Capitolo cinque: oroscopo e altre disgrazie

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    "Pesci: attenzione ai bolidi che
    oggi potrebbero colpirvi la testa!"

    Un'emoticon ammiccante a dare un tocco colorato al trafiletto dedicato agli oroscopi e nulla di più. «Ma non ho nemmeno gli allenamenti di quidditch oggi, chevuoldirequestacosa» Borbottai non proprio soddisfatto, addentando un muffin rubato in sala grande durante la colazione. La copertina del Terzo Occhio Magazine - ossia la rivista esoterica meno attendibile di tutta la storia del mondo magico, della quale l'abbonamento mi costava una fortuna (circa il 60% della mia paghetta mensile!) - scintillò colpita dai flebili raggi di un pallido sole appena sorto, mentre l'abbassavo lentamente sotto al naso in cerca di una possibile risposta. « Forfe botreebbe effere fun bolife impaffito nei corrifoi! Puó fuffedere! » Gorgogliò improvvisamente una voce dietro di me, così vicina da trapanarmi un timpano. Credevo di essere l'unico studente in tutta Hogwarts a volersi godere un po' di tranquillità in biblioteca prima dell'inizio delle lezioni - lo facevo soprattutto per ripassare prima di entrare in classe. SECCHIONE! -, ma quella faccia paffuta che fece gradualmente capolino sulla mia spalla mi fece ricredere. Un ragazzino del primo anno aveva impennato la sedia sui due piedi posteriori e si dondolava, intento a sbirciare tra le pagine del giornaletto. Fortunatamente quella era una lettura innocente, chissá, magari se avessi avuto gli stessi interessi letterari di Peter - Play Wizard, Witch on the Beach -, quel ragazzino che ora inarcava le sopracciglia ed esclamava un WOW cosí grosso da potergli vedere le tonsille, sarebbe forse cresciuto troppo in fretta. Con estrema elettricitá, alla fine, il grifondoro che ormai avevo ribattezzato come Gustav - perchè aveva obiettivamente la faccia da Gustav - si sbilanciò fino al limite del consentito, a puntellare il suo dito grassoccio su uno dei titoloni « DAFFERO?! Quefta cofa devo dirla fubito ai miei amifi! » "Illuminati: le prove che la setta si nasconda nelle cucine di Hogwarts!"; in realtá le uniche prove che avevano a sostegno della loro teoria erano le interviste fatte ad alcuni elfi domestici - tra l'altro incomprensibili - che raccontavano di come le cucine di Hogwarts, alla mattina, risultassero puntualmente essere messe sottosopra. Una parte dell'articolo recitava: "(...)questo strano fatto sembra accadere con piú frequenza durante metá settimana, quando sulle piastrelle ed i fornelli della cucina appaiono strani simboli fatti col ketchup, riconducibili forse all'alfabeto runico. Qualche giorno fa, da quanto sostenuto da Nasostorto, è stata invece usata della senape, si pensa che questo cambio di salse possa avere a che fare con l'ingresso della nuova fase lunare". Lo avrei voluto avvisare del fatto che quell'articolo avesse un'attendibilità pari allo zero assoluto, ma non ebbi nemmeno il tempo di schiudere le labbra che, il ragazzino, aveva già ficcato lo zaino in spalla ed era corso via. Comunque, benchè quella rivista risultasse altamente farlocca, io all'oroscopo ci credevo, così come credevo all'ipotesi avanzata da Gustav sul bolide impazzito che avrebbe potuto terrorizzare i corridoi di mezzo castello da un momento all'altro della giornata, andando in cerca di tutti gli studenti nati a cavallo di febbraio e marzo solamente per colpirgli la zucca. Difatti, la mia corsa verso la lezione della prima ora ebbe qualcosa di estremamente comico: ero saettato fino alla torre nord con la tracolla sulla testa, a ginocchia basse. Praticamente come se Hogwarts fosse sotto bombardamenti. Tirai un sospiro di sollievo solo una volta entrato nell'aula di divinazione e preso il mio solito posto, ad uno dei primi banchi. La lezione con la Branwell fu più interessante del solito - cosa che era proprio interessante Divinazione di per sè, e mai nessun argomento sarebbe mai riuscito ad annoiarmi -, anche perchè quel giorno andò a toccare un argomento che avevo particolarmente a cuore: la chiaroveggenza. Mi era capitato di domandarmi, a volte, se potessi essere un veggente; questo perchè, non di rado, avevo sonni agitati e vivevo spesso dei déjà vu che mi lasciavano a bocca aperta. Una volta, scherzando, avevo predetto che Reina Bennet di tassorosso si sarebbe rovesciata la zuppa di fagioli addosso per via di uno sgambetto; immaginate la mia faccia nell'assistere alla scena durante la cena dello stesso giorno. Di tanto in tanto mi ritrovavo ad avere delle uscite spontanee su un particolare o su un altro, ma non l'avevo mai raccontato in giro per paura di essere considerato pazzo. Accadeva e basta, non volevo dare delle spiegazioni avventate e convincermi, ancora una volta, di essere un ragazzo prodigio. Beh, se mi ci mettevo d'impegno sapevo suggestionarmi con grande facilità: tipo fino a qualche anno prima, dopo aver visto il film "Matilda sei mitica", credevo di poter spostare anche io gli oggetti col solo potere della mente. Tutte cazzate, era capitato invece che mio fratello avesse attaccato un filo da pesca al portapenne che mi aveva chiesto di spostare con la forza del pensiero - questo lo venni a scoprire solo dopo aver passato mesi interi a concentrarmi e farmi pulsare le tempie tanto da rischiare un aneurisma. «...Quindi, per concludere, quanti di voi credono di possedere questo dono? » L'aula