Look at the wonderful mess that we made

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    Ti cercherò. Aspettami. Una piccola promessa che aveva fatto senza rendersi conto quanto fosse difficile mantenerla. Non perché non volesse davvero sentirla, ma perché non sapeva dove MJ abitasse e non aveva nemmeno il suo numero. Quindi, note to self: ricordarsi di rendersi le cose più semplici prima di fare una promessa. Era scomparso dal giorno della caccia, ma finalmente Iago aveva ripreso un aspetto e un colorito accettabile. Doveva mantenere quella promessa: aveva baciato MJ ed era sparito senza più cercarla. Non voleva che pensasse che fosse un coglione, anche se ormai era molto probabile che pensasse proprio quello. Ma lui non era quel genere di ragazzo. Lui cercava di mettere sempre il bene degli altri prima del suo ed era ciò che aveva fatto quando aveva lasciato MJ nella foresta, anche se lei probabilmente non immaginava nulla di tutto ciò. Doveva rimediare. E voleva vederla. Per Merlino, quanta voglia di vederla aveva. Aveva optato per la via più facile, per cercare di trovarla. E per lui, la strada più semplice era stata appostarsi tutto il giorno davanti all’entrata del campus. La sua idea era che prima o poi sarebbe passata di lì, perché alla fine gli esami erano imminenti, quindi aveva senso andare in biblioteca a studiare. Comunque, aveva aspettato appollaiato sul ramo di un albero per quasi quattro ore, prima di vederla passare. Prima di

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    vederla, aveva percepito il suo profumo, che gli aveva riempito le narici e gli aveva fatto sorridere, mentre ripensava a quando l’aveva avuta così vicino da poterla stringere e memorizzare davvero il suo odore. « Ehi, ciao. Cercavo una bellissima ragazza dai grandi occhioni verdi che ha rapporti con una spia russa, la conosci? » La chiamò, con un sorriso, prima di scendere dall’albero con un balzo. Sembrava particolarmente atletico, come una scena di un film, però la realtà era che dopo tutte quelle ore in quella posizione, le ginocchia gli facevano male e non era poi così sicuro che sarebbe stato in grado di camminare normalmente. Cercò di dissimulare e fare finta di nulla. Non sapeva se fosse offesa per il suo comportamento. Non sapeva se fosse arrabbiata, delusa o indifferente al suo andar via in modo così repentino. Cercò di giustificarsi, comunque, tentando di sembrare il più naturale possibile. Aveva imparato bene a mentire riguardo i suoi impegni durante la luna piena. Aveva avuto ben quattro anni per affinare la tecnica con la sua ex ed ora si ritrovava a mentire anche a MJ. Non meritava tutto questo, ma non era pronto a dirle la verità sulla sua doppia personalità, sul mostro che viveva in lui. « Scusa se sono sparito alla caccia, avevo i minuti contati. » Verissimo, almeno quella non era una bugia. « Dovevo consegnare una pozione per un corso e stava per finire il tempo di fermentazione, quindi dovevo tornare a casa per aggiungere l’ultimo ingrediente, prima che esplodesse il calderone e anche casa mia.. » Ridacchiò, sperando con tutto se stesso che fosse abbastanza credibile. La guardò attentamente. Quanto era bella. Gli era mancata. Aveva voglia di avvicinarsi e baciarla, di stringerla forte a sé, di ricordarle che avrebbe sempre cercato di mantenere le sue promesse, ma non fece nulla di tutto ciò. « Vorrei portarti in un posto... Ti fidi di me? » Un sorriso coinvolgente comparve sul suo volto, mentre le porgeva la mano. Aveva solo bisogno di stare un po’ con lei, per farle capire che non era il ragazzo che l’aveva lasciata sola nella foresta, ma quello che l’aveva rincorsa in lungo e in largo pur di trovarla. Sorrise quando lei gli diede la mano e si Smaterializzarono in una piccola terrazza, che era su uno dei tetti del college. Da quella posizione era possibile vedere non solo il cortile, ma anche parte di Hogsmeade. Era un posto decisamente carino: c’erano delle piccole serre e dei fiori un po’ coltivati ovunque. Era come se qualche professore del college avesse istallato un suo piccolo giardino su quella terrazza. L’aveva scoperta un po’ per caso, girovagando per i corridoi del college e andando all’esplorazione di porte che gli sembravano segrete. Nella maggior parte dei casi aveva scoperto bagni in disuso o sgabuzzini delle scope, ma quella volta era stato fortunato. « Hai fame? » La condusse in un angolo della terrazza, tenendole ancora la mano, dove c’era una grande tovaglia da picnic tra le varie piante. C’era un cestino in vimini, pieno di panini e snack, e anche una bottiglia di vino. Inoltre, aveva posizionato una piccola bottiglia in vetro vuota, nella quale aveva messo un fiore - credeva fosse una margherita bianca - che aveva raccolto da quel giardino. Probabilmente non era un primo appuntamento così speciale e anche molto arrangiato, ma l’importante era che stava con lei. Nulla aveva più importanza. E l'aveva trovata. Aveva mantenuto la sua promessa.
