Sausage and onion.

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    Quando quella mattina Daphne Baker aprì gli occhi aveva un enorme sorriso ebete stampato in faccia. Si aspettava che da un momento all’altro potesse iniziare una musichetta accattivante e lei, a quel punto, si sarebbe messa a cantare come in un musical, coinvolgendo Junie, Onix e Loki e persino tutta Forest Dale Street, con acrobati, mangiafuoco e persino barboncini con dei tutù. Allo stesso tempo, però, la notte aveva indubbiamente portato consiglio facendole notare che aveva bendato Dean Moses e gli aveva persino tirato giù i pantaloni, così, come se fosse appena uscita da un master su come non sembrare una damigella in pericolo. Scese dal letto, alternando una frizzante euforia ad un irrefrenabile desiderio di prendere una pala, scavare una grande fossa e nascondercisi dentro per il resto dei suoi giorni. Guardò l’orologio. Le lancette rappresentate con le braccia di Topolino, segnavano poco più delle dieci. Scese in cucina stropicciandosi gli occhi per poi sollevare le braccia verso l’alto, facendo scrocchiare le vertebre in un malsano concerto che le ricordava, come ogni giorno, che probabilmente avrebbe dovuto cominciare già da ora a mettersi in lista per le centinaia di operazioni che avrebbe dovuto fare da anziana. Junie non era lì. Forse era uscita o forse era ancora a letto. Immaginava da sola visto che non aveva sentito suonare il gong del sesso quello che avevano comprato insieme nella Chinatown babbana. Era lì in una bancarella e sembrava proprio dire “Compratemi e suonatemi ogni volta dopo che avrete fatto sesso. E ovunque l’altra sia state certe che vi sentirà”. Fidatevi, pareva ce l’avesse scritta in fronte una cosa del genere! Anche perché entrambe avevano pensato la stessa cosa. Come si dice? Due casi fanno una prova. Dopo il fatto che la sera prima le due coinquiline si erano scoperte a messaggiare mentre una era in cucina e l’altra in camera sua, Daffy ormai non si stupiva più di niente. Soprattutto della loro reciproca intenzione di non interrompere la conversazione neppure per un attimo quindi continuare a messaggiarsi piuttosto che trovare un punto d’incontro. O forse era andata in quel modo semplicemente perché una era ubriaca e l’altra era troppo agitata per starsene seduta in quella stanza. Non si sentiva in quel modo da quando, per studiare per il test di Pozioni, aveva preso quelle pasticche per rimanere sveglia. Ma la verità era che la sensazione era molto simile a quel paio di volte in cui si era fatta scivolare in gola qualche funghetto allucinogeno. Fatto sta che tra non molto sarebbe dovuta andare al College, da Tim il paninaro, il proprietario del furgoncino che si piazzava fuori dai cancelli della scuola e con cui Daffy ormai si dava del “tu” nonostante la differenza d’età. Era parere della Baker che Tim si stesse facendo la piscina in giardino con i soldi che le lasciava la ragazza ogni giorno. Sul tavolo c’era ancora una fetta di pizza della sera precedente. Si era dimenticata di rimettere il cartone in frigo e vedendola lì, sola ed indifesa, decise di porre fine ai suoi attimi di abbandono facendola diventare la sua prima colazione. Nonostante mancasse poco all’orario del suo incontro con Scamander, si disse che non era carino uscire di casa a stomaco vuoto. Era ciò che dicevano quei tizi in tv con il camice bianco e la faccia di chi la sa lunga: la prima colazione è senza dubbio il pasto più importante della giornata. Con cosa accompagnare la pizza? No, niente birra. Magari dopo. Come le aveva insegnato Lucas -uno con cui se la faceva in campeggio un paio di anni fa- “prima delle undici è alcolismo, dopo è una grande festa!”