Suspiria

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    fly away ♥

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    Se da un lato June si sentiva un po' a disagio all'idea di trascorrere un pomeriggio con Lily dopo le menzogne pubblicate da Strega Moderna, le fu sufficiente scorgere la sua chioma bionda, accomodata da uno dei tavolini esterni del Suspiria, affinché un sorriso si aprisse istintivamente sulle labbra carnose. « Lils! » La salutò, prendendo posto nella poltroncina vuota di fronte a lei. Si sfilò la borsa dalla spalla e si sporse leggermente sul tavolino, le dita delle mani nervosamente intrecciate tra loro. Annuì alle sue parole, stringendo appena le labbra in un sorriso più tirato. Nei freddi messaggi che si erano scambiati in seguito al rave, Sam le aveva accennato ad una breve vacanza in famiglia e, se non altro, Lily sembrava averne giovato. « Sto... bene. » Evitò di sbilanciarsi in quel primo momento. C'erano questioni più importanti di cui parlare della sua incomprensione con Sam. « Sono solo preoccupata per quello che è successo al rave.
    Non sarebbe dovuto accadere, mi spiace che anche tu ci sia andata di mezzo. »
    Iniziò a giocherellare nervosamente con la punta delle dita, tormentandosele. La cameriera le raggiunse, pronta a prendere l'ordine e June si interruppe, sfogliando distrattamente il menù. « Un cappuccino, per favore. » Aveva lo stomaco chiuso, un po' per lo stress ed un po' perché aveva pranzato tardi. Attese che la ragazza si allontanasse prima di rivolgersi di nuovo a Lily, assicurandosi che nessuno stesse prestando loro attenzione. « So che hai avuto delle allucinazioni. » E non sei stata nemmeno l'unica. « Adesso come stai? Ti senti meglio? » Inizialmente si era sentita in colpa per quanti avevano avuto delle strane reazioni al rave ma, dopo aver brevemente parlato con Mun via messaggio, il senso di colpa si era tramutato in vera e propria preoccupazione.
     
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    Il Suspiria quella sera aveva un'aria meno cupa del solito, era sicuramente meno caotico e affollato del solito. La musica ad alto volume era sostituita dalla voce degli impavidi che avevano avuto il coraggio di salire sul palco. La pista da ballo invece era stata occupata da tavolini e sedute che permettevano di assistere meglio alle varie esibizioni. Serata varietà. L'avevano chiamata così gli organizzatori, l'unica cosa di cui bisognava essere muniti era un po' di fantasia. A consigliarle la serata era stata una sua compagna di corso, si sarebbe esibita quella sera e aveva chiesto a tutti i compagni di corso di passare al suspiria per sostenerla. Eris aveva studiato fino a tardi, tanto che per cena aveva mangiato un semplice panino, una volta che si era messa finalmente in pari con il programma si era rifiutata di passare un0altra serata sul divano. Aveva indossato un semplice paio di aderenti pantaloni neri e un maglioncino dello stesso colore che lasciava scoperta una spalla. Per ora dalla sua posizione aveva assistito all'esibizione di un escapologo, un paio di cantanti, un poeta, un cantastorie e un violinista. I tavoli intorno a lei erano tutti più o meno occupati, erano tutti muniti di trombetta e alla fine di ogni esibizione, in base al livello di gradimento, dovevano usare lo strumento. A fine serata il vincitore di sarebbe portato a casa un buono per mielandia, una felpa ufficiale del suspiria e una drink card della durata di un anno. « Scusa è occupato? » Il/La nuovo/a arrivato/a si stava riferendo al posto libero di fianco a lei, uno dei pochi non ancora occupati nella sala. « No, liberissimo. » Spostò il suo cappotto per lasciare il posto, invitandolo/a a sedersi. « Concorrente o semplice spettatore? »
     
