Parco della Liberazione

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    arco della Liberazione - luogo pubblico.



    Questa discussione rientra nel progetto quotidianità


     
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    -- continua da {FIRST EVENT} Maypole

    « Vado a scambiare due parole con June. Li guardi tu i bambini? Prometto di non metterci troppo. » Si alza in punta di piedi e stampa un bacio sulle labbra di Albus strofinando automaticamente il nasino tra i capelli di Lily, dandole un bacio sulla nuca. Ed è così che si allontana, un po' troppo pimpante, poiché quella proposta la sta macinando sin da quando la cugina le ha proposto di prepararsi insieme per il ballo. La raggiunge in un momento in cui si trova da sola, complice il fatto che le sue amiche si stanno scambiando con altre persone. Picchetta sulla sua spalla e le rivolge un ampio sorriso. Uno di quelli che non promette nulla di buono. « Speravo di vederti! Ciao! » Si sporge nella sua direzione, carezzandole appena il braccio a cuor leggero. Le differenze che le hanno allontanate, e che non dipendevano nemmeno direttamente da loro erano ormai acqua passata. E ora è tempo di una degna coalizione Carrow-Rosier. « Ti posso rubare qualche minuto? » Le indica così il Parco oltre la Piazza della Liberazione, e la prende a braccetto. « Lo sai che stai un sacco bene? Stai seguendo qualche dieta particolare? La tua pelle è pazzesca! » Ottimi geni, ma quella è davvero un'altra storia. Individua una panchina il più possibilmente lontana dalla folla e per sicurezza casta anche un Muffliato, per essere certa che nessuno può origliare la loro conversazione. « Allora.. June Junie Ju - » Una cantilena che suo fratello canticchiava spesso quando le due erano molto più piccole. Ai tempi Jude amava prendere in giro le ragazze - non sapeva ai tempi quanto la cosa sarebbe stata premonitrice. « ..anche tu al Maypole.. » Quella frase ha apparentemente dello stupore, ma in realtà è l'allusione più palese che Mun possa mettere sul piatto. E' chiaro che sta per chiederle qualcosa, ma Mun ama un po' di teatralità. « Chi l'avrebbe mai detto! Ti stai rimettendo in gioco.. » Osserva istintivamente la propria manicure, continuando a mantenere la suspance in merito. « ..brava! » Pausa. Si volta verso la cugina e la osserva con un'espressione più indagatrice. « C'è qualcuno che sai per certo ti inseguirà? O qualcuno che pensi potrebbe farlo? » Insiste. « O anche solo qualcuno che speri lo faccia? » Alza la mano destra, posando la sinistra sul petto, come se fosse sul punto di fare un giuramento solenne. « Croce sul cuore nessuno lo saprà. Non ci possono neanche sentire. Però devo saperlo, perché sto per farti una proposta indecentissima. »




     
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    Mentre Olympia e Daffy si erano momentaneamente allontanate per salutare alcuni conoscenti scorti tra la folla, June ne approfittò per prendere un lungo sorso di cappuccino dal bicchiere da passeggio. L'aroma intenso del caffè, subito seguito da quello più avvolgente del latte, la mandò letteralmente in estasi. Bastava poco, in fondo, per renderla felice. Sia benedetto chiunque abbia inventato questa roba. E l'alcol, soprattutto l'alcol. Un colpetto delicato sulla spalla la spinse a voltarsi verso un Mun sorridente, un sorriso che June ricambiò quasi istantaneamente. « Mun! Non ti avevo vista! » Non vi era da sorprendersi, considerata l'altezza minuta di entrambe e la bassa soglia dell'attenzione di June, quando si trattava di eventi particolarmente frequentati. « Come stai? I bambini? » Chiese, alzandosi sulle punte e guardandosi intorno. Pur non reputandosi dotata di istinto materno, i bambini le piacevano e tutto sommato lei sembrava piacere a loro. « Ti posso rubare qualche minuto? » Annuì, un po' incuriosita ed un po' sorpresa. « Certo. Un po' di cappuccino? » Propose, porgendole il bicchiere ancora pieno, mentre attraversavano il parco. I complimenti che seguirono forse la stupirono ancora di più, non perché Amunet fosse mai stata sgarbata nei suoi confronti, bensì poiché Juniper non era tipo da notare simili dettagli in sé stessa. « Oh, grazie. In realtà... no. E' già tanto se mi ricordo di mettere la crema. » Si sfiorò la guancia, quasi volesse tastarne la consistenza, ed insieme occuparono una panchina libera. Seguì con gli occhi il rapido movimento della bacchetta di Mun e quando li riportò sul viso della cugina, nelle iridi azzurre era possibile scorgere un certa perplessità. Sbaglio o questa chiacchierata sta prendendo una strana piega? Era passato parecchio tempo dalle estati in cui lei e Mun si erano ritrovate a scambiarsi confidenze adolescenziali, ma quell'improvvisa ricerca di riservatezza le sembrava un tantino eccessiva. « Allora.. June Junie Ju - » Si irrigidì istintivamente nell'udire quel nomignolo poiché assieme al pensiero di Judah le tornò in mente il piccolo incidente avvenuto a Capodanno. Sgranò gli occhi, allarmata, fissando Amunet con espressione chiaramente colpevole. Porco Godric, lo sa! Judah ha vuotato il sacco e ora mi aspetta la passerella della vergogna. « ..anche tu al Maypole.. » Annuì, le labbra serrate fino a farle impallidire e i grandi occhi chiari che correvano da un punto all'altro sul viso di Mun, nel vano tentativo di capirne le intenzioni. Stupido Jude, aveva promesso che non lo avrebbe detto a nessuno! Traditore infame, mai fidarsi di una Serpe! « Chi l'avrebbe mai detto! Ti stai rimettendo in gioco.. » E non con tuo fratello, lo giuro! E' stato solo uno sbaglio, un incidente, come inciampare in una radice o andare a sbattere contro un palo. Non significava nulla, NULLA. « ..brava! » Per quanto ancora aveva intenzione di torturarla così? Deglutì a fatica, accavallando nervosamente le gambe. « Se si tratta di J- » Le sue parole furono poco più di un sussurro, interrotto dalla domanda di Mun. « C'è qualcuno che sai per certo ti inseguirà? O qualcuno che pensi potrebbe farlo? » Oh. « O anche solo qualcuno che speri lo faccia? » Battè le palpebre un paio di volte, colta totalmente alla sprovvista da quella domanda. « Croce sul cuore nessuno lo saprà. Non ci possono neanche sentire. Però devo saperlo, perché sto per farti una proposta indecentissima. » L'ansia provata sino a quel momento evaporò, sostituita da un altro tipo di imbarazzo. « In realtà non lo so. » Ammise infine, stringendosi nelle spalle. « Nessuno mi ha lasciato intendere nulla, direttamente o meno, e io... » Sospirò. « Diciamo che potrei aver fatto una mossa azzardata con un amico nei mesi passati e ora non so bene come gestire la cosa. Non sono nemmeno sicura che lui se ne sia accorto, quindi sto facendo finta di nulla. » Scelta molto matura, ovvio. « Sono ancora la zitella ufficiale della famiglia, spiacente di deluderti. » Cercò di buttarla sullo scherzo, con una risata, bevendo un sorso di cappuccino. « Però adesso sono curiosa da morire. Di cosa si tratta? » Inclinò il viso di lato e la guardò, l'ombra di un sorriso complice sulle labbra rosee. Sputa il rospo!




