Starbucks

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    Questa discussione rientra nel progetto quotidianità


     
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    13 Giugno

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    Un'entrata quasi di scena, quella che Albus fece alle sette di sera nella caffetteria del campus. Di scena perché c'era davvero poco di naturale nel modo in cui il giovane Potter era conciato. Non che fosse vestito da pagliaccio, ma di certo non capitava proprio tutti i giorni che l'ex Serpeverde si vestisse come un artista bohemien, con pure un tocco di matita nera sugli occhi. Ovviamente non si trattava di un'impavida scelta di guardaroba scaturita da un guizzo modaiolo del momento: l'unica ragione per cui era conciato in quella maniera era prettamente lavorativa. In poche ore, alle nove spaccate, lui, Mun e gli altri ragazzi del Suspiria avrebbero dato spettacolo nella serata a tema Moulin Rouge, e caso voleva che il suo fosse proprio il ruolo del celebre Christian. Dunque non si curò troppo degli sguardi allibiti che gli vennero rivolti quando varcò la porta del locale a testa alta, andando spedito verso quella che riconobbe subito come la figura di spalle della cugina. « Bu! » esordì, solleticandole i fianchi prima di mettersi a ridere e stamparle un bacio sulla guancia. Quando la rossa si voltò, il giovane fece un passo indietro, allargando le braccia come a volersi far ammirare. « Ewan Mcgregor levati che mi fai ombra. » commentò ironico, sollevando il mento con fare sbarazzino. Le aveva già accennato qualcosa riguardo la serata - a lei come a tutta la famiglia, d'altronde - ma ufficialmente era la prima a vederlo nei panni del ruolo. « Ti ho preso sulla parola per il caffè, sappilo. Oggi in casa è stato il delirio e ho davvero bisogno di caricarmi prima di andare in scena. » Si guardò dunque intorno, accertandosi del fatto che la cugina non avesse troppi clienti di cui occuparsi. A quell'ora, solitamente, da Starbucks non c'era molta gente e per lo più si trattava di studenti fissi di fronte a libri e schermi dei propri pc con l'intento di studiare fino a tarda ora con meno interruzioni possibili. Le indicò quindi un divanetto libero con un cenno del capo, facendosi strada nella sala per buttarcisi sopra. « Beh intanto approfitto per rinnovarti l'invito per stasera. Non so a che ora stacchi, ma noi cominciamo alle nove. Solo canzoni, tutto molto diluito, quindi staremo in scena fino a molto tardi. » Con un cenno della mano le indicò la chiusura di quella parentesi prima di proseguire oltre. « Allora..dimmi tutto. Chi è questo aitante giovanotto che ti porterà al ballo? Ammetto di averlo stalkerato un po' su wiztagram..sai..per capire un po' il livello di cugino grande iperprotettivo che dovrò canalizzare. Però insomma, voglio sapere le minuzie, ecco. » Fece una pausa, durante la quale si strinse nelle spalle con semplicità. « Se ci vieni, più tardi porta anche lui al Suspiria. Così magari ce lo fai conoscere. Sai..quelle cose discrete tipiche di noi Potter-Weasley dove gli chiediamo quando abbia intenzione di unirsi a noi per il pranzo domenicale, quanti figli preveda di avere e cose così. No pressure. » Ridacchiò alle sue stesse parole, facendo cozzare la spalla contro quella di MJ con fare scherzoso.

     
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    Era intenta a grattare una tazzina che non ne voleva sapere di tornare lucida, Molly Jane, con un'espressione concentrata e le mani in guerra sotto il tocco piacevole dell''acqua calda: in quell'istante, desiderò diventare talmente piccola da entrare nel lavandino ed essere rimessa a nuovo lei stessa. Si era buttata a capofitto col nasino francesino sui libri e si era resa disponibile per tutti i turni da Starbucks, nelle ultime lunghe ed estenuanti giornate che stava affrontando. Anche Karma, che come una testuggine aveva imparato mille ed uno modi per andarle contro, ormai si era arresa all'umore apatico e ostinatamente solitario di una MJ spenta, preda del grigiume melanconico interno di giornate invero assolate. Non aveva cercato nessuno, non aveva preso iniziative particolari e si era ritrovata più volte a piangere senza ricordarsi come mettere insieme parole di senso compiuto, finché l'incendio @stregamoderna non l'aveva travolta con tutta la chioma rosso fuoco. « Bu! » esortò suo cugino improvvisamente, facendole perdere quei pochi anni di vita che ormai sentiva di poter vivere in quelle condizioni. « Mi hai spaventata davvero maledetto! » disse con respiro affannoso, sorridendogli e sgranando gli occhi. Si portò una mano al petto per controllare i suoi ritmi cardiaci, lasciando cadere sul pavimento la spugnetta con cui aveva provato a portare a termine la sua fantastica missione in veste di super lavapiatti del giorno. Lo scrutò dai piedi alla testa, facendogli un vero e proprio screening: assunse un'espressione compiaciuta, che significava Ahperò! « Ewan Mcgregor levati che mi fai ombra. » sorrise guardando un punto indefinito nello spazio, immaginando quanto invero avesse ragione, quanto in realtà più o meno tutte le ragazze del College avrebbero preferito uscire con Albus Severus Potter, piuttosto che un attore babbano di una certa maturità, ormai. « Cantami Your Song con il massimo della tua estensione vocale, dammi il tocco segreto dell'Albus Severus che conosciamo in pochi e sarò perdutamente tua » disse poi ironicamente, impersonando per un attimo le vesti di molte ragazzine che impazzivano per l'aria torbida ed intrigante del cugino pieno di fascino che sapeva di avere. Il motivo del travestimento le era già stato anticipato in separata sede, dunque sorvolò l'idea di chiedere ulteriori scabrosi dettagli sulla natura della serata, che sapeva benissimo essere proprio il tipo di serata adatto ad un tipetto egocentrico come lei. « Ma immagino che sarà lei, la tua Mun, la fortunata Satine di questa sera » disse, con un sorrisetto divertito, immaginandoseli proprio bene nelle vesti dei due sfortunati innamorati protagonisti dell'opera. « Come sta? Come stanno i nanetti? Nello sguardo ci vedo sempre qualcosa di Harry, sarò io! » Glielo dicevano sempre tutti, sempre, da sempre: aveva infatti farcito le sue parole con una buona e leggibile dose di ironia. « Ti ho preso sulla parola per il caffè, sappilo. Oggi in casa è stato il delirio e ho davvero bisogno di caricarmi prima di andare in scena. » Lo seguì fino al divanetto che aveva scelto per il loro incontro stabilito poco prima, guardandosi un attimo intorno per scorgere che fine avesse fatto il suo collega. Lo vide aldilà del bancone intento a scrollare la pagina di Witzgram; lei scrollò gli occhi, tornando a cercare gli occhi azzurri del cugino. « Arriva subito il caffè, offerto da me stessa medesima! Ci metto anche la panna ed un tocco segreto cheilcaponondevesaperealtrimentimi » sgranò gli occhi, facendo con la mano destra segno di una recisione sul suo collo: l'avrebbe ghigliottinata se le fosse andata bene! « È successo qualcosa in particolare? » chiese, rivolgendogli un'occhiata verdastra un po' preoccupata, cercando di leggere negli occhi del giovane qualche indizio che le potesse anticipare qualcosa. « Beh intanto approfitto per rinnovarti l'invito per stasera. Non so a che ora stacchi, ma noi cominciamo alle nove. Solo canzoni, tutto molto diluito, quindi staremo in scena fino a molto tardi. » « Stacco alle otto e mezzo, a farcela ce la farei, volendo... » disse, prendendo posto proprio davanti al cugino, in una posizione composta e racchiusa il più possibile. « Allora..dimmi tutto. Chi è questo aitante giovanotto che ti porterà al ballo? Ammetto di averlo stalkerato un po' su wiztagram..sai..per capire un po' il livello di cugino grande iperprotettivo che dovrò canalizzare. Però insomma, voglio sapere le minuzie, ecco. » Sorrise, abbassando lo sguardo: doveva ammettere che, sebbene il rapporto con Albus fosse sempre stato speciale rispetto al resto dei suoi cugini, non si aspettava una tale premura e preoccupazione da parte sua. L'aveva sorpresa ed era andato, come tutte le persone che non desideravano nient'altro che il suo bene, contro il suo carattere impraticabile e difficile. « Io non sapevo nemmeno come si usasse Witzgram, prima di tutto sto casino!! Ed oggi mi ritrovo ad essere sulla bocca di tutti i millennials. Ho finalmente raggiunto il traguardo di tutta una vita! Finalmente so bene come ti senti e da un bel pezzo ormai » disse facendo segno con la mano destra dei vecchi tempi andati e molto più addietro, in cui tutti gli occhi più indiscreti avevano iniziato a spiare la vita del povero Potter. « Se ci vieni, più tardi porta anche lui al Suspiria. Così magari ce lo fai conoscere. Sai..quelle cose discrete tipiche di noi Potter-Weasley dove gli chiediamo quando abbia intenzione di unirsi a noi per il pranzo domenicale, quanti figli preveda di avere e cose così. No pressure. » Rise, rise di gusto, rise davvero, perché ancora una volta lui aveva capito tutto ciò che stava provando senza bisogno che dicesse nulla per chiarificarlo, per ribadire l'ovvio. C'era intesa, tra loro: vuoi che fossero tra i pochi Serpeverde della famiglia, vuoi che fossero e si sentissero entrambi artisti incompresi dai più. « Lui... » disse, sulla scia di una risata che morì quando venne il momento di dire qualcosa, invece. « ...beh, non verrà stasera. Non verrà da nessuna parte a dire il vero - per quanto mi piacerebbe eh! Quarti gradi, conoscenze, conversazioni che richiederebbero dodici mesi di vacanza per i miei poveri nervi - ma tu te lo immagini essere figlia di Percy Wealsley che cosa vuol dire? » tentò di sdrammatizzare, sgranando gli occhi mentre gli porse quella domanda di cui era seriamente curiosa di conoscere la risposta, in quella specifica situazione. « - non verrà perché mi ha piantata in asso, quella sera nella foresta. Mi ha baciata. È stato... come quando hai baciato Mun la prima volta, hai presente? » gli chiese, con la parvenza di un luccichio negli occhi giganti: erano due romantici, era la matita che si era messo sotto le pupille a confermarglielo. « Ma poi è fuggito, dasvidania, adios amigos. Mi ha detto che mi troverà, che ho talento » Sorrise, MJ, ma un sorriso triste, amaro, che la portò con la testa lontano da quella caffetteria. « Talento. Mi sa tanto di una delle cose che si dicono per attutire un colpo. E mi aveva anche spedito una lettera, sai... Per farmi venire all'evento... Che stupida che sono stata » disse poi, alzandosi tanto in fretta da impedire che lui si accorgesse di quanto lucidi stessero diventando i suoi occhioni verdi. Si alzò per avvicinarsi alla cassa, avendo visto che un cliente aveva appena varcato la soglia del negozio. Si era alzata troppo presto, perché quello si andò a sedere ad un tavolo già occupato senza richiedere nulla, dunque fece un giro su stessa ripercorrendo la stessa traiettoria all'indietro. « Verrò solo perché sei tu a chiedermelo, sappilo! Ma prima della morte della suddetta migliore amica dei Diamanti potrei già essermi volatilizzata. Ammetto che non vedo l'ora di vedere la tua espressione sofferente mentre balli il tango, ma non ne posso più dei lieto fine sbagliati e poi... » Non sono fatta per tutto questo, capiscimi. « ...sono un po' stanca. »
     