piombò nell'assoluto silenzio e solo una mano, dopo un po', si levò in aria. Un serpeverde agli ultimi banchi, con cui non avevo mai parlato - figurarsi se mi metto a parlare con le serpi di mia spontanea volotà! -, sembrò essere estremamente convinto e fiero delle proprie potenzialità. Restai a fissarlo fino alla fine della lezione, col mento poggiato sulla spalla e lo sguardo assorto. Come avrà scoperto di essere un veggente? Le domande che mi affollarono il cervello mentre la professoressa assegnava i compiti per il giorno successivo furono talmente tante che avrei potuto benissimo riempire pagine e pagine di pergamene. Ero semplicemente curioso, così curioso che, al suono della campanella, mi costrinsi a non essere uno dei primi ad uscire dall'aula - così come invece di solito facevo per aggiudicarmi il miglior posto ad incantesimi. Quel ragazzo dalla folta chioma bionda e spettinata non era la prima volta che attirava la mia attenzione: era già capitato che rimanessi a fissarlo come un ebete, nella speranza di poterci parlare. In realtà, tutto aveva avuto inizio alla prima lezione di volo di quattro anni prima, quando fu l'unico a darmi tregua nel momento in cui, al mio ennesimo "SU!", il manico della scopa mi si spiaccicò in faccia invece di raggiungere gentilmente il palmo
    della mia mano. Non l'avevo mai ringraziato per questo. Tentennai per qualche istante prima di decidermi a ficcare tutti i libri nella tracolla e raggiungere il suo banco con un paio di falcate ovattate. Lasciai ciondolare i ricci bruni sulla fronte prima di scostarli col dorso di una mano e schiudere le labbra, tentando di apparire amichevole. «...Ciao, scusami se ti disturbo, io sono Louis. Paciock. - Louis Paciock. Seguiamo le stesse lezioni - » ma va? davvero? chi lo avrebbe detto che due persone del quinto anno seguissero le stesse lezioni? Genio. « - e mi sarebbe piaciuto rubarti un paio di minuti. Cioè, nel senso, non voglio rubare il tuo tempo, noassolutamente. Però, ecco, ho visto che sei stato l'unico ad alzare la mano alla domanda della prof, quindi sei davvero un veggente? » I talloni si alzarono prima di abbassarsi nuovamente ed io, speranzoso, agganciai entrambi le mani alla spallina della tracolla, sul petto. A quel punto mi venne la fantastica idea di estrarre dal nulla un piccolo taccuino con tanto di penna, restandomene impalato davanti a lui con un sorrisetto innocente: avevo bisogno di un alibi. Insomma, dovevo avere un motivo plausibile per poterlo importunare - almeno pensavo dovesse essere così « Scrivo per il giornalino della scuola, il Doxy, e stavo appunto lavorando su un articolo riguardante i veggenti. Mi chiedevo se potessi rispondere a qualche domanda » BEEEEP, FALSO! Non stavo scrivendo nessun articolo e tantomeno mi occupavo di questi argomenti, giornalisticamente parlando. Io ero più un giornalista d'inchiesta, non un blogger. « Credo che molte persone non abbiano la tua stessa fortuna di capire sin da subito se siano veggenti o meno, c'è chi convive con degli episodi strani senza capirci un accidenti per tutta la vita e chi, invece, dichiara di avere il terzo occhio rivelandosi un veggente farlocco dopo anni ed anni di profezie - e non intendo assolutamente dire che questo sia il tuo caso! Insomma, tu come l'hai capito? » Ti sono accadute tutte le cose strane che stanno accadendo a me? Volevo davvero riuscire a venirne a capo, e l'unica soluzione decente che avevo trovato per levarmi di dosso ogni dubbio era parlarne con uno che sicuramente ne sapeva più di me. Ma con l'inganno. « Tipo, sapresti dire se oggi un bolide mi colpirà la testa? » Certo, perchè c'era ancora la questione "bolide" rimasta in sospeso. Chissà, magari era proprio Lynch - e ancora non avevo capito se questo fosse il suo nome o cognome - a nasconderne uno dentro lo zaino e, chissà, forse me lo avrebbe lanciato addosso pur di non farsi infastidire ulteriormente. Va a finire che l'oroscopo c'avesse davvero preso!
     
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    I decreti ministeriali erano stati un duro colpo per Shai, gli avevano totalmente cambiato le abitudini. Non che fosse un abitudinario, a dire il vero, ma c'erano nella sua giornata dei punti fermi imprescindibili. L'oroscopo, ad esempio. Shai ne andava letteralmente matto. Non che ci credesse davvero, la trovava la risposta babbana alla vera divinazione, ma lo divertiva il modo in cui gli astrologi confezionavano frasi vaghe che si adattavano praticamente ad ogni situazione possibile e immaginabile: un po' come fa la religione, ti danno una guida ma poi sta a te seguire il percorso. Per questo motivo aveva l'abitudine di leggersi l'oroscopo ogni santo giorno, spulciando da diversi siti internet, facendo una prima lettura del proprio segno - i Pesci - e del proprio ascendente - lo Scorpione - per fare una sorta di lettura crociata. C'è chi perde tempo con i giochini, chi con le chat di incontri e chi con le stronzate. Io alterno le tre cose. O almeno lo faceva prima che wiznet andasse in down. E dire che l'oroscopo l'aveva detto, con la sua tipica precisione da miope alla guida. "Grandi cambiamenti nel corso delle prossime settimane, dovrai affrontare una prova a cui non eri preparato e ti sarà richiesto tutto lo spirito di intraprendenza di cui sei capace." Sì, poteva benissimo parlare dei decreti ministeriali così come del test a sorpresa che Morgenstern