. Chissà che fine aveva fatto, il saggio Lucas. Aprì il frigo vedendo il cartone del succo all’arancia. Afferrò il contenitore, agitandolo a destra e a sinistra, soppesandolo per capire quanto fosse il liquido contenuto là dentro. Non necessitava di grandi calcoli matematici. Le bastava usare le dita per capire fin dove iniziasse a scialacquare il succo. In certe cose Daphne era una vera e propria campionessa. Capì quasi immediatamente che la quantità non necessitava dell’utilizzo di un bicchiere, perciò aprì il tappo e si portò il cartone alle labbra, bevendone dei bei sorsi finchè questo non fu vuoto. Afferrò la penna e nel blocco della spesa annotò velocemente “succo all’arancia”. Salì di sopra, correndo in bagno a lavarsi i denti e darsi una pettinata, poi andò a vestirsi. Una maglietta bianca con una stampa ed un paio di jeans. Un’altra occhiata all’orologio: le 10:35. Si precipitò nuovamente in cucina, afferrando un foglio e lasciandoci sopra un messaggio per Juniper. “Sono al Campus. Torno per pranzo. Baci stellari.” Posò il foglio sul frigo e ci piazzò sopra un paio di calamite per tenerlo fermo. Il suo stomaco brontolò prepotentemente. Forse tra le opzioni di una ricca e nutriente colazione non c’era segnato un pezzo di pizza. Era l’ora di riempire la voragine con qualcosa di molto più impegnativo. Quando arrivò davanti all’università l’irresistibile odore di cipolla cotta sulla piastra parve trascinarla verso di sé, come un’incantatrice di serpenti. «Ehy, Sammy!» Alzò un braccio, sventolandolo e vociando -
    come solo una principessa sapeva fare- per attirare l’attenzione dell’ex Serpeverde già lì ad aspettarla. «Sono in orario. Giuro che sono in orario!» Alzò il polso praticamente davanti ai suoi occhi in modo che nessuno avrebbe potuto mettere in dubbio la sua versione. «Salsiccia, cipolla e tutte le salse?» Lo indicò con l’indice, come a voler avere la conferma dell’ordine del giovane giocatore di Quidditch. Se i loro allenatori li avessero visti in quel momento probabilmente li avrebbero costretti ad interminabili giri di campo con loro alle loro calcagna, magari con una frusta in mano. «Ehy, Tim, il solito!» Vociò la Baker nella direzione dell’uomo dentro il furgoncino bianco, manco questo si trovasse a venti metri da lei. Lui sorrise, annuendo e schiacciando sulla piastra due salsicce succulenti. «Allora, Romeo? Ho saputo che è stata una caccia soddisfacente, mhm? Che c’è, volevi tenermi all’oscuro? O pensavi di farmi la big sorprise stamani?» Gli diede una gomitatina, dipingendo sul volto un sorriso sornione. «Te l’ho già detto che se non ti comporti da gentiluomo ti spezzo le gambe, vero?»


    Edited by peppermint. - 9/6/2020, 09:04
     
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    Occhialoni neri ben calati davanti agli occhi per mascherare le profonde occhiaie che l'universo ha deciso di regalargli per adornare al meglio il suo sguardo. Vestiti del giorno prima che potrebbero benissimo far urlare ad un attento osservatore "Oh ohhhh, notte bollente stanotte" se non si sapesse che sono stati messi in salvo un secondo prima di essere fatti a pezzi dalla stazza decisamente differente di un lupo mannaro. Camminata ciondolante tipica di chi sembra essere uscito da un hangover pesante dopo un rave durato tre giorni, dove i funghetti allucinogeni sono la cosa più innocente passata sotto le mani. Ecco lo starter pack di Samuel Scamander, in post luna piena, che si appresta a raggiungere il paninaro del campus, l'unico e solo Tim, salvatore per eccellenza dei culi di Coso e Cosa, in piena fase fame chimica, dopo un incontro ravvicinato del terzo tipo con qualche canna, annacquata con la birra, di troppo. «Ehy, Sammy!» Le urla, altra cosa non propriamente contemplata dalle orecchie fin troppo sensibili di Sam, al momento, ma risponde comunque con un gran sorriso e un cenno della mano al suo fargli notare di essere in perfetto