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    « Lui... » Sorseggiò il proprio caffè, Albus, puntando gli occhi trepidanti in quelli della cugina. Voleva bene a MJ come se fosse una sorella: una sorellina minore da guidare e proteggere, anche quando non ne aveva alcun bisogno. Erano fatti così i Potter-Weasley: facevano quadrato, sempre, in qualunque situazione. Una sorta di tribù. Non potevi pizzicare uno senza pizzicarli tutti, così come non potevi farti amare da uno senza entrare di diritto in famiglia. « ...beh, non verrà stasera. Non verrà da nessuna parte a dire il vero - per quanto mi piacerebbe eh! Quarti gradi, conoscenze, conversazioni che richiederebbero dodici mesi di vacanza per i miei poveri nervi - ma tu te lo immagini essere figlia di Percy Wealsley che cosa vuol dire? » Sbuffò una risata dalle narici, sgranando gli occhi in un'espressione eloquente come a volerle dire che poteva solo immaginare. Se Percy era uno zio borioso, figuriamoci come doveva essere averlo in qualità di padre. « Iago..hai letto l'articolo sulla borsa della Gringott stamane? Mi piacerebbe sapere la tua opinione a riguardo. » disse, portando in avanti il petto e imitando il tono pomposo di Percy Weasley mentre alzava un mignolino nell'atto di bere il proprio caffè. Scrollò le spalle con una risata, invitandola a continuare. « - non verrà perché mi ha piantata in asso, quella sera nella foresta. Mi ha baciata. È stato... come quando hai baciato Mun la prima volta, hai presente? Ma poi è fuggito, dasvidania, adios amigos. Mi ha detto che mi troverà, che ho talento. » Questa volta gli occhi di Albus si sgranarono per la sorpresa, una nemmeno troppo gradita. « Che vuol dire che ti ha baciata e ti ha piantata? Ma che mossa è? » Era confuso, il giovane Potter. Nella sua testa non riusciva a immaginare uno scenario in cui quella cosa avesse senso. Beh, oddio, nel mio caso avrei pure potuto farlo. Un senso c'era, in effetti. Però non l'ho fatto comunque. Ma un altro pensiero si insinuò svelto tra le considerazioni di Albus, portandolo ad aggrottare la fronte con fare vagamente minaccioso. « Aspetta..ma in che senso hai talento? Non sto dicendo che non ce l'hai. Hai molti talenti. Ma di quale nello specifico parlava lui? » Voglio saperlo? Non voglio saperlo? Non lo so. Mi pare un po' di giocare alla roulette russa quando pongo queste domande alle donne della mia famiglia. « Talento. Mi sa tanto di una delle cose che si dicono per attutire un colpo. E mi aveva anche spedito una lettera, sai... Per farmi venire all'evento... Che stupida che sono stata. » Il tempo che MJ impiegò per tornare alla cassa non fu completamente sufficiente ad Albus per rimettere in ordine tutte le informazioni che lei gli aveva fornito. Non conosceva quel ragazzo, non sapeva cosa passasse per la sua testa o quale percorso di vita avesse seguito. Di certo non si sentiva però di giudicarlo. Sapeva, Albus, quanto all'esterno certe sue azioni fossero apparse bizzarre durante momenti difficili della propria vita. Una mina vagante - così lo avevano chiamato in molti. Eppure il chaos del giovane Potter aveva un ordine, uno cifrato, la cui chiave di interpretazione erano i mille segreti che a lungo aveva tenuto per sé. Però è anche vero che di gente semplicemente strana ce ne sta a mazzi. Sospirò, svuotando la tazzina di caffè poco prima che MJ riprendesse posto di fronte a lui. « Verrò solo perché sei tu a chiedermelo, sappilo! Ma prima della morte della suddetta migliore amica dei Diamanti potrei già essermi volatilizzata. Ammetto che non vedo l'ora di vedere la tua espressione sofferente mentre balli il tango, ma non ne posso più dei lieto fine sbagliati e poi...sono un po' stanca. » Scosse il capo, ridacchiando. « Grazie a Dio la coreografia è molto accennata. La strada per diventare il nuovo Fred Astaire, ahimè, è ancora lunga. » Si strinse nelle spalle, alzando gli occhi al soffitto con un'espressione di angelica rassegnazione. Che Albus sapesse muoversi quando partiva la musica, questo era risaputo, ma tra il sapersi muovere e il saper effettivamente ballare c'era una differenza abissale. Tuttavia scansò l'argomento con un cenno sbrigativo della mano. Non era quello il punto della loro chiacchierata. « Sinceramente non credo che tu sia stata una stupida. O quantomeno, al momento non hai strumenti per pensarlo, secondo me. » Era bravo, Albus, a fare la persona logica quando si trattava di dar consiglio agli altri. Per se stesso, però, era tutto un altro paio di maniche. Impulsivo com'era, tendeva sempre a farsi un'idea tutta propria dei fatti e darla per verità assoluta, agendo subito di conseguenza. « Se ti ha anche mandato una lettera per farti andare alla caccia - a cui poi ti ha pure baciata - non penso ci sia molto da interpretare. Gli piaci. Punto. » Disegnò una sorta di X con le mani a mezz'aria, fissandola eloquente come a volerle far capire che su quel punto non ci pioveva proprio. « Questa cosa che sia scappato però mi lascia un po' perplesso. » Si sa: noi uomini battiamo il ferro finché è caldo. « Potrebbe avere qualsiasi motivazione, ma di sicuro il disinteresse non è una di queste. Cioè, te lo dico proprio MJ. » Fece una pausa, come a voler sottolineare ulteriormente il concetto successivo. « No. » Non è disinteresse. Ripetilo con me. Non - è - disinteresse. « Ciò non toglie che queste spiegazioni, però, lui te le deve dare. Cioè, mica puoi far venire una alla caccia, invitarla, baciarla e poi sparire nel nulla così come se niente fosse. Capisci che ci fai un attimo la figura dello strano. » E io di questo me ne intendo, modestamente. « Fossi in te glielo chiederei dritto per dritto, al Midsummer. Senza peli sulla lingua. Voglio vedere la mia MJ reporter d'assalto. RAWR. » mimò il verso di un leone e il movimento degli artigli, scoppiando poi a ridere.

