Ci sarà ancora qualcuno all'ascolto.

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    Ha passato la mattinata con Joy, alla protesta pacifica organizzata a Mayfair, a supporto della causa "Black lives matter". 8.46 di silenzio, stesi a terra, con la guancia appoggiata contro l'asfalto, mentre aveva preso a piangere, in un moto di rabbia e disgusto verso l'odio che l'uomo è capace di provare per il suo stesso fratello. Poi aveva marciato, con il suo cartello stretto tra le dita, aveva urlato, aveva ascoltato testimonianze che le hanno lasciato l'amaro in bocca e una voglia sempre più pressante di poter far qualcosa in maniera attiva. E solitamente, come tutte le volte che torna dalle manifestazioni, Olympia si sente rinvigorita, piena di forze, di idee, di voglia di fare e vivere, senza perdere un secondo in più. E' per questo che ha spizzicato qualcosa qua e là tra gli avanzi della cena del giorno prima, dopo essersi resa conto che né Nym, né tanto meno Azura sarebbero tornate. Il tutto mentre sottolineava e prendeva appunti, creando mappe concettuali arricchite di frecce e cerchi colorati, grazie ai mille evidenziatori sparsi sopra il tavolo, dell'ultimo capitolo dell'esame di Geobotanica magica. Poi la brillante idea. Faccio i brownies e vado a trovare Albus. Così, di botto. E, come una palletta di pura energia cinetica ambulante, si era messa ad armeggiare con la bacchetta, puntandola prima verso la credenza, poi verso il frigo, poi verso la serra per recuperare l'ingrediente segreto, prima che il tutto prendesse forma sotto i suoi occhi. E' solo a quel punto aveva preso a chiamare a destra e sinistra. Prima Silviè, poi Matt e subito dopo Lois per accordarsi circa i programmi della manifestazione di fine settimana. Passa un'ora così, prima di mandare un messaggio ad Albus, accertandosi di trovarlo a casa. E non quella di Inverness, dove quel momento di svago sarebbe di certo incappato nei suoi nipotini, ma nella casetta di Hogsmeade che ha saputo, grazie ad una soffiata, essergli stata regalata da Mun. La stessa casa in cui abitavano post Lockdown, piena di ricordi e inizio di quella loro storia che ha sempre incontrato il suo affetto e il suo supporto. « Forse era meglio non assaggiarne un pezzo. Ma dovevo sentire se stavano bene di zucchero. E se ora mi spacco e mi perdo qualche pezzo? » Si ritrova a dire, decisamente leggera, mentalmente parlando, mentre è indaffarata a riempire il thermos, prima di ficcare tutto dentro lo zainetto. Valuta per un attimo l'idea di mettersi in strada per arrivare dal fratello a piedi, ma crede di aver già fatto abbastanza moto per molto altro tempo per colpa della corsa campestre e quindi la soluzione migliore è per forza quella di smaterializzarsi. « Vabbè, in caso ci pensa Albus a riattaccarmi.» Ultima constatazione prima che il pensiero della casetta Carrow-Potter si profili nella sua testa e un vortice le avvolga il corpo facendola svanire. I piedi atterranno di fronte al portoncino dell'abitazione. La rossa si tasta il corpo per qualche secondo, felice di avere ancora attaccati tutti gli arti e vagamente orgogliosa del risultato ottenuto seppur leggermente poco lucida. Suona il campanello, prima di battere due leggeri tocchetti contro lo stipite. « Ma ciao fratello! » Sorriso a trentadue denti, per poi fiondarglisi al collo con un braccio, travolgendolo come un uragano, prima di scartarlo per dirigersi verso il salotto. Appoggia lo zainetto su un mobile e prende a tirar fuori roba. « Questi sono quelli che sono stati già ampiamente annunciati. Non hanno bisogno di ulteriori presentazioni. Ovviamente ingrediente segreto di cui mi sono presa personalmente cura. » Scuote il contenitore di materiale biodegradabile in cui si trovano i rettangolini scuri. « Ci sono anche le gocciole di cioccolato. » Dice tutta soddisfatta, per poi tirare fuori il thermos che scotta. « Il tè, da bravi inglesi, non poteva mancare. » Anche perché serve a mandare giù i brownies, che dal terzo in poi di solito non si strozzano nemmeno a pagarli. Dà una veloce occhiata all'orologio, sono da poco passate le sei. Sono ancora perfettamente in tempo per l'ora del tè. « E poi ho una sorpresa per il dopo. » La mano si blocca all'interno dello zaino, uscendo fuori vuota, mentre la rossa si mordicchia il labbro inferiore con fare divertito. « Da cosa cominciamo? » Non sta chiaramente parlando del cibo, bello che apparecchiato sopra un tavolino, a cui lei accenna con la testa per fargli segno di servirsi. « Tipo dall'accenno che June mi ha fatto sull'uso illegale di una particolare pozioncina durante la corsa? » Ridacchia, spezzando un pezzo di brownie per metterne in bocca una piccola porzione. « Mi ha detto davvero poco, quindi muoio dalla voglia di sapere la versione ufficiale della dinamica. »
     
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    Più il clima si faceva clemente e più, paradossalmente, l'aula studio del campus si affollava. Di norma, Albus studiava in casa: qualcuno con Lily ci doveva pur stare e l'idea di lasciarla sempre a qualche parente non gli piaceva più di tanto. Tuttavia quel giorno la sua tabella di marcia aveva tempi piuttosto serrati, così aveva deciso di rimanere ad Hogsmeade e, nello specifico, di usare l'aula studio per aiutare un povero Tommy Prince con le mani tra i capelli per l'esame di Trasfigurazione. Albus, che in quella materia era sempre stato bravo, si era prestato magnanimamente al servizio dell'amico aspirante auror, passandogli tutti gli appunti e gli schemi con cui aveva superato l'esame a pieni voti. Inutile dire che a Tommy, la Trsfigurazione entrava più in culo che in testa, ma la perseveranza con cui affrontava i propri studi aveva un che di ammirevole. Tra tutte le persone a cui il giovane Potter aveva dato una mano negli ultimi due anni, lui era stato l'unico a non abusare del suo tempo, riempiendolo di chiacchiere inutili o chiedendo continuamente una pausa per il caffè o per una sigaretta. No: Tommy Prince si era seduto e non aveva alzato il culo dalla sedia per due ore di fila, mantenendo la propria concentrazione al massimo per tutte quel tempo. Un maratoneta cerebrale. « Mmh..Tommy, ti dispiace se stacchiamo qui? Avrei un impegno con mia sorella tra pochissimo. Comunque ti lascio sia quaderni che libri e se hai bisogno di qualsiasi cosa mandami un messaggio. » Fece una pausa. « In caso prova a sentire pure Hugo. L'esame lo abbiamo dato insieme e anche a lui è andato benissimo, quindi per ogni dubbio è una garanzia. » Disse il tutto raccogliendo velocemente le proprie cose e gettandole a casaccio nello zaino prima di salutare il compagno e avviarsi alla volta della casetta di Hogsmeade. Dall'ultima volta che lui e Mun ci erano stati, la piccola dimora era rimasta ancora un po' in disordine e sebbene sua sorella fosse abituata al chaos che lo contraddistingueva, preferiva comunque riassettare un po' le stanze prima che arrivasse. Con un colpo di bacchetta rimise a posto tutti i mobili scomposti, occupandosi poi di togliere un po' di polvere e controllare che nessuno dei cibi in frigo fosse andato a male. Il tutto, giusto in tempo per sentire il rumore del campanello.