orario. Anche se non lo fosse stata, comunque, non me ne sarei accorto. « Buongiornissimo Baker! Estremamente su di giri, mi dicono. » La saluta così, senza accennare a togliersi gli occhiali che fanno da scudo alla luce solare e lo nascondono da eventuali incontri indesiderati che spesso e volentieri si è ritrovato a fare nell'aggirarsi per il campus. E' infatti una delle prime volte che ci torna alla luce del sole, abituato ormai a visitarlo ad orari davvero improbabili, di notte, quando la fame era tanta da far apparire un buco nero al posto del suo stomaco. «Salsiccia, cipolla e tutte le salse?» Annuisce, con veemenza. « Ovviamente sì, più porco è, meglio è. Ho pure mangiato leggero prima di venire qua, solo per rendere onore al tuo sacro invito, vorrei sottolineare la cosa. » Che caro ragazzo, mica perché ti veniva da vomitare, no? Ovvio che no. « Continuo a percepire il tuo girare ad un'altra frequenza e questo mi porta a farmi delle domande. » La fissa, dall'alto, con una nota di puro divertimento a rigargli i lineamenti del volto. « Comincio ad esporti i mille scenari che si stanno profilando nella mia testa o vai tu, di tua spontanea volontà? » Ma lei risponde fuoco con il fuoco, costringendolo a piegarsi alle sue domande prima di sapere soddisfatta la propria curiosità. «Allora, Romeo? Ho saputo che è stata una caccia soddisfacente, mhm? Che c’è, volevi tenermi all’oscuro? O pensavi di farmi la big sorprise stamani? Te l’ho già detto che se non ti comporti da gentiluomo ti spezzo le gambe, vero?» Scuote la testa mentre il profumo inebriante di carne cotta comincia a pizzicargli le narici, tanto da costringerlo a soffermarsi sulle salsicce per qualche istante, già pregustando, con tanto di acquolina, il momento in cui addenterà il panino. « A parte che non devi mettere su il teatrino anche con me perché lo sapevi già che avrei inseguito lei, falsa, falsissima di una Baker. » Puntualizza lanciandole un'occhiata di sbieco, con le braccia che vanno a stringersi al petto. « E io sono sempre un gentiluomo, il fatto che tu ne possa dubitare mi ferisce alquanto. » Questa volta sorride, sarcastico. « E' stata una gran caccia, già. La tua adorata coinquilina aveva l'improvvisa voglia di farmela leggermente sudare con tanto di inseguimento tra gli alberi, ma poi è capitolata, come sicuramente già saprai. » Fa spallucce, prima di scoppiare a ridere e tornare a guardarla. « Ma ritorniamo un attimo ai miei scenari immaginari. E ai miei preziosi consigli pre corsa. » Pausa, con un sopracciglio che si inarca lentamente. « Non ho ancora sentito Dean questa mattina, ma il tuo buonumore mi sussurra cose. Hai per caso usato qualche tattica alla Daffy? Sputa il rospo, su. »

     
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    « Buongiornissimo Baker! Estremamente su di giri, mi dicono. » Daffy incrociò le braccia al petto, squadrando l’ex Serpeverde dalla testa ai piedi, muovendo il capo per enfatizzare il gesto. «A te, invece, sembra che ti abbia investito un treno.» Lo dice senza peli sulla lingua, alzando un sopracciglio in modo che le si creasse un piccolo solco in mezzo agli occhi. «Sei sicuro di stare bene?» Si sporge appena verso di lui, socchiudendo di poco chi occhi come se stesse cercando qualcosa nella sua faccia. Non sapeva cosa. Qualsiasi cosa. «Dico davvero, Coso. Ho visto musi migliori ad una mostra canina.» Forse Scamander non gliela raccontava giusta. Sfoderò un sorriso furbetto cominciando a muovere le spalle sulle note di una musica che sentiva solo nella sua testa. Per aumentare di più il pathos cominciò a scrocchiare le dita alternatamente. «Voi ragazze avete fatto le cattivelle stanotte, mhm? Scommetto che vi siete messi lo smalto e avete spettegolato sui vostri primi bacetti!» Naturalmente con il termine “ragazze” si riferiva a