{SECOND EVENT} Wild Hunt

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    « Che brutta idea, che brutta idea… » Iago Turner stava davvero reagendo nei modi migliori alla luna piena che si sarebbe tenuta proprio quella sera. Era seduto a terra, semi-nascosto dalla poltrona del salotto di Sam, tenendosi le ginocchia tra le braccia, quasi come se volesse cullarsi per darsi un po’ di coraggio. Dov’era quel coraggio? Poteva davvero essere una buona idea? Insomma, se non avesse trovato MJ prima del sorgere della luna si sarebbe trasformato e caduto in un sonno profondo proprio in mezzo a tutti i suoi coetanei e non solo. Avevano proprio scelto il giorno più adeguato per organizzare quella festa. E poi, perché aveva deciso di partecipare? Domanda semplice, per MJ. Ma non sai nemmeno se verrà, stupido. Sì, era vero. Oddio, non voleva pensare che avrebbe rischiato tutto quello senza nemmeno vederla. Sì, giusto, però le hai scritto una lettera. L’avrà letta? Le sarà piaciuta? No, sei solo patetico, ormai sei arrivato tardi. Gli veniva da vomitare e non sapeva se era per l’effetto della luna o perché era tremendamente nervoso per cosa sarebbe successo quella sera con MJ. Insomma, qual era l’ultima volta che era andato così avanti con qualcuno? Non lo ricordava nemmeno. Solitamente era maledettamente bravo a mandare tutto all’aria dopo il primo appuntamento e le possibilità che ci fosse un altro incontro era praticamente pari a zero. Stava sudando e non poco. Inoltre, c’era Dean in giro e sentiva come la pressione di tutto ciò, come se lui sapesse che lui era un lupo mannaro. Quella cosa lo metteva particolarmente in agitazione e lo spingeva a comportarsi in modo più strano del solito, se possibile. Merda. Si alzò di scatto, ostentando un sorriso a trentadue denti. Andava tutto bene. Saettò in corridoio, dove poté assumere nuovamente l’espressione da moribondo. « Forza e coraggio, non fare questa faccia che mi viene voglia di menarti. E comunque non vorrei veramente menarti. Non io perlomeno. » Sam era sempre forte. Sapeva sempre cosa fare e come dargli lo schiaffo in faccia morale per farlo reagire nel modo migliore. Eppure, quel pomeriggio, l’effetto della luna era particolarmente accentuato su di lui e davvero sembrava una donna in fase mestruale. Ah, mi manca il mio gelato. Il gelato rende tutto migliore. Perché non ne aveva portato un po’ con lui? Cavolo. Nausea. Pensa ad altro, pensa ad altro. « Chi mi vuole picchiare? Perché? Che ho fatto? Chiedo scusa. Non volevo. Nonono. Non ero in me. Non sono in me. Hai una mentina? » Una serie di pensieri, messi in modo scomposto insieme. Si portò una mano davanti alla bocca, per cercare di controllare se il suo alito puzzasse. Sei proprio ambizioso, Iago. Addirittura pensi che la potrai baciare stasera? Ti sei guardato nello specchio? Decise di dare retta alla sua voce interiore e si diede un’occhiata allo specchio. Strabuzzò gli occhi. Aveva delle occhiaie davvero molto pronunciate e sembrava cadaverico. Inoltre, stava sudando, e questo non andava per nulla bene, in quanto non voleva che chiazze di sudore comparissero sulla sua camicia di lino. Dai, almeno era vestito bene. MJ poteva accontentarsi, no? Poteva guardare al suo stile, piuttosto che al suo viso. Almeno per quel giorno? E per tutte le lune piene della sua esistenza? Oh, cavolo. Era una brutta idea. Non doveva andare a quella corsa. No, doveva starsene a casa a guardare un altro film di Nicholas Sparks – aveva adocchiato “i passi dell’amore” – e mangiare gelato. Questo sembrava un piano perfetto. Però aveva scritto a MJ dicendole che si sarebbero visti alla corsa, quindi non poteva darle buca, avrebbe davvero annullato ogni possibilità con lei. Doveva farsi coraggio e andare a quell’evento. Mentre lo seguiva in camera sua, si stava seriamente impanicando. « Sam, dammi uno schiaffo. Ne ho bisogno. Schiaffeggiami, ora! Sta andando male, malissimo, io non ci vado, non ci posso andare. » Mentre stava ancora farneticando, sentì un dolore lancinante sulla guancia. Aveva visto solo con la coda dell’occhio la mano di Sam arrivare sulla sua guancia, però il dolore lo aveva sentito pienamente. « Grazie, ehm, sì. Mi serviva. » mosse la mascella, per capire se gliel’avesse slogata. Quello schiaffo gli era stato davvero d’aiuto: era come se avesse messo un freno ai suoi pensieri. Prese con fin troppo entusiasmo quel bicchiere colmo della pozione Antilupo. Lo alzò, avvicinandolo leggermente a quello del suo amico, con un sorriso, come se stesse per bere uno shot di tequila. « Alla salute! » Il sorriso venne subito tramutato in una smorfia non appena il gusto nauseante di quella pozione toccò la sua lingua. « Vedi di non fare cazzate! » Un sospiro, mentre guardava al cielo. Merlino, aiutaci tu. « Nemmeno tu. »
    […] Aveva comprato ben due caffè. Uno l’aveva praticamente finito quando erano ancora da Starbucks, mentre il secondo lo costudiva gelosamente, mentre si incamminavano verso la Foresta Proibita. Si sentiva parecchio nauseato e anche l’occhio era ormai un po’ calante. Maledetta Pozione Antilupo che lo faceva sentire abbastanza sopito. Un altro sorso di caffè per svegliarsi un altro po’ e darsi un’altra scarica di adrenalina. Le impronte delle cinque dita di Sam erano ancora sul suo viso. Doveva dire che aveva un certo talento per presentarsi alle feste nel suo modo peggiore. Il suo sguardo vagava sui presenti, cercando una chioma rossa a lui molto cara. Sentiva un leggero senso di nausea, ma quel momento era da attribuire all’ansia, perché non sapeva se la donna per il quale stava rischiando tutto era lì. « Mi raccomando, abbiamo un'ora. Non un minuto di più. » Iago abbassò lo sguardo sul suo orologio, annuendo alle parole di Sam. Un’ora. Aveva un’ora per trovare quella rossa che lo aveva letteralmente mandato in crisi, prima di diventare l’incubo peggiore per lei e anche per se stesso. Aveva un’ora per rimanere umano. Aveva un’ora per farle capire quanto in realtà voleva andare con lei a quel ballo. Si morse il labbro inferiore, forse fin troppo, mentre portava una mano alla tasca della camicia, dove conservava gelosamente una penna. Una penna che quel tardo pomeriggio era la sua unica salvezza, la sua via d’uscita e anche quella del suo migliore amico. Quella semplice penna era una Passaporta che si sarebbe attivata tra un’ora e li avrebbe riportati in un posto sicuro, dove la luna piena avrebbe potuto avere la meglio su di loro, senza particolari conseguenze. E alla fin dei conti, Iago aveva anche un’ora per trovare il suo migliore amico e per scappare insieme. Sarebbe riuscito a farcela? « Ciao spia russa, ti vedo proprio... provato. Sicuro di voler partecipare? » Riuscì a percepire il suo odore, prima di intercettare il suo sguardo. Automaticamente, un sorriso comparve sulle sue labbra. Aveva la nausea, un’espressione da dannato, ma lei riusciva a donargli quella boccata d’aria fresca di cui aveva bisogno. Indugiò qualche secondo per memorizzare alla perfezione il suo odore, prima che sparisse tra quei alberi. « Sono sicuro di volerti trovare. » Un sorriso malizioso comparve sulle sue labbra, mentre le faceva anche l’occhiolino. Oh, merda. Stare con Sam lo stava davvero cambiando. La vide iniziare a correre e il suo sguardo rimase fisso su di lei, fin quando non sparì tra gli alberi. Toccò un’ultima volta il suo orologio, guardando Sam, come se volesse dargli l’ultimo promemoria, prima di iniziare a correre anche lui, cercando di imitare le traiettorie intraprese da MJ poco prima, seguendo anche il suo odore. Aveva il respiro smorzato e la nausea diventava sempre più forte, mentre sentiva i suoi sensi – e di conseguenza i suoi istinti animaleschi – accentuarsi. Sentiva il suo odore sempre più forte e quindi iniziò a correre ancora più rapidamente, per raggiungerla. 55 minuti. Sentiva il suo odore, vedeva i suoi capelli rosso fuoco, era vicina. « Accio Firebolt » Mai una gioia. Era così vicino a raggiungerla e lei era praticamente scomparsa sotto al suo naso. L’aveva vista sfrecciare dall’altro lato della Foresta, rimanendo davvero imbambolato. « MJ perché mi rendi le cose difficili?? Mi odi? Certo che mi odi, come io odio il mondo in questo momento! » Iniziò a borbottare, in un misto tra l’arrabbiato e il disperato. Come avrebbe fatto a trovarla in meno di un’ora? Il suo umore mutava di continuo, mentre continuava a correre, dall’altro lato della foresta. « Non ce la farò mai, sono un fallito, non mi va nulla bene. » Si piangeva addosso, mentre seguiva il suo odore, che grazie ai suoi sensi in evoluzione era più forte di quanto doveva essere. E poi il suo umore cambiava, di nuovo. « Non vedo l’ora di trovarti! » Aveva iniziato pure a saltellare, ma si era dovuto fermare ben presto, perché la nausea era davvero troppa. Insomma, come diavolo avrebbe fatto a trovarla, se non fosse stato un lupo mannaro e la luna piena non fosse stata imminente? Gli aveva reso decisamente le cose difficili. Non vomitare, non vomitare, va tutto bene. Si fermò al limitare dei perimetri imposti dal Ministero. Era lì. Poteva sentire il suo odore dolce. Quell’odore che aveva inseguito fino a quel momento, ora era molto più forte. Lei era lì. Forse, nascosta dietro quel grande albero. 35 minuti. Cavolo, mancava poco. « Hai decisamente reso le cose difficili. » Si ritrovò al suo fianco, con un sorriso sincero. In quel momento non era più disperato, né arrabbiato. Aveva solamente paura. Aveva paura che lei avrebbe conosciuto il mostro, aveva paura che trentacinque minuti non erano abbastanza per ciò che voleva dirle. E aveva anche paura che la luna avrebbe rovinato tutto, che lo avrebbe fatto diventare irascibile e irriconoscibile, come ogni mese. Si avvicinò a lei ancora di più e lentamente le tolse una ciocca di capelli dal viso, intrecciandola dietro il suo orecchio. « ..ma ho cercato di mantenere la mia promessa. » Sorrise e allo stesso tempo deglutì, per scacciare via quel senso di nausea. Si riferiva alla promessa che le aveva fatto
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    all’inizio della corsa, ovviamente. MJ aveva degli occhi bellissimi e da dalla vicinanza poteva vedere benissimo le lentiggini sul suo naso. Forse non aveva mai visto una ragazza così bella. La sua mano scivolò sulla sua guancia, in una piccola carezza. Era bellissima. E a lui piaceva, tanto. Non era bella solo fisicamente, era una bellissima persona. Era tutto ciò di cui non pensava aver bisogno. « Sei bellissima. » Le aveva fatto una promessa nella lettera che le aveva mandato, la stava mantenendo. Non sapeva se fosse così audace a causa della luna, ma quello non era il momento per pensarci su. E così, si lasciò guidare dal suo istinto, per una volta e avvicinò il suo viso al suo ancora un po’ di più, rubandole quel bacio che aveva immaginato di darle dalla prima volta che l’aveva vista. Il suo cuore parve accelerare molto di più mentre le sue labbra si modellavano su quelle della ragazza. Quella sera, almeno per un attimo, quella luna piena imminente non sembrava fargli così tanta paura.
    Interagito con Sam e MJ, citato Dean