     
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    Come mai prima di quel momento nella sua vita da diciott'enne, MJ Weasley stava agognando con tanta intensità la propria pace celebrale. Avrebbe voluto rilassarsi, stendere i propri nervi, riuscire a smettere di pensare agli eventi di cui era stata protagonista nelle ultime settimane senza invero mai averlo desiderato come in altre circostanze, ad altri compromessi. Erano state giornate vibranti, quelle successive all'evento nella foresta - ma anche prima non è che fosse stata una passeggiata di salute! - ed era palese, a chiunque la conoscesse un po' da ormai prevedere per quanto possibile i suoi meccanismi mentali, rendersi conto che stesse scappando, in tutti i sensi e modi possibili. Lei, con una mente tanto vivace da rifugiarsi sempre in casa per costruirsi i suoi mondi, lei, sempre alle prese con la sua fantasia lasciata un po' troppo a biglie sciolte, si stava dando al duro lavoro da Starbucks e a metodi di studio matti e disperatissimi - la classica attitudine lodabile da Percy Weasley su tutti. Percy infatti, che in qualche straordinariamente fortuito modo non era nemmeno venuto a conoscenza dell'articolo pubblicato da @stregamoderna - non ancora, almeno - aveva a che fare con la Molly Weasley Junior dei suoi sogni: troppo spenta per aver voglia di attaccar briga con qualsivoglia Weasley e con la testa dedita a fare il suo dovere. Ma vederla così impegnata sullo studio faceva a dir poco tenerezza, dato che aveva sempre ricercato la grandezza aldilà dei risultati scolastici, delle mere spille da sfoggiare in fila nella teca della famiglia più rossa d'Inghilterra. Non poteva fregare nessuno, se non sé stessa probabilmente. Aveva trovato più di un orecchio disposto ad ascoltarla per davvero, ma non le stava bastando: sentiva, percepiva, sia dentro di sé, che all'esterno, la pesantezza che instaurava inevitabilmente una causa irrisolta. Non riusciva a smettere di chiedersi se il fallimento delle sue aspettative fosse una colpa da attribuire a sé stessa o se fosse colpa di Iago, che aveva dimostrato a tutto tondo di avere delle tendenze bipolari - o almeno, era la bugia che si beveva per giustificare il suo comportamento contraddittorio. La bugia facile, la bugia scontata, la bugia per attutire una verità che magari le avrebbe fatto troppo male. Baciare qualcuno e poi lasciarlo da solo, nel bel mezzo di una foresta brulicante di pericoli, non era proprio l'atteggiamento che ci si aspettava dal ragazzo ideale - non che ne avesse davvero mai cercato uno, certo. Sebbene per il secondo evento previsto nel periodo estivo la foresta fosse stata incantata per evitare proprio situazioni ad alto rischio, chi conosceva a fondo il mondo magico sapeva che qualche creature sarebbe potuta sfuggire al controllo del Ministero, anche se improntato ad evitare con lungimiranza un pessimo esordio. Il risultato non cambiava: MJ si era sentita abbandonata dal giovane e l'offesa arrecatale l'aveva colpita nel profondo, da dove poco prima aveva ritrovato un sentire sconosciuto, inebriante, che mai aveva davvero esplorato, prima di allora. Quando Iago Turner aveva avuto la prontezza di baciarla, lei non avrebbe avuto il coraggio di staccarsi dalle sue labbra: sarebbe rimasta lì, con la pesantezza di una montagna, impegnata a destinargli tutta la dolcezza di cui era capace il suo cuore. Ma non era bastato, evidentemente: Lui l'aveva accarezzata e poi se n'era andato, lasciandola in un frullato di dubbi, promettendole che l'avrebbe cercata, con come ultime parole prima di sparire nell'ombra le uniche che smaniava di sentirsi dire dal mondo intero. Hai talento. Talento... Se gliel'avesse detto in un altro momento, in un'altra circostanza, con la calma e l'attenzione necessaria, probabilmente lei ne sarebbe morta: l'avrebbe conquistata così, con quel complimento che in quel momento invece non le parve altro che un contentino. Non poteva accettarlo, prenderlo, crederci e basta? Quel che sapeva, era che lei non se ne sarebbe andata per nessun motivo al mondo da quella foresta, dall'incontro sotto quella luna gigantesca, presagio di molto; reduce dalla sua abituale indifferenza, aveva captato quanto fosse raro provare un sentimento così puro, così reale, così palpabile con le dita.