lui ed altri maschietti. Per un attimo se li immaginò indossando inguinali pantaloncini rosa e canottiere di seta, tutti seduti in cerchio a farsi le unghie e le treccine, chiacchierando di come fosse figo Dylan di Beverly Hills 90210. C’era qualcosa di affascinante nell’obbrobriosità di quell’immagine. « Ovviamente sì, più porco è, meglio è. Ho pure mangiato leggero prima di venire qua, solo per rendere onore al tuo sacro invito, vorrei sottolineare la cosa. » Daffy sventolò le ciglia nella sua direzione, prendendosi il viso tra le mani e sospirando come in adorazione. «Tu si che sei un gentiluomo d’altri tempi, Sammy.» cinguettò come un canarino nella stagione degli amori. Poi, così, di punto in bianco, la sua faccia cambiò, trasformandosi in quella di Consuelo, la moglie del ricco imprenditore Juan, che tornava a casa e trovava il marito a letto con la domestica Guanita. «Scommetto che lo dici a tutte quante.» Arricciò le labbra in un’espressione ricca di risentimento per poi decidere di smetterla abbandonandosi ad un sorriso. Per essere le 11 di mattina aveva già sparato anche troppe cavolate. Probabilmente erano ancora gli zuccheri del giorno prima. Quando la smetterai di mangiare tutta ‘sta merda? « A parte che non devi mettere su il teatrino anche con me perché lo sapevi già che avrei inseguito lei, falsa, falsissima di una Baker. » La Harpie si posò le mani sul petto, sporgendosi leggermente all’indietro come se fosse appena stata colpita da un proiettile. Mostrò i denti, inspirando aria e creando un lungo sibilo. «Questa fa male, Scamy! Mooolto male!» Sfoderò il dito indice, sollevandolo verso l’alto, assumendo l’aria da maestrina. «Certo, sapevo che l’avresti invitata, ma.. Dimentichi il libero arbitrio, signorino! June poteva dirti di no.» SEH CERTO AHAHAHAH COME NO! COOOOME NO! Gli fece un occhiolino, sorridendo, interrompendo la farsa da colei che stava impartendo dure verità di vita. « E io sono sempre un gentiluomo, il fatto che tu ne possa dubitare mi ferisce alquanto. » Daffy sollevò le mani, come a volerlo fermare. «Non dubito di te. Dubito di lui Sollevò le sopracciglia mentre un dito si muoveva avanti e indietro indicando qualcosa che si trovava all’incirca sotto la cintura del Serpeverde. Tornò ad alzare le mani. «Il primo cervello di voi maschi.» « E' stata una gran caccia, già. La tua adorata coinquilina aveva l'improvvisa voglia di farmela leggermente sudare con tanto di inseguimento tra gli alberi, ma poi è capitolata, come sicuramente già saprai. » Un campanellino vibrò nell’aria. Daffy lo ricollegò al cibo, come un cane ben addestrato. Piegò il capo in parte, facendo segno a Sam di seguirla. «Mi ha accennato qualcosa ieri sera. Ma lei era un po’ brilla ed io avevo fumato.» Si ritrovò davanti a Tim che teneva tra le mani due succulenti panini strabordanti di salsiccia e cipolle fumanti. Daffy afferrò il primo panino e lo porse a Sam. «Gli unici a non capire fin da subito che Sam doveva seguire June erano Sam e June.» borbottò improvvisamente seria, come se quella fosse la massima della vita. Si tolse i galeoni dalle tasche porgendoli al paninaro panzuto ed afferrando il suo panino. «Ci dai anche due Coche?» L’uomo diede loro due grossi bicchieroni di carta con dentro una cannuccia. «Grazie Tim. Alla prossima!» Si sedettero ad un tavolino di legno,
