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.Aula canonica di Hogwarts molto grande e largamente spaziosa, con: un tavolo ovale al centro adoperato per le riunioni con a capotavola una poltroncina bordeaux destinata al Caporedattore; una lavagna molto larga laterale quasi mai pulita; una scrivania lunga strabordante di vecchi articoli e pile e pile di fogli scribacchiati; una seconda scrivania di media lunghezza su cui sono collocati due computer di tecnologia babbana connessi al Wiznet ed una terza piccola scrivania, su cui sono stati dispersi ancora altri foglietti e fogliettini.
Questa discussione rientra nel progetto quotidianità
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.Domenica 6 febbraio, ore 13.56
«Niente. Non una sola firma» Otis sbatté la mano sulla superficie fredda del tavolo, ricolmo di scartoffie macchiate di inchiostro, che qualcuno doveva aver inavvertitamente rovesciato, sporcando qui e lì i fogli bianchi. «Questo l'ho affisso quando? Tre giorni fa? Non una singola firma. È deprimente. No, di più...» Continuò agitato, sventolando l'annuncio completamente intoccato nel suo animato gesticolare. «È vergognoso, raga.» Si lasciò cadere sulla sedia da scrivania che aveva recuperato dai sotterranei, in uno sgabuzzino impolverato, per adibirla a “sedia del Caporedattore”. «Dopo questa veramente non mi farò più vedere nei corridoi. Recupero il Mantello dell'Invisibilità solo per poter raggiungere l'Aula di Pozioni e tornare al dormitorio indisturbato.» Sbuffò, incrociando le braccia al petto. «Cosa è successo a questa scuola?! Si sono tutti rammolliti? Due anni fa non era così. Facevamo scintille. Scandalo, addirittura... Quanto manca allo scadere del box, Allie?». -
.« Tre giorni e mezzo fa. » Alena corresse puntualmente Otis mentre, seduta al tavolo, tentava disperatamente di ripulire la mistura di inchiostro e glitter che aveva rovesciato sugli appunti di qualcuno. Con la coda dell'occhio seguì i movimenti del Caporedattore, per poi sospirare a sua volta « Mancano due ore... » fissò sconsolata lo schermo del cellulare, aperto sulla schermata di Instagram che ormai da ventiquattr'ore i tre infelici continuavano a riaggiornare all'infinito. « E l'unica persona ad aver risposto è ancora il tuo amico. Quindi in pratica nessuno. » Si morse il labbro, sconsolata, esaminando le dita sottili ricoperte di glitter azzurri e dorati. All'improvviso, anche quello stupido cartellone da appendere alla porta della redazione le sembrava inutile. « Forse dovremmo lasciar perdere questa roba del San Valentino. È stata un'idea stupida. Siamo stati stupidi a pensare che Hogwarts fosse ancora... viva. ».
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Un giornalino scolastico. L'idea lo aveva fatto sorridere nella più positiva delle maniere. C'è così tanto da dire su questa scuola e sul mondo là fuori. Si sa: a molti giovani interessa poco o nulla di informarsi, e men che meno di fare informazione. Eliphas però era un ottimista, e credeva fermamente nel dare fiducia e riconoscimento anche ai più giovani - forse perché era stato cresciuto in una società che responsabilizzava i suoi appartenenti fin da piccoli. Secondo me sentire le cose da un proprio pari è diverso. Ti rende più partecipe, più aperto all'ascolto, più fiducioso. Così, quando aveva visto il modulo di adesione, aveva deciso di farne una copia e metterlo in bella vista sul bancone della biblioteca. Più volte aveva provato a convincere gli studenti ad aderire, ma ognuno aveva una scusa diversa, e alla fine il foglio era rimasto vuoto. Arrivato quindi il giorno della scadenza, il bibliotecario raccattò alcune vecchie riviste impolverate dagli scaffali, dirigendosi a passo svelto verso l'aula in cui si sarebbe tenuta la riunione. Cavolo, è proprio vero che sono tre gatti. Nascosto dietro la porta socchiusa, ascoltò le parole dei ragazzi, sentendo tutta la frustrazione e la tristezza che traboccava dalle loro voci. Ciò che disse una ragazza, però, lo portò a intervenire, attraversando la soglia per raggiungere i pochi studenti radunati. « No! Non dovete assolutamente lasciar perdere nulla. La vostra iniziativa è nobile, oltre che fondamentale. » disse con una certa foga, sgranando gli occhi quasi fosse lui quello ad aver più a cuore di tutti la questione. « Hogwarts non è morta. Sta solo dormendo. E questa situazione dovrebbe servirvi da slancio