     
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    « Iago..hai letto l'articolo sulla borsa della Gringott stamane? Mi piacerebbe sapere la tua opinione a riguardo. » Si portò una mano sulle labbra rosee per coprire la risata fragorosa che non riuscì a trattenere e poi si guardò intorno, mossa dall'improvvisa preoccupazione di aver disturbato qualche cliente. Eppure, ecco: si accorse che in realtà proprio nessuno la stava guardando... « Anche se in realtà non voglio saperla. Penserò intensamente a chi dar noia questo pomeriggio, se al Ministro della Magia o a mia moglie, mentre aspetto di dire la mia che tuuuuuuuuuutti sono così tanto desiderosi di ascoltare! » disse MJ, tornando di un finto serio sempre sul punto di venir miseramente tradito da un'altra risata, prendendo parte alla recita del cugino in cui, d'un tratto, erano diventati la Regina Elisabetta e suo figlio Carlo - ovviamente la regina era Albus. E MJ era il figlio sfigato? « Che vuol dire che ti ha baciata e ti ha piantata? Ma che mossa è? » Sgranò gli occhi verdissimi, annuendo mentre li teneva fissi in quelli azzurrissimi di Albus, aprendo appena le braccia in un'espressione fisica che stava a significare: già, che mossa è? Ci aveva strapensato, la secondogenita di Percy Weasley: era una mossa illeggibile ed incomprensibile, per i suoi occhi cristallini e sperava che fosse Albus quello con il manuale dello sparitore seriale. Manuale che doveva aver comprato o stilato prima di metter su famiglia, certo. « Aspetta..ma in che senso hai talento? Non sto dicendo che non ce l'hai. Hai molti talenti. Ma di quale nello specifico parlava lui? » Quell'incespicare di parole la ferirono più del dovuto e le fecero storcere il naso, di riflesso. Sapeva molto bene che Albus era uno dei pochi ad avere creduto e a credere nella sua ambizione, quindi non se la prese con lui, nemmeno per un secondo. Ma quelle erano parole che andavano a toccare delle note che ancora bruciavano sotto la pelle, che con la pressione di un ago un po' più acuito, erano capaci di causare danni molto più profondi di quanto, se preso in considerazione chi le aveva pronunciate, non riuscirono a fare. « Albus, me lo puoi dire se pensi che sia una scansafatiche che non è capace a far nulla, non mi offendo mica! Del resto, Dory è già stata assunta al Daily e io ancora non sono riuscita a combinare niente... » disse mentre osservava il pavimento lucido della caffetteria, senza riuscire a nascondere una nota di tristezza nella voce bassa e roca. Non che provasse invidia per Dory, tutt'altro: aveva gioito con lei alla notizia e la stimava ancor di più, se possibile, per il risultato ottenuto dopo tanta fatica. Era per le sue doti, per quel qualcosa che forse sentiva di essere ancor sprovvista, che il suo piccolo cuore gridava: al fallimento! « Comunque non so, credo di avergli accennato al fatto che scrivessi durante il nostro primo incontro, in qualche modo. Ma non ha mai letto nulla di mio ancora, quindi... boh? O magari al Quidditch: al fatto che prima ero una promessa, che ho smesso durante il lockdown etc, etc. La storia per cui mio padre vorrebbe ancora diseredarmi. » disse, sospirando profondamente ed assumendo un'espressione pensierosa, mentre le venne in mente la faccia di Percy Weasley il giorno in cui Molly Jane annunciò che non avrebbe partecipato alle selezioni per diventare giocatrice professionista, ma avrebbe messo la sua vita in mano alle scommesse del destino. « Di qualunque talento parli, in ogni caso credo che l'abbia decretato troppo in fretta. Ne sono lusingata eh, però solo tu e pochi altri conoscete il lato oscuro della Principessa Leila » disse, sgranando ancora una volta gli occhi verdissimi in modo che sembrasse una cosa scabrosa, il segreto più ascoso di cui suo cugino potesse mai venire a conoscenza durante tutta la sua vita. « Grazie a Dio la coreografia è molto accennata. La strada per diventare il nuovo Fred Astaire, ahimè, è ancora lunga. » « Albus Severus Potter è il vero maestro del tip tap, lo sanno tutti! Chiedi pure! » fece con un sorriso malizioso, tornando improvvisamente serena e scherzosa. Si guardò di nuovo intorno, alla ricerca dell'energia e del calore dai presenti, che la stavano ancora bellamente ignorando ma che fece come se volesse interpellare, alzando le mani in alto con i palmi rivolti al soffitto. « Sinceramente non credo che tu sia stata una stupida. O quantomeno, al momento non hai strumenti per pensarlo, secondo me. » Grazie Alby, almeno questo! Le venne da ridere un tantino sarcasticamente, mentre guardava fissa gli occhioni di Albus, che ancora le ricordavano quelli di quand'erano bambini: non potè fare a meno di pensare che, sebbene il figlio di Harry Potter avesse l'aria sempre un po' malinconica e tormentata, i suoi tratti efebici fossero molto simmetrici, molto gradevoli da osservare. « Se ti ha anche mandato una lettera per farti andare alla caccia - a cui poi ti ha pure baciata - non penso ci sia molto da interpretare. Gli piaci. Punto. » « Potrebbe essere nella fase che hai passato tu qualche anno fa, quella per cui ancora ti porti appresso rancori e rancorini... » disse, ipotizzando, mentre una ruga dubbiosa venne ad insinuarsi sulla sua fronte pallida. « Questa cosa che sia scappato però mi lascia un po' perplesso. Potrebbe avere qualsiasi motivazione, ma di sicuro il disinteresse non è una di queste. Cioè, te lo dico proprio MJ. No. » I dubbi non riuscivano a mollarla, a scrollarsi di dosso: e allora perché fuggire con così tanta fretta? « Ma come fai ad esserne sicuro? Nel senso: potrei interessargli mhm, così così, not so much » - accompagnò il tutto con una mossa della mano destra che anche lei fece: così così - « Mentre a me interessa tanto. Hai presente la storiella che ho avuto con Erik Marchand ad Hogwarts o la cotta secolare per Trambley? » chiese, facendo appello alla buona memoria del cugino sulle già precedenti storie e storie mentali adolescenziali con cui doveva averlo già tediato in età ancora più ingenua, mentre finalmente un sorriso le coloriva le labbra spesso allegre. « Albus, se penso a lui mi viene una cosa proprio qua. Non lo direi mai a nessun altro che non sia tu, perché l'ho detta anche male. Non so nemmeno come dirlo, ma hai capito. » gli disse battendosi due colpi con la mano sinistra sul petto, mentre i suoi occhi non mollavano quelli del cugino, con un'infantile e famelico obiettivo: capiscimi. TU puoi capirmi. « Ciò non toglie che queste spiegazioni, però, lui te le deve dare. Cioè, mica puoi far venire una alla caccia, invitarla, baciarla e poi sparire nel nulla così come se niente fosse. Capisci che ci fai un attimo la figura dello strano. » rise appena, sapendo quanto quell'espressione calzasse a pennello sia per MJ che per Albus stessi: si erano dati manforte, durante infanzia ed adolescenza, facendo sempre e categoricamente la figura degli strani. Sempre: s'erano isolati quando tutti gioivano per qualcosa che loro non erano in grado di comprendere e avevano gioito per qualcosa che la famiglia non era in grado di comprendere. Certo, di solito avveniva che certe cose lui le comprendesse prima di lei, data la differenza d'età e la concentrazione di esperienze nella vita del giovane Potter. « Aspettami, ha detto. Mi troverà: come? Boh. L'ho già detto che è americano? » Come avrebbe fatto un ragazzo americano che studia in Inghilterra da relativamente poco a trovare una Weasley? « Presto o tardi mi stancherò di farmi delle domande ed anche di darmi delle risposte. E di aspettare, soprattutto. Lo sai che non posso tollerare le bugie, per questo vado d'accordo con pochi terrestri. E a meno che non sia in grado di darmi una motivazione plausibile, la vedo molto dura. » disse, mentre con l'espressione comunicava quanto invero desiderasse fortemente che quella situazione non si venisse mai a palesare, quanto le facesse male pronunciare quelle tristi e sconfortanti parole di apparente resa. « Fossi in te glielo chiederei dritto per dritto, al Midsummer. Senza peli sulla lingua. Voglio vedere la mia MJ reporter d'assalto. RAWR. » Parlavamo della fiducia di Albus nel talento di MJ? Upgrade effettuato. « E che abbiamo io e te di RAWR se non il talento naturale di far incazzare sempre tutti? Che Mr. Turner si riferisse a quel talento...? » disse con tono nuovamente melodrammatico, guardandosi un attimo intorno per controllare che la situazione fosse ancora tranquilla, lasciandosi andare poi ad un'altra risata. « Grazie... Alby. » gli disse, con un'espressione di pura e sincera gratitudine sul viso lentigginoso, impegnato a riflettere sul come ringraziarlo a dovere. « Ma non pensare che mi sia scordata che adesso è il mio turno di star zitta ed ascoltare, per quanto non mi possa riuscire bene nessuna delle due cose. Prego! » lo esortò, iniziando a giocherellare con la paletta nel bicchiere del caffè di Albus, ormai vuoto. « O mi dici cosa ti frulla in quella testolina da poeta maledetto, o ti toccherà intonare Elton John alla tua bella senza di me. » Perché se eri un Potter-Weasley e venivi dalla casata di Salazar, di certo non ti facevi problemi a ricorrere ai ricatti. Ricatti bianchi, certo!
     
