Stanza n. 13

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    uasi all'inizio del Dormitorio Femminile di Grifondoro, aldilà del ritratto della Signora Grassa e all'interno dell'imponente Torre Grifondoro, si trova la camera n. 13, che ha il piacere di ospitare, rispettivamente, Alice Watson, Veronica Rigby, Olivia Picquery e Lucy Weasley. La camera, con quattro letti a baldacchino nel solito stile di Hogwarts, senza chissà quali fronzoli, riesce comunque a rispecchiare, nei quattro diversi angoli, le differenti personalità delle ragazze, così divergenti tra di loro nei caratteri.

    Questa discussione rientra nel progetto quotidianità




    Edited by {LAST HORCRUX} - 21/9/2020, 23:13
     
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    1 Settembre - dopo il banchetto

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    Ronnie uscì dal bagno con l'asciugamano avvolto in testa per tamponare i capelli bagnati e un paio di strisce bianche appiccicate sotto gli occhi - una maschera che, sperava, sgonfiasse un po' quelle terribili borse sotto gli occhi che le erano venute in seguito al rave. Tra il pianto isterico, il trauma e la notte insonne, nutriva tuttavia poche speranze nel loro effettivo funzionamento. « Liv, se te lo stai chiedendo, sì, ti ho fregato una delle maschere per il contorno occhi. » Cercò di rivolgerle un sorriso di discolpa, sebbene sapesse quanto in quel momento ogni sua espressione facciale dovesse sembrare artefatta agli occhi altrui. Si buttò quindi a sedere a gambe incrociate sul proprio letto, sollevando un cuscino per appoggiarvi la schiena. Rispose velocemente a qualche messaggio su whatsapp, riponendo poi il telefono sul comodino e guardando le altre ragazze; nel farlo, passando le iridi da una all'altra, si schiarì appena la voce. « Mmh..ok ragazze, odio fare queste parti ma l'aria qui dentro si taglia con un coltello e non è colpa del vapore della doccia. » Forse ci sto mettendo anche io del mio, con la poca allegria che apporto al momento, ma questi sono dettagli. Non voleva pensare a ciò che era successo la sera prima, non prima di andare a dormire quanto meno. Preferiva di gran lunga concentrarsi su qualsiasi dramma si stesse svolgendo tra le loro compagne di stanza, calandosi in una normalità che sentiva di aver perso nel giro di una notte. « Che è successo ieri sera tra voi due? » chiese dunque, indicando Alice e Liv per poi spostare lo sguardo su Lucy. « Giuro che normalmente siamo una stanza più allegra e simpatica. Bisogna solo capire quale dramma si sia consumato e fare un po' di female bonding per tornare all'ordinaria amministrazione. »


     
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    « Quello è il tuo letto Lu, domani ti spiego bene tutto ciò che c'è da sapere. Ho troppo sonno anche per pensare » Lasciò cadere la sua figura esile sul suo spazioso letto rivestito con un lenzuolo rossissimo, Alice, esalando un sospiro che stava a significare una cosa soltanto: finalmente. Dopo il sonno praticamente nullo che avevano dormito la Watson e la Weasley a casa Lancaster, e quelle due orette scarse che si era fatta sul treno da Londra, Alice si sentiva in colpa per aver cominciato l'anno col fuso orario. Ed il giorno a seguire iniziavano già le lezioni, dannazione. Si era preoccupata soltanto di farsi una lunghissima doccia - rispettando i turni che la vedevano prima - che sperò durasse molto di più; aveva sperato anche che ogni pensiero che le avvolgeva la mente, già di per sé frastornata, venisse lavato via dal gelido getto, ma così non era stato. Aveva giurato che avrebbe cercato di dimenticare ed avrebbe fatto di tutto pur di riuscirci; sperava che almeno per quanto riguardava quella sera le sarebbe bastato veramente rilassarsi un attimo per crollare definitivamente. Aveva infine sistemato il tomo di Pozioni, la prima lezione prevista dal calendario, nella sacca a righe ed il suo momento di riposo totale per lei era ufficialmente giunto: niente più rave, party, cerimonie, risse. Niente. Dormire. Quando la voce di Veronica le giunse melodiosa all'orecchio, inizialmente i suoi occhi verdi circondati da pesanti occhiaie erano serrati, la sua mente alla ricerca di pace, il corpo adagiato sul suo letto, avvolto in un completino da notte con i disegni sopra. Non aveva capito del tutto qualunque cosa avesse detto. Non aveva nemmeno la forza di andare a dare la buonanotte alle altre, che stava per abbandonarsi nelle braccia di Morfeo, stremata nel corpo e nell'anima. Stava finalmente per smettere di pensare, quando invece il pensiero dover mettere in carica il telefono prese il sopravvento e sospirò ancora nell'assecondare quell'ultima necessità. Si alzò lentamente sedendosi sul letto, e lentamente andò a rovistare nella borsa, rivolgendo un'occhiata veloce a Liv, che le era appena passata davanti. Provò a sorriderle per cortesia, ma quella non ricambiò. « Mmh..ok ragazze, odio fare queste parti ma l'aria qui dentro si taglia con un coltello e non è colpa del vapore della doccia. » Le venne l'impulso di sorridere alle parole della Rigby ma evitò, per non sembrare di cattivo gusto, anche perché a ben vedere non c'era proprio nulla da ridere. Tra il suo rifiuto, la ferita di Lucy che ancora doveva bruciarle, Olivia che aveva appesantito la situazione dall'inizio e la sparizione dell'interlocutrice, non c'era un bel niente da ridere. Attaccò il telefono al cavo e quando la carica divenne verde, mise il silenzioso. « Che è successo ieri sera tra voi due? » « Penso che Liv saprebbe spiegarlo molto meglio di me. » disse onestamente senza pensarci più di un secondo, coprendosi con la mano uno sbadiglio che andò a spalancarle il palato, il quale Alice cercò di far morire all'istante. Non avrebbe voluto sembrare maleducata o annoiata, quando invero aveva un sonno che le rubava la concentrazione e basta. Normalmente avrebbe chiesto a Veronica cosa fosse successo a lei, nel dettaglio perché fosse sparita, ma il suo corpo aveva conservato energie fino alla Cerimonia d'apertura, ora proprio ne era rimasto sprovvisto. « Giuro che normalmente siamo una stanza più allegra e simpatica. Bisogna solo capire quale dramma si sia consumato e fare un po' di female bonding per tornare all'ordinaria amministrazione. » Rise invece, quella volta, dandosi un paio di schiaffetti sulla guancia da sola per risvegliare i muscoli facciali. « Sempre che non voglia che Lucy tolga il disturbo, per dircelo. O che io tolga il disturbo. » Disse con tono provocatorio, adesso rivolgendo lo sguardo direttamente verso quello ambrato di Olivia, con due occhi lucidi, buoni, che comunque supplicavano tregua. Avrebbe voluto essere più gentile, tranquilla, comprensiva come lo era stata anche alla Cerimonia, ma aveva troppo sonno e la Picquery aveva portato avanti quella polemica fin troppo. A discapito di ciò che avrebbe preferito fare, sembrava che fosse giunto il momento del conflitto aperto.
     
