I choose you!

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.     +2    
     
    .
    Avatar


    ★★★★

    Group
    Member
    Posts
    708
    Reputation
    0

    Status
    Anonymes!
    Accettare una situazione non significa subire passivamente, ma essere pienamente coscienti di ciò che è. L’accettazione è un’energia totalmente diversa dalla rassegnazione. Accettare significa smettere di litigare con la realtà dei fatti e passare oltre. È solo quando facciamo questo passo, infatti, che possiamo andare avanti nella nostra vita. Quando siamo rassegnati invece cerchiamo di tollerare. Ma non è vera accettazione. Sotto sotto stiamo solo cercando di sopportare. E sopportare qualcosa è come mettere un coperchio sopra una pentola di acqua che bolle. Prima o poi le emozioni che cerchiamo di negare fuoriescono. In questa fase, occorre ripartire da quello che c’è, riorganizzare la propria vita in questa nuova condizione, capire il proprio ruolo. Quando ritorniamo ad apprezzare la gioia della vita, quasi ci sentiamo in colpa. Ma poi capiamo che la vita non è solo sofferenza, ma porta con sé tanti doni meravigliosi e dobbiamo darci il permesso di coglierli e apprezzarli. Quando sei depresso non importa quante persone ti dicano che “tutto si sistemerà” o “prima o poi starai meglio”. Non ci credi e l’unica cosa che vorresti fare è mandarli tutti al diavolo. Daphne Baker aveva bighellonato in giro per settimane, trascinandosi da un bar all'altro, senza quasi parlare con nessuno. Qualche giorno prima Alek le aveva chiesto di andare in quella discoteca poco fuori Hogsemade, che le piaceva tanto. Era decisa a rifiutare, declinando gentilmente l’invito con una scusa del cavolo. Ma una vocina nella sua testa le disse che la trovava patetica. E aveva ragione. Le giornate di Daffy passavano nella solitudine della propria stanza, a fumare roba, cercando una via di fuga, l’uscita d’emergenza da tutta quella situazione che la stava consumando. Si era sentita uno schifo. Alla fine aveva accettato e aveva passato una serata come non accadeva da tanto tempo. La mattina dopo la piccola Baker si era svegliata con un’insana voglia di vivere. I colori, i profumi che la circondavano, tutto sembrava estremamente più vero. I suoi muscoli vibravano, il suo corpo desiderava solo uscire da quelle mura e riprendere a respirare. Lo face. Giorno dopo giorno, minuto dopo minuto, Daphne tornò a sorridere e ad amare la vita. «Bel lavoro, Baker!» Eleonor Wright, la battitrice delle Holyhead Harpies, le arrivò alle spalle, dandole una sonora pacca sulla schiena. Daffy fu scaraventata di un paio di passi in avanti, complice il pessimo equilibrio con il quale doveva sempre rapportarsi nei primi momenti in cui scendeva dalla scopa. Si voltò verso la compagna di squadra, con un sorriso che le arrivava da una parte all’altra della faccia. Aveva le gote arrossate e la fronte imperlata di sudore. «Grazie, El.» «Qualcuno sta tornando in carreggiata, mhm?» Brittany le strizzò l’occhio dirigendosi verso il suo borsone ed afferrando la borraccia. Daffy prese il suo asciugamano e se lo passò sulla faccia. Brittany aveva ragione: stava bene. Tornare a giocare a Quidditch, impegnandosi, lasciando che la mente fosse totalmente assorta negli schemi di gioco, era liberatorio. In quelle due ore si era concentrata solo sulle sue compagne, la Pluffa e gli anelli dentro cui l’avrebbe dovuta gettare. Ogni singola fibra del suo corpo era proiettata verso la palla. Se non pensare era qualcosa che le era sempre venuto naturale, negli ultimi tempi non era mai riuscita a smettere di farlo. I giorni si erano susseguiti, pensiero su pensiero, sfinendola. Aveva