It's much better to face these kinds of things

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    27 Febbraio
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    a989d64f-c3ce-4001-90ee-9557e6da92c7 Un giovedì pomeriggio come altri, Maeve sedeva ad un tavolo appartato della biblioteca, inusualmente poco affollata considerata l'ora pomeridiana di punta. Con ogni probabilità, quella scarsa affluenza di studentelli appartenenti alle varie Case, era dovuta al clima vagamente più mite rispetto agli ultimi mesi, segno che preannunciava l'arrivo della primavera nelle Highlands scozzesi. Il chiostro alla base della Torre dell'Orologio e tutti gli annessi cortili erano quindi divenuti una meta molto più allettante, rispetto all'immensa scatola chiusa rappresentata dalla sala contenente decine di migliaia di libri, stipati sugli innumerevoli scaffali impolverati. Alla Corvonero tuttavia, serviva proprio quel silenzio quasi assordante che aleggiava su tutto il terzo piano per potersi concentrare in modo eccezionalmente intenso, soprattutto negli ultimi tempi in cui la sua attenzione sembrava catalizzarsi su tutto fuorché l'essenziale. Era circondata da almeno otto volumi diversi, accatastati in pile organizzate in base alle argomentazioni da trattare di volta in volta; una quantità numerosa di pergamene arrotolate da una parte, con gli esercizi già svolti, ed altre ancora inalterate dall'inchiostro; dispense e quaderni d'ogni materia, colmi d'appunti trascritti in preciso ordine schematico. L'espressione concentrata ad indurirle i lineamenti graziosi del viso, si era immersa nello studio compulsivo subito dopo pranzo, ignorando ogni distrazione esterna. Di qualsiasi entità essa fosse. Morgenstern, col suo solito cipiglio severo, non se ne sarebbe fatto nulla di scuse giudiziose su un inconcepibile ritardo nella consegna della relazione scritta che aveva richiesto ormai da giorni. Una volta immersa nello studio fortunatamente, la mente della rossa aveva finalmente abbandonato ogni evasione dai suoi doveri, coi pensieri raccolti esclusivamente su ciò che aveva da stilare nero su bianco sulla pericolosità dei Voti Infrangibili. Se c'era un corso di lezioni che aveva da sempre affascinato la strega, molto più di altri, questo era proprio Difesa contro le Arti Oscure. Dagli appartenenti alla casata dalle tinte bronzo/blu ci si aspettava spesso delle secchie interessate maggiormente agli aspetti teorici della Magia; Maeve invece adorava anche tutto ciò che di pratico e tecnico coinvolgesse le varie materie - eccezione fatta per Pozioni. I duelli sapevano essere stimolanti, tanto quanto una buona lettura in tarda ora per conciliarle il sonno inquieto. Certo che, chi sarebbe così folle da sottostare ad un giuramento che se infranto, porta irrimediabilmente alla morte? Non può che trattarsi di un atto disperato, o di inconcepibile fiducia riposta in chi sancisce l'altra parte del vincolo.
    Sollevò lo sguardo dal foglio sul quale scribacchiava con la mancina, terminando l'ultima riga con la sua meticolosa calligrafia arrotondata, soltanto quando dei movimenti al suo fianco preannunciarono l'arrivo della brunetta che attendeva. Si era data appuntamento con Maxine per studiare assieme, anche se le intenzioni della rossa esulavano dal solo condividere perplessità sui differenti corsi seguiti... Motivo per il quale l'aveva preceduta rintanandosi in quell'angolo solitario, così d'avere il tempo di terminare almeno la metà delle sue incombenze. Probabilmente aveva lasciato ricadere la scelta su quell'ambiente come luogo d'incontro, così conforme alle regole del silenzio e la concentrazione, proprio per smorzare il desiderio di chiacchiere non proprio dei più favorevoli allo svolgersi dei rispettivi compiti. « Ehi, Max! » sussurrò, non volendo disturbare lo studio degli altri scolari, sebbene fossero presenti soltanto un paio di gruppetti disparati, più un ragazzino dei Tassi accomodato al tavolo di fianco al loro, intento a sfogliare una qualche rivista che aveva a che fare con dei supereroi in calzamaglia. Ragazzi... « Per una volta, credo di poter essere d'accordo con te riguardo ai compiti. Non so come sia potuto accadere, ma fra relazioni e saggi per la Branwell, le interrogazioni a tappeto di Storia della Magia e Morgenstern che non ha bisogno di definizioni, non credo di potercela fare. » cominciò con fare drammatico, sorridendole divertita nel bel mezzo della recita di cui era solita protagonista l'americana, abbandonando la penna sul tavolo per stiracchiarsi. « Ed ho accumulato anche delle ricerche per Babbanologia... Ricordamelo: perché seguo questa materia? Anzi, scherzavo. Non voglio distarmi con imprecazioni contro me stessa. » Dentro di sé, fece una smorfia all'indirizzo di se stessa, proprio a causa della sua incontrollabile propensione a voler colmare ogni spiraglio di tempo con lezioni, corsi extra-scolastici ed attività dalla dubbia natura - c'era stato un momento in cui, presa dall'interesse che aveva per le escursioni, le era anche balenato in mente d'iscriversi al progetto dei Berretti Rossi, iniziativa morta nel tempo stesso della presa in considerazione ed aver appreso della ridicolezza delle uniformi da indossare. Era già scesa a patti con la divisa scolastica, accorciando celatamente la gonna a pieghe di qualche millimetrico lembo di stoffa, abbellendola poi con l'uso di bigiotteria, calze orripilanti sostituite da parigine ed acconciature ogni giorno diverse per i suoi capelli del colore del fuoco. Andare in giro in calzoncini, di un'improbabile sfumatura tendente al marrone, era veramente improponibile. Sollevando leggermente le braccia, scostò le onde morbide dietro le spalle, stirando i muscoli tesi con lenti movimenti appresi durante le lezioni sporadiche di yoga seguite nella palestra ad Hogsmeade. Alcune pratiche babbane, dopotutto, sono utili.
    « Comunque, come va? In questi ultimi giorni non abbiamo avuto molto tempo per... parlare. » E Maeve Cousland, maestra del prenderla larga, non poté che introdurre la reale motivazione per cui avesse organizzato quell'incontro. In realtà, la parte razionale del suo cervellino da Corvonero, era già arrivata alle conclusioni sulle ragioni per le quali fosse pressapoco distratta negli ultimi tempi. La prima era stata denominata da Maeve stessa come "La Questione Savannah". Fra le due ragazze era calato una sorta di gelo artico, un'indifferenza reciproca che nemmeno le prime calde giornate tipiche della primavera parevano poter sbrinare. Inizialmente aveva supposto che l'amica avesse indirizzato quel mutismo soltanto verso di lei, tagliandola fuori dalla sua vita come se non fosse mai esistita, per poi insospettirsi a causa dell'impassibilità che pareva aver assunto in generale. Il tutto appariva stranamente curioso: se per la rossa le motivazioni erano state esplicate nello scambio di lettere avvenuto, cos'era accaduto nel frattempo con le altre? Forse si trattava di un'improbabile coincidenza, senza un filo comune a legare cose apparentemente lontane; tuttavia era innegabile quanto il tempismo di quel possibile allontanamento della Hamilton fosse riconducibile alla serata di San Valentino. Che non abbia preso bene neanche la scelta di Max? Impossibile. Savannah era "attenta" ai suoi legami e così come la Corvonero, anche lei doveva aver compreso quanto il duo Maxine/Domiziana vantasse di un'affinità diversa, tutta loro. Come la tua con D.? Ennesima disattenzione fuori tema, sulla quale sorvolò con un sospiro infastidito.