    « Ma ciao fratello! » Rimase leggermente sorpreso quando la rossa lo travolse in un caloroso abbraccio, che comunque lui ricambiò presto, ridacchiando divertito. « Vedo che hai già cominciato senza di me. » Che Olympia fosse una persona affettuosa, questo lo sapeva, ma per esserlo fino a quel punto doveva sicuramente aver ricevuto un aiuto naturale. « Questi sono quelli che sono stati già ampiamente annunciati. Non hanno bisogno di ulteriori presentazioni. Ovviamente ingrediente segreto di cui mi sono presa personalmente cura. Ci sono anche le gocciole di cioccolato. » Le scoccò un'occhiata eloquente, strofinando le mani tra loro come un nano di qualche medieval fantasy di fronte al tesoro dei propri avi. A quel punto, con la linguetta fuori dalla labbra e un gesto plateale, pescò uno dei brownie dal contenitore e se lo buttò in bocca intero, ingurgitandolo come il pitone che era. Una qualità, quella, che aveva sempre fatto particolarmente felice nonna Molly. « Mmmh. » bofonchiò, alzando gli occhi al soffitto e sventolando la mano in un'espressione di pura goduria, prima di commentare a bocca ancora piena « Buoniffimi Lympy. » Sarò fatto come una pigna entro dieci minuti, me lo sento. « Il tè, da bravi inglesi, non poteva mancare. » Annuì, versandosene un po' nel bicchiere per strozzare il boccone appena ingoiato, tuffandosi poi sul divano e appoggiando pesantemente i piedi sul tavolino. Quelle piccole gioie a cui poteva concedersi quando non c'erano Mun o i bambini nei paraggi. « E poi ho una sorpresa per il dopo. » Assottigliò appena le palpebre, scrutandola guardingo, solo per poi scuotere il capo in un atto di magnanima concessione. « Da cosa cominciamo? Tipo dall'accenno che June mi ha fatto sull'uso illegale di una particolare pozioncina durante la corsa? Mi ha detto davvero poco, quindi muoio dalla voglia di sapere la versione ufficiale della dinamica. » Ridacchiò al ricordo di quel bizzarro piano che le cugine Carrow-Rosier avevano messo in piedi per la serata della caccia. « Sì, quello.. » cominciò, sospirando e sciabolando le sopracciglia per sottolineare lo sguardo eloquente che le lanciò « A quanto pare si sono polisuccate l'una nell'altra per depistare me e Scamander. » Si interruppe, giusto il tempo di mandar giù un altro sorso di tè. « Che poi questa cosa mi fa morire perché hanno messo su tutto questo piano elaboratissimo e - sottolineiamolo - illegale senza tener minimamente conto di incantesimi livello-secondo-anno-di-Hogwarts che avrebbero potuto aggirarlo tranquillamente. » Rise di gusto, scuotendo il capo. « E infatti è andata proprio così. Avensegium, Revelio e festa finita. » Sospirò, quasi non riuscisse ancora a capacitarsi di tutta quella situazione. « Poi non dite che non è vero quando diciamo che voi donne ve la complicate troppo la vita. Creature ineffabili che siete! » Tipo tutta la storia di Eva con la mela, no? Dovevate prendere proprio quella? C'era un intero frutteto a disposizione ma voi no - vi hanno detto che quella non si poteva toccare e allora "on my way to get that apple". Vi si ama anche per questo. Detto ciò, si mise in bocca un altro brownie, questa volta sbocconcellandolo con più calma di prima. « Te invece? Hai usato tattiche? E se sì, sono state abbastanza efficaci da tenere tutti a distanza oppure qualche baldo giovane è riuscito a invitarti? » Perché se conosceva bene sua sorella, di certo non doveva aver reso la caccia semplice ai poveretti che si erano messi in testa di acciuffarla.