     
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    Molto belle le tradizioni, ma davvero non volete ammettere che il più delle volte sono davvero obsolete? Insomma, ci stava onorare il ricordo e tutto, ma la cosa peggiore nel dare una festa era dimenticare lo stile. Insomma, non si poteva fare una bella festa celebrativa ma in chiave attuale? Era così difficile concentrarsi un po’ e farsi venire in mente qualcosa di bello e progressista? No, Friday chiedeva decisamente troppo. E ci stava che era stato costretto ad adornare un palo. Non capiva molto il senso di ciò che aveva fatto, ma andava bene così. Che poi, ad essere sinceri, c’era stato un’accozzaglia di colori e anche i fiori erano delle più svariate misure, quindi il risultato finale non era per nulla bello. Eppure, si era prestato per quella cosa, perché alla fin dei conti era pur sempre una festa e lui non si tirava mai indietro dinanzi ad una festa. Però, seriamente, il senso di quella corsa non lo capiva proprio. Insomma, era una cosa animalesca, che faceva riferimento alla teoria del darwinismo sociale, dove solo il più forte aveva la meglio. E, inoltre, in quel caso la donna veniva vista come damsel in distress che fuggiva da quello che era una sorta di aguzzino, o dal suo predatore. Quindi, alla fin dei conti, durante quella festa, l’uomo rappresentava sia l’aggressore, sia lo knight in shining armour. Quindi, in sintesi, tutto quello non aveva proprio senso. Era lì, a quella corsa, e si stava approcciando nel modo più riluttante possibile, perché lui non correva. L’aveva messo in chiaro sin dall’inizio, se possibile. Friday Mortimer non giocava a Quidditch perché i suoi capelli si sarebbero rovinati e di certo non si metteva a correre, rischiando di macchiare di sudore la sua costosissima camicia di lino. Non era contro ogni tipo di sport, anzi, amava tirare di scherma, ma di certo correre non faceva per lui. Era qualcosa di villano, senza alcuno stile. Eppure, era lì, a mettersi in gioco come sempre e provare un’altra esperienza, perché alla fin dei conti era quello ciò che a lui interessava davvero. Era una nuova sfida, ma avrebbe giocato secondo le sue regole, non c’erano dubbi su quello.
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    « In bocca al lupo con la tua rossa. » Sorrise a Derek, appena il via fu dato per le ragazze. La sua mano scivolò alla sua immancabile fiaschetta, da cui bevve un sorso generoso. La passò automaticamente ad Harvey, perché sapeva benissimo che il suo amico avrebbe accettato. Non sapeva bene per chi lui avrebbe gareggiato, alla fine Harvey era come lui: partecipava essenzialmente per divertirsi, perché aveva le idee molto chiare su come sarebbe andata a finire la serata. Probabilmente, avrebbe trovato quella bionda di cui aveva parlato al Maypole. Le sue sopracciglia si aggrottarono decisamente quando i suoi amici iniziarono a correre. Sperava davvero per loro che riuscissero ad avere ciò che cercavano. Lui, avrebbe giocato seriamente a modo suo, come sempre, d’altronde. Si avventurò nella foresta, camminando tranquillamente. Aveva la testa alta, mentre studiava cosa succedeva intorno a lui. « Mostrati. » Friday parlò, in un sibilo, avendo cura di non avere nessuno nelle vicinanze. Non avrebbe lasciato che il suo più grande segreto venisse rivelato per una tale disattenzione. Un serpente si fece spazio, avvicinandosi al giovane Serpeverde. Lo accarezzò con la punta delle dita, con un sorriso. Era una creatura meravigliosa. Aveva lasciato il suo Dorian al castello, ma i serpenti della Foresta era senz’altro meno addomesticati del suo amico. « Guidami. » Sibilò un altro ordine, in Serpentese. L’animale si voltò verso di lui, facendo sibilare la sua lingua, prima di strisciare nuovamente sul suo ventre, muovendosi tra la vegetazione. Friday iniziò a camminare, guidato dal serpente che lo stava conducendo alla sua preda. Non camminò molto, ma riuscì a scorgere sua sorella, che quel giorno era particolarmente bella. Non si fermò a salutarla, ma si ritrovò in una piccola radura. « Grazie. » Sibilò al serpente, congedandolo in quel modo. « Accidenti! Guarda che disastro. » Si avvicinò a quella voce, riconoscendo ben presto quella ragazza. Conosceva bene Agnes, d’altronde erano della stessa casata e anche lei si distingueva per le sue maniere educate ed eleganti. Probabilmente, anche lei non pensava che quello fosse il tipo di evento ideale per lei. « Sarebbe davvero un peccato rovinare questi bellissimi capelli. » Un sorriso malizioso si palesò sul suo volto, mentre estraeva la bacchetta per effettuare un piccolo incantesimo non verbale, per districarle i capelli. « Molto meglio. » Inclinò la testa da un lato, studiandola. Probabilmente non avevano mai parlato, se non in gruppo. In effetti, Friday si chiedeva perché non avessero parlato prima, dal momento che sembravano abbastanza affini. « Dove avevi intenzione di nasconderti? » Le sue intenzioni gli sembravano parecchio chiare.

    SPOILER (click to view)
    Interagito con Derek e Harvey, trovata Nessie, visto Weed

     
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    Infine il fatidico giorno della caccia era giunto, atteso dai più con un'invisibile eccitazione che serpeggiava tra i presenti, finendo inevitabilmente per contagiare anche i più restii. Erzsébet, dal canto suo, si sentiva stranamente leggera. Quell'occasione di sperimentare la vita di un collegiale, in mezzo ai suoi coetanei, era stata tanto inaspettata quanto gradita. Senza contare che costituiva un'ottima occasione per allargare le sue conoscenze, piuttosto stabili e poco fruttuose sotto diversi punti di vista da quando si era fermata stabilmente a Londra. Non andava bene. Doveva ampliare i suoi contatti, soprattutto maschili, poiché giorno dopo giorno la somma di denaro che aveva messo da parte iniziava ad assottigliarsi e i piccoli lavoretti come Spezzaincantesimi o tuttofare le fruttavano guadagni che, purtroppo, avrebbero potuto coprire solamente perdite sul breve periodo. « I discorsi dei Presidi sono sempre così noiosi? » Sussurrò all'orecchio di Lynn, inarcando il sopracciglio destro. Era una battuta, un piccolo vezzo che si era concessa in quell'occasione, poiché una delle cose che condivideva con la sua identità fittizia era l'aver ricevuto un'educazione familiare. Mettere sempre un pizzico di verità in ogni menzogna costituiva il segreto per diventare dei bugiardi insospettabili e, in ciò, Erzsébet eccelleva tanto quanto Octavian. Lasciò scorrere lo sguardo sui presenti, all'apparenza in maniera del tutto casuale, mentre ne valutava l'aspetto e la fattura degli abiti. Quando Bauldry ebbe terminato di ricordare loro l'importanza storica della caccia e le regole che avrebbero dovuto seguire, sulle labbra rosee di Erzsébet era comparso un sorrisetto divertito. Imitando il resto dei presenti, intonò qualche verso della canzone, ricevette la corona di fiori e rese omaggio all'arrivo dell'estate, con tanto di runa della fertilità impressa sulla pelle. La sfiorò con i polpastrelli, parzialmente affascinata e parzialmente disgustata dal suo intrinseco significato, esattamente come lo era dalla sua famiglia di origine e da quella adottiva, una percezione ugualmente distorta e frammentata. « Ci vediamo alla fine... possibilmente in piacevole compagnia. » Rivolse un sorrisetto sornione alla giovane Guthier e, una volta dato il segnale, iniziò a correre. Non avendo mai frequentato Hogwarts, quella parte della Foresta Proibita le era totalmente sconosciuta, tanto che avanzò per lo più a caso, ben attenta a non restare impigliata con l'orlo dell'abito tra i rovi o fitti cespugli. « Nebulus. » Della nebbia fitta e grigiastra si riversò dalla punta della bacchetta, dispiegandosi tutto intorno a lei, mentre continuava ad avanzare. Superato un intricato insieme di rovi, vi castò un Erbivicus non verbale, in modo da farlo crescere di dimensioni abbastanza da ostruire il passaggio. Si fermò solamente una volta addentratasi più a fondo, dove gli alberi si erano più alti e imponenti, il terreno più tortuoso e insidioso a causa di buche, sassi e radici coperte dall'erba e dal fogliame. Le grida in lontananza la informarono che anche i cacciatori erano partiti e tra loro non doveva esserci più di un minuto di distanza. Bene bene, vediamo se vi hanno insegnato davvero come si gioca. Al di là di Evelynn non conosceva nessuno e, di conseguenza, non aveva nulla da perdere dal rendere quella sfida più difficile per il cosidetto sesso forte. Se qualcuno avesse voluto invitarla, avrebbe dovuto guadagnarsi la sua compagnia; in caso contrario, almeno si sarebbe divertita nell'ostacolare qualche giovanotto. Rimase immobile, in ascolto, e una volta uditi dei passi in rapido avvicinamento scrosciare sul fogliame, lanciò un Engorgio sulle radici dell'albero annesso al piccolo varco rimasto, ben nascoste sotto la discesa.


    Interagito con Lynn.
    Ha castato diversi incantesimi: Nebulus, Erbivicus su un cespuglio pieno di spine e un Engorgio a delle radici, rischiando di far inciampare qualcuno in avvicinamento.
     
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    Dando un’ultima occhiata al telefono — il primo regalo che Rudy le ha fatto, con la scusa bella e buona del così so sempre dove sei —, Ella cammina strascicando quasi i piedi sul terreno. La presenza di Maeve, al suo fianco da quando hanno lasciato le confortevoli mura del castello, la rassicura non poco — se ci fosse dovuta andare da sola, Ella è certa che non ce l’avrebbe mai fatta. Scocca spesso piccoli sorrisi nella sua direzione, infatti, mentre la Corvonero non la guarda, gli occhi dritti avanti, un’aria di sicurezza che Ella è convinta che non riuscirà mai ad ottenere.
    Suo fratello, che ha prontamente risposto al messaggio che gli ha mandato poco prima di uscire dal portone principale, la aspetta al limitare della Foresta Proibita, proprio dove una miriade di altri giovani attende l’inizio della caccia.
    L’idea della corsa non la spaventa — sempre stata una ragazza piuttosto atletica, Ella, più per le gambe lunghe ed il profilo sottile che per una vera e propria attitudine. È più il concetto di caccia a minare la sua già scarsa tranquillità — «Spero si riveli una bella esperienza», sussurra a Maeve, poco prima di scorgere finalmente la folla e alcuni volti già conosciuti tra i corridoi di Hogwarts.
    Tra i saluti generali, Ella sfiora con delicatezza la manica dell’abito della rossa, un gesto infantile ma spontaneo, scoccandole un piccolo sorriso nervoso, «Resti qui nelle vicinanze? Io devo trovare mio fratello», e, al cenno d’assenso dell’amica, si muove rapidamente tra la folla, nel tentativo di scorgere Rudy per via dell’altezza e dell’inconfondibile cipiglio burbero.
    Intravede i suoi amici — Sam e Iago, che ha conosciuto al Maypole —, e fa per avvicinarsi al piccolo gruppo radunato attorno a loro, con le mani dietro la schiena, la perfetta rappresentazione di una delle poche giovani che la purezza paiono emanarla per davvero. È quando si trova a solo pochi metri da loro che il suo sguardo viene catturato proprio dalla figura di suo fratello, che, in ritardo, si addentra nella radura.
    Scivolando tra la folla, cercando di evitare il più possibile ogni tipo di contatto fisico, Ella pare fluttuare innocuamente fino a suo fratello, al quale non risparmia il consueto abbraccio come saluto — finalmente stretta da un calore conosciuto, Ella si sente improvvisamente a casa.
    «Sei un bugiardo, avevi detto che eri già qui», esclama, rimproverandolo bonariamente, con il suo solito tono di voce che rasenta il mormorio, «come ti sembro?», si stringe nelle spalle, Ella, piuttosto felice della scelta di un abito che, tutto sommato, è convinta la faccia sembrare una nuvola, in mezzo ai veli bianchi.
    «Quindi, hai intenzione di inseguirla?», domanda poi, gli occhi accesi da una curiosità infantile, brillanti alla prospettiva di una sorta di famiglia, che ha in mente da quando Rudy ha accennato ad Olympia.
    È al fianco di suo fratello che resta durante il discorso di Bauldry, stretta sotto al suo braccio che le cinge delicatamente il fianco, «Oh, quindi… quindi in caso succeda qualcosa, qualsiasi cosa, o io mi senta… in difficoltà-», attende, Ella, dopo essere intervenuta in una piccola pausa del preside, e torna ad ascoltare con attenzione quando l’uomo riprende a parlare, «basta lanciare un segnale che indichi la nostra presenza, giusto?».
    È un tremolio a scuoterla, ed Ella si lamenta del freddo nel tentativo di dissimulare la preoccupazione — probabilmente, partecipare a quella corsa è sempre stata una brutta idea, e dovrebbe andarsene ancora prima di incominciare i riti preparatori. È la presenza di Rudy che, però, ancora una volta la trattiene e la tranquillizza, «Posso… insomma, ehm- possiamo fare qualcosa per non… perderci troppo di vista?».

