{SECOND EVENT} Wild Hunt

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    d8e36ae11462233b86ece66a1ab32d22 "Mens sana in corpore sano" era una di quelle locuzioni che, mai come in quella giornata, la Corvonero si ritrovò a considerare perfette. Cos'avrebbe dovuto farsene, della sola mente brillante (e dell'umiltà), quando il tutto non si completava con le dovute capacità motorie? Non era una sportiva, non nello stretto senso del termine, eppure amava la sensazione di libertà e l'adrenalina che attività come la corsa riuscivano a donarle. Poche cose in fondo avevano la capacità di soddisfare a pieno Maeve. E ancor meno, qualcosa era in grado di stupirla. Quando queste caratteristiche riuscivano a fondersi inaspettatamente in una sola persona, la decisione di partecipare ad un evento come il Midsummer si era rivelata tanto scontata, quanto inattesa per lei. Prendere parte a quella tradizione per una singola motivazione era ciò che più di irrazionale potesse fare. A maggior ragione, se sempre quella stessa singola motivazione avesse compiuto tutt'altra scelta, che quella d'inseguirla. Decisione opinabile, ma da prendere in considerazione quando il suddetto ragazzo era troppo apprezzato e rinomato nel genere femminile. Quindi eccola lì, la strega, ad assistere a tutta quella tiritera dei discorsi, raccomandazioni, cerimonie e canti di buon auspicio, a chiedersi del perché stesse davvero prendendo in considerazione di correre (fra insetti, piante urticanti e giovani allupati), mettendosi in una condizione di vulnerabilità - chiaramente non esclusivamente fisica. Finì col considerare quella storia come un'ennesima prova del nove: se Hamilton - il soggetto del dilemma era ovviamente lui - l'avesse voluta, doveva soltanto essere Lui a sceglierla stavolta e... provare a prenderla. Perché non avrebbe concesso sconti neanche al giovane rampollo, che intravide finalmente nell'affollamento, ma a distanza col suo solito gruppetto d'amici. La totale assenza di messaggi, sulle intenzioni del moro, gliel'avrebbe fatta scontare con una maratona del tutto corretta... Nessun incantesimo, né trucchetto. Almeno queste erano le premesse. Per amor del gioco - e lei amava giocare - avrebbe fatto tutto secondo le regole. Inizialmente. Se lui avesse collaborato. « Insomma, posso sapere chi cerchi fra la folla, da quando siamo arrivate? » nervosa per l'attesa, ferma in prossimità del falò dove la fiumana di giovani si era radunata per il discorso del preside, si schiarì la voce e sollevò lo sguardo verso il cielo. « Nessuno. Mi do un'occhiata in giro. » cantilenò per la centesima volta la stessa risposta indirizzata all'amica, passando le dita sulla runa che le avevano impresso sul polso. Marchiarle come animali, la considerò un'altra tappa non proprio fondamentale di quella caccia a tratti sempre più ridicola... ma elettrizzante al tempo stesso. Il mio cervello ha sicuramente qualche serio problemino...
    Una volta terminati i preamboli infiniti, trovò posto lungo il limitare della foresta di fianco ad Ella, che salutò con un rapido sorriso. Si sistemò il vestito, immacolato ancora per poco ne era certa, scelto insieme alle amiche che avevano deciso di dare forfait tutte insieme. Se non altro, tutti quei preparativi l'avevano aiutata nel riavvicinarsi a Savannah. Saw lo sa, che aspetti d'essere inseguita dal fratello? Che stai qui, pronta a sfidarlo di nuovo, mh? « Comincia a sembrarmi tutto un tantino esagerato. Credo correrò fino a stasera, seminando la qualunque. Tu? Tecniche di sopravvivenza? » mormorò scherzosamente in direzione della bionda, scostandosi i capelli intrecciati dietro le spalle, prendendo a giocherellare con uno dei fiorellini della ghirlanda durante l'attesa del via per la competizione. Mosse le spalle come per sciogliersele, voltandosi nel mentre, entrando in contatto con un Donnie Thompson del quale conosceva fin troppo le intenzioni - e che non mancò dal palesargliele, sillabandogliele a distanza. Sbuffò, un gesto colmo di frustrazione, convincendosi ancor di più dal scappare fino a notte fonda. Quando la saetta dalle sfumature rosee balenò nel cielo, non scattò in maniera istantanea come molte delle altre partecipanti. Correre sin da subito a perdifiato senza la dovuta resistenza, l'avrebbe soltanto sfiancata prima del tempo, anziché farle guadagnare un blando vantaggio. Come Nana insegnava, prese a correre con una velocità moderata, accelerando gradualmente. Soltanto la scia della seconda saetta la spinse a muoversi più in fretta; serpeggiando tra cespugli, rampicanti e piccoli alberi i cui ramoscelli le sciabolarono la pelle candida, s'indirizzò alla rinfusa verso una radura specificata che sapeva per certo non avrebbe mai raggiunto. E per quelli che le apparvero un'infinità di metri, gli unici suoni che sentì furono i suoi respiri sempre più affannosi e il tonfo sommesso dei piedi sul terreno. Il paesaggio che la circondava divenne confuso, l'unica preoccupazione nel mettere più distanza possibile fra lei e gli altri. Almeno finché non si voltò, riscontrando dei movimenti alle sue spalle, non appartenenti ad altre fanciulle vestite di bianco. Troppe voci, troppe menti in attività, per ricorrere alla legilimanzia e tentare di capire di chi si trattasse. Si convinse a correre ancora, fintanto che il petto non iniziò a dolerle per lo sforzo prolungato, un velo di sudore ad imperlarle la schiena nuda.
    tumblr_nv5eknGr8f1s7m6gko10_250 Si fermò bruscamente non appena sopraggiunse in un piccolo spiazzo; riuscì nuovamente a inalare, a costringere i polmoni ad espandersi e a respirare con forza. Si concentrò sull'ambiente circostante, nel farlo: il fremito di un ramo nella brezza afosa del tardo pomeriggio, la caduta di un pezzo di corteccia che aveva scorticato col suo passaggio, il cinguettio di un uccellino in volo. L’odore dolciastro dei fiori. La luce del sole, che filtrava dalle fronde degli alberi, ormai in fase d'estinguersi nel tramonto dalla colorazione rossastra che sfumava fino a diventare porpora scuro... Un altro movimento alle spalle. Ah, che palle! « Thompson, io ti avviso: voglio giocare pulito, ma non con te. » esclamò rivolta verso il punto dove percepì in ultimo dei movimenti, guardandosi attorno, come per orientarsi nuovamente nella direzione ormai persa in quel mare di vegetazione tutto uguale. « Dico sul serio. Prova soltanto a sbucarmi alle spalle, o anche solo ad avvicinarti, e ti casto un Dismundo dal quale nemmeno il miglior guaritore potrà tirarti fuori finché non lo decido io. Anche col rischio d'essere espulsa. Non.sto.gareggiando.per.te. » minacce le sue, che esplicitò col solito tono perentorio, alzando abbastanza la voce affinché chiunque si muovesse nelle vicinanze potesse udirla. « O ti tramuto in un Vermicolo, molto in tema con la tua natura, idiota. » bofonchiò poi stizzita, continuando a lanciarsi occhiate intorno, approfittando di quella pausa per riprendere fiato e darsi una controllata. Oh, fantastico. Per un attimo, perse la concentrazione nel constatare che oltre leggere sfilacciature al vestito corto sulle gambe, qualche graffietto di blanda natura le sfregiava le ginocchia e le cosce. Ricorse velocemente ad un semplice Epismendo, la bacchetta ben salda nella mano per qualsiasi tipo d'offensiva, pronta a scattare al minimo segnale.

    Ha cercato Derek nella folla; interagito con Ella.
    E' pronta a prendersela con chiunque si aggiri nei dintorni, quindi non sbucatele alle spalle con noncuranza buontempon*.
     