capito che non poteva semplicemente spegnere il cervello e affrontare era il modo migliore per superare la cosa. Un Baker prende sempre la vita di petto, Daffy. le ripeteva suo padre ogni volta che la vedeva giù. Era come se fosse la sua medicina a tutto, un bel proverbio su quanto i portatori del suo stesso cognome fossero sempre in grado di affrontare qualsiasi soluzione. Parlare con Alek era stato il primo gradino per risalire quel baratro dentro il quale era caduta. Si era susseguito il chiarimento con Juniper e la chiacchierata con Sam. Si sentiva come una bambina che voleva far incastrare per forza i pezzi di puzzle appartenenti a scatole diverse. Ma non si sa come, tutto ciò stava funzionando. Alla fine Daffy non era mai stata una persona lineare, niente aveva mai combaciato alla perfezione nella sua vita e a lei piaceva così. La normalità era sopravvalutata. «C’è una festa stasera a quel locale ad Hogsmeade.. Non ricordo mai.. Come si chiama, Britt?» «Suspiria, Eleonor, Suspiria! Come il film.» Brittany roteò gli occhi e Daffy trattenne un sospiro. «Si, esatto, al Suspiria. E, prego -» La battitrice aprì la porta dello spogliatoio, facendo passare le compagne «- pensavamo di farci un salto. Sei dei nostri?» Daffy sfilò l’elastico ed i capelli le caddero disordinatamente sulle spalle. «Oh, cavolo, non so.. Domani ho lezione presto..» «Eddai, non farti pregare, Daff. Ci facciamo un paio di birre. Non faremo tardi, promesso!» Daffy rimase un attimo in silenzio, per poi sbuffare, con un enorme sorriso. «Oh, al diavolo! Sono dei vostri!» Alzò la mano e Eleonor le battè il cinque. «Così si fa, Baker! Vedrai, sarai di ritorno a casa prima di rendertene conto.»
    [...] «Questo giro lo offro io, ragazze!!» L’orologio che aveva al polso indicava l’una e mezza. Daffy Baker si agitava in mezzo alla pista, per niente a tempo, dando l’impressione di ballare una musica che sentiva solo lei. Afferrò per il polso le due compagne di squadra, trascinandosele dietro, non facendo per niente caso a Brittany che si stava adocchiando con un tipo a bordo pista. «PERMESSO, SIAMO DELLO STAFF, PERMESSOOOO!!» Che cavolo stai dicendo, Daffy? Gridava, come se quell’annuncio palesemente inventato potesse giustificarla dal dare spallate e pestoni a chiunque si trovasse tre lei e il suo prezioso nuovo amico: il barman.
    «Eeeehy, Josh!» posò un gomito sul bancone sfoderando un sorriso al giovane dietro il tavolo. Lui le lanciò un’occhiata scocciata. «Mi chiamo Jeremy.» «E io che ho detto, zucchero? Allora.. – tequila per tutte, ragazze? Si, Britt, non fare quella faccia te la bevi e zitta! - TRE belle tequile sale e limone per me e le signorine, Johnny!» Il ragazzo decise di non contraddirla e versò subito tre bicchierini alle giovani giocatrici di Quidditch. Daffy tirò fuori le monete dalla tasca posandole sopra il bancone e cominciando a contarle una ad una, spostandole con un dito verso il barista. «Un galeone.. Un galeone e uno zellino.. Un galeone e due zellini..» Il povero Jeremy fu per fortuna molto più rapido a fare i calcoli afferrò quanto la bruna le doveva, allontanandosi da quella pietosa scenetta. Dopo aver realizzato che tutto era apposto, la Baker infilò il resto delle monete al loro posto, si leccò il dorso delle mano, nell’incavo tra il pollice e l’indice, e lasciò cadere un pizzico – forse troppo abbondante – di sale sulla zona inumidita con la saliva. Afferrò il bicchierino sollevandolo nella direzione della di Brittany ed Eleonor. «Propongo un brindis... Dove diamine è finita Britt El indicò dietro di sé con un cenno del capo. «A pomiciare con un tipo con il quale si puntava da tutta la sera.» Ah. «Oh, buon