    Dopo essere nuovamente scivolata al fianco di Maeve, aver ricevuto il simbolo e la corona di fiori, Ella scocca un ultimo sguardo verso Rudy, che non ha mai perso di vista e da cui non si è mai allontanata troppo.
    In pochi secondi, il caos — una scintilla rosa che saetta verso l’alto, ed una macchia confusa di bianco che si muove in avanti e si sparpaglia. Ella non ha altra scelta che seguirla, iniziando a correre senza una vera meta, a correre finché le gambe glielo permettono, tenendo un lembo del vestito con la mano destra, e la bacchetta nella sinistra, ad onorare il suo essere ambidestra, ma comunque più pronta a rispondere con riflessi mancini.
    Sorprendentemente perfino per se stessa, riesce a correre per un tempo che le pare infinito, molto più lungo di quanto era abituata e credeva di poter sopportare — è dovuto a quelle gambe lunghissime, che la stanno portando lontano, che la fanno schizzare tra le ragazze ed i ragazzi più veloci, ormai partiti da parecchio. Si arresta solo qualche volta al limite con un ostacolo, come un ramo contro cui, per poco, non si scontrava. Ma riprende a correre, Ella, senza darsi troppo tempo per respirare, finché non raggiunge uno spazio più aperto, senza essere circondata da troppi rami e rovi.
    È lì che si ferma, quasi gettandosi a terra dalla fatica, dopo un ultimo scatto forse fin troppo azzardato. Il sole ormai tramontato, il buio che incombe sulla foresta, ed il suo cuore che incomincia a palpitare, indeciso se essere rassicurato o spaventato dall’apparente quiete tutt’attorno.
    Ella si ritira, quindi, vicino ad un tronco di un albero, sedendosi a terra, raggomitolandosi, quasi, nel tentativo darsi tempo per decidere il da farsi senza essere trovata. L’idea di un incantesimo di trasfigurazione la sfiora, ma decide comunque di abbandonarla. Resta immobile, perciò, attenta a percepire un qualsiasi rumore, stringendo le dita sulla bacchetta che è ancora salda nella sua mano sinistra — il fiato corto, i polmoni che ringraziano il momento di respiro, Ella realizza che non le sembra più un gioco, ormai.


    Interagito con Maeve e Rudy, citati Sam, Iago e Olympia #perdonatelaèinanZia
     
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    « Nota a margine da far restare tra noi.. » disse a bassa voce, con un sorriso stampato sulle labbra mentre osservava i presenti tutti radunati a cantare in coro. Scoccò un'occhiata a Friday ed Harvey, cercando di capire se avesse la loro attenzione. « Vi ricordate che tre quarti delle ragazze si stavano lamentando di correre? » Una domanda retorica a cui seguì un cenno in direzione della pletora di donzelle. « Però il vestitino bianco alla fine l'hanno messo. » Lanciò un'occhiata furbesca e divertita agli amici, prima di soffocare una piccola risata e ricomporsi non appena uno degli insegnanti gli scoccò un'occhiataccia. Derek, a quella tradizione, non aveva mai partecipato. Non la trovava ridicola perché, in fin dei conti, faceva pur sempre parte della loro cultura; tuttavia non era stato l'unico a trovare insolito il ritorno in auge dell'usanza. L'unica nota stonante, a suo avviso, era stata l'assenza della sorella. Si direbbe che i fratelli maggiori debbano avere quell'istinto protettivo intrinseco che li dovrebbe portare a gioire di una cosa del genere, ma non era il caso di Derek. Lui, nel suo piccolo, aveva sempre confidato nel fatto che Savannah fosse perfettamente in grado di difendersi da attenzioni indesiderate e scegliersi i propri cavalieri. Era dunque stato un peccato, a vista sua, il fatto che la bionda avesse deciso di non partecipare. Non le aveva comunque detto nulla a riguardo, chiedendole solo una volta se fosse certa della scelta presa, per poi lasciar perdere in segno di rispetto.
    « In bocca al lupo con la tua rossa. » Preparandosi ai posti di partenza, Derek scoccò un occhiolino al compagno di stanza. « In bocca al lupo anche te. » Il fatto che fossero loro, i lupi della situazione, rendeva il tutto solo più divertente in quel frangente. Perché Derek, lo spirito della tradizione, lo aveva abbracciato quanto più poteva. Pur conscio del fatto che quella corsa sarebbe potuta finire nel giro di tre minuti se solo avesse scelto di utilizzare la legilimanzia per la ricerca di Maeve, si era tenuto ben alla larga da quella tentazione. Dove sarebbe finito tutto il divertimento? Senza contare la contravvenzione alle proprie stesse regole riguardanti l'invasione della privacy altrui.
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    Dato il via con una scintilla azzurra, Derek scattò insieme ai compagni alla volta della foresta, acquistando sempre più velocità mentre le grida e le risate si disperdevano pian piano tra le fronde degli alberi. Sebbene fosse stato attento a capire per lo meno da dove Maeve avesse cominciato la corsa, gli fu presto evidente che senza alcuna strategia in proprio aiuto, l'intero evento si riassumeva in un andare completamente a casaccio. Beh, almeno è rossa. Si nota molto di più. Una magra consolazione, dato che in ogni caso, l'Inghilterra non mancava di pel di carota. E infatti il Serpeverde si ritrovò a girare per almeno dieci minuti completamente a vuoto, fin quando, seccato, prese un sospiro. Estratta la bacchetta e chiusi gli occhi alla ricerca di concentrazione, pronunciò la formula « Ascensio. » I piedi del moro cominciarono a staccarsi lentamente da terra e il vociare dei compagni a farsi sempre più lontano mentre lui levitava sempre più al di sopra delle chiome degli alberi. Stando attento a non perdere il controllo dell'incantesimo, Derek cominciò a spostarsi lentamente, guardandosi intorno nella speranza di individuare quella ben nota chioma rosso fuoco che stava cercando. Dovette spesso aguzzare la vista, muovendo la testa qua e là per federe oltre gli impedimenti di alcune fronde, ma alla fine riuscì a trovare una figura che, almeno da lontano, sembrava assomigliare a quella della Corvonero. Sicuramente fu di grande aiuto il fatto che si trovasse al centro di una radura.
    Ok, sud-est. Con quelle indicazioni, cominciò pian piano a scendere fino a toccare nuovamente il terreno con i piedi. A quel punto, lanciato l'incanto quattropunti, seguì la traiettoria indicata fin quando non giunse al punto desiderato. « O ti tramuto in un Vermicolo, molto in tema con la tua natura, idiota. » Ridacchiò tra sé e sé, scuotendo appena il capo. Sempre la solita, Cousland. Per sicurezza, tuttavia, decise di castarsi un Protego a bassa voce, così da non rischiare di ritrovarsi trasformato in un Vermicolo prima ancora di poter dire ballo. Una volta presa questa precauzione, dunque, sollevò le mani in alto come in segno di resa, avvicinandosi a passi lenti alla ragazza. « Mi sento ingiustamente attaccato, Cousland. » disse, uscendo dalle tenebre con un sorrisino ironico stampato in faccia. « Almeno ascoltare cosa la gente abbia da dire prima di rifiutarla in maniera così netta?! » Ridacchiò, fermandosi a un paio di passi da lei. Per qualche istante rimase in silenzio, intento a guardarla per leggerle una qualsiasi reazione in volto. « Spero che quella minaccia non fosse rivolta a me, perché.. » Aspirò l'aria tra i denti, inclinando il capo di lato in un'ironica smorfia di fravità. « ..beh, in quel caso mi sentirei abbastanza stupido a chiedertelo.. » Fece un altro passo avanti, prendendo gentilmente i polsi della ragazza tra le proprie dita. « Vuoi venire al ballo con me, Maeve? »