    Qualche giorno dopo, si era finalmente decisa di smettere di aspettare Iago, che tutto sembrava tranne che intenzionato a mantenere la sua già flebile promessa. Era la seconda volta che tardava a mantenerne una, non sapendo quanto dovesse fare a cazzotti con un carattere impaziente come quello di MJ, la quale si ricaricava con la forza della verità e non con l'alone di mistero che ormai era certa lo circondasse. Dunque come una grigia, triste e arresa giornata qualunque, stava sistemando i suoi appunti, apprestandosi a tornare a casa dopo una mattinata lunga di tediosissime lezioni, quando... « Ehi, ciao. Cercavo una bellissima ragazza dai grandi occhioni verdi che ha rapporti con una spia russa, la conosci? » ...la voce calda e roca di Iago le fece drizzare la schiena, irrigidendola tutta. Non si voltò, inizialmente: fu combattuta per una manciata di secondi sul cedere all'imbarazzo meraviglioso che stavano causando il suo arrivo ed suoi complimenti inaspettati e l'allontanare quei dubbi con cui aveva convissuto fino a quell'istante in cui si era ricreduta. Ancora. Dopo essersi sfogata ben bene ed aver pensato male di Lui, era tornato, aveva mantenuto la sua promessa. Fu costretta a trafficare rapidamente con il telefono, inviando un messaggio sgrammaticato a Karma (non tornio a casdjfjskksd) che la stava aspettando a casa per il pranzo, la quale avrebbe avuto la sfortuna di mangiare da sola a causa della sorpresa dell'ex Wampus, che l'aveva totalmente lasciata senza parole. E non era cosa facile. « Puoi provare a Magisprudenza o lingue e letterature al massimo, non vedo traditori del grande impero britannico qua intorno » disse, sulla scia della consapevolezza di un rapporto iniziato ed impostato sull'ironia: nella foresta, aveva compreso che l'unica arma che aveva era quella di rimanere fedele a sé stessa il più possibile. « Solo Cannons traditori della propria tifoseria » disse, questa volta colorando le sue parole con un sorriso malizioso, finalmente riuscendo a voltarsi per guardarlo negli occhi. Lo vide scendere dall'albero che si ergeva sopra la sua testolina rosso fuoco e non poté evitare di pensare a quanto fosse originale, in ogni sua mossa, in ogni parola che le avesse mai rivolto dal loro primo incontro. A quanto non smettesse mai di sorprenderla, con ogni suo talento che avrebbe ancora dovuto scoprire. Poi sperò che non si rompesse qualcosa nell'atterraggio, cercando di capire cosa fosse giusto dire dopo giornate passate a capire come convivere con una parvenza di delusione.
    « Scusa se sono sparito alla caccia, avevo i minuti contati. » Ma Lui era lì e lei non riusciva a smettere di guardare i suoi occhi. Era conciato male, non peggio dell'ultima volta in cui l'aveva visto, senza manate stampate in faccia ma abbastanza male da notarlo lei stessa, lei, che non si accorgeva mai di niente che fosse troppo oltre al suo naso. Tuttavia non poté fare a meno di assumere un'espressione dubbiosa, sebbene il tremolio delle sue gambe magre stava tradendo il suo sentire. « Dovevo consegnare una pozione per un corso e stava per finire il tempo di fermentazione, quindi dovevo tornare a casa per aggiungere l’ultimo ingrediente, prima che esplodesse il calderone e anche casa mia.. » Stava cercando di tenere il punto, ma le parole del ragazzo la spiazzarono: tutto sembrò improvvisamente plausibile. Era plausibile, possibile, ma qualcosa le diceva comunque che lei avrebbe comunque preferito far esplodere casa sua, piuttosto che perdersi un momento magico come quello che avevano vissuto insieme. Magari era lei quella sbagliata? Lui sembrava sempre così giusto, con quegli occhioni nocciola che non facevano altro che spingerla a Lui, sebbene fosse troppo pignola per dimenticare ogni sua mancanza in un battito d'ali di un colibrì. « Vorrei portarti in un posto... Ti fidi di me? » Improvvisamente il tempo le sembrò azzerarsi e l'investimento di esso a piangersi addosso le sembrò un errore imperdonabile. Erano di nuovo insieme, era questo che contava davvero, in fondo. « S-sì » disse, tergiversando prima di indirizzargli un sorriso complice e allungare le sue dita affusolate sopra quelle del giovane, definitivamente accogliendo il suo invito. E poi, si ritrovarono in un luogo che le parve ancor più magico dell'ultimo che li aveva visti baciarsi sotto la luna, dove la sue speranze s'erano spente ed ora stavano tornando a bruciare, come il fuoco che non aveva mai smesso di unirli, nemmeno quando la sua fede aveva vacillato. « Hai fame? » Non poté fare a meno di guardare Iago, sgranando gli occhi verdi, incredula che qualcuno tenesse a lei così tanto da portarla in luogo così incantevole, di allestirlo così minuziosamente: aveva avuto il tempo di pensare a tutto, per farsi perdonare nei migliori dei modi possibili. Lei l'aveva seguito a passi piccoli, stretti, contenuti, fissando la sua mano stretta stretta in quella del giovane e pensando che dilatare il tempo sarebbe stato il