aveva deciso di fare, dal giorno alla notte, sui Kappa. Esattamente quei Kappa che si trovano solo in Giappone e che probabilmente non vedremo mai nella nostra vita ma di cui si sentiva davvero l'esigenza di una verifica, sia mai! Ma poteva anche trattarsi dell'appuntamento con Sylvia Grant, quell'adorabile grifondoro con la personalità di un calderone usato. Là, l'intraprendenza mi è servita per tornarmene al castello con una scusa prima del previsto. Da quando, insomma, il governo aveva fatto in modo di togliergli la principale fonte di intrattenimento, aveva dovuto trovare un degno rimpiazzo. L'abbonamento a "Terzo Occhio Magazine" non gli dava la stessa soddisfazione ma suppliva alla totale mancanza di stelle nella propria vita. La rivista trattava di esoterismo e di molti campi della magia, ognuno trattato con la stessa profondità con cui Shai avrebbe intrattenuto una conversazione con un qualunque maschio bianco etero basic; da un certo punto di vista, quel giornaletto poteva dirsi addirittura offensivo verso alcune culture. Il mese scorso, ad esempio, avevano pubblicato un lungo editoriale sui riti sciamanici africani, sottointendendo che nascondessero una velata voglia di cannibalismo malcelata: tutto ciò aveva indispettito non poco il Serpeverde che, pur bianco come un lenzuolo, si sentiva in qualche modo legato alle sue origini africane... origini che di fatto non aveva. Ma sua madre Marie era una strega afroamericana, della quale neppure condivideva il corredo genetico, ma per osmosi le radici africane dovevano esserci. Almeno 1/64. Da lì, la decisione drastica di saltare la lettura della maggior parte degli articoli - al massimo ne avrebbe letto qualcuno mentre cercava l'ispirazione al gabinetto - e passare direttamente all'oroscopo. Con il dito, quella mattina durante la colazione, scorse la lista dei vari segni zodiacali. Prima il segno primario, andò dritto in fondo alla lista. « Pesci: attenzione ai bolidi che oggi potrebbero colpirvi la testa! » Ma cosa cazzo..? Ormai abituato a cercare la controprova, salì verso lo Scorpione. « Un incontro vi incuriosirà, ma attenzione a girare da soli al buio! Quindi non devo giocare a quidditch di notte. Wow. » A sto giro si sono superati. Con la speranza che il ministero facesse un passo indietro, cacciò in borsa il giornaletto e finì di trangugiare il succo di zucca che aveva davanti. Tre ore di pozioni. Strano non ci fosse il suicidio nel mio oroscopo.

    Il risvolto positivo fu che, subito dopo Pozioni, sarebbe dovuto salire alla torre nord per una lezione di Divinazione condivisa coi Corvonero. Il solo pensiero lo rallegrò a vista d'occhio, Shai amava infatti tutte quelle materie che alla maggior parte dei compagni facevano schifo: era un asso dell'Aritmanzia, faceva fuoco e fiamme alle interrogazioni di Storia della Magia - il vantaggio di avere una madre storica - e aveva dimostrato un certo talento per la Trasfigurazione. Per il resto, quel ragazzino dal doppio cognome non spiccava tra la folla. Almeno non a lezione. Le ore di Divinazione erano uno dei pochi momenti in cui riusciva a sentirsi unico e speciale: per spiccare degli avere il talento. Il terzo occhio. Shai lo aveva, ne era certo. Lo sapeva dal momento in cui, con una Lyanna assai scettica, Marie aveva portato il figlio da Josephine, la megera del Bayou. Era accaduto durante una vacanza che avevano fatto in Louisiana, terra d'origine della sua seconda madre. Il piccolo mago era stato portato di fronte ad una vecchia strega di colore, deformata dalle rughe, che viveva nelle paludi tra New Orleans e Baton Rouge, là dove si diceva che dominasse una tribù di licantropi. Gli prese le mani, gli ispezionò gli occhi, addirittura gli guardò le piante dei piedini e infine richiese una goccia del suo sangue. Tuo figlio è un samān, strega bianca. Vedrà oltre il velo. Marie negli anni non aveva fatto altro che raccontargli quella storia in mille salse diverse; ecco perché era così certo di essere un veggente, uno vero. Talvolta gli era capitato di avere delle bizzarre sensazioni, sotto forma di premonizioni ogni volta che toccava degli oggetti, ma non era mai riuscito ad avere una vera premonizione. Per questo motivo, non faceva che esercitarsi. Ci sarebbe riuscito prima o poi, era scritto nella propria linea della vita. Non esitò dunque ad alzare la mano, quando la Branwell chiese loro se pensassero di avere la Vista. In quella classe piena di scarsa intraprendenza e risolini scettici, Shai era convinto più che mai e non mostrava il minimo cedimento di serietà. Don't be a drag, just be a queen. Non aveva paura di mostrare sé stesso, Shai. Andava fiero, anzi, di ciò che era. Andava fiero delle proprie origini americane, andava fiero di avere due madri di cui una di colore e andava fiero del sentirsi libero di poter amare tanto le ragazze quanto i ragazzi. Andava fiero della propria libertà e fino a quel momento non c'era stato nessuno in grado di fargli abbassare la cresta: quei pochi bulli incontrati per la strada avevano semplicemente smesso per sfinimento. Non puoi impedire ad una stella di brillare. Andava fiero anche di ciò che non mostrava al prossimo, un lato di sé che custodiva gelosamente come un segreto. Le serate passate a sfogliare il grimorio di sua madre Marie avevano alimentato quel segreto, fatto di culture lontane, magia canalizzata in modi molto diversi dalle comuni bacchette.