    Interagito con Friday, Harvey e Maeve


     
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    Tristan non partecipa alla corsa, quegli stronzi dei suoi coinquilini non l'hanno invitato alle loro roba del calcetto e lui si è ritrovato a bere birra, in quell'appartamentino che somiglia sempre di più ad un campo minato, con la roba di tutti sparsa un po' qua e un po' in là. E' alla seconda bottiglia di Peroni che decide che è l'ora di vestirsi, con una camicia beige comprata anni prima - bottino di guerra di una seduta di shopping con Nate - e dei jeans, giusto per non smentirsi mai. Con una sigaretta rollata sopra l'orecchio e la terza bottiglia tra le mani, arriva al limitare della Foresta, allungandosi un po' per cominciare a cercare tra la folla Led o quegli altri due. Gli occhi chiari si soffermano sull'inconfondibile ciuffo di Peter e, con una sgomitata qua e una là, si avvicina al gruppo, dando poi una gentile pacca sulla spalla a Spike. « Siete proprio dei coinquilini di merda. Dovrei mandare una segnalazione su di voi alla pagina di Wizbook. » Se ne entra così, per poi rivolgere un cenno di saluto a James, già conosciuto alla sua festa di compleanno, presentandosi infine agli altri. E' quando allunga la mano verso Randy che una fatina decisamente irriverente sfila sotto i suoi occhi. La bionda saluta i suoi coinquilini, decidendo volutamente di far vergognare i suoi genitori per la sua profonda maleducazione nel non rivolgergli nient'altro che uno sguardo. Uno sguardo decisamente eloquente che Zip recepì come l'ulteriore sfida che la Scamander gli lancia nel giro di pochi giorni. La fissa scivolare via, con gli occhi che si soffermano a notare quanto le stia bene quel vestito. Salutami tua cugina! Pensa, scrollando il capo divertito. Un riccio gli ricade davanti al volto, facendogli capire che forse sarebbe meglio legarsi i capelli in un codino basso, per correre in totale comodità. E' questo che sta facendo quando, con la coda dell'occhio nota un movimento alla sua destra. «Hey, non sapevo avresti partecipato» Il suo sguardo si trasla su di lei, cercando di apparire quanto più sereno possibile per quanto nell'ultimo periodo non lo sia stato affatto, non dopo averla beccata nuovamente fuori da un locale, strafatta come al suo solito. Finisce di chiudersi il codino con un laccetto scuro che aveva stretto al braccio. « Ma davvero? Ti hanno hackerato nuovamente il profilo Wiztagram? Più bersagliata dei famosi. » Si ritrova a commentare, con quella sua solita nota di sarcasmo spicciolo ad impreziosire la sua voce. In fondo appena qualche mese prima gli aveva lasciato un commento sotto una foto, prima di cancellarlo repentinamente. «Ci sono molte ragazze in bianco, comunque spero tu trovi quella che cerchi» Lui non può far altro che annuire, questa volta con un sorriso sghembo ben più sincero di quello precedente. « Oh sì, tranquilla, sicuramente la troverò. » Le riserva un occhiolino, prima che il nuovo preside prenda a parlare, con il coro dell'Antoniano che intona una canzonzina - che si rifiuta di cantare -, i rituali di turno prendono a svolgersi così come li ricorda dal passato Midsummer in Svezia e alla fine le ragazze si muovono in avanti, cominciando a muoversi tra gli alberi. Con un sorriso segue una traiettoria ben precisa, per poi dare una gomitata ad entrambi gli amici. « Spi, mi raccomando non perdere d'occhio Ronnie e Marie! » Dice con tono canzonatorio, sentendosi più leggero a riguardo solo perché non ha ritrovato Led nel gruppone e quindi spera che abbia deciso di non partecipare a quella tappa. In caso contrario, farò un bel discorsetto al suo accompagnatore non appena lo becco alla festa! « E tu..siamo ansiosi di sapere chi è la tua prescelta, dato il velo misterioso che hai calato sopra la tua scelta. » Sciabola le sopracciglia in direzione di Peter, per poi finire di bere l'ultimo sorso di birra, appena qualche istante prima che il preside decreti l'inizio della loro corsa. Parte con qualche secondo di svantaggio rispetto a coloro che ha intorno, decidendo di non voler essere uno dei tanti nella mandria, rimanendo giusto qualche passo indietro. Segue però la traiettoria centrale, avendo fissato un albero ben preciso come punto di riferimento. Salta radici, evita rami fin troppo bassi, scivola tra gli alberi con l'agilità che il giocare a Quidditch, nonostante tutto, gli ha donato. « Ti dico che è andata da questa parte, Ced! Roxie pure. » Becca due ragazzi, poco più avanti rispetto a lui, che parlano animatamente di una certa bionda di sua conoscenza e di un'altra ragazza che non conosce. E allora che, seppur a distanza, segue la loro scia per capire se hanno effettivamente idea di dove stiano andando o se seguono la regola "a casaccio" pure loro. E' solo quando la vede in lontananza che tira fuori la bacchetta, dopo una veloce occhiata intorno a sé per constatare che sia effettivamente abbastanza lontano da chiunque per non essere scoperto, per castare un Gambemolli su quello che deve essere Aaron che cade a bocca avanti, a baciare l'erba. « Queste radici di merda! » Urla, cercando di rialzarsi, ovviamente a fatica, mentre il compagno se ne frega e corre in avanti, fino ad arrivare alla ragazza. « Sì, certo che la conosco, è andata da quella parte. » Nascosto dietro un albero, Zip scoppia a ridere, abbastanza certo che lei non abbia la più pallida idea di dove sia andata questa fantomatica Roxie. La osserva ancora per qualche attimo, mentre passeggia sopra il busto di un albero, per poi scivolare via dall'ombra e prendere a correre nella sua direzione. Fin quando non la raggiunge e si blocca, con un sorrisetto sornione sul volto. « No, grazie, non ho bisogno anche io d'indicazioni sbagliate! Ho già trovato chi cercavo. » Sciabola le sopracciglia verso l'alto, avvicinandosi di qualche passo. « Però sei stata davvero gentile a fermarti per aiutare dei poveretti a ricercare le loro dame. » Continua. « Sempre che tu l'abbia fatto per buon cuore e non per farti trovare più velocemente da qualcuno in particolare. » Questa volta la voce si tinge di pura sfacciataggine, abbastanza convinto di aver decifrato bene i segnali che gli aveva lanciato. Prima la foto, poi il commento pieno di pepe, in seguito il follow su Wiztagram e per finire la sfilata sotto il naso di pochi istanti prima. « Perché, in tal caso, dovrei anche dirti grazie. » Fa un occhiolino, per poi salire anche lui sull'albero, con un balzo, prendendo a camminare verso di lei. « Dato che hai tenuto a specificare che il buon gusto è nel tuo DNA quando hai postato una mia foto..- le si fa sempre più vicino -..ci vieni al Midsummer con me? » Il sopracciglio destro svetta verso l'alto insieme all'angolo della bocca. « Prometto che non mi metterò in mezzo alle tue foto, ma mi lascerò fotografare consensualmente questa volta. » Allunga una mano verso di lei, con un sorrisetto. « Io sono Zip, comunque. Sai, per la prossima volta in cui vorrai salutare tutti e saltare me perché non sai il mio nome. »

    Interagito con Peter, Spike, salutato James e presentato al resto del gruppetto.
    Interagito con Win e Lux e castato un piccolo innocente incantesimo contro un poveretto che intralciava la nostra strada 👼🏻



    Edited by anesthæsia¸ - 2/6/2020, 14:20
     
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    Lily rivolge uno sguardo complice a Karma quando Lux decreta il verdetto: sono effettivamente gemelle. Le viene da ridere a trovarsi di fronte ad un'altra lei, per quanto sia ancora possibile cogliere la differente sfumatura del colore degli occhi o dei capelli. Hanno una corporatura simile e più o meno la stessa altezza; distinguerle sarà difficile, a meno che non ci si avvicini abbastanza. «Non avrai bisogno di braccare proprio nessuno. Metti piede fuori da qui e la tua incommensurabile aura farà da esca dalla Foresta Proibita sino all'Australia.», e se così non fosse, sarà la volta buona che uccido un Weasley. Lily non ammette repliche di nessun tipo, né accetterà mai di rivedere il volto di Karma rigato da lacrime di paura e rabbia. Non una seconda volta. Indossa il migliore dei suoi sorrisi, con l'obiettivo di incoraggiare l'amica - la sorella, ormai - a rasserenarsi. Non ha nulla da temere. «Non saprei, vedremo che tipo di sorprese ci regalerà il Midsummer.», risponde alla domanda di Karma, realmente confusa a riguardo. Di vista, più o meno, le sembra di conoscere tutti. Ma in fondo, chi conosce davvero? «Qualcuno che sia in grado di correre veloce, comunque, perché ho intenzione di sfruttare le mille maratone che Dragomir ci fa fare un giorno sì e l'altro pure.», solleva l'angolo della bocca, in un'espressione buffa, allo scopo di allentare la tensione che lei stessa prova, come se di lì a qualche minuto si stesse per giocare effettivamente una partita. Curioso, però, che il suo ruolo di Cercatrice venga adesso usurpato da altri. Più che altro dovrà immedesimarsi in un Boccino, così rapido da non distinguersi nell'azzurro del cielo, non fosse per alcuni bagliori di luce riflessi su di esso. Sam la distoglie dalle fantasticherie a tema Quidditch, richiamandola alla realtà della preparazione all'evento più discusso della stagione. «Sicuro che non ti serva nulla?», domanda, curiosa, dando un rapido sguardo a Iago per cogliere il minimo lampo di incertezza. «Sam, per quel discorso di oggi... Sono certa che andrà bene. Forza, siamo una squadra. Il team Scamander, oggi, combatte per vincere.», spalanca la mano in direzione del soffitto, disegnando una traiettoria semicircolare ed immaginando l’arcobaleno a colorarla. Sempre che il pentolone, alla fine, non rechi solo cianfrusaglie, si ritrova a pensare, lasciando Sam e Iago a confabulare di chissà cos’altro. Indossa la tutina bianca, identica a quella di Karma, lega i capelli in una coda di cavallo ed è subito fuori, la mano stretta a quella di Lux, pronta per l’avventura. Agitata, certo, ma in fondo non dovrebbe essere nulla di così terribile. Solo una corsa, e per di più con tanti amici. «Siete meravigliose.», dice alle ragazze, vestite d’un bianco accecante. Saluta Betty, rivolgendole un sorriso d’incoraggiamento. Indossa la corona di fiori, compie il rituale propiziatorio, poi piega leggermente il ginocchio sinistro, con la gamba destra distesa, pronta a scattare. Quando il cielo si tinge di rosso, Lily si lancia in avanti, guadagnando rapidamente terreno, al fianco di Lux.
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    Corre più veloce possibile, il vento che le scompiglia i capelli - tanto che decide di slegarli, senza azzardarsi a fare alcun tipo di sosta. Stanno giocando a nascondino, no? Il secondo sparo arriva poco dopo, spingendo Lily a voltarsi indietro, giusto per capire quanto lontano sia andata. Si rende conto di aver perso Lux - troppo impegnata, come uno spirito competitivo richiede, a muovere i passi uno dietro l’altro, anche a costo di scollegare la mente pur di risparmiare energia destinata ai muscoli. Pericoloso, molto pericoloso, lasciarsi andare a quel modo. Un vantaggio, ogni tanto, perché l’istinto presta coraggio lì dove manca, ma parimenti un grosso difetto. Si ferma dietro un albero, l’ambiziosa Serpeverde, riprendendo fiato e sentendo i polmoni bruciare. Quando avverte un suono lamentoso, crede si tratti di un partecipante sfiancato dalla corsa, per cui trattiene il respiro, ben decisa a non farsi scoprire. Guarda di sottecchi, ma non vede nessuno. Si sporge a destra del tronco, solo un pochino, per valutare la situazione e scoprire l'identità dello sconosciuto. Nessuno. Ridacchia, Lily, immaginando subito cosa le direbbe sua madre: sono i Nargilli, non spaventarli, hanno delle proprietà miracolose! - ma il sorriso le muore in gola quando la traiettoria delle iridi verde prato si sposta sul cespuglio davanti a lei. Si lancia in avanti, tira fuori la piccola sagoma di pelo lì nascosta, osservando un Kneazle con una ferita alla zampa destra. Lo accarezza delicatamente, stabilendo un contatto di fiducia - o almeno spera -, facendogli capire di essere un'amica. «Epismendo.», punta la bacchetta contro l'erosione superficiale, augurandosi che rimargini in fretta, soprattutto perché non è mai stata brava con gli incantesimi di guarigione. Le maniche della tutina si macchiano, sembra quasi aver fatto a pugni con qualcuno. «Da bravo, ecco, così.», gli sorride, guardando il Kneazle che si erge sulle zampe e si stiracchia, compiaciuto. Un fruscio di rami alle loro spalle, però, lo spaventa, facendolo correre a più non posso nel folto della Foresta Proibita, lasciandola sola a fronteggiare l'ignoto. «Disillio.», lancia un incantesimo di Disillusione su se stessa, acquisendo i colori del tronco dell'albero. Solo quelli, però. Gliel'avevano detto fosse estremamente difficile. Infatti Lily, adesso, sembra più che altro una protuberanza mal riuscita del legno su cui è poggiata. Magnifico.