modo migliore per vivere a pieno quella giornata che si stava aggiungendo alla lista delle giornate speciali, molte delle quali ormai vedevano Iago come principale artefice. « Sì, no, fors- Come diavolo hai fatto a trovarmi? Hai aspettato davvero lassù tutta la mattina? » gli disse assumendo un'espressione rapita e divertita, immaginandoselo da solo a cercarla nel via vai che c'era a giugno al College, tra cui le tante testoline del suo analogo colore di capelli. Lo stava stuzzicando, perché invero la gioia che stava provando in quel momento era talmente inaspettata da non sembrarle reale: da una giornata iniziata malissimo, si stava trasformando in una memoria che avrebbe ricordato con una dolcezza tale da farle venire i brividi. Si spinse verso l'area destinata al loro pranzo e chiuse gli occhi dopo aver afferrato il fiorellino nella bottiglia, inebriandosi del suo odore. Non riusciva a smettere di pensare a quanto stesse trattenendo la voglia che aveva di assaporare nuovamente le sue labbra, quando un petalo candido si staccò dalla margherita, appoggiandosi delicatamente sulla tovaglia a righe appoggiata sul prato della serra. Ed in quel momento, non riuscì a non pensare a quanto fossero fragili, sia le piante, sia le speranze, che le promesse. « Facciamo che mi fido, mi abbandonerai un'altra volta? » chiese azzerando di nuovo le distanze vertiginosamente, arrivando tanto vicino a Lui da vacillare. I suoi occhi erano affamati di verità, una verità che bramava come patto per sigillare quella fiducia rinnovata a cui aveva bisogno di aggrapparsi per sentirsi libera di iniziare ad accogliere quei sentimenti che le stavano contorcendo le budella, senza sembrare di lasciarle via di scampo.
     
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    Quello che stava provando per MJ Weasley era del tutto nuovo e allo stesso tempo disarmante. Non aveva il minimo controllo su tutto ciò che provava, perché non riusciva a pensare lucidamente né razionalmente. Quella ragazza dagli occhioni grandi e dai capelli rossi lo aveva trascinato in un qualcosa da cui stava scappando da tempo. Aveva spesso pensato che sarebbe stato da solo tutta la vita, perché non poteva permettersi di vacillare, né di aprirsi minimamente con qualcuno. Portava un fardello fin troppo grande sulle spalle e non voleva condividerlo con nessuno. Pensava che non fosse giusto per un’altra persona fare i conti con qualcosa di così grande. Era la sua maledizione, non voleva che lo fosse pure per qualcun’altra. Era entrato in quella cosa con i piedi di piombo. Aveva cercato di convincersi che non gli piacesse davvero, che MJ Weasley era solo una ragazza bellissima, niente altro. Ma era difficile convincere la testa, quando il cuore diceva tutt’altro. Lei lo aveva fatto ridere, emozionarsi e spiazzarlo come da tempo non gli capitava. E, inoltre, aveva avuto perfino la forza di abbattere tutte le sue riserve. Si stava ponendo in quella sorta di storia – non sapeva nemmeno bene come definirla – con una consapevolezza che non gli era mai appartenuta prima. Quando aveva frequentato Laurel, tutta la relazione era stata fondata sulla bugia, sulle cose non dette. Aveva pensato che potesse intraprendere una relazione con leggerezza, perché l’essere un lupo mannaro non era poi una cosa così importante. Aveva continuato a fare una vita all’apparenza normale, sparendo ogni mese per qualche giorno, ma continuando a tenerle segreta quella parte di sé. Era stato un incosciente, perché in quel periodo viveva la sua vita con incoscienza. Ma ora era diverso. Era ben consapevole di ciò che era e di quanto realmente facesse paura. Era consapevole di ciò che potesse e non potesse fare e che la sua vita non poteva essere una bugia. MJ non lo meritava. Sapeva che prima o poi quel segreto sarebbe stato fin troppo scomodo e che le avrebbe dovuto dire tutto. Sapeva e aveva paura, per tutte le conseguenze che ciò avrebbe portato. Voleva vivere in quella bolla almeno un altro po’. Voleva fingere che tutto fosse facile e che potesse sentire le gambe tremare, quando vedeva quella ragazza che ormai occupava i suoi pensieri. Voleva continuare a sentirsi agitato al solo pensiero di toccarla. Aveva bisogno di provare tutte quelle cose, almeno un altro po’, almeno fin quando non sarebbero stati costretti a tornare con i piedi per terra. Ciò che provava per lei era nuovo, perché sebbene stesse provando tutto ciò, sebbene si sentisse debole nel parlare o pensare a lei, sapeva che qualcosa si sarebbe incrinato tra di loro, non appena lei avesse saputo la verità. E sapeva anche che era normale. Come poteva accettare qualcosa del genere, se era lui il primo che non accettava ciò che era? Sapeva che si stava comportando da egoista, si stava dando un’opportunità, senza pensare che stava spingendo MJ a farsi un’idea di lui che in realtà non gli apparteneva. Non era un principe azzurro, lui era il mostro che cercava di spezzarti il collo quando meno te l’aspetti.