per me! La sua tequila me la bevo io. Non ti dispiace, vero, El?» La battitrice scosse la testa. «Fai pure. Io credo che tra poco andrò a casa.» Daffy si scolò la prima tequila che si lasciò dietro una scia infuocata lungo la sua gola. «Non dire cavolate! Siamo appena arrivate!» Un paio di birre, avevano detto, ma erano passate più di quattro ore da quando erano entrate lì dentro. «Sono stanca, Daffy. E poi Britt è completamente ubriaca. Devo riaccompagnarla a casa.» La seconda tequila andò giù più difficilmente. Daffy strinse gli occhi, inspirando forte per poi far uscire l’aria dalle labbra, con un lungo sibilo. «Dovresti andare anche tu. Non hai lezione domattina?» Già. La lezione. «Mi sistemerò all’ultimo banco e mi farò un pisolino! Non se ne accorgerà nessuno.» Oh, certo. Daffy, Daffy Baker, la regina dei sotterfugi. Si svegliava sempre troppo tardi per aggiudicarsi gli ultimi posti ed ogni volta che le si chiudevano gli occhi veniva sempre sorpresa dal professore. Puntualmente, neanche avesse un allarme in testa che cominciava a lampeggiare ogni volta che si appisolava. Forse cominciava a russare. «Avanti El! Ti prego! Oh, senti!! La mia canzone preferita! Ti prego, balliamo questa!» La ragazza ridacchiò. «E’ già la terza volta che usi questa scusa per trascinarmi in pista! ... Oh, e va bene! Questa è l’ultima, ma smetti di fare la faccia da cucciolo!» La verità era che l’ex Grifondoro non conosceva quella canzone, ma lasciarsi trascinare dal ritmo fu assai facile aiutata dall’alcool che aveva in circolo. Eleonor fu di parola. Ballò quella canzone ed andò a recuperare Brittany, strappandola dalle grinfie del pomicione che l’aveva catturata tra le sue grinfie. Daffy si prese un Moscow Mule e si diresse verso i tavolini a bordo pista. Coppia pomiciona.. Coppia pomiciona.. Un’altra coppia pomiciona.. Uh, quello è libero! Ah, no, altra coppia pomiciona sdraiata sulla panca.. Coppia pomiciona. Coppia pomiciona.. Non fu facile avvistare un tavolino libero, ma alla fine si trovò. Si sedette, tirando un sospiro di sollievo. Non era la prima volta che si trovava da sola un una discoteca, o in un bar, piuttosto alticcia, con la musica e le luci che le annebbiavano la vista. «Hey, tesoro. Posso offrirti un giro?» Era troppo chiedere un po’ di pace, mhm? Alzò lo sguardo alla sua destra, mentre con le labbra cercava la cannuccia per poi fare un lungo sorso. Il giovanotto che le si era palesato aveva più lentiggini che anni. Sciabolava le sopracciglia così velocemente che per un attimo Daffy si chiese come facesse. Gli sorrise, fingendosi piuttosto dispiaciuta. «Oh, tesoro, mi dispiace. Sto aspettando la mia ragazza, è andata a prendersi da bere. Tornerà da un momento all’altro.» Sventolò le ciglia, gli occhi puntati sul ragazzo che la stava guardando con un sopracciglio alzato. Era chiaro che quella scusa gli puzzasse. Daffy cominciò a guardarsi intorno, fingendosi alla ricerca di qualcuno. «Davvero dovrebbe già essere qui.. Oh, eccola!» Non riusciva a crederci che Malia Stone fosse apparsa come il suo angelo custode nel momento esatto in cui aveva bisogno di un aiuto. Per una volta l’universo aveva deciso di aiutarla! Scattò in piedi nel momento in cui Malia passò davanti al suo tavolo. «Amore sei qui!» Salterellò verso di lei, afferrandola per un braccio. «Oh, sei riuscita a prendere da bere, vedo! Meno male, c’è così tanta gente che credevo non ce l’avresti mai fatta! Continua a lasciarmi sola, sai! Mentre tu non c’eri questo simpatico giovanotto ha provato a rimorchiarmi! Vedi cosa succede a lasciar sola la tua ragazza?» Già Malia. Sei tu la prescelta per questa imbarazzante recita. Buon divertimento.