     
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    Ascolta pazientemente il racconto della cugina, annuendo di tanto in tanto mentre le rotelle nella sua testa sembrano già roteare vorticosamente. « Cioè fammi capire.. ci hai mezzo provato e questo ha fatto finta di niente. » Alza gli occhi al cielo e sospira. « Vorrei dirti che non ho esperienza con mosse del genere, ma la verità è che.. ce l'ho. » Pausa. « Di chi stiamo parlando? » Non si tratta di mera curiosità. Mun non è mai stata una tipa che avesse poi molta voglia di immischiarsi negli affari degli altri, ma in quel momento si trattava di un'informazione funzionale. Devo sapere con cosa devo lavorare. « Se posso darti un consiglio, June.. se ci hai provato ma nulla è cambiato, significa che questo idiota non ha capito niente; o se ha capito, evidentemente non abbastanza. Per come la vedo io, dovresti sbatterglielo in faccia - o.. » Inclina la testa di lato e si stringe nelle spalle. « ..sbattergliela in faccia. Gli uomini non capiscono. Sono stupidi - oppure hanno altro per la testa e in quel caso fai meglio a scappare a gambe levate prima che sia troppo tardi. » Finemente oserei direi che hanno la merda nel cervello. « O li metti con le spalle al muro, oppure vivrai sempre nell'incertezza del loro dramma esistenziale. Fidati; vivo con il drama king per eccellenza. Secondo me dovresti rischiartela. Male che vada, avrai la certezza che è un deficiente. Perché guardiamoci nelle palle degli occhi - se uno è talmente cretino da dirti di no, non ne vale proprio la pena. » Si stringe nelle spalle e le rivolge uno sguardo piuttosto eloquente. E di questo è abbastanza certa. Mun è una persona piuttosto univoca: se non vuoi me e solo me, e non hai le palle di ammetterlo, sei una testa di cazzo e poi andare a quel paese. Si avvicina appena prendendole la mano tra le sue, estraendo il cellulare dalla tasca dei pantaloncini. Scorre in fretta e furia Wiztagram e le mette sotto gli occhi una delle ultime foto che Albus ha postato sul social. Biondo era e bello. Glielo porge e la osserva con un'espressione seccata e sarcastica. « Questi sono gli ultimi tentativi di guerriglia a casa Potter-Carrow. » Pausa. « Mi sta provocando. Questa roba della caccia l'ha fatto impazzire. Secondo me la sta prendendo un po' troppo sul serio.. però.. se vuole giocare, chi sono io per rendere le cose facili. » Blocca il cellulare e lo mette da parte, gettando lo sguardo negli occhi azzurri della cugina. « Il problema è che io non sono in grado di correre poi tanto, e non so quali restrizioni ci saranno nella foresta. Sicuro non ci potremmo smaterializzare - il che sarebbe anche controproducente. Però.. ho pensato. Se potessi depistarlo abbastanza a lungo da poter avere un vantaggio sufficiente, quanto meno non si sentirebbe la vittoria in tasca così facilmente.. » Sospira e scuote la testa, alzando gli occhi al cielo. Forse la sto facendo troppo elaborata. E sicuramente elaborata lo sarebbe stata comunque, ma forse June aveva per le mani una gatta da pelare altrettanto grossa e aggiungere altra carne al fuoco non era nemmeno giusto nei suoi confronti. « Volevo chiederti di scambiarci. Usare la Polisucco così da rendere le cose un po' più.. difficili e interessanti. Però forse in questo caso non è.. adatto alla tua situazione. » Pausa. « Se realizzi di star inseguendo la ragazza sbagliata, significa che qualcun altro potrebbe potenzialmente inseguire la tua. » Giochi mentali di alta qualità. « Non sono poi molte le persone di cui potrei fidarmi con una strategia del genere. » Non è come se potessi chiedere una cosa del genere a Betty. « Però forse in questo caso la tua situazione non è sufficientemente distesa da poter fare giochini del tipo sostituirti con tua cugina per alimentare il suo istinto predatore. » Alza gli occhi al cielo e sospira. « Per come la vedo io dovresti rendergliela un po'.. piccante. Se non capisce l'antifona sei giustificata a pensare che ha un grosso problema.. perché June - ANDIAMO! » Sei uno schianto. « Mi terrai aggiornata? »




     
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    Annuì alle parole di Mun, sollevando entrambe le sopracciglia con aria rassegnata, mentre le labbra si sovrapponevano in un piccolo broncio. « Non saprei come altro descriverlo se non che è stato un totale, colossale e imbarazzantissimo fiasco. » Si strinse nelle spalle, già a disagio nel solo ricordare quel momento. Che cavolo mi è preso non lo so. La verità era che non aveva pensato, affatto. Aveva spento il cervello e si era lasciata guidare dalla rabbia e dall'istinto e quel suo sporgersi verso Sam ne era stata una conseguenza priva di alcuna razionalità. « Di chi stiamo parlando? » Guardò Mun e si mordicchiò il labbro inferiore, nervosa. L'idea di vuotare il sacco la metteva a disagio, come se darne conferma a parole rendesse tutto più veritiero, ma Amunet era pur sempre sua cugina e, forse, il suo parere avrebbe potuto esserle d'aiuto. « Scamander. » Pigolò infine, scostandosi una ciocca di capelli dietro l'orecchio, incapace di celare completamente l'imbarazzo. « A quanto pare la stampa non ci aveva visto poi così male. Patetico, no? » Sospirò, sfregando il palmo della mano libera sui jeans, in un gesto inconscio che tradiva un leggero nervosismo. Ascoltò le parole di Mun bevendo qualche sorso di cappuccino e cercando, nel mentre, di analizzare quanto successo sotto il punto di vista che le era stato suggerito. « Devo ammettere che forse non sono stata così palese, perchè... » Scosse il capo, guardandola alla ricerca di comprensione. « Siamo amici - o almeno, lo eravamo - e non sono sicura di voler perdere un amico per una cosa simile. » Fece una pausa, cercando di riordinare le idee. « Anche se credo che in un certo senso sia già troppo tardi. Il nostro rapporto non è più lo stesso e io non riesco a comportarmi come al solito, soprattutto da quando da anche una mano a Daffy con le lezioni e casa mia è praticamente diventata un campo minato. » E l'unica base sicura è la mia camera. « Perciò... probabilmente hai ragione. Questa situazione ormai è insopportabile e o la va o la spacca. » Non era sicura di cosa avrebbe potuto fare per sbatterla in faccia a Sam, sia perchè non passavano del vero tempo assieme da mesi, sia perché quel genere di approccio non era naturale nell'indole di June. Proprio in quel momento, la mano calda di Munet si strinse delicatamente attorno alla sua e la ragazza le porse il telefono, mostrandole un post Witzagram di Albus che era comparso sulla bacheca di June, ma a cui non aveva dato poi molto peso. « Questi sono gli ultimi tentativi di guerriglia a casa Potter-Carrow. » June inarcò un sopracciglio, presa alla sprovvista. Mi stai dicendo che gli hai messo la tinta nello shampoo a tradimento? « Merlino, è davvero... biondo. » Però. Che commento intelligente. « Mi sta provocando. Questa roba della caccia l'ha fatto impazzire. Secondo me la sta prendendo un po' troppo sul serio.. però.. se vuole giocare, chi sono io per rendere le cose facili. » Le restituì il cellulare e ridacchiò, divertita. Se c'era una cosa che comprendeva sin troppo bene era lo spirito di competizione, sia nello sport che nelle piccole cose di una relazione di coppia. Nulla di ossessivo o malato, semplicemente un modo per non rendere piatto e noioso il rapporto. La lasciò finire di parlare, senza riuscire a nascondere una certa sorpresa davanti a quella richiesta. « Aspetta, aspetta! Mi stai chiedendo di depistare il padre di tua figlia? » Domandò, a metà tra l'incredulo e il divertito. « Wow. Tu sì che hai preso sul serio questa faccenda. » Rimase in silenzio per qualche istante, rimuginando sulle sue parole. « Perché no. » Sbottò infine. « Voglio dire, io comunque non sono affatto sicura di quello che potrebbe succedere, ma il tuo ragionamento potrebbe avere senso. Magari quello che dobbiamo fare è proprio stuzzicare il loro intrinseco istinto da uomo delle caverne. » Dopotutto, in natura era il maschio a inseguire una possibile compagna, no? E per quanto sessista, le statistiche e i documentare sugli animali dimostravano che funzionava alla perfezione. « Ci sto. » Decretò, annuendo. « E dato che ho già salutato anche il mio ultimo briciolo di dignità personale, potrei avere una vaga idea su come vivacizzare le cose. » E fu il suo turno di ripescare il cellulare dalla tasca, con un che di malizioso. Non era mai stata solita ricorrere a simili giochetti - non troppo, almeno - ma visto il recente silenzio stampa che intercorreva con Sam, forse un messaggio piuttosto esplicito sarebbe andato diritto al punto e le avrebbe evitato ulteriori imbarazzi di persona. « Però dobbiamo studiarcela bene. Per esempio, in caso di allarme rosso - se Albus dovesse acchiapparmi - cosa faccio? Gli dico della polisucco? Gli tiro una testata? » Ovviamente la seconda opzione era uno scherzo. Più o meno.