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    « Liv, se te lo stai chiedendo, sì, ti ho fregato una delle maschere per il contorno occhi. » Alzò lo sguardo dal suo libro soltanto quando la voce dell'amica spezzò quel silenzio tombale nel quale sembrava esser sprofondata la camera da quando avevan fatto tutte e quattro ritorno dal banchetto. Se ne era rimasta infatti lì, Olivia, completamente in disparte dal resto del gruppetto, la copia originale del suo libro preferito -Le streghe di Salem- saldamente stretta tra le dita. « Non preoccuparti » Dice dunque, staccando lo sguardo scuro dalle pagine soltanto in un secondo momento, e non riuscendo a trattenere un risolino alla vista della compagna tutta impacchettata ed impiastrata in asciugamani e striscioline cotonate. « Ti ammazzerò soltanto nel sonno per questo » Scherza, con quel suo solito umorismo inquietante che probabilmente ha fatto sempre ridere solo e soltanto lei. Più chi ha solitamente troppa paura per contraddirla, s'intende. « Scheeeerzo » Aggiunge, dopo qualche minuto « Sei troppo sexy così, per ammazzarti. Ah, se non avessi il cellulare scarico, saresti già sugli schermi dei miei ottantamila followers! » Sospira, come affranta, prima di tornare al suo libro, ignorando completamente e volutamente la restante compagnia della camera. Non le ha degnate di uno sguardo, nè di chissà quale altra confidenza, per tutto il viaggio ed il banchetto, e di certo non ha intenzione di farlo adesso, stanca per com'è. Non minaccerà il suo bel viso di porcellana con delle antiestetiche quanto antipatiche rughe d'espressione solo perchè Alice Watson è un'ipocrita. « Mmh..ok ragazze, odio fare queste parti ma l'aria qui dentro si taglia con un coltello e non è colpa del vapore della doccia. Che è successo ieri sera tra voi due? » Ma è Ronnie, inaspettatamente, a tradirla. Okay, mi rimangio lo scherzo di prima e la ammazzerò davvero nel sonno. Pensa, Liv, senza però alzare lo sguardo dalla pagina 74 del suo libro. « Penso che Liv saprebbe spiegarlo molto meglio di me. » Trattiene a fatica una risata che ha dell'acido, questa volta « Sempre che non voglia che Lucy tolga il disturbo, per dircelo. O che io tolga il disturbo. »
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    Ma non riesce a perpetuare il suo intento di rimanere placida e tranquilla, per quella sera, perchè il tono di voce provocatorio di Alice, la costringe ad alzare lo sguardo verso di lei. Incontra degli occhi smeraldo che hanno in sè la convinzione di chi non ha paura di sostenere uno sguardo velenoso e fulminante quanto il suo, ma al tempo stesso mantengono la solita bontà che ha sempre caratterizzato la concasata. Una bontà che ha sempre apprezzato, Liv, servendosene come perno per diventarle e restarle amica -nonostante tutto- ma che al momento la infastidisce, più di ogni altra cosa. Chiude il libro, in un tonfo sordo. « Non fare la vittima con me, Watson, che mi fai solo girare le palle » Annuncia così, d'istinto, senza pensarci su nemmeno un istante. « E no, tranquilla, la tua amata Lucy può restare qui quanto le pare. Sinceramente mi è del tutto indifferente » Come le sono indifferente io, a quanto pare, avendomi abbastanza ignorata sia al banchetto, che al rave. « Non è lei il problema, ma tu » Si stringe nelle spalle « Tu che mi consideri quasi meno di zero per tutta un'estate, e che ti fai trovare ad un rave senza nemmeno dirmelo » Pausa. « Tu che sai quanto mi costi esserti amica, vista la tua inutile quanto senza senso crociata verso mia sorella e le sue amiche -che per la cronaca, sono anche mie amiche- » La fissa, senza abbassare lo sguardo neanche per un secondo. « E che nonostante tutto, te ne freghi di quello che posso pensare o provare io, quando tratti di merda Max per un'intervista sul giornalino, o quando ti presenti ad una festa senza nemmeno dirmelo con la tua amichetta del cuore » Un'altra piccola pausa, il tempo di posare il libro a suo fianco, sul materasso. « Quindi cos'è che c'è? Nulla. Solo accettare che a quanto pare è questo il tuo ringraziamento »
     