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    Trovare una scusa per sgattaiolare via dal cottage di Forest Dale Street giusto in tempo per prendere la pozione polisucco era stato più semplice di quanto pensasse: dopo aver finto di leggere un paio di messaggi sul cellulare, aveva annunciato che Mun aveva avuto un piccolo contrattempo e le serviva un po' di aiuto per intrattenere i bambini in modo che potesse finire di prepararsi nell'attesa dei coniugi Potter e, dopo aver salutato Olympia e Daffy, aveva sceso di corsa le scale, annunciando che si sarebbero ritrovate nei pressi della Foresta Proibita. Con la borsa in spalla, in cui aveva nascosto un vestito bianco, aveva raggiunto Amunet all'indirizzo prescelto per il necessario e segretissimo scambio di un capello. Trasformarsi l'una nell'altra sotto i loro stessi occhi era stata un'esperienza quantomeno bizzarra e, per certi versi, impossibile da dimenticare. Più di un volta, June si era ritrovata a lanciare occhiate impressionate alla sua stessa faccia, frastornata più del dovuto da quella situazione. « Ehi! Siete già qui! L'ho trovata, per fortuna abbiamo risolto in tempo. » Raggiunte Daffy, MJ e Olympia, Juniper frenò con una frazione di secondo di ritardo il largo sorriso istintivo che le si allargava sulle labbra ogni volta che si trovava in compagnia delle amiche. Sei Amunet, adesso. Mun e Daffy non sono coinquiline, Mun e Olympia non si abbracciano ogni volta che si vedono. Sarebbe sospetto e non puoi farti scoprire subito. Si raddrizzò e rivolse alle Grifondoro un sorriso composto, inclinando appena il capo di lato. « Scusate, spero che non abbiate aspettato troppo. » Non proprio perfetta, ma se non altro si trattava di una risposta plausibile. « Allora siete pronte? » Annuì e lasciò fluire la conversazione, intervenendo di tanto in tanto con qualche commento. «L’unica cosa positiva di questo colore è che ingrassa. Caspita, guardate, mi fa sembrare le tette delle bombe Una risata minacciò di risalirle spontanea dalla gola e, all'ultimo, la soffocò in un colpo di tosse, coprendosi elegantemente la bocca con una mano. Scusa, Daffy. Ma sappi che per me sei sempre un Eccezionale. Quando sollevò il capo, incontrò lo sguardo di Albus Potter fisso su di lei. Ok, Junie. Ce la puoi fare. Mantieni la calma e flirta con il ragazzo di tua cugina. In quell'ambito Mun se la cavava sicuramente meglio di lei, ma quando Albus le fece l'occhiolino, intimandole di correre con una certa malizia, ripropose la combinazione che la stessa Amunet le aveva consigliato. Lanciagli un'occhiata, sbatti le ciglia, sorridi appena ed ignoralo. Si scostò una ciocca di capelli e interruppe rapidamente il contatto visivo, nello stesso momento in cui le tradizionali formalità del Maypole ebbero inizio. Inspirò profondamente, cercando di calmarsi. Quando aveva accettato di vestire i panni di Mun, June non aveva pensato lucidamente a quanto sarebbe stato strano. Nel mentre, il nuovo Preside aveva inaugurato l'evento ricordando loro le sue antiche origini ed elencandone le regole. Per un istante, June cercò lo sguardo di Amunet, irrigidendosi appena nel realizzare solo in quel momento che avevano infranto il regolamento, seppur con una leggerezza da poco e che avrebbe avuto una breve durata. Cazzo! Abbiamo fatto un casino. Come ho fatto a dimenticarmene?! Ma l'aria tranquilla di Mun, apparentemente concentrata sul discorso, la spinse a voltare il capo in direzione del Preside, sforzandosi di sfoggiare la sua migliore espressione neutra - o, ancora meglio, la migliore espressione neutra di sua cugina - per tutto il resto delle celebrazioni. Si sporse a sua volta verso Mun, in modo da sussurrarle all'orecchio. « Tranquilla, appena inizierà la caccia gli animali si spaventeranno talmente tanto da battere in ritirata. E non c'è assolutamente nulla di pericoloso nell'area bonificata. » La rassicurò, stringendo appena la sua mano. La seguì, ultima nella fila dietro le sue amiche, e dovette attingere a tutto il suo autocontrollo per non diventare viola quando passarono accanto a Sam, sia per la foto incriminata di qualche giorno prima, sia per l'occhiata decisamente allusiva che Mun - sotto le sue sembianze, ricordiamolo - gli lanciò. Non c'è che dire, ci sta mettendo dell'impegno. Forse dovrei farmi dare due o tre lezioni private. Le si sistemò accanto e lisciò il tessuto del vestito all'altezza dell'addome, un gesto inconsapevole a cui ricorreva quando era particolarmente nervosa, soprattutto in occasioni formali. Si guardò rapidamente attorno, alla ricerca del volto familiare di Fawn, senza riuscire a scorgerla da nessuna parte. Si erano allenate assieme nel boschetto dietro casa per più giorni e, ad essere sinceri, si sentiva un po' in colpa a non trascorrere la caccia anche in sua compagnia. Mi farò perdonare per il suo compleanno. Presero posizione, scambiandosi rapidamente degli incoraggiamenti a cui June rispose quasi a monosillabi, ormai concentrata sulla corsa. Era pronta a scattare, con la mente che ripercorreva la strategia elaborata, esattamente come per gli schemi di Quidditch. Come la saetta rosa spuntò dalla punta della bacchetta di Bauldry, Juniper si slanciò in avanti, tra gli alberi, esattamente nella direzione concordata con Amunet. Corse a perdifiato, senza mai fermarsi, facilitata dalle forme più esili di Mun. Dovrebbe giocare a Quidditch. Ha un baricentro perfetto! Saltò a piè pari un paio di radici insidiose, agile per natura e preparata ad un terreno insidioso grazie agli allenamenti supplementari assieme a Fawn, mentre urla più virili alle sue spalle la informarono che i ragazzi si erano lanciati all'inseguimento. Non perse tempo a guardarsi alle spalle, bensì discese il pendio che conduceva verso il lago, urtando di tanto in tanto qualche albero con le spalle e le braccia nude, sino a quando non sbucò davanti allo specchio d'acqua, accanto a cui si ergeva la rimessa delle barche. E ora? Data la sua indole istintiva, non aveva pensato a quale incantesimo utilizzare una volta raggiunto il lago, ma non poteva nemmeno restare esposta in quello spiazzo privo di alberi. Si affrettò a correre dalla parte opposta, nascondendosi dietro folti cespugli di bacche, dai quali poteva spiare il lago e lo spiazzo circostante senza essere vista. « Desilludo. » Mormorò, quando fu in grado di riprendere fiato, mimetizzandosi con l'ambiente circostante.
    Se il tempo impiegato per raggiungere il lago era trascorso in un battito di ciglia, lo scorrere dei minuti parve rallentare spaventosamente, a tal punto che June iniziò a domandarsi se, forse, non avesse esagerato nel seminare Albus e il ragazzo non avesse la più pallida idea di dove cercare Mun. Avrei dovuto andare più piano, accidenti! Imprecò mentalmente, dandosi della stupida per aver mandato all'aria un piano tanto ingegnoso - e illegale, per di più - e si lasciò cadere a sedere sul fogliame, scorgendo da lì un ragazzino impacciato approcciare una graziosa adolescente dai lunghi capelli biondi e altri profili, sconosciuti per lo più, passare di corsa tra gli alberi. Trascorsi una decina di minuti si rialzò e si spolverò il retro dell'abito, indecisa se recarsi direttamente alla rimessa o tornare indietro. « Porco cazzo! » Sobbalzò, colta alla sprovvista, e si sporse oltre il cespuglio, assottigliando lo sguardo per scorgere meglio la figura maschile comparsa in pochi secondi e rannicchiata per terra. « June, June, cazzo ho preso una buca.. » Fa per raggiungerlo, guidata dall'istinto e da sincera preoccupazione, ma si blocca dopo un passo. Oh, no. Stavolta non mi freghi, Scamander. Conosce Sam abbastanza bene da sapere che se la cava molto meglio di lei in quanto a recitazione e quella presunta storta gli sembra una scusa un po' troppo conveniente, soprattutto in un atleta professionista. Incrocia le braccia e rotea gli occhi al cielo nell'assistere al resto della recita, divertita. Certo. Rocky, Rey, gli sponsor. E le Scamettine non ce le metti? Non sono mica così scema. Ma deve ammettere che si sente un po' in colpa perché, per quanto improbabile, esiste una minima possibilità che si sia davvero infortunato. In quel caso, lasciarlo lì ad urlare sarebbe stato un comportamento davvero imperdonabile. « June, cazzo, non è uno scherzo. Ti prego! » Pensa, Junie. Si incita, giocherellando nervosamente con una ciocca di capelli. Solo in quel momento realizza di avere ancora le fattezze di Mun e che quello potrebbe essere il suo asso nella manica. Sam potrebbe aver trovato Mun, oppure no. Tanto vale scoprirlo. Annullò l'incantesimo di disillusione ed uscì dai cespugli, avanzando con calma. « Mia cugina non è qui. » Sbottò. « Avevamo scelto la rimessa come luogo d'incontro ma non è ancora arrivata, la aspetto da dieci minuti ormai. Hai visto Albus, per caso? Credo si sia perso chissà dove. » Arricciò il nasino con aria scontenta e si fermò ad un paio di metri da lui, piazzandosi le mani sui fianchi, mentalmente pronta a correre nel caso in cui Sam sapesse del loro piccolo tiro mancino. « Ma se ti sei infortunato tanto vale rinunciare. Di certo non resterà senza un cavaliere. » Ok, forse sono stata un po' acida ma il tempo stringe. Fece scorrere lo sguardo su di lui, dal viso stranamente pallido e sudato fino alla caviglia. E ora vediamo se ti sei infortunato davvero o se è tutta una finta. « Effettivamente non hai una bella cera. Lancio un Periculum o riesci ad alzarti? » Inarcò un sopracciglio, un po' scettica. « Nella rimessa c'è una panca, non dovresti tenere la gamba sollevata? » Iniziava a preoccuparsi davvero, ma non aveva intenzione di lasciarlo vincere tanto facilmente.






    Interagito con Mun, Lympy, Daffy, MJ, Albus e Sam.
    Citata Fawn.
    - Se può essere utile, la polisucco sta per iniziare a svanire.


    Scusate la lunghezza, ho dovuto recuperare i vari pezzi lol i prossimi saranno più brevi, giuro.
     
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    Attimi di silenzio seguono il suo ultimo grido d'aiuto. Oddio e se mi hanno sentito le pazze? Si ritrova a pensare, con un moto d'ansia che si unisce alla nausea che lo minaccia di fargli ricacciare fuori anche l'anima. E' quasi sul punto di prendere, rialzarsi e provare qualche incantesimo a caso, giusto per provare a fare qualcosa, quando sente smuoversi qualcosa tra i cespugli. Gli occhi verdastri si muovono, felini, verso di essi ad incontrare la minuta - ma sempre altezzosa - di Amunet Carrow. Oh, ma vedi tu quanto mi prende per il culo questo caso. Ci divertiamo a giocare, eh universo? Alza gli occhi al cielo, ben cosciente di dover continuare almeno un po' con la farsa. « Mia cugina non è qui. » Oh, non me n'ero accorto, grazie. « Ma se ti sei infortunato tanto vale rinunciare. Di certo non resterà senza un cavaliere. » Carina, davvero davvero carina. E molto simpatica, aggiungerei. Lei si ferma a qualche metro da lui, con le mani sui fianchi e un cipiglio poco convinto sul volto. « Oh no, tranquilla. L'ho incontrato poco fa e mi sembrava piuttosto sicuro della strategia che stava adottando. Deciso verso nord-est. Di certo non resterà senza cavaliere, no. » Rispondere con sarcasmo sempre e comunque, anche quando non si ha tempo di fare quattro chiacchierette davanti ad un tè. « A questo punto mi preoccuperei un po' se fossi in te. » Accenna un sorriso beffardo che però si tramuta ben presto in una smorfia, con un gemito di dolore che viene represso con un digrignare di denti. Gli piacerebbe dire che è tutto merito delle sue doti attoriali, ma non è così. Guarda, evidentemente spaventato, verso l'orizzonte, lì dove il sole sta finendo di sparire al di sotto delle montagne. « La cosa più strana, in effetti, è che mi ha mandato un patronus per dirmi che avrei trovato qui June. Chissà come faceva a saperlo. » Ci mette una punta di malizia, in quella domanda, seppur effettivamente non sappia come sia possibile che lui sapesse, con così tanta certezza, l'esatta ubicazione della mora. In altre circostanza, forse, avrebbe elaborato una teoria riguardo quella strampalata situazione, ma non in quel momento, quando è fin troppo poco lucido, a tratti, con l'ansia del tempo che scorre come spada di Damocle sopra la testa. « Effettivamente non hai una bella cera. Lancio un Periculum o riesci ad alzarti? » Buongiornissimo Sherlock. « Non lo so. » Alza lo sguardo verso di lei e la fissa per qualche istante. E' in quel momento che vede un leggere tremolio, come se qualcosa si stesse smuovendo sotto la pelle del suo volto. Sbatte le palpebre un paio di volte, pensando che sia tutto frutto della sua immaginazione delle traveggole di chi sta per trasformarsi sotto l'effetto della luna piena. « Nella rimessa c'è una panca, non dovresti tenere la gamba sollevata? » Annuisce, mettendo tutto il suo impegno nel fingere di rialzarsi a fatica. « Porca troia, sai qualche incantesimo che possa fare al caso mio? Credo che potrei svenire da un momento all'altro e no, pensandoci, non voglio chiedere aiuto. Immaginati la stampa, no. Non posso espormi così. » Scrolla la testa ripetutamente, con le mani poggiate al terreno che spingono verso l'alto per darsi una spinta e un grugnito dolorante fuoriesce dalle sue labbra non appena rialza il busto, con la caviglia destra tirata su per non toccare terra. Dopo istanti di silenzio e occhi strizzati per cercare di abituarsi all'ondata di calore che sente esplodergli dentro, riapre gli occhi e li punta sulla Carrow. No, aspetta, c'è qualquadra che non cosa.. Cerca di non farsi vedere troppo perché insomma, è pur sempre la ragazza di Albus, ma il suo sguardo scivola verso il basso, lì dove la situazione sembra essersi lievitata. E quei due argomenti prima non c'erano. No. vabbè, non sarà vero.. Fa finta di nulla, sul momento, distogliendo lo sguardo per concentrarsi nel muovere un passo. Prova a saltellare, a zampa di gallina, per qualche metro per poi decidere di ops, inciampare per finire proprio addosso a lei. Si aggrappa al suo braccio, cercando di riprendersi dal cadere, ma sbatte comunque il ginocchio a terra. « Scusaaaa, non volevo, la caviglia.. » Si giustifica, con tono lamentoso, avvicinando il naso al suo braccio, giusto per qualche istante, prima di lasciarlo. E gli bastano quei pochi secondi per riconoscere quello strano odore che le ha sempre sentito addosso, assai differente da quelli che è sempre abituato a sentire nella cerchia dei suoi conoscenti, a parte quello ormai conosciuto dei lycan. La guarda dal basso, con una smorfia che gli arriccia le labbra. « Davvero? » Le domanda, rialzandosi, questa volta senza fingere, con un bello slancio, riappoggiando il piede destro a terra. « La Polisucco con Mun? Quanta scorrettezza, Rosier. » Sciabola le sopracciglia scure verso l'alto, con una risata che abbandona le sue labbra. « Prima quella foto, poi l'illegalità in una corsa dove si sarebbe dovuto giocare pulito..cos'altro mi devo aspettare? » La fissa, con quel suo solito sorriso beffardo. « Magari un no se ti chiedo di venire al Midsummer con me? »