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    Il Suspiria era un luogo neutrale, perfetto per fare affari con quei signorotti dell'alta società che di giorno gridavano alla lotta alla mafia e di notte tessevano le proprie trame con i gangster del Regno Unito - e non. È così che gira il mondo. Christian aveva avuto modo di imparare fin dalla più tenera età che nessuno era pulito come diceva di essere, e che l'esistenza di organizzazioni come la sua era strettamente connessa alla politica. Non c'era spazio per lotte partigiane in quell'ambiente: ci si vendeva al miglior offerente, consapevoli del fatto che in fin dei conti erano un po' tutti uguali. Si era quindi presentato al locale vestito in maniera elegante, ma non troppo, in modo tale da non dare eccessivamente nell'occhio e amalgamarsi bene con la folla di studenti e ministeriali che andavano ad assistere allo spettacolo di varietà. « Christian Cassidy. Credo che qualcuno mi attenda nel privé. » disse con un sorriso contenuto al buttafuori, gettando a terra la sigaretta appena finita. L'uomo diede una veloce occhiata ad una cartellina, dicendo qualcosa all'orecchio del suo collega prima di voltarsi nuovamente verso di lui. « Il signor Friedman ha avuto un contrattempo e non riuscirà a venire. Ma ha detto che le ha lasciato un drink offerto al bar. » Questa volta il sorriso di Christian fu più tirato mentre ringraziava velocemente il buttafuori, facendosi strada verso l'interno del locale. Molto maleducato, Friedman, a non avvisarmi prima. Come se avessi tempo da perdere. Sospirò, avvicinandosi al bar per ordinare un incendiario prima di mettersi a cercare posto nella sala. Ormai era lì e aveva già annullato gli altri impegni per la serata: tanto valeva rimanere un po'. « Scusa è occupato? » « No, liberissimo. » Rivolse un sorriso gentile alla ragazza, prendendo posto accanto a lei mentre si portava il bicchiere alle labbra. « Concorrente o semplice spettatore? » A quella domanda sbuffò istintivamente una risata dalle narici, scuotendo il capo con fare bonario. « Spettatore. Purtroppo non sono stato baciato da certi talenti. » Non da quelli che si possono mettere in mostra, quanto meno. Attese qualche istante prima di allungare una mano nella sua direzione. « Christian Cassidy, piacere. » Si portò il bicchiere alle labbra, prendendo un piccolo sorso del liquido ambrato. « E tu invece..aspetta, non me lo dire. » disse, assottigliando appena lo sguardo per fissarla come se stesse cercando di capire qualcosa dal suo volto. « Mmh..non mi sembri una stand up comedian. Forse cantante? » Fece una pausa, inclinando appena il capo di lato. « Acqua, vero? Beh allora dimmi, qual è il tuo talento? Da palcoscenico o meno che sia. »

     
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    « Spettatore. Purtroppo non sono stato baciato da certi talenti. » Riconoscerlo era già qualcosa, molte persone si ostinavano a non accettare la realtà; persistendo nell'illusione di talenti immaginari degni di un palcoscenico. Aveva perso il conto dei temerari che, senza alcun talento, più che applausi non avevano ricevuto altro che fischi. « Beh allora siamo fortunati che tu lo riconosca, mi dispiacerebbe doverti fischiare. » In verità per indole Eris non sarebbe mai riuscita a fischiare contro qualcuno, tutt'al più si sarebbe risparmiata dal batteri le mani. « Christian Cassidy, piacere. » Strinse la mano dell'uomo presentandosi a sua volta. « Eris MacBride, piacere mio. » Spostò l'attenzione sul suo calice di vino bianco, lasciando che il liquido lievemente dorato ruotasse all'interno del bicchiere. A differenza di prima non era più sola con i suoi pensieri. Mentre sorseggiava il vino osservò l'uomo dall'altra parte del tavolo, era ben lungi dall'essere un suo coetaneo; Eris ipotizzava avesse poco più di trent'anni. « E tu invece..aspetta, non me lo dire. Mmh..non mi sembri una stand up comedian. Forse cantante? » Che Merlino vi risparmi. Eris non era esattamente una super comica, capiva l'ironia e rideva a qualsiasi battuta ma raccontarle? Quella era tutta un'altra cosa. « Penso che se salissi su quel palco come comica sentirei solamente il frinire dei grilli... » E forse qualche balla di fieno che rotola per la sala. «Sancirei la fine della serata. » Ed entrerei nella storia come peggior comica di sempre. Un imbarazzo che si sarebbe risparmiata più che volentieri. « Acqua, vero? Beh allora dimmi, qual è il tuo talento? Da palcoscenico o meno che sia. » Sono una studentessa con i fiocchi. Ma per sua fortuna lo tenne solamente per sé. Non voleva passare ancora una volta per la studentessa esemplare; per la prima della classe. Un'etichetta che la ragazza voleva letteralmente scucirsi di dosso. « Direi acqua da tutte le parti. » Le scappò una semplice risata e pensò immediatamente al pianoforte. Aveva iniziato a suonarlo all'età di cinque anni e da quel momento non aveva più smesso. I suoi avrebbero voluto vederle tenere concerti, ma da quando avevano scoperto la sua natura di strega era stato tutto messo da parte. Da quel momento Eris aveva cominciato a suonare esclusivamente per sé. « Suonare il pianoforte?! » La sua era quasi una domanda perchè non si esibiva per qualcuno da molto tempo e l'autocritica non era contemplata dal momento che suonava solo per liberarsi dei pesi del cuore. « Però questa sera sono qui per sostenere una mia compagna di corso...sembrava spaventata morte all'idea di salire sul palco.» Eris sperava fortemente che fosse talmente brava da spingerla ad applaudire con tutte le sue forze, in caso contrario l'avrebbe consolata minimizzando il fallimento. « Se non sei qui per esibirti...sei stato assoldato come me come gruppo di sostegno? » Forse tra i partecipanti di celava una sorella, un amico o addirittura una fidanzata.
     