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    « Quello è il tuo letto Lu, domani ti spiego bene tutto ciò che c'è da sapere. Ho troppo sonno anche per pensare », annuisce, Lucy, gettandosi di schiena sul letto a peso morto. Ipotizzare che sia stanca è un eufemismo, considerando tutto ciò che è successo in nemmeno ventiquattro ore — il rave ed il conseguente fiume di alcool, la rissa, le pochissime ore di sonno, il viaggio in treno e, per finire, il banchetto.
    È la comparsa di Ronnie a smuovere gli animi, quando sottolinea ciò che è già ovvio: « Mmh..ok ragazze, odio fare queste parti ma l'aria qui dentro si taglia con un coltello e non è colpa del vapore della doccia. ».
    Si lascia scappare quasi un sorriso, Lucy, sospirando appena dalle narici — non ha capito nemmeno lei tutto ciò che è successo tra Alice ed Olivia alla festa, e più tardi non c’è stato decisamente il tempo per sviscerare la questione con la Watson. Quello che Lucy sa, però, è che non ha fatto nulla di male e che, anche per il bene della convivenza civile, deve ingoiare il rospo e cercare di essere gentile — in fondo, se Olivia è amica di Alice significa tutto sommato che dev’essere una ragazza a posto. Non la conosce bene, ci ha parlato sì e no qualche volta al tavolo di Grifondoro o in Sala Comune, e, soprattutto per Alice e per il fatto che deve vedere la Picquery ogni giorno almeno per il resto dell’anno, non ha niente contro di lei.
    Annuisce, quindi, in direzione di Ronnie, e fa per prendere la parola, ma Alice la precede: « Penso che Liv saprebbe spiegarlo molto meglio di me. », e quel tono risentito fa alzare ancora di più la tensione di quanto non fosse prima.
    « Giuro che normalmente siamo una stanza più allegra e simpatica. Bisogna solo capire quale dramma si sia consumato e fare un po' di female bonding per tornare all'ordinaria amministrazione. », e sorride, voltando ancora il capo verso Veronica, prima di scrollare le spalle, come a dire: Non fa niente. «Sono d’accordo sullo sviscerare la questione e cercare di conoscerci un po’ meglio», annuisce, cercando di incontrare lo sguardo di Olivia. La sotterriamo quest’ascia di guerra, mh?
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    « Sempre che non voglia che Lucy tolga il disturbo, per dircelo. O che io tolga il disturbo. », ed è lì che alza gli occhi, Lucy, spostandoli poi su Alice nel tentativo di farsi guardare, ancora seduta sul suo letto, per implorarla di lasciar perdere.
    « Non fare la vittima con me, Watson, che mi fai solo girare le palle. E no, tranquilla, la tua amata Lucy può restare qui quanto le pare. Sinceramente mi è del tutto indifferente », ignora una frecciatina bella e buona, bloccandosi in un sorrisetto che ha del sarcastico, per poi tentare un approccio più tranquillo: «Guarda, Olivia…», comincia, cercando di formare nella mente un discorso coerente, «Nemmeno io ho nulla contro di te, e… dobbiamo solo conoscerci meglio, come dicevamo prima, no?», domanda, retorica, il capo piegato di lato, «Se ho fatto o detto qualcosa che non ti è andato a genio ieri…», si morde un labbro, prima di pronunciare le fatidiche parole: «Beh, allora mi dispiace, non ne avevo intenzione. Che lezioni hai domani? Se vuoi possiamo scendere a colazione insieme e… parlare un po’, no?», propone, quasi imbarazzata, visibilmente tolta dal suo elemento. È sempre stata amichevole e non ha mai avuto problemi ad approcciarsi con le persone, Lucy, ma cominciare una conoscenza con frecciatine ed un mezzo cataclisma pronto ad esplodere nel loro dormitorio non è certo la cosa più rassicurante del millennio.
    Ma quando Liv continua, Lucy rizza appena la schiena, andando ad accomodarsi meglio contro al cuscino. « Non è lei il problema, ma tu. Tu che mi consideri quasi meno di zero per tutta un'estate, e che ti fai trovare ad un rave senza nemmeno dirmelo ». Non aveva idea che fossero così amiche, Lucy, ma in quel caso, anche lei vorrebbe delle spiegazioni — sposta lo sguardo su Alice, per captare la sua espressione, tenendo le orecchie ben aperte. « Tu che sai quanto mi costi esserti amica, vista la tua inutile quanto senza senso crociata verso mia sorella e le sue amiche -che per la cronaca, sono anche mie amiche- E che nonostante tutto, te ne freghi di quello che posso pensare o provare io, quando tratti di merda Max per un'intervista sul giornalino, o quando ti presenti ad una festa senza nemmeno dirmelo con la tua amichetta del cuore ».
    Ci sono più informazioni da immagazzinare, nel discorso di Olivia, ma quelle certe sono due — è la sorella di Max, e su questo non aveva mai riflettuto a fondo, Lucy, ma non è il tipo da odiare le persone per partito preso o perché hanno lo stesso cognome di qualcun altro. E poi, innegabile e chiaro come il sole malato che si specchia sul Lago Nero in inverno, è gelosa di me, e non riesce nemmeno a capire il perché, Lucy, non riesce a comprendere il fondo di tutto quel risentimento, probabilmente perché non conosce Olivia e non conosce il tipo di rapporto che ha stretto con Alice. In fondo, però, sono compagne di stanza da anni, quindi non deve essere facile. Prova a metterti nei panni degli altri, sente già la voce di nonna Molly che le carezza le orecchie, mentre quella di Ted, che somiglia pericolosamente alla propria, nella sua testa, le suggerisce di ignorare e studiare meglio la minaccia. Minaccia per cosa, Lucy non saprebbe dirlo, se non ipotizzare della quiete pubblica.
    Si volta verso Ronnie, quindi, nonostante la curiosità che galoppa per il resto del litigio che, è sicura, sta per scoppiare, «Ascoltate… questo è un discorso vostro, l’hai detto anche tu, no?», guarda Olivia di sottecchi, «Quindi se volete parlarne in tranquillità noi possiamo… andare giù davanti al fuoco, magari possiamo provare a corrompere Maddie per farci arrivare fino alle cucine… ci starebbe una cioccolata calda, no?», e sente già lo stomaco Weasley che brontola, infame, come una pentola a pressione. «Ma se… ci volete qua, possiamo provare a risolvere la cosa… innanzitutto perché non… state più tranquille e provate a parlarne senza volervi visibilmente strappare i capelli?».
     
