Stanza n. 13

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  1. lioness
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    I am a lioness, I will not cringe for them.


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    Mentre sosteneva lo sguardo bieco di Olivia, Alice si stava visibilmente pentendo di aver osato tanto. Glielo si leggeva in faccia, su quel labbro inferiore che si stava torturando a morsi, sugli occhi verdissimi lucidi e dall'espressione contratta: avrebbe voluto tornare indietro e dire più qualcosa tipo "Sì, Olivia, se hai dei riguardi nei miei confronti, li risolveremo insieme", dopo l'esortazione della Rigby. Non era da lei spingersi troppo in là con gli sgambetti, con qualsivoglia provocazione, con parole che volessero deliberatamente - e non senza volerlo - suscitare reazioni negative, come la risposta della Picquery, che di certo non avrebbe potuto dire di non essersi cercata. Olivia era solita tirare fuori il suo lato pungente anche se non stuzzicata, figuriamoci se si chiamava la guerra a gran voce, sotto la luce calda di una Torre di Grifondoro illuminata. « Non fare la vittima con me, Watson, che mi fai solo girare le palle » Non abbassava lo sguardo, Alice, testarda e capocciona com'era: di tanto in tanto sbatteva gli occhi per anelare lucidità e scacciare il sonno, ma ormai le parole forti di Liv l'avevano quasi fatto allontanare del tutto. A tornare indietro, si sarebbe detta che ci sarebbe stato un tempo ed un luogo migliore per mettere sul piatto i problemi che appesantivano l'aria della stanza numero tredici, ma una parte di lei si era anche chiesta: quanto tempo ancora vuoi che Olivia che ci resti male? Ed aveva colto l'esortazione di Veronica come un monito per dire la sua e risolvere la questione una volta per tutte. « E no, tranquilla, la tua amata Lucy può restare qui quanto le pare. Sinceramente mi è del tutto indifferente » Storse il naso quando l'amica mise l'accento sulla parola amata, scoprendo quali sentimenti la Picquery avesse in serbo per Lucy. Indifferenza. Soltanto indifferenza, così diceva. Ma non si è indifferenti nei confronti di qualcuno che non si conosce e già lo si detesta a priori, non riusciva a smettere di pensare, per quanto si sforzasse di crederle. « Se ho fatto o detto qualcosa che non ti è andato a genio ieri…» « Tu non hai fatto assolutamente nulla di male, Lu. Non c'entri niente, per quanto...» ...potrebbe sembrare. Non è così. La interruppe, ma la Weasley la interruppe a sua volta per finire il suo concetto. « Beh, allora mi dispiace, non ne avevo intenzione. Che lezioni hai domani? Se vuoi possiamo scendere a colazione insieme e… parlare un po’, no? » Trattenne un sospiro sonoro, Alice, alla proposta costruttiva dell'amica. Spostò lo sguardo smeraldino in direzione di Liv, sempre preoccupato ma - se possibile - meno arrabbiato, attendendo il verdetto dell'americana. Forse dovrebbero conoscersi meglio, forse si piacerebbero addirittura... « Non è lei il problema, ma tu » Appunto. Come pensava. Rivolse a Lucy un'ultima occhiata, tornando ad allacciarsi allo sguardo rancoroso dell'amica. « Tu che mi consideri quasi meno di zero per tutta un'estate, e che ti fai trovare ad un rave senza nemmeno dirmelo » Liv era infine arrivata al punto cruciale, allo snodo della questione che aveva mosso le sue parole di fuoco fino a quel momento, senza paura e senza troppe remore. Diretta, come lo era sempre stata e come alla grifoncina piaceva: si era sempre fatta meno problemi di lei nel dire la verità. Alice la guardava senza mutare espressione, ma il suo cuoricino soffriva, silente: non le faceva affatto piacere aver causato un dolore del genere ad un'amica a cui invero, anche se apparentemente si era comportata come così non fosse stato, teneva ancora moltissimo. Ma perché non era stata in grado di dimostrarglielo? Cos'era cambiato? Che fosse cambiata lei? « Tu che sai quanto mi costi esserti amica, vista la tua inutile quanto senza senso crociata verso mia sorella e