     
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    « Scamander. A quanto pare la stampa non ci aveva visto poi così male. Patetico, no? » Sgrana leggermente gli occhi, Mun, spalancando appena la bocca colta da un palese shock. E ora come lo spiego a Malia che so per certo che mia cugina sta cercando di sbattersi il suo ex? Un empasse non indifferente, di cui non poteva prevedere prevedere i risultati. Annuì tuttavia, decidendo che in ogni caso, non erano affari suoi. In passato la Stone si era lamentata con lei circa questioni che riguardavano la sua allora relazione, minacciata dalla Windsor, ma tolti particolari momenti di sconforto reciproci, nessuna delle due sembrava intenzionata a entrare nella vita amorosa dell'altra. Inoltre, June era sua cugina; non m'immischierò. Una situazione piuttosto scottante, che tuttavia, Mun decise semplicemente di ignorare. Se tutto va bene nessuno lo saprà, a parte i diretti interessati. « Concordo. » Asserisce infine piuttosto convinta. « Senza contare che la vita è troppo breve per struggersi troppo a lungo dietro a un tipo che per giunta sulla carta è anche scapolo da parecchio.. » Non aveva sentito particolari voci su Sam e altre ragazze; a meno che non conducesse una relazione segretissima lontana dai riflettori, era probabile che la situazione avesse due possibili finali: o June a Sam piaceva, ma per qualche ragione aveva deciso di eludere, oppure June a Sam non piaceva affatto, e allora era meglio che June ne fosse a conoscenza il prima possibile. « Bisogna metterlo con le spalle al muro. » All'attacco! Il sangue Rosier non mente mai. Dà il tempo a June di metabolizzare la sua proposta, e infine annuisce. « Tu non conosci Albus. Questa cosa la devo prendere sul serio! » « Perché no. Voglio dire, io comunque non sono affatto sicura di quello che potrebbe succedere, ma il tuo ragionamento potrebbe avere senso. Magari quello che dobbiamo fare è proprio stuzzicare il loro intrinseco istinto da uomo delle caverne. » Scoppia a ridere Mun, battendo le mani con aria estremamente gioiosa e compiaciuta. Non avrei saputo dirlo meglio, Jun - Junie - Ju! « Ci sto. E dato che ho già salutato anche il mio ultimo briciolo di dignità personale, potrei avere una vaga idea su come vivacizzare le cose. » Allungò quindi il nasino in direzione del cellulare della cugina e lesse man mano che le scriveva, ogni parola che la mora inviò al giovane Scamander, per poi inclinare appena la testa e osservarla con aria colma di orgoglio. Oh, crescono così in fretta! « A - do- ro! E' geniale! Se non ti insegue a questo punto avrai la risposta.. ma se lo fa.. oh June, sono invidiosa per il tuo dopo! » Sollevò entrambe le sopracciglia e la osservò con aria estremamente maliziosa prima di sospirare con aria spensierata. « Però dobbiamo studiarcela bene. Per esempio, in caso di allarme rosso - se Albus dovesse acchiapparmi - cosa faccio? Gli dico della polisucco? Gli tiro una testata? » Resta a pensarci un po' su, mentre assottiglia appena lo sguardo. « No no no no! Agiamo in maniera intelligente! In tanto, ti lascio l'indirizzo del appuntamento. Io e Albus abbiamo compranto questa casetta un paio di settimane fa. Dovrebbe essere abbastanza vicina rispetto a dove abiti tu. Inventanti una scusa con le tue coinquiline e vieni qui. » Pausa. « Alla Polisucco ci penso io. Conosco un tipo a Diagon Alley che la vende sotto banco. Direi di berla circa quaranta minuti prima dell'inizio della corsa - l'importante e attirarli nella direzione opposta rispetto a dove stiamo andando a noi.. » Non vogliamo che la cosa diventi.. uhm.. strana. « Se uno dei due ci trova gli daremo un indizio su dove la loro dama si trova. Ciò significa che dovrai dirmi un punto dove mandare Sam nel caso mi trovasse. Da lì sta a te decidere se rendergliela più complessa, dandogli altri indizi su dove sei, oppure farti semplicemente trovare lì. » Insomma, dovrai decidere quale tipo di preda vuoi essere, Junie. « Per quanto mi riguarda a nord-est, a circa tre chilometri dalla capanna del guardiacaccia, c'è una casetta sull'albero. Ad Albus basterà nominargli quella. Se la casetta è a nord-est, tu dovresti correre nella direzione diametralmente opposta, quindi verso sud-ovest. L'ideale sarebbe che l'indizio del tuo punto d'incontro con Sam fosse da quelle parti. Non per dire niente ma.. lì intorno, vicino alla foresta c'è la Rimessa delle Barche. Da lì comunque sta a te decidere se farti trovare subito o meno; l'importante è che, avrai tutto il tempo del mondo per preparati, sapendo che lui sta correndo nella direzione opposta. » Dimmi che non ho pensato a tutto. « Ah.. e June! Sia chiaro che ci vestiamo come si deve, altrimenti nella Polisucco ti ficco il capello di un Troll! » Patti chiari, amicizia lunga. « Comode, ma con stile. » E tanti cari saluti all'antica tradizione di farsi inseguire con uno spirito casto e puro.