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    Lo sguardo di Ronnie passava da una compagna all'altra a seconda di chi prendeva la parola in un determinato momento. Non si aspettava che il problema fosse quello, ma d'altro canto si era imbarcata nella situazione senza nemmeno prefigurarsi ipotesi a riguardo. Una parte di lei era convinta che qualunque cosa fosse, di certo doveva essere frutto delle enormi differenze caratteriali tra Alice e Olivia - e in parte, forse, era stato proprio così. Eppure era rimasta abbastanza stupita nell'apprendere che Liv si fosse sentita messa da parte, per giunta in favore di Lucy. Una cosa, però, la colpì: il riferimento a Max e alle sue amiche. Veronica non conosceva bene la Picquery di Serpeverde, ma a pelle aveva sempre sentito una qualche forma di simpatia nei suoi confronti, forse vedendola simile a sé in alcuni tratti. Il rapporto con Alice, però, non era mistero che non fosse proprio dei migliori. Solo adesso riusciva a vedere e comprendere l'ovvio disagio di Olivia, divisa tra due affetti distinti che non sembravano volerla smettere di darsi guerra. E in effetti non riesco a biasimarla - sono pur sempre quella che ha tirato un pugno in faccia al tipo che ha dato del fallito a mio fratello. « Ascoltate… questo è un discorso vostro, l’hai detto anche tu, no? Quindi se volete parlarne in tranquillità noi possiamo… andare giù davanti al fuoco, magari possiamo provare a corrompere Maddie per farci arrivare fino alle cucine… ci starebbe una cioccolata calda, no? » Sospirò, Ronnie. In effetti non si era immaginata che il problema fosse così personale. Cosa avrebbe mai potuto dire lei per risolvere la situazione? « Ma se… ci volete qua, possiamo provare a risolvere la cosa… innanzitutto perché non… state più tranquille e provate a parlarne senza volervi visibilmente strappare i capelli? » Fu un altro sospiro, quello che Veronica prese prima di imbarcarsi nella missione più suicida di sempre. Che magari servirà a poco, o potrebbe addirittura aggravare la situazione..ma chi lo sa. « Alice non ci voleva nemmeno andare a quel rave. » disse veloce, in direzione di Liv, prima di guardarsi intorno. « Cioè..non voglio prendere le parti in questa situazione perché non avrebbe alcun senso, ma se posso dare una mano a..contestualizzare..sono stata io a spingerla a venirci. Perché beh, su, siamo oneste, Alice alle feste con noi non ci viene mai e volevo includerla almeno questa volta, prima che ci si mettessero di mezzo i compiti e il coprifuoco. » Un coprifuoco che lei non violerebbe mai, neanche sotto tortura. « E qui penso che sia necessario aggiungere che se anche io non ti ho scritto, Liv, non era perché non ti volessi, ma perché ho dato per scontato che ti avrei già trovata lì con Max e le altre. » Si morse un labbro, lanciando poi un'occhiata alla Watson. « Non voglio parlare per Alice, ma essendo stata la sua una decisione un po' forzata e presa all'ultimo..credo sia accaduta la stessa cosa. »