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    L’aveva aspettata tutta la mattinata, senza spostarsi nemmeno per un momento. Molti ragazzi erano passati e l’avevano iniziato a guardare in modo strano, ma lui aveva fatto finta di nulla, scrivendo appunti in modo distratto negli angoli del suo manuale di Pozioni. Non poteva permettersi di scendere da lì e di perdersi tutte le persone che entravano in quel campus. Non poteva perderla. Le aveva promesso che l’avrebbe trovata e lui era intenzionato a trovarla, proprio quel giorno. Non poteva infrangere quella promessa. Avevano interrotto qualcosa che sembrava fin troppo magico a causa di quella luna che beffarda decideva sul suo destino. E quindi, voleva riprendere da dove l’aveva lasciata quel giorno, per riscoprire quanto fosse bello anche solo guardarla. « Puoi provare a Magisprudenza o lingue e letterature al massimo, non vedo traditori del grande impero britannico qua intorno » Un sorriso si aprì sul suo volto, mentre si avvicinava a lei. SI passò distrattamente le mani sui pantaloni, per scacciare la polvere che si era accumulata mentre poltriva in modo assai scomodo su quel ramo. La schiena era un po’ bloccata a causa della posizione che aveva assunto, ma si sarebbe sbloccato ben presto. Insomma, nulla era peggio di una luna piena. E poi, averla lì, di fronte a lui, lo faceva già sentire benissimo. Quella sensazione di scombussolamento allo stomaco, che stava diventando familiare ogni volta che era con lei, stava lentamente tornando. « Penso di aver trovato chi stavo cercando. » Forse era lei la persona che stava cercando da una vita, ma non poteva ancora saperlo. Non sapeva quanto lei fosse davvero importante per lui, non sapeva se lei fosse la sua cura. Però, sapeva che era lei che stava cercando in quel momento, che aveva bisogno di lei e di nessun altro. L’aveva trovata e non nel mero senso fisico. Lei gli stava donando pace, soprattutto mentale. Lei gli stava facendo riscoprire un equilibrio che non gli apparteneva da tempo e una felicità che non pensava gli fosse dovuta. L’aveva trovata. Era la persona che lo faceva sentire bene. « Solo Cannons traditori della propria tifoseria » Lo scambio di battute li riportò a quel primo incontro che li avevano visti a quella partita, che non era stata poi così tanto importante per loro. Era passata decisamente in secondo piano, mentre l’attenzione reciproca era sull’altro e sulla voglia di parlarsi, di conoscersi. « Touché. Però devo dire che è un traditore solo momentaneo e per una giusta causa. » La giusta causa, ovviamente era lei. Era stata lei a chiedergli di tradire momentaneamente i Cannons e lui aveva accettato, perché l’aveva fatto per lei. In quel momento non aveva ancora capito quanto volesse davvero piacere a quella ragazza. Non aveva ancora capito a quanta influenza avesse su di lui. Aveva pronunciato quella parola in un accento francese impeccabile. MJ non sapeva ancora che in realtà Iago sapeva parlare quella lingua, considerata una delle più romantiche al mondo. Però, al momento, non voleva vantarsi delle sue competenze linguistiche, voleva solo guardarla, ancora e ancora, e memorizzare alla perfezione ogni dettaglio del suo volto. I suoi occhi erano sembrati un po’ spenti, inizialmente. Probabilmente, MJ aveva risentito molto della sua improvvisa sparizione. Era rimasta delusa dal suo comportamento e probabilmente anche dal non essersi presentato prima. Aveva fatto tutto il possibile per non sparire per un lungo periodo: appena si era ripreso abbastanza e i segni della luna non erano più presenti sul suo volto e sul suo corpo, si era appollaiato su un albero, sperando che la sua bellissima passasse di lì. Le aveva spiegato perché era dovuto andare via e la ragazza sembrò credere alle sue parole. Si sentiva un verme. Menzogne su menzogne. MJ non meritava questo, ma non meritava nemmeno la verità. Forse, sarebbe stato molto meglio se fosse semplicemente scomparso dalla sua vita, ma aveva bisogno di lei più di quanto lei aveva bisogno di lui, probabilmente. Ed era sbagliato, sbagliatissimo. Era sbagliato dipendere così tanto da una persona, contare così tanto su di lei. Era sbagliato non pensare di poter farcela da solo. Però, la verità, era che lui non era ancora pronto a fare il prossimo passo.