     
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    « Sì, quello..A quanto pare si sono polisuccate l'una nell'altra per depistare me e Scamander. » Non riesce a tener su una faccia particolarmente neutra nell'udire quel cognome, ma si ficca in bocca un altro pezzo di dolce giusto per non ritrovarsi nella scomoda posizione di dover rispondere a domande riguardo quell'espressione. Si concentra perciò sulla prima parte della frase, ritrovandosi ad immaginare Mun e June a confabulare, fitto fitto, sul come architettare un piano infallibile per rendere più stimolante la caccia. Deve esserci per forza lo zampino di Mun si appunta mentalmente, con un sorriso furbetto sul volto. « Che poi questa cosa mi fa morire perché hanno messo su tutto questo piano elaboratissimo e - sottolineiamolo - illegale senza tener minimamente conto di incantesimi livello-secondo-anno-di-Hogwarts che avrebbero potuto aggirarlo tranquillamente. E infatti è andata proprio così. Avensegium, Revelio e festa finita. » Non può che scoppiare a ridere, unendosi all'ilarità del fratello, con tanto di briciole di brownie che volano un po' ovunque. Sono davvero già così fuori? Ma non reggo così poco ora, ma scherziamo? « No vabbè, un piano geniale che è stato buttato giù con un nonnulla. Vergognati! » Gli punta contro il dito, cercando di risultare minacciosa, per poi sciogliersi, così come quella leggerezza di corpo e anima le richiede. « Dillo alla tua piccola e meravigliosa sorella: quante te ne sei preso dietro per aver rovinato il gioco a tutti? » Finisce il primo brownie - senza contare quello mangiato a casa - e si versa a sua volta un po' di tè per ripulirsi un po' la bocca prima di buttarsi su un altro. « Poi non dite che non è vero quando diciamo che voi donne ve la complicate troppo la vita. Creature ineffabili che siete! » Scuote la testa, aspettando di mandare giù il boccone prima di prendere parole. « Mi sembra una generalizzazione bella e buona questa, signor Potter. » Assume un tono di voce baritonale, cercando di imitare quella del vecchio Carlisle Bathiel, professore di Storia della Magia che hanno avuto entrambi i fratelli per quei pochi anni prima del Lockdown e tutto il macello. « Si sa che per mantenere quel certo pepe in una coppia va costantemente alimentato il fuoco. » Ma tu, esattamente, che ne vuoi sapere che non c'hai avuto una relazione che sia finita per il verso giusto? Uno è morto, l'altro se n'è andato.. La sua mente cerca di farla riflettere e lei fa finta di nulla, riempendosi la bocca con leggerezza e menefreghismo. Al momento la sua vita sentimentale passata, presente e futura non la tocca nemmeno di striscio perché l'erba con cui ha farcito quelle delizie sta facendo il suo doveroso effetto e lei non potrebbe sentirsi più distante dal mondo. « Dovresti soltanto essere grato di avere al fianco un simile uragano che non ti fa vivere un giorno simile all'altro. » E' una cosa così bella, così preziosa.. oddio, perché? Non la botta triste è, non la botta triste. Inspira a fondo, riacquistato un sorriso. « Sì, lo so che lo sei già. Si vede e ne sono tanto felice. » Aggiunge poi, fissandolo e sapendo bene quanto amore lui provi per la piccola Carrow, tanto da riuscire a trasparire persino con una semplice occhiata. « Te invece? Hai usato tattiche? E se sì, sono state abbastanza efficaci da tenere tutti a distanza oppure qualche baldo giovane è riuscito a invitarti? » Si stringe nelle spalle, con tanto di ballettino scemo, chiaro sintomo di quanto sia sulla via del Nirvana. « Chiaro, per chi mi hai presa? Ho passato un pranzo a "discutere animatamente" con nonna riguardo l'importanza ritualistica di questa roba della caccia, quindi non potevo non andare, ma di certo l'intenzione è fin da subito stata quella di non farmi trovare per poi presentarmi a Portland con la mistica aura di donna indipendente che non ha bisogno di nessuno al fianco. » Certe cose non possono essere rinnegate. Così come non potevo bermi quella tiritera su quanto la caccia fosse romantica. Smangiucchia il dolcetto per qualche altro istante prima di proseguire. « E questo era il piano. Un incanto di Disillusione e circa venti minuti passati a socializzare con questa o l'altra creaturina. Pensavo di avercela quasi fatta, ma poi Peter Paciock mi si è appoggiato addosso mentre ero un albero. » Tutto regolare, no? « E boh, è stato un po' imbarazzante, lo sai come sono che arrossisco subito con queste cose e pure lui non sembrava particolarmente a suo agio, ma alla fine mi ha chiesto di andare insieme al ballo e io non gli ho detto subito di sì, ma gli ho detto che sarei andata con lui solo se avesse risposto ad una domanda nerd..alla quale sapevo avrebbe saputo rispondere. » Svuota il sacco, senza provare nemmeno a girarci intorno un po'. Perché dovrebbe? Albus per lei è sempre stato un punto di riferimento, una figura di massima importanza alla quale non ha mai mentito, persino in situazioni davvero scomode affrontate in passato. « Ti prego, non chiedermi anche tu di Rudy. Cerchiamo di mantenere la linea del rapporto civile, ma non abbiamo chiarito un bel niente. E no, non è un riassunto spicciolo di quanto è accaduto, è solo la realtà dei fatti. » Improvvisamente, si incupisce, abbassando gli occhi a guardare il brownie sbriciolato che tiene sopra il fazzoletto appoggiato sulle gambe. « E non voglio chiedergli spiegazioni perché ho paura che non saranno abbastanza, che non serviranno a niente. » Né a guarire, né a farmi fidare nuovamente, né a togliermi di dosso la sensazione che mi abbia semplicemente lasciata indietro e tante care cose. « Per ora quindi preferisco così, ho veramente bisogno di una pausa. » Un sorriso inebetito, frutto dell'erba, si apre sulle sue labbra. Ho bisogno di sorridere, di spensieratezza e un minimo di pace. « Quindi niente, vado con Peter. Che ne dici? » Sprofonda contro lo schienale del divano, rilassata e sinceramente intoccata da tutto quel discorso. E' forse la prima volta che riesce a parlarne senza sentire un nodo stringerle la gola. E' sicuramente anche merito dei brownies, ma la rossa sa che gran parte del pregio va alla presenza di Albus. « Lui è terrorizzato all'idea di dirlo a James. Credi che la prenderà così male per un semplice invito al ballo? » Si stringe nelle spalle. « Cioè che poi non è mica una proposta di matrimonio. Anche perché su quel frangente ho già dato. » Si ritrova a sghignazzare ben più di quanto farebbe normalmente nell'affrontare quel discorso. « E' il caos dell'universo che fa scontrare i corpi in movimento e fa accadere cose inaspettate, ma prendendo tutto con sciallanza e senza troppe aspettative, quello che succede, succede. Capito no? » E tu hai capito che hai cominciato a blaterare dei massimi sistemi? « Tu, per esempio, dovresti fare qualcosa d'inaspettato per Mun. Per ricambiarla del suo immenso impegno per la caccia. Mi sembra ben più che doveroso. »
     
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    « Chiaro, per chi mi hai presa? Ho passato un pranzo a "discutere animatamente" con nonna riguardo l'importanza ritualistica di questa roba della caccia, quindi non potevo non andare, ma di certo l'intenzione è fin da subito stata quella di non farmi trovare per poi presentarmi a Portland con la mistica aura di donna indipendente che non ha bisogno di nessuno al fianco. » Ridacchiò, scuotendo il capo e alzando gli occhi al cielo mentre si infilava in bocca un altro brownie. Tante volte, nel corso della loro adolescenza condivisa, Albus e James avevano preso in giro la sorella per le sue istanze femministe. Ovviamente non si trattava di essere in disaccordo con i suoi sacrosanti valori, i quali Albus per primo aveva sempre appoggiato spalleggiandola in tutte le proteste a cui partecipava, ma della via più semplice per farla arrabbiare. Il gusto di fare il solletico, in fin dei conti, sta nel farlo a qualcuno che lo soffre - altrimenti non ha alcun senso.