    In ogni caso, Questione Savannah a parte, la seconda fonte di distrazione possedeva dalle fattezze maschili ben diverse dalla giovane Hamilton, seppur ne condividesse il cognome ed i geni. Le divise dei Serpeverde avevano assunto un'attrattiva tutta nuova: ogniqualvolta ne individuava una, gli occhi smeraldini della Cousland ci passavano su a rassegna con la solita apparente indifferenza, alla ricerca delle iridi scure del moro in questione, causa di fin troppe emozioni contrastanti. « Come sta Savannah? Inutile girarci intorno, anche se non eri presente nella Stanza delle Necessità durante il mio turno per assistere alla nascita del drama, saprai già della situazione post San Valentino. » un sorriso poco convinto si fece spazio sulle sue labbra, mentre tornava a sistemarsi composta sulla sedia, le mani occupate a far spazio dinanzi a sé. Sventolò appena la pergamena completa col saggio per Morgenstern, sistemandola in un angolo del tavolo di fianco alla seconda sulla Manticora - così che l'inchiostro s'asciugasse per bene prima d'arrotolarle. « Credi le passerà in tempi brevi? Perché nello scambio di lettere che abbiamo avuto, non mi sembrava molto propensa a cedere. » continuò a parlare con tono basso e quieto, lo sguardo a più riprese indirizzato verso Maxine quasi a poterne captare le reazioni. « Non so come fare, se non dandole tempo. Insomma è... Saw. Le voglio bene, vorrei davvero riconciliarmi con lei, ma non mi rende le cose facili se punta sull'orgoglio e la testardaggine. Forse siamo entrambe troppo simili, sotto quel punto di vista. Non sono disposta a fare un passo indietro, non stavolta e non dopo aver provato a ragionarci. » Risistemato anche il libro richiuso in cima alla pila, riuscì infine ad acquietarsi da ogni movimento - non prima d'aver afferrato ed aperto l'ennesimo volume, stavolta riguardante la Cristallomanzia. Girò le pagine con fare incurante, ripensando alla Branwell e le sue solite affermazioni mistiche: "Non dobbiamo sforzarci di vedere, ma di capire ciò che vediamo". Se l'approccio funzionava per tasseomanzia, coi cristalli il compito pareva molto più arduo. Figurarsi sforzarsi d'entrare nell'ottica di Savannah e capirne ogni atteggiamento, neanche fosse un cristallo dalle proprietà intrinseche che le sfuggivano. « Vorrei solo che capisse anche la mia posizione, perché non sono un'idiota, ho compreso ed avevo preso in considerazione il fatto che avrebbe potuto infastidirsi per il tutto. Insomma, è piuttosto palese... » stiamo pur sempre parlando di suo... « Ehi tu, siamo in biblioteca non all'oratorio! » Una voce estranea s'intromise prima che la ragazza potesse terminare il concetto, Maeve di conseguenza spostò lo sguardo alla ricerca dell'intruso, non dovendo spaziare molto nella sala considerata l'unica presenza così vicina. Intercettò il piccolo Nerd impertinente, che la guardava accigliato, ed un sorriso beffardo le si aprì sulle labbra. Chiuse il libro di scatto, facendolo sobbalzare appena sul posto. Non scomponendosi lo ignorò platealmente, rivoltando il viso verso la brunetta riprese a discuterci, più silenziosamente di quanto non stesse già facendo. « Da quando i nani del primo anno dei Tassi sono così temerari? »

     
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    Gli ultimi giorni non sono stati semplici. Da dopo San Valentino, ha dovuto prima affrontare il discorso "E' successo qualcosa, ma siamo comunque okay" con Derek, per poi ritrovarsi a muovere per il castello per trovare un momento solitario da ritagliare per sé e per Saw. Fin dalla chiacchierata con il fratello, le è apparso lampante il suo errore nel pensare che l'omettere quel piccolo particolare proprio con Saw fosse una buona idea. Probabilmente, lei a parti inverse non avrebbe dato la benché minima importanza alla cosa, ognuno in fondo è libero di fare le proprie scelte, indipendentemente che si tratti di fratelli e sorelle varie, ma Saw ha una propria testa, così come ha dei sentimenti forti a renderla sempre così decisa e ferrea in ogni cosa che fa. E io sono semplicemente stata una cazzo di codarda. Dopo aver capito chi davvero fosse il ragazzo dei suoi ricordi, che tuttora vengono raccontati dalla sua mente a piccoli flash, in una narrazione ambigua di luce e ombra, ha deciso semplicemente di ignorare quel piccolo particolare, di fingere di non ricordare, di prendere per buona la versione della pura e semplice negazione. E' un meccanismo, questo, molto caro alla piccola Picquery, che si ritrova a cancellare, abitualmente, pezzi e pezzi della sua vita, quelli che le piacciono di meno, quelli che la fanno sentire una merda, quelli in cui si ritrova a domandarsi persino se è stata lei a fare determinate cose. E così, ha soltanto raschiato via dalla sua memoria il legame che Saw e Derek condividono, così da non dover affrontare quello che, al tempo, le sembrava una montagna di problema, un qualcosa che non avrebbe potuto affrontare nemmeno con l'appoggio incondizionato di Nana che, dal canto suo, pur mantenendo il segreto come ha sempre ha fatto con quelli di Max, non si è mai detta fortemente d'accordo su quel suo approccio negazionista nei confronti della loro miglior amica. "Le bugie hanno le gambe corte" le ha detto una volta e i loro occhi si erano incontrati, per qualche istante di silenzio nei quali Max aveva intuito quanto la bionda sentisse vere quelle parole. Ma la mia non è una bugia, non ho mai detto "Non ci sono mai finita a letto, ti sbagli." Semplicemente non ho detto niente di niente. Vale lo stesso come una menzogna? Si era ritrovata a domandarsi, tra sé e sé, mentre aspettava l'uscita della bionda dalla lezione di Aritmanzia, con le spalle contro il muro, pronta a scattare non appena i suoi occhi si fossero posati sul volto di lei. E quella fu una la prima volta in cui Saw, non appena aveva fatto capolino fuori dalla porta in mogano robusto, aveva accampato una scusa frettolosa per evitarla. E ci aveva riprovato, per altre tre volte, aspettandola fuori dalla Sala Comune dopo pranzo, appostandosi all'entrata della Sala Comune per beccarla prima che salisse in camera, per poi addirittura tampinarla con dei bigliettini volanti durante una lezione di DCAO, dove si era beccata pure l'ennesimo rimprovero per la sua condotta sempre fuori luogo. Alla fine si era data per vinta, decidendo, semplicemente, di lasciarle i suoi spazi, seppur l'enorme buco nero d'ansia, al centro del suo stomaco, la facesse desiderare di sprofondare, di buttarsi alla ricerca di quel qualcosa per compensare il malessere interiore che la costringeva a respirare a fatica, con il fiato sempre troppo corto.
    Tre secondi inspiro, quattro secondi espiro, quattro secondi trattengo. Si ritrova a seguire quel semplice esercizio imparato in anni e anni di terapia, per cercare di gestire l'ansia che l'attanaglia, decisamente in maniera più considerevole nell'ultimo periodo, mentre entra velocemente dalla porta della biblioteca. Si guarda intorno, rivolgendo un cenno di saluto cameratesco alla bibliotecaria, che non sembra prendere troppo bene la cosa, ma a cui non rivolge ulteriore attenzione, concentrata a ricercare la fluente chioma rossa che deve essere lì, nascosta da qualche parte. Vaga per i vari scaffali, per qualche istante, per poi adocchiarla immediatamente, su di un tavolino appartato dai restanti. Così si può parlare in tranquillità, senza che l'adorabile bibliotecaria ci porti fuori per le orecchie. « Ehi, Max! » La saluta con un cenno del capo, mentre si siede di fronte a lei, facendo più rumore del dovuto, solo per rompere le palle al nerdicciolo che se ne sta lì, sul tavolino vicino al loro, a leggersi un fumetto babbano. E infatti, lui alza lo sguardo, vagamente infastidito dal lento rumore continuo che lei produce appositamente nell'avvicinare la sedia al tavolo e poi dal tonfo che fa fare al libro di Divinazione. "Non l'ho fatto apposta" sillaba con le labbra, con un sorriso divertito, prima di tornare a guardare l'amica. « Per una volta, credo di poter essere d'accordo con te riguardo ai compiti. Non so come sia potuto accadere, ma fra relazioni e saggi per la Branwell, le interrogazioni a tappeto di Storia della Magia e Morgenstern che non ha bisogno di definizioni, non credo di potercela fare. Ed ho accumulato anche delle ricerche per Babbanologia... Ricordamelo: perché seguo questa materia? Anzi, scherzavo. Non voglio distarmi con imprecazioni contro me stessa. » Si ritrova a sorridere, mentre scrolla la testa per cacciare il disturbante pensiero del fatto che lei è irrimediabilmente l'asino del gruppo. Quella che non ha capito che cosa fare un giorno, nella vita, quella che non si è prefissato obiettivi a lungo termine, quella che non ha aspirazioni vere e fondanti. Forse perché già so che è tanto se supererò i vent'anni. Quella riflessione, taciuta al resto del mondo, aleggia spesso nella sua testa, come fa per qualche frazione di secondo in quel momento, prima che lei decida di prendere parola, giusto per distrarsi un minimo. « Perché sei un'adorabile secchioncella che adora prendere crediti extra? Non so, la butto lì eh.. » Si ritrova a ridacchiare, con fare più leggero non appena si accorge di star respirando fino in fondo, finalmente. « Anche se dai, Babbanologia non è così male. E' forse una delle poche materie decenti che insegnano qui. » Ha sempre trovato estremamente affascinanti i Babbani, pur non essendoci mai stata a contatto veramente. Ama il loro ingegnarsi, in ogni frangente, pur non avendo la magia dalla loro. Sono sicuramente più svantaggiati rispetto a noi, eppure sfruttano al massimo le loro capacità e la loro intelligenza per fare grandi cose. « Comunque, come va? In questi ultimi giorni non abbiamo avuto molto tempo per... parlare. » Beh che dire, la prendiamo alla larga, mh? Si ritrova a commentare, fra sé e sé, già cosciente, ancor prima di mettere piede in quell'ambiente, che quell'incontro non aveva come vero scopo quello di studiare - soprattutto considerando la scarsa capacità dell'americana di concentrazione quando si trattava di quella particolare disciplina -. Vuole parlare della situazione e magari carpire qualche informazione. Non la biasima per questo. Anche lei, a conti fatti, se non avesse Nana in quel periodo, avrebbe cercato di riparare quello che appariva irreparabile, costringendosi persino a strisciare, probabilmente. « Direi che scolasticamente, sono sulla tua stessa barca. Devo ancora incominciare il saggio sui Voti Infrangibili e io e la Cristallomanzia non siamo proprio quelle che si definiscono due amicone per la vita. Senza aggiungere la prova pratica sul riconoscimento delle Pozioni tramite i cinque sensi. Credo che mi darò malata lunedì. » Si stringe nelle spalle, prima di appoggiare le braccia sul tomo di Divinazione, con le mani che si stringono ai bordi, decisa ad evitare di parlare della "tempesta di gelo Savannah" fin quando non sarà lei a porre la domanda diretta. « Come sta Savannah? Inutile girarci intorno, anche se non eri presente nella Stanza delle Necessità durante il mio turno per assistere alla nascita del drama, saprai già della situazione post San Valentino. Credi le passerà in tempi brevi? Perché nello scambio di lettere che abbiamo avuto, non mi sembrava molto propensa a cedere. [..] Non sono disposta a fare un passo indietro, non stavolta e non dopo aver provato a ragionarci. » La lascia finire di parlare, mentre si mordicchia l'interno del labbro e i suoi occhi smeraldini corrono altrove. Si fissano sul fumetto del ragazzo. "Batman vs. Superman". « Allora, vediamo, nell'ordine: , so della situazione post San Valentino, no, non credo che le passerà così brevemente, soprattutto perché è una questione che interessa anche suo fratello. » E me. E' soltanto allora che torna a fissarla, nell'istante in cui si domanda se sia il caso o meno di parlarle di lei e Derek. Forse sì, forse tutti dovrebbero sapere la verità così che non
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    possa più essere usata come arma.