    Sorrise quando MJ accettò di venire con lui. Lei si fidava. E una parte di lui sapeva che non era stato un qualcosa tanto per dire. Lei si fidava davvero. Il suo sguardo era fisso su di lei mentre riusciva a cogliere tutto il suo stupore. Non sapeva cosa stesse pensando in quel momento, ma poteva percepire che non riusciva a crederci che l’avesse portata in quel posto. Era stato il suo posto segreto, non aveva mai portato nessuno lì, nemmeno Sam, nemmeno uno dei suoi compagni di corso. Questo era sempre stato il suo posto, dove amava rilassarsi o semplicemente non pensare a nulla. Ed ora, aveva condiviso quel piccolo posto con lei. Non era pronto a condividere grandi segreti, ma poteva iniziare da quelli più piccoli, come quella terrazza nascosta. « Sì, no, fors- Come diavolo hai fatto a trovarmi? Hai aspettato davvero lassù tutta la mattina? » Abbassò lo sguardo, mentre le guance si colorarono leggermente di rosso. Quella domanda l’aveva messo leggermente in imbarazzo, perché non voleva che pensasse che fosse uno stalker. Sapeva che stesse scherzando e si vedeva che fosse divertita, ma nel suo curriculum in cui figurava già la nomenclatura spia russa, non voleva che si aggiungesse anche stalker. « Mi ero appena seduto! Cosa ti fa credere che ti stessi aspettando da ore? » Breve pausa. « No, scherzo. Ero lì da ore. E quell’albero era scomodissimo, te lo sconsiglio. Però penso sia ora che tu mi dia il tuo numero di telefono, perché penso che la prossima volta che mi apposterò per ore, mi beccherò una denuncia! » Scherzò, scoppiando poi a ridere. Era bellissima, Il suo viso era illuminato da un sorriso. Iago si ritrovò a pensare che poteva fissarla per sempre. Poteva essere una persona così
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    bella? Cavolo. Era davvero cotto. Si inumidì leggermente le labbra, mentre pensava a quanto gli sarebbe piaciuto fiondarsi nuovamente sulle sue labbra e ricominciare da dove avevano lasciato alcuni giorni prima. « Facciamo che mi fido, mi abbandonerai un'altra volta? » Poteva essere facile rispondere a quella domanda. Poteva essere facile mentire e dare quelle false speranze e quelle false promesse che si infrangono con il tempo. « No. Sarò sempre al tuo fianco. » Sapeva che quella promessa poteva mantenerla. Perché lui voleva essere sempre al suo fianco, in ogni modo. Anche quando lei non l’avrebbe più voluto, lui sarebbe stato al suo fianco. Perché alla fin dei conti, amare una persona significava sostenerla, ma anche lasciarla andare. E lui era pronto, in ogni modo, a stare al suo fianco, ad accettare quel destino che era in serbo con loro. Lei era vicina e poteva perdersi in quegli occhioni enormi. Si avvicinò ulteriormente a lei, sentendo un leggero calore pizzicargli lo stomaco, mentre le sue labbra ritrovarono quelle della ragazza, riprendendo quella danza che avevano lasciato in sospeso.
     
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    « Touché. Però devo dire che è un traditore solo momentaneo e per una giusta causa. » Nel momento in cui sentì la voce penetrante del giovane definirla a parole tonde una giusta causa, MJ si sentì vacillare; in quel momento, non riuscì a sentirsi nient'altro che un'idiota sbrigativa ed ottusa per la posizione che aveva assunto in tutti quei giorni che avevano preceduto il loro incontro inaspettato. Si era sfogata con Karma, con Peter, con Daffy ed infine anche con Albus: aveva raccontato a tutti più o meno loro la stessa versione e la risultante era sempre che lei era stata abbandonata, quindi di fatto sembrava sempre che lei fosse la buona e Lui il cattivo assoluto della situazione. A dir poco inverosimile, dato che lei si sentiva come l'anti eroina di più o meno tutte le storie della sua vita e Lui sembrava addirittura esser stato dipinto come l'unico colpevole di ogni suo più recente e repentino cambio d'umore. Se suo padre avesse saputo che era stato il presunto rifiuto del giovane ad essere stato veicolo della produzione maggiore dal punto di vista accademico, probabilmente gli avrebbe dato la pacca sulla spalla che Molly Jane non riceveva mai da parte sua, nemmeno per sbaglio, nemmeno quand'era stato il momento di farlo e lui se n'era dimenticato. Si sentì terribilmente in colpa, MJ: avrebbe voluto mozzarsi la lingua e cancellare quelle conversazioni in cui si era lamentata dalla sua mente, perché il giovane le aveva appena detto una cosa che non sapeva e che non avrebbe mai nemmeno immaginato, stupida com'era a fissarsi sui suoi pensieri e non su ciò che poteva essere stato