    Mentre Olympia spiegava il proprio piano, i brownies cominciavano lentamente (ma nemmeno tanto) a fare effetto sul giovane Potter, il quale sembrava percepire con estrema sensibilità la presenza dei propri bulbi oculari. Da quanto tempo non fumava erballegra? Troppo. La sua resistenza si era decisamente abbassata a un livello quasi vergognoso, come se la propria verginità alle sostanze stupefacenti fosse stata del tutto ripristinata. Eppure non riusciva a preoccuparsi del momento in cui, quella disabitudine, l'avrebbe scontata. Sentiva solo la leggerezza tipica di quei momenti di botta assurda. E infatti, del piano di Olympia, capì ben poco oltre al fatto che era coinvolto un albero e Peter Paciock. « Peter?! » esordì, ad occhi sgranati, sbattendo una mano sul bracciolo del divano. « No vabbè. Che infame, non mi ha detto nulla! Quando ho scritto nel nostro gruppo ha visualizzato senza rispondere. » Mise su un piccolo broncio, il giovane Potter, infastidito dal fatto che l'amico avesse scelto di tenergli nascosta quell'informazione. Che puoi che vuole che gli dica? Olympia se li può scegliere tranquillamente da sola i ragazzi - cosa c'entro io?! Eppure i pensieri riguardo Peter deviarono presto in un'altra direzione, spostati come dal vento nel momento in cui il suo cervello toccò il tasto Olympia. Perché sì, Albus poteva pure essere indispettito per il modo in cui Peter aveva evitato di dargli una risposta, ma di certo non poteva dirsi affranto per quell'accoppiata per il ballo. Conosceva Paciock: era un bravo ragazzo. Senza contare che il fatto che fosse lui ad accompagnare sua sorella evitava un problema ben più grave: ovvero che lo facesse Rudy. Il cugino acquisito, da quando aveva piantato in asso sua sorella, era stato tagliato con l'accetta dalla vita e dalla considerazione di Albus. Avrebbe potuto trovarselo a due palmi dal naso e nemmeno ci avrebbe parlato. Per lui, dopo il dolore che aveva arrecato a Olympia e a tutta la famiglia, Rudy Black non esisteva proprio come entità. E infatti fu con questo spirito che il ragazzo nemmeno si scomodò a toccare il tasto, venendo comunque intercettato dalla rossa. « Ti prego, non chiedermi anche tu di Rudy. Cerchiamo di mantenere la linea del rapporto civile, ma non abbiamo chiarito un bel niente. E no, non è un riassunto spicciolo di quanto è accaduto, è solo la realtà dei fatti. E non voglio chiedergli spiegazioni perché ho paura che non saranno abbastanza, che non serviranno a niente. Per ora quindi preferisco così, ho veramente bisogno di una pausa. » Scosse il capo, prendendosi il tempo di bere qualche sorso di tè prima di rispondere con intransigenza. « Guarda, non ne avevo proprio intenzione. La conosci la mia posizione su Rudy. » Fissandola eloquentemente, tracciò con le mani il segno di una X in aria, come a rendere ulteriormente palese il proprio proposito. « Però, per inciso, non è che devi aver paura che le spiegazioni non siano abbastanza. Qualsiasi siano, non sono abbastanza. Cioè, lo sai, io sulle tue relazioni non ci ho mai messo becco per principio, ma se ti posso dire la mia.. » fece una pausa, come se si aspettasse di essere fermato o le stesse chiedendo il permesso di procedere. « ..se torni indietro fai una grandissima cazzata. » E con ciò, concluse la parentesi su Rudy. Una parentesi che non si sentiva di dilungare perché, in fin dei conti, Olympia sapeva già benissimo come lui la pensasse e aveva ogni diritto di prendere le decisioni di testa propria senza continue propagande. Nessuno più di Albus sapeva come ci si potesse sentire ad avere ogni grillo parlante pronto a dire la propria sul modo in cui gestiva la sua vita: di certo non avrebbe attuato la stessa pressione su qualcuno a cui teneva. « Quindi niente, vado con Peter. Che ne dici? » Annuì, prendendo un altro sorso di tè per mandare giù il malloppo che si sentiva in gola. « Sono contento. Cioè, Peter è un mio caro amico e l'ho sempre visto come uno che beata chi se lo prende. Quindi.. » Non continuò la frase, stringendosi nelle spalle. Peter era oggettivamente un ragazzo d'oro, e se di molti dei propri amici Albus non si sarebbe mai fidato, lui era uno di quelli su cui invece avrebbe scommesso ad occhi chiusi. « Lui è terrorizzato all'idea di dirlo a James. Credi che la prenderà così male per un semplice invito al ballo? » Scoprì i denti stretti, risucchiandovi l'aria. Eh questo è un altro conto.