    uno davanti all’altro. Posò il bicchiere sul tavolo sistemandosi meglio. «E comunque, meglio tardi che mai. Godetevi la serata e quel che sarà sarà.» Fece spallucce, dando il primo morso e sentendosi come se un party si fosse appena scatenato nel suo palato. «Ti chiedo solo un favore.» Era diventata improvvisamente seria. Uno dei suoi sprazzi di buonsenso in quella baldoria che c’era nella sua testa. Lo fissò negli occhi. «Non trattarla come una delle tante. Juniper è speciale.» Un attimo di silenzio. Lo pensava davvero. Poi, la Daffy di sempre tornò in azione. «Anche questo panino è speciale. Che droga ci mette per farmene desiderare un altro?» « Ma ritorniamo un attimo ai miei scenari immaginari. E ai miei preziosi consigli pre corsa. Non ho ancora sentito Dean questa mattina, ma il tuo buonumore mi sussurra cose. Hai per caso usato qualche tattica alla Daffy? Sputa il rospo, su. » Daffy scosse appena la testa, esibendo un’espressione confusa. «Non so di cosa parli, Sam.» Un altro morso. «Ah, Nick Sifilidone mi ha invitata al ballo.» Sguardo serio. Silenzio. «Scherzo.» Una risatina. Un altro morso. «Dean mi ha trovata. Io l’ho bendato. E gli ho tirato giù i pantaloni.» Sguardo serio. Silenzio. «Non scherzo.»
     
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    «A te, invece, sembra che ti abbia investito un treno.» Incassa il colpo con tutta la dignità del mondo e un'espressione divertita sul volto. « Beh che dire signori, il premio Miss Tatto Universale 2020 va a nient'altro che Daphne - hai un secondo nome? - Baker, direttamente da New York. » Si ritrova a commentare, scrollando il capo nel sentire le sue successive uscite che non fanno altro che farlo sorridere, ben contento di udirle ora che ha l'umore leggermente più stabile dei giorni precedenti in cui, con ogni probabilità, gli avrebbe risposto senz'altro in maniera più scoglionata. «Voi ragazze avete fatto le cattivelle stanotte, mhm? Scommetto che vi siete messi lo smalto e avete spettegolato sui vostri primi bacetti!» Sbuffa fuori una risata, in tutta risposta. Sicuramente avrei preferito uno scenario del genere, senza alcun dubbio. « Oh sì, poi siamo andate anche a quel nuovo strip club che ha aperto vicino Piccadilly. I soldi meglio spesi della mia vita quelli che ho lasciato addosso a Pedro. Ah e poi ci siamo ubriacate a forza di Bacardi alla pesca. Che serata ragazzi! » Racconta quella storiella con aria sognante, sospirando di tanto in tanto per rendere più credibile il tutto. « Mi sembra di avertelo accennato che non stavo molto bene. Ieri avevo anche la febbre alta. » Torna alla realtà con un sorriso benevolo, trovando ormai quasi di normale amministrazione mentire senza davvero mentire circa le sue condizioni fisiche nei giorni più influenzati dalla luna piena. E' diventata prassi esplicare i suoi sintomi, come se una volta al mese, regolarmente, dovesse prendersi questa brutta influenza. E sì, pure in piena estate, chiaro. «Questa fa male, Scamy! Mooolto male! Certo, sapevo che l’avresti invitata, ma.. Dimentichi il libero arbitrio, signorino! June poteva dirti di no.» Espressione sconvolta sul volto dello Scamander nell'essere ripetutamente puntato dall'indice della ragazza. Ma no, ma davvero? « Sarebbe stato un vero plottwist dopo l'abbocco che mi aveva lanciato con la foto. Una roba davvero perfida, ma effettivamente con il suo perché. » Ci rimugina sopra, valutando per la prima volta quell'opzione, ritrovandosi esterrefatto all'idea che June non abbia preso, intenzionalmente, al balzo quella palla curva che le era capitata tra le mani, per qualche minuto. «Non dubito di te. Dubito di lui. Il primo cervello di voi maschi.» Gli occhi del ragazzo, ancora perfettamente bardati dagli occhiali neri, si abbassano, seguendo la traiettoria che l'indice della mora segue. E si bloccano sul suo pacco, prima che lui scoppi a ridere di gusto. Okay, me lo merito! « Posso assicurarti, con estrema sicurezza, che anche lui non ha intenzione di farle del male.. - si blocca a pensare, giusto qualche istante -..cioè, ma in senso figurato! » Lascia che gli occhiali scivolino di poco lungo il profilo del suo naso, giusto per indirizzarle uno sciabolare di sopracciglia piuttosto allusivo. If you know what I mean. «Gli unici a non capire fin da subito che