le sue amiche - che per la cronaca, sono anche mie amiche. E che nonostante tutto, te ne freghi di quello che posso pensare o provare io, quando tratti di merda Max per un'intervista sul giornalino, o quando ti presenti ad una festa senza nemmeno dirmelo con la tua amichetta del cuore » Quanto le costava esserle amica. Assurdo. Sbatté le palpebre più velocemente, mentre pensava incessantemente alle parole appena pronunciate, lapidarie, perentorie. Fin troppo decise, questa volta: metà delle cose che aveva detto non erano precise. Stava per ribattere come d'istinto, ma le lacrime che si trattenevano sulle sue pupille luccicanti le annebbiavano la vista, rendendo la sua solita puntigliosa voglia di correggere tutti, meno importante del solito. Sapeva, nel suo cuoricino tormentato, che niente fosse più lontano dal vero del fatto che non le importasse dei suoi pensieri e dei suoi sentimenti, però perché era quella l'impressione che Liv aveva avuto? Evidentemente la Watson si era concentrata su altro, allontanandosi senza averlo stabilito a tavolino e causando più dolore di quanto non avesse realizzato. Avrebbe potuto gestirla meglio di così. « Quindi cos'è che c'è? Nulla. Solo accettare che a quanto pare è questo il tuo ringraziamento » Si alzò dal letto, quando la Weasley prese parola, ma Alice non l'ascoltava: guardava Olivia negli occhi ambrati e basta, riconoscendo lo stesso sconforto per la sensazione di abbandono che doveva aver vissuto per colpa sua, che lei conosceva fin troppo bene e fin troppo a fondo. Pensava che parlare di un ringraziamento da parte sua era oltremodo errato ed esagerato, però era troppo mortificata e affranta dai sensi dei colpa per andare a sottolineare le virgole. « Ma se… ci volete qua, possiamo provare a risolvere la cosa… innanzitutto perché non… state più tranquille e provate a parlarne senza volervi visibilmente strappare i capelli? » Stava per prendere parola per rispondere sia ad Olivia che a Lucy, mentre pensava alle risposte più sincere che potesse trovare per spiegarle il suo punto di vista. Non era certa che l'avrebbe accolte. « Alice non ci voleva nemmeno andare a quel rave. » Spostò subito lo sguardo verso Ronnie, mordendosi il labbro inferiore. Era a disagio, Alice: non era abituata a sbagliare, ed in quel momento si sentiva di aver sbagliato tutto. « Cioè..non voglio prendere le parti in questa situazione perché non avrebbe alcun senso, ma se posso dare una mano a..contestualizzare..sono stata io a spingerla a venirci. Perché beh, su, siamo oneste, Alice alle feste con noi non ci viene mai e volevo includerla almeno questa volta, prima che ci si mettessero di mezzo i compiti e il coprifuoco. » Controllava di sottecchi l'espressione della Picquery, sperando che si ammorbidisse: la Rigby stava tirando fuori tutte le sue qualità ed Alice si dispiacque anche per aver fatto pensieri sbagliati su di lei. Che le era successo? Che fosse forse l'ansia per la missione che riguardava Louis ad averla mandata in cortocircuito? Per quanto avrebbe potuto negarlo, ed avrebbe voluto dimenticarlo, forse doveva essere andata proprio così. Ed era difficile da mandare giù, per le sue scarse capacità di autocritica. « E qui penso che sia necessario aggiungere che se anche io non ti ho scritto, Liv, non era perché non ti volessi, ma perché ho dato per scontato che ti avrei già trovata lì con Max e le altre. » Sì, ci aveva pensato anche Alice: proprio perché le amiche di Max e di Nana erano anche sue amiche, e non della Watson, aveva immaginato che Olivia vi ci sarebbe presentata comunque, sia che lei avesse deciso di presenziarvi, sia che no. E per quanto avrebbe voluto dire a Ronnie che no, era stata una scelta sua e solo sua, era stata combattuta se andarci o meno fino all'ultima opera di convincimento da parte delle due coinquiline, a cui alla fine aveva detto un poco convinto sì. A forza e con una manciata di remore. Ma non era una giustificazione, lo sapeva: il tempo per un messaggio l'aveva avuto e se ne rimproverava. « Non