{SECOND EVENT} Wild Hunt

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    Foresta Proibita | 5 Giugno | Ore 19 Al tramonto del cinque giugno tutti i partecipanti erano già stati radunati al limitare della foresta proibita. Il Preside in persona si occupò di tenere loro un discorso piuttosto eloquente in merito alle regole, avvertendo i ragazzi circa le ripercussioni di eventuali comportamenti scorretti. Il falò attorno al quale il discorso venne tenuto, lampeggiava di fiamme multicolori, mentre il scintillio negli occhi dei partecipanti sembrava uno specchio ardente dalle fattezze non dissimili. Diversi Auror erano stati coinvolti per l'occasione - quelli in servizio erano tutti di età superiore ai trentacinque anni, mentre agli altri era stato dato il via libera per partecipare alle celebrazioni come a tanti altri giovani del mondo magico. Anche i professori erano stati coinvolti; a loro l'arduo compito di vegliare sugli studenti più piccoli da lontano. Tutto era stato organizzato in piena sicurezza e nel pieno rispetto di tutti i partecipanti. Nei giorni precedenti alla corsa, soprattutto agli studenti erano state impartite indicazioni chiare circa il comportamento che avrebbero dovuto tenere durante l'intero evento, che doveva svolgersi in piena sicurezza e un comportamento quanto mai decoroso e rispettoso delle tradizioni che celebravano. Mentre il sole calava, il coro della scuola, cantò prima del via una canzone antica di buon auspicio, i cui versi vennero distribuiti anche ai partecipanti prima dell'inizio della cerimonia affinché li cantassero; diversi riti propiziatori vennero contrassegnati da specifiche formule antiche, in una lingua che ormai non era più di conoscenza dei maghi. Tutti i partecipanti vennero marchiati infine con la runa della fertilità sul polso e alle ragazze vennero impartite corone di fiori da portare tra i capelli. Anche i ragazzi ricevettero un braccialetto di fiori intrecciato dalle studentesse del terzo anno nei giorni precedenti. Prima della corsa infine, a tutte le giovani e i giovani, venne offerto un bicchiere di sidro di mele e una pagnotta di grano duro. Tutti dovettero gustare entrambe le pietanze, facendo un inchino e rendendo omaggio all'estate di fronte a un altare adornato di fiori, frutta e pietanze preparate dagli elfi con i frutti di stagione. E poi fu il momento della corsa. Pius Bauldry lanciò in aria una saetta color rosa pallido e tutte le partecipanti presero a correre, inoltrandosi nella foresta tra risate cristalline e lamentele di ogni sorta. Attese poi, il nuovo Preside, amicando in direzione dei ragazzi, coi quali doveva sentire una forma di sincera vicinanza. Un minuto dopo, fu il turno della saetta color blu, e anche i baldi giovani di una nuova generazione nascente, diedero il via alla corsa, correndo dietro alle gentili donzelle.


    n.b.: leggete attentamente in spoiler
    Riassunto: On game ci troviamo al 5 Giugno. Al tramonto, tutti i pg che hanno dato la propria adesione si dovranno presentare al limitare della Foresta Proibita (verso la Capanna di Hagrid, per intenderci). Una grossa parte della foresta è stata delimitata tramite una barriera magica, al cui interno non si troveranno creature magiche o animali selvatici che possano porre un pericolo agli studenti. Se si raggiunge la barriera, semplicemente sarà impossibile andare oltre quel punto.
    La role, nell'ottica dell'off, verrà gestita senza turni, quindi potete postare nell'ordine che preferite e quante volte volete tenendo presente il modo in cui è organizzata in on. Verrà poi chiusa in data 10/06. Ricordiamo comunque che se nel frattempo non avete avuto modo di postare al Maypole, quella role resterà aperta. Dunque, se avete intenzione di partecipare alla corsa, potete fare un post veloce nella prima role e poi arrivare qui tranquillamente.

    Regole on game:

    1. Quando verrà dato il via, le ragazze partiranno per prime verso la foresta. Dopo un minuto, verrà dato nuovamente il via e i ragazzi potranno partire all'inseguimento

    2. Non sono ammessi incantesimi, pozioni oppure oggetti magici proibiti. Chiaramente questo sta ai singoli pg, che possono scegliere di contravvenire alle regole curandosi di non farsi scoprire

    3. Non è ammesso il duello o alcun incantesimo che possa minare all'incolumità di altri giocatori. Alla stessa maniera, per coloro che ne sono in grado, non è consentito l'uso della smaterializzazione (questa, anche volendo, non è utilizzabile all'interno dei confini di Hogwarts)

    4. Una volta acciuffata la persona che si desidera invitare, il "cacciatore" dovrà esplicitare il proprio invito al ballo. Il ricevente, chiaramente, ha la possibilità di rifiutare l'invito

    5. Ovviamente sono ammesse coppie dello stesso sesso. A ciascuno sta organizzarsi come più preferisce

    6. Il dress code non è obbligatorio. Per le ragazze sarebbe preferibile un abito bianco, mentre per i ragazzi pantaloni scuri e camicia bianca di lino. Tuttavia le regole a riguardo sono flessibili e non impediscono la partecipazione.



    Cenni culturali: In antichità, la caccia era il punto culminante di un rituale di corteggiamento iniziato con il Maypole. Potevano parteciparvi solamente le ragazze vergini in età da marito (dunque dai 14 ai 20 anni) e i giovani scapoli (dai 16 ai 30 anni). Il rituale veniva concepito come una sorta di ingresso in società, specialmente per le ragazze; solitamente, una buona parte delle coppie formatesi finiva per convolare a nozze entro l'estate. L'usanza era, per entrambi i sessi, quella di correre a piedi nudi. Le ragazze, tuttavia, una volta acciuffate, non avevano la possibilità di rifiutare l'invito: chiunque le prendesse era destinato a fargli da accompagnatore alla festa del 21 Giugno. Non sono pochi i casi attestati nella storia di morti e feriti durante lo svolgimento di questa usanza: infatti, se due uomini raggiungevano contemporaneamente la stessa dama, era necessario duellare per decretare chi ne avrebbe ottenuto la mano.
    Anche il dress code soleva essere molto specifico per l'evento: le ragazze dovevano indossare un abito bianco e intrecciare fiori ai propri capelli, mentre agli uomini era consentita una scelta seppur minima. Nelle celebrazioni più antiche, infatti, ai ragazzi era richiesto di presentarsi a petto nudo e (volendo) dipingersi la faccia con terra o altro per richiamare a sé lo spirito del cacciatore. Più avanti, con il subentrare di regole più stringenti sul buon costume, quest'usanza è andata lentamente a sbiadire, soppiantata dall'utilizzo di una camicia bianca di lino.



     
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    Alla fine, il giorno del giudizio era arrivato, e Veronica non era affatto pronta ad affrontarlo. Ma chi me lo ha fatto fare di mettermi questo maledetto vestito? Non si può tornare indietro? Ho cambiato idea, non la voglio fare questa cosa. Pensieri che la giovane Rigby tenne per sé, cominciando a scivolare sempre di più nel mutismo a mano a mano che l'ora dell'incontro si avvicinava. Una parte di lei era indubbiamente elettrizzata all'idea di ciò che sarebbe potuto succedere e, in generale, della novità; l'altra, tuttavia, cominciava ad essere rimangiata dall'ansia sociale che un evento del genere portava naturalmente con sé. Tuttavia la Grifondoro non disse nulla ai due amici, gonfiando il petto e richiamando a sé tutta la sicurezza che aveva in corpo mentre si affiancava a Mia e Shai, coi quali si era data appuntamento nel cortile interno del castello. « Sì, ho deciso di abbracciare l'estetica da damigella in difficoltà che fugge con grazia nei boschi. » disse, stringendosi nelle spalle e sbattendo le ciglia in maniera tanto ironica quanto plateale nel mostrare agli amici il suo outfit tradizionale. « Grazia che, ovviamente, se ne andrà affanculo dopo cinque secondi, quando mi ritroverete tutta sudata, paonazza e con le gambe scorticate dai rami. » Uno scenario decisamente poco attraente, ma anche molto vicino alla più plausibile delle realtà. In fin dei conti si trattava pur sempre di una corsa, per giunta all'interno di un'area particolarmente impervia. Non si vedeva di certo fluttuare in maniera angelica verso il tramonto, con dei passerotti a reggerle il vestito.
    Arrivati al punto di incontro, Veronica si rese conto di essere particolarmente nervosa. Salutò qua e là i conoscenti, riservandogli un cenno del capo o un veloce sorriso. Movimenti a scatti, i suoi, coronati dal moto spasmodico della gamba sinistra, il cui tallone tamburellò incessantemente per tutta la durata dei riti preparatori. Sentiva freddo, non tanto per il clima (il quale era anche piuttosto mite), ma per il nervosismo generale. Con un nodo allo stomaco e gli arti irrigiditi, la giovane Rigby si posizionò meccanicamente su quella che venne indicata loro come linea di partenza e poi, al via, cominciò semplicemente a correre quanto più veloce potesse.
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    Non appena varcò il limitare della foresta, perse subito di vista tutte le altre, Mia in primis. Il minuto di vantaggio a loro dato sembrò scorrere lentissimo, perdendosi tra la foga di evitare questo o quell'albero, di non andare a sbattere contro un'altra ragazza e, in generale, di disperdersi nel bosco. Riusciva a sentire il vociare delle compagne tutto intorno a sé, tra risolini e frasi smorzate dette a chissà chi. Ebbe solo un istante, Veronica, per fermarsi a riprendere un attimo fiato. Appoggiata al tronco di un albero, si tenne la milza dolente, maledicendo il momento in cui aveva inconsciamente deciso di utilizzare tutte le sue forze in quello scatto da centometrista mancata. Fumo anche! Cosa mi aspettavo? Ma non fece in tempo a tirare il secondo respiro che un boato si infranse tra le fronde degli alberi con l'arrivo dei ragazzi. La Grifondoro sgranò gli occhi, volgendo lo sguardo alle proprie spalle, il punto da cui proveniva quel chiasso. « Animali! » mormorò tra sé e sé, prima di alzare le iridi verso l'alto. Beh, col cazzo che gliela rendo facile però. E in men che non si dica, la Rigby aveva cominciato la propria scalata, terminandola a cavalcioni di un grosso ramo, con la schiena appoggiata al tronco. Toh, manco mi devo muovere. Ma come la piccola Cenerentola di quella situazione, la scarpetta destra slacciatasi nella foga della corsa cadde preda della forza di gravità, rotolando a terra tra l'erba fresca. « Cazzo. »