     
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    « DAFFGRAZIEAMERLINO » squittì una Wealsey allegra come non la si poteva vedere da gironi, trotterellando verso l'amica e lasciando l'articolo che proprio non le stava andando di leggere incustodito, appoggiato insieme al resto dei suoi averi su una panchina che costeggiava la piazza principale del College. Era stata una buona mezz'ora ad aspettare l'ex Grifondoro, tentando di ritrovare una concentrazione ormai andata perduta durante una noiosissima lezione di analisi della testata giornalistica: solo per la flemma con cui l'insegnante era solito iniziare la lezione, MJ aveva già iniziato a pensare alle farfalle svolazzanti nel cortile su cui affacciava l'aula, più o meno al secondo minuto. Non avrebbe saputo dire a quale famigliae appartenessero, ma erano ipnotizzanti. « Ho provato a fare un giretto davanti al vostro ingresso per ammazzare il tempo nell'attesa, ma c'era troppo testosterone per i miei poveri occhi » le disse, sgranando un po' gli occhi verdeacqua, sempre sorridente ma volutamente sarcastica. Sapeva bene quanto con il suo commento sarebbe potuta risultare snob e con allusioni ripetitive a stupidi stereotipi, ma d'altronde ne avevano parlato già tante e tante volte: per quanto si potesse discutere sull'effetto che la beltà dei suoi compagni di corso potesse avere o meno su di lei, alcuni esageravano alquanto da sembrare versioni animate e gigantografie di Big Jim. Non che pensasse che i diciott'enni brufolosi del suo corso fossero più alla sua altezza, ma comunque. « Allora?? Come ci si sente così ad essere famosi? Lo sto chiedendo sia a me che a te. Che schifo - » le disse poi, spostandosi con il corpo nuovamente verso la panchina, prima che qualcuno avrebbe avuto la brillante idea di provare a rubare le sue cose in un momento così snervante come il giorno in cui stava dicendo addio all'anonimato tanto agognato in merito al gossip, da Weasley sbagliata quale aveva sempre saputo di essere. Estrasse dalla tasca il suo aggeggio babbano che le aveva regalato Arthur per monitorarla e quello per poco non si sfracellò a terra: lo afferrò all'ultimo, sospirando per non aver causato troppi danni tutti insieme. Dopodiché aprì il post di @stregamoderna per commentarlo insieme all'amica e non virtualmente: nient'altro che uno screen inviatole da Karma che raffigurava, tra i tanti, le loro due belle facce da culo in prima linea. « - neanche il tempo di mezza giornata di notorietà che subito devo seppellire tutto sotto al tappeto perché mio padre non lo venga a sapere. Un vero schifo » disse, accentuando di più il sarcasmo con cui erano intrise le sue parole sin dall'inizio, colorando il tutto con un sorrisetto malizioso. « Poi pensavo, sai, che la prima cosa che si sarebbe saputa di me in società sarebbe stata tipo quanto scrivessi bene. Quanto fossi brava ad andare sulla scopa, che talento sprecato! » disse con fare teatrale e pompando al massimo la drammaticità della sua voce, riferendosi al suo talento che conoscevano pochi stretti, tra cui senza dubbio Daffy. « ...e invece niente, gossip. Sempre e solo gossip. Ad Hogwarts, al College, forever. AAAAH! » sgranò gli occhi giganteschi al massimo, mimando il suo intento nascosto di afferrare il gossip - in generale, come entità - e buttarlo nel fiume per non sentire mai più parlare della cosa che parlava di tutti. Ah, se non fosse stato per quello, probabilmente la sua famiglia avrebbe vissuto una vita più tranquilla e lontana dai riflettori! Sì certo come no MJ, sogna sogna. Prese ad accarezzare delicatamente i capelli dell'amica, ricordandosi di quanto fosse graziosa con quell'abitino bianco addosso quel tardo pomeriggio nella foresta proibita: non riusciva a togliersi dalla testa l'idea che c'era una Daphne che Daffy respingeva con ogni parte di sé stessa, Ma al solo pensiero, già le mancava la sua Daffy. « Dimmi cos'hai fatto a Dean, ne ho sentito di...diverse. Colorate. Molte anzi parecchio assurde, dicono che tu lo abbia accecato e si disperano perché non potranno più rivedere i suoi occhi azzurri e profondi come... » stava per dire una parolaccia, ma si interruppe poco prima che quella colorasse le sue labbra perbeniste e posh. Le sorrise, sapendo di aver ritrattato sul più bello e togliendole la soddisfazione di gioirne. « ...ti lascio immaginare. Ma io devo sapere! Voglio sapere se ha avuto un po' di sale in zucca e ti ha invitata, o se l'hai fatto tu per lui, vecchia volpe! » Le rivolse un altro sorriso malizioso, furbetto, carico di tanti precedenti: aveva intuito che lui le piacesse parecchio prima del Maypole, ma sapeva che non amava parlarne quanto provava ad evitare che un tipo del genere occupasse i suoi pensieri. Così aveva cercato di non essere invadente, ma era difficile che l'una non sapesse che l'altra sapeva. Poteva benissimo essere che fosse stata Daffy ad invitare Dean, così come MJ aveva invitato Iago: si erano sempre piaciute perché non erano donzelle in attesa di essere salvate, mai, in nessuna circostanza - invero MJ si vedeva più come la spalla comica. « Se avete concluso sono offesissima che tu non me l'abbia detto prima, di averlo scoperto da notifiche di gente random riguardo UN SOCIAL NETWORK! » disse poi tornando al tono volutamente esagerato usato in precedenza, sperando così di invogliarla a raccontarle quanto più dettagliatamente la sua esperienza, così come le aveva chiesto nel messaggio con cui le proponeva di pranzare insieme quel giorno assolato di giugno. « Scusa se sono sparita, comunque » disse infine, quando un'ombra tornò a corrucciarle l'espressione, a spegnerle la luce negli occhi, prima che riuscisse ad evitare che Daffy potesse anche solo notarlo. Non le andava di inventarsi qualche balla: non con Daffy, probabilmente nemmeno le avrebbe creduto. Ma non riusciva a smettere di pensare, convulsamente: non mi chiedere di Iago, non mi chiedere di Iago, non mi chiedere di Iago...
     
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    « DAFFGRAZIEAMERLINO » La giovane Baker sobbalzò appena, sorpresa dal tono d’urgenza della rossa Weasley. Aveva l’aria assonnata, probabilmente per la noiosissima lezione di Anatomia della Scopa alla quale aveva appena assistito, unito alla nottata precedente. Fece un grosso sbadiglio, portandosi una mano alla bocca giusto per educazione, nonostante più volte MJ aveva avuto la fortuna di controllare l’ugola della ragazza. Soprattutto dopo che questa si era bevuta litri di Coca Cola. Aveva dormito male la notte prima, causa la moltitudine di messaggi sui social. Dall’altra stanza aveva sentito anche il telefono di Jun squillare per qualche ora con il campanellino delle notifiche finchè
    anche lei, esausta della situazione, non si era decisa a mettere la modalità silenziosa. «Buongiorno anche a te, Emme. Oh, si anche io sono felice di vederti!» Allargò un sorrisone sistemandosi meglio in spalla la borsa piena di libri di cui fino a qualche settimana fa Daffy non conosceva neppure il titolo. « Ho provato a fare un giretto davanti al vostro ingresso per ammazzare il tempo nell'attesa, ma c'era troppo testosterone per i miei poveri occhi » Daffy cercò di non ridere. Si limitò a lanciarle un’occhiata maliziosa, sciabolando le sopracciglia un paio di volte. «Oh, si, piccola Weasley, abbiamo visto tutti che sei più per la tenerezza che per i muscoli, mhm?» borbottò facendole l’occhiolino. Ma la rossa stava già camminando verso una panchina e Daffy si limitò a seguirla, passandosi una mano tra i capelli e grattandosi la nuca. « Allora?? Come ci si sente così ad essere famosi? Lo sto chiedendo sia a me che a te. Che schifo - » Trattenne una risata, ripensando alla loro conversazione del giorno prima. C’erano volute un paio di canne, musica indie in sottofondo e forse quelle tre-quattro ore di autoconvinzione per farle capire che era impossibile che Dean Moses avesse scoperto che Daffy aveva una cottarella per lui a causa di quell’articolo. Se in un primo momento la sua reazione era stata aprire la finestra e meditare su un eventuale salto nel vuoto -opzione scartata quasi subito, non solo a causa della poca altezza del suo terrazzo dal suolo, ma anche perché se non l’avesse uccisa il salto ci avrebbe pensato poi Juniper anche solo per fargliela pagare per lo spavento- , aveva deciso che no, dar fuoco alla redazione di Strega Moderna non era una buona idea e che la carta migliore era l’indifferenza nei confronti di quell’articolo. Stava ancora pensando a come mettere le parole in fila per rispondere a MJ quando i suoi occhi prima seguirono il movimento da giocoliere della rossa per non far cadere il telefono -che pareva esserti trasfigurato in un’anguilla tanto sembrava non voler restare tra le mani della Weasley- e poi si posarono nuovamente sull’articolo pubblicato da Strega Moderna il giorno prima. « - neanche il tempo di mezza giornata di notorietà che subito devo seppellire tutto sotto al tappeto perché mio padre non lo venga a sapere. Un vero schifo » Fu in quel momento che la Baker scoppiò in una risata, lasciandosi cadere contro lo schienale della panchina, stravaccata come se avesse appena corso la maratona. «Non mi dire che tuo padre crede che tu sia ancora casta e pura, M! Scommetto che è uno di quei padri che racconta che se baci un maschio muori sul colpo!» Lo disse tra le risate, riuscendo perfettamente ad immaginare Percy Weasley con gli occhiali sulla punta del naso a spiegare ad una piccola bambina quanto fossero pericolosi i contatti con il sesso opposto. «Immagino che a te e ai tuoi fratelli vi abbia portata la cicogna.. O vi hanno trovati sotto un cavolo?» Si morse le labbra, cercando di fermare le risate. «Penso che mia madre sia stata l’unica donna al mondo a dire alla figlia “E’ tua, facci quello che vuoi, ma se ti crei una brutta nomea o resti incinta so’ cazzi.”» Ed era stata questa frase che mamma Baker aveva iniziato e concluso il suo discorsetto sul sesso e i ragazzi. Niente spiegazioni, solo messe in guardia. E a Daffy era andata bene così. Perlomeno si erano risparmiate l’imbarazzo. « Poi pensavo, sai, che la prima cosa che si sarebbe saputa di me in società sarebbe stata tipo quanto scrivessi bene. Quanto fossi brava ad andare sulla scopa, che talento sprecato! » Frugò nella borsa tirando fuori il porta tabacco. «Però pensa positivo. Il primo articolo poteva parlare di te ubriaca che cerchi di rimorchiare un palo della luce. Forse a quel punto a tuo padre sarebbe venuto un infarto!» Ridacchia con il filtro che le pende dalle labbra, mentre si rulla un drummino tra le dita. Agitò il sedere sulla panchina quando MJ le carezzò i capelli, imitando un cagnolino festoso. Quello che poi disse la rossa le fece praticamente cadere la mascella. « ...ti lascio immaginare. Ma io devo sapere! Voglio sapere se ha avuto un po' di sale in zucca e ti ha invitata, o se l'hai fatto tu per lui, vecchia volpe! » ... COS’E’ CHE DICONO IN GIRO? « Se avete concluso sono offesissima che tu non me l'abbia detto prima, di averlo scoperto da notifiche di gente random riguardo UN SOCIAL NETWORK! » Schiacciò la testa sulle spalle, come una tartaruga che si ritirava nel carapace, guardandosi intorno, prima di saltare addosso ad MJ ed avvolgendole la testa attorno alle braccia per non farla urlare. «AAAAAAAH NON URLARE!!» gridò anche lei, forse addirittura più forte della ragazza dalla chioma focosa. Fece una risata, tornando seduta al suo posto, portandosi la sigaretta alle labbra ed accendendola. «Ti racconto tutto!» Ispirò la sigaretta. MJ era una delle persone di cui più si fidava al mondo. Le dispiaceva non averglielo detto prima. « Scusa se sono sparita, comunque » Daffy si voltò di scatto, le labbra dischiuse in un’espressione sorpresa, la sigaretta che le pendeva dal labbro. L’espressione crucciata di MJ le provocò una fitta allo stomaco. Prese la sigaretta con le dita. «Non devi scusarti, Emme. E’ stato un periodo intenso anche per me.. Lo studio, gli allenamenti.. E’ stato tutto un gran casino.» Rimettere a posto i cocci di Capodanno non era stato facile, ma ci era riuscita. Le sorrise, sporgendosi verso di lei e dandole una leggera spallata, come a volerla scuotere da quel suo malumore. «Devo purtroppo deludere le dicerie colorite che si sentono per i corridoi.. Carino che in giro si dica che ho avuto bisogno di accecare qualcuno pur di portarlo al ballo con me..» fece una smorfia, passandosi una mano tra i capelli, con l’altra portò nuovamente il filtro alle labbra. «Sinceramente non mi frega niente delle chiacchiere.» Alzò le spalle. «Perché se devo essere sincera mi sono divertita. Ammetto di aver usato una tattica piuttosto subdola per prendere vantaggio nella corsa visto che inizialmente l’avevo presa con troppa filosofia e mi ha trovata subito..» Lancia un occhiata all’amica, sentendosi idiota per l’ennesima volta nel raccontare quella storia. «L’ho bendato, gli ho calato i pantaloni e sono scappata.» Lo disse con una certa naturalezza nonostante nel realizzare per l’ennesima volta cosa era davvero successo si sentiva ancora più scema. «Non ho concluso niente se ti fa stare più tranquilla. In compenso ho riso un sacco. E’ stato gentile ad invitarmi.» Si era imposta di rimanere con i piedi per terra, nonostante la sua testa volasse già come un palloncino pieno di elio. «Ma raccontami di te, piuttosto.» Scattò come una molla, voltandosi verso la Weasley. «Il tuo bel tenebroso non ti scollava gli occhi di dosso nel pre-caccia. Scommetto che ti ha inseguita come un pazzo!» Le fece un ampio sorriso malizioso, punzecchiandola con un dito. «Racconta tutto a zia Daffy. E mi raccomando. Non tralasciare i dettagli.»