     
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    Mentre sosteneva lo sguardo bieco di Olivia, Alice si stava visibilmente pentendo di aver osato tanto. Glielo si leggeva in faccia, su quel labbro inferiore che si stava torturando a morsi, sugli occhi verdissimi lucidi e dall'espressione contratta: avrebbe voluto tornare indietro e dire più qualcosa tipo "Sì, Olivia, se hai dei riguardi nei miei confronti, li risolveremo insieme", dopo l'esortazione della Rigby. Non era da lei spingersi troppo in là con gli sgambetti, con qualsivoglia provocazione, con parole che volessero deliberatamente - e non senza volerlo - suscitare reazioni negative, come la risposta della Picquery, che di certo non avrebbe potuto dire di non essersi cercata. Olivia era solita tirare fuori il suo lato pungente anche se non stuzzicata, figuriamoci se si chiamava la guerra a gran voce, sotto la luce calda di una Torre di Grifondoro illuminata. « Non fare la vittima con me, Watson, che mi fai solo girare le palle » Non abbassava lo sguardo, Alice, testarda e capocciona com'era: di tanto in tanto sbatteva gli occhi per anelare lucidità e scacciare il sonno, ma ormai le parole forti di Liv l'avevano quasi fatto allontanare del tutto. A tornare indietro, si sarebbe detta che ci sarebbe stato un tempo ed un luogo migliore per mettere sul piatto i problemi che appesantivano l'aria della stanza numero tredici, ma una parte di lei si era anche chiesta: quanto tempo ancora vuoi che Olivia che ci resti male? Ed aveva colto l'esortazione di Veronica come un monito per dire la sua e risolvere la questione una volta per tutte. « E no, tranquilla, la tua amata Lucy può restare qui quanto le pare. Sinceramente mi è del tutto indifferente » Storse il naso quando l'amica mise l'accento sulla parola amata, scoprendo quali sentimenti la Picquery avesse in serbo per Lucy. Indifferenza. Soltanto indifferenza, così diceva. Ma non si è indifferenti nei confronti di qualcuno che non si conosce e già lo si detesta a priori, non riusciva a smettere di pensare, per quanto si sforzasse di crederle. « Se ho fatto o detto qualcosa che non ti è andato a genio ieri…» « Tu non hai fatto assolutamente nulla di male, Lu. Non c'entri niente, per quanto...» ...potrebbe sembrare. Non è così. La interruppe, ma la Weasley la interruppe a sua volta per finire il suo concetto. « Beh, allora mi dispiace, non ne avevo intenzione. Che lezioni hai domani? Se vuoi possiamo scendere a colazione insieme e… parlare un po’, no? » Trattenne un sospiro sonoro, Alice, alla proposta costruttiva dell'amica. Spostò lo sguardo smeraldino in direzione di Liv, sempre preoccupato ma - se possibile - meno arrabbiato, attendendo il verdetto dell'americana. Forse dovrebbero conoscersi meglio, forse si piacerebbero addirittura... « Non è lei il problema, ma tu » Appunto. Come pensava. Rivolse a Lucy un'ultima occhiata, tornando ad allacciarsi allo sguardo rancoroso dell'amica. « Tu che mi consideri quasi meno di zero per tutta un'estate, e che ti fai trovare ad un rave senza nemmeno dirmelo » Liv era infine arrivata al punto cruciale, allo snodo della questione che aveva mosso le sue parole di fuoco fino a quel momento, senza paura e senza troppe remore. Diretta, come lo era sempre stata e come alla grifoncina piaceva: si era sempre fatta meno problemi di lei nel dire la verità. Alice la guardava senza mutare espressione, ma il suo cuoricino soffriva, silente: non le faceva affatto piacere aver causato un dolore del genere ad un'amica a cui invero, anche se apparentemente si era comportata come così non fosse stato, teneva ancora moltissimo. Ma perché non era stata in grado di dimostrarglielo? Cos'era cambiato? Che fosse cambiata lei? « Tu che sai quanto mi costi esserti amica, vista la tua inutile quanto senza senso crociata verso mia sorella e le sue amiche - che per la cronaca, sono anche mie amiche. E che nonostante tutto, te ne freghi di quello che posso pensare o provare io, quando tratti di merda Max per un'intervista sul giornalino, o quando ti presenti ad una festa senza nemmeno dirmelo con la tua amichetta del cuore » Quanto le costava esserle amica. Assurdo. Sbatté le palpebre più velocemente, mentre pensava incessantemente alle parole appena pronunciate, lapidarie, perentorie. Fin troppo decise, questa volta: metà delle cose che aveva detto non erano precise. Stava per ribattere come d'istinto, ma le lacrime che si trattenevano sulle sue pupille luccicanti le annebbiavano la vista, rendendo la sua solita puntigliosa voglia di correggere tutti, meno importante del solito. Sapeva, nel suo cuoricino tormentato, che niente fosse più lontano dal vero del fatto che non le importasse dei suoi pensieri e dei suoi sentimenti, però perché era quella l'impressione che Liv aveva avuto? Evidentemente la Watson si era concentrata su altro, allontanandosi senza averlo stabilito a tavolino e causando più dolore di quanto non avesse realizzato. Avrebbe potuto gestirla meglio di così. « Quindi cos'è che c'è? Nulla. Solo accettare che a quanto pare è questo il tuo ringraziamento » Si alzò dal letto, quando la Weasley prese parola, ma Alice non l'ascoltava: guardava Olivia negli occhi ambrati e basta, riconoscendo lo stesso sconforto per la sensazione di abbandono che doveva aver vissuto per colpa sua, che lei conosceva fin troppo bene e fin troppo a fondo. Pensava che parlare di un ringraziamento da parte sua era oltremodo errato ed esagerato, però era troppo mortificata e affranta dai sensi dei colpa per andare a sottolineare le virgole. « Ma se… ci volete qua, possiamo provare a risolvere la cosa… innanzitutto perché non… state più tranquille e provate a parlarne senza volervi visibilmente strappare i capelli? » Stava per prendere parola per rispondere sia ad Olivia che a Lucy, mentre pensava alle risposte più sincere che potesse trovare per spiegarle il suo punto di vista. Non era certa che l'avrebbe accolte. « Alice non ci voleva nemmeno andare a quel rave. » Spostò subito lo sguardo verso Ronnie, mordendosi il labbro inferiore. Era a disagio, Alice: non era abituata a sbagliare, ed in quel momento si sentiva di aver sbagliato tutto. « Cioè..non voglio prendere le parti in questa situazione perché non avrebbe alcun senso, ma se posso dare una mano a..contestualizzare..sono stata io a spingerla a venirci. Perché beh, su, siamo oneste, Alice alle feste con noi non ci viene mai e volevo includerla almeno questa volta, prima che ci si mettessero di mezzo i compiti e il coprifuoco. » Controllava di sottecchi l'espressione della Picquery, sperando che si ammorbidisse: la Rigby stava tirando fuori tutte le sue qualità ed Alice si dispiacque anche per aver fatto pensieri sbagliati su di lei. Che le era successo? Che fosse forse l'ansia per la missione che riguardava Louis ad averla mandata in cortocircuito? Per quanto avrebbe potuto negarlo, ed avrebbe voluto dimenticarlo, forse doveva essere andata proprio così. Ed era difficile da mandare giù, per le sue scarse capacità di autocritica. « E qui penso che sia necessario aggiungere che se anche io non ti ho scritto, Liv, non era perché non ti volessi, ma perché ho dato per scontato che ti avrei già trovata lì con Max e le altre. » Sì, ci aveva pensato anche Alice: proprio perché le amiche di Max e di Nana erano anche sue amiche, e non della Watson, aveva immaginato che Olivia vi ci sarebbe presentata comunque, sia che lei avesse deciso di presenziarvi, sia che no. E per quanto avrebbe voluto dire a Ronnie che no, era stata una scelta sua e solo sua, era stata combattuta se andarci o meno fino all'ultima opera di convincimento da parte delle due coinquiline, a cui alla fine aveva detto un poco convinto sì. A forza e con una manciata di remore. Ma non era una giustificazione, lo sapeva: il tempo per un messaggio l'aveva avuto e se ne rimproverava. « Non voglio parlare per Alice, ma essendo stata la sua una decisione un po' forzata e presa all'ultimo..credo sia accaduta la stessa cosa. » Rivolse un cenno all'amica per ringraziarla delle parole, prendendo un profondo respiro prima di prendere finalmente parola. « Grazie Ronnie. E scusa se ho pensato male di te. Ho creduto che ti fossi avvicinata a Lucy solo per il pre-festa a casa di Ted. Sono stata una stupida a pensarlo » Voleva risolvere le questioni e voleva risolverle tutte, quella sera; di certo, quel primo settembre era stata la giornata più lunga e complicata degli ultimi anni. « Un sacco di ragazze del sesto lo fanno e non so mai di chi fidarmi, ma tu... Diavolo, tu saresti arrivata comunque dove avresti voluto. Sei Veronica Rigby: sei sempre un passo avanti a tutti. » Le sorrise appena, sinceramente, tornando poi ad indirizzare lo sguardo verso Liv: Alice aveva perso un po' della presunzione e, dall'inclinazione della testa, sembrava che avesse anche messo un po' da parte quell'orgoglio intrepido che avrebbe potuto renderla chiusa ed intrattabile. Ma aveva scelto di fare un passo indietro ed assumersi le sue colpe: nulla era stato fatto in mala fede, quindi non le disturbava affatto parlare davanti al conclave nella sua interezza. « E sì... Io non volevo andarci a quella stupida festa. » Ammise, arricciando le labbra. « Anzi, sarebbe stato decisamente meglio se non ci fossi venuta. Mi sono ubriacata. Ho litigato con te. Ho fatto gli auguri a Nana. Ho anche... » Prima si rivolse direttamente ad Olivia guardandola negli occhi, poi si ritrasse mentre tentava di storcere una verità che ancora faceva fatica ad accettare. Abbassò appena lo sguardo, farneticando appena. « ...fatto altre cose che non avrei dovuto fare. » Trovò la forza di rialzare di nuovo lo sguardo, mentre tentava di tenere dentro il groppone che cercava in tutti modi di venire allo scoperto. « Se ci sono venuta è solo perché non volevo essere la solita noiosa Alice che conosce tutti i volumi di incantesimi a memoria ma non sa divertirsi. So che dicono tutti questo di me, volevo che quest'anno iniziasse diversamente. Volevo che fosse diverso. Volevo essere io... diversa. » Per fare cose che non avevo mai fatto prima. E forse sarebbe stato meglio non farle, diceva il suo sguardo. « Mi dispiace che tu ti senta così, tirata da due parti differenti. Non ti chiederei mai di fare una scelta, io... Per quanto mi dispiacerebbe perderti, sarebbe giusto che tu scegliessi la tua famiglia. Non ho mai voluto questo. » Si avvicinò di qualche passo verso il suo letto, non smettendo mai di incrociare il suo sguardo color ambra. Quella puntina di viola nelle iridi dell'amica catturava la sua attenzione ogni volta, ma era troppo concentrata sulla sostanza della questione per lasciarsi distrarre, quella volta. « Ma riguardo al The Doxy: per favore, chiedi a Max com'è andata davvero. Lei mi tratta costantemente come se le avessi fatto qualcosa, quando io non ho nulla di personale contro di lei. Nulla! Mi ha messo in difficoltà con l'intervista e ho perso la pazienza, certo... Ed ho pensato che ce l'avesse con me di riflesso per Nana, mi sembrava ovvio, ma la verità è che faccio fatica ad avercela anche con lei... Nonostante quello che è successo. » Non disse altro, non si spiegò, non andò nei dettagli: la storia con Nana, la vera storia con la Serpeverde, era una storia che nessuno conosceva davvero e la situazione doveva rimanere invariata. « Mi dispiace non averti detto del rave, di averti fatta sentire esclusa per un'estate intera. Pensando a come includere Lucy, ho escluso te e questo non è giusto. Penso che dovremmo imparare a convivere tutte insieme, io per prima... » Facciamo pace, Liv. Una piccola crepa nell'armatura di miss perfettina, nell'orgoglio da leonessa che ergeva come una comoda protezione nei confronti del resto del mondo. Ma per le sue amiche, con le sue amiche, doveva essere diverso. Voleva essere diversa.
     