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    Sbatté con vigore la porta d'ingresso di Starbucks alle sue spalle, Leonard, richiamando l'attenzione dei pochi presenti in quel tardo pomeriggio di fine estate. Camminò spedito verso il tavolo in cui era seduta una ragazza dai lunghi e sinuosi capelli rossi, a cui indirizzò un leggero cenno del capo in segno di saluto. E nient'altro. Non si sarebbe detto, ma invero aveva implorato Olympia Potter di incontrarlo - anche se non ce ne sarebbe stato bisogno, magari: aveva bisogno di un parere come il suo che, senza giri di parole, lo aiutasse ad andare avanti. A riconciliarsi con la sua mente ed il suo corpo. Nonostante quella del rave fosse stata una nottata lunga e piena di sorprese, e tutto il sonno che aveva alle spalle si riversava sulle occhiaie attorno ai suoi grandi occhi blu, non era riuscito a dormire bene nemmeno la notte seguente. Non aveva ricevuto messaggi, né gufi, né chiamate di ogni sorta: aveva ancora il viso pesto, il labbro che implorava pietà, un occhio che non riusciva a restare aperto tutti e sessanta i secondi e nessuno gli aveva domandato come stesse. Se fosse vivo. Si era praticamente immolato per salvare la vita di Lily compiendo un'azione a dir poco suicida (senza voler esagerare!), scampando alle proteste di una Beatrice Morgenstern incazzata nera, e tutti l'avevano additato come l'unico responsabile del degenerare degli eventi di quella serata. Come se fosse stato lui ad aver urlato il nome di Donovan a gran voce. Come se Donovan fosse stato davvero lui. L'ultimo gesto lieto che ricordava, era la mano di Lily che stringeva la sua sotto le luci caleidoscopiche della palla a sfera appesa al soffitto del Burlesque. Poi, il delirio. Poi, l'emarginazione. Poi, la solitudine più arida, ma immeritata, a suo gran dire. « Come sto? Una merda. » Disse subito anticipandola, prendendo posto davanti alla Potter, senza lasciarle il tempo di domandargli nulla. « Ce l'ho con tuo fratello? Da morire. » Non sapeva se conosceva già i dettagli di tutta la faccenda, ma aveva troppa poca pazienza e zero lucidità per girare intorno alla questione. Si era chiesto per giorni se avrebbero preferito che non si immischiasse negli affari del branco né che tentasse di condurre la Scamander in salvo a casa, invece che incassare una scarica di colpi da una lycan alpha fino a sanguinare per annoverarla ancora tra i vivi. Era troppo esile per reggere uno scontro del genere, e non era solo una sua personale opinione. « Qualcuno sa della cosa? Nessuno, ed è meglio così, c r e d i m i. » Si riferiva al segreto che conosceva solo Lympy, al Midsummer, al bigliettino e a tutte quelle cazzate che ormai non avevano più importanza, visto che ormai era reciso anche dall'albero delle amicizie.
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    La guardava negli occhi chiari, Lympy, sforzandosi di tenere aperto l'occhio sinistro, mentre quello si richiudeva, fin troppo debole per seguire alla lettera i suoi comandi. Dettati da una rabbia senza pari. « Io... » Aveva sbottato appoggiandosi in avanti sul tavolo, quando una cameriera carina - che doveva essere la cugina di Lympy - si avvicinò a loro, impedendogli di continuare come avrebbe voluto. Si sistemò al suo posto in maniera composta, dicendosi di mantenere la calma, sorridendo poi di fretta alla Weasley con la divisa di Starbucks. La ragazza subito intuì che non era aria di trattenersi per conversare con la Potter. « Una burrobirra, ah non la fate? Boh, qualsiasi cosa con un po' di... Un irish coffee andrebbe benissimo. » E non perché sono irlandese. Sorrise di nuovo, sempre in maniera sbrigativa, tentando di risultare cordiale quando invece le sue emozioni toccavano ben altre corde. Rossissime, come i capelli delle ragazze. Quando la ragazza prese le ordinazioni, Leonard si sentì di poter nuovamente parlare in libertà, tornando ad incrociare lo sguardo cristallino di Olympia. « Io sto impazzendo Lympy. Non sai che cazzo di serata che ho passato. Grasso che cola che ho ancora tutte le ossa al loro posto - e tutto questo per lei - e sa la sono presa tutti con me, come se fosse colpa mia. Tutti, pure Joy che non c'entrava un cazzo fondamentalmente. » Abbassò lo sguardo verso un lato, mentre si inumidiva la parte del labbro dove era visibile un taglio con sangue ancora rappreso, nonostante se lo fosse auto medicato più di una volta, dalla mattina dell'uno a quel pomeriggio. « Mio padre pensa che sono tipo in una gang, che ho preso a fare a botte. Come al solito dimostra di conoscere moltissimo suo figlio. » Non sapeva nemmeno da dove continuare per raccontarle quali e quanti problemi non si sentiva in grado di affrontare da solo, sotto il peso di circostanze che lo stavano schiacciando, facendolo sentire più piccolo che mai. « Dimmi che la tua serata è stata almeno un pochino migliore della mia. Dimmi che bel ciuffo non ha fatto cazzate - sì, vi ho visti. Ed ho visto anche Rudy, mi pare. Non ricordo bene, ad un certo punto c'è stata tipo una rissa e poi un casino che non ho ben capito e io, io... Mi chiedevo come stessi tu. »


    Edited by killology - 4/10/2020, 22:25
     
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    Rivolge un sorriso veloce a MJ, senza aggiungere altro mentre si siede ad uno dei tavolini del locale, lì dove le ha dato appuntamento Leo. Lo stesso che l'ha implorata di incontrarlo, lasciando trasparire dalle sue parole un tono decisamente bisognoso che ha fatto preoccupare all'istante Olympia. Anche lui è finito dietro le tende? Ma non era nell'elenco delle persone insieme ad Albus e Mun. Che ci sia finito da solo? Per questo motivo è uscita prima da lezione, senza nemmeno pensarci due volte, per camminare velocemente verso il punto di ritrovo. La faccia, quella della piccola Potter, di una persona che non dorme bene da qualche giorno, due profonde ombre violacee sotto gli occhi, malcelate dal correttore, insieme a qualche pozioncina, che ha provato ad applicarvi sopra. Fa per sorridere all'arrivo dell'amico quando si accorge della tela di dolore che ha dipinta in faccia. Apre la bocca per chiedergli cosa sia successo, ora ancora più allarmata, ma lui l'anticipa. « Come sto? Una merda. » « L'avevo tipo intuito. Che è successo? » « Ce l'ho con tuo fratello? Da morire. » Eh? Per un attimo sul volto della rossa si formano linee di confusione e stupore nel sentire quelle parole, parole che cerca di utilizzare per mettere in moto qualche ragionamento intelligente nella sua testa, ma riesce a partorire ben poco. Perciò, alla fine, decide direttamente di rimettere a lui la possibilità di spiegare. « Quale dei tre? Che è successo? » Ribadisce ancora una volta, prima di cominciare leggermente a capire dove si stia andando a parare una volta che il suo parlare per enigmi e frasi astratte si fa più concreto, indirizzando la questione verso un semplice nome che sembra ricorrere a più riprese nella vita di Leo. Infila una mano dentro la borsa, lì dove ha sempre una boccetta di estratto di Dittamo con sé, quando MJ arriva al loro tavolo per prendere le loro ordinazioni. « Un tè allo zenzero con una spruzzata di cannella, grazie. » Le sorride, sciabolando le sopracciglia ramate come a volerle far intendere che non sia decisamente il momento di mettersi a conversare del più e del meno. Quando lei si allontana, Leo riparte a tutta birra senza lasciarle il tempo di dire o fare qualsiasi cosa. E allora lei lo ascolta, lo lascia parlare, con la boccetta recuperata stretta tra le mani conserte sul grembo. « Mio padre pensa che sono tipo in una gang, che ho preso a fare a botte. Come al solito dimostra di conoscere moltissimo suo figlio. » Si schiarisce la voce, decidendo che sia il momento di intromettersi. « Infatti, perché non ti sei minimamente curato e continui ad andare in giro neanche fossi uscito da Fight Club? Al di là che tuo padre sia sempre tuo padre, potevi castarti un paio di incantesimi per quell'occhio. » Gli dice, con tono deciso ma senza risultare una ramanzina. Lascia allora scivolare l'ampolla sopra il tavolo, accennandogliela con il mento. « O potevi chiamarmi prima. » Abbozza un mezzo sorriso stanco, per poi concentrarsi sulla domanda finale di lui, capendo all'improvviso quanto la sua serata e quella di Leonard siano da collocare su due piani differenti di significati. Lei ha vissuto una cosa, lui un'altra e ignora completamente quanto vi sia di più grande e globale dietro quel rave. Per lui è catalogabile come una serata orribile per un motivo, per lei ed altri per un altro, per Albus, Mun, Scorpius, Rudy e altri per un altro ancora. Che faccio? Glielo dico? Si chiede, istintivamente. « La mia serata è stata strana, molto. » Prende a dire, con le mani che si vanno torturando sotto il tavolo. « Ho avuto delle allucinazioni e poi ho visto Will. » Deglutisce guardando fissa il tavolo, senza avere il coraggio di fare altro, così come fa da giorni al pensiero che possa essere stato davvero lui. « E non sono stata l'unica ad averle avute, a quanto so. » Sa di Lily, sa di qualche altro ragazzo. Sa di Albus e sa di Mun e di quanto le loro, da strane e surreali, si siano rivelate vere e tangibili. « Io non so che ti è successo, Leo, ma al rave è successo qualcosa, a molti di noi. Compresa Lily. Qualcosa di strano, incomprensibile.. » e decisamente più grande di noi, come tutte le cose che abbiamo affrontato finora. « Non so cos'è successo con Joy - anche se ciò che succede a Lily, specie se si sente male, è chiaro che sia anche di suo interesse -. Ma se posso darti un mio personalissimo spunto di riflessione, ti direi di cercare di vedere la campana di chi non era lucido quanto lo eri tu. » Lo fissa, per qualche istante. « Davvero il sapere che è successo qualcosa di più grande, che ha portato persone a vedere cose, a comportarsi in altrettanto modo inusuale, non ti fa essere un pochino indulgente? » Riflettici un attimo. « Non ti fa nemmeno venire un po' la voglia di deporre le armi per provare a calmarti? »