     
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    Un panico viscerale le aveva intorpidito i muscoli; tremava come una foglia con gli occhi sgranati colta da un palese attacco di panico che le bloccava la normale circolazione dell'aria nei polmoni. Quella mattina, Mia Audrey Wallace non era se stessa. Aveva osservato l'oscurità che si celava dietro le file di alberi della foresta proibita dalle finestre del terzo piano della biblioteca, stringendo i pugni come paralizzata. « Mia! Concentrati! » Ben aveva tentato di farla ricomporre e riportarla sulla via maestra delle complesse arti della Trasfigurazione, senza troppi risultati. Le sfumature nei suoi occhi erano cambiate diverse volte, assumendo colori cupi e sbiaditi. « Tutto bene? » La giovane Serpeverde aveva annuito silenziosamente, riprendendo il moto pacato delle sue ore di tutoraggio, incapace di assimilare persino informazioni semplici. Le lettere sembravano sciogliersi sotto gli occhi caleidoscopici, diventando melma. Una sostanza nera e visibilmente scabrosa che la obbligò ad un certo punto della lezione di chiudere il libro con un tonfo e allontanarlo dalla sua vista. « Perdonami. Oggi non ci riesco proprio. » Non era una delle solite scuse messe in atto per scampare un'ora di studio. Aveva bisogno di una pausa. « Nervosa per la caccia? » Come avrebbe potuto mai spiegare a Ben che aveva paura di addentrarsi nella foresta proibita? Una simile emozione non ha fondatezza, né è ragionevole. Non è nel personaggio che si è costruita attorno. Mia è sempre sorridente, lasciva, menefreghista. Sembra che tutto le scivoli di dosso. Eppure, la foresta la spaventava. Le riportava alla mente antichi ricordi intrecciati ad altri collocati nel tempo più recentemente. Deglutì e si maledì internamente per aver deciso di partecipare a quelle festività.
    Nonostante tutto, risalì comunque le scale dei sotterranei all'ora prestabilita incontrando i suoi amici. Shai e Ronnie erano già lì vestiti con i loro outfit più adatti per l'occasione. Mia aveva scelto qualcosa di semplice, ma anche di abbastanza comodo da permetterle di muoversi con estrema facilità. Una specie di lunga camicia di lino che avere conservato come ricordo di suo fratello. Almeno tu, Brian, sarai con me. « Sì, ho deciso di abbracciare l'estetica da damigella in difficoltà che fugge con grazia nei boschi. Grazia che, ovviamente, se ne andrà affanculo dopo cinque secondi, quando mi ritroverete tutta sudata, paonazza e con le gambe scorticate dai rami. » Mia sbuffò alzando gli occhi al cielo piuttosto seccata. « Io odio il bianco. Mi ricorda i funerali. Il Credo si veste di bianco quando qualcuno muore. » Le premesse di quella caccia, insomma, non erano le migliori. Non per Mia, almeno, che sentiva di essersi vestita da funerale solo per omologarsi alla massa. Il bisogno di accettazione aveva avuto la meglio sulle sue credenze. Un fallimento in partenza. Osserva la runa della fertilità che le viene marchiata sul polso con perplessità, scoppiando a ridere al fianco dell'amica probabilmente più per via di una crescente tensione. Quando infine i riti sono terminati, le due salutano Shai e si uniscono alle restante ragazze, non prima di essere passate di fronte a un gruppo di ragazzi che ormai hanno imparato a conoscere per via dei loro commenti decisamente inopportuni sganciati sui social. Milo Griffiths nello specifico, fischietta al suo passaggio, obbligandola a girarsi per mostrargli il dito medio; incalzato da Loras Carter, il suo secondo in comando, esegue una serie di gesti piuttosto eloquenti. « Guarda che ti prendo. Attenta a te! » A quel punto Mia afferra il polso di Ronnie, gettandole uno sguardo eloquente. E' pronta a voltarsi e mollargli un pugno; la vista del Preside e di diversi professori non molto distanti la fa tuttavia desistere. « Lo sai che fine fanno i cacciatori troppo confidenti, Ronnie? » Chiede mentre si arrotola un paio di bende attorno ai polsi e alle mani. « Si spezzano l'osso del collo. Gli incidenti capitano. » C'era negli occhi della giovane Wallace un'aria cupa, che sembrava risentire di una parvenza di umorismo solo in parte. « Ehi! Se hai bisogno di aiuto, mandami un patronus. Siamo una squadra io e te. »Sarà anche un gioco, ma io delle persone non mi fido. Le rivolse un veloce occhiolino e si guardò per un istante alle spalle, là dove i ragazzi iniziavano già a mettersi in posizione. Una figura in particolare attirò la sua attenzione - la stessa che le aveva rivolto la parola dal nulla durante il Maypole. Per una qualche ragione, la sua presenza la portò a corrugare la fronte e sentirsi in una certo qual modo più tranquilla, sotto controllo. Una sensazione quella, che non fece altro che stranirla ulteriormente. « Tze, forse Potter mi cercherà davvero alla fine. » Scoppia a ridere e si stringe nelle spalle. Stanno ancora ridendo sopra a quella situazione. Una lotta persa in partenza. Al via prese a correre tra gli alberi chiudendo per diverse volte gli occhi, cercando di mantenere la calma. E' solo la foresta proibita, Mia. Ma quel senso di equilibrio svanì nel momento esatto in cui sentì in lontananza le risate e le urla di guerriglia dei ragazzi. Animali. [...]
    « Saranno andate sicuramente da questa parte. » Mia alza gli occhi al cielo. Ma perché ci hanno preso di mira! « Eddai su! Devo trovare Lizzie, che palle! Milo hai rotto il cazzo, basta. Nemmeno te le vuoi portare al ballo. » « So io però dove se le vuole portare. » « La galera è alle porte. » E' nascosta tra alcuni cespugli con l'intento di evitare rogne, ma quando sente quei discorsi, ancora una volta rivolti a lei e Ronnie, la rabbia sembra montarle nel petto. Sfodera la bacchetta silenziosamente, e la punta contro uno dei quattro. Tu oggi non porti proprio nessuno al ballo, stronzo! « Inflatus! » Sussurra da dietro i cespugli e di conseguenza un lampo di luce biancastro sfreccia tra il fogliame a terra, colpendo in pieno uno dei tre che inizia a gonfiarsi a vista d'occhio. E quello è il segnale. Scappa. Spunta fuori dai cespugli e inizia a correre. Evidentemente due dei quattro se ne accorgono e iniziano a seguirla. « Questo è per tutte le ragazze che avete importunato, teste di cazzo! » Scoppia a ridere, nonostante sia costretta a schivare diversi lampi di luce azzurrognola. Tentano di disarcionarla. « Impedimenta! » Non ha tempo di controllare se l'incantesimo è andato a buon fine poiché si addentra in una zona dalla vegetazione più fitta. Ed è così che lungo la corsa inciampa contro una radice e cade a peso morto scorticandosi i gomiti. « Ahi! » Che male. Non li sente più, ma non è certa di averli seriamente seminati. « Dai Kev! Torna indietro! » « Col cazzo! Ora la paga. Ha fatto gonfiare Milo come una mongolfiera. » E si meritava pure di peggio.

    Nominato Benji bello come siparietto iniziale.
    Interagito con Veronica e Shai. Nominato Scorpius.
    Fatto polemica con un po' di MBEB.



     
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    « Che grande stronzata. » E ci risiamo. Malia non segue l'evoluzione di espressioni di Beatrice, che le cammina accanto, ma ha la certezza che stia sollevando di nuovo gli occhi al cielo, di fronte all'ennesima lamentela dell'amica. Nei giorni passati la Stone non ha fatto altro che rimarcare tutti i punti a sfavore, a suo dire, dell'iniziativa - « Ma perché devono essere i ragazzi a inseguire le ragazze? Non possiamo fare il contrario? » « E poi perché proprio nella Foresta Proibita? » « Scommetto che questa cosa del vestirsi di bianco non è che una tattica per far vedere le nostre mutande ai ragazzi. Pensaci! Secondo me le ragazze partono un minuto prima per far godere loro della visuale, capisci che intendo. » Insomma, nel corso dei giorni precedenti all'evento, la povera Morgernstern e tutti gli amici e conoscenti della Stone erano stati costretti a sopportare una protesta dopo l'altra; in parte a causa dell'ignoranza in materia della ragazza, la quale, essendo cresciuta in un contesto babbano, non smetteva mai di scoprire novità circa il mondo magico, e anche un po' perché ci aveva quasi preso gusto a fare il bastian contrario della situazione. Ma alla fine tutte le sue lagne e manifestazioni di disapprovazione sembravano essersi quietate, con tutti quei bei principi di giustizia ed equità soffocati dalla sincera curiosità e dal desiderio di intrattenimento della mora. Le è bastato poco per convincersi, complici l'entusiasmo di tutti i suoi amici e le ore passate in palestra con Amunet, che sembrava particolarmente in fibrillazione per l'evento. Perché, poi, se è già praticamente accasata? Non la capirò mai. Mentre insieme a Tris si avvicina alla folla al limitare della Foresta, appena poco distante dalla capanna del Guardiacaccia, il suo occhio non può che cadere sugli altri presenti, e sull'abbigliamento che sembra predominare: vestitini bianchi e svolazzanti, decisamente poco pratici per una corsa in mezzo alla selva. « Ma che hanno addosso quelle? » commenta con una risata, indicando all'amica un gruppo di ragazze abbigliate con degli abiti quasi trasparenti e lunghi fino ai piedi. Praticamente l'opposto della sua mise pratica e comoda, abbinata alle scarpe da ginnastica più comode che possiede, perfette per guadagnare velocità. « Sembra di stare al Coachella. Ma lo sanno che dovranno correrci con quella roba? » Inarca le sopracciglia con un'espressione vagamente scettica, scambiando un'occhiata d'intesa con l'amica. « Hai pensato a cosa farai se ti viene dietro qualcuno che non ti interessa? » Un dubbio esistenziale che l'attanaglia già da qualche ora, e al quale non sa rispondersi. Dire di no e mortificare il poveretto oppure seguire alla lettera le direttive del Maypole e darsela letteralmente a gambe? « Tipo, prendi Jack Ferguson. Quel pervertito mi mette commenti strani alle foto e non smette di scrivermi su Direct. Sono pronta a schiantarlo se mi si avvicina a più di un metro. » Ma, nonostante le preoccupazioni varie, confida più di tutto nella propria velocità, che è sempre stata più che discreta: così, quando viene decretata la partenza, la mora scatta insieme alle altre ragazze, forse anche con più grinta del dovuto. Sulle prime la sua sfida personale è quasi più quella di primeggiare sulle compagne che di preservarsi dall'arrivo di qualcuno alle sue spalle: mentre corre, le tiene d'occhio, vedendole scomparire e apparire tra gli alti alberi della foresta, e si sforza di aumentare la propria falcata per primeggiare anche su di loro. Nel giro di pochi minuti le perde di vista quasi tutte, non sa se per un loro cambio di direzione o perché è riuscita a seminarle tutte - ma la sua competitività la persuade dell'ultima opzione. Rimane da sola, in mezzo ad uno spiazzo libero dagli alberi, quando sente dei passi alle proprie spalle. Senza pensarci, né nemmeno voltarsi per controllare l'identità della persona, comincia a correre. « STOCAZZO CHE MI PRENDI! » urla in un infantile cantilenare al suo ignoto inseguitore, i cui passi sembrano avvicinarsi di più. E lei accelera. Non sia mai che alle sue calcagna ci sia Ferguson.


    [spoiler_tag][/spoiler_tag]Interagito con Tris
    Cominciato a correre e accelerato quando ha sentito qualcuno/a random alle sue spalle.