    Edited by peppermint. - 26/3/2020, 01:32
     
    .
  2.     +2    
     
    .
    Avatar

    Senior Member

    Group
    Maghi Adulti
    Posts
    12,104
    Reputation
    +1,741

    Status
    Anonymes!

    « Dai Tris, non è neanche mezzanotte! » La mora saltella sul posto, le mani ancorate al braccio dell'amica, mentre cerca di strattonarla con una certa prepotenza. L'altra, decisamente più sobria e ancora in possesso delle proprie facoltà, è abbastanza stabile da rimanere inchiodata al proprio posto, accanto all'entrata del locale. « ...Ma se è l'una passata. » « E io che ho detto? » « Davvero Mals, devo andare. Ho un sacco di roba da fare domani mattina e non posso alzarmi all'ora di pranzo. » « Ma è sabato! Daaaai » piagnucola la prima, mettendo su la classica faccia da cucciolo bastonato che ormai tutti i suoi amici riconoscono e per cui nessuno casca più da tempo. « E poi sei rimasta pochissimo! » « Ma se siamo qui da ore! » Discutere con una Stone brilla non è roba da niente, ma Malia è pur sempre convinta che faccenda ancor peggiore sia dover provare a convincere una Beatrice fin troppo sobria. È già stata un'impresa trascinarla al Suspiria, per una serata più leggera, lontano da tutte le preoccupazioni che assalivano entrambe - e in effetti la Stone avrebbe dovuto riconoscere in quello la propria vittoria, senza invece pretendere altri sacrifici dall'amica. Ma l'alcol ha fatto il suo corso, ed è ormai impossibile farsi governare dal quel briciolo di raziocinio che le rimane. « Sì, ma quei ragazzi laggiù ci hanno offerto da bere esattamente cinque minuti fa! È maleducato non andare a ringraziarli! » Tris sospira, visibilmente esausta, mentre infila il giubotto di pelle. « Cioè dai, guardali! Vuoi mica dire di no a quest'occasione? Secondo me sono due modelli, la butto lì. » La Morgernstern sembra scrutarli per qualche attimo, mentre si sistema la borsa a tracolla sulla spalla. « Vengono al corso Auror con me. E uno dei due zoppica. » Malia sbuffa, distogliendo finalmente l'attenzione dai due adoni - così li ha descritti poco prima, intenta a torturare la cannuccia del proprio drink e incontrare strategicamente i loro sguardi - per spostarla sull'amica. « E va bene. Grazie per aver rovinato il mio hype che era alle stelle » borbotta, strascicando un po' le parole, mentre gesticola e riversa un po' del liquido del proprio bicchiere per terra. Tris per tutta risposta ride, divertita, avvicinandosi per lasciarle un bacio sulla guancia. « Ci sentiamo domani. Non fare troppo danno, mi raccomando... E beviti un po' d'acqua. » « Sì sì, okay... Ci sentiamo... »
    Non le passa di certo per la testa l'idea che la serata possa essersi conclusa anche per lei, una volta privata della sua compagnia. Per una che sarebbe capace di dare da parlare perfino alle statue, rimanere da sola al Suspiria nel pieno di un movimentato sabato sera non è che un invito a nozze. Si guarda intorno curiosa, scrutando tra la folla danzante. Da qualche parte poco prima le sembra di aver adocchiato quella medusa di Lavanda Goldstein, e in effetti pensa che andare a farle un salutino non sarebbe poi così tremendo. Prima, però, i due ragazzi del corso Auror in fondo alla sala sembrano attendere solo lei: o forse i fumi dell'alcol le fanno distorcere la realtà, convincendola che quelle occhiate che riceve siano di puro interesse. Si convince che l'unico modo che ha di saperlo è effettivamente andare a verificare, e per farlo si arma di due drink colorati i cui nomi ha già dimenticato il secondo in cui compie il primo passo per allontanarsi dal bar. Fatica un po' ad attraversare la sala: complici l'alcol, la musica ad alto volume che la frastorna leggermente, e la calca di gente riunita al centro