così tanto che addirittura anche io avevo assottigliato lo sguardo come Otis, quasi a volerne sapere di più. « Che dici se ce la svignamo in un posto più tranquillo? Sembra importante! Tipo in redazione ci sarà qualcuno a quest'ora? Non vorrei che orecchie indiscrete ci sentissero » Poi, se si trattava di una simil indagine giornalistica così come immaginavo, avevamo bisogno di una lavagna, una bacheca e tante puntine. Afferrai la tracolla per ficcarmela in spalla e spingerci dentro, di fretta, tutto il materiale rimasto fuori. « Hai scoperto una relazione clandestina tra un insegnante ed un alunno? Sai che articolo ne verrebbe fuori! Uao


    Edited by the soul of morthacci yours. - 2/4/2020, 17:54
     
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    Otis si era sempre vantato di avere un certo occhio per le persone. Sua madre gli avrebbe detto che fosse per la sua natura da Legilimens, avrebbe agitato le mani in movimenti circolatori spiegando che lui possedesse un sesto senso, un dono speciale... Ma la sua perspicacia, in realtà, era dovuta ad una prerogativa degli esseri umani, e cioè la capacità di osservare. E sebbene Louis Paciock sembrasse, a primo acchito, un tipo un po' svampito, goffo e stravagante, il giovane Branwell aveva sempre avuto la sensazione che se avesse guardato altrove e osservato il ragazzo con la coda dell'occhio, avrebbe potuto coglierlo a fare qualcosa di inaspettato, mostrando tutta l'intelligenza che sapeva celarsi solo ad uno sguardo più superficiale, camuffata da cerotti animati da Puffole Pigmee fluttuanti. Ecco: se mai lui, Emi e Lou si fossero ritrovati a partecipare ad un'escape room tutti insieme, Otis avrebbe scommesso galeoni veri che colui che avrebbe trovato la soluzione sarebbe stato il Corvonero, colpito da un'illuminazione geniale pochi secondi prima dello scadere del tempo. Aveva bisogno di una mente così, per il suo progetto, e sperava che ciò che stava per proporre al ragazzo potesse solleticarlo abbastanza da far venire fuori il lato più brillante di sé, motivandolo a proseguire in una ricerca potenzialmente priva di frutti – ma era fondamentale provare.
    Gli risultò difficile concentrarsi, rapito da due Puffole che, sul cerotto di Louis, continuavano a scontrarsi l'una contro l'altra a metà del loro saltello. Aggrottò la fronte, ma si decise a rimanere serio e professionale ignorando la domanda che avrebbe voluto porgli. Solo che poco dopo al ragazzo volò via dalle mani il quaderno, e si afferrò il polso della mano, quasi a intimarla di stare ferma, come avesse vita propria. Louis Paciock però è un genio, io lo so. L'aula fu finalmente completamente vuota, soltanto i due ragazzi a riempirla, illuminati dal caldo sole pomeridiano che batteva ad Ovest del Castello. «No aspetta, sono un super-saiyan dei segreti, veramente! E che h-ho...ho avuto un incidente, ecco. Faccio delle cose strane mavatuttobene, fai finta di niente.» Lo rassicurò il Caposcuola, evidentemente interpretando il velo di incertezza che doveva aver coperto lo sguardo di Otis. Annuì, il Tasso, rimanendo fiducioso. Fece per parlare, ma udì dei passi percorrere la scalinata fino all'aula. «Che dici se ce la svigniamo in in un posto più tranquillo? Sembra importante! Tipo in redazione ci sarà qualcuno a quest'ora? Non vorrei che orecchie indiscrete ci sentissero» «Già...» Allungò un'occhiata alla figura appena comparsa nell'aula, una studentessa che li guardò insospettita, prima di recuperare la sua mappa stellare e fare dietrofront. «In effetti è proprio in Redazione che volevo portarti... Potrebbe tornarci utile. A quest'ora non dovrebbe esserci nessuno.» Aspettò quindi che l'amico recuperasse la propria borsa prima di scendere la scalinata insieme a lui, le mani dietro la schiena, spostando il proprio peso in avanti e indietro, in un dondolio impaziente.