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    « Penso che se salissi su quel palco come comica sentirei solamente il frinire dei grilli...Sancirei la fine della serata. » Spostò velocemente lo sguardo sul palcoscenico, dove un ragazzo appena ventenne si cimentava in un pezzo da giocoliere decisamente piatto. Se a sette anni mi avessero detto che farsi saltare tre limoni tra le mani era un talento, chissà dove sarei adesso. « Beh..non è detto che sia una cosa necessariamente negativa. » disse, adocchiando eloquentemente il giovane giocoliere prima di nascondere una piccola risata a bassa voce dietro l'orlo del bicchiere.
    « Suonare il pianoforte?! » Sollevò le sopracciglia, inclinando il capo di lato come a dirle chapeau. « Decisamente un talento da palcoscenico. Ho sempre invidiato le persone che sanno suonare uno strumento. Produrre musica dovrebbe essere una grande soddisfazione. » Ma d'altronde, che cazzo ne so io? Le uniche cose che ho suonato in vita mia sono i campanelli dei citofoni per poi darmela a gambe. « Però questa sera sono qui per sostenere una mia compagna di corso...sembrava spaventata morte all'idea di salire sul palco. Se non sei qui per esibirti...sei stato assoldato come me come gruppo di sostegno? » Annuì, sorridendole gentilmente. « Certo. Perché no? Ma mentre aspettiamo l'uscita in scena della tua amica, toglimi un paio di curiosità curiosità: perché non ti sei iscritta e, soprattutto, quanti drink ti ci vorrebbero per convincerti a salire sul palco e suonare? » chiese ironico, prendendo un sorso dal proprio bicchiere. « Puoi star sicura che ti farei solo complimenti, dato che anche se facessi pena non sarei in grado di notarlo. » Che Christian di musica ci capisse poco, infatti, non era un mistero. Senza contare il fatto che quella che ascoltava lui contemplava difficilmente grandi momenti del pianista. Per convincerla ulteriormente, si voltò a guardare ancora il palcoscenico, indicando quel tizio smilzo che non aveva ancora smesso di farsi saltare i tre limoni da una mano all'altra. « L'asticella è decisamente bassa. Non faresti neanche chissà quale brutta figura. »

     
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    « Beh..non è detto che sia una cosa necessariamente negativa. » Le scappò una flebile risata, quasi impercettibile, molto probabilmente voleva solo risparmiare agli spettatori le esibizioni imbarazzanti che ti lasciavano del dubbio più totale. Indecisa se applaudire per pena o fischiare per mettere fine a sogni di gloria irrealizzabili. « Soprattutto se qualcun altro si improvvisa giocoliere...gli spettatori della prima fila potrebbero essere feriti. » Bastava una presa sbagliata e qualcuno si sarebbe ritrovato con un bernoccolo in testa. « Decisamente un talento da palcoscenico. Ho sempre invidiato le persone che sanno suonare uno strumento. Produrre musica dovrebbe essere una grande soddisfazione. » La musica era in grado di curare l'anima, di medicare ferite profonde, ma allo stesso tempo ti metteva a nudo. Quando Eris suonava si lasciava trasportare, mostrando tutto il dolore e l'amore che provava. Nonostante suonasse ad occhi chiusi il suo volto era lo specchio dei suoi sentimenti, la lasciava scoperta e vulnerabile. « Spesso però ti mette in contatto con sentimenti che nemmeno tu sai di provare... » a volte addirittura di odio. E in quei momenti la musica diventava violenta, una lama affilata che non faceva prigionieri. « Certo. Perché no? Ma mentre aspettiamo l'uscita in scena della tua amica, toglimi un paio di curiosità curiosità: perché non ti sei iscritta e, soprattutto, quanti drink ti ci vorrebbero per convincerti a salire sul palco e suonare? » Eris rifletté seriamente sulla domanda dell'uomo, dopotutto era una curiosità più che lecita. In realtà la ragazza non aveva mai amato essere al centro dell'attenzione, fin troppo abituata ad essere messa da parte da non sentirsi a suo agio sotto le luci del palcoscenico. « Non mi sono iscritta perchè non ho mai voluto condividerlo... » Troppo ferita dall'atteggiamento dei genitori, ogni qualvolta voleva mostrare loro un nuovo giro di note imparato veniva messa malamente a tacere. « ...per quanto riguarda i drink penso più di quanti io ne possa reggere. » Non era un assidua bevitrice, inoltre era più che certa che se da un lato l'alcool potesse scioglierla dall'altro le avrebbe fatto sentire le dita pesanti come massi e impacciate. « Puoi star sicura che ti farei solo complimenti, dato che anche se facessi pena non sarei in grado di notarlo. » Storse il naso la ragazza, perchè anche un sordo sarebbe stato in grado di percepire le vibrazioni discordi di un pezzo suonato male. La musica era fatta per essere fluida, non sempre dolce, ma continua e legata in ogni nota. « Fidati di me...lo noteresti, è un po' come un battito saltato. Dammi la mano... » Prese la mano dell'uomo e gli girò il palmo verso l'alto. Premette le dita sull'arteria radiale fino a percepire il battito del cuore dell'uomo. Iniziò a riprodurlo battendo le dita allo stesso ritmo. « Vedi? E' perfettamente cadenzato, può accelerare o rallentare, però è perfettamente sincronizzato... » Nonostante le possibili alterazione un cuore in salute batteva ad un ritmo preciso. « E così è la musica. » Lenta, veloce, incalzante, ma perfetta in ogni sua sfumatura. « L'asticella è decisamente bassa. Non faresti neanche chissà quale brutta figura. » Le dispiaceva per i concorrenti, molti erano totalmente privi di talento, ma vivevano nell'illusione di esserne in possesso; forse circondati da persone a loro troppo affezionate per metterle di fronte alla triste realtà. « Facciamo così sali sul placo prima tu... » tira fuori il tuo talento. « ...e io farò la stessa cosa subito dopo, croce sul cuore. » La ragazza si fece un croce sul petto sopra l'organo citato, una promessa che avrebbe mantenuto.
     