    Edited by ÄPESHIT - 1/6/2020, 19:13
     
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    Non sentiva l'adrenalina farle pulsare il cuore in quel modo dai tempi del Quidditch, l'ex Serpeverde, attaccata alla presa saldissima della Baker che la stava trascinando lontano dalle cucine più trafficate d'Inghilterra alla Speedy Gonzales (con tanto di fumo al loro seguito che segnalava il loro passaggio): sperò, ormai abbandonando ogni forza nella stretta dell'amica, che non le si staccasse il braccio, mentre si avviavano sempre più rapidamente verso la sua disfatta più totale, al limitare della foresta proibita. Erano stati giorni complicati, per la secondogenita di Percy Weasley: si era resa conto di non essere indifferente nei confronti di qualcuno con cui aveva passato una domenica piacevole ed il tutto, per assoluto volere di un destino cieco e baro che si stava evidentemente prendendo gioco di lei, una volta appurato che quella sua scelta, per una volta, fosse apprezzata da una delle pedine dai capelli rosso fuoco dotate di libero arbitrio. Stava prendendo la piega di una pièce del teatro dell'assurdo: complicazioni, malintesi, sottotesti pieni di non detto. Fin quando, certo, il giorno precedente a quel cinque giugno tanto atteso dai più, il gufo di suo padre non aveva sbattuto contro la finestra della sua casetta in affitto - che dopo il disastro con l'Occamy, non aveva fatto altro che rendere più precaria la sua fama di coinquilina tranquilla - stringendo nel beccuccio ammaccato buone nuove; se solo la Weasley fosse riuscita a trovare un po' di pace, da quando aveva letto le calligrafia un po' trasandata di Iago Turner! Era stata saldamente convinta fino al giorno precedente all'arrivo del gufo di non prendere parte all'evento: non avrebbe partecipato nemmeno al primo, se non fosse stato per il provvidenziale aiuto della Paciock, battagliera in prima linea nella guerra contro le sua difficoltà a mettersi in gioco, a lasciarsi andare. Aveva avuto una storia, MJ, anni prima, ma era finita male e da lì, non aveva mai nemmeno più mostrato interesse per anima viva; si era concentrata sulle sue ambizioni, che già le richiedevano notevoli sacrifici e dedizione totale. Era andata dritta, come un treno, partecipando a questo e quell'evento di famiglia, senza mai guardare un altro ragazzo come poi si era ritrovata, senza volerlo né cercarlo, a guardare Iago Turner, il giorno in cui per caso s'erano ritrovati a tifare insieme i Falmouth Falcons (non proprio, ma questa è un'altra storia); e da lì, il finimondo. L'apocalisse. La morte della sua decenza, del suo protagonismo assoluto, del suo esserci solo lei per sé stessa. Aveva iniziato a desiderare qualcos'altro, che non sapeva nemmeno bene lei, cosa fosse: sperava soltanto che questo qualcosa includesse anche lui, in qualche modo. Si era trascinata all'evento con Karma, speranzosa, con un'energia da far esplodere il Palo di Maggio e se n'era andata poi le lacrime che le rigavano il volto ed avevano continuato a farlo per giorni, nella convinzione di non essere abbastanza per quel qualcosa. Poi, all'ultimo, quando finalmente si era convinta che non aveva bisogno di lui, bevendosi le sue bugie come fossero state acqua fresca, quel rincoglionito del gufo anziano di Percy Weasley era planato dritto verso il vetro della finestra del suo salotto, volendole consegnare di persona una lettera proveniente dalla sua casella postale (un'idea geniale di suo padre, che ancora non aveva trovato il coraggio di mandarlo in pensione). Ed aveva pianto, ancora. Pianto perché si era sentita una stupida, per essersi sentita una stupida. Era uscito fuori che fosse doppiamente stupida, talmente vittima del suo sterminato senso di inferiorità, che evidentemente doveva aver letto male ogni segnale mal intercettato, ogni mancanza da lei percepita, ogni frase non pronunciata. L'aveva visto conversare con una ragazza bionda dall'aspetto etereo e si era ingelosita, in modo del tutto scriteriato a quanto pareva, perché Lui aveva messo nero su bianco il suo pensiero: pensava che MJ fosse bellissima. Difficile da credere per chi si guarda allo specchio e si trova a malapena carina, nell'insieme: occhi troppo grandi, sorriso troppo strano, una manciata di lentiggini ed una voce rauca, inconfondibile. Aveva pianto tantissimo, poi aveva gioito, poi erano tornate le ombre ed aveva passato tutta la notte a pensare a Lui, a come parlarci, a come approcciarci, a come guardarlo, a tutto, nei minimi dettagli, giungendo sempre alla conclusione di non volersi distaccare troppo dal suo modo di essere logorroico, rumoroso e fuori dalle righe, che, dal principio, doveva averlo in qualche colpito. « Ne avrai uno solo se mi fai un bel sorrisone. » La voce di Daphne Baker la riportò sulla terra, la terra umida e bagnata della radura intorno ad Hogwarts che conduceva alla foresta su cui stavano camminando, dopo che aveva bruciato metà della sua forza fisica in quella corsa a perdifiato; MJ si voltò indietro, controllando se fossero riuscire a sfuggire al furibondo elfo domestico capo-chef, a cui anni prima aveva rubato segretissime ricette culinarie e che probabilmente ancora ce la doveva avere con lei... Afferrò poi di scatto il muffin che l'amica le stava sventolando in faccia ben poco elegantemente, mentre lei vagava ancora tra i suoi pensieri combattuti e tormentati. Si ritrovò poco dopo agghindata come un floreale albero di Natale: fece una smorfia alzando agli occhi al cielo, prima che il pensiero che le sue amiche fossero l'effettiva salvezza della sua realtà sociale, non le ammorbidì nuovamente il viso lentigginoso. « Mi ha spedito una lettera ed è stato molto carino. Inaspettatamente molto carino. Avevo pensato male, credo, avevo... OK VA BENE DAFFY SONO NERVOSA OK??? » disse l'ex Serpeverde, continuando a camminare facendo attenzione a non capitombolare giù nella foresta proibita in una palla di foglie, mentre mentalmente tentava di collaudare le sue capacità motorie sfoggiate alla bell'e e meglio poco prima, nella - purtroppo - breve preparazione psicologica che aveva potuto avere prima dell'evento della caccia. Lei, così riservata nelle sue emozioni e nei suoi sentimenti, nei suoi pensieri, in tutta la sua sfera personale, piano piano stava scorticando la sua corazza, sentendosi ogni giorno sempre più nuda, sempre più vulnerabile. « Ed ho paura, ma sono anche... elettrizzata. Non saprei spiegarlo, sai che scrivo un sacco e vorrei far quello, ma non sono sicura che esista una parola per descrivere come mi sento adesso »
    disse MJ sospirando, sperando nella totale comprensione dell'amica che la guardava perplessa da prima e continuò a farlo, finché non addentò sorridendo una delle delizie rubate all'elfo; era impeccabile, peccato che il suo stomaco non voleva sentire di ingerire qualsivoglia leccornia, anche se era la fine del mondo, come quel piccoletto lì. Tenne il muffin in mano, in equilibrio, fermo, sperando di poter arrivare ad avere lo stesso appetito dell'amica, che ne aveva appena fatto sparire qualcuno. « Non dovresti permettere a qualcuno di rovinarti la festa. » disse poi Daffy, a ragion veduta, mentre l'ex Serpeverde non faceva altro che torturarsi da sola, lottando tra svariati dominanti emotive che la piegavano da dentro. « Hai ragione Daff, ma non so, non sono nemmeno il tipo che fa questo genere di cose, lo sai! Fosse stato un anno qualsiasi, una MJ qualsiasi, avrei detto: col cavolo, andateci voi e tantegrazie! » fece, mentre da lontano iniziavano ad i udirsi i cori dei partecipanti, i quali la fecero sospirare, maledicendosi inutilmente per aver scelto di parteciparvi sin dall'inizio. « Me ne sarei rimasta a leggere i gialli di Robert Galbraith in camera mia, magari mangiandomi una...ventina di questi - » disse, immaginando la scena ed improvvisamente le tornò fame, così inghiottì il resto del muffin con una voracità inaduita. « - da sola semi al buio. Poi davanti al Paolo di Maggio è andata malissimo! Metti caso: neanche 50 metri cado e mi avvolgo su me stessa con le foglie tipo involtino? Le mie gambe non sanno nemmeno cosa sia, un muscolo! » disse, scuotendo gli insetti stecchi pallidi e cadaverici che avevano al posto delle gambe e di conseguenza anche la gonnellina del vestito bianco quasi come quanto la sua pelle, che disgraziatamente aveva dovuto indossare per non fare la figura di quella che s'impegna strenuamente per risultare diversa, fuori dal coro. « Hai dei capelli bellissimi. Ma te lo dico, non passeranno inosservati tra i colori cupi della foresta. » le disse l'amica e a MJ vennero le lacrime agli occhi, mentre iniziavano ad addentrarsi all'interno della foresta degli orrori, opportunamente incantata affinché non li facesse fuori tutti nel giro di pochi minuti. « Non sapete quanto la mia autostima in questi giorni deve a te, Karma e a quello scemopagliaccio di Piti (chissà chi inseguirà?! Tu lo sai? Non me l'ha detto!) » le chiese dubbiosa e pensierosa, riflettendo su quanto si sarebbe divertita una volta che l'amico le avrebbe raccontato cos'ha aveva in mente; non aveva nemmeno insistito nel chiederglielo, pensando che magari si trovava in una situazione analoga, preso dalla complessità di trovare pace con dei sentimenti che iniziavano a germogliare da poco. « Andrà come deve andare. Se andrà male, ce ne andremo io e te da qualche parte a fare un po' di casino, come sempre. » le disse per cercare di consolare un po' entrambe, guardandola negli occhi nocciola e grandissimi, premendole una mano sulla spalla e fermandosi un attimo, prima di dirigersi verso il caos di voci che le stavano per investire. Di lì a poco si ritrovò come in una bolla nella bolla: voleva solo tornare indietro e stare da sola, stringere quella lettera ed assaporare quel momento di rivelazione vissuto dapprima da sola e poi condiviso con Karma, leggendo le parole scritte dal ragazzo che le faceva vibrare lo stomaco. Salutò Mun, poi Junie, poi sua cugina Lympy, mentre le scintillanti tonalità multicolori delle fiamme la stavano ipnotizzando, facendola nuovamente chiudere nei suoi mille pensieri. « Possa la fortuna essere sempre a vostro favore. » MJ fece il noto segno delle tre dita di Katniss alla cugina, che probabilmente si doveva aspettare la presenza di Rudy, che - e se n'era decisamente accorta - non si era ancora fatto vivo. « Ricorda che è un lupo. Conosce e fiuta questo ambiente molto meglio di noi esseri dell'era contemporanea, abituati al kitsch delle città » disse con un sorriso, prima di tornare a sintonizzarsi con la Baker, quando improvvisamente sentì un dolore tremendo all'altezza del polso. « Ma che ti sei impazzito??? » disse ad un ragazzo che se ne andava in giro a marchiare i polsi delle fanciulle e che l'aveva decisamente presa alla sprovvista; poi si guardò il polso, sperando che la runa della fertilità se ne sarebbe andata presto dalla sua pelle. Prese a massaggiarselo, ridendo alle parole di Daffy. « Ahw, a me nemmeno la grazia delle tette. Dovresti indossarli più spesso comunque, ti fanno proprio... Oh » Daffy non avrebbe mai saputo cosa MJ era sul punto di dirle; mentre aveva parlato, MJ aveva visto arrivare sia Karma, che Peter, in direzioni diverse e l'aveva salutati convulsamente entrambi. Poi, mentre stava per finire la frase, aveva visto Samuel e Iago, non troppo distanti da loro, che probabilmente le erano sfuggiti quando s'era fatta incantare dalle fiamme. Panico. Blocco. Ansia. Cosa fare? Come scusarsi in pochi secondi per il suo comportamento da idiota, qualora lo avesse notato? Lui era così... Sii te stessa, che è già un passo avanti. Gli sorrise. « Ciao spia russa, ti vedo proprio... provato. Sicuro di voler partecipare? » disse al ragazzo che notò era in condizioni quasi peggiori delle sue, la quale aveva passato la notte in bianco a pensare a lui. E lui, come l'aveva passata la notte? Non fece in tempo a darsi una risposta, che subito un segnale rossastro proveniente dalla bacchetta del nuovo Ministro della Magia si librò in cielo sopra le loro teste. Si guardò intorno: le ragazze avevano già preso a correre e allora, istintivamente fece lo stesso; partì, tenendo botta, senza mai voltarsi a guardare indietro. Indossava un paio di scarpe da ginnastica, le uniche che le erano rimaste da quando aveva smesso di volare e che, per altre occasioni, non era solita indossare proprio mai. Ma non era l'unica cosa che le era rimasta dei vecchi tempi... Quando, orgogliosa e stupita di essersi allontanata abbastanza dalla folla da non scorgere più nessuno né in una direzione né in un'altra, estrasse la bacchetta. « Accio Firebolt » In pochi secondi la sua vecchia scopa si volatilizzò dopo aver saettato fitta tra le chiome degli scuri alberi, librandosi felina attraverso quelle. MJ vi montò rapidamente, scegliendo di dirigersi verso il limitare della foresta nel lato opposto, abbastanza veloce da non essere avvertita da occhi ed orecchie poco attente. Le era mancato: fu come un tuffo nel passato, un bagno di relax e calma, l'unica cosa che davvero le riusciva bene senza troppo sforzo. Scese dopo aver volato per un paio di minuti, superando le testoline che da sopra riusciva a vedere correre sotto di lei, o fermarsi a parlare dopo essersi acciuffate a vicenda. Scese prima di superare i confini delineati dalla bacchetta del Ministro e si appoggiò sull'enorme tronco di un albero antico, nascondendosi dietro la sua stazza imponente. Dalla posizione in cui era, riusciva a vedere una timida luna e ad indirizzargli sorrisi pieni di speranza. Sperava che lui avrebbe capito, dei rimandi, della partita, tutto quanto: d'altronde gliene aveva parlato, di questo suo talento nascosto e seppellito sotto al divano come una vecchia felpa mal ridotta. Se solo si fosse ricordato... Oh luna, luna che ogni mese cambia nella sua sfera, per timore che anche l'amor tuo riesca incostante a quel modo...