    q6Lc3Dt
    « Mi fai una domanda difficile, Lympy. » disse, ciondolando la testa pesante per la botta chimica che lo stava colpendo in pieno. « Bo. Cioè, James potrebbe prenderla in tanti modi. Lo sai lui com'è: può essere che non gliene freghi un cazzo così come può essere che gli giri il culo per questioni di bro code. » Aggrottò la fronte, sventolando la mano in aria come a chiederle di non fargli troppe domande a riguardo. E' un file che le ragazze non hanno tra loro. Se pure te lo spiegassi lo prenderesti come una cosa diversa da quella che effettivamente è. « Cioè che poi non è mica una proposta di matrimonio. Anche perché su quel frangente ho già dato. E' il caos dell'universo che fa scontrare i corpi in movimento e fa accadere cose inaspettate, ma prendendo tutto con sciallanza e senza troppe aspettative, quello che succede, succede. Capito no? » Di colpo, Albus si ritrovò a ridere in maniera incontrollata, piegandosi a cercare l'appoggio del bracciolo del divano mentre le lacrime di ilarità cominciavano a scendergli sul viso. Una risata di cuore, o forse di pancia, genuina e sonora, ma che tuttavia era palesemente figlia di uno stato mentale alterato. « Ma che cazzo dici?! » si ritrovò infine a chiedere tra le risate, tirandole uno dei piccoli cuscini con cui Mun aveva corredato il divano. « Quanto stamo in botta Oly'! » Una constatazione che, ovviamente, si portò dietro altre risate e altre lacrime prima di essere scalzata da un'altra questione. « Tu, per esempio, dovresti fare qualcosa d'inaspettato per Mun. Per ricambiarla del suo immenso impegno per la caccia. Mi sembra ben più che doveroso. » Di colpo Albus smise di ridere, raddrizzandosi a sedere e mettendo le mani avanti con gli occhi strabuzzati come se dovesse comunicarle l'illuminazione spirituale del secolo. In silenzio si alzò, facendole cenno di attenderlo esattamente lì dove si trovava. L'anello di fidanzamento che aveva comprato per Mun qualche settimana addietro era stato nascosto proprio lì, nella casetta di Hogsmeade. Aveva pensato fosse il luogo migliore proprio in virtù del fatto che nessuno dei due vi passasse molto tempo: in questa maniera, lei non ci si sarebbe potuta imbattere per caso. Anche perché il nascondiglio di quello precedente ormai lo conosce, quindi il posto migliore me lo sono bruciato. Minimo ci va a guardare tutti i giorni, dentro alla mia chitarra. Tornato in salotto a grandi passi, tirò la scatolina blu contenente l'anello in direzione di Olympia e, scavalcato lo schienale del divano con un balzo agile, si rimise a sedere. Era tutto teso in avanti verso la sorella, fissandola dritto in viso per leggerne con febbricitante aspettativa tutte le reazioni. « Eh? Che ne dici come sorpresa? » le chiese ammiccante, dondolando il capo con un'espressione piuttosto soddisfatta in volto. « Ho deciso di ridare il vecchio anello a Deimos. Evidentemente non ha portato grande fortuna. E poi bo..pensavo fosse più carino fare una cosa che fosse tutta per lei. » Si strinse nelle spalle con semplicità, nel dirlo, appoggiandosi poi con la schiena al divano e stendendo entrambe le braccia sul bordo dello schienale. « Ho organizzato tutto, Lympy. Tutto. » sottolineò con aria tronfia. « Non ti posso dire troppo perché dovrei necessariamente spoilerarti cose della festa, ma diciamo che ho fatto un po' lo smanettone di turno e ho modificato una cosa per quanto riguarda me e Mun. Quindi ecco, dove per tutti gli altri ci sarà qualcosa, per lei ci sarà quello. » Si rese conto di quanto vago e decisamente poco magico suonasse quel piano quando non c'era alcun punto di riferimento per comprenderlo, ma in fin dei conti l'importante era il succo: che Albus avrebbe chiesto nuovamente a Mun di sposarlo e che lo avrebbe fatto alla festa. « Non dirle che te l'ho detto, ma lei ci tiene davvero un sacco ad essere regina del ballo e da quel che ho capito mi sa proprio che non succederà. Però ecco, voglio comunque che si senta una regina quella sera. » Con un sorriso tenero e lo sguardo perso nel viale delle considerazioni amorose, qualche lacrima cominciò a scendere lungo le guance del ragazzo, che si affrettò ad asciugarle. « Ecco adesso mi è presa la botta emotiva. Mado' mi sento proprio un imbecille però è la mia principessa, capisci? Lo capisci, Olympia? E quindi deve fare la regina. Non importa la cazzo di coroncina del ballo. Lei per me è comunque la regina e la ragazza più bella del mondo. Dammi un fazzoletto, Olympia. »

     
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    Il discorso più spinoso scivola via velocemente così come è arrivato, lasciando solo l'ombra di una vena d'amaro in bocca alla rossa, sapore che viene bellamente inondato dal tè prima di buttarsi su quello che decide essere l'ultimo dolcetto per sé, essendo già bella che andata. O forse anche no, chi lo sa, magari mi prende la chimica tra qualche minuto. « Mi fai una domanda difficile, Lympy. Bo. Cioè, James potrebbe prenderla in tanti modi. Lo sai lui com'è: può essere che non gliene freghi un cazzo così come può essere che gli giri il culo per questioni di bro code. » Rimane interdetta, per qualche istante, mentre sbatte le palpebre intontolita. Ma che vuol dire, scusa? « Il bro code non è quella roba che implica che la ex del tuo miglior amico è intoccabile? » Lo fissa, alzando un sopracciglio, o perlomeno è quello che pensa di star facendo perché forse, in tutta onestà, sente i muscoli fin troppo fiacchi per permettersi di fare dei movimenti che non siano a rallentatore.. « Vale anche per le sorelle quindi? Anche solo per un ballo? » Scuote la testa, con l'immagine del suo James dipinta nella testa. No, lui non è così. « No, lui è felice se sono felice, come io sono felice se lui è felice. Quindi gli dirò che sono contenta così e che non deve