    Interagito con Karma, Lux, Sam e citato Iago.
    Salutata Betty e le ragazze intorno.
    Ha sentito un rumore, potrebbe essere stato chiunque, fate vobis. <3

     
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    Era lì, Molly Jane, con la schiena poggiata su un tronco massiccio, enorme, gli occhi verdeacqua fissi sulla luna che si prendeva il suo spazio nel cielo, lentamente, mentre i colori azzurri del tardo pomeriggio si tingevano di tonalità bluastre. Avrebbe voluto restare lì per sempre, dialogare con questa luna che, pallida ed ancora nascosta per metà, assisteva a quel miracolo terrestre, spettatrice muta ed onnisciente. Chissà cosa le avrebbe detto, se le avesse potuto dir qualcosa in più su ciò che lei, regina del cielo nella notte, vedeva ancor prima di loro, piccoli ed insignificanti creature, pedine delle sue influenze, affascinate dal suo mutevole arbitrio. Dipendono da te un sacco di cose, stronzetta! - pensò MJ malinconica e sospirante, mentre respirava l'aria pulita ed incontaminata dell'estremità delle foresta, dove in un giorno qualsiasi avrebbe temuto il manifestarsi di creature spaventose, orripilanti, ora disperse chissà dove nei limiti non circoscritti dall'intervento magico del Ministero. Si potevano comunque udire dei versi irriconoscibili, di tanto in tanto, in lontananza; non avrebbe saputo dire a quale tipo di creature appartenessero, ma sapeva bene che gli abitanti della Foresta Proibita fossero i più variegati, da creature meravigliose ad esseri che sarebbe stato meglio eliminare dalla faccia della terra, parassiti e dipendenti dalle forze altrui. Lo aveva compreso meglio durante il periodo buio del lockdown che l'aveva fatta cambiare, incupendo il suo spirito, mutando la sua mente; guardò la sua Firebolt poggiata sull'altro lato dell'arbusto, pensando a quanto le mancasse ambire ad un suo futuro sulla scopa, spezzato da qualcosa di più forte della volontà, che le aveva scombinato le prospettive. Sarebbe sempre stata brava a volare senza alcun tipo di riconoscimento ed in fondo, adesso le andava anche bene così: aveva affrontato sé stessa e vi era uscita diversa, proiettata in un futuro in cui chissà, magari sarebbe stata davvero apprezzata per la sua capacità di rimettere insieme i suoi pezzi ed uscirne più forte, più capace, più grintosa. Per la sua creatività, per il suo ingegno: sognava, la piccola Weasley, guardando l'occhio lunare che scandiva il tempo che la separava da Iago, perso chissà dove alle sue spalle, in una foresta già di per sé oscura, sempre più avvolta nel buio;
    « Sono sicuro di volerti trovare. » le aveva detto, poco prima che l'ex Serpeverde si mettesse a seguire il flusso delle sue compagne, addentrandosi tra gli alberi fitti, coinquilini delle tenebre. Quelle parole l'avevano accompagnata per tutto il viaggio sin lì, l'estremità che aveva raggiunto, troppo lontana persino per le sue previsioni. Lui era sicuro di volerla trovare; sorrideva al solo ricordare il suo della sua voce con quell'accento diverso, poco familiare al suo orecchio, ma che facilmente le arrivava dritta al cuore. Se Lui era sicuro di volerla trovare allora la stava sfidando e lei, inconsciamente, divenne sicura di non voler farsi trovare: perché per lei la vita era un po' questo, un gioco, una partita, instancabile ed infinita. Non potevi desiderare una cosa che il momento dopo ne desideravi un'altra, o una contromossa, una diversa prospettiva che non avevi considerato, un nuovo piano, nuove idee, nuovi stimoli. Non aveva pensato di poter raggiungere quella sicurezza finché non ci si era trovata, finché non aveva udito quelle parole ed adesso, vi ci sguazzava felice come una bambina, inebriata dall'idea che aveva un raggio d'azione molto più ampio. MJ aveva intuito, in qualche modo, che non servivano particolari fronzoli o maschere per attirare la sua attenzione, era riuscita a farlo semplicemente approcciandosi a lui come avrebbe fatto con chiunque, in qualunque situazione: non essendo nient'altro di diverso che sé stessa, contraddittoria, complessa, difficile. Si tolse la corona di fiori dalla testa quasi ormai spoglia, sopravvissuta chissà come alla corsa sulla scopa; se la portò allo stomaco, poi al petto, avvertendo in qualche modo che Lui avesse accolto a pieno la difficoltà dell'impresa, che fosse vicino, che avesse vinto. Per un attimo temette di sbagliare, che sarebbe arrivato qualcun altro al suo cospetto e avrebbe dovuto giustificare l'uso della scopa, proprio lì accanto a lei; prese un respiro, preparandosi all'evenienza. Poteva sbagliarsi, non aveva alcuna certezza che lui stesse per arrivare: magari aveva sbagliato tutto. Magari Lui voleva solo prenderla in giro, beffarsi di lei e farla arrivare proprio lì per farla accorgere di quanto patetica fosse, a sospirare alla luna i versi più famosi della letteratura di tutti i tempi, simbolo dell'amore più puro ed immanente. Iago d'altra parte, per mano dello stesso autore, era l'antagonista dell'Otello, non il giovane rampollo dei Montecchi, l'eroe romantico che diede la vita per la donna che amava andando contro il mondo intero. « Hai decisamente reso le cose difficili. » Eppure il nostro Iago lo fece: andrò contro tutta la Weasley, intera. Contro il suo carattere torbido, contro il suo talento a complicare la vita di tutti coloro la circondavano, contro le sue ombre più oscure e contro la sua incapacità di afferrare le cose prima che fosse troppo tardi. Andò contro ogni suo limite ed ogni distanza che, piccola ed inesperta, inculcava tra lei ed il resto del mondo, soprattutto di coloro che amava. Ma non questa volta. « ..ma ho cercato di mantenere la mia promessa. »
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    Sorrise, sollevata sia che nessuno l'avrebbe denunciata per l'uso improprio della magia, sia che Lui fosse lì, che ce l'avesse fatta, che la guardasse dritta negli occhi. Iago azzerò dapprima le distanze e lei riuscì finalmente a mettere a fuoco quanto fosse effettivamente ridotto male, sotto il giallo opalescente di una luna quasi piena che li illuminava, proprio a ridosso dell'ultimo grande albero della foresta. Aveva una manata stampata in faccia e delle occhiaie che facevano invidia alle sue notti insonni passate a scrivere: sembrava un membro attivo e partecipante di un Fight Club, o che avesse preso dritto uno di quegli alberi in faccia nella missione di trovarla. Ma no, se lo ricordava così malconcio ancor prima dello scoccare delle luci rosse all'inizio dell'evento, quindi doveva essere successo qualcosa di decisamente più impegnativo in precedenza. Era sul punto di chiederglielo, mista tra curiosità e preoccupazione, quando Lui le mozzò definitivamente il fiato. Non riusciva d'un tratto a ricordare come si respirasse. « Sei bellissima. » Il suono venne meno, la coscienza venne meno, il controllo del suo ritmo cardiaco accelerato venne meno, quando Lui la baciò. Fu un attimo: gli stava sorridendo, beota, puntando i suoi occhi enormi verdeacqua in quelli dolcissimi nocciola del ragazzo, gli stessi che non aveva mai dimenticato dalla partita. Gli stessi che ricordava benissimo e a cui s'era aggrappata quando aveva temuto che i suoi sentimenti non fossero ricambiati con la stessa intensità, quando si era sentita ignorata, tradita, surclassata. E poi, buio. E poi, il contatto con delle labbra carnose, un sapore dolce, la consapevolezza che non avrebbe mai voluto staccarsi da quel primo bacio, tanto voluto, tanto desiderato, che per quanto cercò di far durare il più possibile, le sembrò durare comunque troppo poco. La sensazione nel petto era strana: niente di mai provato prima, nemmeno lontanamente. Sentiva di essere nel posto giusto al momento giusto e per una volta, percepiva anche quella luna gigante come alleata, in quella sera magica che stava facendo avvicinare due anime complementari sotto il suo cospetto. « Non so ballare, ma... » gli disse in un momento in cui le parve di non trovare lucidità, continuando a sorridergli senza distaccarsi troppo da quella vicinanza finalmente raggiunta, sorridendo e sorridendo ancora come l'idiota che era felice di essere. « Facciamo questa cosa folle, inaspettata ed impensabile di andare a questo dannato ballo insieme? » Gli chiese sorridendo sotto il naso lentiggionoso, ormai incurante all'idea di porre loro dei limiti. Lo guardava senza voler distaccare mai lo sguardo, bramosa e commossa, con quegli occhi giganti simili alla grandezza di quella luna che aveva quasi completato il suo ciclo ed era come se li guardasse, maliziosa e compiaciuta. E poi lo baciò di nuovo, questa volta lei, come a voler risponderle, beffarda: baciò Iago con ancora più intensità, sperando che nemmeno lei avrebbe potuto avere il potere di influire su quell'amore che, timido, stava sbocciando sotto il suo occhio vigile ed indiscreto.
    Interagito con:
    Iago 🌙


    Edited by birdwoman - 4/6/2020, 22:19
     
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    Ovviamente si rifiutava di cantare in coro come un merdoso usignolo, quello sfoggio di corde vocali non faceva certamente per lui; era molto più concentrato sulla ricerca della sua preda. « Ma perchè cazzo sono tutte bionde? Uno come minchia fa a beccare quella giusta? Hai fatto bene tu a sceglierti una rossa. » Disse rivolto a Derek, come lui più che restio ad unirsi a quei coretti imbarazzanti. « Nota a margine da far restare tra noi.. » Si voltò verso l'amico, lieto di dover distogliere l'attenzione da quel patetico quadretto fatto di voci starnazzanti. « Vi ricordate che tre quarti delle ragazze si stavano lamentando di correre? Però il vestitino bianco alla fine l'hanno messo. » Nascose la risata con un colpo di tosse per non attirare le occhiate dei professori, o peggio ancora rischiare che quelle innocenti donzelle pensassero che stesse ridendo di loro. « E se ci fate caso molti lasciano ben poco all'immaginazione... » Buona parte degli abiti bianchi erano talmente corti che le ragazze avrebbero dovuto tenere le mani lungo i fianchi durante la corsa; sempre che non preferivano mostrare le loro grazie a tutti. « In bocca al lupo con la tua rossa. » Mentre afferrava la fiaschetta di Friday lasciò scivolare lo sguardo verso la preda di Derek che per qualche strana congiunzione astrale era in compagnia della sua di preda. Il lungo abito bianco donava ad Ella un aspetto etereo, impalpabile addirittura. Sorseggiò con un sorriso la gentile offerta di Friday, la giusta carica di energia che gli serviva per quella corsa. « In bocca al lupo anche te. » « Fortunatamente gli in bocca al lupo non mi servono, ragazzi ci vediamo più tardi... » Restituì la fiaschetta all'amico e sfregò le mani tra di esse mentre osservava le ragazze correre dritte nella foresta. Molte emettevano risate e gridolini, come se non avessero mai corso in vita loro. Il suo sguardo era fisso sulla figura di Ella, deciso a non perderla di vista per il maggior tempo possibile. Quando il nuovo preside scagliò la freccia azzurra nel cielo si lanciò all'inseguimento della sua piccola ninfa dei boschi. « A dopo stronzi. » La partenza dei ragazzi fu caratterizzata da urla più decise, ad un occhio esterno dovevano sembrare un gruppo di cavernicoli, ma dopotutto la conquista risvegliava l'istinto primordiale della caccia che albergava in ognuno di loro. La ragazza è ormai sparita nel folto della foresta, per trovarla non può fare a meno di avanzare tenendo gli occhi ben aperti. Passa di fronte a diverse coppie già belle che formate. Sai che divertimento. Un gruppetto di ragazze cerca di superare le radici di un grosso pino che hanno sbarrato loro la strada, non appena lo vedono emettono dei gridolini imbarazzati e cercano di superare l'ostacolo con più impegno. Come se stesi cercando una di voi. Vorrebbe dirlo a parole, ma l'ultima cosa di cui ha bisogno è un gruppo di ragazzine piagnucolose che lo accusano di essere uno stronzo. Continua a perlustrare la zona quando la voce di un ragazzo poco più avanti di lui attira la sua attenzione. « Piccola Black dove sei? Ti ho vista poco fa...esci prima che Toby ti trovi.» Coglione. Quale ragazzo sano di mente parlava di sé in terza persona? Nessuno, ecco quale. Certamente non si sarebbe lasciato fregare da quell'idiota senza spina dorsale. Estrasse la bacchetta e prima ancora che il ragazzo potesse reagire scagliò un clemente impedimenta nei suoi confronti. Se non fosse stato proibito gli avrebbe dato un pugno sul naso più che volentieri, ma era più che sicuro che il nuovo preside non avrebbe apprezzato l'uso delle maniere forti e che avrebbe punito tutto ciò con un bel divieto di partecipare alla festa. « Ora Toby ringrazia di avere ancora tutti i denti. » Saluta il ragazzo con un sorriso di scherno. La ricerca di Ella sembrava un buco nell'acqua, ma Harvey si era fissato con la ragazza e non si sarebbe lasciato distrarre. La semi oscurità rendeva tutto più complicato, ma perlomeno aveva alleviato il calore causato dalla giornata di sole. Accelerò il passo e fu quasi sorpreso quando scorse la chioma bionda della ragazza di fronte a sé. La osservò nascosto dall'ombra delle piante, mentre attraversava la radura che si apriva di fronte ai suoi occhi. Era chiaramente affaticata dalla corsa, ma dopotutto chi non lo sarebbe stata?! L'unica cosa che gli impedì di precipitarsi da lei fu lo sguardo sospettoso e allarmato che vedeva nei suoi occhi. Uno sguardo che spesso aveva visto sul volto di sua sorella, sguardo che molto spesso anche lui aveva avuto. Solitamente era quando suo padre tornava a casa ubriaco e arrabbiato, loro tentavano di nascondersi sul fondo dell'armadio, ma le sue mani e la sua cintura sembravano in grado di raggiungerli sempre. Si avvicinò più lentamente di quanto avesse voluto, certo che la ragazza lo avrebbe visto arrivare. A pochi passi da lei lasciò scivolare lo sguardo sulle sue mani, mani che si aggrappavano con forza alla bacchetta; restie a lasciarla andare. « Cosa posso dire? Sono piacevolmente sorpreso Ella...chi immaginava che avessi un passo talmente spedito? » Era certamente più veloce di quanto avesse immaginato, sicuramente avvantaggiata dalle lunghe gambe nascoste dalla gonna. « Ti cercava Toby...quello del settimo anno che assomiglia ad un suricato e parla sempre di sé in terza persona... » Come un vero coglione. « ...mi sono occupato di lui con discrezione. » Non come avrei voluto però. Sfortunatamente l'incantesimo non era eterno e prima o poi sarebbe tornato a piede libero. Si sedette al suo fianco, lasciando che il panico che sembrava attraversarla svanisse; un panico che lui aveva conosciuto in prima persona. « Verresti al ballo con me? » Da quando i preparativi alla festa erano iniziati non aveva esattamente pensato a cosa sarebbe successo se lei gli avesse risposto di no. Non si sarebbe certamente strappato i capelli, ma non aveva alcun problema ad ammettere che non aveva in serbo nessuna seconda scelta. « Posso assicurarti che diversamente da Toby non parlerò di me in terza e persona, ma soprattutto non ti pesterò i piedi...quel ragazzo sembra un elefante in una cristalleria e sono seriamente preoccupato per la tua incolumità. » Una parte di lui avrebbe voluto chiedergli il perchè di quel panico nei suoi occhi, ma in realtà sapeva benissimo che nessuno amava parlare di quel panico; nessuno amava riviverlo attraverso le parole.