ulteriore per svegliarla dal torpore e dal menefreghismo dilaganti. È la prova che di ragazzi come voi c'è disperatamente bisogno! » Di ragazzi che siano la colla che unisce tutti gli altri. « Tenete. Vi ho portato questi. » Poggiò sul tavolo l'alta pila di riviste che aveva portato con sé. Erano vecchi numeri di giornalini scolastici che nel tempo erano stati creati ad Hogwarts, alcuni vecchissimi, altri più recenti. Al lancio di quell'iniziativa, Eliphas li aveva cercati in archivio per farsi un'idea della situazione, e aveva pensato di portarli agli studenti come regalo. Ma forse, alla luce di tutto ciò, più che un regalo possono essere un'ispirazione. « Il primo è del 1677. Quello più prolifico del 1845 - si pubblicavano anche racconti scritti dagli studenti, piccoli editoriali, stralci di opere letterarie di nicchia. Queste pagine raccolgono preziose testimonianze di eventi storici! E sono stati gli studenti a fornircele. » Sospirò, tamburellando le dita su quei fogli. « Avete una tradizione così ricca da ereditare! Non volete essere anche voi di ispirazione, un giorno, per gli studenti che verranno? Fosse anche solo per un singolo numero. » Incrociò le braccia al petto, annuendo con convinzione. « Per quel che vale, avete tutto il mio supporto e il mio aiuto. »
Edited by thunderous - 9/2/2022, 23:45. -
.Un tempo la pausa dallo studio significava una sola cosa: sigaretta e chiacchiere su una panchina nel parco del castello. Di cose ne erano cambiate, ma non certo la voglia di Mia di prendersi più pause di quanto potesse permettersi in prossimità di un esame. Studiare a scuola era diventata una prerogativa del tutto nuova; complice la necessità di meglio comprendere gli spostamenti all'interno del castello, aveva convenuto assieme a Raiden di passare un po' per uno - o insieme-, più tempo possibile tra le mura di Hogwarts. Entrambi avevano ottime scuse per trovarcisi, e per Mia, nello specifico, la domenica era ideale, non solo perché molti studenti si spostavano a Hogsmeade per godersi l'weekend, lasciandole modo di trovare un posto nelle aule studio senza fare a pugni, ma anche perché quella quiete significava avere il campo libero per l'osservazione degli spostamenti degli Auror. Girovagando per i corridoi, osservando con un certo interesse i personaggi che abitavano le cornici polverose, venne di colpo investita da alcune parole che destarono la sua curiosità. Non era tanto la portata del discorso - decisamente vago a un primo ascolto - quanto la presenza di qualcuno in quegli ambienti per lo più vuoti durante il fine settimana. Sgranocchiando le sue patatine, fece quindi capolino, sollevando le sopracciglia sorpresa. Era l'auletta del giornalino. Ma certo! Comunque qui non è cambiato proprio nulla. Ve ne state ancora col naso sotterrato tra scartoffie. Dei veri futuri burocrati. Tuttavia, parlare al plurale, si rese conto fosse esagerato. Quattro gatti sarebbero comunque di più. « Perché un solo numero? » Si intromise così, con leggerezza, appoggiando la spalla allo stipite della porta allungando la busta di patatine in direzione degli altri. « Avete finalmente ammesso la superiorità della radio rispetto al giornalino? » Dare fastidio a Otis con commenti del genere è sempre stato divertente. Alza infatti le mani quasi subito. « Dai che scherzo! Da quello che ho capito è comunque morta - la radio dico. » Una cosa che non sembrava colpirla particolarmente. Aveva partecipato alla radio nella speranza di poter fare almeno un po' la differenza tra le mura del castello. Ma la verità è che eravamo troppo differenti per fare la differenza. « Tutto quel dramma tra radio e giornalino e alla fine non se ne è più fatto niente. Insomma tutto fumo e niente arrosto. Dramma giusto per fare dramma. » L'ennesima riprova che i trigger da queste parti sono un passatempo. Passatempo anche cringe per giunta. Sospirò e osservò prima Eliphas e poi la moretta. « Mia Yagami. Serpeverde. Piacere. Frequento il primo anno di Scienze Politiche. » Poi tornò a osservare Otis, assottigliando appena lo sguardo. « Per uno che è appena tornato a Hogwarts, ha proprio il muso lungo di un girato di culo di prima categoria. » Deprimente. « Quindi? Perché un solo numero? Stanno chiudendo anche voi? » Non si sarebbe certo stupita d'altronde. Dopo la chiusura di diversi club, tagliare corto anche con il giornalino non l'avrebbe certo sorpresa..
