La Cumparsita

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    E' una giornata come tutte le altre quando un candido gufo si posa sulla scrivania di Nathan Douglas, mostrandogli la zampa cui è stato legato un piccolo rotolo di pergamena. La calligrafia è particolarmente elegante, quasi finta per quanto precisa. Sul margine sinistro, allineato alle prime righe, è disegnato un punto interrogativo alla maniera dei più preziosi manoscritti miniati.

    Nathan Douglas? Devo ammettere che tra tutti, Nathan, sei quello che mi è mancato di più in questi mesi. Tu hai la stoffa che piace a me e le potenzialità per essere il migliore dei giocatori. Una mamma non dovrebbe avere preferenze tra i suoi bambini, ma in fin dei conti è proprio vero quando si dice che quello più problematico è anche colui che ci sta più a cuore. Tu sei stato l'unico tra i tuoi fratelli e sorelle a fare realmente qualcosa per mettermi i bastoni tra le ruote, anche a costo di fare lo sgambetto a tutti loro. Non dovrei sorprendermi: non è la prima volta, vero? Tu hai una bella storia alle spalle, quando si tratta di vendere dei compagni per metterti in risalto. Capirai bene perché io ti ami più di tutti loro messi insieme. Siamo della stessa pasta, io e te. Per questo, anche se mi hai ferito molto con la tua decisione di alzare la cresta, ho deciso di darti una seconda possibilità. Tana libera Nate! Tutto ciò che devi fare è andare al Ministero, esattamente come hai fatto la prima volta, e dare la tua migliore performance. Strappati pure la camicia dal petto se necessario, ma voglio vedere un Nathan Douglas rimangiato dai sensi di colpa, che ammette di essersi inventato tutto al solo scopo di entrare nelle grazie del Ministero e - chissà? - magari ottenere un tirocinio migliore di quello sgorbio che ti era stato dato. D'altronde persino il tuo caro amico Thomas ha minimizzato l'accaduto alla Ministra come una stupida burla ingigantita da qualche fessacchiotto. Non ti dovrebbe riuscire difficile risultare convincente, ma è essenziale che tu lo faccia. Altrimenti? Beh, da dove iniziare? La lista è lunga. Molti tuoi compagni sarebbero interessati a sapere come il Ministero abbia ricevuto certe informazioni. E sono piuttosto certa che sarebbero ancor più lieti di sapere come mai fossero finiti sui manifesti dell'Inquisizione. Senza contare l'interesse collettivo nel venire a conoscenza di un'antica società segreta come il Clavis, con tutti i suoi dettagli e i suoi annessi e connessi. Ti ho convinto? Spero vivamente di sì, perché se proverai a tradirmi in qualsiasi maniera, caro Nate, farò lo stesso con te.
    Con amore,

    Shame


    In seguito alla lettura, il foglio prenderà fuoco, lasciandosi dietro soltanto un mucchietto di cenere. Ogni tentativo di ricomporlo risulterà in una pergamena vuota, completamente intonsa. Basteranno solo pochi istanti prima che anche l'incantesimo sul gufo si dissolva, mostrando l'inganno: altro non era se non un carillon trasfigurato, su cui due piccole figure di un uomo e una donna danzano alle note de La Cumparsita.

    Nel caso in cui decidessi di accettare la sfida, puoi seguire due modalità:
    1. Fare un post autoconclusivo in cui dichiari la scelta ed esegui il compito;
    2. Fare un post in cui dichiari la scelta e inizi ad eseguire la sfida, venendo poi eventualmente guidata dal master o proseguendo la role con un ministeriale.

    Nel caso in cui dovessi rifiutare, basta dichiararlo tramite un post autoconclusivo