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    Talvolta, perfino con sacrifici. Era un aspetto che non tutti erano in grado di affrontare, l'eterno equilibrio della luce e dell'ombra. Shai preferiva mostrare di sé solo la luce, a costo di risultare ipocrita con sé stesso. Quando la spiegazione sulla chiaroveggenza si concluse e il serpeverde stava conservando le proprie cose, un corvonero gli andò incontro. Ancora seduto al banco, Shai lo guardò dal basso: smilzo, bellissimi riccioli e una assai poco anonima spilla da caposcuola. «...Ciao, scusami se ti disturbo, io sono Louis. Paciock. - Louis Paciock. Seguiamo le stesse lezioni - » « Dai. Com'è piccolo il mondo! » « - e mi sarebbe piaciuto rubarti un paio di minuti. Cioè, nel senso, non voglio rubare il tuo tempo, noassolutamente. Però, ecco, ho visto che sei stato l'unico ad alzare la mano alla domanda della prof, quindi sei davvero un veggente? » Lo fissò coi suoi grandi occhi color del carbone, tanto scuri quanto caldi. Bizzarro, non gli era ancora capitato che qualcuno lo fermasse a fine lezione per porgli una domanda tanto particolare. Di solito mi fermano per sapere se ho ricevuto il loro gufo e perché non ho più risposto. Il ghosting ai tempi del ritorno al cartaceo. « Ma certo che sono un veggente, Louis Paciock. Che domande! Se non lo fossi, sarei un bugiardo. E se tu pensassi che sono un bugiardo, sarebbe un modo molto triste di iniziare la nostra conoscenza, ti pare? » e la prese a ridere, mentre faceva passare la testa nella tracolla e si avviava verso l'uscita della classe, con il corvonero al seguito. « Scrivo per il giornalino della scuola, il Doxy, e stavo appunto lavorando su un articolo riguardante i veggenti. Mi chiedevo se potessi rispondere a qualche domanda » Il serpeverde si bloccò ancor prima di iniziare a scendere i gradini della lunga scalinata a spirale della torre. « Un'intervista? A me? Ma che onore! Pensavo vi occupaste solo di festività drammaticamente cadute nella spirale del consumismo e di scope scomparse! » Sì, Shai leggeva il Doxy Pixie Wise, galeotte Agnes e Veronica che vi scrivevano. Era anche il motivo per cui il nome di Louis Paciock non gli era arrivato del tutto nuovo. Difficile poi che un caposcuola passi inosservato. Ficcò la mano nella tasca della lunga tunica nera bordata di verde e ne estrasse un orologio da taschino. « Ho un'ora di buco prima di Erbologia coi tassi. Quasi quasi riesci a rubarmi più di qualche minuto, Lou-pin! » e, con entrambe le mani nelle tasche dei pantaloni della divisa, iniziò a scendere le scale senza mai distanziarsi troppo dal caposcuola. Shai era un tipo estroverso, sebbene riservasse la vera amicizia a ben poche persone. I suoi rapporti col prossimo erano un superficiale scambio di chiacchiere che passava per confidenza, la stessa che aveva iniziato da subito a prendersi con Paciock sebbene non lo conoscesse minimamente. « A proposito, io sono Shai. S. H. A. I. Lynch-Lazare. Doppio cognome, con trattino. Sai, per l'articolo. » Shai conosceva davvero tante persone nel castello, direttamente o tramite altri "amici". Era strano doversi presentare, come succedeva a cadenza quasi quotidiana tra il primo e il secondo anno. Louis attaccò quindi con le sue domande. « Credo che molte persone non abbiano la tua stessa fortuna di capire sin da subito se siano veggenti o meno, c'è chi convive con degli episodi strani senza capirci un accidenti per tutta la vita e chi, invece, dichiara di avere il terzo occhio rivelandosi un veggente farlocco dopo anni ed anni di profezie - e non intendo assolutamente dire che questo sia il tuo caso! Insomma, tu come l'hai capito? » Il serpeverde annuì alla precisazione del ragazzo - abbiamo già appurato che non sono un bugiardo, vero? - e prese a massaggiarsi il mento, in cui i primi fili di barba iniziavano a farsi sentire, ispidi e radi. « Come ho scoperto di essere un veggente? E' molto semplice.. me l'ha detto un'altra veggente. Easy peasy! E' stata una megera delle paludi della Louisiana - io sono metà americano sai, è importante. Mi ha letto gli occhi. Sai cos'è la lettura degli occhi, Louis Paciock? » Si bloccò nel bel mezzo della scalinata, rischiando che il corvonero gli andasse incontro. Prese dunque ad avvicinarsi al suo viso, molto lentamente. « Se un veggente oftalmante ti si avvicina, molto vicino, pare che ti possa leggere l'anima. » Ma smise di avvicinarsi quando Louis gli fece una domanda ancora più stramba. « Tipo, sapresti dire se oggi un bolide mi colpirà la testa? » Questa sì che era una coincidenza bella e buona. L'oroscopo mi ha detto che avrei dovuto far attenzione ai bolidi in testa.. e che avrei conosciuto qualcuno che mi avrebbe incuriosito. Louis sembrava essere un appassionato di divinazione, per lavoro o per piacere che fosse. Magari ha letto l'oroscopo? « Niente di più semplice! Vediamo.. » e riprese ad avvicinarsi, tanto vicino da poter posare la fronte a quella coperta di ricci del caposcuola. Le loro ciglia si sfiorarono, avvertì il respiro di Louis contro le proprie labbra alzate in un sorriso divertito. Aveva degli occhi che brillavano di luce. « Sei.. un segno d'acqua, vero? Mh.. Pesci, scommetto! » Questa è truffa, non divinazione. E' un gioco d'azzardo bello e buono. Ora mi dirà che è Leone. Si scansò per poi ridiscendere le scale, alzando le spalle. « Io eviterei proprio gli oggetti rotondi in generale. Sai che una pallina di carta incantata con la magia può superare in velocità anche i bolidi? » o così aveva letto la sera precedente, leggendo svogliatamente il capitolo del manuale di Incantesimi sugli artefatti intrisi di magia. Quest'anno ho i G.U.F.O. e non credo di potercela fare. Che noia.