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    « Ma non era meglio Starbucks? » Caleb sbadiglia, mentre i suoi due inseparabili compari, Doyle e Jeremy, non lo ascoltano nemmeno. « Sì, meglio Starbucks se vuoi rimorchiare qualche tredicenne! » « Beh, in effetti quanti anni ha quella Savannah? Quindici? Sedici? » « Ma non sarà pedofilia? » « Per Merlino, lo sbatteranno ad Azkaban secondo te? » « Non lo so..Forse. Ma se lo fanno, io te lo dico: la pluffa autografata da James Potter è mia! » « Nooooo andiamoooo! Te l'ho sempre detto che quella la volevo io semmai fosse morto! » « Ma non è ancora morto, solo condannato a morte. Facciamo così: se muore, te la prendi tu. Se invece finisce ad Azkaban e basta, puoi sempre prenderti il boccino della Scamander.. » « Mmh..Mi sembra un buon compromesso, sì! » « Vero, eh? » « LO SAPETE CHE SONO ANCORA QUI? » « Uh, vero, è ancora qui » « Che palle, io volevo la mia pluffa.. » « ..E' rassicurante il fatto che mi preferireste morto, pur di accaparrarvi la mia roba.. » Minuto di silenzio. « Menomale che non si è offeso! » « Giàààà! Poi chi lo sopporta quando ha il muso? » ..Dio, non c'è scampo. « ..Direi che è ora di andare al bagno. Prima di commettere un omicidio. Anzi due, probabilmente » « E chi vuoi uccidere? » « Ma allora ad Azaban ci vai alla fine?! » « ... » [...] « Hey, bellezza! » Alla fine al bagno non c'è andato davvero, ma l'ha usato come scusa, per poter sgattaiolare lì, al bancone. Sa infatti che la sua amica Karma ci lavora, e, sicuramente, la sua compagnia potrebbe liverarsi assai migliore rispetto a quella dei suoi due compari (che, a giudicare dagli ultimi inquietanti riscontri, lo preoccupa anche un po' -tanto- averli attorno). Una chioma rossa, fluente, gli svolazza accanto, e Caleb sorride, già pronto a salutare la compagna quando quella si gira e... « Dici a me, tesoro? » Eeeee non è decisamente Karma. « Tu non sei Karma.. » Beh, in effetti avrebbe dovuto capirlo prima, visti i capelli lisci del..Ragazzo? Uomo? Non lo sa, ma quello che sa è che cavolo, quello non è Karma proprio per niente!! E che ne potevo sapere io, magari si era piastrata oh! « Per questo bel faccino, gioia, potrei essere chiunque tu voglia! » « Ahm..G-grazie è che io dovrei.. Dovrei andare da..- » Dove sono quei due idioti quando mi servono? DOVE? « Eccola! La mia ragazza! » Annuncia, affiancandosi alla prima testolina bionda che individua in mezzo alla folla. « Mmh..che peccato.. » Un broncino si palesa sul volto dell'uomo, prima di dileguarsi, mentre Caleb si volta verso la sua salvatrice. Fa che non sia un uomo, fa che no sia un uomo.. « Grazie. Scusa l'intrusione ma..- » Si blocca. Le palpebre che battono una, due, tre e quattro volte. « Aspetta. Ma tu sei..-T-t-tu sei.. » Occhi da gatta, lunghi capelli d'oro, viso d'angelo.. « Lil-..Lilac Sc-sc-sc-... » Tutta la pressione di quei due o tre cocktail che ha buttato giù nel corso della serata sembra esplodere all'improvviso, mentre il mondo attorno a sè inizia a girare. « Non mi sento tanto..- » Bene, è l'ultima parola che gli muore in gola, prima che il buio l'assalga. Beh, perlomeno si potrà dire di Caleb Davis che sia morto felice.
     