    Interagito con:
    Daffy, Lympy, saluta Louis, Junie aka Mun e Mun aka Junie, da lontano Piti e Karma, Iago ❤️.


    Edited by birdwoman - 1/6/2020, 15:03
     
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    Il rumore di quella che sembrava una sonora caduta attirò l'attenzione di Veronica verso il basso, portandola per riflesso ad estrarre la bacchetta. Non aveva calcolato, nell'equazione generale, l'influsso che la Foresta Proibita ancora giocava su di lei. Pur con tutte le assicurazioni del mondo, quel luogo manteneva un ascendente sinistro - uno che, a dirla tutta, aveva sempre avuto, ma che in seguito alle tragedie del lockdown si era notevolmente intensificato. Ritrovarsi lì dentro dopo più di due anni sembrava gettare luce su una parte del suo subconscio, su una sorta di memoria muscolare, che si teneva sempre pronta a reagire ad un qualche attacco esterno. Ma non c'era nessun cane infernale pronto a divorarla, solo.. « Louis?! » « Veronica! » Tirò un sospiro si sollievo, riponendo la bacchetta nella fondina attaccata alla cintura che teneva insieme l'abito. « Ti sei fatto male? » chiese, sporgendosi quanto poteva per constatare che il giovane Weasley fosse ancora tutto intero. « Un… Un animale mi ha tagliato la strada! » La Grifondoro aggrottò appena la fronte di fronte a quella spiegazione insolita, stringendosi tuttavia nelle spalle e dandola per buona. D'altronde non credo che Bauldry abbia epurato il luogo pure da conigli o bestie innocue. Poverine, probabilmente saranno spaventatissime da tutto questo movimento insolito. « …Scappi da qualcuno in particolare o da tutti? » Rimase in silenzio per qualche istante, ponderando bene la risposta da dare prima di far schioccare la lingua contro il palato. « Lo sai che è proprio una bella domanda?! Cioè..in generale scappo dai disperati. Nel particolare, però, pensavo fosse più divertente rendere il compito difficile anche a quelli con cui ipoteticamente accetterei di andare al ballo. » Cioè, o si arrampicano anche loro, o devono buttare giù l'intero ramo. Che non si dica che non mi faccio desiderare. Si strinse appena nelle spalle, prima di cominciare a guardarsi intorno alla ricerca di un appiglio per scendere giù. A quel punto, in ogni caso, il suo bel piano non solo era stato bruciato, ma appariva anche decisamente fuori luogo nel momento in cui si trovava a far conversazione da quello scranno. Il punto stava non tanto nella tattica che l'ipotetico cacciatore avrebbe potuto utilizzare su di lei per farla scendere, ma sul rendersi difficile da trovare. E..beh..intavolare un discorso non era esattamente la maniera migliore per rendersi invisibili. « Dammi una mano a scendere, vah. Che magari riesco pure a ritrovare Mia. Con certi brutti ceffi in giro, sai.. » Cercò di scoccargli un'occhiata sapiente, ma i movimenti goffi con cui cercava di scendere e non cadere faccia a terra lo rendevano piuttosto difficile. Si fermò, lasciandosi scappare un gemito lamentoso. « Louis. » Pausa. « Ho fatto una cazzata. Non so come scendere. »

    Interagito con Louis. Citata Mia.
    Veronica così

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    Normalità, prepararsi per quella ricorrenza aveva il dolce sapore della normalità, qualcosa a cui non era abituata da molto tempo. Era restia ad ammetterlo ma tutto ciò l'aveva aiutata a rimettere molte cose al loro posto, a recuperare un pezzettino di sé che pensava di aver smarrito. Si guardò allo specchio, lisciando l'abito bianco che aveva scelto per l'occasione, un modello comodo con un ampio spacco laterale che non le avrebbe impedito di correre in tutta comodità. Per quanto uno potesse essere comodo mentre correva. L'abito era stato realizzato su sua espressa richiesta, nascondeva infatti un trucco che avrebbe sfruttato al momento opportuno. Allacciò le semplici scarpe da tennis, diede un osso ad Olli e lo salutò con grattatina dietro le orecchie. Si fermò per pochi secondi di fronte alla porta di casa, tentennante all'idea di uscire. Una parte di lei non poteva fare a meno di sentirsi spaventata di fronte all'idea di esporsi nuovamente, di mettersi nuovamente in una situazione in cui poteva essere manovrata e buttata in pasto ai suoi incubi peggiori. Sentì quella famigliare sensazione di panico che l'accompagnava spesso ultimamente, aprì il cassetto del piccolo mobile all'ingresso e prese il flaconcino di pastiglie che la sua terapeuta le aveva prescritto per momenti come quelli. Lo agitò tra le mani combattuta, prenderle significava inibire il suo sistema emotivo e far sì che quella giornata fosse semplicemente un ricordo sbiadito a causa degli oppiacei. « Fanculo...non esiste! » Gettò il flaconcino arancione nel cassettino e lo chiuse con forza, non avrebbe permesso al passato di rovinarle quella che doveva essere una serata da ricordare. Era più forte di così e non si sarebbe lasciata abbattere tanto facilmente. Si lasciò il suo cottage alle spalle e raggiunse il punto di ritrovo vicino alla foresta proibita; foresta che per quanto fosse considerata oscura era stata teatro di amori ritrovati, di cuori spezzati...i classici riti di passaggio che ogni adolescente prima o poi doveva affrontare. Si mescolò tra la folla, lasciando che gli organizzatori ornassero la sua testa con una corona di fiori e segnassero il suo polso con la tradizionale runa della fertilità. Tutto quel bianco era quasi accecante sotto la luce del sole del tramonto, per fortuna molto presto il sole sarebbe sparito alla spalle delle fronde degli alberi, regalando a tutti un po' di refrigerio. Si stava ancora guardando intorno quando venne letteralmente sorpresa da Karma. « L'avevo detto che sei una bomba. » Sorrise complice all'amica, l'unica che conosceva il trucchetto che nascondeva sotto l'abito. « Ti direi aspetta e vedrai, ma lo scopo dell'abito è proprio quello di non essere vista... » Le fece l'occhiolino, ansiosa di svelare il trucchetto su cui aveva a lungo lavorato. « E mi confermi ancora una volta che sei un cavolo di genio! » Rise di gusto alle parole dell'amica. Quando le aveva parlato dell'idea era rimasta affascinata e l'aveva incoraggiata a realizzarla. « Il biondo invece? Stai cercando di depistare qualcuno? » Una tecnica ingegnosa, considerando che i capelli di Karma erano rossi fiammeggianti, riconoscibili a metri e metri di distanza. « No vabbè, ma fanno sul serio? » La runa della fertilità era sicuramente discutibile, soprattutto quando la maggior parte dei partecipanti non aveva ancora terminato gli studi ad hogwarts e avere dei figli non era esattamente la cosa migliore di fare. « Beh fra nove mesi avremo l'occasione di capire se queste rune funzionano o meno... » Per quanto Betty adorava i bambini aveva ancora molta strada da fare per la sua guarigione e un figlio non rientrava nei suoi piani. Fortunatamente per avere figli i rapporti intimi dovevano far parte dell'equazione, mentre nella sua vita erano del tutto assenti. « E ora a noi. In bocca al lupo ragazze! » Quando la freccia rosa venne scoccata nel cielo si affrettò a correre dietro il numeroso gruppo di ragazze. Inoltrate nella boscaglia si dispersero in direzioni diverse, nascoste dalla fitta vegetazione. Alle sue spalle risuonarono urla entusiaste, chiaro segnale di partenza dei ragazzi. Cercando di non spiaccicarsi sul terreno fece del suo meglio per mettere quanto più terreno possibile tra sé e i ragazzi alle sue spalle, mentre cercava imperterrita la giusta radura per dare sfoggio della sua ingegnosa creazione. La corsa ovviamente non era il suo forte, più di una volte si era fermata ansimante, sul punto di sputare un polmone per lo sforzo. Quando raggiunse un piccolo spiazzo erboso sciolse il nodo che univa la gonna alla parte superiore dell'abito, rivelando un paio di semplice pantaloncini bianchi. Si accucciò in mezzo all'erba e si coprì con la gonna, facendo attenzione che la parte interna del tessuto fosse rivolta vero l'eterno. Aveva svolto diverse ricerche prima di trovare l'incantesimo giusto; un incantesimo di trasfigurazione che permetteva al tessuto di mimetizzarsi con l'ambiente circostante. Di fatto nascosta sotto quella che era stata la sua gonna era del tutto invisibile. Col cavolo che esco da qua sotto. Ho corso fin troppo per i miei gusti. Poggiò il mento sulle ginocchia e cercò di recuperare il fiato che aveva letteralmente perso. Quando aveva pensato a come evitare quell'interminabile corsa non aveva pensato ai possibili risvolti negativi. Proprio per questo venne letteralmente travolta da ciò che a primo impatto sembrava una mandria di bufali. Finì letteralmente a pancia all'aria, mentre il malcapitato giaceva qualche metro più avanti con il suo abito avvolto intorno alle gambe. « Oh cavolo! Dio mi dispiace! » Ho ammazzato una persona. La sua idea si era letteralmente ritorta contro di lei, chiaro segnale di come la sfortuna sembrasse perseguitarla. « Non volevo mica uccidere qualcuno, volevo solo evitare di correre come una dannata per non so quanto tempo...io odio correre e con la mia coordinazione non avrei fatto altro che spalmarmi sul terreo come una sottiletta. » Stava letteralmente straparlando, troppo imbarazzata dall'idea di aver appena atterrato un ragazzo che molto probabilmente stava inseguendo la sua fanciulla prediletta.


    Interagito con Karma e citate Lux e Lily
    abbiamo poi accidentalmente quasi ucciso un povero innocente