    Interagito con Friday, Derek ed Ella

     
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    « Mi ha chiamato la mia agente. » Annuncia gli altri mentre si stanno gustando una meritata birretta dopo la partita di calcio. « Dice che ci sono i presupposti per un flirt estivo. O per una catastrofe di dimensioni epiche. » Tina non stava scherzando in merito. Lo aveva avvertito circa la sua partecipazione al Maypole. Non poteva permettersi di fare quello che voleva, specie da quando Strega Moderna aveva puntato gli occhi sull'evento. Gran parte del mondo magico aveva etichettato quella festa come la speranza di una crescita demografica sostanziosa nel breve-medio periodo; per questa ragione, nonostante James non fosse pronto a rinunciare al suo status di scapolo, doveva dare quanto meno la parvenza di essere pronto a impegnarsi seriamente. « Non è che mi ha detto con chi uscire. Però, mi ha detto con chi non uscire. » E per quanto fosse davvero amaro ammetterlo, doveva concordare con la sua linea. « Poi insomma, dice che alcune scelte sono più sagge di altre, ma sinceramente su quella parte ho un po' staccato la testa. Quando Tina inizia a parlare di mosse di marketing mi cadono le palle. » Aveva parlato de la storia dell'estate; con la fine del campionato d'altronde, si sa che l'attenzione si concentra sempre meno sul mondo del Quidditch, in attesa della ripartenza autunnale. Allo stato attuale James non voleva fare altro se non dormire, forse passare qualche giornata al lago coi suoi amici, e fare casino in qualche pub la sera. L'estate si prospettava un'occasione perfetta per riposare e rallentare un po' coi ritmi frenetici delle giornate. Aveva bevuto insieme agli altri a casa di Albus, si erano raccontati le ultime novità e avevano trovato anche il tempo per scorrere parecchie pagine di Wiztagram quotando qua e là le partecipanti al Midsummer. Il maggiore dei Potter tuttavia, non si era sbilanciato più di tanto, in attesa di lasciarsi ispirare dal corso degli eventi durante la caccia. Non era come se non avesse incontro a chi andare; è che allo stato attuale non aveva voglia di farlo. Gli sembrava a volte che la sua vita era troppo complicata, mentre in realtà, tutto ciò che voleva era un tenore di vita più semplice e privo di responsabilità o gente a cui rendere conto delle sue mosse.
    Giunti quindi alla corsa, James si rilassa e si gode i festeggiamenti. Individua nella folla Lyra, con la quale non ha ancora risolto i dissapori del passato. Allo stato attuale tuttavia, in onore del suo stesso flusso di pensieri, si rende conto di non avere nemmeno voglia di farlo. E' in compagnia del fratello, col quale, seppur in passato ha avuto un rapporto quanto meno civile per via della sua relazione con Lyra e l'amicizia di lui con Albus, al momento non sa nemmeno se può più rivolgere un cenno di saluto. Lo fa comunque, salutando entrambi con il solito cipiglio sfacciato per poi rivolgere a Peter uno sbuffo divertito. « L'aristocrazia Malfoy si fa ancora vedere in giro, a quanto pare. Chissà cosa pensa papino. » Un commento che rivolge all'amico a bassa voce, specie dopo che, già in passato i suoi commenti a gran voce sono stati mal interpretati dall'instabile indole della bionda. Una vecchia pettegola, James, che aveva accolto con un cenno di perplessità le notizie che circondavano il nuovo status quo di quella famiglia. La prossima a individuare, in compagnia della Morgenstern è Malia. Gli ultimi contatti con la mora sono stati abbastanza strani, specie da quando si erano scontrati durante la conferenza stampa che aveva ammesso Fred nella squadra. Allo stato attuale, James tentava di trattarla come una collega di lavoro, ma i toni un tempo sin troppo affettuosi tra i due, si erano freddati un po' di netto. Forse era stato un po' troppo duro con Malia, ma allo stato attuale, l'orgoglio in quell'equazione, giocava un ruolo fondamentale nel loro restare a distanza. E forse in fondo era meglio così; per troppe ragioni che il giovane Potter preferì semplicemente evitare, concentrandosi invece sulle tante gonnelle bianche che gli sfilarono davanti. Al momento del via, non aveva ancora deciso incontro a chi andare; seppur avesse ricevuto diverse occhiate dalle donzelle che si erano apprestate a correre nel sottobosco, James sembrava esser entrato nel circolo vizioso dell'indecisione. Le voleva tutte, e nessuna in particolare. « Oh, mi raccomando..nessuna pietà. » James annuì con convinzione, rivolgendo al fratello un gesto tipico da chi aveva tutto sotto controllo, prima di vederlo correre restando un po' più indietro in compagnia di Peter e Spike. « A volte giuro che lo invidio. In queste circostanze sa esattamente dove andare. » A differenza di noi poveri stronzi che dobbiamo pure decidere chi invitare. Doppio sforzo, doppia fatica, per poi magari trovarci a portare al ballo una che se la tira pure. C'erano evidenti lati positivi nell'essere scapoli; a volte però non avere rotture di cazzo non è mica così male. Quasi quasi quel flirt dell'estate..
    Corre per un po' James, ripassando mentalmente un po' di eventuali tattiche che si è fatto. In fin dei conti deve ammettere che nella foresta si è addentrato senza alcun piano preciso, intento a lasciarsi sorprendere da quanto il destino aveva da offrirgli. D'altronde erano parecchie le dame che si erano addentrate dentro la foresta senza un cavaliere specifico, e lui intendeva essere il salvatore di almeno una di loro. Un piano sadico contro la politica di Tina poteva essere inseguirne più di una, farle accettare tutte e poi decidere in seguito. Poco pratico, considerato poi che rischiava di non trovarne nemmeno una. Prese a camminare con un passo felpato, senza correre, intento a decidere se fosse più adatto sorvolare la foresta dall'alto come si era prefissato o continuare a vagare come un gallo senza testa. Proprio mentre era sul punto di agire, si ritrovò di fronte a un panorama decisamente strano. L'albero incontro al quale stava andando era decisamente singolare - anche nell'ordine degli alberi venuti su malaccio. Fece tuttavia finta di niente, seppur l'anomalia era evidente e continuò ad avanzare, superando l'insgamabile fischiettando spensierato. Quando reputò fosse sufficientemente lontano da rendere i propri passi impercettibili, richiamò a se la Firebolt che aveva nascosto dietro un cespuglio sulle sponde del lago nero, assicurandola con un incantesimo di disillusione - uno fatto un po' meglio di quello eseguito dalla donzella in causa ovviamente. Attese circa venti secondi prima che la scopa lo affiancasse. James vi salì in sella e, mantenendo una velocità decisamente ridotta ripercorse silenziosamente la distanza che la separava dall'albero storto.
    Restò alle sue spalle per una manciata di secondi soffocando una risata, per poi rivolgersi a lei con un tono deciso e sin troppo alto in mezzo a tutto quel silenzio. « Lo sai che sporgi leggermente rispetto al tronco? »Delicatissimo. Compie un mezzo giro attorno all'albero per posizionarsi di fronte alla malcapitata di cui non riesce a riconoscere ancora perfettamente i tratti. Tutto sommato l'ha fregata più la posizione rispetto al tronco che altro. « Per carità, prima che ti vengano idee strane, non sto insinuando che sei grassa. Anzi, mi siete sembrate tutte magre e belle. Ciò che voglio dire è che.. » E dicendo ciò muove la mano leggermente verso destra per farle capire che si è posizionata troppo a sinistra. « Dovresti spostarti un po' più a destra.. Ancora un po'.. Poco poco ancora.. » Pausa. « Peeeeerfetto! » Stira un sorriso smagliante e scoppia a ridere. « Ti stai nascondendo da qualcuno in particolare o è una copertura generica? Che tra parentesi era un'ottima idea, davvero. » Direi geniale se solo lo fosse fino in fondo. Potrebbe usare un finite incantatem per scoprire chi ha di frote, ma dove sarebbe il divertimento? « Magari potrei sapere almeno a chi ho salvato la tattica.. nel caso volessi riscattare il favore.. in futuro. » Si, improvvisamente la serata di James sembra essere ripartita almeno un po'. « Io sono James. Potter. » Sia mai che non faccio il cavaliere.
    Interagito con il gruppo di calcetto e poi con miss Lilac Marigold
    Nominati i Malfoy bros e Malia.