     
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    29 Novembre



    Cammina spedita, come suo solito. Si è appena smaterializzata nei pressi di Hogsmeade, un sonoro schiocco che fende l'aria gelida del mese di Novembre. I capelli sono ancora arricciati in voluminosi boccoli: sceglie di cambiarne il colore ad un biondo platino. Il verde di quel pomeriggio l'ha stancata - troppo acceso. Manda un vocale sul gruppo coi fratelli, annunciando che è appena arrivata e che loro sono già in ritardo. In realtà è lei ad essere in anticipo, ma non si preoccupa di precisarlo: mette le braccia conserte e siede su una panchina. Ha pensato a tutto: da El Dorado, alla Corte dei Miracoli, cucinano tante di quelle leccornie che c'è l'imbarazzo della scelta. Ha ordinato il piatto preferito di Ades ed Aeneas; per sé, una semplice insalata di pasta e patate. «Ce ne avete messo di tempo, stronzetti, li saluta così. Fastidiosa, ma al contempo visceralmente legata alle proprie... Ancore di salvezza. Dà un bacio sulla fronte ad Aeneas - ad Ades rivolge un'occhiataccia perché continua a nasconderle qualcosa. E lei pensa di intuire perfettamente cosa. Di fatto, poi, non riesce a trattenersi, dunque saluta anche lui allo stesso modo. Vi odio. Li odia perché è esageratamente legata a loro, tanto da poter mettere in pericolo lei stessa e la propria incolumità. Va sempre a finire così, quando si tiene tanto a qualcuno. Motivo per cui ha sempre evitato di spingersi oltre. Da quel punto di vista, quasi riesce a comprendere i sotterfugi di Ades, che sicuramente si è invischiato in una relazione del tipo una notte e via. Lei stessa, per prima, è così. «Prendete e mangiatene tutti, offre loro la cena, riferendosi ad essa con estremo sarcasmo, utilizzando una perifrasi religiosa. Proprio come il rituale al quale, a breve, saranno costretti ad assistere. Almeno lei. Non è perfettamente consapevole dei sentimenti dei fratelli a riguardo, ma la sua posizione - per quanto celata - è assolutamente ferma. Voglio uscire da questo schifo.
     
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    La sua presenza non era necessaria quella sera. Era libero, nessun vincolo lo legava ancora a quelle riunioni, ma quella frase detta da Hector la stessa mattina aveva spinto Ades a non declinare la proposta per quella sera. Si era smaterializzato nei pressi del college raggiungendo poi il luogo d’incontro dove avrebbe recuperato il fratello più piccolo. E’ ancora un po’ nauseato dalla smaterializzazione, ma sente sulla sua pelle il freddo di quella sera di Novembre. Tira su il colletto della lunga giacca invernale e, non appena riconosce la figura di Aeneas in lontananza, fa un cenno alzando il braccio. «Andy.» La voce di Ades richiama l’attenzione del fratello minore. «Muoviamoci, Misty è già arrivata. » Così dannatamente in orario Misty tanto da aver avvisato entrambi i fratelli con un vocale nel gruppo. «Come va al castello?» Domanda cercando in qualche modo di distogliere il pensiero di quella sera su altro mentre i due Ayres si avviano verso il parco della liberazione, luogo d’incontro per quella cenetta in famiglia. Sapere di Aeneas lontano dalle grinfie di Hector levava un grosso peso ad Ades, ma sapeva anche che Andy non poteva evitare le riunioni come quella a cui avrebbero preso parte i tre fratelli.
    «Ce ne avete messo di tempo, stronzetti Sbuffa una piccola risata al sentire quella frase. «Solo perché sei sempre maledettamente in anticipo.» Risponde solo dopo aver assimilato l’occhiataccia di Misty conoscendo benissimo il motivo di quello sguardo. Stringe a se la sorella in un breve abbraccio quando si avvicina per dargli un bacio sulla fronte.
    « Prendete e mangiatene tutti. » Si andò a sedere sulla panchina prendendo con se il cono di fish&chips che la sorella aveva ordinato da El dorado. Era contento di essere lì con loro, contento di potersi godere un breve momento familiare con le persone a cui teneva più al mondo.
    «Noto Misty che sei carica per stasera.» Butta lì quella frase cercando di essere più sarcastico possibile mentre addenta una patatina. Aver partecipato già a diversi rituali non faceva nessun effetto su Ades, era lì quella sera per Misty ed Andy per stare con loro in quelle ore che sarebbero state interminabili, non partecipava per compiacere Hector che nonostante tutto cercava ancora di tirarsi dietro Ades in tutte le sue riunioni.