    « Vorrei solo che capisse anche la mia posizione, perché non sono un'idiota, ho compreso ed avevo preso in considerazione il fatto che avrebbe potuto infastidirsi per il tutto. Insomma, è piuttosto palese... » « Ehi tu, siamo in biblioteca non all'oratorio! » Gli occhi di entrambe si proiettano sul ragazzino di Tassorosso al loro fianco. Max alza un sopracciglio, interrogativa di fronte a quell'alzata di cresta. « E perché tu non torni a farti le pippe in bagno su Wonder Woman, invece che startene lì a farti i cazzi nostri? » Lo fissa, sbattendo le ciglia un paio di volte, prima di tornare a canalizzare tutta la sua attenzione nei confronti dell'amica. « Da quando i nani del primo anno dei Tassi sono così temerari? » Scrolla la testa, con aria piuttosto divertita, avendo trovato quell'intermezzo estremamente comico. « Non so, magari stamattina a colazione ha mangiato pane e coraggio. Ma passerà l'effetto, prima o poi. » Sorride, con un che di diabolico, mentre lancia un'occhiata al ragazzino. Ancora lì stai? Sembra volergli dire con gli occhi e lui, decisamente più mesto e visibilmente scocciato, prende la sua roba e si alza. Ma non se ne va, decide soltanto di muoversi un paio di tavolini più in là. Il sorriso sulle labbra della mora si fa più beffardo, tornando da Maeve. Si stringe nelle spalle con i palmi delle mani all'infuori. Visto? « Comunque.. » si schiarisce poi la voce, tornando seria come il discorso richiede. « Non so come sta Savannah..evita un po' tutti, ultimamente. » C'è un accenno d'evidente tristezza nel suo tono di voce. Non la sta evidentemente prendendo bene, seppur faccia di tutto per far sembrare il contrario. Sa perfettamente com'è fatta la bionda ed è per questo che, alla fine, ha deciso di rinunciare alla sua missione, giusto per qualche altro momento. « Ma conoscendola non starà benissimo e non vorrà nessuna di noi intorno. Quindi sì, ha evidentemente bisogno dei suoi spazi, del suo tempo per elaborare la cosa. Non sapevo vi foste scritte ma..- esita giusto per qualche istante, mentre i suoi occhi appaiono sfuggenti più che mai -..ho letto le lettere che ha mandato a Derek. » Aspetta una reazione da parte della rossa, anche se, in effetti, parole del genere non dovrebbero creare chissà quale risposta, non conoscendo i retroscena. Potremmo semplicemente essere amici, a quanto ne può sapere lei. Stringe le labbra, fermando il suo sguardo in quello di lei. « Non so se te l'ha detto, ma in quelle lettere Saw ha insinuato cose, ha portato avanti una teoria. Su di me e su di lui. » Madonna, che ansia. Se è così con lei, figuriamoci con Saw. « Dei dubbi che sono, essenzialmente, fondati. Tra me e Derek c'è stata una cosa in passato. Una roba davvero solo di una sera che, a tutti gli effetti, nemmeno ci saremmo mai ricordati e di cui non avremmo di certo riparlato se non avessimo Saw come tramite. » Attende qualche istante, valutando le espressioni sul volto di Maeve, per poi imbronciarsi, visibilmente. « Ora sai perché è così con tutti. Immagino che entrambe avremo l'occasione per spiegarle la nostra versione dei fatti, quando lei sarà pronta. Non si può costringerla né impuntarsi affinché lei capisca, in questo momento. » Le dita prendono ad armeggiare con la costa del libro, facendo su e giù, nervosamente, lungo i caratteri che vi sono incisi. Li fissa per qualche istante, con i polpastrelli che seguono il profilo di una O. E' bella, elegante, dorata. « Non so come sia andato il vostro appuntamento, se ti piace, né se credi ci possa essere altro in futuro ma..ti crea problemi l'essere venuta a conoscenza di questa cosa? »
     
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    « Perché sei un'adorabile secchioncella che adora prendere crediti extra? Non so, la butto lì eh.. Anche se dai, Babbanologia non è così male. E' forse una delle poche materie decenti che insegnano qui. » Maeve si ritrovò a ridacchiare, divertita soprattutto dall'entrata in scena - rumorosa - dell'amica, così da Maxine da non farle presagire nessun altro tipo di comportamento da quella brunetta. Schietta, decisa. Senza troppi peli sulla lingua. Era quell'essenza esplicita ed inequivocabile a piacerle della Serpeverde, a volte così nettamente in contrasto con l'oppressiva educazione che invece le era stata inculcata forzatamente sin da quando era bambina. Max diceva e si comportava soltanto come lei stessa reputava opportuno. A dispetto anche di sua madre probabilmente, il più delle volte. « Non sono una secchioncella, sono soltanto diligente. » controbatté, affermazione perentoria nel tono e nel contenuto, che le fece allargare il sorriso. Non l'infastidiva sul serio, essere definita con quel termine del gergo studentesco, fintanto che fossero persone della sua cerchia a sbeffeggiarla; ma non sarebbero state le loro solite sceneggiate, se non avessero preso a battibeccare scherzosamente sull'importanza degli studi. Avesse avuto il tempo effettivo per poter seguire ogni corso di Hogwarts, Maeve l'avrebbe sicuramente fatto senza indugi. La scelta delle materie aggiuntive, quand'era venuto il momento dopo il secondo anno, era dovuta ricadere "soltanto" su Babbanologia, Divinazione e Cura delle Creature Magiche. La prima, oltre alla sorpresa della sua famiglia, aveva scatenato non pochi dissidi durante tutta l'estate prima dell'inizio delle lezioni. Secondo i suoi parenti, studiare abitudini e marchingegni babbani era del tutto irrisorio, rispetto ad altri corsi meno inutili che la scuola aveva da offrire. La strega ovviamente, l'aveva presa come la solita sfida, barcamenandosi volontariamente in una disciplina che l'affascinava ma di cui non sapeva praticamente quasi nulla. Se per i costumi e le tradizioni babbane era stato più semplice informarsi con gli anni, per quanto riguardava la "tecnologia" aliena al loro mondo magico, aveva sempre dovuto ingegnarsi per utilizzare anche soltanto il cellulare in ambiente domestico. Se i suoi genitori, pur non trovandone l'utilità, riuscivano a sorvolarci quand'erano a casa a Canterbury; durante il resto delle vacanze passate sulle isole Ebridi, col resto dell'amorevole famiglia paterna, ognuno di quegli aggeggi era praticamente bandito. Circuire e rabbonire gli elfi domestici che, a volte, riuscivano a beccarla in camera sua o nei giardini in possesso di Ipad o simili, era divenuto quasi un passatempo estivo e festivo. Occupazione divertente che purtroppo le nuove Disposizioni d'emergenza le avevano levato, insieme a tutti i suoi apparecchi e l'aspettativa d'affinare le doti da stalker ed Influencer in erba.