     
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    tumblr_nc3t4kFFMH1qlg80ko1_250« Allora, sembriamo gemelle, sì o no? » la bionda, intenta a sfilarsi la camicetta per indossare il suo abito scelto appositamente per l'occasione, si voltò verso le due ragazze con le quali aveva passato il pomeriggio a prepararsi in vista della caccia. Da una parte Karma, appena conosciuta ma con cui era entrata già perfettamente in confidenza; dall'altra Lily, l'inseparabile cugina del trio Scamander. Inclinò leggermente il viso, Luxanna, squadrandole entrambe ed annuendo in cenno d'assenso. « Meravigliose, tutt'e due. Fossi una dei cacciatori, non saprei davvero dietro chi correre. » affermò lanciando l'indumento sul letto, allungando un braccio per afferrare la sua immancabile macchina fotografica, scattando qualche foto alla rinfusa ad entrambe. Dopodiché si adoperò nell'indossare il suo di vestitino, della stessa tinta delle altre, ma di un modello completamente diverso. Nonna Lucy non le era apparsa molto entusiasta, quando aveva dolcemente rifiutato il suo vecchio abito per tali evenienze; Lux era convinta che anche quel leggero tessuto dallo stile vagamente boho, non sarebbe andato molto a genio alla donna. Troppo scoperto, ma adattissimo per ciò che si stava per mettere in atto nella Foresta: una caccia alla gentil donzella. Di rinascita, purificazione e purezza, ne erano convinte soltanto le studentelle dei primi anni. E probabilmente non era nemmeno certa di ciò, considerati i tempi. « [...] E bracco il primo che mi capita a tiro e me lo tengo ben stretta per tutta la prima parte della festa. » rise, per il tirar le somme della Paciock, sedendosi sul bordo del materasso per infilarsi le scarpe da ginnastica in tinta. Si fosse trattato di un altro tipo d'evento, che non prevedeva il rotolarsi fra erba secca e terreno per scappare da eventuali tizi accalorati, avrebbe optato per tutt'altro. Ma le piccole scarpette dello stesso colore completarono comunque perfettamente l'abbigliamento. « Se ti interessa il mio modestissimo ed imparziale parere, Karma: se questo ragazzo è così folle da non correrti dietro stasera, o è terribilmente fuori di testa, o un coglione. Nessun'altra alternativa! Perché siamo sicure del suo orientamento, no? » commentò impudente e sfacciata, non premunendosi d'infilarsi con delicatezza in discorsi nei quali c'era dentro da appena qualche ora. Pettegolezzi, risate e piani di vendetta, che le accompagnarono fin lungo il tragitto che da casa le condusse al Castello e infine verso la Capanna del Guardiacaccia. « Nessun baldo giovane che mi aspetta a casa. Lascerò che sia il mio spirito libero a guidarmi. » nell'affermarlo, scoppiò in una fragorosa risata, afferrando i bordi del vestito ed eseguendo una piroetta. Giunte poi nella folla, individuò istantaneamente una chioma bionda familiare, indirizzandosi verso la sua coinquilina con le altre. « Betty, sei meravigliosa! » disse con enfasi, ammirando il vestito della Branwell, per poi saltellare - in preda all'improvvisa euforia, scaturita dai pochi sorsi dati alla fiaschetta d'Incendiario - in direzione di un altro viso conosciuto. « Piti, voglio il resoconto dettagliato di questo evento! E dopo dobbiamo parlare, di tu sai cosa. » volteggiò fin dall'amico, arpionandoglisi ad un braccio ed abbassando il tono, soltanto nel momento in cui fece riferimento al loro scambio di messaggi degli ultimi giorni. « Ciao, Spike. » e... l'altro, di cui non ricordava casualmente il nome, non lo degnò di nessun saluto particolare. Gli lanciò piuttosto un'occhiata, uno sguardo fin troppo carico di chissà quali messaggi velati mentre gli passava davanti, sulle labbra impresso un sorriso sornione. Dopodiché assistette a tutta la lunga serie di spiegoni su ciò che andava fatto. Non era una persona legata alle tradizioni, Lux, né tantomeno seguiva minuziosamente i costumi e le norme sociali - che chiunque si aspettava rispettassero proprio durante un evento così puro. All'apparenza. Lo scopo, antico o nuovo, non che le sembrasse poi tanto diverso dell'acciuffare una giovane soltanto per scopi tutt'altro che innocenti. Sproloqui del Preside a parte, il tutto le apparve anche fin troppo scenografico, se ci impegnava nell'ignorare la presenza degli Auror fra di loro. In più di un'occasione rimpianse di non essersi portata dietro la Reflex, ma non si sarebbe goduta a fondo l'atmosfera generale, da partecipante qual era, se avesse finito con l'assistere al tutto tramite l'obiettivo. Giunto il momento, ricercò la figura della cugina fra l'ammasso di giovani in bianco e le si posizionò di fianco; voltandosi in sua direzione le sorrise allegramente, scaldando i muscoli ed allungando una mano verso la bionda. Non si lasciò cogliere impreparata dal segnale di partenza, scattò di corsa, ogni muscolo del corpo galvanizzato dalla competizione. Procedette velocemente, sin da subito, volando sull'erba con le suole delle sneakers che quasi non toccavano il terreno. Corse senza una direzione specifica, andando alla cieca, incurante dei rami che gli sferzavano il volto o del vestito che a più riprese le si impigliò nei cespugli. Riuscì a tenere d'occhio Lils per buona parte di quello stacco iniziale, dopodiché fu lei a rallentare per prima la falcata, non appena raggiunse una sorta di crocevia in cui si diramavano un paio d'alberi secolari. Aveva il respiro affannato ed il cuore le martellava nel petto, ma avrebbe potuto continuare con quel ritmo sostenuto ancora a lungo... eppure si fermò, sfilandosi l'elastico bianco dal polso e prendendo a tirar su i capelli chiari in una coda alta, con apparente calma mentre si sedeva su di un tronco caduto a lato del sentiero. Sollevò il viso verso il cielo, perdendosi nella vista dei pochi sprazzi che riuscivano a filtrare fra le chiome fitte degli alberi, allungando le gambe per stiracchiarle e riprendersi dal breve - intenso - sforzo. Questo posto ha ritrovato la sua pace, dopotutto... Stava per staccare una fogliolina morta da un rametto del fusto, quando scorse uno scintillio candido con la coda dell’occhio, riconoscendo la figura di una delle tante ragazzine sfrecciarle davanti a velocità precaria. Altri pochi metri e sarebbe stramazzata al suolo esausta, poco ma sicuro. Ridacchiò, raccogliendo dei sottili rametti secchi dal terreno, giocherellandoci mentre aspettava. Pochi minuti ed un'altra macchia, stavolta scura, apparve fra gli alberi. Il giovane si soffermò a guardarla, prendendo tempo nel decidere dove svoltare, calpestando una piantina dai fiori bianchi con assoluta noncuranza... « Una ragazza bionda, vestito lungo bianco, da che parte? » e il premio come miglior cacciatore va a... « Di là, buona fortuna. » ovviamente, come c'era d'aspettarsi da una come lei, col rametto gli indicò la direzione opposta rispetto a quella intrapresa dalla fortunata. Così, soltanto perché in quel momento sentì di voler concedere un ulteriore vantaggio alla fanciulla. O magari non la troverà mai, chi lo sa? Ripeté l'operazione per almeno un paio di accaldati ragazzi, soltanto per mettere un po' più di pepe alla contesa e farli penare un tantino nella ricerca. In seguito si rialzò in piedi, tirando fuori la bacchetta da sotto il cinturino sottilissimo del vestito, lanciò un Erbivicus ad un arbusto non propriamente in belle condizioni, canticchiando sottovoce nel restare in equilibrio sul tronco sul quale salì per passeggiare. « Oh, ciao! Tu mi hai trovata... » chiaramente, si riferì alla piccola coccinella che le si posò sul braccio; sollevando l'arto, raccolse l'insetto con l'indice e lo lasciò svolazzare via libero.


    Interagito con Karma e Lily. Salutata Betty, molestato Peter e salutato Spike. Ignorato l'altro.
    Ha indirizzato un po' di giovani random nelle direzioni sbagliate
     
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    La seconda fase del Midsummer arrivava in un momento complesso per la famiglia Malfoy: diversi cambiamenti stavano mutando l’ordine delle cose e una distrazione come la caccia rappresentava l’occasione perfetta per estraniarsi dal mondo. «Pensi di volermi dare qualche indizio su chi intendi inseguire?» Distolse l’attenzione dall’ambiente circostante e abbassò gli occhi su quelli della sorella. Vederla vestita di bianco e scalza in mezzo al verde gli ricordava la Lyra bambina con cui aveva condiviso le mura di villa Malfoy. Anche lui aveva rispettato il dress code indossando pantaloni blu notte e camicia bianca, ma gli stivaletti ai piedi li aveva tenuti volentieri. «Croce sul cuore che alla malcapitata non capiterà nulla... » Era una delle cose meno credibili che avesse mai sentito uscire da quelle labbra, così dapprima si limitò a guardarla male.
    Poco dopo, nonostante la resa dell’altra, si passò una mano tra i capelli e offrì qualche dettaglio in più. «In realtà improvviserò». Suonò piuttosto limpido nell’affermarlo.
    Vennero forniti loro gli alimenti di rito, vennero marchiati e agghindati a tema floreale. Il biondo si ritrovò a fissare la runa della fertilità, mentre nella sua testa scorrevano tutti i significati a i poteri ad essa legati. Antiche Rune l’aveva sempre affascinato. «Ora che siamo agghindati per bene le nostre strade si separano fratello, non farti male e stai attento alle gatte morte.» Mise da parte le recite e le sorrise, passandole i capelli dietro un’orecchio. «E tu stai attenta agli animali, sorella.» Osservarla allontanarsi non lo agitò più del normale: un’aspide aveva molti mezzi per difendere se stessa da attenzioni indesiderate. Dal canto suo, Scorpius sfruttò la separazione delle due squadre per osservare le ragazze incorniciate dalla luce smorta del tardo tramonto. Nel farlo incrociò un paio d’occhi rivolti verso la sua direzione e vi si soffermò, senza avvertire questa volta sensazioni anomale. Una parte di lui restava curiosa di approfondire l’evento del Maypole, ma non si trattava di una parte abbastanza grande da convincerlo ad impegnarsi per inseguirla. In generale, la strategia del giovane Malfoy per quella caccia era affidarsi al fato, correre senza perdere i polmoni e scoprire chi avrebbe incrociato nella fitta foresta. Improvvisare, appunto. Quando il segnale blu attraversò l’aria, vide Albus saettare come un Thunderbird con qualcosa di pizzo in mano e rise sotto i baffi. Lui se la prese comoda e si mise addirittura a legarsi i capelli dietro la nuca. Quando partì, molti degli altri erano già spariti tra i tronchi.

    Aveva corso senza incrociare anima viva. Soltanto versi, frasi sconnesse e sibili di incantesimi avevano testimoniato che non fosse finito in una dimensione parallela o avesse superato in qualche modo la barriera magica. Il sottobosco, nonostante l’orario, gli aveva permesso di mantenere un vago senso dell’orientamento grazie alla luce via via più argentata del cielo. Avvertì all’improvviso voci più vicine delle precedenti, insieme allo strano suono di qualcosa di gommoso intento a rimbalzare, e poco dopo si trovò davanti un ragazzo in età da Hogwarts intento a tenerne un altro per la caviglia, gonfio come un pallone aerostatico pronto a librarsi nella notte se lasciato andare. Si trattenne dal ridere e scagliò un Finite Incantatem facendo capitombolare il malcapitato al suolo. «Prego» commentò, prima di superarli e dimenticarsi della loro esistenza. Poco più avanti, come una traccia lasciata da una belva inferocita, trovò altri due soggetti della stessa età. Uno era intento a zoppicare trascinando una gamba come fosse addormentata. L’altro, su di giri, avanzava alla ricerca di qualcosa. Entrambi si voltarono a guardarlo. «Fossi in voi cambierei obiettivo. Il fatto abbia che vi abbia riempiti di fatture non promette un grande finale. Ma è soltanto un consiglio». Non seppe mai se Kev avesse sentito una di quelle storie particolarmente fantasiose che giravano per Hogwarts su Scorpius il Terribile, e temesse che di lì a breve li avrebbe trasformati tutti in cinghiali; se la sua figura angelica e immobile nel mezzo della foresta generasse inquietudine o, ancora, se avesse soltanto deciso di seguire il suo consiglio. Ma colui che dirigeva la combriccola, dopo diversi secondi passati a studiarlo, annunciò un insofferente: «Massì, non vale tutta ‘sta fatica. Possiamo beccarla in qualsiasi momento, andiamo a cercare qualche preda facile...» e si allontanò insieme al tizio reso zoppo dall’Impedimenta. Il Terribile riprese ad avanzare, questa volta camminando, nella stessa direzione tuffandosi nel buio: era ormai curioso di scoprire la fonte di quel caos. Superata una macchia particolarmente fitta, giunse ad una piccola radura circondata da alberi dalle grosse radici esposte. Tra queste, con una certa sorpresa, trovò stesa a terra proprio la sconosciuta non-sconosciuta Mia Wallace. «Non gonfiare anche me». Alzò le mani in segno di resa pur continuando a tenere la bacchetta stretta tra le dita della destra, perché quella davanti a lui non gli sembrava tutto tranne che una pacifista. «Come hai fatto a guadagnarti tutto questo accanimento?» Una domanda che avrebbe potuto essere fraintesa come un giudizio estetico, ma che per lui fu frutto della curiosità. Se nel frattempo non gli avesse tirato contro qualcosa, le avrebbe rivolto la mano sinistra per aiutarla da alzarsi.


    Citato il segugio dell'intimo Albus.
    Interagito con Lyra e Mia.
     