preoccuparsi assolutamente per la sua amicizia perché non è a rischio. No, neanche per idea. Ora glielo scrivo subito, sì, ottima idea. E gli dico anche che gli voglio tanto bene, solo per ricordarglielo perché mi manca, è un po' che non lo sento. » Prende a dire, tastandosi la tasca del vestitino che ha addosso, alla ricerca del cellulare. Ma non lo trova e così mette su un broncino, prima di scoppiare a ridere. « Credo di averlo perso. » Sghignazza, come se avesse appena fatto la battuta più divertente del mondo. Se solo l'avesse fatta. E poi il viaggione continua sulla strada del cielo, le stelle, l'universo che unisce e divide le cose, per poi farle scontrare in maniera casuale e inaspettate. « Ma che cazzo dici?! Quanto stamo in botta Oly'! » Segue la scia della risata genuina del fratello unendosi con la sua, gli occhi prendono ad appannarlesi e dopo qualche istante, si porta una mano alla pancia. « Oddio, ho i crampi, mi sento male.. » Continua a ridere, piegata in due. « Non ti dispiace se vomito nel tuo salotto, vero? » E di nuovo ride, come se fosse tutto così, semplice, privo di qualsiasi peso, costrizione, logica, come se non ci fosse che tempo utile per la felicità e l'ilarità. Ma poi lui si blocca e sentire soltanto l'eco della propria risata, in testa, le fa strano. Così si ferma anche a lei, con fatica, con le dita che corrono a raccogliere le lacrime che si sono accumulate sotto i suoi occhi. « Albus, che c'è? Che ho detto? » Lo fissa, con ancora mezzo brownie stretto tra le dita che volteggiano a mezz'aria. « Albussss! » Gli urlicchia dietro, mentre lo vede allontanarsi dopo averle detto di aspettarlo lì. « Uffa. Non voglio stare da sola. » Si butta all'indietro sul divano, curvandosi in se stessa, tutta mogia mogia, con le guance gonfie come Serena, la fatina blu della Bella Addormentata, quando si indispettisce. Rimane così, per quelle che le sembrano delle ore, ingozzandosi con gli ultimi pezzi di dolce. Poi lo vede tornare con la coda dell'occhio e allora si rianima subito, più vispa che mai e per fortuna, perché lui le lancia qualcosa e lei, che già di normale non è che sia proprio la campionessa della ricezione, deve metterci tutto l'impegno del mondo per non farlo cadere per terra, con la mano che sfiora quasi il pavimento, comunque. « Fiu, c'è mancato poco. » Si ritrova a dire, mentre si porta sotto il naso l'oggetto. Dalla forma inconfondibile. « Ma.. » Guarda prima la scatolina, poi il fratello e poi di nuovo la scatolina il cui coperchio scatta con uno scocco verso l'alto lasciando così scoprire uno degli anelli più belli che Olympia abbia mai visto in vita sua. « Non ci credo. E'..è..quello che penso io? » Cosa vuoi che sia, di grazia? « Eh? Che ne dici come sorpresa? » Alza gli occhi verso Albus e si morde il labbro inferiore per non scoppiare a piangergli davanti come una bambina, perché dentro di sé c'è un torrente in piena di emozioni che vorrebbero fuoriuscire per l'emozione. « Ho deciso di ridare il vecchio anello a Deimos. Evidentemente non ha portato grande fortuna. E poi bo..pensavo fosse più carino fare una cosa che fosse tutta per lei. » Annuisce, un po' malinconica ma allo stesso tempo felice. « Hai fatto bene, è giusto così. Poi è bellissimo ed è uno zaffiro. Lei uscirà di testa, tutta super emozionata. » Si ritrova a dire, riportandosi in avanti con il peso, proiettata verso di lui ma con gli occhi ancora intenti a rimirare lo splendore che ha tra le mani. « Sono la prima a vederlo? Dimmi di sì. » Come una bambina, lo fissa con quegli occhioni pieni di felicità e commozione. « Ho organizzato tutto, Lympy. Tutto. Non ti posso dire troppo perché dovrei necessariamente spoilerarti cose della festa, ma diciamo che ho fatto un po' lo smanettone di turno e ho modificato una cosa per quanto riguarda me e Mun. Quindi ecco, dove per tutti gli altri ci sarà qualcosa, per lei ci sarà quello. » Lo sguardo si affila nell'osservare il volto di Albus - leggermente sdoppiato -. « Ma tu mi puoi dire una cosa del genere senza dirmi altro? Ma stai scherzando? A me, una persona che finge costantemente di non essere curiosa ma lo è terribilmente? » Inarca un sopracciglio, sorridente. « Non dirle che te l'ho detto, ma lei ci tiene davvero un sacco ad essere regina del ballo e da quel che ho capito mi sa proprio che non succederà. Però ecco, voglio comunque che si senta una regina quella sera. » Annuisce, cercando di ricordarsi quanto le ha detto Malia, ma non è un'operazione facilissima. Oh, mi sa che devo risponderle al messaggio. Quando ritroverò il cellulare. Ma se me l'ho perso, come faccio? Non ho fatto nemmeno l'ultimo backup. Esistenzialismi a parte, continua ad annuire. « Ah sì, la storia di quel povero ragazzo dall'infanzia infelice che vogliono a tutti i costi far diventare re del ballo. » Espressione seria, probabilmente quasi convinta di quelle parole, in quell'istante. « Ecco adesso mi è presa la botta emotiva. Mado' mi sento proprio un imbecille però è la mia principessa, capisci? Lo capisci, Olympia? E quindi deve fare la regina. Non importa la cazzo di coroncina del ballo. Lei per me è comunque la regina e la ragazza più bella del mondo. Dammi un fazzoletto, Olympia. » Ed eccoli finalmente, i fratelli Potter che scoppiano a piangere insieme, mentre lei prova a cercare i fazzoletti nella borsa ma non li trova e