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    Serata tranquilla, solito posto, Karma non è di turno. Noia mortale, pensa soltanto, la giovane Scamander, mentre si accinge a portare alle labbra un bicchiere di vino. Uno e basta, promette, soprattutto perché pochi giorni addietro è stata fotografata nella stessa posizione. E solo qualche mese prima è passata per ubriaca fradica al rave. Dunque, onde evitare di costruirsi la fama di alcolizzata non tanto anonima, giura a se stessa e al cameriere di fiducia che non andrà oltre. «Sì, l'allenamento è andato bene, domani iniziamo alle tre del pomeriggio...», manda una nota vocale a Joy e sgranocchia qualche nocciolina. La sala è molto affollata, tanto che non riesce a sentire il messaggio di risposta. « Tu non sei Karma.. », un nome in particolare la cattura, tanto che si gira e cerca di individuare chi ha invocato la sua migliore amica, ma i camerieri che fanno avanti e indietro ostruiscono la visuale. « Eccola! La mia ragazza! », viene sfiorato il suo braccio, sempre da quella stessa voce. Si volta, la sciarpa le cade per terra e viene calpestata da un bel po' di gente. «Per Morgan..» « Aspetta. Ma tu sei..-T-t-tu sei.. », osserva con curiosità il ragazzo che le si para di fronte, certa di averlo già visto da qualche parte. Ha il suo nome sulla punta della lingua ma non riesce a tirarlo fuori. Nota accanto a lui un particolare signore, rattristato probabilmente per il fatto che il tipo abbia... La ragazza. Oh, ho capito. Sono io.
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    «Eccoti!!! Due ore che ti stavo cercando, dov'eri finito?!», lo prende a braccetto e con un sorriso di scuse va per sottrarlo alla presenza dello sconosciuto, solo che... « Non mi sento tanto..- » , Morganissima!!! - sviene praticamente tra le sue braccia. Mai stata un asso negli incantesimi di Medimagia, il boccino del Quidditch si trova di fronte ad una vera e propria emergenza, soprattutto perché ha la vaga impressione che si tratti di un amico della Paciock. Nel frattempo, ovviamente, un cumulo di gente si arresta di fronte al quadretto, tra cui due amici di... « CALEB!!! », oh, sì. Caleb Davis. Me lo ricordo. Balla con Karma, se non sbaglio. « E tu, tu sei... », prima ancora che possa completare la frase, Lily si porta il dito indice alle labbra, cercando in ogni modo di non attirare l'attenzione su di sé. «Uhm... Reinnerva?», punta la bacchetta verso Caleb, ottenendone l'apparente salvezza. Una volta in piedi, lo trascina insieme ai due amici verso il primo tavolo libero. « ...Non è che mi faresti l'autografo? », è così che rompe il ghiaccio quel tipo mezzo invadente, strappando una risata alla Scamander che lo accontenta subito. L'altro tipo, invece, gli dà una gomitata, intimandolo a tirarsi indietro perché lo voleva prima lui. Quando l'atmosfera si fa un po' più tranquilla, è Lily a parlare: «Cercavi Karma? Oggi ha il giorno libero.», sorride in leggero imbarazzo. «Sei l'amico che balla con lei, vero?»
     
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    «Uhm... Reinnerva?» Sono le parole che lo riportano al mondo dei vivi. Apre gli occhi di scatto, Caleb, mentre una scarica d'energia lo scuote da dentro, facendolo rabbrividire. Per i primi attimi si limita a battere le palpebre, ancora visibilmente confuso e -specialmente- amareggiato che qualcuno lo abbia strappato via da quel sogno in cui Lilac Scamander fingeva di essere la sua ragazza. Poi, però, dopo esser stato passivamente trascinato a sedere, si rende conto che..Lily è ancora lì. « Okay » Annuncia dunque « Quindi sono morto davvero » Ed ora a Cami chi glielo dice? E Savannah? Le dovevo pure chiedere di uscire!! Secondo voi vale se le dico "scusa, è che sono morto", o si incazza comunque? « ...Non è che mi faresti l'autografo? » « No hey! » Urlacchia, all'improvviso. « Questo è il mio Paradiso. Che ci fate qui voi due? Non vi voglio! » E che palle no. Pure da morto no. « Ma che vuole? » « Ha sbattuto la testa, forse? » « Ma no..Stupido lo era già da prima! » « Giuro che..- » Vi ammazzo. «Cercavi Karma? Oggi ha il giorno libero.» Si blocca all'improvviso, con le parole che gli muoiono in gola. Nel voltare lo sguardo, e trovarsi faccia a faccia con Lily, seduta a poca distanza da lui, probabilmente sverrebbe per la seconda volta, se non fosse per gli effetti dell'incantesimo che continuano a mantenerlo lucido. Si schiarisce la gola. E andiamo Caleb, parla! «Sei l'amico che balla con lei, vero?» Ti ha fatto una domanda. E l'ha fatta a te, A TE!!! Lancia un'occhiata dispettosa ai suoi compari, come a voler ribadire il concetto, poi torna a guardarla. E ora che le dico? Sa pure che ballo. Oddio e se mi sta già immaginando col tutù? Per Merlino che figura. Dite che dovrei mostrarle i muscoli? Ma così..dal nulla..Non sarà un po' illegale? - RISPONDI, CAZZO!! « SìsonoproprioiotueKarmasieteamichenonlosapevo! » Pronuncia, tutto d'un fiato, senza riuscire a comprendere cosa diavolo abbia detto nemmeno lui stesso. Socchiude gli occhi, respira profondamente. « Sì, sono io. Scusa è che..- » Tossicchia « Sono un tuo fan. Cioè tipo grandissimo fan - Esita qualche momento, giusto il tempo per le sue guance di andare a fuoco - Cavolo... Se avessi saputo ti avrei incontrata un giorno avrei evitato di commentarti ogni storia ed ogni post su witz. Scusa.. » « Sai che ti sogna ogni notte? » « Per Merlino sì! E si sveglia sempre tutto su- » « CHEEEEEEE NE DICI SE CI SPOSTIAMO E TI OFFRO QUALCOSA? » Molla una gomitata al primo dei due compari che gli capita a tiro. « Io sono Caleb, comunque. Davis.. -Sì beh nel caso volessi denunciarmi per stalking almeno sai come mi chiamo, no? » Pausa. « Non mi vuoi denunciare davvero. -..vero? »
     