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    Ascolta le versioni delle altre due compagne, Olivia, senza aprir bocca. Dapprima è la Weasley a parlare, cercando di appianare un po' le cose. Si mostra amichevole, con lei, peccato che sia ormai troppo tardi. D'altra parte, non ci si può far nulla se Olivia Picquery è fatta così. Esiste un tempo per ogni cosa ed è proprio quello stesso tempo che lei è solita offrire alle persone. Un tempo in cui agire, giocarsi tutte le proprie carte e mosse speciali. Un tempo in cui conoscersi e legare dei legami che, se giocati bene, state pur certi che -almeno dalla sua parte- dureranno senza variazioni di sorta per sempre. La povera Lucy Weasley, di certo ignara della faccenda, questo tempo lo ha lasciato correre e sprecato sin da principio. E non è certo colpa sua, questo è chiaro, ma a Liv di questo non importa. A lei importa solo delle sue regole, stabilite sin dal primo giorno in cui ha messo piede in questo mondo, e per tanto, nonostante le parole della rossa nulla abbiano di irritante nè tanto meno fastidioso, è un semplice sospiro di piuttosto annoiata indifferenza ciò che riesce a trarne unicamente come risposta. Poi è la volta di Ronnie, alla quale si sforza di prestare attenzione. Non le ha fatto nulla di male, la Grifondoro, ma la giovane Picquery sembra aver capito la situazione: Alice è la vittima e lei la pazza isterica che si attacca alle piccole cose. E questo pensiero, per quanto giusto o sbagliato che sia, altro non fa che renderla ancora più ostile ed infuriata, seppur le parole delle ragazze nulla abbiano in sè di offensivo. E infine è a lei che tocca, la pietra dello scandalo. Alice Watson inizia a parlare, ed Olivia mantiene lo sguardo fisso su di lei, senza mai distoglierlo. In tempi diversi, le chiederebbe cosa mai possa esser successo a quella festa del cazzo. Non ti preoccupare, ci penso io, le direbbe a quel punto, per poi uscir fuori dalla loro camera e -senza farselo ripetere due volte- andare alla ricerca di chicchessia per prenderlo a pugni. Nessuno fa soffrire le mie puttanelle preferite. E' sempre stato il suo (molto elegante) motto con le sue amiche. Ma cosa succede, quando sono proprio le sue puttanelle a far soffrire lei? « Ma riguardo al The Doxy: per favore, chiedi a Max com'è andata davvero. Lei mi tratta costantemente come se le avessi fatto qualcosa, quando io non ho nulla di personale contro di lei. Nulla! Mi ha messo in difficoltà con l'intervista e ho perso la pazienza, certo... Ed ho pensato che ce l'avesse con me di riflesso per Nana, mi sembrava ovvio, ma la verità è che faccio fatica ad avercela anche con lei... Nonostante quello che è successo. » « MAX NON HA NIENTE CONTRO DI TE! » E' il modo in cui sbotta, d'improvviso, come se fosse stata colpita da chissà quale scarica elettrica. E non c'è da stupirsi, d'altra parte, essendo la sorella da sempre il suo punto debole. « O meglio non aveva, sicuramente, prima che tu ti fissassi del contrario per rendere..Non so, forse più interessante la tua quotidianità e sicuramente molto più fastidiosa quella di mia sorella. Se solo ti fossi fermata un secondo, soltanto un secondo a valutare la situazione prima di buttarla sul solito vittimismo come ti piace tanto fare, avresti capito che Max tratta così chiunque! » Il tono di voce è alto, adesso.
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    « A Max non importa un cazzo, di nessuno. Cristo, è già tanto se degna di qualche sorriso me, sua sorella! Figuriamoci quanto possa importarle una persona che nemmeno conosce, se non di vista, tanto da doversi addirittura impegnare ad avercela con lei! »
    Fa una piccola pausa, il tempo di prendere respiro « Ti fermi ogni tanto a pensare quali possano essere i problemi ed il vissuto della gente, prima di porti in primo piano tu, come causa? » E' protratta verso di lei, mentre le rivolge queste parole. Ma non si alza, tuttavia. Perchè si conosce, Olivia, basterebbe un solo sguardo che non le va bene, una sola virgola sull'espressione della Grifondoro, per farla scattare. Non è stupida. Pazza ed isterica lei lo è per davvero. E sono situazioni come questa, situazioni in cui la verità le viene sbattuta in faccia senza pietà, a renderla più fragile di quanto non sia già. E la fragilità è un'arma a doppio taglio, per lei. La fragilità corrisponde ad innalzare muri e barriere, ancora più alti, ancora più invalicabili, ed attaccare. Attaccare e ancora attaccare. « E comunque ti ringrazio, per avermi fatta passare per la pazza isterica che ti attacca senza motivo anche di fronte alle nostre compagne di stanza » E tu lo sai, lo sai, quanto questo possa farmi star male. « Quindi no, delle tue scuse non me ne frega niente, non quando il danno -i danni- sono ormai belli che fatti » Si scosta una ciocca di capelli violacea da sopra la fronte « Per questo motivo, se volete una convivenza pacifica, tolgo gentilmente il disturbo e siam tutti più contenti » Fa per alzarsi. « Alice l'Immacolata 1 - Olivia la pazza isterica 0 »
     