     
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    « Ho ancora le idee più confuse di quanto non fossero prima... » Si rivolse verso Dean, erano da poco arrivati e si stavano facendo strada in mezzo alla folla di partecipanti alla corsa; sfoggiando al polso il braccialetto fornito loro dagli organizzatori. La verità era che Oliver odiava ammettere che l'unica persona che avrebbe più che volentieri inseguito non era alla corsa. Theo non c'era e lui era lì semplicemente perchè il suo manager gli aveva quasi imposto di partecipare, facendo leva sulla dedizione che il ragazzo aveva verso la propria carriera. « Ah quasi mi dimenticavo...domani mattina abbiamo un appuntamento alle nove per vedere l'ex magazzino, ho sentito che il proprietario ha fretta di liberarsene. » Era il progetto a cui lui e Dean stavano lavorando da qualche tempo, un progetto in cui entrambi si erano molto impegnati e a cui tenevano parecchio. Se il giorno dopo le cose fossero andate per il verso giusto sarebbero stati più vicini a realizzare quello che per entrambi era un sogno. « Però domani, stasera pensa a correre e...occhio a mia sorella. » Quella di Oliver non era una minaccia o un avvertimento, conosceva abbastanza Dean per essere più che tranquillo di sapere che sarebbe stato lui a correre dietro Daffy. Inoltre sua sorella non era esattamente una sprovveduta, era più che capace di badare a sé stessa. « Non voglio saperla in infermeria perchè è scappata nel bosco come una forsennata... » Lasciò scivolare lo sguardo fino ad incontrare lo sguardo di Daphne, circondata dalle sue amiche e pronta a quella che per molti sarebbe stata una corsa memorabile. Quando venne scoccata la freccia rosa restò a guardare le ragazza partire di corsa, scomparendo all'interno della foresta proibita. Diede una pacca sulla spalla all'amico e si portò alla linea di partenza con gli altri ragazzi. Quando fu finalmente il loro turno di inoltrarsi nella foresta lo fece con un entusiasmo sicuramente diverso. Era sicuramente avvantaggiato dal punto fisico, si muoveva agilmente tra la vegetazione senza trovare grosse difficoltà, ma allo stesso tempo si sentiva demotivato; senza un vero e proprio obiettivo. Nella foresta si potevano udire gridolini di sorpresa e urla esultanti; la colonna sonora perfetta di quella tradizionale corsa. « Oh cielo! S-sei Oliver Baker...oddio, oddio...ho incorniciato la tua intervista con Wiz Sports... » Sorrise, preso in contro piede da quel placcaggio degno di un professionista. « Oh..beh sono contento, almeno non ho blaterato per niente. » La ragazza continuava a fissarlo, quasi come se stesse aspettando che lui dicesse qualcosa. « Non dovresti continuare a correre e rendere più difficile il compito di trovarti al tuo cavaliere? » Il suo sorriso si spense velocemente, quasi come se l'avesse offesa con le sue parole. « Ah, ma quini tu non intendi chiedermi niente? E allora perchè mi hai inseguita? Per illudermi? » Inseguita?! « Ma io non ti ho inseguita... » Emise dei piccolo squittii, uniti a finti singhiozzi che molto probabilmente avevano lo scopo di impietosirlo e spingerlo a chiederle di essere la sua dama per il ballo. « In realtà non ti stavo inseguendo, ma continua correre...sono sicuro che il tuo cavaliere è proprio dietro l'angolo...ora scusami ma il tempo passa e vorrei uscire prima che faccia buia... » Indicò l'orologio che non aveva al polso e si inoltrò nel fitto cespuglio di rovi poco più avanti. I rovi sembrarono scoraggiare la piccola stalker, motivo per cui si addentrò maggiormente, facendo attenzione a non cavarsi un occhio. Una flebile nebbia grigiastra riduceva la visibilità, rendendogli più difficile l'avanzare. Una nebbia che dato il periodo era del tutto innaturale. Bacchetta alla mano, sfruttò le sue conoscenze per semplificare il percorso. « Finite Incantatem. » La nebbia si diradò velocemente liberando il suo campo visivo. Superati i rovi intricati si ritrovò faccia a faccia con radici esageratamente cresciute, come se qualcuno stesse cercando di assicurarsi di rendere il percorso più complicato di quanto non fosse già. « Bella mossa per rallentarci... » Un piccolo stratagemma che aveva attirato la sua attenzione, risvegliando il suo interesse. « Per tua informazione non sono uno che si lascia scoraggiare facilmente. » Alzò la voce, sperando che l'artefice di quei piccoli imbrogli riuscisse a sentirlo. Si rimboccò le maniche e si arrampicò sull'ingarbugliata trama di radici, deciso a scavalcarle. Grazie all'allenata forma fisica non dovette faticare molto per superarli. Si lasciò scivolare dal lato opposto, stando attendo a non finire con una gamba incastrata in mezzo ai vari buchi tra le radici. Strofinò le mani sulle gambe e si guardò intorno, alla ricerca dell'astuta mente che si nascondeva dietro a quell'intricato percorso. « Beh devo dire che il mio allenatore ti assumerebbe subito come suo secondo...un percorso del genere è bello impegnativo. » Si sentiva stupido a parlare da solo, ma una parte di sé gli suggeriva che chiunque avesse creato quel percorso l'aveva fatto per metterli alla prova e osservare come l'avrebbero superato. « Ora sono degno di conoscere la mente dietro tutto ciò? Nel caso in cui ti interessasse io sono Oliver... »

    Interagito con Dean e Erzsi <3
    citata daffy <3

     
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    "Ci vediamo lì. Questo, ovviamente, se mi trovi. Buona fortuna!" Aveva ridacchiato, Erik, nel leggere quel biglietto. Scosso il capo tra sé e sé era tornato alla propria routine giornaliera, cercando di renderla il più produttiva possibile in vista del tardo pomeriggio occupato dalla corsa. In quei giorni, Erik non si era arrovellato troppo il cervello su quale tattica utilizzare nel bosco: aveva sentito molti suoi compagni imbastire piani degni di un'azione militare volta a sventare un attacco terroristico ma lui, dal canto suo, era piuttosto tranquillo. Nelle vene del giovane Marchand scorreva un buon cinquanta percento di sangue Veela: una peculiarità che portava con sé notevoli vantaggi quando ci si trovava immersi nella natura. Sebbene la sua natura fosse dimezzata e il suo sesso non fosse quello che più esaltava tali doti, il biondo aveva avuto modo di constatare che alcuni trucchi erano rimasti a lui accessibili. Insomma, Erik Marchand era forse una delle poche persone ad aver gioito del fatto che quella corsa si sarebbe tenuta all'interno della Foresta Proibita; nessun luogo sarebbe stato a lui più utile di quello.

    Durante i rituali di preparazione aveva cercato di scorgere Fawn tra la folla, ma il fatto che quasi tutte le ragazze fossero vestite di bianco e portassero una corona di fiori non aveva di certo aiutato la causa. Così, tirando un sospiro e mettendosi nello stato mentale di dover cominciare la propria corsa da un punto a caso, si lasciò marchiare e legare un braccialetto al polso, scattando alla rincorsa solo quando la scintilla azzurra solcò il cielo tinto d'arancio dal tramonto. Okay, geni Veela, è questo il momento di rendervi utili. Aveva solo bisogno di un animale, uno qualsiasi. Un'impresa di certo non facile, dato che il trambusto doveva averli spaventati un po' tutti quanti, portandoli a nascondersi nelle proprie tane per istinto di sopravvivenza. Eppure, lì nella foresta, tutto sembrava essergli amico. Le forze vitali del ragazzo apparivano rinvigorite, così come il potere della propria magia. Nel mentre di correre alla ricerca di un animale guida, gli ostacoli della natura sembravano evitarlo più di quanto lui evitasse loro, agevolando il suo passaggio lì dove altri inciampavano o andavano a sbattere. Più di una volta si fermò per aiutare questa donzella o quel ragazzo in difficoltà, prestando la propria mano e - quando poteva - le proprie abilità. « Eccoti! » disse, con un sorriso luminoso, nello scorgere uno scoiattolo intento a rintanarsi nel buco di un albero. Si chinò appena verso la creaturina, tendendogli una mano per farsi annusare. L'animale si acquietò subito, capendo di aver di fronte a sé non solo un amico, ma qualcuno che poteva comprenderlo. « Cerco una ragazza alta così.. » cominciò, indicando un punto a mezz'aria « Ha i capelli color castano scuro, molto lunghi, fino ai fianchi. E' minuta. Con gli occhi verdi. » Pausa. « Hai visto qualcuno di simile passare da queste parti? » Lo scoiattolino squittì in una risposta che Erik, per propria natura, interpretò subito come affermativa. Per questo si mise immediatamente a seguire l'animale quando questo si lanciò in una veloce corsa che ebbe la propria fine a un crocevia. « Destra o sinistra? » Chiese, ricevendo un altro squittio che, questa volta, esprimeva incertezza.
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    Tirò un sospiro, ringraziando comunque l'animaletto prima di mettersi ad osservare l'area circostante con sguardo clinico. Due corone. Identiche. Non era certo che quella pista potesse ricondurlo in qualche maniera a Fawn, ma a quel punto era anche l'unica in suo possesso, dato che l'amico selvatico l'aveva condotto proprio lì prima di lasciarlo a sé stesso. Di certo, tuttavia, il fatto che le due corone fossero in tutto e per tutto uguali lo faceva supporre che quanto meno ci fosse qualcosa di strano. « Finite Incantatem. » Al movimento della bacchetta, l'unica corona che rimase fu quella che puntava verso la strada a sinistra. Potrebbe essere un buco nell'acqua, ma tanto vale provare.
    La prova, evidentemente, pagò il giovane Marchand, che dopo qualche metro si ritrovò di fronte a un albero dal cui lato spuntava un piedino tipicamente femminile. Sorrise, mordendosi il labbro inferiore per non fare troppo rumore. Il terreno sembrò attutire i suoi passi non appena Erik ne mostrò l'intenzione, dandogli modo di procedere silenziosamente verso il tronco. Si acquattò pian piano finché, giunto praticamente al lato della mora, non si accostò al suo orecchio. « Amore..ti è caduta la corona. » disse piano, con tono ironico, portando l'oggetto sotto il naso della ragazza. « Beh..due, a quanto pare. Molto umile da parte tua. » Ridacchiò, cingendole la vita con un braccio prima di scoccarle un bacio sulla tempia. « Allora, regina del depistaggio, avete intenzione di concedere a questo plebeo la Vostra compagnia per il ballo oppure attenderete l'arrivo di qualcuno più degno delle Vostre coppe? »
    Interagito con Fawn.
    Ho detto che nella corsa ha aiutato un po' di gente in difficoltà a rialzarsi da terra e quant'altro, quindi se può servirvi usatelo pure