    Interagito con Mia e Shai. Salutati i vari conoscenti.
    Veronica si è arrampicata su un albero ma le è caduta una scarpa. #cenerella



     
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    Mun e June si erano attenute al piano in pieno ed erano più pronte che mai. Se anche non lo fossero, quel bicchiere di vino che si erano scolate in onore di una caccia indimenticabile avrebbe fatto il resto. Si erano date istruzioni chiare circa il loro comportamento. Ogni tanto guardalo e sorridi, ma non troppo; non devi dargli troppa soddisfazione. Sbatti le ciglia, e fai finta che per te questo è un momento da condividere con le tue amiche. Queste erano state le disposizioni. Tutto il resto si sarebbe svolto in maniera naturale; non temeva il giudizio di June in merito ai comportamenti di Albus, né sentiva il bisogno di nascondersi o tentare di infiocchettarle la loro storia. I due erano quello che erano; una giovane coppia vivace, che aveva ancora tanta voglia di divertirsi. Non c'era nulla di male in tutto ciò. Inoltre, Mun si fidava sufficientemente di June da sapere che, qualunque cosa sarebbe successa, avrebbe gestito la situazione nella maniera più corretta del mondo. Altrettanto avrebbe fatto lei dal canto suo. Si erano quindi presentate al falò della caccia sorridenti e cariche, affiancando Olympia e Daphne, in mezzo alle quali, seppur Mun fosse un po' l'elemento discordante, poteva contare pur sempre sul fatto che una era la sorella del suo ragazzo e l'altra era sua cugina. In quelle nuove fattezze, Mun si chiese come facesse June a sentirsi anche solo un po' insicura delle sue carte rispetto a Sam. Cazzo June, tu hai due carte assurde! E anche tutte le altre sono parecchio in regola. Le aveva detto ad un certo punto quando, vestite per la festa con due abiti bianchi abbastanza simili, si specchiarono nel bagno al primo piano della casetta in cui Mun aveva dato appuntamento alla cugina. Il suo abito era piuttosto semplice. Si era intrecciata una parte dei capelli in una treccia a spina di pesce attorno alla qualche aveva legato un nastro bianco. Unica nota di comodità che aveva concesso tanto a se stessa quanto a June, era un paio di anfibi ben allacciati, che avrebbe permesso loro di correre senza particolari impedimenti. « Ehi! Siete già qui! L'ho trovata, per fortuna abbiamo risolto in tempo. » Che cosa dovevano risolvere di preciso Mun e June? Si era già scordata quale scusa avesse utilizzato June per lasciare l'appartamento che condivideva con Olympia e Daphne. « Allora siete pronte? » Chiese di conseguenza prima che i rituali iniziassero. Si spese in qualche complimento nei confronti delle due ragazze, gettando ogni tanto uno sguardo in direzione di June sorridendole con gentilezza. Faceva davvero strano vedere se stessa al suo fianco. Riusciva a vedere tutti i propri difetti in maniera tridimensionale; un qualcosa che riusciva a seccarla incredibilmente.
    Ad un certo punto vide nella folla niente meno che Samuel Scamander in compagnia di altri suoi conoscenti. Si inumidì istintivamente le labbra e si concentrò sulla sua recita gettandogli uno sguardo di sfida accompagnato da un palese sorriso malizioso. Lo sguardo di lei si permise di vagare sulla figura del ragazzo squadrandolo dalla testa ai piedi, inclinando appena la testa di lato, come se tentasse di decidere se era lui la scelta giusta per se stessa - nello specifico per June. Poi, di colpo, distolse lo sguardo, interrompendo quel contatto con un audace spirito da donna che non deve chiedere mai. Fu quindi il turno di tutti i riti e le spiegazioni, le regole e gli avvertimenti, di fronte ai quali Mun restò piuttosto impassibile, conscia che, lei e June, qualcosa di illegale l'avevano già fatto. Beh, mannaggia! E quando fu quasi il momento della corsa, il suo sguardo cadde per un istante sulla figura di Albus. In quel unico frangente di tempo che si permise di osservarlo, un sospirino automatico le partì e le dispiacque già di non poter comunicare con lui, anche solo a disatanza come avrebbe fatto normalmente. « Mio dio! Odio le zanzare! » Disse ad un certo punto rivolgendo uno sguardo esasperato a June mentre cercava di scacciare alcuni insetti. Quella lamentela con la voce di June aveva sicuramente tutto un altro sapore; la giovane Rosier era d'altronde fatta di una pasta ben diversa. Simili, eppure così diverse. « Dovevamo portare dell'insetticida! Questa roba è insostenibile! » Si avvicinò al suo orecchio, prendendola a braccetto ad un certo punto mentre erano da sole e le sussurrò poche parole all'orecchio. « Io non so se ce la faccio con tutti gli sgorbi che ci saranno nella foresta. Nessuno mi ha detto che sarebbe stato pieno di insetti! ..e di animali! » Alla fine le ragazze vennero invitate a mettersi in posizione. Mun trovò adatto passare sotto il naso di Sam gettandogli un altro sguardo decisamente eloquente. « Che vinca il migliore, Scamander. Buona fortuna! » Asserì con una voce decisamente maliziosa, prima di posizionarsi tra Olympia e June, gettando alla rossa un sorriso incoraggiante. « Mi raccomando.. falli sudare. » Strinse di conseguenza le dita attorno al polso di June, ridendo tra se e se, e poi il via venne dato.
    Mun si attenne al piano iniziando a correre verso la casetta sull'albero. Prese a guardarsi alle spalle quasi subito, non sapendo se qualcuno la stava già seguendo. In un momento di disattenzione un ramoscello le strappò appena il lembo del vestito, graffiandole al contempo la pelle d'avorio. Il sangue prese a sgorgare e lei piaggnuccolò tra sé e se sconsolata. « Ahi! » Iniziamo bene. Man mano che si inoltrava nella foresta, i moscerini e le zanzare così come insetti di natura decisamente meno rassicurante, le passarono accanto, le si attaccarono alla pelle leggermente umidiccia e tentarono più e più volte di scendere in planata sopra la sua testa. Ci fu un momento in cui la Carrow si coprì la faccia, sbattendo il piede a terra con fare seccato. La persona meno adatta da portare in campeggio, o in un qualunque posto che non prevedesse un sistema intelligente di prevenzione contro le punture di insetti. Decise di riprendere a correre, sentendo ormai in lontananza diversi gridi e risate di ragazzi. Dovevano aver ricevuto il via a loro volta, infatti, una saetta bluastra attraversò il cielo. Ok, Mun, ricomponiti! Riprese quindi a correre, colpendosi di tanto in tanto le braccia o le gambe per scacciare qualche zanzara sin troppo audace e infine, dopo un po', giunse in una radura, piuttosto lontana ormai dal punto di partenza. Era un buon punto per fermarsi. Non aveva intenzione di andare oltre per adesso; non solo aveva il fiatone e si sentiva già stanca, ma era anche piuttosto seccata dall'idea di addentrarsi ulteriormente tra i rami degli alberi. Da lì in avanti infatti, la vegetazione si faceva sempre più fitta. Decise quindi di sedersi su un tronco d'albero nella radura, segnò quattro punto cardinali a terra, attorno alla piccola area in cui si trovata e sfoderò la bacchetta chiudendo gli occhi. « Salvio Hexia! » Una bolla trasparente si andò formando attorno alla zona da lei tracciata con i diversi incantesimi lanciati. Infine sospirò e si sedette sul tronco sconsolata, imprecando ancora contro gli insetti, consapevole quanto meno che almeno così sarebbe stata trovata solo se e quando lo avrebbe voluto. E l'unico per il quale sarebbe uscita dalla sua bolla era Samuel.

    Interagito con June, Olympia, Daphne e Sam.
    Nominato gnegni.







    Edited by blue velvet - 31/5/2020, 13:00
     
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    Pentito – è questa l’unica parola che gli viene in mente mentre attende il via libera per i ragazzi. Pentito. Cosa l’abbia spinto a prendere parte ad un evento del genere Louis Weasley se lo chiede oggi ancor di più del giorno del Maypole – e sospira, si passa una mano tra le ciocche bionde, si guarda intorno, si convince che almeno una buona causa c’è: l’outfit, perché deve ammettere che quei pantaloni e quella camicia non sono niente male. Gli donano una certa aria bohémienne che non gli dispiace affatto, e decide, dunque, di concentrarsi sulla propria persona piuttosto che pensare all’umiliazione che questo evento gli arrecherà. Che il narcisismo sia tipico dei Veela? Potrebbe, ma Louis lo è talmente poco (un ottavo!) che talvolta dimentica anche di esserlo, ricordandoselo poi quando gli effetti della cosa si riflettono sulla quotidianità. In ogni caso, pentito o non pentito, outfit o non outfit, Veela o non Veela, Louis Arthur Weasley è lì, in mezzo alla calca di ragazzi, in trepidante – trepidante lui? – attesa che venga dato loro il via libera per la “caccia” – e che termine tremendo, poi! Si crogiola un po’ nei suoi pensieri, riconosce un po’ di volti familiari, e poi, quando finalmente il via libera sopraggiunge, Louis Arthur Weasley è forse l’unico a non
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    affrettarsi nella sua ricerca, che è convinto non troverà nessun risultato. Insomma, quando tutti corrono… Louis Arthur Weasley cammina. Infila una mano nella tasca sinistra dei pantaloni, ne estrae una mela verde, e, addentrandosi con serenità nel ventre della Foresta Proibita, porta il frutto alle labbra, assaporandone il gusto e beandosi degli attimi trascorsi in mezzo alla natura. Certo, non è questo lo spirito della caccia, ma la caccia non sarebbe d’altronde nello spirito di Louis Weasley, ed al momento una serena camminata tra gli alberi gli sembra la migliore delle opzioni: nessun affaticamento, niente sudore, zero rischio di fare pessime figure… Tutto va secondo i piani, tutto è come l’ha immaginato e pianificato, niente potrebbe andare male e nessuno potrebbe mai bloccare lui o essere bloccato da lui. Benissimo, tutto benissimo, finché… Finché nella sua boriosità Louis Arthur Weasley non inciampa, dilettandosi in un capitombolo – come direbbe nonna Molly – degno del più tonto dei tonti – non certo di una Veela! –, finendo con la faccia spiaccicata contro il terriccio umido e la mela morsicchiata lontana di qualche metro, «Umpf…» è il verso che gli fuoriesce dalle labbra piene quando realizza quanto accaduto. Tirandosi su due gomiti, Louis Weasley si volta verso il punto da cui è arrivato, cercando l’origine di quello spiacevole evento e ringraziando, al contempo, Merlino di aver fatto sì che nessuno abbia assistito alla scena. Peccato che, nel scorgere l’origine di tutti i suoi mali, Louis Weasley la identifichi come una scarpa abbandonata, e, peccato ancor di più, che un insolito rumore tra i rami dell’albero lo obblighi ad alzare lo sguardo, e… «Veronica!» esclama, alzandosi di scatto, la camicia verde di erba, il volto sporco di terriccio, le mani che goffamente vanno a ripulire i pantaloni, «Un… Un animale mi ha tagliato la strada!» meglio che dire che è inciampato da solo, no? «…Scappi da qualcuno in particolare o da tutti?» aggiunge, lo sguardo alto verso di lei.