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    21 Marzo - h.22.00

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    Dopo aver coinvolto Shai e Jessie, le compagne di stanza erano immediatamente slittate in cima alla lista di persone da portare a bordo nel progetto che Mia le aveva esposto una settimana prima. Che fosse nel loro interesse riprendere ad allenarsi nell'eventualità in cui le Logge fossero tornate a far parte delle loro vite in maniera preponderante, questo era chiaro, ma meno chiaro - almeno dal punto di vista di Ronnie - era se le ragazze fossero effettivamente disposte ad accettare quel pensiero e mantenere una certa discrezione. Se con Shai e Jessie aveva potuto affrontare la situazione di petto, lo stesso non poteva fare con le compagne di stanza, con le quali fu subito evidente la necessità di tastare prima il terreno. Alice è sorella di Percival Watson: probabile che sappia già qualcosa della situazione, ma in ogni caso dubito che ne ignorerà l'importanza. Lucy, idem: la sua famiglia è invischiata in questa storia da tempo, quindi dovrebbe capire. Olivia..lei è un'incognita, ma mi fido. Pensieri, quelli, che le solcarono la mente nel passare furtivamente lo sguardo sulle compagne in stanza, ciascuna impegnata nelle proprie occupazioni. Aveva scelto la domenica sera per aprire quel discorso: un momento in cui tutte si trovavano in stanza e sulle loro spalle non gravava la stanchezza di una giornata di lezioni. Seduta a gambe incrociate per terra, la giovane Rigby mescolava con precisione il decotto nel proprio calderone, gettandovi di tanto in tanto qualche ingrediente. Sospirò, ad un certo punto, allungandosi verso il piccolo timer babbano che teneva accanto a sé e impostandolo sui venti minuti. Ok. È l'ora. Si stiracchiò appena, tamburellando le dita sul pavimento prima di far schioccare la lingua contro il palato. « Vi capita mai di pensare ai mesi nel lockdown? » chiese, puntando il proprio sguardo assorto sul libro aperto di Pozioni, facendolo saettare poi in quello delle compagne. « Ascoltate. » le intimò, sollevando un indice vicino al proprio all'orecchio, come a far loro cenno di rimanere in silenzio. Nulla. Un tempo non era così. Me lo ricordo. Qualunque giorno fosse della settimana, si sentivano un sacco di voci a quest'ora. E adesso niente. Silenzio. Il perché era semplice: tanti loro compagni avevano perso la vita in quella tragedia, così tanti che i dormitori del castello ospitavano una popolazione quasi dimezzata. Molte stanze erano rimaste vuote. « La dodici e la quattordici sono vuote. » Ovvero le due stanze tra le quali si incastrava la loro. Sospirò, mordicchiandosi il labbro. Eravamo così impreparati. È stata una carneficina. « Lo so che dopo tutto quello che è successo c'è stato un po' questo tacito accordo tra tutti di non parlarne mai più.. » Forse perché era troppo fresco, troppo doloroso. Volevamo dimenticare e tornare ad essere semplici adolescenti. Nessuno di noi può essere biasimato per questo. « ..ma..voi ve lo siete mai chiesto: e se dovesse tornare? Perché io sì. » Specialmente dopo ciò che è successo al rave. « E non so se sarei pronta ad affrontare di nuovo una cosa del genere. Lo so che l'ultima volta sono solo stata fortunata e che se non ci fossero stati i lycan, probabilmente non sarei qui. » Era solo la verità. Veronica era piccola e la sua istruzione magica ancora a metà, quando quella tragedia si era consumata; era stata coraggiosa e aveva dato il meglio di sé, ma era evidente che ciò, da solo, non sarebbe stato sufficiente a risparmiarle la vita se non fosse stato coadiuvato da una giusta protezione e da un pizzico di fortuna. Fece una pausa, passando lo sguardo da una ragazza all'altra. « Voi, invece? Credete che stavolta sareste pronte? » E intanto vediamo come reagiscono, nella speranza che a nessuna venga un attacco di panico al solo ricordo.


     
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    I am a lioness, I will not cringe for them.