    «Hai scoperto una relazione clandestina tra un insegnante ed un alunno? Sai che articolo che ne verrebbe fuori! Uao.» Scosse la testa, rimanendo ancora silenzioso, e deciso a informare Louis poco alla volta. Ci voleva una certa eleganza per quel genere di cose – era la parte più bella! «Niente del genere... Ma riguarda un segreto che qualcuno potrebbe star tenendo. Qualcuno che noi conosciamo molto bene, Lou» sussurrò infine, le mani ancora dietro la schiena e lo stesso sguardo tramatore di poco prima. Si divincolarono tra le fila di studenti che, finita la giornata di lezioni, rimanevano a chiacchierare nei corridoi che circondavano il cortile. Quando giunsero all'aula 1E, fortunatamente la trovarono vuota. «Tutta per noi, perfetto» annunciò entrando, richiudendo accuratamente la porta dietro di sé.
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    Temporeggiò, aprendo le finestre, riordinando le carte lasciate in giro dall'ultima riunione, sistemando le sedie. Alla fine, le mani strette attorno al sedile di una di loro, tirò su il capo, con un teatrale sospiro. «Ho motivo di pensare che Émile Carrow stia tenendo un segreto di cui non può far parola a nessuno, Louis». Perché aggiungere anche il cognome, vi starete chiedendo. La risposta di Otis sarebbe stata: per il pathos. Osservò l'effetto che la propria solenne dichiarazione riscosse nel suo collega, prima di spiegarsi. «Questi sono i fatti. Da circa un paio di mesi, Émile scompare quasi tutte le sere, o forse dovrei dire notti, e si rifiuta di dirmi dove sia diretto. La mattina si infila di nuovo nel letto e finge di starsi svegliando in quel momento. A volte, a metà pomeriggio, svanisce nel nulla senza darmi spiegazioni» cominciò, elencando i sospetti accumulati fino a quel momento sulle dita della mano. «Hai notato inoltre che ha fatto amicizia con un nuovo gruppo di persone? Te ne sarai accorto sicuramente. Sta sempre a ridacchiare con Derek Hamilton, Friday Mortimer, Axel Howard – che è anche tuo amico ma non mi risulta tu li abbia fatti conoscere, o no?» A questo punto aveva preso a camminare su e giù per la lunghezza della stanza, a passi lenti. «Naturalmente, io ho inizialmente pensato che fosse diventato un vampiro.» Fece una pausa, annuendo alla razionalità delle sue parole. Una deduzione automatica, quella, ma che si era rivelata un buco nell'acqua. «Ho così iniziato a indossare collane di aglio, a infilargli crocifissi sotto il cuscino... A indirizzare fasci di luce verso di lui con uno specchietto, persino. Niente da fare.» Ora invece scuoteva il capo. «A San Valentino, lo scorso mese, gliel'ho chiesto apertamente. E qui arriva il bello.» Si avvicinò all'amico, accarezzandosi il mento completamente privo di peli, ormai lanciato nella parte del detective. «Sai cosa mi ha detto, Lou? Che si è fidanzato Il silenzio che seguì fu interrotto solo dalle lancette dell'orologio a pendolo, impostato sull'orario sbagliato, che prendeva polvere in un angolo della stanza. «A confronto l'idea del vampiro sembra un'idea molto meno fantasiosa. Concordi? Ah-ah-ah.» Tentò una risatina nervosa, ma venne fuori forzata e stridula. Si schiarì la voce, quindi, prima di proseguire, riprendendo la marcia su e giù per l'aula. «Si sarebbe fidanzato con Veronica Rigby. Ronnie! Ha detto che si incontravano di notte per non destare sospetto sulla loro relazione. Dimmi un po', tu li hai mai visti parlare prima di Febbraio? Anche solo una volta?» Schioccò la lingua, sempre più animato. «Io dico che è una BALLA!» Esclamò, battendo la mano sul tavolo delle riunioni, più perché desiderava farlo che non perché fosse sconvolto fino a quel punto. «Ma non è tutto, mio caro amico... Oh, no. C'è dell'altro». Intensificò lo sguardo, avvicinandosi sempre di più a Louis fino a trovarsi a pochi centimetri dalla sua faccia, le mani poggiate ai braccioli della sua sedia, gli occhi ridotti a due spilli. «Ieri l'ho seguito. Oh, sì, l'ho