     
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    « Quale dei tre? Che è successo? » Perché Leonard aveva immaginato che, a Lympy Potter, fosse giunta veloce come un razzo la voce che suo fratello maggiore ed il suo amico più caro avessero mancato uno scontro mortale per talmente poco, da stringere quel poco tra il pollice e l'indice come una tutti gusti più uno? La guardò negli occhi verdissimi, Leonard, ora più spenti e cupi che mai, accodandosi alla sua espressione interdetta con una successione di altri sguardi confusi. Il che, se visto da occhio esterno ed un po' malizioso, avrebbe potuto notare la comicità della scena nella sua entità drammatica generale, con annessa la coppia di occhiaie che avrebbero potuto formare le quattro attorno ai grandi occhi dei giovani amici. Il giovane Lynch fece per mettersi comodo sul divanetto della caffetteria per prepararsi al racconto preciso e dettagliato che stava per propinarle in risposta a quella lecita domanda, quando invero era ancora, visibilmente, un gomitolo di nervi. « Mi sono fatto questo per trascinare via una Tris Morgenstern incazzata nera come la buiopesto da una Lily che stava più di là che di qua. Si è fleshata una persona Lympy, una persona che non c'è più! » Non disse chi, immaginando che però le fosse giunta la voce sul presunto ritorno di Eric Donovan nel mondo dei vivi: tutti lo conoscevano, molti ne avevano compianto e rimpianto la scomparsa e Leonard sapeva bene che Lympy Potter non avesse mai fatto parte della categoria degli ignavi e degli indifferenti. « E James, - » Mentre lo chiamava finalmente per nome lì, nel mondo reale, a voce piena e sonora, non smettendo di parlare occhi negli occhi con Lympy, la vena sulla sua fronte si era fatta più evidente e le sue labbra tremavano estenuate di una rabbia che tentava di contenere: non era l'unico colpevole del degenerare di quegli eventi spiacevoli al Burlesque, lucidamente Leonard lo sapeva bene. Ma non riusciva a non dirsi che i suoi reati fossero di grado minore rispetto al Potter, che il suo aver esagerato era comunque una conseguenza dell'aver incassato ed incassato per tutta la sera. Si giustificava, in sostanza. « - che era sparito già da un po' lasciando che si riducesse in quel modo... si è messo in mezzo, ovviamente. Mi ha trattato come se fossi un tipo aggressivo, quando è evidente che non solo non mi conosce, come cazzo gli viene in mente di trattarmi come se la conoscesse più di me? Cazzo, è lui l'ultimo arrivato! Certo, forse sono stato un po' brusco con lei... Ma ero furioso, Lympy! Ero fuori di me! Percy Watson mi aveva appena detto di non immischiarmi negli affari del branco » Pausa. Scuoteva la testa, Leo, mentre svariati pensieri si accanivano nelle sua mente che bruciava come incastonata di spilli, non riuscendo a trovare un punto fermo dove sostare con lo sguardo. Prima guardò verso il basso, mentre si morse appena il labbro inferiore. Poi guardò in alto, mentre una lacrima di esaurimento voleva scendergli sulla guancia, senza però trovare il coraggio. « Come se fosse mai stata mia intenzione, come se volessi far parte di un branco! Volevo solo che Lily non finisse in una pozza di sangue, sbranata da una lycan e portarla a casa sua sana e salva. Ma James ha fatto di tutto per apparire lui il risolutore di tutta la questione, il bello, quando ripeto: dove cazzo era stato fino a quel momento? - così sono finito ostracizzato, e pure con l'occhio nero » Senza contare che lui ha tentato di dire a me che volevo fare l'eroe, quando beh... io le salvato davvero la vita. Avrebbe aggiunto, mentre si indicava con l'indice l'occhio sinistro, che avrebbe avuto bisogno di stare appiccicato ad una bistecca almeno per un paio di settimane prima di tornare al suo originario splendore. In quel momento non si sarebbe potuto distinguere il color bluastro di quell'occhio che lottava strenuamente per restare al buio, affinché la pelle non avesse tirato e doluto come se Tris vi ci avesse appena tirato l'ennesimo cazzotto. « Infatti, perché non ti sei minimamente curato e continui ad andare in giro neanche fossi uscito da Fight Club? Al di là che tuo padre sia sempre tuo padre, potevi castarti un paio di incantesimi per quell'occhio. » Non distoglieva lo sguardo, Leonard, tentando istintivamente di trovare un modo per ribattere, ma non gli veniva nulla di sensato e sufficientemente logico da dire per giustificare la sua negligenza, in quell'esplosione ancora in corso di rabbia. In fondo studiava proprio Medimagia: avrebbe potuto curarsi in pochi minuti, ne era più che teoricamente in grado. Magari non ottenendo il massimo dei risultati in quelle condizioni psicologiche, certo, ma almeno rimarginando parzialmente le ferite. Abbassò lo sguardo, dannandosi per le ultime ore passate a praticare col ghiaccio in casa della sua famiglia, dove aveva raccontato al padre che era caduto dalla groppa di un drago, beccandosi tutti i suoi rimproveri del caso, che proprio non gli ci erano voluti. « O potevi chiamarmi prima. » La guardò per un attimo, prima di arrendersi, prendere un respiro profondo ed allungare la mano destro verso la boccetta ricolma. Santa Olympia Potter che ha una farmacia dentro quella sua borsetta colorata.
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    « Ho fatto difficoltà a dormire, ero poco lucido... Sono poco lucido. Ma come al solito - hai ragione, lo so, lo so... » Non capiva proprio come una persona che in quel momento detestava ed un'altra che aveva sempre amato potessero essere solo lontanamente fratello e sorella; la guardava di sottecchi, chiedendoselo, mentre rivolgeva occhiate concentrate anche alla piccola ampolla delicata che aveva appena svitato. Rivolse la testa verso l'alto, portando il piccolo contenitore di Dittamo qualche centimetro più sopra rispetto all'occhio malmesso: vi lasciò cadere una goccia sulla parte più gonfia, stringendo i denti, senza riuscire però a trattenere un suono contrito di dolore. « Passerà. » Le disse, sbattendo più volte l'occhio che adesso bruciava come l'inferno, richiudendo l'ampolla e rimettendola precisamente sul tavolo nel punto in cui l'aveva presa. Piano piano riusciva a vedere sempre più nitidamente dal lato sinistro, sebbene l'occhio fosse tutto arrossato e grondante di lacrime. Mise la mano sopra la palpebra per lasciare che la sostanza erbacea facesse effetto, così da restare concentrato sulle parole dell'amica nel mondo lucente. « La mia serata è stata strana, molto. » La guardò curioso, cambiando espressione. « Ho avuto delle allucinazioni e poi ho visto Will. » Per un secondo si chiese: chi è Will? Ma seguendo il punto sotto al tavolo su cui era fisso lo sguardo di Lympy e riconoscendo l'intensità dei suoi pensieri, si rese conto che solo di un Will si poteva parlare, con quella gravità aleggiante nell'aria di una banale caffetteria. « Ma... quel Will? » Spalancò l'occhio sano. « Cazzo. » Disse, cercando anche lui un punto fisso da guardare, mentre molte cose si facevano più chiare nei suoi pensieri. « E non sono stata l'unica ad averle avute, a quanto so. » La guardò, immediatamente maledicendosi per non aver creduto alle parole di Lily senza porsi sufficienti interrogativi per stabilire la veridicità delle sue affermazioni. Quindi aveva visto davvero Eric Donovan, e davvero gli aveva stretto la mano pensando che appartenesse a lui? Dei brividi lo colsero sulla schiena, dandogli la scossa affinché tornasse a concentrarsi sullo sguardo della Potter. « Io non so che ti è successo, Leo, ma al rave è successo qualcosa, a molti di noi. Compresa Lily. Qualcosa di strano, incomprensibile.. » « Ci hai parlato? Come è possibile? Anche lui è... » Morto. Ma non lo disse, incrociando lo sguardo smeraldino della Potter, sperando che intuisse da sola la conclusione della frase. Non se ne capacitava, Leonard, per lui era un ragionamento difficile da credere d'emblée senza troppo approfondire: lui era un medico, un futuro magizoologo, conosceva azione e reazione, logica schiacciante e pura matematica. Il trascendentale era un universo ancora troppo distante da lui. « Come ti senti al riguardo? Sei sicurissima di non averlo fleshato anche tu? Lo sai che di te mi fido... » Le disse, mentre continuava a cercare di collegare i puntini, opponendo una resistenza tenera e però naturale, a quella confessione. « Non so cos'è successo con Joy - anche se ciò che succede a Lily, specie se si sente male, è chiaro che sia anche di suo interesse -. Ma se posso darti un mio personalissimo spunto di riflessione, ti direi di cercare di vedere la campana di chi non era lucido quanto lo eri tu. » In effetti non ci ho nemmeno provato... Pensò, prima che potesse ribattere qualcosa sul fatto che insomma, Joy poteva anche aspettare prima di stabilire che fosse lui, quello in comodo. E non James. « Davvero il sapere che è successo qualcosa di più grande, che ha portato persone a vedere cose, a comportarsi in altrettanto modo inusuale, non ti fa essere un pochino indulgente? Non ti fa nemmeno venire un po' la voglia di deporre le armi per provare a calmarti? » Era sempre brava con le parole. Dannata Potter, gli stava facendo fare l'opera di autoanalisi che era stato evidentemente pigro o cieco per svolgere in autonomia. Aveva subito additato Lily come fuori di sé quando, stando all'influenze di quella nuova visione a cui avrebbe tanto voluto aprirsi, la serata era stata compromessa da ben altre forze preesistenti. Con cui né lui, né Lily, né James avevano niente a che vedere. « E mi stai dicendo che sarebbe il caso di parlare con lei. » Ammise, scrollando gli occhi verso il cielo, sapendo comunque dove Lympy volesse andare a parare. Ma il solo pensiero di parlare con Lily in quel momento lo rendeva agitato, nervoso. Gli faceva montare tutta la rabbia che non era ancora riuscito a scrollarsi di dosso. « Tu cosa sai? Ti prego raccontamelo bene, prima che perda del tutto la testa. » Le chiese come implorandola, massaggiandosi per un attimo le tempie con i pollici per poi tornare a puntare il suo unico occhio blu verso l'amica. Forse se lei fosse stata più chiara presto sarebbe riuscito a vedere meglio; forse sia dall'occhio, che da dentro.