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    Fu un duro colpo al proprio ferreo senso di responsabilità, per Alice, quello inflitto senza preavviso alcuno una domenica di marzo dalla sua compagna di stanza. Veronica Rigby la stupì, com'era ormai solita fare, sorprendendo la Watson impreparata: non che non avesse di fatto nulla da dire o non sapesse nulla al riguardo, semplicemente non avrebbe nemmeno pensato di osare toccare l'argomento per prima. Mai. In nessuna circostanza. Con nessuno. Non dopo i recenti tumulti che avevano scosso Inverness fino alle fondamenta, a detta di suo fratello Percival. Non era nemmeno sicura di avere il diritto di poter parlare con loro delle sommarie informazioni che le erano arrivate, se non con Lucy, che stava vivendo il tormento dell'impotenza per tutto quello che stava capitando alla sua famiglia. Si erano ritrovate a scambiarsi le versioni ottenute dai rispettivi fratelli e nient'altro: con suo cugino sbattuto ad Akzaban, poi, avevano già concordato che stesse precipitando tutto più velocemente del previsto. Ma il passato che avevano condiviso tra quelle mura insieme qualche anno prima... era innominato e taciuto anche con lei. « Vi capita mai di pensare ai mesi nel lockdown? » Era stata con il telefono in mano fino a quel momento, la Grifoncina, indecisa se avanzare un passo di riconciliazione con Louis dopo mesi (in fondo, con Bart era andata bene, no?), quando si ritrovò a rivolgere uno sguardo grave ed attento all'amica. Sei sicura di quello che fai, Ronnie? « Ascoltate. » Serrata in un silenzio doveroso e necessario, sospese il movimento di ogni suo muscolo e, prima di accettare dentro di sé che fosse davvero arrivato il momento di parlarne, lanciò uno sguardo a Lucy ed Olivia. Con la Picquery le cose ancora non si erano risolte del tutto e per una stupida questione di principio da entrambe le parti: che dovesse chiedere a Ronnie un po' del suo coraggio in prestito? « La dodici e la quattordici sono vuote. » Abbassò lo sguardo smeraldino, Alice, mentre un brivido la fece tremare per qualche secondo; era piccola, esile, ora rannicchiata dentro di sé. Inabile anche al semplice respiro. « Lo so che dopo tutto quello che è successo c'è stato un po' questo tacito accordo tra tutti di non parlarne mai più ma... voi ve lo siete mai chiesto: e se dovesse tornare? Perché io sì. » Rialzò lo sguardo chiaro sulla figura della Grifondoro, senza dire nulla. Come al solito, tanto si tratteneva sulle sue labbra dipinte di rosso, ma Alice preferiva tacere. « E non so se sarei pronta ad affrontare di nuovo una cosa del genere. Lo so che l'ultima volta sono solo stata fortunata e che se non ci fossero stati i lycan, probabilmente non sarei qui. » Una verità che era stata difficile da accettare, quella di essere una Watson ma di non condividere il gene lycan con i gemelli maggiori. Quindi l'ennesima consapevolezza che solo la scaltrezza e l'abilità l'avrebbero potuta salvare, nelle più estreme situazioni di pericolo. Nessun dono fuori dal comune o privilegio di razza: solo sé stessa e la sua capacità di rimboccarsi le maniche. La consapevolezza anche della necessità che qualcuno vegliasse su di lei perché sopravvivesse a quegli anni bui, dove perdere la speranza era diventato più facile che coltivarla. « Voi, invece? Credete che stavolta sareste pronte? » Aspettò che Olivia e Lucy rispondessero, la Watson. Lasciò che parlassero prima loro, aspettò qualche minuto. Ascoltò ancora, rinchiusa nel suo recinto di ricordi che avrebbe volentieri obliviato, distrutto, se avesse avuto l'età giusta per farlo e quelle notti insonni non fossero state troppo lunghe per lei. Troppo lunghe e troppo importanti. Solo quando entrambe finirono di parlare, Alice sembrò tornare sulla terraferma. Nella Torre dei Grifondoro. Una lacrima rigò la sua guancia appena lentigginosa, mentre tentava di parlare e non ci riusciva. Mentre tentava di fare dei nomi che non pronunciava da troppo tempo da averne dimenticato la dolcezza sulle labbra. « Rosie, Alexandra, Justine, Sophie. E Mary Anne, Zarah, Teresa. L'altra Alice. » Un'altra lacrima sull'altra guancia, poi un'altra ancora. L'altra Alice. Big Alice. Era più grande di lei ed aveva un cuore tanto grande da sacrificarsi perché un'altra di loro vivesse. Le piaceva il Quidditch. Era un portento sulla scopa. Tutti conoscevano Big Alice, tra i Grifondoro sopravvissuti. Ed anche le altre ragazze da lei nominate avevano abitato quelle stanze colorate al suo arrivo al castello, stanze ormai vuote da tanto. « Ogni tanto penso a loro. Me le ricordo ancora vive come se fosse ieri. Non c'è un giorno in cui il mio cuore non le ritrovi. » Disse, passando in rassegna lo sguardo vigile di tutte, finalmente un po' più libera. Era forse un'illusione? Si asciugò le guance con le maniche della felpa. « A me ha salvato mio fratello... mentre stavo scoprendo che lo fosse. Mio fratello, intendo. » Si alzò in piedi, sbattendo più volte le palpebre per tornare lucida il prima possibile e reprimere quel ricordo che era capace di disintegrare la sua corazza da leonessa all'istante. « Senza di lui, Tris e gli altri lycan non ce l'avrei mai fatta. Ero abbastanza avanti con gli incantesimi, ma non mi sarebbe comunque bastato. No.. » Un'ammissione vera quanto dolorosa, che rispondeva naturalmente alla domanda di Ronnie: se non siamo diventate più brave col tempo e non facciamo in modo di diventarlo ancora di più, la situazione rimarrà invariata anche la prossima volta. Se ci salveranno il culo i grandi, bene. Se no... « Ma io... » Forse sapevo che sarebbe successo. Ed andrà sempre peggio. Sono mesi che Johnny prova a comunicare con me. Sono mesi che percepisco qualcosa di confuso al riguardo. Ma non so come gestirlo. Non voglio gestirlo. Non so niente. Non lo so. No. « ...vado a fare del thé ai frutti rossi per tutte. » concluse, dirigendosi verso il fornelletto a passo svelto mentre le pupille le luccicarono ancora, e Little Alice continuava ad ascoltare in silenzio.
     
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