    Invece di correre al via si è messo a passeggiare, si è mangiato una mela, è inciampato nella scarpa di Veronica e si è fatto una gran bella figura di m volando a terra.
    Interagito con: Veronica.
     
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    Non c'è niente di migliore di una partita di calcetto e una birra in compagnia per caricare gli animi maschili. Un branco di animali: ecco cos'erano Albus e il suo gruppetto di amici e parenti. Si erano radunati nel pomeriggio a casa del giovane Potter, dandosi alla goliardia più pura mentre condividevano tra loro battute e tattiche in vista dell'evento che si sarebbe svolto di lì a poco nella Foresta Proibita. « Ah no, io le mie carte non ve le svelo. Ma vi posso assicurare che sono buone. » aveva detto, allungando i piedi sul tavolino e lanciando agli amici un'occhiata che conteneva un misto di saggezza e malizia. In realtà, il suo piano non era poi così complesso come voleva lasciare ad intendere. Anzi, era piuttosto semplice. Ma in fin dei conti, non sono i piani più semplici quelli a riuscire sempre meglio?! Hogwarts aveva sempre messo a disposizione dei propri studenti conoscenze magiche molto utili, e il Corso Auror nello specifico gli forniva lo strumento perfetto per padroneggiarle con maestria. Non aveva dunque avuto bisogno di svolgere particolari ricerche, o pianificare chissà quale tattica: la risposta alle proprie esigenze era venuta con immediatezza, balenandogli in testa già negli stadi preliminari di quell'attesa. Nelle due settimane trascorse dal Maypole, Albus aveva cementificato la propria sicurezza facendo diverse prove, così da assicurarsi una riuscita ottimale del piano studiato. « Le vostre intenzioni, invece? Intendete entrare nella foresta a scatola chiusa oppure vi siete già studiati una tattica? » Cacciatori, appunto. Intenzionati a braccare le proprie prede proprio come avrebbero fatto i loro antenati.
    Al calar del sole avevano raggiunto il limitare della foresta, lì dove tutti quanti avevano iniziato ad ammassarsi, febbricitanti di anticipazione per la corsa che si sarebbe svolta a breve. L'istinto di Albus fu quello di ricercare Mun tra la folla, scorgendola insieme a Olympia e al suo gruppetto di amiche. Sorrise, scoccandole un occhiolino da lontano e mimando con le labbra una sola parola: corri. Sciabolò le sopracciglia nel sottolineare quel consiglio spassionato, distogliendo poi la propria attenzione dalla ragazza per onorare i vari riti proposti dal preside. Cantò la canzone, si lasciò marchiare il braccio con la runa della fertilità e distese un sorriso alla ragazzina tutta tremante che venne ad allacciargli un braccialetto al polso. L'atmosfera sembrava essere stata creata a puntino per mettere tutti quanti nelle condizioni di entrare nella forma mentis necessaria ad affrontare quella tradizione dimenticata da tempo. Si volse quindi verso i ragazzi, passando lo sguardo tra Peter, Randy, Spike e suo fratello. « Oh, mi raccomando..nessuna pietà. » Per una sera che possiamo fare gli uomini delle caverne, tanto vale farlo per bene.
    Il primo lampo di luce servì a dare il via alle ragazze e a mettere sull'attenti i ragazzi. Un minuto, quello, che venne scandito secondo per secondo dal battito cardiaco di Albus, il quale aveva ormai richiamato a sé tutta la concentrazione. Nel mettersi in posizione di partenza, il giovane Potter dimenticò la goliardia, dimenticò gli amici e dimenticò il contesto: era una caccia e lui aveva un obiettivo molto specifico. Con le iridi smeraldine puntate tra le fronde degli alberi, bastò il suono del via a farlo scattare dal proprio posto, lanciandolo in una corsa sfrenata verso il baccanale che lo attendeva. Si era dato un punto di riferimento: correre fin quando la marmaglia di ragazzi non si sarebbe dispersa nella foresta e, una volta solo, fermarsi.
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    Riprese fiato per qualche secondo prima di estrarre un pezzo di biancheria intima rubato dal cassetto di Mun. Scenografico. Un paio di mutandine di pizzo nero, scelte perché ricordava bene il modo in cui lei ne era entrata in possesso. Durante la guerra avevano girato diversi centri commerciali per prepararsi alla nascita di Lily, e durante una delle numerose scorribande, la Carrow si era impadronita di un completino intimo che lasciava ben poco all'immaginazione. Con il pezzo di biancheria sul palmo della mano, estrasse la bacchetta, puntandovela contro. « Avensegium. » E' ora di guidarmi verso ciò che più preferisco al mondo. E infatti, al comando del razzo, l'involucro di pizzo nero si sollevò in aria, rimanendovi sospeso per qualche istante come se indeciso sul da farsi prima di iniziare a schizzare tra gli alberi. Bastò quello a far riprende al giovane Potter la corsa, inseguendo gli slip della propria ragazza in una maniera che lui stesso trovò piuttosto ironica e on point. Se ce lo avessero spiegato così, a Hogwarts, l'incantesimo, sarei stato il primo della classe.
    Nel percorso incontrò diverse donzelle, a cui tuttavia non rivolse più di un veloce sguardo, intento com'era a farsi guidare dall'incantesimo. Rimase tuttavia piuttosto colpito quando il pezzo di biancheria lo portò su una radura apparentemente vuota. Che avesse sbagliato qualcosa, era impossibile. Tra le lezioni a scuola, le esercitazioni del Corso Auror e le prove delle ultime due settimane, non c'era modo che qualcosa fosse andato storto; e, anzi, era ancor più improbabile che l'incantesimo lo conducesse al nulla più totale. Deve essersi nascosta. E infatti, il pezzo di biancheria scura, sembrava ruotare in moto perpetuo attorno a un'area circoscritta, come un automobilista che cercava un posto di parcheggio. Con un movimento del polso, richiamò a sé gli slip, facendo silenzio per osservare con attenzione l'area intorno a sé. Lo sguardo salì immediatamente ai rami degli alberi. Era plausibile che Mun volesse far leva sulle sue vertigini per rendergli la caccia difficile, ma era anche vero che se si fosse arrampicata (il che era piuttosto improbabile), gli slip sarebbero schizzati in alto verso di lei. Sì, si è nascosta. Per forza. Un sorriso luciferino si distese sulle labbra del ragazzo. « Amooree..lo so che sei qui intorno. » cantilenò, guardando dietro a questo o quell'albero nel tentativo di scovarla. « Esci fuori, dai. Prometto che non ti faccio nulla. Croce sul cuore. » Ridacchiò appena, tendendo tuttavia un orecchio nel tentativo di captare un qualsiasi rumore. Non sentendo nulla, sospirò, castando nuovamente l'incantesimo di localizzazione per vedere se il risultato fosse mutato nel frattempo. Nulla. Sempre la stessa cosa. Gli slip vorticavano in cerchio attorno a un'area in cui c'era soltanto un tronco d'albero a terra. Sbarrò gli occhi, fissando quel punto di fronte a sé come se fosse stato colpito da un'intuizione ovvia. Cominciò quindi a muovere alcuni passi avanti, tenendo gli occhi ben fissi su quell'apparente vuoto mentre le labbra iniziavano a scoprire la dentatura bianca in un sorriso sardonico. Si fermò di colpo, aspettando che le mutandine di pizzo passassero di fronte al suo viso per afferrarle nel proprio pugno. « Revelio. » Ed eccola lì. Proprio sotto al suo naso. « Bu! » ebbe giusto il tempo di dire, prima di scattare in avanti come un felino, cingendole la vita con un braccio per portare a termine le istruzioni della caccia. « Perché ti nascondevi, mh? » disse piano al suo orecchio, stringendo con le dita la stoffa dell'abito bianco. « Dovresti saperlo, che riesco sempre a trovarti. » Ridacchiò roco, mordicchiandole appena il lobo prima di stamparle un piccolo bacio sulla tempia. « Vieni al ballo con me. Per piacere. »

    Interagito col gruppo del calcetto, in particolare Peter, Randy, Spike e James. Interagito da lontano con June (nelle fattezze di Mun) e infine con Mun. Citata Olympia.