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    « Quindi sono morto davvero », trattiene una risata, Lily - indecisa se credere che il ragazzo stia scherzando o che lo dica sul serio. I suoi amici, comunque, affatto preoccupati della possibile dipartita del povero malcapitato, iniziano a sondare la giocatrice con le loro domande, chiedendole autografi e selfies insieme. «Ehm - okay..», non fa neanche in tempo a finire la frase che, da terra, arriva una voce affatto pacata: « No hey! Questo è il mio Paradiso. Che ci fate qui voi due? Non vi voglio! » «- Tranquillo, tranquillo, non c'è problema.», che tradotto vuol dire: è l'unico modo per farli star buoni. E infatti Lils procede a firmare dei tovaglioli di carta - uno dei due le chiede anche di baciare il tovagliolo, alché lei lo guarda sbigottita -, poi finalmente Caleb fa una mossa tattica e riesce a liberarsi dei teneri avvoltoi, conducendola in disparte verso il bancone. «Beh, sì, Karma è la mia migliore amica da... Tipo sempre.», spiega, accennando un sorriso e osservando divertita la reazione del ragazzo. « Io sono Caleb, comunque. Davis.. -Sì beh nel caso volessi denunciarmi per stalking almeno sai come mi chiamo, no? », allunga la mano nella sua direzione, presentandosi lo stesso nonostante si tratti... Ad occhio e croce di un suo fan. «Io sono Lilac Scamander e -», alza le mani per far vedere che non sta incrociando le dita, «- giuro che non ti denuncerò. A patto che tu non smetta mai di tifare i Cannoni. Perché in caso contrario saresti sulla mia lista nera a vita - questo per non farti sentire sotto pressione, chiaro, ridacchia, ordinando un Cuba Libre e giurando un'altra cosa: oltre quello non andrà. «Allora, Caleb. Ballerino, appassionato dei Cannoni di Chudley, amici invadenti e Wiztagram-dipendente... Cosa non so ancora di te?», domanda, spendendosi in un altro sorriso per rompere il ghiaccio.
     
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    «Niente storie, Lilì, stasera usciamo, mettiamo in mostra la mercanzia e rimorchiamo qualcuno!» Alexandra Cooper passò le mani tra i capelli, ravvivandoli, rivolgendo a Lyra un’occhiata maliziosa. Si sentiva in colpa per averle dedicato così poco tempo nell’ultimo periodo, soprattutto dopo la tragedia che aveva colpito la giovane Malfoy solo qualche mese prima. L’aveva lasciata respirare, come invece non sembravano in grado di fare i giornalisti visti i molteplici articoli che continuavano ad uscire su lei, la gravidanza della madre e la sparizione del fratello. Si era detta che Lyra aveva bisogno di tempo, dei suoi spazi ed aveva finito per essere solo un’ombra nella vita di quella che era una delle più care amiche che avesse. E se apparentemente non avevano nulla da condividere, ad un occhio esperto sarebbe risultato impossibile da notare che era proprio quella diversità il loro punto più forte. La Cooper fece scorrere le mani sull’abito striminzito che le fasciava il corpo lasciando ben poco all’immaginazione. «Le mance ultimamente sono piuttosto scarse, quindi non ho intenzione di sganciare una sola falce per ubriacarmi. Troveremo sicuramente qualche pollo da spennare.» Prese la bionda sottobraccio, per poi uscire dall’appartamento nel quale viveva la sin eater. L’aria frizzantina della notte le pizzicò le guance. «Pensavo ad una nuova strategia di marketing. Appendere un cartello vicino alla cassa con su scritto “Siate generosi con la mancia, devo rifarmi le tette. Post scriptum: se contribuirete ve le farò toccare.”» Una risatina simile ad un trillo esplose nella sua trachea. Essere se stessa era il modo migliore con cui pensava di aiutare Lyra. Trattarla come se fosse malata o qualcosa di simile non era giusto nei confronti della donna forte che la Malfoy si era sempre dimostrata. Poteva proporle di restare a casa, di stappare del pessimo vino da supermercato ed ubriacarsi male per finire a raccontarsi le peggiori cose combinate in vita loro. «Penso che sarei un’ottima marketing manager. Sai cosa? Lascio il lavoro e mi iscrivo al College!» Seh, vabbè. E poi chi ti mantiene? A quella frase susseguì una smorfia. «Nah. Sono troppo vecchia per certe cose. E poi chi contribuirebbe alle sbronze dei miei amici?» Arrivate all’ingresso del locale, Lexie premette la mano contro il portone, aprendolo. Il suo della musica, dapprima ovattato, divenne più forte che mai, inglobandole, come il piacevole tepore all’interno. Afferrò la mano della Malfoy fiondandosi subito al bancone. Drizzò la schiena, facendo scorrere lo sguardo sui presenti, cercando di adocchiare colui -o colei- che sarebbe stato la sua gallina dalle uova d’oro. «Prendete qualcosa, belle signorine?» La Cooper alzò lo sguardo verso il barista, un ragazzo sui trent’anni che, più che sui loro occhi, si stava concentrando sui loro davanzali. Alexandra sorrise in modo ingenuo, sbattendo le lunghe ciglia scure e stringendosi un poco nelle spalle. «Ooooh, si. Perché non ci consigli tu cosa prendere?» Il giovane gonfiò il petto, come se la Cooper le avesse appena fatto un grande e lusinghiero complimento. Prese un po’ due bicchieri e li riempì in quelli che, riconobbe Lexie, erano due Vodka Sour. «A voi, bellezze. Questi li offre la casa.» asserì strizzando loro l’occhio. Fingendo un’espressione lusingata, Lexie prese i due bicchieri sorridendo poi al barista con fare più malizioso. Riprese Lyra sottobraccio, portandola al centro della pista, facendosi largo tra la gente. «E il primo è andato!»