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Le dita di Otis scartarono furiosamente l'involucro di un Pallino Acido, per poi infilarselo in bocca, con un'espressione corrucciata. Quelle situazioni tiravano fuori il lato più infantile di lui. Si sentiva offeso? Risentito? No, si sentiva frustrato, perché non aveva previsto quella situazione. La prima volta, il primo lancio del giornalino, tutto era andato a gonfie vele. Mentre guardava Alena, la sua unica redattrice, sbuffare sonoramente, provò un modo di nostalgia per i bei tempi andati, gli anni d'oro, l'era del Doxy Pixie Wise. «Beh, certo che dobbiamo lasciar perdere il San Valentino» rispose piccato. «A meno che non vogliamo farci partecipare soltanto Brunhilde, l'unica votata fino a... cinque minuti fa.» Una testa nota fece capolino da dietro la porta. Otis lo riconobbe dalla sera della festa di Natale, e da un paio di visite alla biblioteca che aveva compiuto negli ultimi giorni, per recuperare materiale di studio. Aveva fotocopiato gli annunci, lo sapeva, e infatti era tornato due, tre volte in più del necessario per recuperare ora un libro, ora un altro, ora consultare un bibliografia, ora un articolo, solo per poter sbirciare i nomi segnati senza farsi notare, per non sembrare un povero disperato. Il bibliotecario gli faceva una gran simpatia ma, come al solito, non riusciva a trovare mai il coraggio per rivolgergli la parola. La vita dei timidi è una vita di tortura. Si tirò a sedere, estraendo il lecca lecca dalla bocca con un pop. Seguì rapito il suo discorso ed i suoi movimenti, e prese tra le mani le riviste che aveva portato loro. «Wow. 1845, eh? Ma tu guarda che roba... Guarda, Alena!» Niente, non sembrava altrettanto convita. «Oh, E GUARDA!» Silenzio. «Scusate. Continua pure.» Sfogliò le pagine con estrema delicatezza, trattandosi di fascicoli secolari. Ammaliato, percorse i nomi degli studenti che avevano lasciato testimonianze scritte del loro passaggio, di streghe e maghi che adesso non c'erano più, per sempre commemorati. Che enorme potere, la scrittura, il documentare. Completamente rapito, per poco non si accorse dell'arrivo di Mia. Per qualche coincidenza astrale, quell'aula semivuota cominciava a riempirsi di passeggeri fortuiti, pronti a rianimare gli spiriti. Forse, pensò il Tassorosso, qualcuno oltre a noi ci tiene davvero. O forse gli facciamo solo un po' pietà. «La radio e il giornale sono due cose completamente diverse» mormorò in risposta, incrociando le braccia al petto. Evidentemente Mia non era lì per rianimare. «Non stanno chiudendo proprio niente. Il giornalino scolastico è un'istituzione, sarebbe come abolire le squadre di Quidditch.» Pausa. «Non è stato abolito il Quidditch mentre ero via, vero?» Visto quanto poco si interessasse di sport, non si sarebbe sorpreso di scoprirlo solo adesso. «Sapete cosa vi dico. Ha ragione il bibliotecario. Com'è che ti chiami, scusami, non ricordo se te l'ho mai chiesto, io sono Otis, Otis Branwell, Tassorosso, molto piacere... Hai ragione!» Si tirò in piedi, ispirato, dopo qualche secondo di silenzio di riflessione. «Se nessuno leggerà il nostro giornale, continueremo a pubblicarlo finché non ci noteranno!!! Stiamo facendo qualcosa di più grande di noi, qui. Qualcosa di epocale! Niente potrà fermarci!!!» Quasi con il respiro corto, guardò i visi nell'aula impolverata, alla ricerca di consensi. «Io non mi voglio arrendere!!!! Chi è con me?». -
.L’arrivo dei nuovi arrivati parve rinvigorire Otis. Alena se ne restò in silenzio, a giocherellare con la colla glitterata che ancora le impiastricciava le dita, lo sguardo basso e l’aria poco convinta. Trovava che i vecchi numeri del giornalino fossero affascinanti, senza dubbio, ma non le sembrava un aiuto granché pratico. Otis invece per qualche ragione pareva improvvisamente posseduto da uno strano entusiasmo, tanto da balzare in piedi (Alena sussultò) e pronunciare una specie di solenne discorso alla nazione ai tre presenti, con tanto di richiesta di corsa alle armi. Alena attese qualche attimo di silenzio, prima di di confessare con un sospiro: « Io no. » Odiava l’idea di essere deludente, ma in quel momento sentiva dentro qualcosa di più importante del desiderio di assecondare