della pista, si ritrova a dover fare il giro più largo e più scomodo per raggiungere la propria destinazione senza rischiare di riversare il contenuto di quei bicchieri di vetro sul pavimento. « Permesso... Scusate... Devo passare... » si fa largo tra i ragazzi, nella sua mente cauta come non mai, ma a conti fatti sbattendo qua e là senza ritegno. « Amore sei qui! » Si sente strattonare per un braccio, e, ormai vittima delle circostanze di quella serata, non si oppone. Si lascia trascinare da quella figura sconosciuta che non solo rischia di farle perdere l'equilibrio, ma per giunta le fa riversare una parte di uno di quei due drink sul proprio braccio e per terra. « Ci conosciamo? » domanda, con gli occhi ridotti a due fessure, palesemente confusa, alla ragazza che ha di fronte. Sì, insomma, Malia Stone è così ubriaca. A tal punto che le serve qualche secondo, trascorso a battere le ciglia insistentemente con gli occhi puntati sulla sua sequestratrice, per riuscire a riconoscere in lei Daphne Baker. « Oh, sei riuscita a prendere da bere, vedo! Meno male, c’è così tanta gente che credevo non ce l’avresti mai fatta! Continua a lasciarmi sola, sai! Mentre tu non c’eri questo simpatico giovanotto ha provato a rimorchiarmi! Vedi cosa succede a lasciar sola la tua ragazza? » Sposta lo sguardo dalla bionda al ragazzo che sta loro di fronte, prendendosi qualche secondo per capire. Fosse
    tumblr_inline_pnz7zakoMH1s7rrlb_540
    sobria avrebbe già avuto il tempo di cogliere i messaggi nascosti di Daphne e comprendere a pieno la situazione, ma viste le condizioni attuali le serve qualche momento in più, tempo in cui lascia calare un imbarazzante silenzio fra i presenti. « Ah! » esclama con qualche secondo di ritardo, spalancando gli occhi e cogliendo lo sguardo dell'amica. « AH! » Sono la tua ragazza. Okay, adesso ci sono. « Scusa tesoro, è che c'era un sacco di fila al bancone. Questo è tuo. È un... » Nel porgerle uno dei due bicchieri, ormai pieni a metà a causa dell'ardua traversata, porta l'altro sotto al naso per annusarlo, con aria concentrata. « Nonmeloricordocomesichiama. C'è della vodka alla pesca. » In teoria erano destinati ai due modelli auror, ma la Stone sembra essersene già dimenticata. « Solo per te amore mio! » Un po' perché presa dall'euforia dell'alcol, un po' perché improvvisamente sente di avere a cuore la causa dell'allontanamento del ragazzo, completa quella scenetta avvicinandosi di più al volto della ragazza, per lasciarle un casto bacio sulle labbra. « Embè?! Che fai ancora qui? Ci lasci un po' da sole? » Con queste parole rimprovera l'intruso indesiderato il quale, dopo aver assistito alla palese dimostrazione di quella che evidentemente fino ad ora doveva sembrargli solo una scusa, si dilegua nel giro di poco. Malia, dal suo canto, si è già posizionata sul divanetto, e striscia di lato per lasciare spazio alla compagna di accomodarsi al suo fianco. Allunga le braccia sul tavolino, mentre giocherella con la cannuccia del proprio drink. « Era proprio bruttino » si ritrova a commentare, con fare spassionato, accennando col mento al ragazzo di poco prima, che in poco tempo sembra essersi trovato un rimpiazzo con cui scatenarsi in pista. « Io sono decisamente meglio. Complimenti Baker, hai fatto la scelta giusta. » Coglie lo sguardo di lei, le sopracciglia che sciabolano verso l'alto in un'espressione eloquente, per poi riservarle una gomitata maliziosa. « Mi è finito tutto il drink addosso per colpa tua, comunque. Adesso sono tutta appiccicosa » osserva qualche secondo più tardi, portando all'attenzione di lei il proprio braccio, come se potesse vederci qualcosa sopra. È evidentemente più che andata. « Vabbè. Che ci fai qua da sola Baker? Con chi sei venuta? »
     