    « Direi che scolasticamente, sono sulla tua stessa barca. Devo ancora incominciare il saggio sui Voti Infrangibili e io e la Cristallomanzia non siamo proprio quelle che si definiscono due amicone per la vita. Senza aggiungere la prova pratica sul riconoscimento delle Pozioni tramite i cinque sensi. Credo che mi darò malata lunedì. » Vee sorrise ancora, scuotendo la testa per il rimedio così poco fattibile escogitato dalla brunetta, armandosi d'ulteriore pazienza nel scostare il volume sulla Cristallomanzia e srotolare l'ennesima pergamena vuota da trascrivere. « Allungherai soltanto i tempi della tortura, dandoti malata. Lo sappiamo benissimo entrambe, che non passerai la giornata in camera a studiare per rimetterti in pari. Per i Voti Infrangibili puoi prendere ispirazione dalla mia se vuoi, ma prova a cambiarci qualcosa... Morgenstern ha il fiuto per i compiti copia e incolla. » propose, con una parvenza d'interesse nel voler continuare con lo studio intensivo e non perdersi in ulteriori chiacchiere. Ma partì da lei la domanda successiva inerente a Saw e la loro situazione, sebbene lo scambio d'opinioni fu interrotto dal giovane dei Tassi che Max - a differenza sua - canzonò senza troppi problemi. « Brava, sarà l'ennesimo ragazzino che si dileguerà al nostro arrivo ovunque. Regno del terrore sia! » dopo una rapida occhiata derisoria indirizzata al moccioso che, effettivamente, si spostò per timore della Serpe (o semplicemente imbarazzato?), la rossa dispiegò per bene il foglio per iniziare a scriverci almeno il suo nome nell'intestazione; mentre Maxine riprendeva il discorso da lì, dove l'avevano lasciato prima dell'intrusione. « Non so come sta Savannah..evita un po' tutti, ultimamente. Ma conoscendola non starà benissimo e non vorrà nessuna di noi intorno. Quindi sì, ha evidentemente bisogno dei suoi spazi, del suo tempo per elaborare la cosa. Non sapevo vi foste scritte ma....ho letto le lettere che ha mandato a Derek. » Sollevò le spalle, scuotendo appena il viso, in un tacito segnale così che continuasse a parlarle liberamente. Avrebbe voluto porre fin troppe domande, Maeve, a seguito di quelle dichiarazioni: innanzitutto, perché la bionda avesse preso ad ignorare anche le altre; su cosa - o chi - dovesse elaborare; di quali lettere si stesse parlando... E perché Derek avrebbe dovuto dirglielo? Per quanto ne sapeva, Max e il ragazzo potevano essere buoni amici, oltre che concasati e colleghi della radio. Non le suonò affatto strano, almeno al principio, quell'ultimo dettaglio. Fintanto che la Picquery non continuò con la spiegazione. ezgif-6-6673039be882 « Non so se te l'ha detto, ma in quelle lettere Saw ha insinuato cose, ha portato avanti una teoria. Su di me e su di lui. Dei dubbi che sono, essenzialmente, fondati. Tra me e Derek c'è stata una cosa in passato. » Prima reazione: il pennino che teneva fra le dita le scivolò di colpo, un movimento brusco che la portò a tracciare una linea retta d'inchiostro nero, estesa dalla S del suo cognome fino a metà foglio. Seconda reazione: sollevò all'istante lo sguardo, incrociando quello dell'amica, scoprendola in una condizione di... disagio. Od imbarazzo, forse? Ultima ed incontrollabile reazione: schiuse le labbra, dalle quali venne fuori soltanto un « Oh. », unico commento che proferì con un filo di voce mentre Max continuava con la sua delucidazione. Non la interruppe neanche una volta, soppesando ogni parola, più che spinta dalla solita curiosità, desiderosa di scoprire il maggior numero di dettagli. E, di conseguenza, decidere il tipo d'approccio da utilizzare. « Una roba davvero solo di una sera che, a tutti gli effetti, nemmeno ci saremmo mai ricordati e di cui non avremmo di certo riparlato se non avessimo Saw come tramite. [...] Non so come sia andato il vostro appuntamento, se ti piace, né se credi ci possa essere altro in futuro ma..ti crea problemi l'essere venuta a conoscenza di questa cosa? » Gli occhi della Corvonero indugiarono sul viso della compagna, chinando leggermente il capo, si sfregò la fronte mentre i pensieri iniziavano ad affannarsi per una prima rapida valutazione sulla questione. Bene, ora oltre alla Questione Savannah, dovrò aggiungerci la Questione Maxine/Derek. Non era un'ulteriore distrazione, ciò che avrebbe voluto ottenere da quella conversazione con la ragazza; ma, quantomeno, iniziava a farsi una visione più ampia della vera motivazione per la quale Savannah si fosse allontanata dalle sue amiche. Non ebbe comunque modo di metabolizzarci su e farsi un'idea precisa, considerato ciò che ne seguì dal discorso di Maxine, ritrovandosi a scrutarla con attenzione; controllando l'istinto che le diceva di sommergere l'americana di quesiti, o nell'eventualità, prendersi quelle risposte in tutt'altro modo.
    tumblr_ohutylpF4m1qadpveo4_400« No. Insomma... È una cosa antecedente a me, se ho ben capito. Ed in fondo, non è il mio ragazzo: un solo appuntamento non mi da il diritto di intromettermi su cosa debba o meno fare Derek. O addirittura recriminarvi storie del passato. » Risposta diplomatica Maeve, quella che tutti vogliono sentirsi dare. Quella emotiva, invece? Già, quella scaturita dalle emozioni in subbuglio, capaci di farla piombare in uno stato di indecisione e fastidio dalla dubbia natura, sarebbe stata la stessa? « Ma... » aggiunse, lasciando scivolare la penna sul tavolo, incrociando le braccia così da poggiarle sul bordo in legno che strinse in una lieve presa. « ... questo non vuol dire che non mi faccia uno strano effetto. Conosco soltanto alla rinfusa le voci che corrono su di lui. E non conta neanche questo in realtà, so come si è comportato con me. L'eventuale problematica è un'altra: se fra di voi c'è stato di più, o credi anche soltanto lontanamente di provare qualcosa, preferirei saperlo adesso. » Per far cosa, Maeve? Farti da parte, per non ferire i sentimenti di una tua amica? O perché, egoisticamente, vuoi salvaguardarti da una possibile delusione? « Apprezzo che tu me ne stia parlando e non sei obbligata a rispondermi. Ma sinceramente, da amica ad amica, Derek è stato una scoperta... interessante. Vorrei continuare a conoscerlo, per capire questo mio interesse per lui cosa sia. Però, allo stesso tempo, non ho alcuna intenzione di finire in lotte drammatiche e discussioni infantili per la conquista del rampollo. » scrollò le spalle, arricciando leggermente il naso, restia ed infastidita anche soltanto dal pensiero d'ipotetici contrasti fra di loro - o qualsiasi altra ragazza di Hogwarts - per potersi accaparrare le attenzioni del moro. L'aveva presa per vera, quella loro intesa inaspettata; ciò non voleva dire che avrebbe iniziato a comportarsi in maniera pressante od addirittura farsi delle fantasiose aspettative - come quelle insulse ragazzine dalla dignità inesistente che l'attorniavano. « In che senso non l'avreste ricordato? Cos'è successo? » scostando il foglio macchiato, il libro e perfino la boccetta d'inchiostro, abbandonò ogni buono proposito inerente allo studio. Sarebbe stato impossibile, continuare. « E Savannah come l'ha scoperto? Le sue teorie dovrà pur averle basate su qualcosa, che l'avrà fatta scattare. » si spostò i capelli dal viso, portandosene una ciocca consistente dietro l'orecchio ed esalò un sospiro colmo di esasperazione. « Non posso dire di condividere l'approccio scelto da Saw per la situazione, ma adesso comprendo meglio la sua posizione. Sarà incazzatissima, probabilmente. » Fece un pausa, torturandosi brevemente il labbro inferiore fra i denti, valutando in tempo lampo se intromettersi o meno nella faccenda. « Hai intenzione di parlarle, appena si sarà calmata? Se posso darti un consiglio non richiesto: dille la verità, prima che la scopra da sola. Derek è suo fratello, sono legati dal sangue indipendentemente da tutto. Ma per noi... è diverso. La fiducia e la sincerità dovrebbero essere alla base, in un rapporto d'amicizia. » si inclinò in avanti a quelle parole, spostando un braccio per andare a stringere la mano della Serpeverde in un gesto che avrebbe potuto dirsi di conforto. Non le serviva far ricorso a forme assurde d'empatia, legiliminanzia o capacità di comprensione, per rilevare il disagio, il nervosismo e l'ansia che l'amica stava provando. « In ogni caso, sta' tranquilla. Capirà. E se non dovesse farlo, troveremo un modo per farle cambiare idea, okay? »

     