    Edited by MadeInHeaven - 16/12/2020, 17:04
     
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    Aveva passato tutta la mattinata a prendere accordi per la cosa che voleva fare con il suo amico Derek, Aeneas, congedandolo nel pomeriggio con la scusa sempre plausibile di una vecchia lezione saltata da recuperare. Non erano nella stessa casata, quindi in qualche modo - sebbene si sapesse in giro che Andy fosse un tipo abbastanza preciso con i ritmi dello studio - non sarebbe apparsa una bugia così impossibile da credere; aveva sbattuto gli occhioni, Andy, salutando l'amico con un sorriso ed una pacca sulla spalla, prima di abbassare lo sguardo e dirsi che non ne poteva più, di quella sorta di doppia vita che stava conducendo da mesi, ormai. Godeva profondamente degli attimi in compagnia dei suoi amici, assaporando ogni più piccolo momento di spensieratezza, di stacco: non appena voltava il capo riccioluto, c'era una riunione segreta a cui presenziare o una cena di rito di cui non poter parlare a cui non poteva mancare. E perché? Solo perché lo diceva Hector. Aveva raggiunto a spron battuto gli spazi ampi del College, Andy, come per il terrore che qualcuno potesse fermarlo e rispedirlo indietro con un soffio di labbra. Come per paura che qualcuno avesse scoperto dove, un ragazzino di sedici anni della casata di Corvonero, fosse diretto un sabato sera qualunque di fine novembre. « Andy. » All'udire la voce del fratello maggiore, subito un sorriso di pura gioia colorò le labbra screpolate del giovane Ayres; le inumidii, per salvaguardarle dal freddo scozzese senza scrupoli degli ultimi giorni. Come se poi, in una qualche misura, le temperature lo volessero accompagnare nel luogo in cui erano diretti, che richiamava in lui una freddezza ancora più gelida di quella che ormai era abituato a sopportare. « Adesssss! » esortò il Corvonero chiamandolo con enfasi, avvicinandosi e sorridendogli, sapendo che non fosse avvezzo a grandi manifestazioni d'affetto. Non che lui fosse un super esperto in materia o un grande amante del contatto umano, ecco. Gli era grato in ogni caso di essere venuto e soltanto per fare un favore a loro: non era tenuto a venire, secondo le disposizioni di Hector. Il grande capo voleva "la ragazza ed il più piccolo degli Ayres". Eppure Ades c'era. « Muoviamoci, Misty è già arrivata. » Annuì, Andy, seguendolo in religioso silenzio, negligente nel non aver aperto i messaggi del gruppo né ascoltato i vocali della sorella, sollevato però all'idea di farsi guidare da lui. Si era sempre fidato di Ades e non aveva dubbi che, anche se era passato un po' di tempo dall'ultima riunione - svoltasi l'anno prima, o quello prima ancora, non ricordava - il moro li avrebbe condotti nel luogo dell'appuntamento, col suo solito modo elegante e mirato con cui faceva un po' tutto. La sua presenza rassicurava Aeneas, anche se non riusciva mai davvero a captarne i pensieri. « Come va al castello? » Altra domanda di rito. Sgranò appena gli occhi, sorpreso. Non che non volesse mettere il fratello al corrente dei suoi attuali affari ad Hogwarts, ma non c'era niente di poi così entusiasmante da sapere sulle lezioni, sugli scherzi ai professori o sui pettegolezzi amorosi. Sì, insomma, andava normale e ci si annoiava un po' come al solito: Andy studiava ed andava bene, come aveva sempre fatto e senza nemmeno particolare sforzo. Ecco, magari avrebbe potuto parlare del fatto che, se si fosse impegnato ancora di più, sarebbe potuto andare addirittura meglio... Ma forse era meglio evitare, c'erano già altre questioni di importante peso da affrontare. « Ecomedeveandare... » Rispose, grattandosi la zazzera riccia mentre rifletteva su quale fosse l'informazione più preziosa da dispensare al fratello. « Ho ripreso a dipingere, sai? E mi sono fatto un sacco di nuovi amici ultimamente. Ah, Derek mi ha anche invitato a Capodanno in Svizzera da lui! Ci vorrei proprio andare... » Se potessi avere una vita da adolescente normale. Stava per elargire altri dati sommari al fratello sulla vacanza in programma, quando raggiunsero il Parco della Liberazione ed Andy subito riconobbe Misty in lontananza: aumentò il passo per raggiungere la sorella, che non vedeva da un po', sebbene a lui sembrasse una vita. « Ce ne avete messo di tempo, stronzetti. » «vSolo perché sei sempre maledettamente in anticipo. » Sorrise alla risposta di Ades, notando che i quattro occhi dei presenti adesso gravavano tutti su di lui, accusatori. « Giuro che non sono stato allo specchio più di dieci minuti... » Sorrise a tutti i denti da bravo bugiardo, confermandosi il perfetto devoto a Venere qual era. O forse, ecco, invero non aveva poi così tante scuse ed Andy... beh, era semplicemente vanitoso e senza speranza di redenzione. Chiuse gli occhi, finalmente tranquillo, quando Misty gli si avvicinò per stampargli un bacio sulla fronte, su cui ricadeva ribelle una manciata di ricci regolari. « Prendete e mangiatene tutti. » I suoi occhi cobalto si illuminarono, alla vista di della delicata e leggera mousse di tonno - il suo piatto preferito per il suo stomaco delicato - all'interno di un recipiente dov'erano presenti anche alcuni crostini, su cui prese a spalmarla. Guardò il crostino con la mousse, poi Misty, poi il crostino, poi di nuovo Misty: era grato, felicissimo, estasiato di mangiare finalmente qualcosa che non fossero pollo, costolette, salsicce, patate, caramelle alla menta piperita... Sì, ecco. Rimanere leggero non sarebbe stato male per affrontare le lezioni, qualche volta. « Lo vedi perché fei la fia forella freferifa? » disse, masticando a bocca chiusa, da ragazzino amante del bon ton qual era sempre stato. Una caratteristica ereditata dalla madre,, come gli avevano detto tante volte e come tutte le cose che sapeva le appartenessero, sebbene non l'avesse mai conosciuta. « Noto Misty che sei carica per stasera. » Mandò giù un boccone, guardando sia il fratello che la sorella, cercando di captare la reazione di lei a quella leggera provocazione. Non aspettò nemmeno che Misty rispondesse, cogliendo la palla al balzo per dire qualcosa che era stata trattenuta tutto il giorno sulla punta delle sue labbra. Il motivo per cui aveva anche scelto di non rispondere ai messaggi: perché altrimenti avrebbe sollevato quella questione molto prima del necessario, turbandoli - ipotizzava. « Ma se per caso non... andassimo... che...succederebbe? Ecco, sì. Nell'eventualitàincui » Solo per dire, ecco. Un ipotesi. « È che mi sono stufato di raccontare balle ai miei amici. » Guardò in basso, come a non voler sostenere il loro sguardo ed i loro pensieri al riguardo. Tra le altre cose anche quella era vera, certo.
     