    Edited by killology - 16/10/2020, 10:57
     
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    Con assoluta sincerità, più sente parlare Leo, più capisce quanto in quei giorni si sia estraniata dal resto del mondo tanto da non sapere assolutamente di quella storia in cui a quanto pare c'entra anche James. Sa ovviamente di Tris e Lily, ma il resto le arriva completamente nuovo. E la infastidisce, decisamente, il sentir parlare di suo fratello con quel tono, tanto da accorgersi di aver serrato i denti talmente forte da sentire, pian piano, la mandibola sempre più indolenzita. Il suo solito lato empatico, in quel momento sembra esser fin troppo oscurato dalla stanchezza di quei giorni e dal nervoso che il sentire attaccare suo fratello le provoca. Lo lascia comunque concludere, con le mani che si sfregano tra loro sotto il tavolo. "E James che era sparito già da un po' lasciando che si riducesse in quel modo..." ma stiamo scherzando? James è il guardiano e Lily la donzella che ha bisogno della sua costante supervisione? Decide di prendersi qualche istante per tratte un gran respiro prima di pensare anche soltanto lontanamente a cosa rispondere. « Leo, sai perfettamente quanto io sia buona e cara, ma non dimenticarti che è di James che stai parlando, mio fratello. » La famiglia, dopotutto, è sempre stato il suo bene più caro, da mettere davanti a tutto e tutti, da difendere a spada tratta. « Sinceramente, e te lo dico con tutto l'affetto del mondo, a me sembra che a parlare qui non sia solo la tua rabbia ma anche la tua gelosia. » Ne sembri completamente accecato. Lo fissa senza sbattere le ciglia. « Passando sopra al fatto che James non ha bisogno di alcuna arringa di difesa o giustificazione da dare a qualcuno, Lily è grande e vaccinata, non necessita di un baby sitter o un cane da guardia che la protegga rinchiudendola sotto una campana di vetro. Sa perfettamente come stare al mondo e il semplice fatto che tu possa anche solo pensare che non sia in grado di farlo è davvero irrispettoso. » Cerca di rilassare le spalle, sentendole improvvisamente rigide e doloranti da quel suo rimanere in un assoluto stato di tensione, emotivo e fisico. « Ora, al di là del fatto che devi darti una calmata, sia per te che per me, credo proprio che si debba rileggere l'intera faccenda con nuovi occhi. Ti piace veramente Lily ma non hai nemmeno fatto niente per farglielo capire e ora ti stai rimangiando le mani. » E' forse più dura del suo solito ma di certo pensa veramente quello che ha appena detto. « E prima questa cosa smetterà di sconcertarti così tanto e l'accetterai, da ragazzo intelligente quale sei, prima capirai quanto sia essenzialmente inutile - e pure un po' stupido - l'addossare ad altri colpe che non stanno né in cielo né in terra per una cosa essenzialmente tua. » Lo fissa, con le labbra che si piegano in un lieve sorriso che si addolcisce leggermente non appena si ritrova a sbadigliare stancamente. « Non è noia, è che ho dormito poco anche io. » Lo avverte subito, con la mano davanti la bocca e le parole che si storpiano a tratti. « Comunque, dicevamo: hai intenzione di incazzarti con il mondo per sempre oppure vuoi effettivamente fare qualcosa di costruttivo? » Il sopracciglio destro svetta verso l'alto, poco prima che il discorso si mescoli lentamente con la sua esperienza personale. « Come ti senti al riguardo? Sei sicurissima di non averlo fleshato anche tu? Lo sai che di te mi fido... » Stringe le labbra, la rossa, sapendo perfettamente di non potergli ancora parlare di ciò che è successo davvero oltre le tende. Così guarda semplicemente altrove, fissando gli occhi in un punto indistinto dietro di lui per poi stringersi nelle spalle. « Certo che l'ho fleshato, ho scambiato un ragazzo del settimo per lui, chissà cosa avrà pensato, poveraccio. » Fa una smorfia, sapendo che in realtà quella parte è essenzialmente vera e non vi è ombra di bugia. « E mi stai dicendo che sarebbe il caso di parlare con lei. » Annuisce per poi rivolgere un sorriso e un ringraziamento a MJ che lascia scivolare le loro prenotazioni di fronte a loro. « Visto il fervore che ti anima ancora, immagino che tu non ci sia andato leggero con lei. » Ti proporrei quasi un giro di scuse. « Tu cosa sai? Ti prego raccontamelo bene, prima che perda del tutto la testa. » Stringe la mano intorno al manico della tazza sapendo di dover fingere, ben conscia di non saperlo fare così bene. Così si prende qualche istante, mandando giù un paio di sorsi di tè. « Non so niente di certo. » Alla fine dice con una voce abbastanza ferma e convinta da far stupire persino se stessa. Lo fissa per un po' e poi torna al tè. « Immagino che qualcuno abbia truccato alcune bottiglie e non saprei nemmeno come abbia potuto farlo. » Segue quella che è stata la sua convinzione primaria fin quando non ha parlato con Albus e Mun. « E' tutto così strano perché seriamente, non capisco che divertimento si dovrebbe trarre dal far svalvolare le persone così, ma ecco.. » Torna a guardarlo con una stretta di spalle, fissando il gonfiore che si sta lentamente sciogliendo sul suo volto. « Fa un po' meno male? »

     
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    « Ok raga, i nostri informatori ci hanno assicurato che stamattina è a lavoro. » Il tono di voce di Sirius Potter era grave e solenne, nonostante tra le mani avesse una torta formato famiglia che aveva fatto voltare mezzo campus al suo arrivo. Era riuscito a traghettarsi dietro un po' di persone, amici e colleghi, che avevano legato con Benjamin Bellow e che, tanto quanto Siri, avevano tutta l'intenzione di metterlo in imbarazzo di fronte ai clienti della caffetteria. « Allo', la torta c'è. Coriandoli e palloncini? ...ok. Corde vocali riscaldate? » Si schiarì le proprie, pronto a ragliare come un asino la canzoncina del "buon compleanno". « ...a posto. Andiamo! » E, con il gruppetto al seguito, l'ex Grifondoro voltò l'angolo e con un colpo di sedere - a causa delle mani occupate - fece irruzione nella caffetteria. « E' QUI LA FESTA?! » I clienti si voltarono di colpo verso quel povero pazzo con una torta in mano che si era messo ad urlare nel piccolo locale pieno di studenti. La ciurma iniziò ad intonare il motivetto verso un povero Benji che era stato colto a servire un cappuccino doppio vaniglia senza zucchero ad una tizia in pelliccia eco cruelty-free. « ...tanti auguuuuri a Beeeeenjiiii! TANTI AUGURI A TEEEEHHHH! » e chi aveva le mani libere iniziò ad applaudire, clienti compresi, la metà ormai pieni di piccoli coriandoli colorati. Quanto a Siri, dovette impegnarsi per proteggere la torta dai pezzettini di carta, per farla arrivare in buono stato al festeggiato. « Sorpreeesaaa! Tranqui, ho prima chiesto al manager, giuro che non lo perdi il posto! Gli ho promesso che avremmo ordinato tre caffè ciascuno e almeno quattro ciambelle! »

    BUON COMPLEANNO BENJI!
    Ho specificato nel postarello che Siri ha avvisato e "invitato" un po' di gente vicina a Benji ma siamo comunque in caffetteria quindi sentitevi liberi di venire a mangiare un pezzo di torta e fargli gli auguri ù_ù

     
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    Perchè avesse deciso di recapitarglielo di persona, quel regalo, e non tramite gufo, se lo stava ancora chiedendo. Da quando poi una o due signore, scambiandolo per un barbone, avevano gettato dei galeoni nel suo caffè, con tanto di sorriso caritatevole..Era diventato proprio un pensiero fisso. Eccolo lì, Rudolph Black, un bicchiere di Starbucks stretto in una mano ed una grossa quanto pesante busta nell'altra. Sta aspettando ormai da un bel po' che Benjamin finisca il suo turno al locale, e annuserebbe già quel dolce, dolcissimo profumo di appena esci ti meno per avermi fatto aspettare dieci ore al gelo se non fosse che, ahimè, il povero Benji non ne sapeva -e probabilmente non ne saprà per altro tempo ancora- proprio nulla, della sua comparsata. E diciamocelo, probabilmente conoscendolo, mai l'avrebbe neanche immaginato, a buon motivo. Eppure è lì, il nostro imbronciato, imbronciatissimo Rudy, pronto a tendere un agguato a sorpresa al ragazzo, per trascinarselo a bere (contro la sua volontà, ovviamente) e festeggiare quell'inaspettato compleanno. L'aveva visto tramite le storie di Witzagram, quella mattina, e senza pensarci su più di tanto, era uscito in cerca di qualcosa che potesse piacere a quella fastidiosissima zecca di un Benjamin Bellow. Già, così fastidiosa da farlo uscire in pieno Inverno, girare tutti i negozi nerd del vicinato, ed attenderlo al freddo ed al gelo per ore fuori dal locale, con l'unica consolazione di un caffè di merda -ornato di due o tre galeoni, così, per gradire!- a rendergli quell'attesa meno sgradevole. Si fa per dire. La verità aldilà di ogni altra cosa, comunque, è che in fin dei conti, Rudy gli voleva bene. A suo modo, certo, che prevedeva maltrattarlo e minacciarlo di morte dalla mattina alla sera, o ignorare qualsiasi suo messaggio sulla chat di Witzagram, ma insomma, questi son dettagli. Ed è proprio perchè gli vuole bene, dopotutto, che aveva deciso di recapitarglielo di persona, quel pensiero. Una scelta azzardata per uno come Black, per il quale consegnare un regalo personalmente voleva dire doversi sforzare di conversare per più di cinque minuti senza limitarsi a grugnire soltanto. Ma non si erano più beccati, dopo il rave, e viste le condizioni in cui si erano lasciati, passare un po' di tempo assieme, anche solo per vederlo vomitare per mezzo bicchiere di tequila, sembrava esser ciò di cui aveva bisogno, in fondo.
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    ..E di cui avrebbe continuato ad avere bisogno, probabilmente, viste le circostanze. Adocchiato infatti un cospicuo gruppetto di gente, capitanato da un Sirius Potter particolarmente festivo, e dedotto che non potevano esserci chissà quanti altri compleanni che includessero il posto in cui Benjamin lavorasse e la presenza di suo cugino con tanto di torta tra le mani dentro quel locale..Rudy si era alzato, deciso di varcare anch'egli la soglia del Caffè e..Ritrovarsi nel bel mezzo di una festa a sorpresa. « Cazzo » E' il primo commento che fuoriesce da quelle sue labbra sottili, quasi completamente oscurate da una barba lasciata ormai fin troppo incolta. Assiste a quei festeggiamenti dunque -dai quali si tiene volontariamente alla larga- e solo dopo aver valutato almeno un trilione di volte l'idea di girare i tacchi ed andarsene, decide di farlo, questo sacrificio. « Ueee! » Alza un braccio, per farsi notare « Posso unirmi anch'io? » Ditemi di no. Grazie. Ciao. Ma nessuno sembra respingerlo, e allora suo malgrado, lui è costretto ad avanzare. « Come funziona? Io bevo caffè di merda da tre ore appostato qua fuori come un maniaco e voi vi prendete tutta la gloria? » Scherza, in quel suo solito umorismo ormai leggendario, spostando lo sguardo da suo cugino Sirius al resto dei presenti. « Va beh. Auguri, coglioncello! » Annuncia a quel punto, scaraventando un pesantissimo braccio sulle spalle del povero festeggiato. « E tu saresti lo sfigato della situazione, vè? Hai praticamente più amici di me! » Pausa « Ti ho portato una di quelle robe che posti sempre nelle tue storie da nerd. Spero ti piaccia, e se non ti piace te la fai piacere sì okay bene. » Sentenzia dunque, porgendogli la busta. « Quanti sono? Diciannove? - Chiede allora, per poi aggiungere, con il solo intento di terrorizzarlo, per ovvi motivi: - Te le posso tirare io le orecchie? »
    Il regalo è una riproduzione piuttosto rara e da collezionisti incallitissimi di una scacchiera magica a tema Lord of the Rings.
     