seguito. E sai cos'ho scoperto? Che i quadri l'hanno visto. Di notte, nei corridoi. Da solo Si allontanò, sedendosi sul tavolo di fronte a lui, lasciando dondolare una gamba. «I quadri sanno qualcosa, Lou. Hanno detto delle cose... Non le ricordo bene, adesso, a dire la verità». Si grattò la nuca, sospirando. «Ma so che c'entra una frase latina: in pulverem reverteris. E che Sir Cadogan sa qualcosa. Ecco tutto.» Allargò le braccia, contento di aver reso l'amico partecipe di ogni dettaglio, finalmente sentendosi più sollevato. «Pensavo di essere pazzo, Lou. Di non riuscire ad accettare che Ronnie e Emi stanno insieme, capisci? Ma la storia è un'altra... E tu devi aiutarmi a capire di cosa si tratta. Che ne dici?» Rimase in attesa, gli ingranaggi della mente del Caposcuola che iniziavano a girare, sembrava riuscire a sentirli. «Magari partendo da questa frase possiamo cercare negli archivi del giornale... Qualcuno magari in passato ne avrà parlato... O magari in biblioteca... Potremmo metterci mesi, Lou. Ne vale la pena, per te?» Non l'avrebbe forzato ad imbarcarsi in quel progetto se non l'avesse entusiasmato tanto quanto faceva con lui. Ma più di ogni altra cosa, aveva bisogno di parlarne con qualcuno, per poter capire finalmente se stesse solo impazzendo o se davvero lì, davanti ai loro occhi, ci fosse nascosto un indicibile segreto.
     
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    Sono sempre stato convinto che un bravo giornalista sappia tenere per sè certe voci di corridoio; cioè, a meno che non si voglia diventare uno di quei giornalisti farlocchi ed assolutamente privi di qualsiasi credibilità, uno che ci tiene a svolgere bene questo lavoro tende a verificare fonti e fatti prima di dare in pasto ad un pubblico assai chiacchierone una certa informazione. Proprio per questo, secondo me, Otis era un bravo giornalista: sembrava tenere molto all'integrità del suo ruolo. Mentre scendevamo le scale dalla torre di astronomia, infatti, non entrò nei dettagli del segreto - se così possiamo chiamarlo -, forse per paura di venir ascoltato da qualche orecchio di troppo. Io intanto scalpitavo dall'eccitazione ed annuivo a qualunque cosa dicesse, giusto per sembrare totalmente interessato e concentrato. Come realmente ero, dopotutto. «[...] riguarda un segreto che qualcuno potrebbe star tenendo. Qualcuno che noi conosciamo molto bene, Lou» Corrucciai la fronte: io ed Otis non avevamo chissà quali conoscenze in comune, escludendo i componenti del giornalino ed Émile Carrow. Andando per esclusione, arrivai a pensare che potesse trattarsi di lui, anche perchè dubitavo fortemente che Otis potesse mettersi ad indagare su qualcuno interno al giornalino...a meno che non ci fosse un sabotaggio in corso! Arrivati di fronte all'aula 1E, mi guardai attorno con fare circospetto prima di poter entrare e richiudermi velocemente la porta alle spalle. Fortunatamente non c'era nessuno. «Ho motivo di pensare che Émile Carrow stia tenendo un segreto di cui non può far parola a nessuno, Louis» Già, ci ho decisamente preso! Occupai il posto davanti a lui, a quel punto, massaggiandomi appena il cerotto che mi copriva il mento; non riuscivo a capire quale fosse il motivo che aveva spinto Otis a cercare proprio il mio aiuto, e poi perchè proprio Otis? Nel senso, lui ed Emil non erano migliori amici? Io avrei mai indagato sul mio migliore amico? Boh, in realtà sono sempre stato un tipo molto fiducioso e pollo, quindi generalmente non nutro sospetti su nessuno a prescindere. Poi, insomma, parlavamo pur sempre di Émile che non sembrava essere propriamente una persona capace di tener nascosto qualcosa a qualcuno. Mi sembrava tutto incredibile, tanto che, dopo aver strabuzzato lo sguardo mi misi a ridacchiare « Aaaandiamooo, davvero?» Beh, partiamo dal presupposto che la mia reazione semi-sorpresa era atta a pararmi il culo: da ciò che sapevo io, in realtà, Emil un segreto lo aveva davvero. E