     
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    Non mi picchiare, non mi picchiare, non mi picchiare. Un mantra che nella mia testa aveva preso a ripetersi ad oltranza mentre, lo ammetto, iniziava a materializzarsi l'idea che forse non avessi fatto proprio una mossa da volpe. Cioè, quando mai è la preda ad avvicinarsi al predatore? Era come se una gazzella, nella profonda savana, avesse deciso un bel giorno di saltellare davanti al leone invece di fuggire via. EHY, GUARDAMI, SN PROPRIO QUI! Dall'ultima volta che un paio di serpeverde mi avevano ficcato la testa nel gabinetto ed avevano tirato lo sciacquone, penso all'incirca un paio di anni prima, non mi ero più azzardato ad avvicinarmi ad un figlio di Salazar. Li avevo evitati, continuavo ad evitarli, e la mia vita sembrava essere migliorata esponenzialmente. Insomma, non ero finito nel mirino di nessun bullo, avevo ancora tutti i capelli in testa e nessuno aveva dato fuoco alla mia spilletta da caposcuola. Beh, non ancora. Ero stupido, infinitivamente stupido, e la cosa peggiore era che ne fossi completamente cosciente e non potessi tornare indietro seppur avessi volentieri inserito la retromarcia. Cioè, ormai quello che era fatto era fatto, right? Recriminavo a me stesso di non aver mandato prima un gufo a mia madre con scritto quanto le volessi bene, adesso nessuno sarebbe più stato in grado di farglielo sapere al posto mio. Perderà un figlio, ma so che sarà per sempre fiera del mio coraggio. « Dai. Com'è piccolo il mondo! » ECCALALA'. Al primo accenno di ironia, nascosi lentamente la testa fra le spalle. Come una tartaruga che rientrava nel proprio guscio. Non so per quale motivo, ma tutti i miei muscoli s'irrigidirono, quasi ad aspettarsi uno spintone da incassare. Spintone che fortunatamente non arrivò - anche perchè sarei volato all'indietro con certezza matematica -, e che forse mai sarebbe arrivato. Il biondo sembrava essere stranamente amichevole, tanto che, nell'incredulità assoluta, le mie labbra si distesero in un sorriso sereno. Uao, sapete essere anche cordiali dalle vostre parti? Lo osservai col capo appena inclinato, perdendomi nella profondità assoluta dei suoi occhi color ebano. Non avevo mai visto niente di simile, quasi non si riuscivano a distinguere le pupille dall'iride. Risaltavano stranamente incorniciati dal volto pallido, sembravano essere così fuori luogo rispetto tutto il contesto che era quasi impossibile non rimanere a guardarli. La gente fissa sempre le cose strane, anche se è da maleducati. « Ma certo che sono un veggente, Louis Paciock. Che domande! Se non lo fossi, sarei un bugiardo. E se tu pensassi che sono un bugiardo, sarebbe un modo molto triste di iniziare la nostra conoscenza, ti pare? » - « ...no, infatti! » e la presi a ridere anche io - ma più nervosamente -, affondando una mano nei ricci con uno strano senso d'imbarazzo. Aveva detto davvero "iniziare così la nostra conoscenza"? Iniziare? Io e lui? Caspita, ha dei denti perfetti. Mi chiedevo se avesse portato l'apparecchio come me, ma di certo non glielo avrei chiesto. Imbecille sì, ma fino ad un certo punto. Non appena ebbi modo di rialzare gli occhi dal taccuino che avevo afferrato nella tracolla, il serpeverde non sostava più davanti a me, bensì si era dileguato come un'ombra e stava già camminando verso l'uscita. Aggrottai le sopracciglia prima di capire cosa fare: devo seguirlo o non devo seguirlo? Magari andarsene senza averlo dichiarato era un modo carino per liberarsi del sottoscritto. Tentennai, ma alla fine scelsi di rischiare; tanto sarei comunque dovuto uscire dall'aula e avrei comunque dovuto compiere il suo stesso percorso per raggiungere la lezione successiva. Che caso! « Un'intervista? A me? Ma che onore! Pensavo vi occupaste solo di festività drammaticamente cadute nella spirale del consumismo e di scope scomparse! » Okei, questo era davvero molto strano. Stavo importunando un serpeverde che: A) sembrava essere simpatico; B) non mi aveva picchiato; C) stava avendo una conversazione gentile con me senza ignorarmi; D) credeva che lo avrei intervistato per il DPW - che tra l'altro aveva sminuito in modo poco carino - quando invece lo stavo semplicemente truffando. Era tutto cosí emozionante che stavo giá pensando in quale modo avrei preferito perdere la testa non appena sarebbe venuto a galla il fatto che non sarebbe uscito nessun articolo a sollazzare il suo orgoglio verde-argento! « In realtá quella scopa, alla fine, è stata ritrovata grazie a noi, abbiamo aiutato uno studente che avrebbe dovuto spendere inutilmente i soldi per comprarne una nuova. Magari non ha una bella situazione economica in famiglia, ecco. E poi se per "festivitá caduta nel cosa di qualcos'altro" ti riferisci all'evento di san valentino, beh, posso dirti che ormai è diventata pallosa anche la versione Grinch che usa la scusa del consumismo come capro espiatorio per nascondere la propria infelicità? » Avevo un difetto: a volte ero troppo diretto e le cose non riuscivo proprio a tenerle per me. Morditi la lingua la prossima volta che ti sentirai di dire alla signora Darson che è troppo grassa, d'accordo Louis? Mi morsi la lingua. « ...non sei obbligato a leggere il giornalino della scuola, se proprio lo trovi ridicolo. Nessuno ti punta una bacchetta alle tempie » Nessun rancore, okè? Mi strinsi fra le spalle con naturalezza disarmante, continuando a seguire docilmente la serpe. Scalino dopo scalino, mantenendo gli occhi bassi sullo svolazzare ipnotico del suo mantello. « Ho un'ora di buco prima di Erbologia coi tassi. Quasi quasi