     
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    tumblr_n5wjc0CQup1rj5v8qo1_250 Dopo aver risaldato i lievi graffietti, lo sguardo della rossa ritornò a vagare attento, vigile nel folto degli alberi. Uno scricchiolio anomalo provenne dalle sue spalle, proprio mentre terminava le minacce e la Corvonero si ritrovò a raddrizzare la schiena, in guardia. Non si trattava di un duello, ma era pronta seriamente a sommergere l'idiota di turno con ogni Incantesimo da lei perfettamente padroneggiato. Distinse però una voce impossibile da confondere con le altre, anche con l'eco dei mormorii delle ragazze in fuga e la moltitudine d'esclamazioni soffocate in lontananza, riconobbe Derek ancor prima che la sagoma del ragazzo venisse fuori dalle ombre. « Mi sento ingiustamente attaccato, Cousland. » un sospiro di puro sollievo le sfuggì dalla gola, allentando la tensione, con l'adrenalina che ancora le vibrava nel corpo, Maeve si costrinse a respirare lentamente poggiando una mano sul ginocchio. L'altra che teneva stretta la bacchetta, istintivamente si abbassò svelata la scarsa minaccia rappresentata dal Serpeverde. « Almeno ascoltare cosa la gente abbia da dire prima di rifiutarla in maniera così netta?! » per poco non si mise a ridere, ritornando dritta nel mentre il giovane sbucava dalla Foresta per andarle incontro. Le labbra le si schiusero per inalare a rilento e i suoi lineamenti si ingentilirono, ma non si mosse, lasciò passare qualche istante per permettergli di avvicinarsi, le mani a posizionarsi sui fianchi dopo aver riposto la bacchetta. « Adoro la tua innocente ingenuità, Hamilton. Davvero credi che me ne sarei stata qui, buonina, ad ascoltare chiunque? » ribatté con la stessa ironia utilizzata dal bruno, lo sguardo assottigliato per non perdersi un singolo movimento di lui. Era pronta alla sfilza di No da elargire minacciosamente, ancor prima di capire se Lui l'avrebbe seguita; arrivando inaspettatamente comunque per primo, l'aveva appena liberata dal fastidio, ma anche da metà del divertimento d'essere rincorsa secondo le regole. « Spero che quella minaccia non fosse rivolta a me, perché.. » scosse la testa, ridacchiando. « Fosse stata rivolta a te, non staresti qui a parlarmi D. » sussurrò più fra sé e sé, la voce grondante sarcasmo, ma fin troppo veritiera nelle intenzioni. Piuttosto ci sarebbe andata da sola, a quel ballo. E, indubbiamente, avrebbe barato sommergendo i vari Thompson con ogni incanto pur di non stare lì ad ascoltare chiacchiere di cui non le interessava. « [...] Vuoi venire al ballo con me, Maeve? » quelle specifiche parole invece, pronunciate dall'Hamilton, l'appassionarono fin troppo. La proposta arrivò più velocemente del previsto, distratta dal solito scambio verbale che aveva iniziato a coinvolgerli, da lasciarla lì immobile a squadrarlo soppesando ogni nota. Avrebbe voluto rendere la corsa molto più competitiva, eppure non si ritrasse quando lui l'afferrò per i polsi, lasciandosi acchiappare in una maniera più delicata e gentile di quella immaginata... una leggera scossa elettrica che l'attraversò a quel contatto. Cedette senza lotte o corse a rotta di collo. Senza troppi sforzi... almeno fisici. Com'è che mi hai trovata così velocemente, Derek?
    « Dipende... Derek Philip Hamilton, hai barato? » non riuscì a trattenere un sorrisetto, inarcando un sopracciglio mentre studiava l'espressione del ragazzo, verso il quale compì il primo passo per farglisi ancora più vicina. « Perché avevo in mente di giocare pulito ed utilizzare questa breve, ma intensa corsetta, come penitenza per te. » senza distogliere lo sguardo da lui, sollevò il viso sporgendo il mento, un gesto che era al tempo stesso una sfida - l'ennesima - e un avvertimento. In concomitanza mosse le mani, per arrivare a poggiarsi delicatamente sul petto di lui. « Sempre se, ovviamente, ti fossi deciso a seguirmi. E questo è il primo punto da scontare. » non erano molti i ragazzi che coglievano le sue affermazioni sempre così sarcastiche e decise al contempo, e meno ancora quelli che stavano al gioco. Perché, espressioni provocatorie e frecciatine a parte, non gli stava recriminando davvero nulla. Si trattava piuttosto di sottili istigazioni, quasi del tutto prive di un secondo fine. « Poi... c'è questa tua capacità innata del riuscire a distrarmi costantemente. Anche adesso, mi hai presa deconcentrandomi con le chiacchiere sapendo quanto ami controbattere, approfittando della mia pausa per riprendere fiato. Scorrettissimo. » okay, questa storia della distrazione potevamo tenercela per noi Maeve. « Ci sarebbe anche una questione che ti ha coinvolto con una mia cara amica, ma preferisco non parlare di questo adesso. » si strinse nelle spalle, arrivata a quel punto, evitando lo sguardo del ragazzo osservò il suo collo e senza pensare sollevò una mano per accarezzarlo oltre la camicia e passargli il braccio intorno alla spalla. « E, non in ultimo, c'è il tuo indiretto aver eliminato preventivamente dalla competizione chiunque, semplicemente partecipando. Ed hai pure... barato? » si morse il labbro inferiore, combattendo contro l'istinto che l'avrebbe portata a sorridere maggiormente, provando - con risultati piuttosto scarsi - ad apparire più seria e lamentosa di quel che era veramente. « Tu ci andresti, al ballo del Midsummer, con una persona così? Incurante delle regole e le tradizioni? » le provocazioni, Maeve, ti si ritorceranno contro... un giorno o l'altro. « Io, probabilmente sì. Ma meglio giocare a carte scoperte. »


    Interagito con Derek. Menzionata fra le righe Maxime ❤
     
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    « Io?! Senti chi parla! Ti sei praticamente finto moribondo. Davvero una pessima interpretazione, tra l'altro. » Prende ad annuire, tutto tronfio, sapendo perfettamente che si stava arrendendo al credere alla sua farsa, pochi istanti prima che lui si dimostrasse perfettamente sano, perlomeno all'apparenza. « Ehi, moribondo lo sono davvero, ho pure la febbre e stanotte ho passato la notte a vomitare. » Tutto assolutamente vero, se non fosse per qualche verità omessa qua e là, ovviamente. « Che poi, "pessima interpretazione" parliamone. Ti sei pure fatta avanti per raccogliermi. Che tenera! » La punzecchia, con sarcasmo, stringendo un pugno dietro la schiena nel cercare di concentrarsi a rimanere sveglio e vigile. Parla, Sam, parla e cerca di fare più in fretta possibile. « Pensavo che la foto fosse stata apprezzata » Un sorriso sghembo si profila sulle sue labbra. « Non intendo rimangiarmi ciò che ho già esplicitamente dichiarato. » Confessa con estrema sincerità, mentre sotto i suoi occhi verdognoli ricompaiono i lineamenti di June, lasciandosi alle spalle quelli di Mun. Ma lo sguardo di sfida rimane. Così come la sua voglia di giocare a guardia e ladro, a quanto pare. Dati i momenti di poca lucidità in cui cade, a tratti, non riesce a capire subito le intenzioni di June, fin quando non la sente castare l'incantesimo e le sue caviglie vengono soffocate da una corda stretta, che lo fa cadere in avanti, battendo nuovamente le ginocchia a terra. Ma perché? Che ho fatto di male a questo mondo? Proprio oggi vuoi giocare ad acchiapparella? Tutti i giorni, ma non oggi. Fissa nuovamente l'orologio. Meno venticinque minuti. Internamente comincia a bestemmiare, copiosamente, con la mano che va alla ricerca della bacchetta per castare un Finite Incantatem che lo libera dalla prigionia. Dentro di sé un moto di irrequietezza - simile a quella di un toro al quale viene messo davanti il rosso - ha la meglio, costringendolo a correre seguendo la direzione verso la quale ha visto fuggire la mora. « Andiamo, Sam! Non dirmi che basta così poco a seminarti! » Scrolla la testa, stringendo i denti nel non pensare ad altro che alla corsa. Oh June, mi stai facendo davvero incazzare.. « Consiglio spassionato: corri forte, Juniper, se non vuoi incontrare il lupo cattivo! » Le ringhia dietro, a mo' di provocazione, per quanto non siano effettivamente parole scelte a caso. E mentre lei corre, ormai a poca distanza da lui, Sam decide di virare leggermente la sua traiettoria verso destra, ritrovandosi così su due linee parallele. Corre così per qualche altro metro, prima di girare bruscamente a sinistra, ritrovandosi a correre perpendicolarmente verso di lei. Calca il passo, facendo appello a tutta la forza che ha in corpo per accelerare. Emette un urlo, di molto simile a quello dei tennisti babbani che si devono caricare durante una battuta -, giusto per avvertirla di ciò che sta per travolgerla. « Attenta! » Dice ridacchiando, senza arrestare la corsa, prima di placcarla come un rugbista qualunque, con le braccia che si avvolgono intorno alla sua vita per cercare di farle da scudo nel momento in cui si ritrovano a ruzzolare a terra per qualche istante. E' forse quello sprint finale ad aver acceso la miccia dell'euforia che lo coglie non appena si fermano, lui sopra e lei sotto, tanto da farlo scoppiare a ridere fragorosamente. « Peccato, non ho le manette a concludere questa esilarante caccia alla ladra. » La fissa per qualche istante con fare sornione. « E' stata abbastanza scenografica come acciuffata o vuoi correre un altro po' prima di dirmi di sì? » Domanda retorica, non puoi farlo che ho i minuti contati. Alza un sopracciglio, insieme all'affiorare della sua tipica faccia da schiaffi nel notare quanto il vestito si sia effettivamente sporcato, con qualche taglio qua e là. « Ops, non volevo. Il vestito è da buttare. » Sorrisone, prima di abbassarsi all'altezza del suo orecchio. « Magari dopo averlo buttato, mi mandi un'altra di quelle foto artistiche? » Sussurra. « Sempre che tu non voglia cambiare idea all'ultimo istante, come qualche mese fa. » Ritira indietro il capo, per guardarla. Già, me n'ero accorto. « Allora? Ci vieni o no al ballo con me? »

     
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    «Ma sei matto? Si arriva così alle spalle della gente?» La fissò interdetto. Quello era esattamente il tipo di contesto in cui aspettarsi improvvisate alle spalle nei casi migliori, un incantesimo da duello nei casi peggiori o essere gonfiati come palloni quando proprio il karma voleva sbizzarrirsi. Strinse le spalle. «Hai ragione, la prossima volta mi farò annunciare dalla servitù». Riappropriarsi dell’altezzosità che gli era stata affibbiata, così come dei soprannomi che nel tempo aveva raccolto, era stato parecchio liberatorio per Scorpius. Gli aveva permesso di iniziare a farci autoironia, e a catalogare chi si limitava a giudicare dalle apparenze con tempistiche lampo. Rimase dove si trovava, con la mano tesa verso di lei anche quando si adoperò per rialzarsi da sola. «Non mordo» commentò intercettando la sua diffidenza. Poi lei lo squadrò e lui fece lo stesso, facendo caso in particolare all’indifferenza con cui sopportava delle escoriazioni che dovevano bruciare parecchio. «Ma niente. Sono tutti al secondo anno di giochi e sport magici. Da quando ha aperto Wiztagram si divertono a impartire commenti molto inopportuni tra le foto delle ragazze. E' diventato un po' personale quando hanno iniziato a commentare sotto le foto della mia migliore amica. Se senti il bisogno di molestare delle diciassettenni, direi proprio che è il minimo che potessi fare.» Una serie di frasi che bastò a fargli capire parecchio sulla ragazza che aveva di fronte, e che lo portò a mettere via la bacchetta dietro la schiena, tra la camicia e i pantaloni. «A guardarli avrei detto che fossero ancora ad Hogwarts» annunciò tra un pensiero e l’altro, poi assunse un’espressione ambigua. «Ma da oggi immagino che, se continueranno a darvi fastidio, basterà la parola mongolfiera per togliergli il sorriso. Oppure la frase: quattro contro una». Il suo arrivo era stato ininfluente per gli equilibri del confronto. Anzi, se non si fosse trovato a passare di lì le cose sarebbero potute finire ancora peggio per gli inseguitori. In questo senso non fu molto sicuro di aver fatto la cosa giusta sgonfiandone uno e consigliando loro di andarsene. Quel peggio, per loro, suonava meritato. «Va beh comunque, se cerchi qualcuno in particolare, da questa parte non è ancora passato nessuno. Un sacco di tipe del college sono andate... di là.» Riportò l’attenzione al dialogo, alla direzione indicata. Prima che potesse aprir bocca l’altra continuò. «Non c'è di che; ringraziami nell'ipotetico discorso da re del ballo». Non aveva ben chiaro il motivo per cui lo stesse liquidando così in fretta, ma la spontaneità di quell’uscita lo fece ridere a bassa voce. «Non penso proprio-» spezzò la frase per riprendere un po’ di contegno. «Intendo… Quello resterà ipotetico». Il desiderio di diventare Re del futuro Ballo gli era estraneo, l’idea di dover fare un discorso con una coroncina in testa così distante da sfociare nell’ilarità. Vista l’attitudine dell’altra, con tanto di indicazioni precise verso un sacco di tipe del college, immaginò che stesse aspettando qualcuno e non volesse farsi trovare in compagnia. Fece appena in tempo a pensarlo, a immaginare di girare i tacchi e continuare la caccia, che un brivido gli corse lungo la schiena e un’oscurità liquida prese ad abitargli l’immaginazione, mentre le narici si riempivano del profumo acre dei peccati: iniziò ad intuire un pattern. Distolse lo sguardo e si massaggiò una tempia, lasciando un ampio spazio al silenzio. «Chi dovrei ringraziare, comunque?» Dare un nome a quel volto era diventata una priorità.

    Interagito con Mia.
     
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