si trattava dello stesso segreto che avevo anche io. L'ALBERO DI NATALE. Ma era possibile che a distanza di mesi Otis potesse andare a rispolverare quell'episodio con tanta tenacia? Gli fiammeggiavano gli occhi. «Questi sono i fatti. Da circa un paio di mesi, Émile scompare quasi tutte le sere, o forse dovrei dire notti, e si rifiuta di dirmi dove sia diretto. La mattina si infila di nuovo nel letto e finge di starsi svegliando in quel momento. A volte, a metà pomeriggio, svanisce nel nulla senza darmi spiegazioni» No, non si trattava decisamente di ciò che era accaduto a Natale. La cosa mi sorprese a tal punto che, oltre ad inclinare il capo con fare interrogativo, mi appiattii addirittura contro la superficie rovinata del banco. Sempre più intrigato. Ultimamente passavo parecchio tempo in compagnia di Emil, ma non mi aveva mai dato l'impressione di una persona che potesse nascondere qualcosa. Sembrava normale, come d'altronde lo ero anche io. E io non avevo nulla da nascondere - eccezion fatta per l'albero -. «Hai notato inoltre che ha fatto amicizia con un nuovo gruppo di persone? Te ne sarai accorto sicuramente. Sta sempre a ridacchiare con Derek Hamilton, Friday Mortimer, Axel Howard – che è anche tuo amico ma non mi risulta tu li abbia fatti conoscere, o no?» Annuii. In realtà questo lo avevo notato anche io. Avevo notato che ultimamente Emil si stava circondando di persone decisamente fuori dalla mia portata - come Hamilton -, ed Axel
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    non glielo avevo presentato io. Però questo non poteva di certo essere considerato un motivo di sospetto: pronto?! Hogwarts è questa dopotutto, è normale che gli studenti facciano amicizia fra di loro! E poi io avevo sempre considerato Emile Carrow figo, quindi seppur per Otis apparisse strano, per me era tutto nella norma. Difatti mi strinsi fra le spalle come se fosse una cosa da poco, ciò però non toglieva il fatto che il tasso sparisse dal suo dormitorio ogni notte. Dove si va a cacciare? « Potrebbe essere tutto collegato » ipotizzai « Emilè è pur sempre un caposcuola, e per ciò che ne so tipo Axel è uno ne combina una dietro l'altra! L'ho beccato un sacco di volte in giro dopo il coprifuoco. Forse gli altri sono come lui e si servono di Emil come...garante? E' un ragionamento che fila?» e se fosse così allora perchè Axel non si è servito di me, prima di conoscere Emil? Probabilmente perchè avevo sempre declinato ogni suo invito e si era essenzialmente stufato di chiedermelo? Però, pensandoci bene, Axel non mi aveva mai chiesto di violare il coprifuoco per andare a spasso con lui. «Naturalmente, io ho inizialmente pensato che fosse diventato un vampiro. Ho così iniziato a indossare collane di aglio, a infilargli crocifissi sotto il cuscino... A indirizzare fasci di luce verso di lui con uno specchietto, persino. Niente da fare.» Okey, questo è inquietante. Gonfiai le guance d'aria solo per non scoppiare a ridergli in faccia, anche perchè tutti sapevano che se eri vampiro, allora non potevi essere un mago. Una cosa escludeva l'altra, ed Emil mago lo era ancora! Insomma, ad incantesimi, duelli, pozioni, chi usava la bacchetta al posto suo, altrimenti? « Probabilmente è solo sonnambulo, perchè non glielo hai chiesto semplicemente invece di fare tante congetture, O'?» - «A San Valentino, lo scorso mese, gliel'ho chiesto apertamente. E qui arriva il bello. Sai cosa mi ha detto, Lou? Che si è fidanzato.» Crollò improvvisamente il silenzio. Ma il silenzio quello pesante. Alla notizia mi pizzicò leggermente la nuca e le labbra si richiusero appena. A me non aveva detto niente al riguardo, eppure avrebbe potuto confidarmi la cosa in svariate occasioni - ma non perchè Emil dovesse necessariamente dirmi qualcosa, eh, giusto perchè credevo di aver maturato con lui una certa confidenza che, a quanto sembrava, non era ricambiata. Se mi dava fastidio? Sì, mi dava decisamente fastidio, ma