    allora si alza e si trascina verso di lui, per poi inginocchiarsi. « Ma tu quanto sei cucciolo, eh? » Gli domanda, prendendogli il volto tra le mani per ripulirlo dalle lacrime, mentre sbatte gli occhi per spannare i propri. « Il mio fratellino che finalmente ha ritrovato la ragione e sposa la donna della sua vita. Quanto sono contenta, tu lo sai? No che non lo sai, però ora lo sai. Sono contenta, piango per colpa dell'erba ma sono tanto tanto contenta. Scriviamo questo a James. Che siamo tanto felici entrambi. » Tira su con il naso, prima di stampargli un bacio scoccante sulla guancia, per poi abbracciarlo stretto stretto. « Sono così fiera di te e non potevo sperare di meglio. Gliel'avevo detto a Mun che hai un cuore grande e buono. Le avevo detto di ricordarselo, ma vedo che ha trovato il modo per saperlo custodire alla perfezione. » Si tira indietro i capelli che le si sono andati appiccicando al volto, per poi ripulirsi con le mani le guance. Fortuna non mi sono truccata. « Sarò una sorpresa stupenda, anche se non mi vuoi dire niente di più. » Frecciatina a parte, sorride, in quell'ennesimo sbalzo d'umore. « E ti prometto che sarò una tomba, non lo dirò a nessuno, men che meno a lei. » Si siede a terra, incrociando le gambe. « Sì, lo so, non è una gran garanzia visti i trascorsi, ma quello era diverso. E starò lontana dal matrimonio fin quando non sarà il grande evento, te lo prometto. Ve lo prometto. » Perché sarò comunque invitata, vero? Uno sguardo colmo di richieste di scuse indirizzato a lui, per poi buttarsi indietro, con le spalle che si poggiano a terra e la testa rivolta verso il soffitto. « Lo sapevo che sareste riusciti a superare ogni cosa. Siete fortunati ad avervi l'un l'altra. Non ti propinerò la cosa del One True Love, ma voi siete una di quelle coppie che ce la fa perché si ama davvero e vuole stare unita. Non importa a quale prezzo. » Siete una gemma rara, da custodire. Gli occhi le si gonfiano nuovamente di lacrime e lei fa di tutto per scacciarle via, con una mano sventolante di fronte al viso. « Miseriaccia, ma ti immagini Jay a portare le fedi e Lily che sparge i fiori? Oddio ricomincio a piangere, eccolo che arriva. »
     
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    « Ma tu quanto sei cucciolo, eh? Il mio fratellino che finalmente ha ritrovato la ragione e sposa la donna della sua vita. Quanto sono contenta, tu lo sai? No che non lo sai, però ora lo sai. Sono contenta, piango per colpa dell'erba ma sono tanto tanto contenta. Scriviamo questo a James. Che siamo tanto felici entrambi. » Annuì convinto, tirando su col naso mentre ricambiava l'abbraccio di Olympia stringendola forte. Sembravano essere tornati a quando erano bambini, si sedevano in camera di uno dei due e si raccontavano tutti i segreti che gli altri non avrebbero potuto capire. Albus era legato ai propri fratelli da un affetto unico, da legami tanto speciali da risultare imparagonabili. C'erano cose che condivideva solo con James, altre che poteva dire solo a Olympia e altre ancora che solamente Sirius poteva comprendere. Non esisteva una gerarchia di affetti nel suo cuore: ogni fratello era speciale a modo proprio e aveva una parte del cuore di Albus destinata solo a sé. Con Olympia era più semplice parlare dei propri sentimenti, delle piccole emozioni che costellavano il vissuto quotidiano; da quel punto di vista era sempre stata la sua confidente, quella a cui si rivolgeva per chiedere consiglio o per condividere un'emozione. « Sono così fiera di te e non potevo sperare di meglio. Gliel'avevo detto a Mun che hai un cuore grande e buono. Le avevo detto di ricordarselo, ma vedo che ha trovato il modo per saperlo custodire alla perfezione. Sarà una sorpresa stupenda, anche se non mi vuoi dire niente di più. E ti prometto che sarò una tomba, non lo dirò a nessuno, men che meno a lei. » Ridacchiò, alzando le mani per mostrarle le dita incrociata. « Croce sul cuore, mi raccomando. » « Sì, lo so, non è una gran garanzia visti i trascorsi, ma quello era diverso. E starò lontana dal matrimonio fin quando non sarà il grande evento, te lo prometto. Ve lo prometto. » In tutta onestà, Albus non aveva riflettuto su come Mun avrebbe scelto di svolgere l'organizzazione del matrimonio. Avrebbe chiesto nuovamente a Olympia di farle da damigella? Sicuro non a Betty, col dente avvelenato che ha nei suoi confronti. In seguito all'incendio del loro matrimonio, Albus era stato distante, trincerato in se stesso per riprendersi da quella Cruciatus che ancora sentiva strisciargli sottopelle ogni qualvolta il ricordo riemergesse. Non sapeva come le damigelle incriminate avessero gestito la situazione, eccezion fatta per Olympia, che aveva avuto la buona creanza di andare da Mun a scusarsi. Le altre? Non ne aveva idea. Per quanti mesi erano passati, poteva essere successo davvero di tutto. « Non era colpa tua, lo sai.. » disse piano, quasi sussurrando. Non era stata lei ad essere andata volontariamente nel luogo del loro matrimonio e ad aver bruciato tutto per semplice umore del momento: era stata obbligata, così come tutti gli altri. Albus aveva visto con i propri stessi occhi i livelli di cattiveria a cui lo Shame era arrivato: li aveva subiti sulla propria pelle. Non avrebbe mai portato rancore ad Olympia per gli avvenimenti di quella sera. « Lo sapevo che sareste riusciti a superare ogni cosa. Siete fortunati ad avervi l'un l'altra. Non ti propinerò la cosa del One True Love, ma voi siete una di quelle coppie che ce la fa perché si ama davvero e vuole stare unita. Non importa a quale prezzo. Miseriaccia, ma ti immagini Jay a portare le fedi e Lily che sparge i fiori? Oddio ricomincio a piangere, eccolo che arriva. » « NO LYMPY, CAZZO! AVEVO APPENA SMESSO! » protestò, col labbro tremulo, mentre si allungava a prendere un fazzoletto per tamponarsi le guance e in seguito soffiare sonoramente il naso. « Immaginati Lily tutta vestita carina che trotterella per la navata. » Le labbra del ragazzo si stesero in un sorriso intenerito a quel pensiero, abbandonandovisi per gustare ogni singolo dettaglio di quella fantasia che sarebbe potuta presto diventare realtà. Sospirò, scuotendo il capo e agitando le mani in aria come a decretare la chiusura di quel discorso. « Basta. Se continuo così piango tutto il pomeriggio. » Tirò quindi su col naso, sistemandosi meglio a sedere mentre si versava un altro po' di tè e ne mandava giù un generoso sorso. « Di me si parla già abbastanza. Dimmi un po' di più su questa storia di Peter. Come ti senti? » Fece una pausa, mulinando una mano come a farle cenno di essere sul punto di esplicare meglio la propria domanda. « Cioè..è solo un andare insieme al ballo tanto per, oppure ci sta di più? Ammetto che la cosa mi è cascata un po' come un fulmine a ciel sereno, però se stai andando avanti..beh..lo sai...hai il mio supporto. »

     