    .
  3.      
     
    .
    Avatar


    ★★★★

    Group
    Member
    Posts
    708
    Reputation
    0

    Status
    Anonymes!
    Come diceva quella canzone? And girls, they wanna have fun., le ragazze vogliono divertirsi. Probabilmente Cyndi Lauper non si aspettava che il suo inno all’indipendenza femminile venisse seguito da qualcuno come un vero e proprio mantra. Fin dalla prima volta che Daffy aveva sentito quella canzone si era decisa a farne un modo di vivere. Desiderava far baldoria ogni sera, oltre alla capigliatura molto cazzuta di Cyndi. Alcuni ragazzi prendono una bella ragazza e la nascondono dal resto dal mondo. Io voglio essere l'unica a camminare nel sole. Sembrava la serata perfetta per cantare a squarciagola le parole di quella canzone. C’era solo un piccolo intoppo tra lei e il divertimento di quella serata, e quell’impedimento aveva la forma di un ragazzo longilineo dal viso cosparso di efelidi. Se ne stava in piedi, con il busto leggermente piegato in avanti per cercare di capire cosa dicesse la giovane Arpia e solo in quel momento si Daffy realizzò quanto fosse davvero alto. E sappiamo tutti cosa si dice sugli uomini alti: o bene-bene o male-male. Fin da quando con le tue amiche cominciate a fare discorsi sui maschietti, viene fuori questa fantomatica legge della “L”, per la quale l’altezza di un uomo sarà inversamente proporzionata alla lunghezza del suo strumento di lavoro. Nonostante ciò ricerche scientifiche ci confermano ormai da anni che popolazioni risiedenti nell’alta Europa, alti quasi come giganti, avessero, come dire, arnesi particolarmente interessanti. Ora, ci sta che Daffy potesse interessarsi all’affare nel fortunato caso in cui fosse venuto a galla che il giovanotto davanti a lei possedesse un nordico patrimonio genetico, ma in realtà l’unica cosa che la incuriosiva davvero, e che avrebbe voluto tanto chiedergli, era sapere se, unendo tutti i punti che il giovane aveva in faccia, fosse venuto fuori un particolare disegno. Per fortuna, prima che potesse rivolgergli quella fatidica domanda, Malia Stone era inconsapevolmente giunta in suo soccorso, anche se per il momento la stava fissando con gli occhi spalancati di chi ha un po’ alzato il gomito e non ha ben capito in che tipo di situazione si sia ritrovata. Ed è così che trascorrono alcuni secondi: le due giocatrici che si guardano negli occhi, finchè, all’improvviso, Malia non ebbe la grande rivelazione. « Ah! » Daffy cominciò ad annuire impercettibilmente, gli occhi improvvisamente pieni di una nuova speranza. « Scusa tesoro, è che c'era un sacco di fila al bancone. Questo è tuo. È un... Nonmeloricordocomesichiama. C'è della vodka alla pesca. » GRAZIE! Parve gridarle con lo sguardo. «Adoro la vodka alla pesca.» bofonchiò mordendosi il labbro inferiore, calandosi nel ruolo aiutata dall’alcool che le annebbiava piacevolmente la mente. Non troppo, quel tanto che bastava per nascondere i cattivi pensieri. « Solo per te amore mio! » Si voltò verso di lei, un sorriso malizioso sul volto. Era brava ad interpretare la parte di quella alticcia che ci stava provando. Forse perché era uno dei suoi atteggiamenti preferiti, che conosceva bene. Se per un po’ aveva rigato dritto -escludendo le droghe leggere, sia