Sam doveva seguire June erano Sam e June.» « Ah perché quindi tu sapevi già tutto, no? Chiaro. Però non sapevi niente di Dean. Lapalissiano. » Nuova parola imparata grazie a Tris, di certo non farina del suo sacco. Prende uno dei due panini, per poi prendere anche la Coca e insultarla un po' per aver pagato tutto lei, condito con tanto di "La prossima volta ti taglio le dita". «Ti chiedo solo un favore.» Si è seduto di fronte a lei, ha già preso un morso di quella meraviglia - emettendo qualche gemito di pura estasi - quando si blocca un istante prima di prenderne un secondo. Le fa cenno di proseguire roteando il panino in aria. «Non trattarla come una delle tante. Juniper è speciale.» Si fissano, lei improvvisamente serie, lui decisamente a disagio. Perché è questa la nomea che mi sono fatto, giusto? Quello che tromba poi scappa. Annuisce soltanto, leggermente pensieroso e forse, stranamente, intristito. Ma è solo questione di qualche attimo perché torna subito alla carica, pronto a scoprire qualcosa di più riguardo quella coppia che non è mai scoppiata, dopo mesi e mesi di stranezze, sguardi disagiati e sorrisini ebeti. «Non so di cosa parli, Sam. Ah, Nick Sifilidone mi ha invitata al ballo.» Gli casca quasi il boccone appena addentato, tanto spalanca le labbra per lo stupore. «Scherzo.» « Fiu, già mi figuravo quella faccia da cucciolo bastonato che incassava il colpo del tuo assicurato rifiuto mettendosi a piangere. » Scrolla la testa, tornando a mangiare come se nulla fosse successo. «Dean mi ha trovata. Io l’ho bendato. E gli ho tirato giù i pantaloni. Non scherzo.» Aspè, cosa? Una risata incontrollata esce dalle sue labbra, dopo aver preso un sorso di Coca che prende a fuoriuscire persino dalle narici. « No vabbè, è proprio la mossa alla Daffy che mi aspettavo da te. » Si asciuga gli occhi, che hanno preso a piangere per le bollicine della bevanda che gli pizzicano il naso e sospira, dopo essersi tranquillizzato. « Hai preso alla lettera il mio consiglio sul sadomaso eh? Addirittura la benda. Gran classe, non c'è che dire! E non c'è di che. » Annuisce, tornando a mordere il panino - al quale mancano si e no altri due bocconi per dire di averlo spazzolato tutto nel giro di nemmeno tre minuti. « Però non riesco a capire bene come le cose siano connesse tra loro. La benda, i pantaloni abbassati.. oddio, è così che mi annunci che avete scopato? » Bocca teatralmente spalancata. « Racconta tutto a zio Sam, forza. Non farti pregare dalla comare che abita silenziosamente - non fare quella faccia, non sono un pettegolo così evidente - dentro di me. »

     
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    « Beh che dire signori, il premio Miss Tatto Universale 2020 va a nient'altro che Daphne - hai un secondo nome? - Baker, direttamente da New York. » Daffy alzò una mano, salutando con un sorriso da Reginetta di Bellezza, il pubblico immaginario davanti al quale Sam l’aveva appena presentata. «Per tua informazione ho solo un nome. Un bellissimo, unico e splendido nome. Cos’è questa mania di voi inglesi di avere centomila nomi? Cos’è, una gara a chi ce l’ha più lungo?» assunse un’espressione pensierosa, sperando che l’ex Serpeverde davanti a lei l’aiutasse a delucidare quei suoi dubbi. «Ah!» Esclamò come se le fosse appena venuto in mente qualcosa. «Naturalmente voglio la pace nel mondo!» Cinguettò salutando ancora il pubblico che probabilmente vedevano solo loro. Si posò le mani sui fianchi, stiracchiandosi appena mentre Sam raccontava quella che era sicuramente una falsissima figurazione della sua serata precedente. «Ah, quindi noi ragazze ci divertiamo così, mhm? Infilando soldi nelle mutande di un Pedro qualsiasi?» Silenzio. «Hai ragione, in effetti.» Annuì, riducendo le labbra in una linea. «Tranne per la storia del Bacardi alla pesca. Quella