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    « Allungherai soltanto i tempi della tortura, dandoti malata. Lo sappiamo benissimo entrambe, che non passerai la giornata in camera a studiare per rimetterti in pari. Per i Voti Infrangibili puoi prendere ispirazione dalla mia se vuoi, ma prova a cambiarci qualcosa... Morgenstern ha il fiuto per i compiti copia e incolla. » Le si illuminano visibilmente gli occhi nel sentire quella proposta che per una come lei, che al momento annega alla sola idea di dover mettere giù anche solo due righe, figuriamoci un intero saggio, è tipo un ancora di salvezza. Un faro di luce che l'investe e che la fa sentire, per qualche istante, distante da qualsiasi preoccupazione. Perché Max è così: la sua psiche è friabile, talmente fragile da sgretolarsi al minimo contatto e i suoi pensieri sono talmente tanti e gravosi che le basta un nonnulla per far sì che la sua mente si concentri su quello soltanto, anche solo per un periodo limitato di tempo, certo, ma abbastanza lungo da farla respirare perché non c'è altro oltre quel minuscolo particolare. E l'idea di poter prendere spunto da ciò che la rossa ha già scritto per quel compito la rincuora, facendola sentire più leggera. « Sei la mia salvezza. » Commenta, annuendo con decisione, mentre le labbra si arricciano in una smorfia di puro divertimento. « Io potrei ricambiare in...Babbanologia, se ti fidi. » Si ritrova a dire poi, dopo qualche secondo che si è presa per cercare di trovare qualcosa di altrettanto allettante per l'amica con la quale poter saldare il suo debito. « Sul cinema babbano e le loro serie televisive sono, modestamente, molto ferrata. » E' un sorriso timido, dalle note nostalgiche, quello che compare sulle sue labbra nell'esatto momento in cui finisce di pronunciare l'ultima parola. C'è un perché di quel sentimento. « Mio padre mi faceva vedere di nascosto la tv. E mi portava al cinema, quando riusciva a prendersi un giorno dal MACUSA. Prendevamo sempre i popcorn al caramello e quelli al cioccolato e una volta mi ha persino lasciato comprare i nachos piccanti, con un bicchierone di Coca Cola che fa sempre tanto american style. » I ricordi più belli che ha sono quelli che riguardano Thomas Picquery. I più belli e i più tristi allo stesso tempo, perché sono quelli che non può più rivivere, quotidianamente, con la presenza costante di quell'uomo per cui lei avrebbe fatto di tutto. Sono proprio questi i ricordi che Max ha cercato di usare un giorno, durante una lezione di DCAO, dove le era stato richiesto di evocare un Incanto Patronum. Aveva usato la sua prima volta al cinema, quella in cui aveva deciso di andare a vedere "Come d'Incanto", un film che aveva fatto breccia nel cuore della piccola Max che, alla fine della visione, aveva confessato al padre, con la manina davanti alla bocca, che nessun'altro ragazzo sarebbe mai potuto essere il suo vero amore, non quando l'unico e solo sarebbe stato lui. Si era concentrata tanto, nel provare ad evocare l'incanto con l'aiuto di quel ricordo. Ci aveva riprovato con la prima puntata di Friends, vista grazie ad una televisione babbana che aveva messo a posto, per poi nasconderla nella serra, solitamente territorio off limits per la sua genitrice. Aveva tentato persino con il ricordo della scampagnata con il padre e Liv, ma a niente erano valsi i suoi sforzi, facendola arrivare ad una semplice conclusione. Quella megera ha avvelenato tutto, ogni ricordo, ogni gioia, ogni sorriso. « Se l'avesse saputo Cassandra, probabilmente l'avrebbe inserito nella lista del perché mio padre non fosse adatto ad avere la mia custodia. Figurati, con la politica No-Mag che ha quella stronza. » Si stringe nelle spalle, leggermente avvilita. E infastidita dal fatto che, nonostante lei faccia di tutto per far sì che avvenga il contrario, Cassandra ha ancora controllo su di lei e sulla sua mente. Lo dimostra il fatto che è l'unica della sua classe a non essere riuscita ad evocare il proprio patronus tanto da farle considerare come soluzione assolutamente plausibile il fatto che nessun Dissennatore riuscirebbe a farla raggelare. Di cosa si dovrebbe cibare? Della mia ansia? Delle mie dipendenze? Non c'è alcuna sfumatura di tristezza mentre pensa ciò, cose che chiunque altro forse troverebbero da depressi, ma non lei. C'è quasi una forma di crogiolamento in Max, al pensiero di non poter essere toccata da altro. Pensa di aver già toccato il suo fondo, di conoscere ogni forma di infelicità, di essere immune a qualsiasi altra palla curva che il mondo deciderà di lanciargli. E' per questo che, seppur con una buona dose di ansia, parla apertamente a Maeve. Butta fuori qualsiasi cosa, forse non nel modo più corretto possibile ma nel modo che sente essere più vicino alla forma di sincerità che va ricercando ormai da giorni. Maeve è la sua prova generale, prima dello spettacolo in pompa magna, lo sa bene ed è per questo che aspetta pazientemente una sua risposta, mentre le dita continuano a vagare, senza senso, sopra la copertina del libro di Divinazione. « No. Insomma... È una cosa antecedente a me, se ho ben capito. Ed in fondo, non è il mio ragazzo: un solo appuntamento non mi da il diritto di intromettermi su cosa debba o meno fare Derek. O addirittura recriminarvi storie del passato. » Inclina la testa di lato, con gli occhi verdi che si accendono di una luce di pura insoddisfazione. Davvero? Scegli la via della diplomazia? Con me? Sembra volerle dire la sua espressione, con un sopracciglio leggermente incurvato. « Ma...questo non vuol dire che non mi faccia uno strano effetto. Conosco soltanto alla rinfusa le voci che corrono su di lui. E non conta neanche questo in realtà, so come si è comportato con me. L'eventuale problematica è un'altra: se fra di voi c'è stato di più, o credi anche soltanto lontanamente di provare qualcosa, preferirei saperlo adesso. [..] Però, allo stesso tempo, non ho alcuna intenzione di finire in lotte drammatiche e discussioni infantili per la conquista del rampollo. » C'è un momento, mentre lei parla, che Max sente distintamente perdere qualche battito di quel suo cuore fin troppo galoppante. Lei le sta chiedendo se prova qualcosa per lui e Max non riesce a far altro che comparire un solo volto nella sua mente, che non ha nulla delle fattezze di Derek. Non ha i colori scuri, non ha la pelle olivastra..non è un ragazzo. Deglutisce, storcendo poi le labbra in una smorfia carica della frustrazione che prova in quel momento. Frustrazione mista ad una comicità talmente forte, potente da farle desiderare di scoppiare a ridere in quell'esatto istante. Una risata fragorosa, probabilmente di liberazione da tutte quelle catene che si sente di avere, ma per le quali non fa nulla. Sembra non volersi liberare, non le vuole spezzare, troppo debole e vigliacca per fare un passo fuori da quella stasi congelante. « Maeve, posso assicurarti, al 100% che non ho mai provato niente per lui e mai succederà. Non c'è alcun desiderio di correre al rampollo, da parte mia. » Sa benissimo di aver avuto l'immensa opportunità di poter parlare con qualcuno di ciò che sente. Di aprirsi con la rossa come non ha fatto nemmeno con se stessa. Come ha fatto soltanto con quel biglietto anonimo alla posta del cuore del Doxy. "Vado dritta al punto: sono abbastanza certa di essere innamorata della mia miglior amica. E finora sono stata solo con ragazzi - ma non credo mi sia mai davvero piaciuto, lo stare con un ragazzo, intendo. Che devo fare?" « Anche perché mi piace qualcuno. » Decide di non sprecarla quell'opportunità, mentre la fissa, con gli occhi sgranati e fin troppo stralunati probabilmente. « Cioè, non ne sono sicurissima, perché è una situazione un po' strana in effetti. Devo ancora capire. » Capire chi sono. Scrolla le spalle poi, con disinvoltura, decidendo che quanto ha detto è fin troppo. Sa bene che Maeve non la tradirebbe mai, eppure non riesce a dirlo, non riesco a tirarlo fuori dalla propria bocca. « Boh, vabbè, questo per dirti che non devi minimamente focalizzarti su di me e su dei possibili sentimenti, perché fidati, non ce ne sono proprio. » Non c'è spazio per nessun'altro da fin troppo tempo, nella mia testa. Une verità scomoda, quella, che la tortura ogni giorno, come un pensiero inappropriato che non dovrebbe avere. Un qualcosa che non dovrebbe sentire. Non verso la propria miglior amica, no di certo. « In che senso non l'avreste ricordato? Cos'è successo? » Scuote la testa, Max. Maeve non sa nemmeno quella di storia. Non sa dei suoi problemi, dell'overdose, del casino che ha in testa. Già, il fantastico ritiro buddista, super esclusivo. « Il solito che succede alle feste tra ragazzi della nostra età, immagino. » Lancia un'occhiata intorno a sé, come se avesse bisogno di un po' di spazio perché i pensieri neri tutto d'un tratto, sono tornati a piombarle addosso come uno stormo di avvoltoi su un pezzo di carne fresca. E non vuole nemmeno essere lei a raccontare la versione dei fatti di Derek. Sa perfettamente di averlo, probabilmente, già incastrato in una situazione spinosa. L'ennesimo che incasino, probabilmente l'ennesimo che si allontanerà. « Ma non ha importanza. Non è quello che è successo e il come che importerà a Savannah ma il fatto che glielo abbia tenuto nascosto dal momento in poi in cui ho capito che era suo fratello. Certo che sarà incazzatissima, sono un'amica di merda. Easy peasy. » Non può che stringersi nelle spalle, con un'espressione amara che si apre sul suo volto in risposta alla domanda e alle varie constatazioni di lei in merito