     
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    «Niente storie, Lilì, stasera usciamo, mettiamo in mostra la mercanzia e rimorchiamo qualcuno!» Una risata proruppe dalla gola della giovane Malfoy; per quanto assurde le parole di Lexie erano per lei una ventata di normalità. Quasi non ricordava l'ultima volta in cui si era divertita normalmente. « Beh allora penso che questo bustino faccia al caso nostro... » La profonda scollatura del corpetto lasciava ben poco all'immaginazione. Spostò la lunga chioma ondulata e studiò brevemente il suo riflesso, quasi stentava a riconoscersi in quel momento. La Vecchia Lyra. La Lyra senza alcuna preoccupazione, con un padre fin troppo presente e una famiglia. Una Lyra che quasi non si ricordava più. Una Lyra che le mancava come l'aria ma che non sarebbe più tornata ad essere. « Le mance ultimamente sono piuttosto scarse, quindi non ho intenzione di sganciare una sola falce per ubriacarmi. Troveremo sicuramente qualche pollo da spennare. » Lyra aveva lavorato a Le Rouge et le Noir e il guadagno non era indifferente per le ballerine, nonostante ciò non aveva scelto quel lavoro per la paga, ma per la libertà che le forniva. Appagava quel desiderio di ribellione di cui non era mai riuscita a spogliarsi. « Pensavo ad una nuova strategia di marketing. Appendere un cartello vicino alla cassa con su scritto “Siate generosi con la mancia, devo rifarmi le tette. Post scriptum: se contribuirete ve le farò toccare.” » Una strategia che aveva un ché di geniale nonostante, a suo parere, la ragazza non aveva assolutamente bisogno di alcun ritocco. « Devo dire che il tuo ragionamento non fa una piega, anche se rischieresti di avere una fila di persone pronte a chiederti quanto promesso. Rischieresti di sciuparle troppo in fretta. » Rispose con una risatina. Le sembrava quasi assurdo parlare di argomenti tanto futili, nell'ultimo periodo non aveva fatto altro che parlare con auror e avvocati; tanto che oramai sopportava a stento la loro vista. « Penso che sarei un’ottima marketing manager. Sai cosa? Lascio il lavoro e mi iscrivo al College! Nah. Sono troppo vecchia per certe cose. E poi chi contribuirebbe alle sbronze dei miei amici? » Il college era un luogo fin troppo composto per una come Lexie, era uno spirito libero che difficilmente si piegava alla convenzionalità. Quelle mura l'avrebbero soffocata in fretta cercando di mettere un freno alla sua personalità esuberante. « Io posso aiutare per quanto riguarda le sbronze, casa Malfoy ha una cantina piuttosto fornita. » Bottiglie su bottiglie che suo padre aveva accumulato negli anni, arricchendo la sua preziosa collezione. Si fecero spazio fino al bancone guadagnandosi la pole position. Erano circondate di persone e da ciò che poteva osservare per la sua amica non era necessario rifarsi il seno per attirare l'attenzione. Si avvicinò all'orecchio di Lexie per sovrastare la musica. « Sei sicura di voler ricorrere al chirurgo, da ciò che posso vedere il ragazzo alle tue spalle non fa che alzarsi sulle punte per dare una sbirciatina. » Maschi prevedibili. Prima ancora che potessero farsi due risate vennero interrotti dal barista. « Prendete qualcosa, belle signorine? » L'intera carta dei vini. Anche se la selezione di vini non era propriamente degna di nota. « Ooooh, si. Perché non ci consigli tu cosa prendere? » Sorrise di fronte al dolce sfarfallio delle ciglia di Lexie, una mossa studiata e che richiedeva anni e anni di esercizio. « A voi, bellezze. Questi li offre la casa. » Non avevano dovuto faticare poi molto per ottenere il primo giro. Vodka Sour. Non esattamente il suo preferito, ma a caval donato non bisognava guardare in bocca. Mentre si allontanavano per raggiungere la pista non poté fare a meno di commentare. « Oramai non c'è più gusto nello scroccare da bere, non appena scuoti un po' i capelli ti ritrovi un bicchiere sotto il naso. » Dopo aver finito il suo drink lasciò il suo bicchiere vuoto sul tavolino più vicino, facendo un occhiolino ai due occupanti. Si lasciò trasportare dalla musica, permettendo alla sua mente di svuotarsi completamente. Per un breve tempo tornò indietro a quando il palcoscenico era la sua via di fuga e la musica era la chiave per sentirsi libera. Si appoggiò alla schiena dell'amica, lasciando che i corpi di entrambe cominciassero a muoversi allo stesso tempo. « Mi crederesti se ti dicessi che ormai non ricordo più l'ultima volta in cui ho passato una serata che si possa definire normale? » Anche se, la sua vita, normale non lo era mai stata.
     