riesci a rubarmi più di qualche minuto, Lou-pin! » ecco, io lo sapevo. Ora mi rinchiude nello sgabuzzino delle scope e magari ha pure il tempo per castarmi un silencio! « ...Loucosa? » - « A proposito, io sono Shai. S. H. A. I. Lynch-Lazare. Doppio cognome, con trattino. Sai, per l'articolo. » S-h-a-i. Esse, acca, aa, ii. Si scrive cosí, no? E perchè io lo sto scrivendo sul taccuino se non è mia assoluta intenzione fare un articolo? Dopo aver tratteggiato l'ultima lettera del nome, infatti, cancellai la prima riga con una rapida nuvoletta in grafite. Era cosí difficile mantenere in piedi due realtá distinte che giá mi stavo perdendo, chissá come faceva chi viveva una doppia vita. Tipo le spie del governo, o i mariti infedeli. Sospirai profondamente: avevo solamente bisogno di alcune informazioni essenziali e poi sarei potuto sgusciare via. Dovevo solo
    aspettare ed incalzarlo maggiormente per accorciare le tempistiche, magari passando subito al nocciolo della questione. Non potevo mica restare a parlare tutto il giorno, io non avevo un'ora di buco a disposizione! Insomma, mi vuoi dire come hai capito di possedere il terzo occhio? « Come ho scoperto di essere un veggente? E' molto semplice.. me l'ha detto un'altra veggente. Easy peasy! E' stata una megera delle paludi della Louisiana - io sono metà americano sai, è importante. Mi ha letto gli occhi. Sai cos'è la lettura degli occhi, Louis Paciock? » A quel punto mi sgonfiai alla pari di un palloncino, lasciando cascare letteralmente le braccia lungo i fianchi. Tutta questa fatica per venire a sapere che glielo avesse detto un'altra persona. Già, easy peasy proprio! Quindi se funzionava così sarei dovuto recarmi anche io presso una megera? E dove potevo trovarne una? Non è che potevo raggiungere le paludi della Louisiana con uno schiocco. EHY, MAMMA, VADO A SKOPRIRE SE HAI UN FIGLIO DIVINATORE. POTREI ESSERE MANGIATO DAI KOKKODRILLI O DALLE ZANZARE MA TUTTO TRANQUI. Il tempo di sbuffare e roteare gli occhi che, Shai, mi fu vicino al volto. Troppo vicino. Ma che cavolo di velocità fenomenale aveva nel muoversi senza che me ne accorgessi? Amico che ti danno da mangiare, pane e saette? « Se un veggente oftalmante ti si avvicina, molto vicino, pare che ti possa leggere l'anima. » La voce si ridusse in un leggero sibilo roco. Un serpeggiare elegante e seducente che mi accarezzò il viso prima di paralizzarmi il cervello. Non sapevo nemmeno cosa significasse oftalmante, ma mi piacque la musicalità che diede all'intera frase. Oftalmante, oftalmante, oftalmante. Gli occhi del ragazzo presero ad ingrandirsi davanti ai miei, più si avvicinava e più sembravano risucchiare tutta la luce che avevano attorno. Due enormi buchi neri pronti ad inghiottire anche me in due stanze vuote e scure. E' risaputo che ci sia sempre una prima volta per tutto e, per me, quella era la prima volta che mi ritrovavo ad avere due paia di occhi ad un soffio dai miei. Ora riuscivo a distinguere le pupille, ancora più nere del nero stesso. Speravo che, con quella mossa, Shai non riuscisse davvero a leggere la mia anima: probabile non avesse nulla di così interessante. Tutto sembrò fermarsi, il tempo stesso rallentò bruscamente e l'unica cosa che riuscii ad avvertire in quella manciata di secondi che furono eternità, fu il cuore che batteva velocemente contro la cassa toracica. Rumoroso. « ...vedi qualcosa? » Un tremolio sottile che si assopì fra le labbra. Mi sentivo imbarazzato e totalmente confuso tanto che scelsi di concentrarmi su altro, ad esempio sul suo profumo. Non era dopobarba, nè colonia; forse il semplice ammorbidente dei vestiti che indossava. Qualunque cosa fosse, ero sicuro non lo avrei scordato facilmente. « Sei.. un segno d'acqua, vero? Mh.. Pesci, scommetto! » Cos, come diavolo ha fatto! Mi ritrassi velocemente, a quel punto, quasi folgorato dalla deduzione. Allora è davvero un veggente? Ma questa non è più roba da sensitivi? Sensitivi e veggenti sono la stessa cosa? Non ci stavo più capendo un accidente, sapevo solo di essere stato fronte contro fronte con un ragazzo che mi aveva trasmesso più cose di quanto mi aspettassi. Avevo addosso la stessa sensazione di rimbambimento di quando facevo la pennichella pomeridiana: avevo scordato che ora, giorno ed anno fossero. « come diavolo ci sei riuscito!? S-sono davvero un pesci! Sono nato il sei marzo!» Mugolai. Ero troppo ingenuo per capire che ci potesse essere arrivato per via intuitiva, dopo avergli chiesto del bolide. Sembravo un bambino a cui avevano appena fatto un trucco di magia. « Io eviterei proprio gli oggetti rotondi in generale. Sai che una pallina di carta incantata con la magia può superare in velocità anche i bolidi? » Ricominciai a camminare benchè sentissi ancora le ginocchia tremolanti ed avessi ancora la l'impronta del suo respiro sulle mie guance imporporate. Scacciai i ricci dalla fronte, restando dietro la serpe ed alzando la tracolla contro al petto. « Beh, dipende sempre dalla bravura dei battitori! Non è difficile superare una velocità di un bolide se, ad esempio, fossi io a colpirlo » Braccine flosce, ed ecco a voi spiegato perchè non ricoprissi il ruolo di battitore nei Corvonero. Cercai di sdrammatizzare, perchè sentivo ci fosse il bisogno di sdrammatizzare. Perchè qualosa, in tutta quella vicenda, era stata in grado di colpirmi e di rendermi un tantino più cauto. Una sensazione di timore e malessere mi aveva inondato la testa: era successo non appena le nostre fronti si erano sfiorate. Avevo un masso che mi comprimeva i polmoni e mi toglieva l'aria. Non mi ero mai