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    Era strano interagire con Sam sotto le spoglie di Amunet, in particolare poiché, da quando lo conosceva, era la prima volta che si trovava a tu per tu con il lato più sarcastico del Serpeverde. Inarcò entrambe le sopracciglia nell'udire la sua risposta, stringendo le labbra con un certo disappunto. Non risparmi colpi bassi, eh? Per lo meno, adesso sapeva che Albus doveva aver trovato Mun nonostante la pozione polisucco, altrimenti non avrebbe mai potuto sapere dove trovarla. Quindi il piano è andato in fumo, più o meno. Una conclusione che sembrava sfuggire a Sam, nonostante con molte probabilità possedesse abbastanza indizi da farsi una vaga idea di quanto accaduto. Scrollò le spalle, con aria nient'affatto turbata. Col cavolo che ti lascio la soddisfazione di irritarmi... cioè, di irritare Mun. « Si tratta di una tattica, mi sembra ovvio. » Tagliò corto con nonchalance, accompagnando le parole con un elegante gesto della mano destra. Non aveva tempo da perdere, poiché l'effetto della pozione poteva svanire da un momento all'altro. Gli si avvicinò di qualche passo, fingendosi seccata da quell'incontro inaspettato. Sam sembrava pallido e sudato e, a meno che non si trattasse dell'effetto di qualche pozione od incantesimo appositamente studiato, era possibile che si fosse realmente infortunato. « Porca troia, sai qualche incantesimo che possa fare al caso mio? Credo che potrei svenire da un momento all'altro e no, pensandoci, non voglio chiedere aiuto. Immaginati la stampa, no. Non posso espormi così. » Lo guardò sollevarsi a fatica, ancora poco convinta. Le sue parole avevano senso eppure un infortunio poteva costare caro nel mondo del Quidditch professionistico, abbastanza da far passare in secondo piano le problematiche relative alla stampa. « Forse delle bende strette potrebbero tenerla ferma ed evitare che si gonfi troppo. A voi giocatori non le insegnano queste cose? » Un Ferula bello stretto avrebbe sicuramente aiutato a contenere la situazione nell'attesa di una vera e propria fasciatura. Mentre Sam saltellava su un piede solo, June gli camminò accanto, incrociando le braccia al petto per reprimere l'istinto di aiutarlo; quando però lo vide sbilanciarsi, si allungò senza pensarci nella sua direzione, senza riuscire a frenare completamente la caduta. « Scusaaaa, non volevo, la caviglia.. » Forse non sta recitando. Si schiarì la voce, sforzandosi di sfoggiare un'espressione spazientita. « Senti, se ti fa così male dovresti proprio chiamare qualc- » S'interruppe nel vedere la smorfia che si era improvvisamente dipinta sul suo viso. « Davvero cosa? » Ribatté, tentando invano di mantenere la parte, nello stesso momento in cui il Serpeverde si rialzò agilmente, sano come un pesce. Lo sapevo! « La Polisucco con Mun? Quanta scorrettezza, Rosier. » June si toccò istintivamente il viso, avvertendo i lineamenti tirare e contorcersi sino a riacquistare pian piano la loro naturale fisionomia. Merde! Incrociò le braccia e si indicò con un dito indice, i grandi occhi azzurri spalancati con aria innocente. « Io?! Senti chi parla! Ti sei praticamente finto moribondo. Davvero una pessima interpretazione, tra l'altro. » Si sentì punta sul vivo, sia perché l'intera faccenda dello scambio era andata a farsi benedire, sia perché Sam aveva colto nel segno facendo appello alla sua preoccupazione. « Prima quella foto, poi l'illegalità [...] ..cos'altro mi devo aspettare? Magari un no se ti chiedo di venire al Midsummer con me? » La Grifondoro scrollò le spalle, fissandolo dal basso con un cipiglio insoddisfatto. « Pensavo che la foto fosse stata apprezzata » Intrise la parole di una buona dose di sfacciataggine, una sfumatura che non aveva mai utilizzato con Sam. Merlino, Mun dovrebbe farmi da motivatore personale più spesso! « e ho solo fatto un innocentissimo favore a mia cugina. Per quanto riguarda il Midsummer... » Non penserai mica che sia così semplice. Gli scoccò un'occhiata mentre le labbra si stiravano in un sorrisetto furbo. « Credo che tu possa fare davvero di meglio. » Non aveva dimenticato la serenata che le era stata richiesta l'anno prima, quando aveva chiesto a Samuel di accompagnarla in amicizia al matrimonio Potter-Carrow. « Senza contare che non mi hai propriamente acciuffata, perciò... » Mentre parlava indietreggiò di qualche passo, la bacchetta già stretta nella mano destra e ben nascosta dietro la schiena. La estrasse all'improvviso, puntandola alle caviglie di Sam. « Incarceramus! » Si girò di scatto e iniziò a correre, senza perdere tempo ad assicurarsi dell'efficacia dell'incantesimo. Sapeva che con l'uso della bacchetta si sarebbe liberato facilmente dalle funi che aveva castato in direzione delle sue gambe, ma l'intento di June non era quello di immobilizzarlo completamente, bensì di utilizzare quel diversivo per guadagnare un minimo vantaggio. Invece di correre verso la rimessa, virò in direzione della foresta, dove gli alberi si facevano più fitti ed intricati, cercando di mettere più distanza possibile tra loro. In origine non lo avrebbe mai detto, ma la caccia si stava rivelando più divertente del previsto - e sì, anche il concedersi qualche piccola scorrettezza. Il fiatone la obbligò ben presto a rallentare il passo, sino ad una camminata veloce. Si guardò attorno, circondata unicamente da alberi e cespugli di vario tipo. « Andiamo, Sam! Non dirmi che basta così poco a seminarti! » Lo prese in giro ridendo, sicura che fosse abbastanza vicino da sentirla.




    Interagito con Sam.
    Citati Mun e Albus.
     
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    Si è decisa — e ci è voluta una grande opera di convincimento, soprattutto dal lato pseudo-femminista del suo carattere, condita con varie imprecazioni di tipo e grado — a partecipare alla fottutissima caccia, corsa, come la vogliono chiamare solo per assistere ad un po’ di carneficina gratuita, condito con il piccolo dettaglio che, in ogni caso, non avrebbe null’altro di meglio da fare.
    A dirla tutta, anche se non lo ammetterebbe ad anima viva, non aver ricevuto un minimo segno di vita, quantomeno accettabile, oltre uno scambio di like su Wiztagram, da parte di Zip dal Maypole ad oggi le ha fatto venire decisamente più voglia di presentarsi — si è perfino sottoposta alle regole, vestendo di bianco e con uno stile fin troppo hippy per i suoi gusti. Fino all’abito non è arrivata, optando per una scelta più comoda e più consona allo stile, che si allontana da qualsiasi idea di purezza tipica del Midsummer — un paio di shorts chiari decisamente troppo corti, ed un top bianco che raggiunge il giusto livello di bohemién implicitamente richiesto.
    Ha preferito non spingersi troppo in là con l’entusiasmo, tuttavia, riflettendo che una dose l’avrebbe sì aiutata a correre, migliorando le capacità di resistenza che non ha mai avuto, ma non l’avrebbe aiutata a restare concentrata ed evitare di schiantare qualcuno di indesiderato… sul serio. Per di più, dal primo incontro con Fawn nei bagni del campus, ha capito che deve stare più all’erta — non può rischiare una fuga di notizie che raggiungerebbe facilmente le orecchie di Lydia e Peter, proprio perché non ha la minima intenzione di tornare in qualche clinica ai confini del mondo. Quindi ha deciso di diminuire, almeno quel tanto che le basta per non essere scoperta. In fondo, un po’ lo sta facendo anche per Zip, anche se si sono visti di rado negli ultimi mesi. Lo sente strano, e la cosa non le piace — come se le stesse scivolando via un’altra volta, lentamente, tra un come va? di meno e un appuntamento rimandato.
    È con il dilemma che la accompagna da giorni — parlargli o non parlargli? — che arriva fino alla Foresta Proibita, lì dove tutti sono radunati al tramonto. Non dovrebbe mancare molto all’inizio, Winter lo capisce anche dalla moltitudine di giovani pieni di ormoni che colorano di bianco il paesaggio scuro. Non è difficile trovare la testa riccioluta del ragazzo che cerca, probabilmente perché si è sentita osservata dal primo momento in cui ha messo piede nella radura — stai diventando egocentrica, Winter?.
    Si avvicina a Zip con fare sicuro fin troppo forzato, spinta dalla poca fiducia che ha sempre avuto nel genere umano, regalandogli un buffetto sulla spalla, ed un’occhiata divertita ai suoi amici, che non ha ancora conosciuto, «Hey», è quello che tuttavia riesce a dire, trattenuta dal pungolare dell’agitazione allo stomaco, «non sapevo avresti partecipato»bugiarda, e pure scadente, e pure stupida, visto il maledetto like che hai messo al suo post sul Midsummer. È ricordandosi proprio di quella tecnologia magica prettamente bastarda — soprattutto per lei, che non ha ancora propriamente capito come usarla — che si morde la lingua, esibendo il suo miglior sorriso innocente. «Ci sono molte ragazze in bianco, comunque», commenta, poi, lanciandogli uno sguardo più che ovvio, «spero tu trovi quella che cerchi».

    « Non ti vedo troppo entusiasta. », Winter si volta nell’udire una voce conosciuta, ammiccando con lo sguardo alla figura di Fawn, «Byrne, ti credevo troppo femminista per partecipare», commenta, alzando appena l’angolo destro delle labbra in un sorriso sghembo. «Non è che correre non mi piaccia», ammette, alzando le spalle, «È che fumo da quasi metà della mia vita, quindi sono già sicura che ai miei polmoni non piacerà la mia decisione». Segue poi con lo sguardo quello della Grifondoro, trattenendo a stento una risata, «Più che pericoloso per te sembra pericoloso per se stesso, se vuoi la mia», volta di nuovo il capo, invece, verso una visione ben più gradita, «È lui? Beh, come si dice, complimenti alla mamma… anche se, forse, i complimenti vanno più a te per essertelo preso», si lascia andare, finalmente, ad una risata, sciogliendo anche il nodo allo stomaco che l’ha presa da quando ha lasciato Zip, che guarda ormai dal suo angolo, distogliendo a volte lo sguardo quando la ricambia.
    Non fa in tempo a dire qualcos’altro, che si vede costretta a salutare Fawn, lanciandole un saluto militare, «Buona fortuna anche a te, non farti ammazzare!», le ricorda, teatralmente.
    La tiritera del discorso, dei canti e dei riti propiziatori, Winter non la segue, più attenta a fissare ad intervalli regolari il suo chiodo fisso — ti prego, non mi deludere.

    Nel secondo in cui la saetta color rosa viene sparata dalla bacchetta del nuovo preside, di cui non è sicura di aver ancora imparato il nome, Winter viene presa in contropiede. Non ha mai avuto dei gran riflessi, ed è per questo che incomincia a correre un paio di secondi in ritardo, tentando di tenersi in disparte per evitare di essere travolta da una mandria di ragazze vestite di bianco — decisamente non il modo in cui preferirebbe morire.
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    Non riesce a fare molta strada, Winter, prima di rendersi conto che anche i ragazzi sono partiti, e che lei, come suo solito, non è riuscita a concludere un cazzo.
    L’unico lampo di genio — perché una tattica nemmeno l’ha pensata, in tutto il tempo che ha avuto — che le suggerisce il cervello è di spostarsi ancora più a margine, via dalla traiettoria di quella che una mandria lo sembra davvero. Per evitare di morire schiacciata e, allo stesso tempo, che le scoppi un polmone. Continua ad avanzare, in una corsa decisamente più lenta dello scatto precedente, spostandosi verso la sua sinistra, cercando di nascondersi dietro agli alberi per prendere fiato di tanto in tanto.
    Fanculo, quanto vorrei avere il tempo di una sigaretta — ed è proprio quello il piano immediato, accendersene una che estrae dalla tasca posteriore degli shorts, ulteriore motivo per cui ha scelto di indossarli. Si nasconde — o apparta, in realtà perfettamente visibile dalla marmaglia di baldi giovani che non ha ancora finito di superarla —, dietro ad un albero, pensando di essere abbastanza lontana dalla ressa, quando un rumore fin troppo vicino la fa voltare di scatto.


