Winifred Hollies St., n. 33

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    l piccolo bilocale, preso in affitto da Andrea e dalla sorella Rue, è situato al secondo piano di una palazzina piuttosto malandata di Hogsmeade, lontano dalla High Street. È accessibile tramite una stradina che conduce a un vicolo cieco (x). Le vie d'entrata sono due: tramite la scala antincendio (x) facendola scattare verso il basso e introducendosi dalla finestra, oppure tramite delle scale posizionate lateralmente all'angusto cortile, collegate alla porta d'ingresso da un ballatoio coperto (x).
    Mentre la finestra affaccia sulla parte del salottino adibita a studio e camera da letto di Andrea (x) (x), la porta di ingresso conduce direttamente alla cucina (x) (x) dall'aspetto vagamente decadente e per lo più disordinato, ma tutto sommato accogliente. Un piccolo tavolo da pranzo è disposto alla fine del piano di lavoro (x), illuminato debolmente da una lampada da tavolo.
    L'unica camera da letto dell'abitazione è quella di Rue (x), sebbene torni a casa soltanto nei weekend e nelle ricorrenze festive..

    Questa discussione rientra nel progetto quotidianità


     
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    La guancia schiacciata contro il pavimento freddo, Rue segue con gli occhi il percorso rettilineo della piccola biglia di vetro che attraversa la stanza da parte a parte nel giro di pochi secondi, e che fa scattare una risata cristallina della Grifondoro. Le dita affusolate accarezzano il profilo levigato di una seconda biglia, acquistata quel pomeriggio da Zonko. « Non so se tu hai notato la velocità con cui attraversano la stanza. » Ancora sdraiata a pancia in giù per terra, solleva lo sguardo per incontrare quello della sorella, occupata con qualche manicaretto al bancone della cucina. Le sue dita liberano la seconda biglia, che senza bisogno di alcuna spinta comincia a rotolare prendendo sempre più velocità, e arrivando a raggiungere il battiscopa dall'altra parte della stanza. « Io dico che ci sono almeno un dieci, quindici gradi di dislivello. »
     
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    «Non è cresciuta...» Andrea solleva un lembo della coperta in patchwork, con un occhio sbircia l'impasto che, quella mattina, ha messo a lievitare. Sbuffa, tirandosi su, una mano che rumorosamente schiaffeggia la gamba. «Perché non cresce?! Ho fatto tutto secondo la ricetta...» Si dirige verso il bancone, affranta, recuperando un foglietto di carta sporco e appiccicoso di pasta collosa e secca, qui e lì. Con una mano si gratta la punta del naso. «Non so se tu hai notato la velocità con cui attraversano la stanza» «Cosa?» Fa distrattamente, un'idea brillante che sembra esserle appena venuta in mente a giudicare dal frenetico frugare nello sgabuzzino all'ingresso – quasi mai aperto per paura di non riuscire mai più a chiuderlo. Alla fine estrae un asciugacapelli, il cavo elettrico attorcigliato e a tratti scoperto dalla guaina, gli occhi accesi di entusiasmo. «Io dico che ci sono almeno un dieci, quindici gradi di dislivello». «Mi hai ricordato, vedi se giù a valle trovi un mio orecchino. Quello azzurro, pendente». A piedi scalzi, Andrea torna ad attraversare il salotto, si china per infilare lo spinotto nella presa, e, rivolgendo alla sorella un sorriso e un'eloquente alzata di sopracciglia, rivolge il getto d'aria calda sulla ciotola avvolta nella coperta e adagiata sul sofà. «Così cresce prima. Lo sento: stasera ti preparerò la pizza più buona della tua vita. Aspetta e vedrai.»


    Edited by sœur - 21/4/2020, 23:57
     
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    Quando anche l'ultima biglia di vetro colorato raggiunge il traguardo, Rue si solleva e inizia a gattonare verso quella direzione per recuperarle. « Quello azzurro pendente... » ripete, assorta, le dita sottili che scivolano sotto il mobile più vicino. « Mhm, qua non c'è niente » proclama qualche istante più tardi, con finta rassegnazione. Da dietro il profilo del tavolo spia le mosse della sorella, attenta a non farsi notare mentre infila al polso un elastico (probabilmente di Andrea) appena recuperato dalla ricerca. La maggiore nel frattempo non mostra scoraggiamento di fronte alla propria ricetta, e anzi al contrario ne pare assai fiduciosa. Rue la osserva poco convinta, le biglie che si scontrano nel palmo della sua mano provocando un leggero tintinnio. « Lo sai qual è la pizza più buona che ho mai mangiato in vita mia? » dice, illuminandosi in viso e incrociando le gambe sul pavimento. « Ti ricordi quando avevi appena preso la patente per smaterializzarti e mi hai portata a Londra? E quell'artista di strada di Covent Garden ci provava con te? E poi ci ha offerto la cena? » Sorride, gli occhi nocciola persi in una giornata il cui solo ricordo sembra rallegrarla. « Ecco, quella pizza lì era di un altro mondo. »
     