     
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    La rossa di casa Potter ha passato giorni su giorni a pensare e pensare sul fatto di partecipare o meno a quella corsa. L'idea dell'essere inseguita come una preda da un possibile cacciatore era un qualcosa che, sulle prime, aveva fatto rabbrividire il suo istinto più femminista. L'aveva trovata un'idea decisamente sessista, domandandosi il perché avrebbe dovuto sottostare ad una simile tradizione, accendendo persino una discussione con sua nonna durante l'abituale pranzo della Domenica alla Tana. Un battibecco che, alla fine dei conti, le aveva fornito dei nuovi spunti di riflessione, soprattutto quando aveva ragionato sopra il punto cruciale: "Loro faranno pure i cavernicoli con tanto di clava, ma poi siamo noi a scegliere. Non è più come un tempo, è una tradizione che si è evoluta per stare al passo con i tempi". E' questo il pensiero che l'ha spinta a recuperare il vestito bianco che le lascia abbastanza spazio di manovra per poter correre, accompagnato da un paio di scarpe di ginnastica su cui lei ha dipinto, nei giorni precedenti, dei girasoli gialli a renderle più personalizzate. Finisce di intrecciarsi la criniera rossa in due dutch braid, per poi buttarsi in strada per raggiungere il punto di raccolta. E' solo quando arriva al limitare della foresta che saluta Tris, scorgendola nella folla, per poi avvicinarsi a June e Mun. Annuisce alla domanda di Mun, con un mezzo sorriso divertito. « Prontissima e con una tattica a prova di bomba. » Annuncia alzato un sopracciglio, come a voler gettare un certo velo di aspettativa sulla cosa. Vorrebbe aggiungere altro, ma il nuove Preside dà inizio ai vari rituali. Ricorda loro le regole, regole che la rossa già conosce alla perfezione, avendo chiesto precedentemente specifiche a June. Prende a risuonare una canzone, alla quale lei si aggiunge, di tanto in tanto, con qualche parola qua e là, prima di sistemarsi la corona di fiori chiari sulla testa. L'ultimo passo, il cibarsi, prima di mettersi in posizione. I muscoli della rossa sembrano tremare, pronti a scattare, mentre rivolge un sorrisetto a June. « Corri più forte che puoi! » Le risponde, per poi voltarsi verso Mun. « Fallo penare! » Le fa un occhiolino, mentre gli occhi scivolano verso Daphne e MJ. « Possa la fortuna essere sempre a vostro favore. » Dice un po' a tutte, prima che dalla bacchetta di Pius Bauldry esca un razzo rossastro, segnale d'inizio della corsa. E lei questo fa, prende a correre, cercando di evitare di beccarsi un albero in piena faccia. Corre per quanto le sue gambe corte le permettono, per quanto il suo corpo, abituato al massimo allo yoga, le permette di fare, ma è piuttosto soddisfatta mentre lancia un'occhiata all'indietro per constatare che non vede più la folla al limitare della foresta. Okay, mi sono allontanata abbastanza, è già un traguardo pensa, poco prima di inciampare, con il piede che inforca una radice in pieno, lasciandola cadere con il corpo in avanti. Riesce a riprendersi, all'ultimo, con le mani e le ginocchia che si riempiono di graffi. Oh bene, potevo mai essere una leggiadra e non goffa donzella? Evidentemente no. Si punta la bacchetta contro castando un Epismendo, mentre continua a camminare. Le ferite si richiudono subito, non appena alle orecchie della rossa arriva il vociare ridacchiante dei ragazzi. Il minuto è passato e lei non ha ancora corso abbastanza, così si rimette in marcia, per un'altra manciata di secondi, prima che il fiatone abbia la meglio su di lei e la costringa a fermarsi, appoggiandosi all'albero più vicino. Si passa una mano sul vestito, per ripulirlo da alcune foglie e si ferma a pensare, con la testa all'indietro contro la corteccia. E' allora che decide di mettere in pratica la sua tattica. Perché la sua intenzione è quella di farsi trovare il più tardi possibile - o non farsi trovare affatto. Si punta contro la bacchetta. « Desilludo. » Sussurra e il suo corpo, immediatamente, prende le sembianze dell'albero alle sue spalle, trasformandola in un camaleonte. Santo Hunger Games e le sue strategie di mimetizzazione da cui prendere spunto!

    Interagito con Jun, Mun, Daffy e MJ.




    Edited by anesthæsia¸ - 31/5/2020, 15:09
     
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    Ecco che si dà un altro colpetto sul collo, alzando gli occhi al cielo. All'idea di aver messo su tutto quel piano folle: aspetta Sam - trova Sam - dai l'indizio a Sam - aspetta Albus e via così, si maledice internamente. « Ma chi voglio prendere in giro. » Era quasi certa che a breve avrebbe desistito raggiungendo June solo per trovarsi tutti e quattro nello stesso spazio a chiedersi a vicenda se intendessero andare al ballo insieme. D'altronde, nei piani elaborati, che cosa potrebbe mai andare storto? Quale potrebbe mai essere l'incognita? Non avrebbe potuto immaginare che la risposta a quella domanda si sarebbe materializzata sotto la forma di un paio di mutandine. L'imprevvisto la obbligò a sgranare gli occhi. « No! No no no no.. » Scuote la testa e sospira non appena intravvede in lontananza non Sam bensì Albus, che richiama a sé l'intimo. Sei un bastardo. Tuttavia un sorrisino compare sul suo volto nella stesso momento in cui alza gli occhi al cielo. « Amooree..lo so che sei qui intorno. Esci fuori, dai. Prometto che non ti faccio nulla. Croce sul cuore. » « E chi ti crede! Non esco neanche se esci il brillocco seduta stante. » Gli fa così il verso, pur consapevole che non ha modo di sentirla. In una situazione diversa si sarebbe smaterializzata ma ora la soluzione era abbastanza fuori contesto. In pochi istanti furono uno di fronte all'altro a non più di un metro di distanza. Lei a braccia incrociate dietro la barriera, lui sin troppo divertito dalla cosa dall'altra parte. Ridi, ridi! Ora vediamo chi ride quando ti renderai conto che hai trovato la ragazza sbagliata. « Bu! Perché ti nascondevi, mh? Dovresti saperlo, che riesco sempre a trovarti. » Per un momento ridacchia, colta da un improvviso senso di euforia. Poi razionalizza e si ferma. E' paralizzata, Mun. Perché si sta comportando così con June? « Vieni al ballo con me. Per piacere. » Di scatto Mun volge lo sguardo verso il basso e realizza. Il Revelio ha annullato non solo la barriera creata da Mun attorno all'area a lei circostante ma anche l'effetto della Polisucco che, essendo agli sgoccioli deve aver perso quasi completamente effetto. « Noooooo! » Asserisce con un tono lamentoso e uno sguardo sconsolato. Addio gioie di June. Qui giace l'autostima ritrovata di Amunet Carrow. « Ma sei infamissimo! Hai rotto l'effetto della Polisucco. » Sospira e si svincola dall'abbraccio di Albus mostrandogli un'espressione imbronciata. « Io ero June.. e June era me. E avevo anche le tette, Albus! E tu dovevi seguire June! Capito? » Sbatte il piede a terra e alza gli occhi al cielo. « Dai Albus che palle! Potevi lasciarmi divertire almeno per cinque minuti! Così non vale però! Mi hanno pure pizzicato tutti gli insetti della foresta per mettere su questa roba. E mi sono pure graffiata. » Gli mostra il graffietto all'incavo della gamba e mette su un broncio di tutto rispetto. E lì ha un lampo. « Oddio Sam! Se sta seguendo le regole a differenza di qualcun altro sta venendo di qua. Cioè - sempre se alla fine ha deciso di inseguire June, ovvio. Va beh insomma, e ora che faccio! Rovinerò tutto il loro divertimento. » Pausa. « Devo avvertire June. » Si ferma per un istante e gli rivolge un'espressione estremamente dispettosa e seccata. « Sei un guastafeste! Avevamo programmato tutto nei minimi dettagli. »