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    alla bionda. « Non so, diceva tipo che secondo lei fosse sospetto che si sia spento per me, ma che sia rimasto acceso per te. Perché, all'inizio ha creduto che si fosse spento per me in virtù del fatto che sono una delle sue migliori amiche, ma poi questo discorso non è più valso per te perché ha continuato a rimanere illuminato, nonostante il rapporto che vi lega. E allora le è puzzata la cosa. » Scrolla la testa. « Boh, forse non ha nemmeno troppo senso, ma sai bene che Saw fiuta le fregature da un chilometro di distanza. Lo fa con le borse contraffatte e con le truffe, figurati in una situazione del genere. » Saw ha il sesto senso, lo sanno tutti. Quello le parla forte e chiaro, ogni qualvolta ci sia qualcosa che non vada intorno a lei e deve semplicemente aver trillato forte, come un campanello d'allarme, la sera di San Valentino. « Hai intenzione di parlarle, appena si sarà calmata? Se posso darti un consiglio non richiesto: dille la verità, prima che la scopra da sola. Derek è suo fratello, sono legati dal sangue indipendentemente da tutto. Ma per noi... è diverso. La fiducia e la sincerità dovrebbero essere alla base, in un rapporto d'amicizia. » Si sente crescere un groppo in gola nel sentire nelle parole di lei l'attuazione di una delle sue più grandi paure. Gli occhi, istantaneamente, si lucidano di una patina velata, mentre si costringe a guardare altrove non appena la mano della rossa che si aggrappa alla sua. Lo sa bene. La fiducia, la sincerità, la lealtà..sono le basi di un'amicizia solida e sono le stesse fondamenta che lei ha deliberatamente spazzato via, lasciando che la paura la facesse da padrona nelle decisioni, decisamente non lucide, della sua testa. « In ogni caso, sta' tranquilla. Capirà. E se non dovesse farlo, troveremo un modo per farle cambiare idea, okay? » Deglutisce, prendendo tempo, tempo che le serve anche soltanto per sbattere le ciglia un paio di volte per lasciare che quelle lacrime tornino indietro, da dove sono arrivate. Non si permette di lasciarle scivolare fuori, non permette loro di avere quel potere disarmante su di lei. « Ci ho provato a parlarle. L'ho braccata neanche fossi un predatore..ma lei non voleva essere presa. » Il labbro superiore si alza a sfiorare la punta del naso, in quella smorfia tipica, da quando è piccola, di una Max particolarmente in difficoltà. « Non voglio scriverglielo in una lettera. Non sono nemmeno brava a scrivere, in generale, perché non mi faccio capire e non so spiegarmi. » Fallirei ancor prima di cominciare. « Vorrei riprovarci, ma so com'è fatta. Con il pressarla si ottiene la reazione contraria. Si chiude ancora più a riccio. Quindi se ci arriverà prima Derek, se sarà più fortunato di me da riuscire a parlarci, immagino che mi meriterò tutto quello che ne conseguirà. » E' solo allora che alza lo sguardo verde ad incontrare quello dello stesso colore di lei. « Ma grazie, comunque..di questo. » Le stringe la mano, a sua volta, alzando un angolo delle labbra. Anche il solo sentirla al suo fianco, in quella situazione che appare ai suoi occhi come insormontabile, è importante. Fa la differenza. « Comunque sia, sono contenta per te. » Si ritrova a dire poi. « Insomma, sarebbe bello sentire almeno un "grazie" da parte tua perché ammettiamolo, il Cupido della situazione lo sono stata un po'. Perché senza di me, tu ancora in stanza stavi. » Diamo a Cesare quel che è di Cesare. Un sorriso più ampio si apre sulle sue labbra nel ricordare quanto, in fondo, sia colpa sua - o forse anche merito? - quel loro incontrarsi. « Com'è dato l'appuntamento? » Le chiede poi, abbandonando le sue dita dopo un'ulteriore stretta, per poi tornare a poggiarsi sopra il libro di Divinazione che sembra essere diventato il suo habit naturale sul quale sostare. « Deduco che ce ne sarà un secondo dalle tue parole? »
     
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    « Sei la mia salvezza. Io potrei ricambiare in...Babbanologia, se ti fidi. Sul cinema babbano e le loro serie televisive sono, modestamente, molto ferrata. » Lei invece, un'intenditrice non lo era per niente. Aveva iniziato ad avvicinarsi a quell'apparecchio ricevente televisivo ed il cinema soltanto una volta ad Hogwarts, allargando la sua cerchia di conoscenze ed apprendendo dai nati babbani e simili tutto ciò di cui ignorava dell'altro mondo. Avere poi la possibilità di poter trafficare con quegli arnesi tecnologici, aveva segnato l'inizio del suo svezzamento. Era appena riuscita ad abituarsi a tutta quella roba: i messaggi istantanei, anziché i gufo; i libri in formato digitale piuttosto dei cartacei; gli infiniti telefilm che le sue compagne seguivano - durante le vacanze natalizie aveva appena fatto in tempo ad iniziare Le terrificanti avventure di Sabrina (i babbani avevano proprio una visione assurda delle streghe), che la rete e tutti quegli strumenti avevano smesso di funzionare. Pur essendo svelta ad apprendere, un paio d'anni non potevano colmare tutte le sue lacune, per cui si ritrovò ad annuire cedendo allo scambio di favori proposto da Maxine. « Affare fatto! Scambio illecito di compiti. Mi piace, potremmo tirarci su un business. » propose in modo scherzoso, riappropriandosi del proprio compito per DCAO e lasciandolo svolazzare in direzione dell'altra ragazza a cui lo affidò. « Mio padre mi faceva vedere di nascosto la tv. E mi portava al cinema, quando riusciva a prendersi un giorno dal MACUSA. Prendevamo sempre i popcorn al caramello e quelli al cioccolato e una volta mi ha persino lasciato comprare i nachos piccanti, con un bicchierone di Coca Cola che fa sempre tanto american style. Se l'avesse saputo Cassandra, probabilmente l'avrebbe inserito nella lista del perché mio padre non fosse adatto ad avere la mia custodia. Figurati, con la politica No-Mag che ha quella stronza. » Maeve la guardò con un’espressione a metà fra il comprensivo e la sorpresa. Non si sarebbe mai abituata, ai modi così coloriti della brunetta, coi quali si riferiva alla genitrice. Col tempo, aveva appreso da Max stessa che non provava soltanto risentimento verso la donna, ma che Cassandra fosse proprio motivo di un sentimento fortemente negativo, nutrito da chissà quali trascorsi della famiglia Picquery. Contrariamente, le parole che riservava al padre erano assai differenti. Ogniqualvolta Maxine si ritrovava a farne riferimento, abbandonando la riservatezza familiare, l'oppressione e l'angustio grigiore legati alla madre, il tutto veniva sostituito da una patina di malinconia mista a ricordi - chiaramente - felici. La rossa le sorrise dolcemente, riuscendo a comprendere soltanto in parte lo stato d'animo dell'amica. La sua famiglia non differiva molto dalla politica No-Mag di Cassandra, certo erano sempre stati molto accorti ed avveduti nel non esporsi mai pubblicamente, praticando manovre per concedere supporto a chi di dovere e finanziare chi reputavano opportuno, lavorando col favore delle tenebre; ma, sorvolando sul tema babbani e la rigidità mentale della vecchia guardia, almeno i suoi genitori vantavano di un rapporto consolidato ed amorevole - per quanto fossero sempre piuttosto assenti, oberati di lavoro al Ministero o chissà quale altra attività di cui ignorava lo scopo. Maeve non sapeva cosa si provasse nel vivere di scandali e divorzi, cause per l'affidamento e contrasti fra genitori, ripercossi sui figli che alla fine erano stati strappati dalla propria casa, per poter piombare in una realtà completamente diversa. Max avrebbe potuto impegnarsi a fingere, ma era fin troppo evidente quanto odiasse il Regno Unito; che fosse un'emozione nata di riflesso per l'avversione generale che provava per Cassandra, o semplicemente per la lontananza forzata dal padre, la Corvonero era pienamente consapevole che se l'amica avesse potuto scegliere, sarebbe scappata dall'uomo seduta stante. ezgif-6-6673039be882 « Non ho ancora avuto l'onore di conoscere Cassandra di persona, ma da come me la descrivi, credo che stronza sia riduttiva come connotazione. » le diede supporto, nonostante fosse indecisa se mostrarsi più diplomatica e ricordarle che la donna fosse pur sempre sua madre, non riuscì a non immedesimarsi almeno un pochino nella compagna. Provava la stessa malevolenza, ostilità e disamore verso suo nonno, col quale finiva in perenne disaccordo ed - accese - discussioni per le manie dell'uomo, intenzionato a gestire le vite d'ogni Cousland come fossero suoi burattini. Maeve non ne faceva eccezione, sebbene la giovane fosse decisamente poco propensa a farsi comandare a bacchetta. Se qualcuno le avesse ribadito che quel vecchio dall'ottusa cultura fascista fosse un membro della famiglia verso cui portar rispetto, la rossa non sarebbe stata così mite nella reazione. Ed immaginò che per Max valesse lo stesso discorso: inutile ricordarle il ruolo di Cassandra, e che in qualche maniera doveva volerle bene, a modo suo. Sostegno, in quell'istante, era ciò di cui l'amica aveva - presumibilmente - bisogno.