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    Diciannove anni. Aiuto! - pensa subito quando mette piede giù dal letto. Vorrebbe fermare il tempo e non compierli, se possibile, sia perché non li sente addosso - è rimasto fermo a quando ne aveva diciassette tipo -, sia perché il compleanno è una festività in cui si suppone l'attenzione venga completamente rivolta al festeggiato. E Benji scomparirebbe volentieri per ventiquattr'ore, per poi spuntare soltanto il giorno dopo a giochi compiuti. E' pur vero che, quella dei regali, è una parte cui non è pronto a rinunciare - almeno non adesso: ecco, non sarebbe possibile prendere soltanto quelli e scappare in Svizzera per un giorno? No? Vabbè. Tra l'altro è pure vincolato dal lavoro: ha il turno da Starbucks. Di lunedì mattina. E' già tragico così, figuriamoci col proprio compleanno di mezzo. «Ciao Tommy, ci vediamo dopo!», saluta il coinquilino - o meglio, ne fugge le attenzioni - e si smaterializza di fronte al locale, afferrando il grembiule dall'appendiabiti e raggiungendo la solita postazione. «Ciao Lux, tutto bene? Sìokbuonlunedì ehm sì.», fugge anche Luxanna Scamander, sua collega - perché di solito è una tipa attenta alle ricorrenze, non sia mai ricordi di che giorno speciale si tratta. «Buongiorno. Sì. Un frappuccino, sì. Cookies. Arrivano subito.», prende un'ordinazione e si rintana in cucina, riemergendone soltanto lo stretto indispensabile. Ed è proprio quando lo fa che... « E' QUI LA FESTA?! », riconosce subito la voce scoppiettante di Sirius Potter, il suo migliore amico. MORGANA MI HANNO TROVATO! PIANO B, PIANO C, MEYDEY - urlano i pensieri di Benji; il quale però, bisogna ammetterlo, per quanto abbia un carattere estremamente timido e riservato che gli impedisce di mettersi a saltellare qua e là, è estremamente orgoglioso che l'amico si sia ricordato di lui. E... beh, non c'è soltanto Sirius. Ne conta almeno quattro, o cinque - aiuto, cinque persone, sono tipo una marea! -, e le accoglie tutte con un sorriso che calcifica sulle guance, per fortuna. Perché altrimenti l'emotività l'avrebbe decisamente sopraffatto. « ...tanti auguuuuri a Beeeeenjiiii! TANTI AUGURI A TEEEEHHHH! », eccolo che arriva, il capitano della banda. Benji sta per abbracciarlo, ma viene bloccato dalla cliente che ha appena servito. « Giovanotto! E' il tuo compleanno? Best wishes, vieni da zia Patty. Sei un così bravo ragazzo. Saresti perfetto per mia nipote. Tieni, gioia, comprati il gelato. », la signora Patty - cliente fidelizzata di Starbucks, settantacinque anni e spirito di una ventenne - gli stropiccia le guance e gli ficca in tasca ben cinque Galeoni di mancia. « Sorpreeesaaa! Tranqui, ho prima chiesto al manager, giuro che non lo perdi il posto! Gli ho promesso che avremmo ordinato tre caffè ciascuno e almeno quattro ciambelle! » «No vabbè voi siete pazzi. E io sono troppo felice, sì, lo dice sottovoce, gli occhi scuri che li scrutano uno ad uno. «Beh, che vi devo dire??? Oddio ma c'è pure la torta, oddio madevospegnerelecandelinedavanti a t-tutti, sicurosicuro?», oddio e se poi tipo non riesco a spegnerle in un colpo solo e sembro meno figo? - si chiede Benji, terrorizzato una volta messo di fronte a quel sacrosanto concetto tramandato nei secoli dei secoli. «Noooo dai, ti prego, niente foto -», dice ad uno del gruppo mentre inizia a tagliare la torta, «Vengo sempre malissimo, dai, tipregotiprego» « Ueee! Posso unirmi anch'io? » «RUDYCIAO!», oddio ma quindi mi vuoi bene, mi cachi, sei qui, no vabbè!!! «Sìcertounisciti, nonèchesoffierestitutipo?», perché suppone il fiato di un lycan sia in grado di farlo: lui sì che le spegnerebbe tutte in una volta! E adesso Benji sarà per sempre tormentato dal conflitto interiore del paragone col proprio lycan che, manco a dirlo, è di certo capace di ottenere tutto ciò in cui lui non riesce. Uffa! « Va beh. Auguri, coglioncello! » «Come hai detto alberello? NovabbèmaNataleètraventicinquegiorni, se non mi sbaglio Novembre ne ha trenta, cioè», ma può essere mai che abbia detto alberello? Avrò sentito male. Dissimula, Benji, dissimula. «Ciao Benji auguri!» « Ehi ciao, ma -» chi sei, oddio, c'ho un vuoto, come ti chiami?! « E tu saresti lo sfigato della situazione, vè? Hai praticamente più amici di me! Ti ho portato una di quelle robe che posti sempre nelle tue storie da nerd. Spero ti piaccia, e se non ti piace te la fai piacere sì okay bene. » , oddio sto per ricevere un regalo dal mio lycan, questo significa che sono tipo Elfo Libero?! No aspè, come funziona sta cosa?, non me lo ricordo. No, ma io non mi voglio liberare! Proprio adesso che stiamo diventando amici!!! «Posso aprirlo tipodopoindisparte?», quando non mi vede nessuno ed io non vedo nessuno e non c'è bisogno di fare delle espressioni facciali che soddisfino l'etichetta sociale e le aspettative della gente? - Te le posso tirare io le orecchie? » « No, fra, dai, me le strappilosai, o comunque... Cioè fai piano sepropriodevi...»


    Signora Patty inspiration by nonna siciliana "accattati u gelatu" cit.
     