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    « Devo dire che il tuo ragionamento non fa una piega, anche se rischieresti di avere una fila di persone pronte a chiederti quanto promesso. Rischieresti di sciuparle troppo in fretta. » Lexie poggiò entrambe le mani sulle guance, esibendo un’espressione esageratamente spaventata. «Oh, Morgana! Hai proprio ragione!» sbottò per poi mordersi il labbro inferiore, con aria accigliata. Forse non era quel genio del marketing che pensava di essere. Niente toglieva che si considerava comunque un’ottima problem solver, forse grazie al suo modo eccentrico di pensare fuori dagli schemi. « Io posso aiutare per quanto riguarda le sbronze, casa Malfoy ha una cantina piuttosto fornita. » Si voltò verso Lyra, stringendole ancora di più il braccio al quale si era aggrappato, come una bambina che prega la madre di comprarle quel giocattolo tanto bello. «Aspettavo questo giorno dal momento in cui ci siamo conosciute, Lilì.» un attimo dopo addolcì la sua espressione, facendole un occhiolino per farle capire che scherzava. Contrariamente a quanto qualche malalingua aveva ipotizzato, i soldi della giovane Malfoy erano esattamente l’ultima cosa per cui Lexie le si era avvicinata tanto. Anzi, sosteneva con convinzione che se anche fosse stata al verde e l’amica le avesse offerto del denaro, lei non l’avrebbe mai accettato. Era certa che questo Lyra lo sapesse. Non è mai facile quando hai un sacco di soldi: non sai mai se le persone ti si avvicinano per amicizia o solo per i tuoi soldi. « Sei sicura di voler ricorrere al chirurgo, da ciò che posso vedere il ragazzo alle tue spalle non fa che alzarsi sulle punte per dare una sbirciatina. » Si voltò verso Lyra, ritrovandosi ad un soffio dal suo naso, cercando in tutti i modi di trattenere una risatina sincera. «Ricorda la sua faccia: magari il prossimo giro ce lo facciamo offrire da lui!» le bisbigliò all’orecchio abbastanza forte da farsi sentire sopra la musica, ma anche piano perché il tipo alle sue spalle -appena nominato da Lyra- non la sentisse. Prese i due drink preparati dal barista e ne diede uno a Lyra, non prima di aver salutato il giovane dietro il bancone con un occhiolino. Tanto vale tenerselo buono. Magari ci assicuriamo anche un'altra bevuta.. Era un pensiero da accumulatore folle: “non lo butto perché potrebbe sempre servire”. Un po’ la filosofia di vita di Alexandra. « Oramai non c'è più gusto nello scroccare da bere, non appena scuoti un po' i capelli ti ritrovi un bicchiere sotto il naso. » La rossa staccò le labbra dalla cannuccia, posando una mano sul fianco e posando l’indice dell’altra mano sul petto di Lyra, attenta a non far scivolare il bicchiere. «Già. Quindi prova per un attimo ad immaginare il superpotere che potremmo avere se scuotessimo i capelli in combo: saremmo a dir poco immortali borbottò alzando entrambe le sopracciglia come a voler dire “vedi di scuotere quei capelli il più possibile, insomma!”. Se puoi sognarlo, puoi farlo. Bevve un altro lungo sorso, notando con quanta velocità Lyra avesse finito il suo drink. A quanto pare aveva davvero bisogno di svuotare la testa.. Posò anche lei il bicchiere quando dentro questo restò solo il ghiaccio e lasciò finalmente che la musica trascinasse il suo corpo in mezzo alla pista. Si trascinò dietro Lyra, prendendole la mano. Per un po’ ci furono solo la musica e la ragazza bionda che ballava al suo fianco. Percepiva distintamente il desiderio di libertà emanato dalla giovane Malfoy, una libertà che per molto le era stata negata. Alzò le loro mani, facendole fare un giro su sé stessa. « Mi crederesti se ti dicessi che ormai non ricordo più l'ultima volta in cui ho passato una serata che si possa definire normale? » Purtroppo ci credo eccome, Lilì. «Da ora in avanti passeremo un sacco di queste serate normali Lexie non era molto brava con le parole. Non sapeva chiacchierare cuore a cuore, eppure, in qualche modo, quello era il suo bizzarro modo di dire a Lyra che lei c’era e ci sarebbe stata. Sperava che lei avrebbe capito. «Ti va una sigaretta? Si muore di caldo qua dentro..»

     
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