    Riservò, in ogni caso, un atteggiamento più avveduto e da politica mancata, per quanto ne riguardò il discorso successivo. La Questione Savannah si tramutò, con uno scambio di poche battute confidenziali, nella Questione Maxine/Derek. Vee non avrebbe saputo scindere i vari sentimenti che tentò di mascherare, dietro il muro di razionalità che spesso e volentieri mostrava. Provò più fastidio, forse, per la presa in considerazione che fra quei due potesse esserci più di quanto stesse apprendendo; malumore, perché a fronte di tutte quelle informazioni, si convinse che far ragionare Saw sarebbe stato ancor più complesso del previsto; irritazione, indirizzata esclusivamente verso se stessa, per aver iniziato a farsi coinvolgere in tutta quella storia che non sapeva dove sarebbe andata a parare; indignazione, sempre per la propria persona, poiché nonostante quelle nuove scoperte rimaneva ferma sulla decisione irrazionale di voler conoscere di più l'Hamilton della discordia... « Maeve, posso assicurarti, al 100% che non ho mai provato niente per lui e mai succederà. Non c'è alcun desiderio di correre al rampollo, da parte mia. Anche perché mi piace qualcuno. Cioè, non ne sono sicurissima, perché è una situazione un po' strana in effetti. Devo ancora capire. » ... e infine, sollievo. Avrebbe potuto mentire a Maxine e persino a sé stessa, tuttavia si sentì confortata da quell'ultima notizia. Trasse un altro profondo respiro, sorpresa dal fatto che fosse bastata quella rassicurazione per schiarirle la mente dai dubbi, ottenendo una visione più oculata. D'altronde anche Max aveva partecipato a quel gioco di San Valentino, se Derek gli fosse piaciuto almeno un po', perché non sceglierlo? Forse perché a differenza tua, non è così stronza da far bravate plateali, sfidando chicchessia? Non la vedeva nemmeno così, in verità. Aveva fatto tutto alla luce del sole della Stanza delle Necessità, senza nascondersi o spinta dal malsano interesse di ferire qualcuno; motivo per il quale, reputava esagerata la reazione avuta da Savannah. Esagerata, ma sempre più comprensibile... Se due delle tue migliori amiche, prendono a far "giochetti" con tuo fratello. Una alle spalle, l'altra di fronte a tutti.
    « Qualcuno. » ripeté in tono piatto. Poi le labbra le si arricciarono in un sorriso furbesco. « Aspetterò pazientemente il nome di questo qualcuno, quando ne sarai sicura. » Avrebbe voluto indagare oltre ma, considerato l'approccio utilizzato dall'altra, non volle calcare troppo la mano. Quell'alleviamento provato dalla Cousland comunque, ebbe decisamente vita breve. Innanzitutto per la risposta così poco esaustiva che ricevette per le "dinamiche" dell'incontro - alcolico? - fra Max e Derek. Dopodiché per l'evidente turbamento emotivo che tutta quella controversia pareva aver riscosso sulla Serperverde. Sguardi sfuggenti, occhi lucidi, gesti irrequieti, senso di colpa trapelato da ogni sua frase... chiari segnali che stesse lasciando prevalere il rimorso, colpevolizzandosi fin troppo. « [...] Non so, diceva tipo che secondo lei fosse sospetto che si sia spento per me, ma che sia rimasto acceso per te. Perché, all'inizio ha creduto che si fosse spento per me in virtù del fatto che sono una delle sue migliori amiche, ma poi questo discorso non è più valso per te perché ha continuato a rimanere illuminato, nonostante il rapporto che vi lega. E allora le è puzzata la cosa. Boh, forse non ha nemmeno troppo senso, ma sai bene che Saw fiuta le fregature da un chilometro di distanza. Lo fa con le borse contraffatte e con le truffe, figurati in una situazione del genere. » Sbuffò silenziosamente per tutta quell'aggiuntiva spiegazione, le sopracciglia aggrottate mentre accarezzava col pollice la pelle morbida della mano di Maxine che tenne stretta nella sua. « Se l'ha capito soltanto per questo, allora Savannah dovrebbe davvero rivedere i suoi piani per il futuro. Potrebbe darsi a qualcosa che sfrutti a pieno questo potenziale fiuto da investigatrice perché, una persona comune, avrebbe semplicemente pensato che a Derek tu non sia piaciuta e si sia spento di conseguenza... Così, tanto per dire eh. Il principio dei gusti soggettivi, per quanto tu sia fantastica. » In un primo momento tentò anche di sdrammatizzare, considerata la logica tirata e l'assurdo ragionamento logico compiuto dalla bionda... Nel constatare l'accenno di panico in crescita in Max però, un piccolissimo spasmo all'altezza dello stomaco la costrinse ad utilizzare un approccio più benevolo. O così credeva, non che fosse la più calorosa e sensibile delle persone. Almeno ci sto provando. « Ci ho provato a parlarle. L'ho braccata neanche fossi un predatore..ma lei non voleva essere presa. [...] Vorrei riprovarci, ma so com'è fatta. Con il pressarla si ottiene la reazione contraria. Si chiude ancora più a riccio. Quindi se ci arriverà prima Derek, se sarà più fortunato di me da riuscire a parlarci, immagino che mi meriterò tutto quello che ne conseguirà. Ma grazie, comunque..di questo. » Il sorriso che aveva fatto a malapena a mostrarle, andò a perdersi mentre scuoteva leggermente il viso, le labbra riserrate in una smorfia seria. La stretta più salda per darle ulteriore conforto fisico. « Non devi ringraziarmi. E per Saw: non essere così pessimista. Soprattutto, smettila di colpevolizzarti così tanto e autocrocifiggerti. Certo, avresti potuto dirglielo subito, ma alla fine dei conti cos'è successo di così irrisolvibile? Il tuo senso di colpa e quest'allontanamento valgono già fin troppo, come punizione. Non che tu ne abbia comunque bisogno, le cose accadono e basta a volte. E non ne sono nate conseguenze insormontabili... Capirà, appena si sarà calmata. » disse infine, con una punta di severità, sperando che la compagna reagisse. Conseguenze insormontabili, come una gravidanza? Quella sì, che avrebbe creato IL panico. Non l'aggiunse ad alta voce, proprio per evitare altri smisurati drammi. « Comunque sia, sono contenta per te. Insomma, sarebbe bello sentire almeno un "grazie" da parte tua perché ammettiamolo, il Cupido della situazione lo sono stata un po'. Perché senza di me, tu ancora in stanza stavi. » Un sorriso genuino le venne fuori del tutto incontrollabilmente, nel sentire quelle parole fin troppo veritiere, sulle quali aveva già lungamente ragionato. « Okay, hai ragione. Grazie per avermi iscritta. » replicò ritornando ad incrociare le braccia sul tavolo, subito dopo aver liberato la mano dalla morsa della bruna. Ripensandoci subito sciolse la presa, prendendo ad armeggiare con massima - e finta - nonchalance con le sue cianfrusaglie che imbandivano il tavolo. « Com'è dato l'appuntamento? Deduco che ce ne sarà un secondo dalle tue parole? » Eh, com'è andato... « È andato... bene. » incominciò senza sbottonarsi troppo, inumidendosi le labbra con fare improvvisamente nervoso, non abituata a confidarsi senza reticenze almeno per quanto riguardava quel tipo di informazioni private. Riservatezze, quelle riguardanti quel preciso appuntamento, che preferiva tenere per sé. « Abbiamo infranto un po' di regole, quella cena non era il massimo. E non guardarmi così, non è successo niente. » Si mosse irrequieta sulla sedia, andando a stringerne il bordo d'ogni lato fra le mani, ridendosela ancora sottovoce nel presagire il tipo d'espressione che Max avrebbe assunto. D'altra parte era stata proprio la Picquery a tirare fuori battute sull'essenzialità dei preservativi per l'evento - perché non si sapeva mai. Sviò anche dallo sguardo della bruna, per evitare di destare sospetti col lieve impaccio che provò a celare per eventuali domande scomode, perdendosi nel guardare di sottecchi il giovane Nerd che le rilanciò un'occhiata torva per tutto quel rumore. « E sì, devo organizzare un secondo appuntamento. In realtà non vorrei nemmeno pianificare chissà che, ma siamo segregati in questo Castello ogni giorno e le opzioni non è che si sprechino. Hogsmeade di sabato, cena prima del coprifuoco ed uscita è così... privo di naturalezza. » trovarsi dalla parte dell'organizzatrice non le dispiaceva affatto, si era però resa conto con l'andare dei giorni, che tutto ciò le venisse in mente finiva con l'apparirle insulso ed infattibile, rispetto alla spontaneità e semplicità della prima sera. Ne sarebbe venuta a capo, utilizzando soltanto un semplicissimo approccio: smettendola di pensare troppo.