non sapevo nemmeno io cosa fosse esattamente a darmi fastidio. «A confronto l'idea del vampiro sembra un'idea molto meno fantasiosa. Concordi? Ah-ah-ah. Si sarebbe fidanzato con Veronica Rigby. Ronnie! Ha detto che si incontravano di notte per non destare sospetto sulla loro relazione. Dimmi un po', tu li hai mai visti parlare prima di Febbraio? Anche solo una volta?» Non riuscii a controbattere nè a dire nulla se non a sobbalzare alla manata che il tasso, con convinzione, tirò contro il tavolino. Emil si era fidanzato con Veronica Rigby, che poi non era la migliore amica di Otis? Mi tornò improvvisamente in mente la conversazione avuta qualche giorno prima con Emil, quando venne convocato dalla Branwell: avevamo parlato di Sanvalentino, e gli avevo proprio chiesto il motivo per cui lui ed Otis avessero litigato. Black Market, mi aveva risposto, ed invece adesso venivo a scoprire c'entrasse un fidanzamento. Era ragionevole i due avessero litigato per questo, fossi stato in Otis nemmeno io sarei stato felice di scoprire che i miei due migliori amici si limonassero alle mie spalle. Avevo lo sguardo assorto, basso, le dita che giocherellavano distrattamente col cravattino della divisa. Otis era convinto gli avesse mentito, io invece credevo di no. « Uao, fidanzato » mugolai per poi stringermi fra le spalle « Magari parlavano e tu non ci hai mai fatto caso, insomma... sono cose che succedono. Sarà stato un colpo di fulmine » - « Io dico che è una BALLA!» Beh, era anche vero che Emil a me avesse confessato al Lago Nero di "non aver mai avuto grandi esperienze in questo campo, zerozero!", ma era possibile gli avessi fatto talmente tanta pena da portarlo a mentirmi. Oppure voleva evitare le molteplici domande che ne sarebbero scaturite - sono un gran rompipalle, dopotutto. Comunque, benchè la notizia mi avesse fatto venire un gran mal di pancia, mi sforzai a rimanere concentrato, incollando la schiena contro la sedia mentre Otis si avvicinava al mio volto. C'era dell'altro. «Ieri l'ho seguito. Oh, sì, l'ho seguito. E sai cos'ho scoperto? Che i quadri l'hanno visto. Di notte, nei corridoi. Da solo. I quadri sanno qualcosa, Lou. Hanno detto delle cose... Non le ricordo bene, adesso, a dire la verità. Ma so che c'entra una frase latina: in pulverem reverteris. E che Sir Cadogan sa qualcosa. Ecco tutto.» Arricciai il naso «Pensavo di essere pazzo, Lou. Di non riuscire ad accettare che Ronnie e Emi stanno insieme, capisci? Ma la storia è un'altra... E tu devi aiutarmi a capire di cosa si tratta. Che ne dici? Magari partendo da questa frase possiamo cercare negli archivi del giornale... Qualcuno magari in passato ne avrà parlato... O magari in biblioteca... Potremmo metterci mesi, Lou. Ne vale la pena, per te?» Morale della favola: mi sentivo stramegaconfuso, e non sapevo dirmi se fosse per via della bacchetta che mi era quasi esplosa in faccia o per colpa di tutta l'assurda vicenda che Otis mi aveva raccontato. Meditai ancora un po', cercando di incassare tutta la delusione che ancora mi lasciava appesi gli angoli della bocca verso il basso. Non potevo non ammettere che la situazione fosse strana, e se Otis era addirittura arrivato a chiedermi una mano - per smascherare il suo migliore amico, significava che nemmeno lui avesse preso un granchè bene la vicenda. Aveva sicuramente più diritto di me di sentirsi amareggiato. « Devo...aspè.. » vomitare? Mi alzai dalla sedia, affondando una mano nella folta chioma di ricci e ficcando l'altra nella tasca dei pantaloni. Iniziai a muovermi verso la lavagna ma ciondolando in avanti ed indietro per prendere tempo, come una di quelle giostre a forma di veliero che si vedono nei parchigiochi. Afferrai del gesso, raggiunto il muro, scrivendo nel bel centro della superficie nera quadrettata: "operazione vampEro" « La E sta per Emil » Specificai in un leggero borbottio. Era ovvio che avessi accettato di aiutare Otis, e forse in parte per