    Interagito con Zip (e amiki) e Fawn; ultime due righe apertissime a chiunque voglia essere quel rumore, boh, fate vobis — vi giuro che i prossimi saranno cortissimi ciao vivibbbiiii


    Edited by Borntodie - 1/6/2020, 22:51
     
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    Wednesday passò il polpastrello sul polso, calcando lentamente la runa che le era stata disegnata poco prima. Berkana era la Runa della rigenerazione e della fertilità. E' detta "la Runa del parto" in quanto aiuta le donne durante la gestazione e a parto avvenuto. Conosceva bene i significati delle Rune, un po’ perché le aveva studiate a scuola, un po’ perché era uso comune di molti utilizzare qualche simbolo nelle lapidi dei propri cari. Alzò il mento, guardandosi intorno alla ricerca di qualche faccia conosciuta. Vide Karma, poco più in là, con un delizioso abito bianco ed un radicale cambio di capelli, grazie al suo dono di Metamorfomagus. Non aveva mai pensato seriamente a cosa avrebbe fatto lei se fosse nata con quel dono. Non dava molta importanza al suo modo di apparire, ma sicuramente si sarebbe fatta più alta. Essere scambiata costantemente per una bambina cominciava ad infastidirla. Ad ottobre avrebbe compiuto diciassette anni e sarebbe diventata maggiorenne, a tutti gli effetti. Ma non contava niente un numero, se poi continuava ad essere vista in quel modo. La figlia inquietante dei cassamortari. Partecipare al Midsummer non era solo una delle tradizioni più importanti per il suo Credo, ma era anche una rivincita nei confronti di sé stessa. Anche se nessuno l’avrebbe invitata sarebbe andata al ballo da sola. Sarebbe stato uno scalino importante per lei, un traguardo che aveva raggiunto con le sue forze, superando le sue paure e, il fatto, che in mezzo a tanta gente il suo cuore cominciasse a battere più forte e a respirare più velocemente. Si aggrappò, perciò, all’unica cosa in grado di aiutarla in quel momento: i visi familiari. Karma, Friday, qualche compagno di Casata, e Tux. Suo fratello era a pochi passi da lei e la ragazzina gli si avvicinò cercando di allargare un piccolo sorriso sulle labbra.
    «Sai, ti dona il bianco della camicia. Lo consiglierò per il funerale in caso di una tua precoce dipartita.» Si posizionò al suo fianco, cercando di sembrare la solita Weed di sempre: noncurante della situazione e tranquilla. Il suo sguardo si fece largo tra i tronchi degli alberi, dove la Foresta Proibita si faceva sempre più fitta, fino ad inglobare i raggi stessi del sole. Ci si era addentrata diverse volte, restando ai margini, senza mai raggiungere il centro della Foresta. «Mi raccomando, comportati come un signorino per bene.» Roteò gli occhi, posandosi le mani sui fianchi come faceva sua madre quando doveva fare una ramanzina. Una saetta rosata guizzò in cielo e le ragazze cominciarono a correre. Weedy scattò sull’attenti come se fosse appena stata pizzicata da un’ape. All’inizio fu come essere parte della stessa mandria, animali in fuga da qualche cacciatore carnivoro. Poi le partecipanti cominciarono a sparpagliarsi, diramandosi in direzioni diverse. Mentre correva vide chiaramente qualcuna tirare fuori la bacchetta. Guardando i volti delle giovani ragazze intorno a lei, pensò che probabilmente era una delle partecipanti più giovani. Era una sensazione strana, non riusciva a capire se la cosa le piacesse o meno. Rallentò la corsa, fino a fermarsi, sentendo una piccola fitta all’altezza della regione iliaca destra. Ci posò la mano sopra, premendo forte le dita, come se la cosa servisse a far scemare il dolore. Wednesday Mortimer non era famosa per le sue prestazioni atletiche. Non aveva mai spiccato negli sport, fin da piccola. Preferiva usare il cervello e la sua vena creativa. Inspirare con il naso, espirare con la bocca. Il dolore passò velocemente, esattamente così come era arrivato. Anche il respiro era diventato regolare. Weedy si guardò intorno, realizzando immediatamente di essere sola. Le ragazze erano tutte sparite. Non che le dispiacesse, infondo. Era una persona che sapeva stare da sola. Forse anche troppo. Si voltò di scatto quando sentì un fruscio. Era più che certa che nessuno l’avesse seguita. Allora cos’era? E poi lo vide. Era grazie a sua madre se riusciva a percepire la presenza di quelle creature. Belladonna Mortimer era consona prendere i figli ancora in fasce e portarli in ospedale. Tutti loro avevano visto qualcuno morire. Qualcuno di cui non sapevano nulla, neppure il nome. Si avvicinò al Thestral cercando di fare il meno rumore possibile. Si bloccò di scatto quando il suo piede schiacciò un ramoscello, scricchiolando nell’aria. La creatura alzò lo sguardo, incontrando quello della piccola Corvonero. La guardò per qualche secondo, per poi tornare a brucare l’erba, come se in quella ragazzina dai capelli argentati non percepisse una minaccia. Fu solo allora che Wednesday riprese a camminare. Si avvicinò a lui, posando, leggera come una piuma, la mano sul dorso della bestia. Era stata sua madre ad insegnarle come avvicinarsi, come non spaventare quelle creature così affascinanti. L’animale guardò nella sua direzione. «Ehy..» Un angolo della sua bocca si alzò verso l’alto. «Ciao. Sei tutto solo?» Si guardò nuovamente intorno. Forse si era allontanato dal gruppo. Sapeva che era stato fatto un incantesimo per tenere lontane le creature pericolose. I Thestral non erano pericolosi. Semplicemente spaventosi. Il loro aspetto scheletrico e la loro natura misteriosa erano caratteristiche particolari, che non tutti sembravano apprezzare. Wednesday Mortimer pensò che infondo lei e quella creatura si somigliavano. Passò ancora una volta la mano sul pelo dell’animale, lentamente. Alla fine non le importava se avrebbe ricevuto o no un invito al ballo. Stava partecipando al Midsummer e lo stava facendo con le sue forze. Era felice.

    Citati Karma e Friday. Parlato con Tux.
     
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    Quando Louis Arthur Weasley interagisce con le persone, queste sono solite domandargli quali effetti abbia la discendenza Veela su di lui – gli chiedono quali misteriosi poteri abbia ereditato, quali enigmatiche abilità nasconda, quali segreti celi nel suo cuore e quali trucchi di seduzione non riveli ai più. La verità, tuttavia, è che nel suo essere Veela solo per un ottavo – ed essere, per altro, un Veela di genere maschile! – Louis Arthur Weasley ha ereditato ben poco dell’antica stirpe: in vent’anni di vita non ha avuto riscontri su un fantomatico irresistibile fascino, né si è mai trasformato in qualche belva infernale, né, ancora, è dotato di una particolare irascibilità. In tutti questi anni, insomma, l’unica cosa che l’ex Grifondoro ha potuto vantare è stata la sua simbiosi con la natura, che gli scorre nelle vene come sangue, che gli anima il cuore ad ogni respiro, ad ogni passo, ad ogni contatto. Nella natura, come nella musica, Louis Weasley rinasce – con essa instaura un profondo legame di reciproco rispetto, e la natura gli fa concessioni nella consapevolezza che lui non ne approfitterà mai, che non oltraggerà mai il naturale corso dell’universo e che non disturberà mai l’equilibrio cosmico. Al «Ho fatto una cazzata. Non so come scendere,» di Veronica Rigby, dunque, il giovane mago non si allarma
    giphy
    poi granché: per sua fortuna – o suo malgrado, il tutto dipende da come si evolveranno le cose da questo istante in poi – lui, che nella natura e con la natura è cresciuto, sa sempre come muoversi in essa, ed è per questo che, dopo aver dato un’occhiata all’albero e ai suoi possenti rami, lascia che un «Non ti preoccupare, ti aiuto io,» gli scivoli dalle labbra, per poi scostarsi un ciuffo platino dagli occhi e prepararsi all’arrampicata. Prima di prodigarsi nell’eroica impresa – inserire vena ironica qui –, però, il giovane pensa bene di rimboccarsi le maniche, dacché mamma Fleur gli ha insegnato che i tessuti vanno anch’essi rispettati, e solo dopo una manciata di secondi si slancia verso il più basso dei rami, cingendolo prima con una mano e poi, una volta scavalcato, con entrambe le gambe, che vanno a ricongiungersi al di sotto dello stesso per garantirgli più sicurezza – e così via con questo procedimento per i rami a seguire, finché, giunto alla stessa altezza della ragazza, non le rivolge uno sguardo fugace, dicendo, «Poco furbo nascondersi in un posto da cui non si riesce a scappare, non trovi?» frase che è, in fin dei conti, il massimo della spontaneità che la sua insolita personalità gli concede. E, in attesa di un riscontro dall’interlocutrice, Louis Arthur Weasley rivolge lo sguardo cristallino all’orizzonte, le labbra rosee che s’increspano alla vista della Foresta Proibita che, indomita, si sviluppa per miglia e miglia oltre il castello. Tutt’intorno, affanni e scalpitii di gente che corre nel bosco si susseguono rapidamente, ritmicamente, come le canzoni rituali di un popolo primitivo.


    Interagito con: Veronica.
     
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    « Non gonfiare anche me » Con uno scatto improvviso Mia riafferrò la propria bacchetta puntandola verso la sorgente sonora che interruppe il silenzio nello spazio a lei circostante. Si voltò quanto bastava per mettersi a sedere, sollevando un sopracciglio con fare scettico. « Ma sei matto? Si arriva così alle spalle della gente? » Distoglie lo sguardo contrariata, sbuffando leggermente. Inizia di conseguenza a scrollarsi di dosso il terriccio, verificando lo stato dei suoi gomiti e anche delle ginocchia. Diverse abrasioni imperlano la sua pelle; un fattore che non sembra né disturbarla, né portarla a lamentarsene particolarmente. Da dove viene lei, quelle sono ferite all'ordine del giorno ed è quasi vergognoso non averle affatto. Significa che non hai lavorato abbastanza. E' soprattutto per questa ragione che non sembra avere poi molta fretta di rimediare. « Come hai fatto a guadagnarti tutto questo accanimento? » Osserva la sua offerta con diffidenza, decidendo piuttosto di rotolare di fianco e far leva sulle proprie forze per alzarsi, squadrandolo di conseguenza dalla testa ai piedi come se fosse un intruso appena entrato nel suo territorio. La bacchetta ben salda tra le dita. In momenti differenti, Mia risolverebbe qualunque controversia in maniera diversa. Lo scontro fisico le appare molto più semplice e razionale per risolvere una qualunque controversia, ma lì, è tra i maghi, e i maghi sembrano trarre particolare piacere nell'agitare i loro ridicoli stuzzicadenti. Non è certo una sprovveduta; inizia a capire per quale ragione Inverness permette ai suoi figli di frequentare le scuole di magia, tuttavia, continua a trovare tutto un tantino ridicolo. Una volta in piedi, continua a scrollarsi di dosso il terriccio e il fogliame, storcendo di tanto in tanto il naso, consapevole di aver perso quel poco di presentabilità per cui si era impegnata anche troppo; ormai la camicia andrà lavata, motivo per cui alza gli occhi al cielo piuttosto seccata. Li odio. No davvero, li odio da morire.
    Infine riprende a guardarsi attorno; c'è ancora della diffidenza nei suoi occhi, quasi come se, uno di quegli idioti potesse ricomparire dal nulla da un momento all'altro. Loro.. oppure altro. Qualcosa di molto peggio. Dopo qualche istante si stringe semplicemente nelle spalle e si lega i capelli in una coda alta. « Ma niente. Sono tutti al secondo anno di giochi e sport magici. Da quando ha aperto Wiztagram si divertono a impartire commenti molto inopportuni tra le foto delle ragazze. E' diventato un po' personale quando hanno iniziato a commentare sotto le foto della mia migliore amica. » Pausa. « Se senti il bisogno di molestare delle diciassettenni, direi proprio che è il minimo che potessi fare. » Ma poi perché ti sto raccontando tutte queste cose? Frena infatti la lingua, volgendo nuovamente lo sguardo nella direzione del biondo. Sa bene chi sia, a differenza sua che a quanto pare sbaglia persone. Devo essere proprio un sacco anonima. Scorpius Malfoy invece, è un appartenente alla premiere league; uno di quelli il cui nome è tra i più quotati a finire inciso in un bagno delle ragazze sotto la dicitura Ragazza Anonima Numero 439 + Scorpius Malfoy = love 4 ever - un po' come tutti i suoi amici. « Va beh comunque, se cerchi qualcuno in particolare, da questa parte non è ancora passato nessuno. Un sacco di tipe del college sono andate.. » Resta un po' a pensarci assottigliando lo sguardo cercando di dargli delle indicazioni precise in merito. « .. di là. » E punta il dito verso ovest. « Non c'è di che; ringraziami nell'ipotetico discorso da re del ballo. » E tante belle cose.

    Interagito con baby Malfoy



     
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