Otis. Lanciò un’occhiata agli altri due presenti. « Con tutto il rispetto, ma io non ho intenzione di scrivere cose che forse un giorno, magari tra cent’anni, saranno d’ispirazione per qualcuno » si strinse nelle spalle, volendo sottolineare di star esprimendo quella che per lei era un’ovvietà. Per lei non si trattava di ispirazione o grandi principi: il giornalino era un’occasione per far finalmente risuonare il proprio nome tra le mura scolastiche, quasi come prendersi il proprio spazio nell’occhio di bue di un palco. Con questi presupposti, cosa ne avrebbe tratto? « Se non troviamo un modo di far interessare la gente a Hogwarts, questo giornalino non ha ragione d’esistere, secondo me. Non voglio vedere i miei articoli a fare da base per interrare le piantine durante le lezioni di erbologia. ».
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« Ci stava pure una radio?? » fu la sua naturale reazione sorpresa alle parole di Mia. Eliphas non solo non aveva mai sentito parlare di una radio scolastica, ma non sapeva nemmeno come funzionasse la cosa. La sua comunità non le utilizzava, e sebbene sapesse di cosa si trattasse tramite i propri studi, la prima macchina fisica l'aveva vista solo qualche mese addietro, quando era entrato al castello. Ma non ho mai visto uno studio, o i macchinari di registrazione. Dovrebbe essere esaltante! Forse però era il caso di darsi un contegno. Si schiarì dunque la voce. « Salve, signorina. » Fece finta di non conoscerla. Aveva senso? Forse no. Forse a nessuno sarebbe importato del contrario, ma non si può mai essere troppo cauti. « Sapete cosa vi dico. Ha ragione il bibliotecario. Com'è che ti chiami, scusami, non ricordo se te l'ho mai chiesto, io sono Otis, Otis Branwell, Tassorosso, molto piacere... Hai ragione! » « Oh giusto! Perdonatemi. Eliphas. Eliphas Luhng, piacere di conoscervi. » disse allegramente, chinando di poco il capo in un cenno di saluto verso i presenti. « [..] Io non mi voglio arrendere!!!! Chi è con me? » L'entusiasmo di Otis portò un grosso sorriso sul volto del bibliotecario, pronto già a battere le mani in vittoria non fosse stato per l'accoglienza che quelle parole finirono per ricevere. « Io no. » La motivazione della ragazza lo lasciò un poco perplesso, forse perché non riusciva a coglierne il punto focale. Infatti inclinò leggermente il capo di lato con aria pensierosa, riflettendo qualche istante nel tentativo di trovare un nesso causale che gli sfuggiva. « Però vedi, il tuo ragionamento ha una falla evidente: l'interesse non è un presupposto, ma un punto d'arrivo. Il tempo e l'attenzione delle persone vanno guadagnati. Devi dimostrare di meritarteli. In sintesi: per interessare, devi essere interessante. » Nulla piove gratuitamente dal cielo. Inarcò eloquentemente un sopracciglio, cercando forse di suggerire un tipo di mindset più propositivo da cui partire. « È un po' una contraddizione, no? Cioè, tu dici che non vuoi che i tuoi articoli finiscano nel concime, ma dici anche che non vuoi che siano di ispirazione a nessuno. Allora mi viene spontaneo chiederti cosa ti aspetti esattamente di ricevere se non sei disposta a dare nulla. » Si strinse nelle spalle, sorridendole gentile come a volerle lasciar intendere che la sua non fosse una critica, ma un modo per portarle all'attenzione un punto di visto esterno su una situazione a cui lei guardava troppo dall'interno. « Secondo me questo può essere il modo giusto per far interessare la gente ad Hogwarts e far sentire le vostre voci. » Fece una pausa. « Qui mi sembra di vedere che ci siano animi un po' contrastanti. Vi siete fatti un'idea del tipo di giornale da impostare, delle sezioni da includere, degli articoli da scrivere? » Guardò prima Otis e poi l'altra ragazza, voltandosi in seguito in direzione di Mia per farle cenno di avvicinarsi. « Cara, ti dispiacerebbe trascrivere? » le indicò la lavagna presente nell'aula, volgendosi poi in direzione degli altri due. Congiunse le mani in uno schiocco, sorridendo a trentadue denti. « Perché non facciamo un bel brainstorming?! Dai, sparate. Dite tutto quello che vi passa per la testa. Per capire cosa scrivere, bisogna innanzitutto chiedersi "cosa vorrei leggere?". Pensateci bene. I vostri interessi, le vostre passioni, tutto ciò che altrove non trovate o che vi lascia insoddisfatti. Avanti, nessuna idea è stupida o banale. L'importante è che siate convinti e appassionati di ciò che volete comunicare. Oibò, che vogliate comunicare qualcosa in primo luogo! » Rise, gesticolando verso i ragazzi per esortarli a dire la propria.. -