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    « Aspe' aspe', devi ancora firmare il biglietto. Dove ci mettiamo? » Si guardò intorno, voltandosi a scatti per individuare una qualche superficie piana nel mezzo della stradina che da Hogwarts portava ad Hogsmeade. Nulla, ovviamente. « Vabbè senti, tieni il biglietto. Poggiamelo sulla schiena e firma. » disse frettolosa, accovacciandosi un po' per dar modo a Mia di scrivere più agevolmente. « Fatto? Daje! Mado' tocca correre che siamo mezzo in ritardo. » D'altronde era pur sempre lunedì, una giornata scolastica piuttosto piena. Dopo lezione, Veronica era corsa in stanza a prelevare il regalo per Benjamin, cambiandosi velocemente - beh..non troppo, dato che si era provata addosso minimo tre outfit diversi - e scendendo le scale a due a due per beccare Mia e raggiungere di corsa la caffetteria Starbucks. « CISIAMOANCHENOI! » esordì col fiatone, svoltando l'angolo che Sirius aveva indicato come punto di ritrovo per i partecipanti alla piccola festicciola a sorpresa. « Allo', la torta c'è. Coriandoli e palloncini? ...ok. Corde vocali riscaldate? » Meh, più o meno. Diciamo che sto tanti auguri mi toccherà sfiatarlo, ma vabbè. « ...a posto. Andiamo! » E fu così che, di gran carriera, fecero tutti irruzione nella caffetteria, stonando come un gruppo di campane sulla canzone di auguri, di fronte a un Benjamin preso letteralmente alla sprovvista. Dal canto suo, Ronnie documentò tutto quanto con la videocamera del cellulare, ridacchiando gioiosamente al felice imbarazzo del giovane Bellow. Quando vide nientemeno che Rudy Black avvicinarsi al ragazzo, Ronnie ne approfittò per prendere leggermente da parte Mia, non prima di essersi guardata intorno con fare circospetto, quasi ci fossero i servizi segreti ad ascoltarla. « Ma secondo te come dovrei comportarmi? » le chiese a bassissima voce. A lei, ovviamente, aveva raccontato tutto di quanto era successo con Benjamin. « Cioè, glielo do io il regalo? Ci andiamo tutti insieme? Glielo dai tu e io sto leggermente indietro e poi gli faccio gli auguri? » Si mordicchiò nervosamente l'unghia dell'indice, lanciando uno sguardo furtivo a Benjamin che stava ancora parlando con Rudy. Scrollò tuttavia le spalle. Vabbè senti, come va va. È ridicolo formalizzarsi ora dopo..beh..dopo tutto quanto. Mentre lasciava a Benjamin altro spazio per parlare col suo lycan, Ronnie si avvicinò a Sirius e Tommy, passandogli il biglietto d'auguri per Benjamin. « Dai veloci, firmate, che adesso quando finisce con Black gli diamo il regalo. » Così poi posso ingozzarmi di torta. [...] « Ehiiii. » esordì, tre ottave sopra il normale, avvicinandosi all'ex Tassorosso con un grosso sorrisone. « Tanti auguri Benji. » continuò un po' goffamente, facendosi avanti di un passo per abbracciarlo e stampargli un bacio sulla guancia. Titubante, non sapeva dove mettere le mani o puntare lo sguardo. Eh ma prima lo sapevi, Ronnie. « Tieni. » disse quindi per smorzare il tutto. « Ti abbiamo fatto un pensiero. » Un pensierone, semmai. « Che ovviamente rinnoveremo presto insieme, vero? » nel dirlo, si voltò a cercare l'appoggio degli altri, Sirius in particolar modo. « Ma non stasera. Stasera devi bere, ok? »


     
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    Lo scarabocchio di Mia è accompagnato da una piccola frase tra parentesi. Ho preso A in Erbologia. Grz! « Fatto? Daje! Mado' tocca correre che siamo mezzo in ritardo. » Le ripassa il biglietto prima di scappare insieme verso la meta che Sirius ha scelto. Una sorpresa che era certa Benji avrebbe apprezzato molto. « Allo', la torta c'è. Coriandoli e palloncini? ...ok. Corde vocali riscaldate? ...a posto. Andiamo! » Mia era carica quindi annuì in direzione del minore dei Potter mostrando metaforicamente i muscoli prima di prepararsi alla processione. « AUGURI SCEMO! » Fu l'urlo acuto di Mia nell'esatto momento in cui fecero irruzione all'interno della caffetteria. Alcuni dei clienti guardarono quella loro sceneggiata con un misto di disapprovazione e divertimento. Era evidente che alcuni dei collegiali non avrebbero poi tanto apprezzato l'improvvisa caciara che quel gruppo misto avrebbe creato. Mentre ciascuno attendeva di congratularsi con Benji, Mia si fiondò subito al bancone, pronta a ordinare un grosso caffè al caramello seguita da Veronica. « Tu cosa prendi? Ordiniamo qualcosa sennò veramente lo licenziano come diceva Sirius. » E non credo che sarebbe il miglior regalo del mondo. « Ma secondo te come dovrei comportarmi? » « Normale? » Gettò uno sguardo alle proprie spalle, là dove c'era Benji che parlava con niente meno che Rudolph Black. Cazzo! Per un istante la sua mente tornò alla nottata del rave. Non adesso, cazzo! Scosse la testa e tornò in sé. « Cioè, glielo do io il regalo? Ci andiamo tutti insieme? Glielo dai tu e io sto leggermente indietro e poi gli faccio gli auguri? » « No cazzo non rompere le palle! Il regalo glielo dai te. Tenta di restare nel suo raggio.. vedi un po' come si comporta. Se riesci a restarci un po' più in disparte, tasta il terreno. Però - Vee cazzo ti prego non fare il palo in culo che sta sulle sue tutta vergognella. » Solleva un sopracciglio e le rivolge uno sguardo eloquente. « Ti sei pure vestita apposta. » Perché non è che non l'ho notato. « Bello 'sto rossetto. Me lo presti qualche volta? » [...] Al momento della consegna del regalo, Mia trattenne per qualche istante per la manica Sirius e Tommy, lasciando spazio a Veronica di andare per prima. « Ti abbiamo fatto un pensiero. » « Ora lo chiamavano pensiero. » Pausa. « Dai giuro che la facciamo pure a te.. » Disse piano sottovoce all'orecchio di Sirius ridacchiando tra se e se. Magari ci danno una mano i tuoi fratelli che sono pieni di soldi e ti compriamo tutto il corredo. « Auguri sensei! » Disse stampando velocemente un bacio sulla guancia dell'amico scompigliandogli i capelli. « Avanti scartalo. Ci siamo ripromessi che ti avremmo fatto un video da ogni prospettiva possibile da pubblicare su Wiztagram. Puntiamo a renderti virale. » Perché se non hai una reaction della Madonna Benji, io giuro che te meno. Ci hai spolpato le casse. Venne chiamata poco dopo a ritirare la sua ordinazione; fu allora che incontrò lo sguardo di Rudy. Accennò qualche passo nella sua direzione dopo aver preso il suo bibitone, stirando un leggero sorriso nella sua direzione. Imbarazzante trovarci qua così, dopo aver rischiato di morire. « Ciao! » Asserì di scatto con un che di nonchalance. « Come stai.. ultimamente? » Ultimamente da quando non ci ritroviamo a finire l'uno nella testa dell'altro senza alcuna spiegazione logica.




    Edited by blue velvet - 11/12/2020, 20:29
     
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    « AUGURI SCEMO! », Benji si volta in direzione della voce e quasi perde l'equilibrio - Luxanna salva in corner il piatto di pancakes che stava servendo ad un ragazzo al bancone. Scorge una scoppiettante Mia Wallace e al suo fianco - non svenire troppo rapidamente - Veronica Rigby, la sua migliore nonsapiùcosa. Gli occhi scuri del Tasso diventano grandi come Pluffe da Quidditch ed il fiato si dimezza - non gli esce più neanche una sillaba. « Gr - », che per l'appunto voleva essere un grazie. Viene subito richiamato da un'occhiataccia del gestore - che in realtà non è neanche così cattivo, lo sta semplicemente prendendo per il culo fingendo un imminente licenziamento se non si sbriga a servire ai tavoli - e vola col vassoio di Frappuccini dal solito gruppetto chic di Hogwartsiane alle prese con Wiztagram e le strategie per diventare influencer. Quando ha un attimo di respiro, torna alla festicciola privata e rischia il secondo infarto della giornata, perché Ronnie gli stampa un bacio. Sulla guancia, va bene, ma è per forza incredibilmente strano dato che, l'ultima volta, non se lo sono dato esattamente in quel punto. « Tanti auguri Benji. », abbassa subito lo sguardo - no, non lì, Benji!!! Ora penserà che stai guardando altre cose, per Morgana! - e bofonchia un grazie stupito. « Tieni. Ti abbiamo fatto un pensiero. » «Oddio manondovevate, mica c'era bisogno, nosulseriononpossotipoaccettarlo, non prendetela sul personale èchecosìèdavverotroppo... Ok, va bene.», si corregge subito dopo, notando il cipiglio di disappunto da parte degli amici. Oddio, per favore, fai una faccia sorridente e felice qualunque cosa accada, sia che sia meraviglioso, sia che sia un fiasco: tu adori i tuoi amici a prescindere, loro si meritano questo ed altro, non fare il solito scemo le cui emozioni si leggono in viso in un batter d'occhio, forza, ce la puoi fare. « Avanti scartalo. Ci siamo ripromessi che ti avremmo fatto un video da ogni prospettiva possibile da pubblicare su Wiztagram. Puntiamo a renderti virale. », Mia Wallace e "come rendere i complessi di Benji intensificati all'inverosimile parte 1.0" - «No vabbè non mettere niente su Wiz chepoimagarisembrache... Che ho tipo organizzato un partyenonhoinvitato Liam... Sai, sì, Liam quello che porta i pacchi di Amazon... Cioè è sempre così disponibile, paremalecheloscopra...», Benjamin Bellow e "credere che chiunque ti rivolga la parola sia tuo amico parte 1.0". Comunque, dopo essersi caricato mentalmente, il Tassorosso raccoglie le forze e scarta il regalo, avendo cura di non rovinare troppo il pacchetto. Se prima gli occhi erano diventati Pluffe, adesso quanto meno si trasformano negli anelli del Quidditch.
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    «NON CI POSSO CREDERE!», gli esce con una tonalità leggermente stridula, tanto che poi, dopo un leggero colpo di tosse, si corregge dicendo: «Ehm. Non ci posso credere. MA E' LA PS5!», niente, non riesce a contenere l'hype. «MA SIETE PAZZI??? MA COME NON LA USIAMO STASERA?!?! CERTO CHE LA USIAMO -», stritola Ronnie in un abbraccio mozzafiato, dimentico di ogni timidezza di poc'anzi, «- SISI BEVIAMO PURE ASP - MI HANNO REGALATO LA PS5 CAPITO?!?!», quest'ultimo pezzo lo rivolge al gestore di Starbucks, come se a lui importasse di quell'evento che, per Benji, è niente meno che storico. «MA CE N'E' VODKA DA STARBUCKS?!», domanda a Luxanna, facendo immediata tabula rasa dell'inventario del locale. Non trovandola, afferra una bottiglia di Burrobirra e versa un bicchiere a tutti: «Okay, brindiamo! A... Cioè, tipo almiocompleannoevviva
     
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