palese, ma che le doveva essere sfuggito. Le aveva detto, non dicendolo chiaramente ma lasciando che l'ex Serpeverde potesse intuirlo, che era stata una causa fin da quel primo incontro alla partita. Le aveva detto che tutti quei giochi a perder tempo tra witzgram, whatsapp, pianti, elucubrazioni mentali, erano stati tutto frutto di una mente confusa ed insicura, non il reale accadimento del loro progressivo avvicinarsi, desiderarsi, volersi sempre di più; non solo lei a Lui piaceva - come stava dimostrando tassello dopo tassello - non solo aveva desiderato d'incontrarla al Maypole almeno quanto l'aveva desiderato lei stessa, MJ era anche stata la sua causa. MJ, che di cause ne aveva a bizzeffe con e contro tutti, che si perdeva tra le mille cause insensate e quelle troppo difficili da raggiungere, era una causa per qualcuno, un qualcuno il cui solo pensiero la faceva sentire piena come non mai. Piena di gioia, piena di dolcezza, piena d'amore: se solo lo avesse compreso prima di piangere tante lacrime da riversare come un temporale sugli altri, probabilmente sarebbe stata quieta e zitta, ad aspettare quel giorno contando con più eccitazione i secondi che la separavano ancora da Lui. Ma MJ Weasley non era solo brava a complicare la vita ai poveri malcapitati di turno, era un'illustre esperta soprattutto nel complicarsela da sola, dato che era evidente sarebbe stato molto più semplice mettersi l'anima in pace, fidarsi delle parole del giovane ed aspettare. Lui le aveva detto che l'avrebbe trovata, di aspettarla: istruzioni semplici da seguire, per una persona che non avesse mal interpretato parole che non dovevano avere nulla di offensivo, nulla di falso, nulla di meschino. MJ ricordava ancora il battito che le era mancato nella Foresta, sotto una luna sentinella e silenziosa, quando Lui l'aveva lasciata lì per salvare casa sua, a quanto pareva: l'aveva osservato andar via con occhi gonfi di lacrime e, per via della sua mente irrequieta e dubbiosa, aveva anche sospettato che potesse essere l'ultima volta che lo avrebbe visto in tutta la sua vita. O peggio, forse l'avrebbe rivisto, ma tra quella folla circolante nel College che poco prima Lui l'aveva ammirato dall'alto della postazione che aveva raggiunto sull'albero, scegliendo così di non volerle più dire nulla. L'avrebbe incontrato per i corridoi ed avrebbe abbassato lo sguardo, delusa e triste, con la sensazione di essere arrivata vicina ad una felicità tanto così da non poterla afferrare. Ma a quanto pareva non solo Lui non aveva mai pensato di deluderla, lei era stato il suo chiodo fisso, la sua causa era stata proprio MJ, così come la causa di MJ era stata quella di avvicinarsi, di trovarlo, di provare nuovamente quelle emozioni di cui avrebbe fatto a meno solo se sarebbe stato assolutamente necessario. Non lo era e sperava che non lo sarebbe mai stato: non c'era nessuno ad impedire quell'amore meraviglioso che stava sbocciando, come quei fantastici fiori di quel luogo magico dove Lui l'aveva appena invitata a restare. « Mi ero appena seduto! Cosa ti fa credere che ti stessi aspettando da ore? » rise alla domanda di Iago, assumendo un'espressione eloquente come per dire: davvero?, non riuscendo più a contenere la gioia che le si poteva leggere sulle labbra sempre corrucciate, ora testardamente sorridenti. Non sarebbero riuscite a ricordare la tristezza tanto tempo, tanto da non poterlo quantificare. « No, scherzo. Ero lì da ore. E quell’albero era scomodissimo, te lo sconsiglio. Però penso sia ora che tu mi dia il tuo numero di telefono, perché penso che la prossima volta che mi apposterò per ore, mi beccherò una denuncia! » Lo guardava, MJ, con quegli occhi giganti che si perdevano in quelli nocciola e dolcissimi del giovane, tanto belli ed espressivi che le risultava difficile spostare lo sguardo, concentrarsi sul mondo reale. Le veniva da ridere, ma cercava di rimanere il più naturale possibile per non sembrare un'idiota totale che non era più in grado di darsi un tono, sebbene i suoi occhi parlassero per lei. Un terzo occhio attento e perspicace, come quello della luna, ad esempio, avrebbe riconosciuto la gioia espressa da ogni parte del suo corpo: dallo sguardo, smeraldino e vivace, dalla bocca, felice e contagiosa, dal tremolio delle sue gambe che non smettevano di cercare un equilibrio che la presenza del giovane faceva traballare. Da quella posizione tanto vicina da cui riusciva a vederlo finalmente bene come quando alla partita si era appoggiata sulla sua spalla, poté notare qualche segno indefinibile, non del tutto