     
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    L’elfo domestico posò sul tavolo una teglia piena zeppa di muffin fumanti. Daffy chiuse gli occhi, inspirando a pieni polmoni l’aria che profumava di cioccolato caldo. Si girò verso MJ, posandosi il dito indice sopra le labbra, invitandola a fare più silenzio possibile. Dopodiché le mostrò il palmo della mano, facendole segno di aspettarla lì. Lanciò un’altra occhiata aldilà dello scaffale di spezie che faceva loro da riparo dagli occhi delle laboriose creature intente a preparare tutto il necessario per soddisfare anche gli studenti più golosi. Era una delle cose che le mancava di Hogwarts: le tante leccornie che venivano preparate laggiù. Non appena l’elfo si allontanò dalla teglia, la Baker si accucciò piegando le ginocchia e, sentendosi simile a Pierce Brosnan che interpretava l’agente segreto in quei film babbani. Scivolò dietro un tavolo, con la scioltezza di un felino. Era incredibilmente strano vederla così aggraziata, lei, che era solita rompere tutto ciò che aveva intorno senza neppure sfiorarlo. La verità era che quando c’era di mezzo il cibo, Daphne Baker diventava la più scaltra dei ladri. Ed Arsenio Lupin muto. Si strofinò i palmi delle mani l’uno contro l’altro, allargando le dita l’una dall’altra e muovendole a scatti, piegandole falange per falange, come se si stesse preparando ad un lavoro che richiedeva mano ferma e concentrazione. Uno sguardo a destra, un altro a sinistra. Via libera! Scattò in piedi, ritrovandosi la teglia di muffin fumanti proprio difronte. Lo sguardo si posò su un cestino del pane ancora vuoto e Daffy allungò la mano per prenderlo. Veloce come un ghepardo e con la stessa silenziosità di un pesce rosso, l’ex Grifondoro cominciò a caricare il cestino di muffin. Ne addentò uno, lasciandoselo lì a penzolare sulle labbra, mentre procedeva con il suo lavoro, finchè nel cestino non ci furono circa una decina di muffin. «Ehy tu! Cosa stai facendo?» Alzò lo sguardò spalancando gli occhi e non la bocca, per evitare che il muffin cadesse a terra. Un elfo stava venendo verso di lei, sventolando in aria un mestolo, ricordandole sua madre ogni volta che la faceva arrabbiare. Scattò come una molla, correndo verso il punto dove MJ era nascosta ed afferrandola per un braccio, trascinandosela dietro, lei e il suo bottino.
    «Ne avrai uno solo se mi fai un bel sorrisone.» Daffy non era incredibilmente brava a consolare la gente. Aveva un modo tutto suo di farlo, cercando di sembrare naturale quando in realtà si sentiva come se stesse camminando sulle uova. MJ non sembrava dell’umore adatto e Daffy aveva intuito c’entrasse qualcosa quel tipo di cui le aveva raccontato al Luna Park. Aveva deciso di non chiederle niente, non per cattiveria, ma perché temeva di rovinare tutto con domande troppo indiscrete. L’unica cosa che poteva fare era cercare di farla stare un pochino meglio. Le sventolò un muffin in faccia, facendoglielo danzare davanti come una marionetta di uova, farina e cioccolato.
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    Quando la Weasley lo prese, Daffy le rivolse un sorriso, aggiustandole poi in testa la corona di fiori che era stata donata a tutte le ragazze. «Non dovresti permettere a qualcuno di rovinarti la festa.» Quella frase scivolò tra le sue labbra quasi senza che se ne accorgesse. Le sistemò una ciocca, per poi tornare al suo posto, stringendo ancora il cestino di muffin sotto un braccio. «Hai dei capelli bellissimi. Ma te lo dico, non passeranno inosservati tra i colori cupi della foresta.» Allargò un sorriso, cercando di smorzare nuovamente la tensione. In sottofondo udì le voci cantanti del coro della scuola e solo allora si rese conto che probabilmente aveva perso il biglietto che le era stato dato con i versi da cantare. Si guardò intorno, facendo scorrere lo sguardo tra le facce dei partecipanti. Vide Junie ed alzò una mano, sventolandola in aria per attirare la sua attenzione. Proprio in quel momento incrociò lo sguardo di Olympia a pochi passi da lei. «Ehilà, figlia dei fiori! Ma.. No, non vale! Perché a voi con i capelli rossi il bianco sta così bene? Ma guardati.. Vabbè. Vi odio... Ok, non è vero.. Vuoi un muffin?» Le porse il cestino, afferrando anche lei l’ennesimo dolcetto e dandogli un morso. Arrivò anche Junie e le ragazze si persero in qualche chiacchierata. « Ehi! Siete già qui! L'ho trovata, per fortuna abbiamo risolto in tempo. Allora siete pronte? » In tutta risposta Daffy alzò l'orlo della gonna, mostrando le scarpe da ginnastica ai suoi piedi. «Correrò veloce come il vento. Se prima lo zucchero non mi tapperà le vene, s'intende.. Muffin, June?» Con un gesto che aveva da far invidia al Galateo si pulì la mano piena di briciole sulla gonna del vestito, ricordandosi solo allora che era bianco. «L’unica cosa positiva di questo colore è che ingrassa. Caspita, guardate, mi fa sembrare le tette delle bombe Bombe.. Al massimo delle bombe a mano, magari. Di quelle piccole che, bene che vada, fanno solo un sonoro “puff”! Sciabolò le sopracciglia in direzione delle giovani, guardando infine MJ, cercando di strapparle nuovamente un sorriso. «E ora che si fa? Abbiamo ascoltato lo Zecchino d’Oro che cantava, ci hanno dato questa verginissima coroncina di fiori, ci hanno fatto un nuovo tatuaggio -.. » alzò il polso mostrando quella runa della quale avrebbe conosciuto il significato se solo fosse stata più attenta alle lezioni «- e ora siamo pronti, giusto? Ah, c’è Bauldry che dice qualcosa.. Si chiama così, vero?» chiese alle altre con una leggera alzata di spalle. Poi tutti applaudirono, tempo che Bauldry aveva finito di parlare. «Bhè, ragazze, ci vediamo, allora. Buona fortuna. E mi raccomando, non uscite da questa foresta incinte. Sono giovane per farmi chiamare “zia Daffy”. » Si accorse che aveva ancora in mano il cestino dei muffin. Si voltò verso delle ragazze dietro di lei, offrendo a tutte un dolcetto, in modo da avere il cestino vuoto, per posarlo a terra con incredibile nonchalance, come se nulla fosse. Si guardò attorno un’altra volta. Stavolta sapeva chi cercare. Si morse leggermente l’interno della guancia, cercando di non pensarci. Non voleva uscire da lì delusa perché le sue aspettative non erano state rispettate. Comunque fosse andata si sarebbe divertita. Fu la frazione di un momento. Una saetta rosa squarciò il cielo, irradiandosi dalla bacchetta di Baudry e la corsa ebbe inizio. Cominciò a correre, dirigendosi all'interno della Foresta Proibita, senza nemmeno una meta precisa. Il cuore le batteva forte le petto, presa dall'euforia del momento. Non le importava se qualcuno la stesse seguendo oppure no. Quella cosa di correre tra gli alberi le piaceva. Le ricorda quando giocava a nascondino da bambina e correva per trovare un nascondiglio da qualche parte. Ma la verità era che a lei neanche andava di nascondersi. Con tutto lo zucchero che aveva in circolazione era certa di poter correre per ore. Nonostante tutto si fermò, alzando il naso all'insù, rendendosi conto dell'improvviso silenzio dal quale era circondata, quasi innaturale, se non fosse stato per qualche cinguettio che proveniva dalla chioma degli alberi. I raggi del sole riuscivano a malapena a filtrare dalle fronde, formando stretti coni di luce sul terreno. Guardò alle sue spalle e non vide nessuno. Ricominciò ad avanzare verso una direzione sconosciuta, semplicemente camminando, quasi saltellando, tenendo le mani intrecciate dietro la schiena. C'era un bell'albero. Uno di quelli con la chioma particolarmente fitta e dal tronco così grande che le fece pensare che doveva essere lì da secoli. Si avvicinò, appoggiandosi con la schiena e tirando fuori dalla tasca del vestito quella sigaretta speciale che si era portata dietro. L'accese, sentendo il sapore denso e dolciastro che le scivolava in gola. Bhè, se doveva starsene lì da sola tanto valeva rendere il momento speciale.


    Interagito con MJ, Olympia, Mun (Junie).
     
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    Non era errato descrivere tumultuosa la vita della giovane Malfoy, una vera e propria matassa quasi impossibile da sbrogliare; un rompicapo che sembrava far gola a molti. Raramente negli ultimi giorni era stata in grado di lasciare il suo appartamento indisturbata, senza che qualche audace e inesperto giornalista si azzardasse a tempestarla di domande. Dapprima le chiedevano cosa pensasse del nuovo governo, di come suo padre avesse preso la notizia di essere stato destituito, ma ultimamente si concentravano sull'apparente separazione dei suoi genitori. Ad ogni domanda si nascondeva dietro gli spessi occhiali neri e rispondeva con quel finto amabile sorriso che aveva perfezionato negli anni. « No comment. » Era la sua risposta preferita, quando in realtà non avrebbe voluto altro che alzare il suo bel dito medio e mostrarlo alle fotocamere che gli venivano puntate a poca distanza dal volto. Era un'invasione della privacy bella e buona, ma per quanto desiderasse liberarsi di quell'intrusione non doveva fare altro che aspettare; aspettare che uno scoop più grande e succulento facesse cadere nel dimenticatoio i pettegolezzi su casa Malfoy. Proprio per sfuggire a quella continua e asfissiante attenzione aveva messo da parte i suoi propositi di boicottare la corsa. Le avrebbe dato l'opportunità di allontanarsi, di lasciarsi alle spalle quel vespaio mediatico che sembrava sul punto di scatenarsi. Come richiesto dal regolamento aveva indossato una veste bianca di seta e chiffon. Bianco. Le scappò una piccola risata, nemmeno la tonalità più bianca del mondo avrebbe potuto restituirle quella purezza a cui aveva rinunciato anni prima. Una parte di lei aveva pensato di ignorare le tradizioni e optare per un outfit più strong e tendente al nero piuttosto che al bianco, ma tutto ciò non avrebbe fatto altro che attirare l'attenzione su di sé; attenzione di cui in quel momento voleva fare a meno. In barba ai pericoli aveva addirittura scelto di correre a piedi nudi, una vera e propria ninfa dei boschi che molto probabilmente non aveva fatto altro che guadagnarsi un biglietto di sola andata per l'infermeria. La parte superiore era decorata con un ricamo di pizzo francese, mentre la gonna le scivola addosso impalpabile. Un abito molto diverso da quelli che era solita indossare. Si era accordata con Scorpius per raggiungere il luogo di ritrovo insieme, salvo poi separarsi per la corsa effettiva. Prese sottobraccio il fratello e poggiò la testa sulla sua spalle. « Pensi di volermi dare qualche indizio su chi intendi inseguire? » Per quanto si ostinasse a negarlo Lyra era estremamente gelosa del fratello, più di una volta aveva sfruttato i suoi sguardi intimidatori per allontanare le sue spasimanti. « Croce sul cuore che alla malcapitata non capiterà nulla... » Intrecciò le dita dietro la schiena per ovviare a quella bugia, molto probabilmente se ne avesse avuto l'occasione non avrebbe fatto altro che mettere alla malcapitata i bastoni tra le ruote. L'occhiata di traverso che Scorpius le riservò le fece capire che la conosceva fin troppo bene e proprio per questo non le avrebbe mai rivelato il nome della fortunata. « Ok, ok come se non avessi chiesto niente... » I suoi tentativi di estorcere quel nome al fratello vennero interrotti dagli organizzatori che le donarono una corona di fiore e le incisero la tradizionale runa della fertilità sul polso. Runa che in quel momento voleva cancellare con tutta sé stessa, che le portava alla mente ricordi che lei voleva solamente cancellare dalla propria mente. Solo di fronte allo sguardo indagatore del fratello trovò la forza di ricomporsi. « Ora che siamo agghindati per bene le nostre strade si separano fratello, non farti male e stai attento alle gatte morte. » Gli diede un bacio sulla guancia e si fece strada tra la folla, facendo scivolare i piedi nudi sulla morbida erba. Le ragazze erano quasi tutte completamente schierate, sembravano dei cavalli da corsa in attesa dello sparo d'inizio. Quando il neo preside, Pius Bauldry, scagliò nel cielo la freccia rosa non poté fare altro che unirsi alla folla e correre nel bosco. Una corsa quanto meno impegnativa nel bosco, che le imponeva di guardare bene dove metteva i piedi. Si separò in fretta dalla mischia, alla ricerca di un piccolo angolo in cui rifugiarsi. Quando le risate e le grida dei ragazzi arrivarono alle sue orecchie non poté fare altro che aumentare il proprio passo. Raggiunse un piccolo stagno, una piccola pozza d'acqua. Si avvicinò alla riva e immerse le mani nelle acque turchesi per trovare un po' di refrigerio. Con le mani umide si tamponò il collo e le spalle; alleviando così il calore della pelle riscaldata dal sole. Sole che fortunatamente iniziava a scomparire all'orizzonte, altrimenti quella corsa si sarebbe conclusa con un numero indefinito di colpi di calore. A pochi passi da lei si ergeva un grosso salice piangente, le sue fronde si riversavano pesanti sul terreno, creando una tenda naturale e una zona ombrosa. Sentendo uno scalpiccio di passi in avvicinamento si nascose tra quelle fronde. Per sua fortuna i rami dei salici tendevano a crescere molto vicino al terreno, permettendole di arrampicarsi con facilità su di essi. Al sicuro tra quelle fronde fece scivolare la mano all'interno del corpetto, in cui aveva sapientemente nascosto un pacchetto di sigarette. Ne estrasse una e l'accese, appoggiata al tronco si lasciò letteralmente andare, estraniandosi da quel mondo che sembrava deciso a sopraffarla; alla ricerca di una pace che le mancava da tempo.