roba fa schifo.» Si affrettò a correggersi, come se da quella risposta valesse un’intera fortuna, esibendo una faccia schifata. « Mi sembra di avertelo accennato che non stavo molto bene. Ieri avevo anche la febbre alta. » Daffy si grattò il mento con un dito, aggrottando la fronte, mentre la sua memoria scavava a ritroso, riavvolgendosi come una vecchia videocassetta, cercando di ricordare il momento in cui Scamander le aveva fornito quell’informazione. Sincera? Non lo ricordava affatto. Non se ne fece un cruccio: capitava spesso che dimenticasse le cose, soprattutto in quel periodo dove aveva mille cose a girarle per la testa. « Sarebbe stato un vero plottwist dopo l'abbocco che mi aveva lanciato con la foto. Una roba davvero perfida, ma effettivamente con il suo perché. » La ex Grifondoro si ritrovò ad annuire, sovrappensiero, pensando che sarebbe stata una gran mossa lanciare l’amo sul quale era appeso un bel verme succulento per poi ritirare rapidamente la lenza per non far abboccare nessuno pesce. « Posso assicurarti, con estrema sicurezza, che anche lui non ha intenzione di farle del male.. cioè, ma in senso figurato! » Incrociò le braccia al petto socchiudendo le labbra in una linea dritta e guardando con aria assolutamente -ed appositamente- giudicante, Samuel Scamander che tra po’ faceva vento per quanto sciabolava quelle sopracciglia. «Mamma mia, Sam, sei un poeta. Giuro, guarda! Ho la pelle d’oca!» Alzò un braccio, sbattendoglielo praticamente sotto gli occhi, mostrando quando non fosse vero ciò che aveva appena detto. «Giuro che se Junie non fosse la mia coinquilina ti avrei già tirato le mutande!» Rotea gli occhi, senza però riuscire a nascondere quanto quella situazione la stesse divertendo. Forse uno dei motivi per cui si era trovata così nella stessa lunghezza d’onda dello Scamander era che potevano ridere e scherzare tipo su tutto. Non c’erano taboo particolari. O almeno per il momento non ne avevano scoperti. « Ah perché quindi tu sapevi già tutto, no? Chiaro. Però non sapevi niente di Dean. Lapalissiano. » Daffy allargò le braccia, per poi farle ricadere lungo i fianchi sospirando spropositatamente esasperata. «Certo che sapevo tutto, Sam! Eddai! Era palese anche ad un cieco! Secondo te perché vi lasciavo costantemente soli?» Alzò una mano, come per fermare un’ipotetica repentina risposta di lui. «Prima che tu me lo chieda: si, qualche volta all’inizio ho origliato qualcosa, ma qui si parlava solo di chi fosse il campione indiscusso di Risiko e su chi fosse il miglior Battitore della storia -Joey Jenkins, tra parentesi, sono mesi che voglio dire questa cosa!- e blablabla Aprì e chiuse le dita della mano, facendole sembrare un becco d’anatra che si apriva e chiudeva velocemente. «Ho perciò capito che la cosa sarebbe andata per le lunghe. LODATO SIA IL MIDSUMMER!» Alzò le mani al cielo, come per ringraziare chissà quale divinità. Non le sfuggì la faccia di Sam quando gli fece notare che Junie non era una delle tante. Si sentì perciò in dovere di chiarire subito. Non voleva che Scamander pensasse che lei aveva pregiudizi o cazzate del genere. «Non è diretta a te personalmente la cosa. Lo direi a chiunque, persino a mio fratello.» Commentò con una piccola alzata di spalle. Da questo lato, quello delle confessioni cuore a cuore o nel rassicurare qualcuno per qualcosa, Daffy aveva un carattere davvero mascolino. “I maschi non parlano. Loro si danno una bella pacca sulla spalla”, le aveva detto una volta sua madre. Per qualche verso Daffy era tutta suo padre. Quel panino era una bomba. Aveva risvegliato le sue papille gustative ancora addormentate, scoppiettando dentro la sua bocca in sapori sublimi. Chiuse gli occhi un attimo, abbandonandosi alla pace dei sensi. Se esisteva un Paradiso, probabilmente era pieno di panini di Tim.