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    «Solo perché sei sempre maledettamente in anticipo.», rotea gli occhi, la sorella di mezzo, colta in fallo nella propria affermazione di poc'anzi. «Desideravo soltanto stare un po' di più con voi.», sbatte le lunghe ciglia, in un atteggiamento ammaliante e dichiaratamente ruffiano. Ridacchia alla battuta di Andy sul suo essere un Narciso mancato - mi siete mancati così tanto. All'improvviso, il segreto che porta con sé ogni giorno diventa quasi più leggero. Lo condividono. Vi sdrammatizzano sopra - l'unico modo, probabilmente, per non farsi schiacciare dal peso delle richieste di Hector. Hai già ventidue anni, Artemis - è ciò che le ha ricordato quel mattino, risvegliando in lei una ferita sopita, messa a tacere finché non dovrà accadere l'inevitabile. Finché la lotta per la sopravvivenza non arriverà al punto di colpire, o essere colpiti. Hector ha voluto sottolineare come il tempo scorra rapido: Artemis gli ha soltanto sorriso, nella solenne recita che la propria vita è ormai diventata. Cova rabbia dentro, tanta, troppa, ma non osa neanche svelarla ai fratelli - non sino a quel punto, almeno. Tra di loro vige una sorta di patto mai stretto, mai suggellato: proteggersi a vicenda, qualunque cosa scelgano di fare. E in cuor suo, Misty lo sa: Andy la pensa allo stesso modo. E Ades è lì per proteggerli, o avrebbe voltato le spalle al culto già da anni.
    «Noto Misty che sei carica per stasera.», la voce del maggiore spezza il silenzio momentaneamente creatosi. «Voi non lo siete?», ribatte, mantenendo la risposta sullo stesso tono della domanda ricevuta. Quello del sarcasmo. «Il mio abito blu notte non vede davvero l'ora di essere indossato.», i pensieri di Misty volano alla fase subito dopo i rituali. Quella della festa. Il culmine dell'incoerenza della cerchia di Hector: il momento in cui le divinità li accolgono trionfali nel loro tempio, chiedendo di ergere i calici e brindare in mezzo al tripudio dello sfarzo. Lo strascico dell'abito, i guanti color ghiaccio sin sopra il gomito, i capelli intrecciati in uno chignon stile ottocentesco. L'animo turbato dall'ennesima vendetta compiutasi sotto i loro occhi. Giusto, sbagliato, la vendetta è dovuta, la vendetta non lo è... Misty non lo sa più. Vorrebbe soltanto strapparlo, quell'abito blu. « Ma se per caso non... andassimo... che...succederebbe? Ecco, sì. Nell'eventualitàincui... È che mi sono stufato di raccontare balle ai miei amici. » , piega la testa di lato, la Corvonero. Vorrei saperlo anch'io, cosa succederebbe. Tutto dipende ovviamente dalla volontà di Hector e dalla sua influenza sui membri dei dodeka più... Agguerriti, per così dire. «A lui non farebbe piacere.», si rifiuta di chiamarlo padre, Misty, anche se è stata legalmente adottata, così come i fratelli. Gli devono tutto. E al contempo, forse proprio per questo, la rabbia e la frustrazione montano sempre più, almeno nelle fibre della giovane Ayres. «Immagino che i tuoi amici dovranno prendere per buono quello che dici.», siamo una famiglia di bugiardi. «E i tuoi amici, Ades? Loro sospettano qualcosa, per caso?», sfodera un sorriso malizioso, alludendo chiaramente a ben altra tipologia di amici. Sia per portare la conversazione su toni più leggeri, sia perché la curiosità e l'annesso desiderio di punzecchiarlo vincono sempre.
     
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    «Voi non lo siete? Il mio abito blu notte non vede davvero l'ora di essere indossato.» «Non immagini quanto.» Continua con quel sarcasmo che aveva preso piega nella discussione. «Guardo il lato positivo però, sono insieme alla mia unica famiglia e mi godo questo momento.» Durante l’adolescenza si sentiva in dovere di chiamare papà Hector, per la sua predisposizione ad accettare qualsiasi cosa gli venisse chiesta, in particolare dal loro padre adottivo, ma una volta libero da quelle catene si era ripromesso di non associare mai più quella parola alla figura del capo di Hikesioi. «E comunque il blu notte ti sta benissimo Misty, è uno spreco indossare quell’abito per queste riunioni»
    « Ma se per caso non... andassimo... che...succederebbe? Ecco, sì. Nell'eventualitàincui » Gli occhi azzurri dell’ex corvonero osservano il più piccolo degli Ayres mentre esprime i suoi dubbi per quella sera. « È che mi sono stufato di raccontare balle ai miei amici. »
    Chiude gli occhi e fa un sospiro. Quelle parole non lo avevano infastidito, anzi cercava di immedesimarsi in Aeneas, un ragazzo di sedici anni costretto a dover mentire ai suoi amici per quel maledetto voto che lo costringeva a vivere una vita piena di bugie. «A lui non farebbe piacere.» Risponde subito la sorella. Era vero, Hector non avrebbe mai accettato che i suoi adepti non fossero presenti a quella riunione, era già successo ed il maggiore degli Ayres sapeva benissimo a che fine andavano incontro. «E sai già cosa succede quando a lui non piace qualcosa.» Replica subito dopo la sorella cercando di fare capire al fratello più piccolo quale sorte sarebbe toccata a tutti e tre se avessero deciso di non partecipare per niente a quella sera.
    «Immagino che i tuoi amici dovranno prendere per buono quello che dici.» Come sempre Arthemis riusciva a levargli le parole di bocca. Non era un problema che Ades condivideva con Andy, almeno non quando il maggiore degli Ayres aveva la sua stessa età, la sua unica amica era Misty ed entrambi condividevano la stessa sorte. «E i tuoi amici, Ades? Loro sospettano qualcosa, per caso?» Prende e mangia un anello di calamaro fritto per poi allungare il cono prima verso Misty e poi verdo Andy. «I miei amici Alza un sopracciglio divertito riconoscendo tutto il merito della sorella nel lanciargli frecciatine mirate riguardo i messaggi di una settimana prima. «Non hanno motivo di sospettare qualcosa.» Pausa di qualche secondo mentre gli occhi azzurri di Ades si scontrano con quelli della sorella «Sono libero Lo sa di aver toccato un tasto dolente, conosce benissimo la sofferenza di Misty ed è costretto anche lui a sentire tutte le frecciatine di Hector nei confronti della sorella sulla sua età e sul tempo che aveva per svolgere il suo compito.
    «Ma poco mi importa, sono qui per voi e ci sarò sempre.» Ed Arthemis lo sapeva, aveva sentito quella discussione con Hector quella mattina. «Sai che Andy ha ripreso a disegnare?» Vuole cambiare discorso, ci sono cose più importanti da condividere e non era lì per litigare con la sorella. «Mi diceva prima di arrivare qui che ha un invito per Capodanno. » Il luogo dove sarebbe andato Andy se gli fosse permesso era ben lontano dalle grinfie di Hector, per Ades era perfetto. «In Svizzera. » Si alza e si avvicina al fratello più piccolo mettendogli un braccio intorno alle spalle e pizzicandogli dolcemente la guancia, sorride. «Per me puoi andare fratellino, sarei ben contento che partissi. » Lo voleva davvero, suo fratello doveva vivere la sua vita come un normale sedicenne, cosa che ad Ades era stato privata. «Mi prendo la responsabilità di parlare con Hector, capirà.» Non ne era del tutto convinto, ma avrebbe trovato un modo per far partire il fratello.