    stupor mundi. ÄPESHIT
     
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    Non è una sorpresa. Una parte di lui percepisce quasi una sorta di sollievo nello scoprire adagiata sulla scrivania quella lettera elegante e dalla indiscutibile provenienza: dopo mesi di silenzio, una fastidiosa certezza vince di gran lunga il tormento della paranoia. Nate Douglas è convinto di saper accogliere l'ultimo messaggio dello Shame con la stesso placido stoicismo con cui il terzo fratello salutò la morte in una delle più famose fiabe di Beda il Bardo: come un vecchio amico atteso con una certa impazienza, il cui arrivo è addirittura rincuorante. Credevo mi avessi lasciato perdere. In piedi accanto alla scrivania, srotola la pergamena con un sorriso affilato a increspargli le labbra, e ad esternare l'evidente stato di nervosismo in cui versa. Mentre gli occhi chiari scorrono con una calma inaudita tra le righe redatte da quella calligrafia elegante, non si sorprende dei toni, né delle minacce ben poco velate. In fondo, era tutto già preannunciato. Gli artigli di quell'avversario anonimo sarebbero venuti fuori, prima o poi, per quanto quel suo lato più fiducioso abbia sinceramente sperato che le istituzioni e la via della giustizia avessero la meglio. E invece sono trascorsi mesi di vuoto totale, in cui il Ministero ha implementato qualche mezzuccio da quattro soldi senza fare nulla di efficace per combattere un pericolo reale. Ha sperato, stupidamente e ingenuamente, di poter dare inizio alla fine di quelle torture collettive.
    E ora si ritrova, come un perfetto imbecille, con una bomba a orologeria pronta ad esplodere tra le mani, incapace di distogliere lo sguardo ma anche di continuare a leggere quelle righe. In fondo te lo aspettavi. Tutte quante le intimidazioni, una per una. Forse non aveva voluto crederci. Non tanto alla possibilità che i suoi segreti di pulcinella venissero a galla - la gente parla, le voci girano e di certo non sono un paio di sgarbi fatti in passato a spaventarlo - quanto più all'idea che ci fosse qualcuno, dall'altra parte, pronto a rivelare l'esistenza del Clavis Aurea a discapito delle conseguenze. Sente l'impulso di strappare quel foglio con rabbia, quasi a voler confermare la propria risolutezza contro l'avversario, ma non fa in tempo perché il messaggio prende fuoco tra le sue stesse mani, trasformandosi in una pioggia di polvere che si deposita proprio davanti alle sue scarpe di pelle. Non cederà, se lo ripete con finta determinazione a cadenza ripetuta, mentre, chino sui propri volumi pesanti di Magisprudenza, si sforza di leggere la medesima riga per più di un'ora. Cedere significherebbe automaticamente perdere qualsiasi tipo di progresso - se mai qualcosa è stato davvero fatto - nelle indagini compiute al Ministero. Significa rimetterci la faccia, prima di tutto, e rendere vano il suo sforzo di parlare, così come tutti quei mesi di tensione e sensi di colpa.
    E in effetti non avrebbe ceduto, Nate. Non si sarebbe lasciato trasportare dai timori se quella minaccia avesse avuto come unico bersaglio la sua persona. Accettare che qualcuno avesse potere su di lui - che potesse, di punto in bianco, decidere di rapirlo, terrorizzarlo e segnarlo a vita a proprio piacimento - era una punizione ben peggiore rispetto alla prospettiva di perdere qualche segreto personale e forse qualche amico. La libertà, solo quella importava, e l'avrebbe ottenuta a qualsiasi costo, si era detto, quando per la prima volta aveva varcato la soglia dell'ufficio di Eurus Flamel, mesi prima. Ma questa volta lo Shame mette bene in chiaro come il prezzo da pagare non sia più personale, rendendo il Serpeverde letteralmente responsabile del futuro di chiunque abbia mai indossato un anello uguale al suo. Se in un primo momento l'istinto è quello di sminuire la minaccia, volendo rassicurare sé stesso del limitato impatto che potrebbe avere, sono sufficienti un paio di riflessioni successive a portare alla luce una serie di preoccupazioni non indifferenti.
    È pur vero che nel corso dei secoli di storia della confraternita qualche incidente è senza dubbio capitato, mettendo perfino a rischio qualcuno - e questa era anche una parte elettrizzante di quel ritrovo speciale. Ogni cosa è sempre stata però circoscritta, gestibile da poche persone - ed è palese che una rivelazione da parte dello Shame si profila come qualcosa di ben più problematico. Lo farebbe pubblicamente? Avrebbe delle prove? La gente ci crederebbe? E se così fosse, inizierebbe il tormento di tutti loro? Ci sono troppe incognite. Nate è convinto che, se si trattasse di giocare alla roulette russa con solo le implicazioni del proprio Voto Infrangibile, riuscirebbe a essere imperturbabile. Ma è per questo che lo Shame è furbo: perché trova esattamente quel qualcosa capace di fargli rivalutare tutto, perché gli mette la pistola in mano e dice "Spara". Perché chiunque ci sia dietro a quell'immondo sistema sa perfettamente che, arrivati a questo punto, non sono più i segreti a comandare - dopo due rapimenti, che valore possono avere? - bensì il peso di una responsabilità troppo grande. La stessa che Nate sente gravare sulle proprie spalle, nel pensare a tutte le persone la cui vita metterebbe a repentaglio con una sola decisione.
    Disteso sul grande letto della propria camera, gli occhi chiari fermi ormai da ore sul soffitto, si passa le mani sul volto stanco, che si colora di amarezza e frustrazione nel realizzare come quell'ultima mossa segni la sua sconfitta. Ha creduto di poter affrontare da solo quel nemico - che la sua voce avesse l'autorità giusta per essere sufficiente a chi di dovere. Che se lo Shame desiderava colpirlo che lo facesse, che sarebbe stato pronto e impavido delle conseguenze, scevro da qualunque condizionamento esterno. Ma nessun uomo è un'isola. Un concetto faticoso da assimilare per un individualista come lui, quello dell'inevitabile interdipendenza umana - ma che comprende a pieno per la prima volta solo qualche giorno più tardi, seduto scomodamente su una poltroncina di pelle di uno dei corridoi del Ministero della Magia, la punta del piede che batte incessantemente sul pavimento, a scandire i tempi di un'attesa infinita e vagamente agonizzante. Quando la porta dell'ufficio si apre e Nate sente chiamare il proprio nome, viene improvvisamente investito dalla tangibilità di ciò che sta per fare. Mentre si alza, e inizia a dirigersi verso la porta, una sola frase governa i suoi pensieri: siamo punto e a capo.
    [spoiler_tag][/spoiler_tag]accettato la sfida, attendo il ministeriale!
     