.Improvvisamente interessata a scampare per qualche altro minuto dallo studio, Mia andò ad affiancare Otis, osservando con interesse un numero in particolare del giornalino. Fu la copertina ad attrarla. La foto ritraeva un giovanissimo Harry Potter uguale sputato ad Albus Potter. La cosa la colpì soprattutto perché, dopo aver pedinato il giovane Serpeverde per anni, la somiglianza le risultò quasi sorprendente. La prima pagina citava "Harry Potter - The Boy Who Lies?". Se avesse avuto qualche conoscenza sulla storia della Gazzetta, la giovane Yagami avrebbe saputo che quello era un titolo che ricalcava alla perfezione una prima pagina della nota testata giornalistica. Sfogliando, tra farneticazioni sulle discutibili notizie di un ipotetico ritorno del Signore Oscuro e qualche stupido quiz, sollevò lo sguardo solo quando la moretta si accinse a dire la sua. Non conosceva ancora il suo nome. Aveva deciso di ignorarla di sana pianta, forse ancora troppo presa dalla frustrazione del fiasco subito. « Con tutto il rispetto, ma io non ho intenzione di scrivere cose che forse un giorno, magari tra cent’anni, saranno d’ispirazione per qualcuno. e non troviamo un modo di far interessare la gente a Hogwarts, questo giornalino non ha ragione d’esistere, secondo me. Non voglio vedere i miei articoli a fare da base per interrare le piantine durante le lezioni di erbologia. » « Sarà un po' difficile farli interessare con questo atteggiamento. » La caustica serpe che non aveva mai smesso di vivere in lei fuoriuscì all'improvviso. Si strinse tuttavia nelle spalle osservandola con tranquillità. « Dico così.. per dire. » Ma tu fai come ti pare. Fortunatamente l'intervento di Eliphas risultò decisamente più mirato. « Cara, ti dispiacerebbe trascrivere? » Senza abbandonare il suo giornale, che appoggiò su sulla scrivania davanti alla lavagna, Mia prese un gessetto se si preparò ad ascoltare le varie proposte. Non le sfuggì tuttavia, il nuove nome e il logo appeso in un angolo sulla lavagna. Lo indicò agli altri e sorrise. Ovviamente non sapeva che avessero cambiato un po' tutto. « E' molto figo il nuovo nome. Secondo me avete avuto un'ottima intuizione. Cioè dà proprio l'idea di una cosa molto figa. Io la leggerei una rivista che si chiama Sonorus! » Arricciò appena il naso volgendo lo sguardo verso Eliphas. Il suo impegno era davvero lodevole. Decise quindi di dare il suo contributo. « E se invece il giornalino facesse un questionario anonimo? Dacché mondo è mondo la gente ama due cose: gli scandali e ciò che gli riguarda da vicino. Potreste tastare le acque su cosa interessa alla gente anche senza relegare l'indagine al giornalino. Potreste chiedere cosa non gli piace dell'ambiente in cui si trovano.. o potreste anche dare loro la possibilità di raccontarvi dettagli succulenti in maniera anonima. Potreste predisporre una cosa molto generica da inviare nelle caselle postali di tutti. Anche molti collegiali hanno una casella postale qui a Hogwarts. Potreste porvi come fonte di informazione scomoda. » Non sapeva se ciò potesse interessarli, ma era pur sempre qualcosa. « Io per esempio, avrei una cosa o due da raccontare a qualcuno che ha voglia di diffonderlo nel campus. Ma.. non lo farei mai mettendoci la faccia. Se invece qualcuno mi offrisse la protezione dell'anonimato e l'assicurazione che queste cose verrebbero diffuse al castello e nel campus.. senza che si sappia quale sia la fonte della notizia.. potrei cantare come un uccellino. Un sacco di gente ha sassolini nelle scarpe. Solo che oggettivamente siamo dei vigliacchi. » Stirò un sorriso osservando i due con un'espressione malandrina. « Il problema è che nessuno vi dà retta giusto? Allora uscite con qualcosa che la gente non può ignorare. Diventate i nostri confessori.. di tutti quanti. » Si stringe nelle spalle e li osserva con uno sguardo eloquente. « Sonorus! Giusto? ».