chiaro-, da quando era scesa dal treno di Capodanno, Daffy era passata da “depressione cronica” a “la mia adolescenza non è ancora finita” nel giro di pochi bicchieri. Capì l’intenzione di Malia prima ancora che lei si avvicinasse, forse perché i suoi sensi di ragno si erano svegliati, come succedeva nelle situazioni in cui doveva mettere in moto le rotelle, persino quando era alticcia. Cercò quindi di non assumere un’espressione sorpresa nel momento in cui le labbra di Malia si posarono sulle sue. Fece una risatina quando lei si allontanò, un po’ per smorzare la tensione, un po’ perché la Stone era stata davvero geniale, sorprendendo persino la mente poco lucida dell’Arpia. In quanti si sarebbero comportati in quel modo? In pochissimi, ne era certa! Ma la giovane giocatrice dei Falcons non si era lasciata scoraggiare dall’imprevisto, anzi!, si era lanciata come se dovesse affrontare un’importante partita. « Embè?! Che fai ancora qui? Ci lasci un po' da sole? » E fu allora che Daffy parve risvegliarsi, voltandosi di scatto verso Faccia Punteggiata, fissandolo spavaldamente, avvolgendo un braccio intorno alle spalle della Stone, stringendola a sé, quasi in gesto protettivo. Alzò il bicchiere in direzione del disturbatore, stampandosi in faccia un sorriso sornione che le arrivava da un orecchio all’altro. Non ci fu bisogno di aggiungere nulla. Il giovanotto, capendo di aver scommesso sul cavallo sbagliato, si dileguò tra la folla danzante. A quanto pareva, la recita si era rivelata un gran successo, cosa che Daffy non si aspettava minimamente, soprattutto vista la sua scarsa esperienza con il gentil sesso. Le uniche donne che l’avevano mai baciata erano sua madre, quando era piccola, e zia Mathilda a Natale di quattro anni fa, che smanettava contenta, presa dalla foga di ringraziare tutti per il grazioso cappellino che le era stato regalato. Non era stato facile rimuovere il trauma cercando rifugio nel posto felice nella sua mente. Abbassò lo sguardo quel tanto che bastava per vedere Malia che si era accomodata al tavolino e si stringeva, facendole posto. « Era proprio bruttino » Daffy annui, le labbra arricciate in un’espressione di approvazione. Puntò nuovamente lo sguardo nel punto in cui il giovanotto era sparito. Di lui nessuna traccia. Chissà cosa fanno i maschi quando vengono rifiutati? Piangono? Vanno dai loro amici e questi lo consolano dicendo che il mare era pieno di pesci?
    Allestiscono seduta stante un pigiama party durante il quale si fanno le treccine a vicenda?
    Probabilmente si gettano su un’altra preda senza pensarci un attimo, tesoro. «Eh già.» Si sedette accanto a lei, passandosi una mano tra i capelli e portandosi una ciocca dietro l’orecchio. «Inoltre, se proprio dovrò perdere la dignità stasera, preferirei farlo con qualcuno maggiorenne..» Mhm, quale dignità, Daphne? « Io sono decisamente meglio. Complimenti Baker, hai fatto la scelta giusta. » Daffy sorrise, annuendo. «Oh che dire, sono sempre stata brava a fare la scelta migliore!» Si battè una mano sulla spalla, come a congratularsi con sé stessa, palesando una finta espressione per nulla modesta. « Mi è finito tutto il drink addosso per colpa tua, comunque. Adesso sono tutta appiccicosa » Daffy afferrò il braccio