comune, su un viso che ogni volta che lei provava ad allontanarsi, la riconquistava con la sua dolcezza mista a qualcosa di più profondo, di unico. Non avrebbe saputo dire cosa, ma era diverso e lo vedeva: ed era anche per questo, per essere conscia di aver trovato una persona unica, che stava lentamente scivolando in una condizione di beatitudine che non avrebbe voluto né potuto facilmente abbandonare. Estrasse la bacchetta dalla tasca della sacca che portava sulla spalla e con un incantesimo semplicissimo, scrisse magicamente il suo numero su un pezzo di carta, che da solo si staccò dalla pagina di un quaderno, mentre continuava a sorridere. Glielo porse, tornando a guardarlo negli occhi magnetici, criptici, ma di una dolcezza unica da non riuscire a resistervi. « Ho apprezzato il tuo gufo. Anzi, direi che lo preferisco, su tutta la linea. » gli disse con un sorriso malizioso e d'intesa, con il desiderio di fargli sapere che, tra le tante cose che aveva fatto e stava facendo per lei, tra le più giuste in qualche modo c'era stata la scelta del ragazzo di non ricorrere ai veloci e superflui metodi di comunicazione. Sembrava che si fossero conosciuti in un'altra vita, che lui la conoscesse talmente bene da leggerle la mente ed indovinarne i pensieri; era impressionante. « No. Sarò sempre al tuo fianco. »
    disse Iago, mettendo finalmente pace alla sete che avevano i suoi occhi enormi, fermi nei suoi, incapaci di essere dirottati altrove. MJ decise di credere alle parole di Iago che, dopo avergliele sussurrate con la tutta la dolcezza che nemmeno lei avrebbe mai scoperto di avere, tornò a sfiorare le sue labbra, come se fossero state distanti troppo a lungo. E lo baciò, lo baciò, lo baciò ancora. Lo baciò perché non smettessero di ricambiare la voglia che avevano l'uno dell'altra, tanto forte da spingerli a cercarsi con sempre più intensità, come per paura che potesse finire da un momento all'altro. Sperava che il tempo e lo spazio si limitassero a quella terrazza, dove ogni particolare di quella sembrava fatto apposta per quell'istante, dove ogni fiore era al posto giusto perché le risultasse tutto perfettamente armonioso. Poi d'un tratto, mentre sentiva di starsi lasciando andare forse troppo tra le sue labbra, tra il suo tocco, decise di staccarsi, riprendendo a sorridergli. « Penso sia meglio se ci vediamo direttamente il giorno del ballo, sai, dopo oggi... » gli disse, con un sorrisetto furbastro, mentre andava a sedersi sulla tovaglia a quadri, continuando a rivolgergli occhiate divertite. Stava tornando a giocare, che a lui piacesse anche quell'aspetto della Weasley? Non lo sapeva, non ancora. Avrebbero potuto scriversi, certo, glielo avrebbe reso noto più tardi - soprattutto gufi naturalmente; mancavano pochi giorni al ballo di mezza estate e voleva quell'evento sarebbe stato speciale per entrambi, nonostante fosse Lui la persona speciale, l'unica per cui si prendeva la briga di anche solo pensare di mettersi a lucido. « Non mi piacciono queste cose in realtà, penso tu l'abbia intuito! I balli. I gossip. La mondanità. Non per quanto riguarda... » Noi? « ...me e te, almeno. Ma voglio andarci con te. Quell'evento potrà sancire segretamente il nostro nuovo inizio, che ne dici? » gli domandò, afferrando uno dei panini dall'interno del cestino, guardandolo bene prima di addentarlo. Doveva averne preso uno con tonno ed insalata, ma ne aveva già adocchiato un altro prosciutto e formaggio. « Buonissimi! » commentò dopo aver ingoiato un boccone, lodando silenziosamente anche la presunta dote di cuoco. Non che ci volesse tanto a preparare dei panini, certo, ma erano comunque una premura che non tutti i ragazzi di sesso maschile si preoccupavano di rivolgere, senza nemmeno voler ricordare le circostanze meravigliose in cui avevano fatto la loro comparsa. « M'impegnerò affinché ti sarà difficile liberarti di me. E m'impegnerò anche ad accettare il fatto che in merito al Quidditch tu abbia deciso di tradire tutti noi Weasley, al completo... » disse scherzosa alzando il mento verso di lui ed accavallando le gambe sdraiate sulla tovaglia, da dove gli rivolgeva delle occhiate curiose, alternandole con la vista di una Hogsmeade silenziosa. « Si sta così bene qua » ...con te, ma non lo disse. Si limitò ad ispirare l'aria della terrazza, che le sembrava la più pulita che avessero inspirato i suoi polmoni da più o meno tutta la vita. Mentre intanto le sue gambe avevano smesso di tremare.


    Edited by birdwoman - 15/6/2020, 12:34
     
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