    Edited by MadeInHeaven - 16/12/2020, 17:05
     
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    Ci sperava, Aeneas. Sperava davvero che per una volta avrebbe potuto aprire gli occhi, guardare Misty nei suoi ed ascoltare la sorella dire: "Al diavolo Hector, al diavolo il sistema degli hikesioi, al diavolo tutto", rompendo definitivamente quel filo di tensione che c'era sempre dietro ogni sillaba mai pronunciata al riguardo. Sarebbe bastato prendere un paio di forbici, tagliarlo e... tutto sarebbe saltato all'aria. E con quello anche le loro vite però. Fortunatamente Misty non faceva finta di dimenticarlo come invece sembrava facesse Andy, con la troppa leggerezza del caso, ogni qual volta tutta la sua vita gli apparisse come una cappa troppo densa di fumo sugli occhi. « A lui non farebbe piacere. » Aprì gli occhi, Aeneas, sì, ma tutto era come era sempre stato: loro tre, insieme - certo. Tuttavia, il target di Misty: definito. Il target di Ades: espiato. Il Target di Andy: un avvertimento per il prossimo futuro. Non avrai un futuro come quello dei tuoi compagni, ricordatelo sempre. « Immagino che i tuoi amici dovranno prendere per buono quello che dici. » E dato che lui stesso non vedeva vie d'uscita, annuì, Andy, abbassando nuovamente lo sguardo, scoraggiato. Eppure era un ragazzo dotato, Aeneas; ma per quanto si sforzasse, per quanto ci provasse, non riusciva a trovare una strategia vincente che riuscisse, anche solo ipoteticamente, a portare i fratelli Ayres lontano dall'unica vita che avevano sempre conosciuto. Guardò l'ultimo crostino sul quale era spalmata l'adorata mousse, il Corvonero, con uno sguardo decisamente spento; teneva gli occhi fissi su quello, mentre i suoi ingranaggi s'arrugginivano a forza di girare su sé stessi, a forza di pensare, pensare e pensare. Pensare a come far diventare realtà l'illusione che un giorno avrebbero smesso di dover stare al servizio di qualcuno per una scelta non propriamente loro. « E i tuoi amici, Ades? Loro sospettano qualcosa, per caso? » Si allontanò per buttare il crostino superstite in un secchiello lì vicino, tornando giusto in tempo per ascoltare la risposta del fratello maggiore. Una risposta degna di tutta la sua invidia, sebbene solitamente non fosse il tipo che provasse quel genere di emozioni. « Non hanno motivo di sospettare qualcosa. Sono libero Lo guardava, Andy, con tutta l'intensità possibile, scrutandolo da capo a piedi e chiedendosi che tipo di sensazione potesse essere. Quella di essere finalmente, assolutamente e totalmente libero. Ma anche quella di essere - a tutti gli effetti - anche un assassino, a piede libero. « Ma poco mi importa, sono qui per voi e ci sarò sempre. » Gli sorrise, Andy; un sorriso a labbra strette, ma sincero, caldo. Meno male, pensò. Ma perché Hector te lo lascia fare? Avrebbe voluto chiederglielo, ad Ades, ma il Corvonero si disse di farlo in un altro momento, se l'occasione sarebbe stata più propizia. Se dovevano presenziare e partecipare a quel dannato rito, Andy doveva cominciare ad accettare l'idea e sopperire anche il più minimo desiderio ribelle gli attanagliasse il cuore, che si trascinava il cervello, già in lotta con sé stesso ed i suoi mille battaglioni di idee differenti. « Sai che Andy ha ripreso a disegnare? » Alzò subito lo sguardo di scatto, Andy, guardando prima Ades, poi Misty, abbozzando un sorrisetto imbarazzato. « Ogni tanto... Mi piacerebbe farlo con te, come facevamo un tempo. » Sì rivolse istintivamente a Misty, cambiando discorso, mentre le sue guance erano ormai diventate paonazze. Era cosa risaputa che Aeneas Ayres non mostrasse i suoi lavori a nessuno, nemmeno agli stessi modelli dei suoi ritratti. Tranne in rare e dovute occasioni d'eccezione, certo. Gli era capitato di mostrarli ai fratelli, qualche volta; ne temeva segretamente il giudizio, esigente com'era. « Mi diceva prima di arrivare qui che ha un invito per Capodanno. » Annuì, deglutendo. Sempre che io non sia costretto a venire con voi, come ogni anno da... sempre? « In.. » « In Svizzera. » « Sì, a casa di un mio amico. Derek, di Serpeverde. Derek Hamilton... » Hector non può arrivare a lui e lui non sa di Hector. Due mondi che non possono collidere tra loro. Se fosse per caso accaduto, certo l'entità della tragedia sarebbe stata come quella di un'eventuale distruzione dell'Olimpo da parte dei Titani... « Per me puoi andare fratellino, sarei ben contento che partissi. » ...fortuna che Andy aveva un fratello come Ades, in veste di suo personalissimo deus ex machina. Almeno per quanto riguardava il Capodanno 2020-2021 a Casa Hamilton sulle Alpi Svizzere. « Davvero? Misty? » Chiese con tono che dire sorpreso sarebbe stato un eufemismo, rivolgendo immediatamente gli occhioni blu supplichevoli in direzione della sorella maggiore. Quella era la sua prima, piccola, personale rivoluzione, da giovane adolescente con un cassetto che straripava di piccoli sogni e timide conquiste. « Mi prendo la responsabilità di parlare con Hector, capirà. » « Però non vorrei che ci andassi di mezzo tu, Ades. Se dev'essere così, non ci vado. » Gli rivolse uno sguardo preoccupato, interrompendo la preghiera silente rivolta a Misty, chiedendo se quella tanto invidiata libertà richiedesse invero un prezzo molto più caro.
     
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    «Guardo il lato positivo però, sono insieme alla mia unica famiglia e mi godo questo momento.», Misty prende un altro boccone d'insalta e annuisce brevemente. Lo pensa anche lei: non potrebbe sopravvivere se non scindesse ciò che accade nell'atrio di casa Ayres ed il resto del mondo. E' come se avesse due vite. Una reale, una segreta. Non è mai stata d'accordo con l'ideologia del Culto: anzi, direttamente non lo sarà mai. E al contempo non se ne può liberare, così come Andy. Ma Ades... Dovresti salvarti. Tu che adesso puoi farlo. Eppure è lì con loro, in attesa. Ci ami davvero così tanto? Oppure Hector ti ha promesso qualcosa? - caccia subito via quel pensiero. Sei una stronza, Artemis. Sa perfettamente di esserlo: è macchiata da tutti gli orrori che le sono scivolati davanti agli occhi, nel corso degli anni, come se nulla fosse. E' così persa che arriva a dubitare del proprio stesso fratello di sangue. «E comunque il blu notte ti sta benissimo Misty, è uno spreco indossare quell’abito per queste riunioni», si rilassa nel momento in cui la conversazione verte sull'argomento che più le sta a cuore - quello degli abiti e dei costumi. La sua passione trasformata, ormai, in lavoro. «L'ho cucito io, sai? A tal proposito...», tira fuori dalla borsa due pacchetti regalo. «Natale in anticipo.», al loro interno, vi troveranno due cravatte identiche, della stessa sfumatura blu dell'abito che la sorella indosserà più tardi. «Sto scherzando, stronzetti, quello vero arriva sotto le feste. Vedetelo come un piccolo anticipo e non sentitevi assolutamente obbligati a ricambiare.», lo dice con un sarcasmo che si affetta e con un chiaro sottinteso: ovviamente vuole dei regali anche lei. Ma senza fretta, certo. Peccato che lo spirito natalizio venga ben presto attaccato dalla presa di coscienza di Andy. Non sei l'unico a voler scappare, fratellino. «I miei amici? Non hanno motivo di sospettare qualcosa. Sono libero, lo guarda intensamente, Artemis, occhi azzurro ghiaccio contro quelli color del cielo. «Sarà meglio per tutti noi, immagino. Anche perché non ci è comunque concesso... Far sospettare nulla. Con o senza Voto. Padre toglierebbe di mezzo il problema.», credete davvero che non passerebbe sul nostro cadevere? Anche una volta sciolto il Voto che ci lega? - «Ma è inutile parlarne. E' una cosa che non cambierà mai, lo dice con sofferenza, ma anche con una fredda lucidità. Cambia ciò che hai il potere di cambiare. Ma quando non si ha via d'uscita, è inutile andare a sbattere ripetutamente contro una porta serrata. Non farebbe che peggiorare la situazione. «Sai che Andy ha ripreso a disegnare?» « Ogni tanto... Mi piacerebbe farlo con te, come facevamo un tempo. » , soppesa un attimo le parole, poi afferra il suo block notes dalla borsa.
    «Non vedo perché non cominciare anche adesso. Disegno a due mani? Tanto ancora manca un'ora.», si avvicina al fratello minore, posando il blocchetto sulla sua coscia. Inizia a tratteggiare una pianura, in attesa che Andy aggiunga l'elemento successivo. « Mi diceva prima di arrivare qui che ha un invito per Capodanno. », si blocca, fronteggiando Ades. « Sì, a casa di un mio amico. Derek, di Serpeverde. Derek Hamilton... » , Serpeverde, cento per cento che Hector conosce suo padre. « Per me puoi andare fratellino, sarei ben contento che partissi. » « Davvero? Misty? » , riflette sul da farsi. A Capodanno ci sono i riti propiziatori... Il fatto che manchi il devoto ad Afrodite non passerà inosservato. «Non saprei. Magari se Ades prendesse il tuo posto per quella sera, Hec... Padre lo consentirebbe.», poi si rivolge direttamente al maggiore: «Dovrai studiare il rituale. Mi sa che già domani ti tocca iniziare.», ridacchia, cercando di smorzare l'atmosfera di tensione. «Suppongo possa funzionare, comunque. Ci sono già stati dei precedenti... Anche se si trattava di assenze per impegni diversi. Ma siccome, in questo caso, stiamo parlando del figlio... Non credo faccia troppi problemi.» « Mi prendo la responsabilità di parlare con Hector, capirà. » « Però non vorrei che ci andassi di mezzo tu, Ades. Se dev'essere così, non ci vado. » , scuote la testa, Artemis. «Lascia stare, Andy. Ci sarò anch'io a convincerlo. Non è poi una richiesta così assurda. Ma, sappilo...», gli scombina dolcemente i capelli. «Ci devi un favore.»
     
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