    « Fiu, già mi figuravo quella faccia da cucciolo bastonato che incassava il colpo del tuo assicurato rifiuto mettendosi a piangere. » Scoppiò a ridere, per poi prendere un sorso di Coca Cola tirando su con la cannuccia. «Sei perfido, Scamy! Si sentono molte voci nei bagni delle ragazze e pare che “Sifilidone” non sia un soprannome dato a caso, sai?» Si sporse leggermente in avanti, facendo perno sui gomiti ben poggiati sul tavolo. Purtroppo la sua serietà durò solo pochi secondi, anche a causa delle risate che Sam si stava facendo dopo la rivelazione su ciò che era successo durante la corsa. « No vabbè, è proprio la mossa alla Daffy che mi aspettavo da te. Hai preso alla lettera il mio consiglio sul sadomaso eh? Addirittura la benda. Gran classe, non c'è che dire! E non c'è di che. » Se la ride. Samuel Scamander la guardava ridendo e più lo faceva, più le guance di Daffy assumevano una colorazione di rosso più intenso. Ad un certo punto era praticamente paonazza. «Eddai non.. Non ridere! Non riesco ancora a credere di aver fatto una cosa del genere!» Abbassa gli occhi sul suo panino, l’espressione di un peccatore in chiesa. Non che certe cose non fossero da lei, ma.. Non con lui! Non con uno che le piaceva e ai cui occhi sperava di apparire come una principessa Disney! « [...] oddio, è così che mi annunci che avete scopato? Racconta tutto a zio Sam, forza. Non farti pregare dalla comare che abita silenziosamente - non fare quella faccia, non sono un pettegolo così evidente - dentro di me. » Daffy aveva appena addentato il panino quando quelle parole per poco non le fecero cascare il boccone. Guardò Sam, assottigliando lo sguardo, le guance ancora piene. « fuarda che Fean è un fenfiluomo, mica una beftiaffia come te!» borbottò cercando al contempo di masticare e mandar giù il boccone. Bevve un sorso di Coca, per poi far scoccare la lingua sul palato. «E poi l’avresti già saputo, fidati. Come minimo ti sarebbe arrivato un messaggio con mille fuochi d’artificio.» Addentò ancora il panino rendendosi conto di averlo già quasi finito. «E comunque la verità era che mi ero fermata a fumare. Hai presente la roba che ho comprato da Jacob la settimana scorsa? Ecco, non l’avevo ancora provata. Quindi non mentirò se dico che in un primo momento credevo che quella fosse tutta un’allucinazione! Insomma, era una gran botta di culo che lui mi avesse trovata!» Roteava la mano libera, muovendola come se stesse figurando in aria la scena. Forse aveva origini italiane e non lo sapeva. «Poi lui si è lamentato dicendo che era stato troppo facile. E aveva ragione, cavolo. Quindi presa da questo slancio ho cavalcato l’onda. E si, forse c’entrano qualcosa i discorsi della sera prima. In realtà all’inizio non ci ho visto niente di male. Nel senso.. Uno non può correre se ha i pantaloni calati, no? Cioè.. Sembrava un’idea geniale..»

     
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