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.«Io no.» «Ma come no» Risposte di scatto, girandosi verso Alena, le mani sui fianchi che scioglievano la presa da condottiero come fossero di gomma. Lo sguardo supplicante di Otis fu accolto da Eliphas, che iniziò un discorso dalla logicità e razionalità raffinata, che il Tassorosso non poté non apprezzare. «Ci siamo fatti un'idea, sì...» Cominciò esitante, aggrottando la fronte nello sforzo di ricordare se ci fosse stato un attento ascoltare, da parte sua, le opinioni di Alena, o se invece quella sensazione di completa concordia fosse piuttosto il risultato del suo eccessivo entusiasmo e scarsa democrazia, come capitava a volte. «Lo spirito del giornale è forse la cosa più chiara che abbiamo a mente, no? Non concordi, Ali?» Cercò di sollecitarla, per evitare di prendersi tutta la scena e cominciare a straparlare, come aveva notato fosse sua tendenza fare. «Sappiamo per certo di voler dare al giornale un tono più... Adulto» cominciò poi, una volta ascoltate le risposte della sua unica collega giornalista. «Qualche anno fa gestivo il Doxy Pixie Wise. Credo di essere l'unico rimasto, ma da qualche parte qui... Dovrebbe esserci un'edizione passata...» Rovistò nelle pile di giornali fornite dal bibliotecario, la lingua tra i denti e gli occhi socchiusi a scorgere rapidamente le testate. «Eccolo! Se guardate, anche il logo, il nome, i colori, il layout... Era bello, ma era... Come posso dire? Un po' da ragazzini» disse, soppesando attentamente le parole. Era estremamente fiero del lavoro della vecchia redazione. «Era semplicemente il prodotto delle menti di chi ci lavorava. Eravamo più piccoli, e non avevamo alcuna pretesa. Ed è importante che questo rimanga, nel rilanciare il giornalino. Vogliamo ancora tenere i quiz, e i rebus, e i puzzle, e così pure le rubriche rosa...» Elencò, conteggiando con le dita le voci che Mia, intanto, trascriveva sulla lavagna. «Però vogliamo anche essere figli della nostra epoca, riportare quanto è pertinente ai tempi in cui viviamo.. No?» Chiese consenso ad Alena. Non era sicuro che quella conversazione fosse avvenuta, tra lui e lei, prima di allora. Forse era stato un po' affrettato. Ascoltò i commenti di Mia, annuendo, ma non sentendosi convinto fino in fondo. Del resto, ciò che aveva convinto Otis a riprovarci, a rispolverare la scrivania della redazione dell'ex Doxy e impugnare nuovamente la piuma era la passione per il giornalismo d'inchiesta – quello più adulto, quello più vero, quello che facevano al gruppo Peverell, per intendersi. I pettegolezzi facevano numero, popolarità, ma era quella la direzione che voleva intraprendere? «Non lo so, a dire la verità... Non è un po' infantile, fare da eco ai pettegolezzi e alle voci di corridoio?» Si grattò la fronte, non volendo sembrare troppo duro o poco disposto al dialogo – consapevole di avere grosse difficoltà a svincolarsi dalle proprie idee..