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    «Mhm, qua non c'è niente» Fatica a sentire la voce della sorella, sovrastata dal rumore dell'asciugacapelli. Decide di spegnerlo, alla fine, rendendosi conto in quel momento che non sia realistica l'idea di rimanere tutto il pomeriggio lì, a scaldare l'impasto. Per buona misura, però, con un colpo di bacchetta fa fluttuare un'altra coperta, distesa sul suo letto alle spalle della scrivania, lasciandola lentamente adagiarsi sul divano, avvolgendo la ciotola. «Lo sai qual è la pizza più buona che ho mai mangiato in vita mia?» Attorciglia il cavo attorno all'asciugacapelli, aprendo per una seconda volta l'anta dello Sgabuzzino Senza Fondo. «Ti ricordi quando avevi appena preso la patente per smaterializzarti e mi hai portato a Londra?» Impegnata in quella che si direbbe un'autentica lotta contro l'aspirapolvere e un secchio pericolosamente tenuto in equilibrio da una gruccia deformata, sembrerebbe che Andrea non stia prestando attenzione a ciò che dice Rue. Riesce a fermare con un piede il manico dell'aspirapolvere, mentre con una mano spinge all'interno dello sgabuzzino degli asciugamani cadenti. «Mh, no... Non ricordo» «E quell'artista di strada di Covent Garden ci provava con te?» Sfiancata, decide di lanciare l'asciugacapelli nella mischia indistinta e sperare per il meglio. Rapida, dopo il lancio, si volta, prima che gli oggetti compressi nell'armadio possano ribellarsi, e richiude la porta con la schiena, per poi estrarre rapidamente la bacchetta, tenuta sotto la maglietta in fondo alla schiena, e chiuderla a chiave «Phew. AH! Ma tu dici Lorenzo! Quello che suonava il violino, e ci mettemmo a ballare quella specie di danza celtica...» Realizza dopo, sbattendo i palmi delle mani come per ripulirli dalla polvere, mentre scuote la testa al ricordo di quella scena patetica. «E poi ci ha offerto la cena?» «Che imbarazzo... Ci sperava proprio...» «Ecco, quella pizza lì era di un altro mondo» «Beh... La mia sarà ancora migliore. Mi vuoi aiutare? Devo fare la salsa» Le passa accanto, accarezzandole la spalla e tendendole una mano per aiutarla a tirarsi su, prima di far scivolare le dita attorno all'elastico che porta al polso, per legarsi i capelli. «Dovresti scendere giù, in cantina, a prendermi una bottiglia. Per piacere?»
     
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    «Non ti piace molto, questa Maddison Carrow, eh?» Un sorriso divertito, accompagnato da un'alzata di sopracciglia, mentre accosta la sigaretta alle labbra per un altro tiro. Prosegue la lettura dell'articolo, Andrea, trovandolo sorprendente e contemporaneamente spassosissimo. Seduta sul davanzale della finestra che dava sulla scala antincendio, sulla quale invece sedeva la sorrelina, Andy divorò l'articolo in pochi minuti, continuando a scuotere la testa e citando i passi che più la colpivano. «Nonostante la reiterazione, e le malelingue che la riterrebbero poco adatta al ruolo per via degli impegni da mamma e l'imminente matrimonio, il suo lavoro da Caposcuola Serpeverde è ancora ricordato dagli studenti, ed è un degno trampolino di lancio» lesse ad alta voce, scoppiando in una candida risata sul finale. «Accidenti! Questi Carrow non ti piacciono proprio! Ci andavo a scuola, con Mun e Judah, suo fratello... Mi sono sempre parsi due spocchiosi del cazzo, certo, ma non credo che nessuno si sia mai azzardato a scrivere su qualcuno di loro cose del genere». Guardò la sorella, inclinando amorevolmente la testa di lato. «E forse per un buon motivo... L'hanno presa così male?» La verità era che si era preoccupata per lei, quando le aveva detto di aver scritto un articolo sui Senior e Caposcuola che non era molto piaciuto. Rue faticava a stringere amicizie, in generale, sin da quando era bambina, e Andrea conosceva il peso dell'esclusione quando non riesci a entrare subito in un gruppetto di compagni di scuola. Arrivata molto tardi a Hogwarts, prima che chiudesse per il lockdown, solitamente la Grifondoro passava i pomeriggi liberi in compagnia del guardiacaccia, l'unico amico che si fosse fatta a scuola, e il resto del tempo lo spendeva in solitudine, a disegnare o a mettersi nei guai. Tra le persone che aveva descritto nel suo primo articolo – di cui però la sorella maggiore andava molto fiera – c'erano anche compagni che l'avevano ospitata a casa propria, in vacanza. «Però secondo me stanno esagerando... Hai detto che Amunet Carrow ci ha scritto un post su instagram? Me lo fai leggere?» Chiese, tendendo la mano verso di lei perché le passasse il cellulare. «Io dico menomale che qualcuno con le palle ancora ci sia, a questo mondo. Ma allo stesso tempo dico: dovevi essere proprio tu ad averle?»
     