sentito così sbagliato come avvertivo di essere in quel momento, ma sentivo anche che era una cosa che non mi apparteneva direttamente. Strano. « Però, megera a parte, cioè, se nessuno te lo avesse mai detto, ci saresti mai arrivato a capirlo? Lo so che è l'ennesima domanda stupida ma - » e mi strinsi fra le spalle, scendendo ormai l'ultimo scalino « - ti è mai successo qualcosa di assurdo che ti ha fatto proprio dire: "ehy, quella lì aveva proprio ragione!". Tipo questa cosa del segno zodiacale è stata fenomenale, anche perchè ci hai proprio preso in pieno. E nemmeno mi conoscevi! » Dovrei provare anche io a farlo! Gli tirai un lembo del mantello, a quel punto, ormai più tranquillo - cioè tranquillo nel senso che non avevo più paura che la serpe mi sgozzasse improvvisamente « Aspetta, voglio provare anche io » ma col ciufolo che uso la tecnica dell'olftamqualcosa. Gli alzai entrambi i palmi delle mani prima di smollargli, su uno di questi, con decisione il taccuino su cui non avevo preso appunti e, per di più, avevo cancellato il suo nome. Anche se fosse, chi se lo sarebbe mai più tolto dalla testa? Gli afferrai la mano libera, successivamente, afferrandola fra le mia per osservarla con cura minuziosa, avvicinandomela al volto « Tuuuu seeeiiii uuunnnnn » Rullo di tamburi, ma non vedevo proprio un cacchio di niente! « ..No, forse dovrei girarl - ecco, così.. Anzi, no, rigirala per favore » Perchè non funzionava? Intanto alcuni occhi curiosi si fermarono ad osservarci, alcuni studenti si sentivano addirittura ridacchiare alle nostre spalle. Mi concentrai più del dovuto, iniziai ad ignorare chiunque avessi attorno ed in un attimo la mente sembrò liberarsi da tutto. Rivedevo gli occhi di Shai nei miei e la sensazione di turbamento si fece improvvisamente esponenziale. « ...Sei una persona triste. » Niente che avesse a che fare con il segno zodiacale. Quella frase mi sfuggì spontaneamente dalle labbra e non sapevo nemmeno dire come mi fosse venuto in mente di pronunciarla. Solamente quando mi accorsi di essere decisamente fuori luogo, di essermi rabbuiato senza alcuna spiegazione plausibile, cercai di ridestarmi, scuotendo velocemente la folta cascata di ricci bruni. Gli mollai la mano, ormai scottava fra le mie. « ...AHAHAHA CI SEI CASCATO, STAVO SCHERZANDO! » il volume superò di un'ottava il mio normale tono di voce. Sarei voluto sparire in una nuvola di fumo e presi a ridermela di gusto per distogliere l'attenzione da ciò che avevo detto « ...Capricorno, scorpione, leone, toro. Ma chissenefrega tipo, giusto?! Chi è che crede agli oroscopi di questi tempi! Credo di averti solamente fatto perdere tempo, mi dispiace tantissimo » Ora come potevo togliermi quella schifosa sensazione di dosso?

     
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    E dire che Shai, veggente, lo era davvero. Oddio, forse veggente è una parola grossa: avrebbe voluto dire l'avere il minimo controllo sul proprio dono, cosa che il giovane serpeverde non aveva assolutamente. Potremmo dire con maggior correttezza che possedeva un abbozzo di Terzo Occhio, di quelli sonnacchiosi che si sono appena svegliati la mattina. Dopotutto sarebbe stato impensabile aspettarsi il contrario da un sedicenne, perfino da uno sicuro di sé qual era Shai Lynch-Lazare. Eppure se lo sentiva nelle ossa, come un vecchio coi reumatismi sente che sta per arrivare la pioggia - una credenza popolare che a Shai era sempre piaciuta: sentiva di avere una sensibilità particolare, che era costretto a sviluppare da solo. Nessuno in famiglia possedeva la Vista, almeno che lui sapesse. Per ovvie ragioni, guardava il solo ramo inglese. Ma, per ragioni tutt'altro che ovvie, era dalla sua seconda madre Marie che attingeva il proprio sapere magico. Ogni volta che tornava a casa, sfogliava di nascosto quel Grimorio che era stato tramandato a Marie Lazare da sua madre e che conteneva antichi saperi di magia sciamanica. Era tra quelle pagine, in un certo qual modo, che Salem era nato. Salem. Il mio vero io. Shai era solo un patetico sedicenne con un'autostima ipertrofica, funzionale a compensare tutte le proprie mancanze, un'armatura che lo proteggesse dal mondo ma Salem sarebbe stato la falena uscita dalla crisalide. Doveva solo avere pazienza, prepararsi, diventare grande in ogni senso possibile. Nel bene o nel male. Un barlume di Salem comparve nel sorriso di Shai, nel momento in cui vide il proprio piano truffaldino andare in porto. « come diavolo ci sei riuscito!? S-sono davvero un pesci! Sono nato il sei marzo!» Era divertente constatare il fatto che non avrebbe ottenuto assolutamente nulla dal proprio raggiro. Era stata una scelta assolutamente afinalistica, per il solo gusto di prenderlo in giro. E' questo il potere o un frammento di esso. Il fine giustifica i mezzi ma è la mancanza di fine a glorificare i mezzi stessi. Si sentì bene, nel leggere lo stupore e forse perfino qualcosa di più; quel qualcosa che aveva avvertito posando la fronte contro quella di Louis. Non era stata realmente una premonizione di qualunque natura eppure si era sentito come in risonanza col piccolo caposcuola dei Corvonero. Come quando avvicini due auricolari tra loro e senti la forza repulsiva. « Beh, dipende sempre dalla bravura dei battitori! Non è difficile superare una velocità di un bolide se, ad esempio, fossi io a colpirlo » Gli lanciò un'occhiata per valutare quanto avesse ragione. Sì, in effetti Louis Paciock non pareva avere il physique du rôle del classico battitore di quidditch, di quelli che aveva indicato talvolta a Maddie con fare provocatore. Questo