    Interagito con Scorpius e citato qualcuno in avvicinamento, che può benissimo scappare e darsela a gambe XD



    Edited by undercover - 31/5/2020, 16:05
     
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    « Noooooo! » Il volto del ragazzo assunse un'espressione confusa in replica alla reazione lamentosa di Mun. Beh, non era esattamente la risposta che mi aspettavo. « Ma sei infamissimo! Hai rotto l'effetto della Polisucco. » « Hai..? » cominciò, bloccandosi interdetto per qualche istante prima di sbottare a ridere a crepapelle. « Io ero June.. e June era me. E avevo anche le tette, Albus! E tu dovevi seguire June! Capito? » « Cioè, quindi ti sei polisuccata e poi ti sei messa sotto una barriera protettiva? Mun.. » inclinò il capo di lato, scuotendolo appena con aria divertita. « Che senso ha prendere una polisucco se nessuno ti può vedere? » Per quanto ci provasse, era difficile smettere di ridere di fronte a quel piano strampalato della sua ragazza. Tuttavia tentò di darsi un contegno, più che altro perché lei sembrava piuttosto seccata da quell'imprevisto. Aveva messo già il broncio da bambina a cui avevano tolto il giocattolo e sbatteva il piedino per terra. Un sorriso tenero si distese sulle labbra di Albus a quella vista. Sei tenerissima. Nemmeno puoi immaginare quanto ti amo. « Dai Albus che palle! Potevi lasciarmi divertire almeno per cinque minuti! Così non vale però! Mi hanno pure pizzicato tutti gli insetti della foresta per mettere su questa roba. E mi sono pure graffiata. » Si chinò, chiudendo le dita intorno alla sua caviglia per ruotarle appena la gamba e osservare il graffietto che si era fatta dietro al ginocchio. Facendo ruotare il polso, le castò un veloce incantesimo curativo, rimarginandole la piccola ferita. Con aria soddisfatta, le diede poi un bacino sul punto dove prima vi era il graffio, come si faceva ai bambini quando si facevano la bua. « Tutto come prima. » disse quindi, alzandosi in piedi per stamparle un altro bacio, questa volta sulla punta del naso. « Oddio Sam! Se sta seguendo le regole a differenza di qualcun altro sta venendo di qua. Cioè - sempre se alla fine ha deciso di inseguire June, ovvio. Va beh insomma, e ora che faccio! Rovinerò tutto il loro divertimento. Devo avvertire June. » Incrociò le braccia al petto, osservandola con un sopracciglio sollevato. « Sei un guastafeste! Avevamo programmato tutto nei minimi dettagli. » Scusa se non avevi considerato uno degli incantesimi più banali di tutto il programma nel tuo piano malvagio. « Io, per chiarezza, alle regole ci sono stato. » disse, fissandola da sotto le ciglia con sguardo sornione. « Non ho usato magia proibita, e per giunta illegale, come qualcun altro. » Sospirò, scuotendo appena il capo. E' proprio vero che voi donne vi complicate eccessivamente la vita. « Comunque possiamo mandargli un patronus. Non dovrà far altro che seguirlo e lo guiderò dritto da June. » Disse, stringendosi nelle spalle mentre preparava la bacchetta. Chiuse appena gli occhi, richiamando a sé il ricordo dei momenti in cui gli erano stati messi in braccio prima Jay e poi Lily per la prima volta. « Expecto Patronum. » Dalla bacchetta del ragazzo uscì una luce argentea, che si plasmò velocemente ad assumere la forma di un maestoso cervo. Data al patronus l'istruzione di trovare Samuel Scamander e condurlo a June, l'ex Serpeverde si voltò verso Mun, sorridendole appena. In silenzio, si fece avanti di un passo, poggiandole il palmo della mano contro la guancia e accarezzandola appena col polpastrello dell'indice. Per quanto fosse gasato dalla vittoria appena ottenuta, gli dispiaceva aver rovinato i piani di Mun. Piani in cui si era sicuramente impegnata molto, anche a dispetto delle evidente falle. « Mi dispiace di averti scombinato i piani. » disse a bassa voce, fissandola negli occhi con uno sguardo strano. Un misto di sincero dispiacere, amore, divertimento e paternità. « Se avessi saputo che volevi giocare.. » Sicuramente sarebbe stato al suo sistema, anche a costo di fingersi sorpreso o allungare il giro più del necessario. « Volevo solo trovarti per primo. » Si strinse appena nelle spalle, chinando il capo con un sorriso per ricercare il suo sguardo, come fosse una bambina che aveva ingiustamente punito. Daddy will make it up to you..I promise. Nel pronunciare piano quelle parole, all'interno del suo sguardo tenero si insinuò una luce più maliziosa, mischiando le due diverse emozioni in maniera armonica fino a renderle un tutt'uno. « Andiamo. »

    Interagito con Mun. Mandato un patronus a Sam per portarlo da June


     
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    « Allora, sembriamo gemelle, sì o no? » Apre le braccia in direzione di Lux, per poi dare una botta a Lily, con il bacino, facendole cenno di imitarla nella posa affinché sua cugina, conosciuta da poco più di un'ora, possa dire la sua. Hanno la stessa tutina, comprata appositamente per l'occasione, i capelli di Karma sono biondi e lisci, di qualche centimetro più corti rispetto a quelli di Lily, raccolti in una pratica coda di cavallo. « Forse devo esercitarmi con il colore degli occhi, te li hai verdi. » Si ritrova a commentare, scrupolosa, avvicinandosi all'amica per osservare meglio le sfumature delle sue iridi. « No okay, se gli corro davanti di certo non farà caso agli occhi. » Si stringe nelle spalle. « Cioè che poi nemmeno so se mi seguirà. Gli ho mandato un messaggio poco fa e ha visualizzato senza rispondere. Magari mi ha preso per matta che ancora ci spero. » Ed eccola la vena da sottona che si insinua nel suo tono di voce, mentre cerca con tutta se stessa di non apparire patetica. « Se vedo le brutte che non compare da nessuna parte, comincio a fare io la cacciatrice. E bracco il primo che mi capita a tiro e me lo tengo ben stretta per tutta la prima parte della festa. » L'arte della vendetta sembra scorrere copiosamente nelle vene della giovane Paciock, per quanto sappia perfettamente che, prima di buttarsi sulla possibilità "Lo faccio schiattare di gelosia", il piano A comprenderà l'andarlo a cercare in lungo e in largo, sperando di non beccarlo a rincorrere qualcun'altra. Potrei uccidere per molto meno. Pensa, dissimulando il tutto con un bel sorriso che rivolge ad entrambe le bionde. « Dato che vi ho rincoglionito già abbastanza con le mie paturnie, mentre andiamo voglio sapere le vostre. » Guarda prima l'una poi l'altra mentre cominciano a salire verso il castello, con stretta tra le mani la piccola fiaschetta targata Scamander con dell'ottimo Incendiario al suo interno, pronto a sciogliere ogni loro ansia, per vivere appieno quella magica celebrità. « Chi vorremmo che ci insegua? » Sciabola le sopracciglia, con fare cospiratorio, prima di bere un sorso per poi passare a Lily la fiaschetta per continuare il giro. Quando arrivano vicino alla Capanna del Guardiacaccia, già una fitta folla si è radunata di fronte alla foresta ma non è difficile per Karma ritrovare la biondissima testa di Betty. Passa il braccio sotto il suo nell'avvicinarlesi da dietro. « L'avevo detto che sei una bomba. » Le sorride per poi rimanere a guardare estasiata l'esclusiva preview che la piccola Branwell le dedica. Non può che unire i palmi delle mani in un applauso silenzioso, mentre in sottofondo il nuovo preside ricorda le varie regole e il folklore che gira intorno a quella festa. « E mi confermi ancora una volta che sei un cavolo di genio! » Le sussurra all'orecchio, prima di unirsi ai vari rituali, dalla corona di fiori che le viene appuntata in testa alla runa di fertilità sul polso - « No vabbè, ma fanno sul serio? » commento estemporaneo che lancia verso le altre - per poi finire con il banchettare davanti ad un altare. « E ora a noi. In bocca al lupo ragazze! » Si piega leggermente in avanti, la bionda, prima di lanciare un'occhiata qua e là alla ricerca, come sempre, dei suoi occhi. E' il momento giusto per cercarlo. Lo incrocia, alla fine, e gli dedica un delizioso sorrisetto sghembo. Segui le orme. Sillaba con le labbra, scandendo ogni parola, prima che la fiaccolata rossa fuoriesca dalla bacchetta del preside per dare inizio alla corsa. Scatta in avanti e lascia il pieno controllo alle sue gambe che prendono a correre, come sono abituate a fare. Si muove agilmente tra gli alberi, stando ben attenta a dove mette i piedi. E' solo quando vede la scintilla blu raggiungere il cielo scoperto sopra gli alberi che si ferma. Estrae la bacchetta dalla tasca della tuta e la punta verso le orme più fresche che ha lasciato. « Obliterate! » E queste svaniscono. Si gioca al buio! Continua così, a cancellare le proprie tracce per quelli che le sembrano dei minuti lunghissimi, prima di riprendere a correre cambiando direzione. Si ferma di nuovo, dopo poco, per raschiare via nuovamente le tracce del proprio passaggio, credendo di rendere il tutto molto più stimolante. Specie per un auror.

    Interagito con Lux, Lily, Betty.
    Interagito a distanza con Arturito.