ripicca verso il caposcuola. Velocemente, tra freccette varie e disegnini, riassunsi i fatti in una confusionaria mappa concettuale dove spiccava la frase latina "in pulverem reverteris", ossia l'unico indizio concreto che avevamo. Solo così riesco a concentrarmi « Okei, non sono proprio il tipo che ficca il naso negli affari altrui - bugiardo! - ma mi dispiace lavarmene le mani ora che so tutto, sapendoti in difficoltà. Sarebbe da veri stronzi far finta di niente » Com'era da veri stronzi trasformare in una vendetta personale tutta la situazione ma, EHY, Incosciamente lo stai facendo, Louis! « Partiamo proprio da qui: secondo le poche conoscenze latine che ho "in pulverem reverteris" dovrebbe tipo significare...ritorno alla polvere? Ma è tipo così decontestualizzata che non ha alcun senso. Però è pur sempre un punto di partenza.» Mi grattai la nuca, interdetto « Dovremmo decisamente procedere per gradi, del tipo... Hai parlato con Vero-Ronnie per sapere se Emil stia mentendo al cento per cento? Perchè non sarebbe un male iniziare ad escludere qualcosa, abbiamo un'infinità di nomi qui: Ronnie, Mortimer, Hamilton, Axel...Ah! Con Axel potrei parlarci io! Benchè non abbia la benchè minima idea di cosa potrei andare a chiedergli...Ehy, per caso hai qualche idea su che cosa possa combinare Carrow durante la notte? Già è tipo strano, perchè dovrebbe saperlo? Non funzionerebbe » Benchè Axel non fosse propriamente una volpe, avrebbe potuto insospettirsi per una domanda simile. E se poi fosse stato coinvolto in tutta la vicenda sarebbe stato in grado di depistarci; era chiaro dovessimo agire con astuzia. « Non possiamo fare tutto alla luce del sole, O', questo è chiaro! E sono d'accordo con te sul fatto di dover cercare in biblioteca, o negli archivi del giornalino, ma dobbiamo prevenire in qualunque modo che qualcuno inizi a sentire puzza di bruciato. Capisci che intendo? Émile se iniziasse a fiutare qualcosa potrebbe cambiare le sue abitudini e confondere le nostre ricerche. Inoltre il fatto che non sappia che io sia coinvolto potrebbe essere un vantaggio, per adesso! » Dopotutto io ed Emil chiacchieravamo parecchio durante le ronde o le pause fra una lezione e l'altra, e pensavo fosse impossibile che mi raccontasse tutte le volte solo frottole. Ora che avevo Otis dalla mia sarebbe stato facile scindere le bugie dalla verità, la cosa fondamentale era essere cauti. Forse per me non sarebbe stato semplice, ma ok. « Riesci a far finta di nulla, finchè serve? » No, la domanda giusta da porre era: RIESCO a far finta di nulla, finchè serve? « Credo che dovremmo lavorarci durante la notte, e trovare anche un modo per corrompere i quadri. Ad esempio io so di piacere molto alla signora Violet! L'amica della signora grassa appesa vicino alla sala grande. Mi ferma sempre per chiacchierare quando le passo vicino, tipo: incredibile, assomigli proprio tanto a Neville! Mi sarebbe tanto piaciuto tirargli le guance quando aveva la tua stessa età! Ogni volta mi chiede di salutarglielo. » Ma quante possibilità c'erano che lei sapesse qualcosa a riguardo? « Tu parlerai con Veronica di questo, invece? » Già glielo avevo chiesto? Ero troppo ridondante? Mi interessava tanto sapere se Emil mentisse o meno sulla faccenda? « No, lo chiedo semplicemente perchè ZAC! Potremmo già escludere... » Cosa? Che non sia fidanzato? Tanto è già appurato che se ne vada da solo in giro per il castello! Non era così rilevante ai fini della ricerca. « Credo di avertelo già chiesto, LOL. Scusa è che sto un po' fuori fase, sai, mi è tipo esplosa la bacchetta in mano oggi quindi...il mio cervello è un po' una zuppa di zucca. Sai, amnesie temporanee! Ma domani andrà meglio» Usare la scusa della bacchetta per coprire qualunque cosa mi stesse corrodendo il fegato? Fatto!
     
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3 replies since 21/3/2020, 18:40   113 views
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