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    Sono le 10 di mattina quando la porta dell'ufficio di Julian Fraser si apre sulla sala d'attesa. « Nathan Douglas? » chiamò a gran voce l'uomo, scrutando la stanza da sopra il bordo degli occhiali fino a fermarsi sulla figura del ragazzo, a cui sorrise gentilmente facendogli cenno di entrare. Uno dei tanti uffici del Wizengamot, quello in cui il cinquantenne paffuto lavorava. Sulla sua scrivania, una torre di Babele composta da scartoffie che si infittivano ogni secondo di più, tramite l'entrata di piccoli aeroplanini di carta che si dispiegavano in cima ad essa. « Prego, signor Douglas. Prenda posto. Le posso offrire un bicchiere d'acqua? » Fece una pausa, fissandolo con gentilezza. « O un'ape frizzola, forse?! » Con un cenno della mano indicò al ragazzo la ciotola di vetro colma di caramelle. Era un buon uomo, il signor Fraser, sempre gentile e col sorriso sulle labbra. Incrociò le mani sulla scrivania, facendo schioccare la lingua contro il palato. « Allora..lei ha preso appuntamento per.. » le iridi azzurre dell'uomo corsero a cercare un foglio di pergamena tutto scribacchiato « ..una denuncia sporta a Settembre, giusto? » Gli occhi guizzarono a cercare conferma sul viso di Nate prima di procedere ad incantare una piuma d'oca, che si mise sull'attenti, pronta a redarre l'intero contenuto di quell'incontro. « Mi dica pure. »