voglio parlare per Alice, ma essendo stata la sua una decisione un po' forzata e presa all'ultimo..credo sia accaduta la stessa cosa. » Rivolse un cenno all'amica per ringraziarla delle parole, prendendo un profondo respiro prima di prendere finalmente parola. « Grazie Ronnie. E scusa se ho pensato male di te. Ho creduto che ti fossi avvicinata a Lucy solo per il pre-festa a casa di Ted. Sono stata una stupida a pensarlo » Voleva risolvere le questioni e voleva risolverle tutte, quella sera; di certo, quel primo settembre era stata la giornata più lunga e complicata degli ultimi anni. « Un sacco di ragazze del sesto lo fanno e non so mai di chi fidarmi, ma tu... Diavolo, tu saresti arrivata comunque dove avresti voluto. Sei Veronica Rigby: sei sempre un passo avanti a tutti. » Le sorrise appena, sinceramente, tornando poi ad indirizzare lo sguardo verso Liv: Alice aveva perso un po' della presunzione e, dall'inclinazione della testa, sembrava che avesse anche messo un po' da parte quell'orgoglio intrepido che avrebbe potuto renderla chiusa ed intrattabile. Ma aveva scelto di fare un passo indietro ed assumersi le sue colpe: nulla era stato fatto in mala fede, quindi non le disturbava affatto parlare davanti al conclave nella sua interezza. « E sì... Io non volevo andarci a quella stupida festa. » Ammise, arricciando le labbra. « Anzi, sarebbe stato decisamente meglio se non ci fossi venuta. Mi sono ubriacata. Ho litigato con te. Ho fatto gli auguri a Nana. Ho anche... » Prima si rivolse direttamente ad Olivia guardandola negli occhi, poi si ritrasse mentre tentava di storcere una verità che ancora faceva fatica ad accettare. Abbassò appena lo sguardo, farneticando appena. « ...fatto altre cose che non avrei dovuto fare. » Trovò la forza di rialzare di nuovo lo sguardo, mentre tentava di tenere dentro il groppone che cercava in tutti modi di venire allo scoperto. « Se ci sono venuta è solo perché non volevo essere la solita noiosa Alice che conosce tutti i volumi di incantesimi a memoria ma non sa divertirsi. So che dicono tutti questo di me, volevo che quest'anno iniziasse diversamente. Volevo che fosse diverso. Volevo essere io... diversa. » Per fare cose che non avevo mai fatto prima. E forse sarebbe stato meglio non farle, diceva il suo sguardo. « Mi dispiace che tu ti senta così, tirata da due parti differenti. Non ti chiederei mai di fare una scelta, io... Per quanto mi dispiacerebbe perderti, sarebbe giusto che tu scegliessi la tua famiglia. Non ho mai voluto questo. » Si avvicinò di qualche passo verso il suo letto, non smettendo mai di incrociare il suo sguardo color ambra. Quella puntina di viola nelle iridi dell'amica catturava la sua attenzione ogni volta, ma era troppo concentrata sulla sostanza della questione per lasciarsi distrarre, quella volta. « Ma riguardo al The Doxy: per favore, chiedi a Max com'è andata davvero. Lei mi tratta costantemente come se le avessi fatto qualcosa, quando io non ho nulla di personale contro di lei. Nulla! Mi ha messo in difficoltà con l'intervista e ho perso la pazienza, certo... Ed ho pensato che ce l'avesse con me di riflesso per Nana, mi sembrava ovvio, ma la verità è che faccio fatica ad avercela anche con lei... Nonostante quello che è successo. » Non disse altro, non si spiegò, non andò nei dettagli: la storia con Nana, la vera storia con la Serpeverde, era una storia che nessuno conosceva davvero e la situazione doveva rimanere invariata. « Mi dispiace non averti detto del rave, di averti fatta sentire esclusa per un'estate intera. Pensando a come includere Lucy, ho escluso te e questo non è giusto. Penso che dovremmo imparare a convivere tutte insieme, io per prima... » Facciamo pace, Liv. Una piccola crepa nell'armatura di miss perfettina, nell'orgoglio da leonessa che ergeva come una comoda protezione nei confronti del resto del mondo. Ma per le sue amiche, con le sue amiche, doveva essere diverso. Voleva essere diversa.
     
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