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    « Non ti piace molto, questa Maddison Carrow, eh? » Il volto infilato tra le sbarre della scala antincendio, Rue osserva i tetti scuri di Hogsmeade con aria assorta. « No, in effetti no. » Non voleva che finisse così. Per quanto possa cercare di dimostrarsi decisa e autoritaria con i suoi compagni e sulla chat del giornalino, i risvolti inaspettati del suo primo articolo l'hanno presa in contropiede. Dall'anonimato più totale il suo nome ha iniziato a venire pronunciato, di tanto in tanto, tra le mura del castello, anche dalle persone che non avevano la più pallida idea di chi lei fosse. Dai collegiali, perfino. Rimane in silenzio, mentre la sorella legge ad alta voce l'articolo, aggiungendo di tanto in tanto qualche commento. « L'hanno presa così male? »
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    Sbuffa, stringendo le dita intorno all'inferriata ghiacciata. « Sì, te l'ho detto. Hanno fatto post su Wiztagram e tutto quanto. Il giornalino è il nuovo male del mondo, a quanto pare. » Che poi non lo leggeva nessuno, prima. Cos'è quest'improvviso interesse per le cavolate che scrivono i ragazzi di Hogwarts? Si sfila il cellulare dalla tasca, apre l'app di Wiztagram per ritrovare il post di Amunet Carrow, e poi lo porge ad Andrea, con l'ennesimo sbuffo sonoro. « Per favore, questo leggilo nella tua testa. L'ho già letto a sufficienza, io. » E francamente mi ha stufato. « Non so, se ho le palle. Ma ho solo detto quello che è nelle teste di tutti: i Carrow sono dei cazzo di raccomandati. E pure i Potter. Non passa un anno che non ci stia uno di loro con una spilla al petto. L'anno scorso era il fratello di Maddison... E ora lei. Tra i Senior, l'anno scorso c'era Olympia Potter, adesso c'è suo fratello Sirius. Sempre Potter, l'anno scorso ci stava Albus, sostituito quest'anno da sua moglie, Amunet... Indovina un po'? Carrow! » Emette una risata divertita, per poi accennare col mento al giornalino sottile sulle gambe della ragazza. « Vabbè, l'hai letto comunque. Lo sai Andy, a me queste cose danno fastidio. Un fastidio cane. E non l'ho fatto per la notorietà, come dicono tutti. A me non frega niente. Nemmeno voglio andarci al college, in questo posto di merda! » Col pugno chiuso colpisce la scalinata, quasi a voler sfogare tutta la frustrazione che sente in corpo. « Dopo Hogwarts me ne voglio tornare in Canada. Come ha fatto Zip. » Annuisce, tra sé e sé, con fare deciso. È evidente, ormai: questo non è il posto per lei. Nessuno l'apprezzerà mai come deve, in questo covo di raccomandazioni e preferenze. « Quelli del giornalino sono dei cacasotto e vogliono chiedere scusa. Uno, senti questa, se ne è uscito pure con l'opzione di far finta che tutto fosse un esperimento sociale. » Alza le sopracciglia, e stavolta si stacca dalla ringhiera, per rivolgere alla sorella un'occhiata eloquente. « Capito in che gabbia di matti sono capitata? Praticamente solo Alice sta dalla mia. Gli altri preferiscono pararsi il culo e basta. »
     
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