     
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    « Buongiorno. » L'uomo seduto alla scrivania lo fissa da dietro le lenti con i suoi occhietti piccoli e annoiati, facendogli cenno di accomodarsi dinnanzi a lui. Mentre avanza nell'ufficio, un misero cubicolo di qualche metro quadrato appena, invaso da orde di documenti e promemoria interufficio, e governato da un Pinco Pallino qualunque, il Serpeverde si ritrova inevitabilmente a constatare la scarsa considerazione che l'istituzione ministeriale deve avere della faccenda. Nell'accomodarsi in quella sediola scomoda, che quasi cigola sotto il suo peso, scopre nel proprio petto una forma di strano sollievo: l'idea di non dover conferire con la Flamel, Draco o con qualche affine, in questa circostanza, pare confortarlo, pur se nella sincera delusione per quell'incuria. Possibile che una faccenda tanto grave possa essere relegata agli uffici secondari del Ministero? Se in quel momento gli occhi chiari di Nate sono velati da un genuino disappunto, questo non è tanto per la sua persona, che sperava in un'udienza più prestigiosa, quanto più perché ai suoi occhi il problema ha sempre meritato un certo tipo di attenzione. Checché possano dire lo Shame o Amunet Carrow, la sua decisione di denunciare non è nata allo scopo di primeggiare; l'egoismo l'ha certamente guidato nelle sue azioni, facendogli scavalcare qualunque prospettiva altrui, ma queste erano dettate dalla stanchezza e dalla frustrazione nei riguardi di qualcosa di cui sentiva - come tutti d'altronde - di averne abbastanza, e non certo dal sogno di tessere per sé con quell'occasione prospettive più rosee per il futuro. Non ha mai creduto di necessitare di questo genere di attenzioni, convinto che l'opportunità di sedere nell'ufficio del Ministro della Magia avrebbe avuto modo di guadagnarsela altrimenti.
    La sedia di Julian Fraser - così legge dalla targhetta sulla sua scrivania - gli va più che bene, insomma, se non altro perché l'uomo stempiato lo dispensa dall'imbarazzo di ritrovarsi a fare quel tipo di dichiarazioni di fronte a un'autorità di grado superiore. Rifiuta garbatamente le cortesie dell'uomo, lanciando un'occhiata accigliata alla ciotola ripiena di caramelle vicino all'orlo del tavolo. « Allora..lei ha preso appuntamento per... una denuncia sporta a Settembre, giusto? » Nate si schiarisce la gola, accavallando le gambe l'una sull'altra. « Corretto. » Ha riflettuto per giorni sulle parole da usare per quest'occasione tanto delicata. Se, da una parte, non ha la benché minima intenzione di replicare alla perfezione le istruzioni dello Shame, adducendo motivazioni estremamente gravi e capaci di costargli tanto, dall'altra è perfettamente consapevole di dover portare a termine l'obiettivo: screditarsi, in ogni modo possibile, agli occhi del Ministero. E nel farlo sarà necessario camminare in punta di piedi tra una serie di pericolosi birilli pronti a crollare l'uno sull'altro al primo passo falso. « Mi dica pure. » Gli occhi chiari seguono la piuma autoscrivente allinearsi su un foglio di pergamena pulito, e anche quest'ultima sembra volerlo incitare a parlare. « Sono qui per ritrattare le mie dichiarazioni » pronuncia, dopo un lungo silenzio che per svariati secondi campeggia nel piccolo ufficio. La piuma si muove sulla carta, arrestandosi poi in modo brusco. Nathan sospira a fondo, sotto lo sguardo curioso dell'uomo. E poi comincia, come una recita della scuola elementare, con candore e una certa serietà nella voce. « Dopo un lungo periodo di riflessione, ho compreso di aver commesso un terribile errore. » Le mani congiunte sulle ginocchia, la voce che si fa più tremante ad ogni parola. Ogni frase pronunciata è un'incriminazione verso se stesso, e questo lo Shame lo sapeva più che bene. Ormai miseramente conscio che non esista scelta di parole accurata tale da potersi scagionare in qualche modo, si arrende piuttosto al compromesso con il male minore, una dichiarazione che possa dare le basi per una giustificazione futura, nel momento in cui si renderà necessaria. « Ho fatto un profondo esame di coscienza, dottor... Fraser, e mi pento sinceramente delle difficoltà che ho causato a questo Ministero. Le mie accuse non sono mai state infondate, è vero, ma temo di averne esagerato involontariamente la portata. Il dispiacere ed il risentimento che provavo a Settembre non mi hanno permesso di vedere chiaramente qualcosa che solo adesso ho realizzato: si trattava di un gioco tra ragazzi, niente di più. Forse un po' sopra le righe, è vero, ma riconosco solo ora che non meritasse le attenzioni delle istituzioni. E mi creda, ne sono fortemente addolorato, perché consapevole che le mie dichiarazioni hanno dato avvio ad un'indagine del dipartimento Auror, oltre che ad una serie di provvedimenti mirati. Ciò nonostante, sento che sia giusto guardare al problema con la mia ritrovata lucidità e testimoniare nel modo corretto. La vicenda dello Shame non è che un insieme di scherzi goliardici, che non hanno mai arrecato a nessuno danni concreti o persistenti. »
     
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    L'uomo ascoltò le parole di Nathan Douglas con attenzione, senza distogliere lo sguardo inespressivo dal volto del ragazzo, mentre ad ogni frase la piuma d'oca scribacchiava velocemente tutto ciò che veniva pronunciato. Solo quando la penna incantata si fermò, facendo saettare lo sguardo dall'oggetto al viso del giovane, il signor Fraser sospirò. « Quindi conferma che ha intenzione di ritirare la denuncia da lei sporta? » Chiese meccanico, sintomo di una prassi a cui ormai era abituato. Probabilmente, a livello personale, avrebbe voluto porre molte domande al giovane, ma il tempo scorreva e gli impegni erano troppi per mettersi a fare una chiacchierata a cuore aperto durante ogni appuntamento. Se ne vedono di cose strane, al giorno d'oggi! - si ritrovò a pensare, mentre si toglieva gli occhiali per pulirli con una pezzina. « Bene, immagino mi serva soltanto una sua firma sotto al verbale. Può prendersi il tempo di leggere le clausole legali in fondo al foglio - non c'è fretta. » A quelle parole, la pergamena svolazzò sotto al naso di Nathan, con la piuma sopra di essa pronta ad essere usata dalle mani di lui. « Probabilmente ci metteremo qualche giorno a processare la richiesta. Una volta passata ai piani alti vedremo cosa se ne farà. » Pausa. « Posso aiutarla in qualcos' altro? »


     
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