però non bastò perché Shai non gli sventolasse l'indice sotto il naso, scuotendo la testa contrariato. « Un consiglio spassionato, Paciock. Il bodyshaming personale è sicuramente divertente e indice di autoironia, nonché una pratica prevenzione a ciò che potrebbero dire gli altri, ma lasciatelo dire: alla lunga te ne convinci anche tu. Avrai anche un fisico da sollevatore di ipotesi ma.. va bene così, no? » Gli piaceva dare di sé un'immagine inclusiva e assolutamente in linea coi dettami della teoria gender che predicava l'accettazione di ogni essere vivente a prescindere dal proprio genere o orientamento sessuale - qualunque essi fossero tra la ormai infinita gamma di scelta. Ma, se avesse dovuto guardarsi davvero dentro, avrebbe visto che non aveva dato quel consiglio a Louis per farlo stare meglio. Ancora una volta, aveva fatto stare meglio sé stesso, in un percorso narcisistico che nasceva e finiva in lui. E poi volevo solo far polemica. « Però, megera a parte, cioè, se nessuno te lo avesse mai detto, ci saresti mai arrivato a capirlo? Lo so che è l'ennesima domanda stupida ma ti è mai successo qualcosa di assurdo che ti ha fatto proprio dire: "ehy, quella lì aveva proprio ragione!". Tipo questa cosa del segno zodiacale è stata fenomenale, anche perchè ci hai proprio preso in pieno. E nemmeno mi conoscevi! » Già, una vera botta di fortuna, non ricordarmelo! Mentre ancora camminava, alzò le spalle e allargò le braccia, con un'espressione sorniona da vero esperto del mondo. « Tesoro mio, se hai davvero bisogno che sia qualcuno a dirti che sei speciale, hai parecchio lavoro da fare. Su te stesso. » Il che non poteva essere proprio considerata come una vera risposta alla domanda ma questo serpeverde amava gettare fumo negli occhi della gente. E in fondo, non gli aveva forse detto la verità? Tutti gli adolescenti, nessuno escluso, stava combattendo una guerra contro la propria vacillante autostima: Shai aveva deciso semplicemente di smetterla di vedere le proprie imperfezioni, la propria pelle troppo pallida che faceva un inquietante contrasto con gli occhi troppo scuri e le decine di altri difetti, aveva incominciato a vedere solo le cose belle di sé. Questo l'avrebbe reso un insopportabile egocentrico e narcisista? E' uno sporco lavoro ma qualcuno dovrà pur farlo. Avrebbe continuato a marciare, se il corvonero non l'avesse arpionato per la tunica costringendolo a voltarsi. « Aspetta, voglio provare anche io » e gli prese entrambe le mani. Shai glielo permise, con un sopracciglio pericolosamente alzato. « Guarda guarda come prende l'iniziativa il pesciolino! Prego, fa' di me ciò che vuoi. » Trovò vagamente divertente, al limite del tenero, il siparietto di un Louis che cercava la prospettiva giusta per leggergli i palmi delle mani,
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    quasi fosse un fotografo alla ricerca della luce giusta per lo scatto perfetto. « Tuuuu seeeiiii uuunnnnn ..No, forse dovrei girarl - ecco, così.. Anzi, no, rigirala per favore » « Tic tac, tic tac! » « ...Sei una persona triste. » Il silenzio piombò tra loro, interrotto solamente dal vociare degli altri studenti nei corridoi adiacenti. Shai fissò Louis con i grandi occhi neri, appena sgranati, incerto di aver sentito bene. Sono una persona triste. Era vero. Shai Lynch-Lazare era l'eterno insoddisfatto, alla perenne ricerca di un qualcosa o qualcuno che desse senso alla sua vita e che, una volta trovata, immancabilmente non lo faceva mai. In questo modo era nato il ragazzino cinico e realista, che tuttavia nascondeva i propri scheletri in un armadio fatto di grandi sorrisi e divertimento. Nessuno mi aveva mai detto che sono una persona triste. « Sono un sedicenne, single e al quinto, con i G.U.F.O. a fine anno. Chissà perché sono triste. Profetizzami la vita, Sibilla Cooman! » Ma era chiarissimo che il serpeverde non l'avesse presa bene. Se ne doveva essere accorto anche Paciock. « ...AHAHAHA CI SEI CASCATO, STAVO SCHERZANDO! ...Capricorno, scorpione, leone, toro. Ma chissenefrega tipo, giusto?! Chi è che crede agli oroscopi di questi tempi! Credo di averti solamente fatto perdere tempo, mi dispiace tantissimo. » Assottigliò ancora di più gli occhi, quasi volesse lanciare raggi laser per polverizzare il suo squillante interlocutore. « Io ci credo. » sibilò, lapidario. Non era vero. Ma era vero che si era mortalmente offeso per quell'infamante insinuazione, anch'essa vera. « Ora, con permesso, io vado a vivere la mia tristissima vita altrove. Sentiti libero di tornare a farti le seghe davanti al quadro della Rockwood ovunque l'abbiate appeso e per il quale, per inciso, non ho dato neanche uno zellino perché francamente l'ho trovata un'idea trash e inquietante. Sai cosa ci starebbe benissimo qui, Paciock? Il quadro della nostra amica morta! Che botta di vita! » Pensava davvero tutte quelle cose, ma in circostanze normali non le avrebbe mai dette a voce alta, se non sotto l'effetto di qualche cocktail di troppo o facendo la vipera con qualche amica. In effetti, la vipera era esattamente ciò che stava facendo. Voleva ferire Louis Paciock, solo per la colpa di avergli pestato la coda con un'affermazione che di per sé non era neppure offensiva. Wow, che edgelord. Sfogatosi per bene, non gli restò da far altro che.. sorridergli. « Ci vediamo domani a Cura delle creature magiche. Senza rancore eh? » Senza rancore, certo. Questa me la ricordo finché campo. Triste io. Tsk. Dovrebbe vedermi il sabato al Testa di Porco, quanto sono triste!
     
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