     
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    Lo osservò con uno sguardo piuttosto seccato, alzando il naso per aria con un palese senso indispettito. « Eddai, non prendermi in giro! Era un buon piano! » Non sembra voler smettere di lamentarsi nemmeno quando, il graffietto che si è fatta in precedenza venne sistemato. « Io, per chiarezza, alle regole ci sono stato. Non ho usato magia proibita, e per giunta illegale, come qualcun altro. Comunque possiamo mandargli un patronus. Non dovrà far altro che seguirlo e lo guiderò dritto da June. » Stirò un sorriso angelico incrociando le braccia al petto, evidentemente per niente dispiaciuta delle sue malefatte. « No aspetta, non dritto per dritto. E fallo girare un po'.. così, giusto per divertimento. » Mun si divertiva davvero con poco in certe circostanze. Veder struggersi gli uomini era uno dei suoi passatempi preferiti. Sbatte di conseguenza le ciglia, intenta a mantenere quella parvenza di innocenza persa tanto tempo fa. « Eddai, fagliela un po' penare, che cavolo! June ha tentato di baciarlo e questo palo in culo nemmeno se ne è accorto. Che cafonata! » Pausa. « Tu non hai sentito niente comunque. » Una punta di veleno e voglia di giustizia dall'alto colpirono l'animo della giovane Carrow, che decide, fosse giusto che Sam penasse per aver scombussolato l'equilibrio della povera June. « Mi ha detto che andava verso il lago. » Conclude infine, dandogli quindi le direttive necessarie per castare il Patronus. « Mi dispiace di averti scombinato i piani. » « Non è vero. Stai gongolando. » In tutta risposta Mun indietreggia di un passo, gli occhi vigili e sempre meno contrariati. « Se avessi saputo che volevi giocare.. » « Beh sì.. volevo. » Taglia corto spostando lo sguardo di lato, col naso per aria, e una palese espressione da sovrana crudele. « Volevo solo trovarti per primo. » E a quelle parole, Mun si mordicchiò appena il labbro inferiore riportando lo sguardo sul suo ragazzo, portandosi le mani dietro la schiena, dondolandosi in una direzione e nell'altra. « Beh comunque.. anche se non mi hai fatto giocare a nascondino, verrò al ballo con te. » Scoccò la lingua contro il palato, inumidendosi appena le labbra. « Però.. per stasera ho il lasciapassare su tutto. » Perché mi hai rovinato il gioco; ed io mi stavo divertendo un sacco. « Sei molto carino, comunque. »


     
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    Per quanto potesse aver dubitato della propria presenza all'evento fino al momento decisivo - quello dove era stata letteralmente trascinata a portare il proprio omaggio floreale al palo, giorni addietro - per contraddittorio che fosse ad occhio esterno, la Byrne non aveva potuto sottrarsi dal prendere estremamente sul serio la fase della corsa sin dal momento in cui era venuta a conoscenza della sua esistenza. Era una persona naturalmente attiva ed altrettanto competitiva, su più di un livello, per cui l'idea di non darsi da fare ed arrivarci impreparata, a dire il vero, non era mai stata neppure contemplata. E così, nelle settimane passate, aveva unito le forze con June - si erano allenate quasi quotidianamente nel giardino della casetta di quest'ultima, simulando non soltanto un inseguimento, ma anche un eventuale percorso ad ostacoli. Perché insomma - non è che correre nella Foresta Proibita sia esattamente una passeggiata. Il risultato? La Byrne si sentiva più carica di quanto non si sarebbe aspettata. Impaziente, quasi. Così tanto impaziente che, in un moto dispettoso, aveva deciso di lasciare il proprio appartamento di Hogsmeade prima del proprio ragazzo, tanto perché aveva deciso che un inseguimento di pochi minuti non poteva definirsi tale. Non so se sia più avvilente, ridicolo o noioso - aveva pensato - corrersi dietro per cinque minuti. Che divertimento c'è? E così, nel primo pomeriggio era letteralmente sparita da casa. Non aveva lasciato tracce del proprio passaggio, eccezion fatta per un foglietto - casualmente rosso - affisso sul frigo, che recitava: "Ci vediamo lì. Questo, ovviamente, se mi trovi. Buona fortuna!" E, ad onor del vero, si era sentita estremamente soddisfatta di quella sua trovata geniale. Per la serie: se Fawn Byrne ha l'opportunità di non far andare le cose secondo i tuoi piani, stai certo che lo farà.
    Una volta lì, aveva deciso di tenersi in disparte ed osservare la gente che arrivava, con un sorrisetto serafico dipinto sulle labbra. Intravide il gruppetto composto da Mun, June, Olympia e Daffy, ma decise di non avvicinarvisi per più di una ragione. La principale, senza dubbio, era quella di non farsi trovare subito. Sapeva, ovviamente, di non possedere ancora il dono dell'invisibilità, ma questo non le avrebbe impedito di tenere un profilo basso finché avesse potuto. Evidentemente, non era l'unica. Nel guardarsi attorno, difatti, intravide Winter con un'espressione vagamente scocciata in viso.
    « Non ti vedo troppo entusiasta. » Esordì, accorciando le distanze per poterle parlare senza dover per questo alzare la voce. « Non ti piace correre o c'è qualche presenza molesta dalla quale sai di dover scappare? » Un modo come un altro per imbastire una conversazione, l'accenno di un sorriso sulle labbra. « Perché di molesti ce ne sono fin troppi. Guarda lui, per esempio » Con un discreto cenno del capo, le indicò la sagoma slanciata di George O'Connell. « Pericoloso. Ossessionato dalle coppe, dai moccoli e dai grattacieli. Brutto ceffo. Personalmente, è da lui che mi nascondo. » Pausa, per permettere alla ragazza di seguire il filo del suo discorso. « Ma mi nascondo anche da lui - lo vedi quello biondo, laggiù? » Le indicò brevemente anche Erik. « Quello è il mio ragazzo. » Emise un verso divertito, assottigliando appena lo sguardo per distoglierlo con rapidità, nell'eventualità in cui il sovracitato ragazzo avesse deciso di guardare nella loro direzione. E lo fece appena in tempo, perché incrociò lo sguardo della Noble, che aveva incontrato già al Maypole. « Milady, buona fortuna. » Sollevò appena l'orlo del proprio abito , nel rivolgerle una rapida (ed ironica) riverenza.

    Per una volta, questa storia del dress code, mi torna comoda pensò, trattenendo un sorriso mentre, appena dopo il via, una marea di ragazze vestite di bianco si addentravano nella foresta. Superò agilmente un primo gruppetto di compagne d'avventura, facendo attenzione a non inciampare per via del terreno scosceso e degli svariati rami disseminati sul terreno, la Byrne si rivolse veloce alla volta di quello che aveva tutta l'aria di essere un crocevia. Una strada più ampia l'avrebbe portata avanti, facendo sì che si addentrasse ancora nella foresta. le altre due, ai lati, rispettivamente a destra e sinistra. Era tempo di decidere. In fretta. Si guardò rapidamente attorno, forse per accertarsi di non sentire ancora nessuno dei cacciatori del giorno, si sfilò la corona di fiori e poi, in un gesto ancora più rapido, tirò fuori la bacchetta. Geminio. La prima corona di fiori, il duplicato cioè, venne rapidamente poggiato ai piedi della quercia che si trovava alla sua destra; l'altra sulle radici dell'enorme albero nella direzione opposta. A sinistra. Che, affatto per caso, fu anche la direzione da lei imboccata, con la fretta di chi pensa di avere un Demogorgone attaccato al didietro, forse perché riusciva già a sentire i ragazzi in lontananza, o forse per semplice questione di principio, dato che non poteva andarci leggera proprio ora. Percorse ancora qualche metro prima di acquattarsi dietro un albero qualsiasi.
    Dopotutto pensò, divertita prima di arrivare qui, dovrà pur farsi qualche domanda. E rispondersi che nel giorno dei tiri mancini si va, chiaramente, a sinistra.


    interagito con Winter ed Ellie;
    citati Erik ed il gruppo Daffy-June-Olympia-Mun