della ragazza, portandoselo più vicino agli occhi e fingendo di sistemarsi degli occhiali sulla punta del naso. «Oh, vedo, vedo.. E vedo anche il ragazzo laggiù che probabilmente vorrebbe pulirtelo lui il braccio.» Indicò un giovanotto in piedi, a bordo pista, con un bicchiere in mano e lo sguardo palesemente inchiodato sulla Stone. « Vabbè. Che ci fai qua da sola Baker? Con chi sei venuta? » Daffy si poggiò allo schienale della poltroncina, grattandosi il mento e cercando di tenere a bada l’irrefrenabile voglia di fumare che le prendeva ogni volta che beveva. «Due mie compagne di squadra hanno fatto di tutto per portarmi qui e poi si sono dileguate con la scusa che era tardi e bla bla bla Agitò la mano, muovendola come il becco di un’anatra impazzita. «Era così tanto tempo che non uscivo.. E sinceramente non ho voglia di andarmene. Non è la prima volta che resto da sola in un locale. C'è chi lo trova piuttosto deprimente, io in realtà non ci vedo niente di male.» Si portò il bicchiere alle labbra e nel momento in cui la bevanda toccò la sua lingua fu colta da una folgorazione. Vodka alla pesca. Allontanò immediatamente il bicchiere, posandolo sul tavolo. «SCUSA!» Si voltò di scatto verso la Stone, con la faccia da cane bastonato. «Ho bevuto il tuo Nonmeloricordocomesichiama! Tra l’altro mi hai appena salvata dalla galera, quindi dovrei offrirti io da bere! Anzi sai cosa? Appena hai finito il prossimo giro lo offro io!» Non siete già abbastanza alticce, Baker? Naaah, figuriamoci. Siamo solo nel mood giusto. «Grazie per l’aiuto. Sei una brava attrice, ad una brava baciatrice, devo dire.» Borbottò cercando di usare un tono suadente. Con il dito medio andò a toccarsi il lato della bocca, schiudendo le labbra, come se si stesse asciugando qualcosa che le colava dalla bocca, con un solo tocco. Scoppiò a ridere. «Spero di non averti messa in difficoltà.. Se per caso qualcuno ci avesse scattato una foto domani saremmo sulla copertina della Gazzetta. Già vedo il titolo “Falchi ed Arpie spiccano il volo insieme?”» Mosse una mano in aria, come se stesse dipingendo qualcosa. «O una cavolata del genere. Anche se penso che la foto di un bacio tra due ragazze non abbia bisogno di tanti titoli per convincere gli allupati a comprarlo.» Roteò gli occhi, facendo scoccare la lingua sul palato. Fu solo in quel momento che si fermò, guardandosi intorno, incuriosita. «Sei venuta da sola? O come me sei vittima di amicizie che “è tardi e domani ho da fare”?» le chiese cercando di imitare la voce acuta di Eleonor Wright che si lamentava perché l’orologio aveva corso troppo. O forse perché Brittany stava pomiciando con quel tipo.. Aveva come l’impressione che quella cosa non le fosse piaciuta affatto. Ma forse era solo l’alcool che le faceva venire in mente strane idee. Riprese tra le mani il suo Moscow Mule che per troppo tempo era stato abbandonato sul tavolo. Alzò il bicchiere in direzione della ragazza seduta al suo fianco, proponendo un brindisi. «Bhè, grazie per esserti palesata nel momento in cui ne avevo più bisogno, esattamente come un supereroe mascherato! Salute!» Fece sbattere il proprio bicchiere verso quello della ragazza e bevve un lungo sorso.

     
    .
2 replies since 26/3/2020, 01:16   77 views
  Share  
.