     
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    « Qualcuno. Aspetterò pazientemente il nome di questo qualcuno, quando ne sarai sicura. » Si sente la bocca arida mentre deglutisce per andare a lenire un po' quella sensazione fastidiosa. Con un'occhiata complice, però, le comunica quanto le sia grata del fatto che non abbia insistito, nemmeno con un accenno, per farla crollare e tirarle fuori con la forza un nome. Ed è mentre la osserva che nota una certa sfumatura di sollievo nei suoi occhi. Quella che proverebbe chiunque nel sapere che la propria amica non ha alcuno interesse per il ragazzo che invece alberga prepotentemente nei propri pensieri. Riesce a sorridere di quella reazione così genuina da parte dell'amica, forse la prima volta che la vede uscire dalle regole di compostezza perfetta e sublime dentro le quali l'ha sempre vista slittare con così tanta facilità, al contrario suo. In fondo, le loro famiglie hanno un ceppo in comune che è quello della ricchezza, di quell'oro che sembra dovergli scorrere nelle vene, insieme al sangue, e che bisogna ostentare ad ogni costo, lasciandolo fluire fuori affinché chiunque ne prenda nota. Per non parlare poi delle regole del buon costume e l'etichetta. « Se l'ha capito soltanto per questo, allora Savannah dovrebbe davvero rivedere i suoi piani per il futuro. Potrebbe darsi a qualcosa che sfrutti a pieno questo potenziale fiuto da investigatrice perché, una persona comune, avrebbe semplicemente pensato che a Derek tu non sia piaciuta e si sia spento di conseguenza... Così, tanto per dire eh. Il principio dei gusti soggettivi, per quanto tu sia fantastica. » Si ritrova a ridacchiare, in effetti, di fronte a quella constatazione dei fatti. « E' probabile, in effetti, che potrebbe non aver preso in considerazione il fatto che io possa non piacergli, come invece è giusto che sia. Ognuno ha i propri gusti, dopotutto. » Si stringe nelle spalle, un po' incerta. « Forse crede sia impossibile una cosa del genere e l'ha scartata a priori? Sinceramente, non ne ho idea. » Butta lì poi, tornando a sprofondare nell'avvilimento più totale. Perché Max è così: un pendolo continuo che oscilla dall'entusiasmo più puro alla depressione più profonda, dal coinvolgimento all'apatia, andando a toccare davvero poco le sfumature che delineano il passaggio dall'uno all'altro stadio. « Non devi ringraziarmi. E per Saw: non essere così pessimista. Soprattutto, smettila di colpevolizzarti così tanto e autocrocifiggerti. Certo, avresti potuto dirglielo subito, ma alla fine dei conti cos'è successo di così irrisolvibile? Il tuo senso di colpa e quest'allontanamento valgono già fin troppo, come punizione. Non che tu ne abbia comunque bisogno, le cose accadono e basta a volte. E non ne sono nate conseguenze insormontabili... Capirà, appena si sarà calmata. » Si ritrova ad annuire, con poca convinzione, seppur sia profondamente riconoscente alla rossa di quelle parole. Sono quelle che probabilmente aveva un bisogno inconscio di sentirsi dire, dal momento in cui Saw ha preso ad evitarla con così tanta determinazione. Sentirsi capita da qualcuno - che non sia Nana, perché sul suo appoggio incondizionato sa benissimo di poterci sempre contare - è importante, riesce a risollevarle un po' il morale, così come percepisce perfettamente i muscoli dello stomaco distendersi, lasciando che il respiro, corto fino a quel momento, possa ritrovare la sua naturale distensione fino al diaframma. « Okay, hai ragione. Grazie per avermi iscritta. » Ridacchia nell'osservare quanta indifferenza si stia sforzando di mettere nelle sue risposte e ad ogni suo gesto. Armeggia con cose a caso sul tavolo, giusto per fingersi impegnata a pensare a tutt'altro che al moro di casa Hamilton. Sa perfettamente, Max, che le basterebbe accendere l'interruttore della Legilimanzia per poterle scavare dentro solo qualche istante, giusto per verificare quanto siano fondate le sue supposizioni su ciò che sta provando effettivamente. Ma non lo fa perché non vuole barare e venire meno alla promessa che si è sempre fatta nel non leggere le menti di coloro a cui più vuole bene, ma anche perché vuole sentirsi raccontare la storia da lei. Per filo e per segno. « È andato... bene. » Risposta evasiva. « Abbiamo infranto un po' di regole, quella cena non era il massimo. E non guardarmi così, non è successo niente. » Il sentire nella stessa frase, rispettivamente, il verbo infrangere e il sostantivo niente le fa immediatamente storcere le labbra in un sorriso dalle tinte divertite.
    Annuisce. « Definisci "niente", my darling. » Esce fuori tutto il suo accento americano nell'accentuare le due ultime parole pronunciate sulla scia di un sorriso sarcastico. « E sì, devo organizzare un secondo appuntamento. In realtà non vorrei nemmeno pianificare chissà che, ma siamo segregati in questo Castello ogni giorno e le opzioni non è che si sprechino. Hogsmeade di sabato, cena prima del coprifuoco ed uscita è così... privo di naturalezza. » Gli ingranaggi della testa della mora prendono a girare, velocemente, grati di non doversi arrovellare sulle sue solite emozioni altalenanti come al solito. E' solo dopo qualche istante che si sporge in avanti, verso la ragazza, per raccattare il primo foglio pulito e la piuma lasciata in ammollo fino a quel momento dentro il calamaio. « Forza, facciamo una lista come piace tanto a te. » Scherza, prendendo a dire, per poi cominciare a scrivere in alto "Idee per un secondo appuntamento che non sia noioso", sentendosi tanto quella nanerottola della D'Arcy in quel momento, intenta a stilare un'altra delle sue discutibili idee per la rubrica sull'amore del Doxy. Come se fosse questa gran donna di mondo, poi. « Un picnic? Magari non fuori perché è un freddo cane ancora, ma non so, da qualche parte nel castello. » Alza gli occhi verso l'amica, appuntandosi l'idea per poi essere colta dall'illuminazione, tanto da puntarle contro la cima della piuma, con aria cospiratoria. « Ma certo, dentro la Stanza della Necessità. Magari potresti pensare a qualche posto che vorresti fargli conoscere. » Si ritrova a fantasticare, sentendosi un'organizzatrice d'eventi in pieno stile. « Io penserei a qualche pub americano, sentendo la profonda e impellente necessità di mangiare un bell'hamburger pieno zeppo di salse. » Un sorriso che lascia subito le sue labbra perché riprende a parlare a manetta. « Altrimenti potresti aver bisogno di nascondere qualcosa proprio nella Stanza delle Cose Nascoste. » Inarca un sopracciglio, allusivamente, ricordando quanto l'anno prima abbia usato quella particolare necessità per nasconderci dentro tutta la sua roba. Per un po', quella stanza era diventato il suo rifugio tranquillo dove andava a sballarsi lontano da occhi indiscreti e sguardi compassionevolmente adirati. « Fidati, ci sono un sacco di cose interessanti lì dentro. Potrebbe risultare un appuntamento davvero particolare, alla ricerca di cimeli sepolti da tempo. » Si stringe nelle spalle, scribacchiando quella e l'altra idea che le vengono in mente sul momento. « Per il cibo, potremmo corrompere qualche elfo domestico. Oppure usare l'influenza da Caposcuola di Nana e usarla come palo, mentre entro a rubare qualcosa dalla cucina venerdì sera. » Sbatte le ciglia, angelicamente. In fondo, anche rubare le è sempre riuscito abbastanza facile, specie per la sua firma particolare: rubare qualcosa dai negozi per lasciarci, al suo posto, qualcosa di proprio così da non destare subito sospetti nei commessi. « Ovviamente non deve essere tutto perfetto e pianificato nei minimi dettagli perché sì, risulterebbe troppo poco naturale. L'imperfezione è molto più peculiare. » Si ritrova ad annuire poi, fissandola nuovamente. « Però voglio almeno altre due idee. Una lista con un solo punto fa davvero pena. » Alza un angolo delle labbra, cercando di spronarla a tirar fuori qualche proposta. « Forza Vee, spremi le meningi. »
     
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