    Edited by anagapesis - 31/5/2020, 20:19
     
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    « Oh, tesoro! Sei magnifica! » Porgendole delicatamente la mano, Magnolia D'Arcy la fece ruotare su sé stessa, con uno svolazzo del grazioso vestitino bianco. « Grazie, nonna. Senza di te non avrei saputo da dove cominciare con i capelli. » Allungò la mano sottile e sfiorò l'elaborato intreccio sul retro della testa, in cui Magnolia aveva raccolto parte dei lunghi capelli scuri. Proprio in quel momento, l'orologio appeso alla parete suonò le 18.30. Magnolia la sospinse rapidamente verso il salotto, dove il resto della famiglia stava sorseggiando qualche drink, per la tradizionale foto di rito, una ricorrenza più che consolidata in casa D'Arcy per documentare qualunque evento degno di rilievo. « Presto, presto... sistematevi tutti. » La donna li indirizzò con la stessa grazia di un direttore d'orchestra e Nessie prese posto accanto alla figura slanciata ed elegante di Eurus, lasciando all'anziano elfo di famiglia, Theodore, il compito di scattare la foto. Appena il flash si spense, Nessie salutò tutti i presenti e, aggrappatasi al braccio del padre, si smaterializzarono nei pressi del limitare della foresta proibita. « Grazie, papà. Ci vediamo più tardi. » Stampò un bacetto sulla guancia del padre e si diresse a passo svelto verso il luogo in cui era stato allestito il fulcro dell'evento, temendo di essere in ritardo. Minuta com'era, si fece largo fatica tra gli spettatori presenti e quando sbucò tra le prime file, non trovò alcun volto familiare attorno a sé. Si raddrizzò e puntò gli occhi sul nuovo Preside, decisa ad ascoltare attentamente le regole nonostante si fosse già documentata, ma nel giro di qualche istante la sua attenzione venne attratta dal falò, le cui fiamme si tingevano da mille colori. Istintivamente, Nessie si sollevò appena sulla punta dei piedi, gettando rapide occhiate attorno a sé, ancora incapace di rassegnarsi all'eventualità che Randy Blackwater non fosse presente. E comunque non correrebbe certo dietro a una ragazzina. Sospirò silenziosamente, un po' demoralizzata. Da quando era comparso quell'inaspettato - e solitario - mi piace alla foto della sua festa di compleanno, Agnès aveva trascorso più tempo che mai a struggersi sulle poche foto del Serpeverde presenti sul suo profilo Witzagram. Un sogno destinato a rimanere irrealizzabile, purtroppo. Ma non mi lascerò abbattere. Tutto questo è così romantico! Man a mano che i giorni si erano susseguiti, Nessie si era scoperta talmente emozionata che le si era letteralmente chiuso lo stomaco. Stropicciò nervosamente il bordo dell'abito, giocandovi con le dita per sfogare inconsciamente parte del nervosismo latente, mentre una corona di fiori le veniva depositata sul capo. Secondo la tradizione, una piccola runa della fertilità le fu applicata all'interno del braccio, facendola arrossire leggermente, ed infine le venne offerta una piccola pagnotta di pane, tenera e morbida, unita ad un bicchiere di sidro che le procurò un leggero singhiozzo. Quando le celebrazioni formali giunsero al termine, Nessie scorse Mia e Ronnie poco distanti e rivolse loro un saluto emozionato. Si affrettò a sistemarsi assieme alle compagne, ormai giunti al principio della corsa, e nel passare accanto a Shai gli accarezzò gentilmente il braccio, più allegra che mai. « Buona fortuna! Poi voglio sapere tutto! » Gli stampò un bacetto sulla guancia e si unì alle ragazze, improvvisamente agitata. Devi solo correre. O almeno provarci. Non sognarti nemmeno di inciampare davanti a tutti! Inspirò profondamente, le mani che tremavano appena per la tensione, e come la saetta rosa annunciò l'inizio della corsa, si lanciò assieme al resto delle ragazze, sentendosi più impacciata che mai. Aveva sempre considerato poco femminile ed elegante correre per i corridoi e, di conseguenza, la sua falcata era piuttosto incerta, eccessivamente delicata per un simile evento. Addentrandosi il più possibile nella foresta, cercò di non andare a sbattere contro le compagne, e ben presto si ritrovò a respirare rumorosamente, accaldata e affaticata. Per Salazar, mi sembra di svenire! Rallentò quindi l'andatura, sino a raggiungere una piccola radura, più riparata rispetto alla zona circostante. Potrei passare da qui, magari riesco ad allontanarmi senza farmi notare. Praticamente camminando, si chinò abbastanza da farsi largo in uno spazio ristretto tra un rovo di more e i rami più bassi di un albero. Ecco, ci sono quasi. Solo un altro pass- Proprio quando pensava di aver superato incolume quell'ostacolo, si sentì trattenere per i capelli e, nel voltarsi, notò con un certo orrore che diverse ciocche si erano incastrate nel cespuglio di frutti di bosco. « Accidenti! Guarda che disastro. » Piagnucolò, insoddisfatta. Qual è l'incantesimo per liberarli senza tagliarli? Lo sapevo che avrei dovuto prestare più attenzione a lezione di magia domestica, invece di scambiare bigliettini con Maddie! Sbuffò, imbronciata, e armata di pazienza iniziò a districarli manualmente, sperando di essere abbastanza veloce da non farsi scoprire per colpa di quello stupido contrattempo.




    Salutato Ronnie e Mia, da lontano.
    Interagito brevemente con Shai.

    Ha corso un po' a caso e alla fine si è ritrovata con i capelli impigliati in un cespuglio, nei pressi di una piccola radura. #Nessienoncorre
     
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    « Ce la posso fare. Ce la posso fare. Ce la posso fare. » Si convince Sam, mentre si sciacqua, per l'ennesima volta, la faccia con l'acqua fredda cercando di alleviare quel torpore che gli sta prendendo il corpo. Si guarda allo specchio, fissandosi ad analizzare il volto. « Oddio, non posso farcela, certo che non posso. Ma che mi è saltato in testa? » Piagnucola, passando da un estremo all'altro di quel suo umore ballerino per colpa della "febbre da luna". E' spossato, gli viene da vomitare, suda stando fermo e ha la faccia bianca come un cencio per pulire il pavimento. « Forse devo chiedere a Lily un po' di fondotinta per sembrare meno moribondo.. » Commenta tra sé e sé mentre si infonde coraggio e si abbottona la camicia di lino bianco, con il collo alla coreana, decidendo di lasciarla fuori dai pantaloni color cachi. Esce così dal bagno, incontrando lo sguardo spiritato - al suo medesimo modo, se non peggio - di Iago. « Forza e coraggio, non fare questa faccia che mi viene voglia di menarti. » Ed eccolo, di nuovo l'ennesimo sbalzo. « Ma non credo di averne comunque le forze. » Commenta, prima di beccare pure Dean in cucina. « E comunque non vorrei veramente menarti. Non io perlomeno. » Gli lancia un'occhiata, prima di guardare il suo amabile compare biondo. « Faccio tanto schifo? Sembra che mi sia passato sopra un tir? » Perché è così che mi sento. « Mi sono pizzicato le guance un paio di volte, per vedere se passavo da un verdognolo "Sto per vomitare" ad una parvenza di rosato "Sono ancora vivo, tranquilli" ma niente. Devo chiedere a Lily qualche trucco? Sì, hai ragione, devo. Lilsssss. » Urla, affacciandosi con la testa verso il corridoio, lì dove dietro la porta della bionda, le sue cugine e una loro amica si stanno finendo di preparare. « No niente, lascia perdere. Volevo dirti che stiamo per uscire noi. Ci vediamo lì, okay? » Si gira nuovamente verso gli amici e fa un mezzo broncino, ad esternare l'ondata di depressione che lo sta prendendo di nuovo. « Mi sento male, sudo freddo, mi sa che mi sono ingrassato e ho bisogno del caffè. Di tantissimo caffè. » Reprime uno sbadiglio portando la mano davanti alla bocca, per far cenno ad entrambi di uscire. « Ah no, aspetta. » Lampo di genio mentre sta per tirare fuori i bicchieri dalla credenza per bere l'Antilupo davanti a Dean. Ma lui non sa di Iago. Si porta l'indice alla tempia. Sono ancora un genio. « Noi arriviamo. Dobbiamo fare una cosa..cioè, prendere una cosa in camera..» Poggia le mani sulla schiena di Iago costringendolo verso camera sua, passando di fianco a Dean. « Ha bisogno di un piccolo incoraggiamento per quel casino con la Weasley e so che si imbarazzerebbe davanti a te. » Gli sussurra prima di entrare velocemente dentro la stanza. « Alla salute. » Beve dalla bottiglia dove tiene la pozione, per poi passarla a lui. « Vedi di non fare cazzate! » L'ultimo avvertimento, prima di lasciare l'appartamento.
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    [..] Fatti i rituali, fatto tutto, è l'ora di correre. E a lui viene da vomitare. Si porta nuovamente la borraccia di caffè nero, senza zucchero, comprato da Starbucks nel tragitto, e beve un altro sorso prima di incrociare lo sguardo di una June selvaggia che lo guarda decisamente in modo "Eh!" « Dritto alla meta, conquista la preda! » Riesce a formulare, cercando di essere abbastanza convincente, con tanto di occhiolino. Con il primo bengala rosso sparato in aria, le ragazze partono e lui segue con gli occhi la traiettoria della mora, cercando di seguirla fin quando gli è possibile. Perché, effettivamente, non ha altra tattica che questa: affidarsi al culo. Lo stesso culo che ha voluto che quella festicciola fosse organizzata proprio la sera della luna piena. Fortunello livello estremo. E' quando non la vede più che si volta verso Iago. « Mi raccomando, abbiamo un'ora. Non un minuto di più. » Gli sussurra allungandosi un poco verso di lui. Ticchetta l'indice sopra l'orologio che ha al polso. « E tu vedi di non farti scappare la piccola Baker. » Ridacchia, verso Dean, prima che il secondo sparo bluastro li costringa a correre. E andiamo. Lascia scivolare la borraccia nella tasca dei pantaloni, dal fondo magicamente incantato, e si butta nella mischia seguendo la direzione in cui ha visto correre June. Si deve fermare, a più mandate, cercando di riprendere fiato, sentendo il sudore accumularsi lungo la schiena in maniera decisamente atipica. Ha sbalzi di caldo e freddo, mentre si avventura tra gli alberi, provando ad annusare l'aria qua e là, sperando di poter beccare la sua scia. Ma niente. Disperazione. Per un attimo intravede Albus sfrecciargli davanti, andando ancora più verso sinistra. Che viaggino in coppia le due cuginette? Si chiede, provando a seguire quella pista, sapendo di non aver null'altro da perdere. E' a metà strada che lo raggiunge un imponente e fiero cervo, sotto forma di patronus. « Prendi la strada per il lago, è lì che la troverai. » Sam fissa l'animale, dalla voce inconfondibile di Albus, dissolversi nel nulla, con la faccia esplicativa del "Nchesenso scusa?" « Cioè, ma è andata a sinistra, come ha fatto a ritrovarsi da tutt'altra parte ora? Che è diventata una maratoneta e non lo sapevo? » Sgrana gli occhi, con la mano ancora poggiata alla corteccia più vicina, prima di decidersi a mettersi in marcia, andando dalla parte completamente opposta. Incrocia un paio di damigelle, qua e là, che cerca in tutti i modi di evitare, per ritrovarsi nel giro di qualche minuto nelle vicinanze della rimessa delle barche. « E adesso? » Si guarda intorno, con il cielo che si va via via scurendo. Le mani poggiate sopra le ginocchia, per riprendere fiato, mentre gli occhi controllano l'orologio. Meno di quaranta minuti. Dato che non sa che pesci prendere, alla fine opta per usare una delle sue abilità rinomate: recitare. « Porco cazzo! » Urla forte, a pieni polmoni, fingendo di accartocciarsi su se stesso, con le mani che corrono a stringere la caviglia destra. « June, June, cazzo ho preso una buca.. » Cerca di modellare la voce per dargli un tono di voce abbastanza dolorante e sofferente. « Credo di essermi slogato la caviglia. Chi lo sente Rocky? Oddio, Rey. Gli sponsor. I dirigenti. Come era l'incantesimo per chiedere aiuto? » Continua con la scenetta, sempre urlando, sperando di essere sentito. « June, cazzo, non è uno scherzo. Ti prego! » E io ho pure pochissimo tempo, lasciati impietosire, su.


    Interagito con Iago, Dean, Lily, June.
    Scusate le parolacce.
    Nominato Albus #grazietesò
     
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