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    « Non era colpa tua, lo sai.. » Annuisce, in un modo che appare a rallentatore persino alla propria percezione distorta. Lo sa bene quanto fosse stata assurda tutta quella faccenda, con nel cuore due ben diverse situazioni: da una parte il senso di colpa nei confronti di Mun, principalmente, dall'altra la consapevolezza di aver protetto, come era nelle sue forze, quel fratello che ha di fronte e che le sorride, tutto emozionato. Lo avrebbe ucciso veramente? Non lo so, ma quello che so con certezza è che ho fatto tutto ciò che era in mio potere per averlo qui, piagnucolante, bello spensierato e pieno d'amore. Vivo e felice, così come si merita d'essere. Tira su con il naso, mentre quell'intricato reticolo di emozioni che hanno messo le radici nella sua anima in passato si confondono con quelle presenti, in un tutt'uno che le fa lucidare nuovamente gli occhi non appena l'immagine dei suoi nipotini, che incedono lungo la navata per preparare il passaggio dei loro genitori, si materializza in maniera vivida nella sua testa. « Immaginati Lily tutta vestita carina che trotterella per la navata. » Un flash improvviso quello che le passa davanti agli occhi dove c'è lei, intenta ad intrecciare i capelli scuri della bimbetta, prima di appuntarle qualche fiore qua e là, cercando di contenere la febbricitante emozione di chi sa che sta per vivere un giorno spettacolare, senza probabilmente capirne appieno il profondo significato. Poche volte in vita sua si è sentita così piena d'amore e di pace come nel figurarsi quel giorno. E' probabilmente l'effetto dell'erba che tiene a bada il senso di fallimento con cui ormai la rossa si appresta ad approcciarsi al matrimonio, o forse più presumibilmente la ferma convinzione che quei due esseri umani si meritino quel riscatto verso un sentimento che li aveva posti, non poche volte, contro il mondo, un giorno che possa diventare cardine fondante del loro nucleo famigliare. Un altro passo da aggiungere alla loro storia. « Perché quell'altro tesorino con il papillon con i dinosauri, che si guarda intorno mentre cammina verso l'altare, un po' impiacciato, ma un po' anche tutto fiero del suo ruolo? » Aggiunge ai dettagli di lui ciò che si immagina lei, con gli occhi verdastri che fissano il soffitto, come se vi fossero proiettate tutte quelle idee, in maniera realistica, quasi stesse vedendo un film. E' quando ha un ulteriore flash del momento dello scambio delle fedi che sorride, capendo che è quello il regalo che vorrebbe fare loro. Prendere nota: parlare con Mun della cosa, ma solo dopo il Midsummer. Ricordatelo! « Oh, ti prego, immaginatelo con le sue dolcissime bretelle in tinta con le tue! » Si rende conto di essere eccessivamente piagnucolante, un misto tra l'essere emozionata, ma anche a tratti effettivamente petulante, così si costringe a stare zitta, serrando le labbra per quelle che le sembrano delle ore interminabili e non è altro che una manciata di minuti. « Basta. Se continuo così piango tutto il pomeriggio. Di me si parla già abbastanza. Dimmi un po' di più su questa storia di Peter. Come ti senti? » Ah, che bella domanda. « Cioè..è solo un andare insieme al ballo tanto per, oppure ci sta di più? Ammetto che la cosa mi è cascata un po' come un fulmine a ciel sereno, però se stai andando avanti..beh..lo sai...hai il mio supporto. » Un sorrisetto, dalle tinte suadenti di chi ha appena fatto una malefatta, si dipinge sulle sue labbra carnose, portandola a sentirsi il Grinch nell'esatto istante in cui decide di rubare il Natale ai Nonsochi.
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    « Diciamo che so nascondere bene le mie tracce. » Risponde, enigmatica, mentre abbassa appena il viso per indirizzargli un'occhiata divertita. « No, cioè, ci sono stati dei segnali boh, tipo un po' strani dalla Vigilia di Natale, quando siamo andati a pattinare e poi ci siamo presentati alla Tana a mezzanotte. » Il conseguente terzo grado fatto di occhiate che nonna Molly le aveva rivolto per tutto il tempo in cui lei e Mun sistemavano i piatti in cucina era stato davvero snervante, tanto da costringerla a prenderla da parte per chiarirle che no, non c'era niente. « Ed è stato ancora tutto più contraddittorio durante Capodanno, prima che..succedesse il resto. Ma del tipo che io ero lì che pensavo "Boh, ma forse sono io che ho letto cose che non erano nemmeno nella sua anticamera del cervello", sai, quel sesto senso, che forse poteva pure non funzionare alla grande nel mio caso, tanto sono stata un po' alticcia per tutto il tempo. Vabbè, comunque da lì in poi silenzio stampa, quindi non è che abbia avuto tanto il tempo di starci a pensare. » Seh, ti piacerebbe passare per la donna che sopra a certe cose non ci rimugina. Forse un paio di pensieri, sparuti qua e là, nei mesi, li aveva fatti, ma il tutto era scemato nel nulla di fatto sul quale aveva deciso di fondare la sua nuova filosofia di vita, accantonandoli vicino a quelli riguardante Rudy. « Poi c'è stata la corsa. Ero lì, no, che pensavo di essere tipo dentro Hunger Games, sentendomi la più figa e la più furba come Katniss, pure con la tattica mimetica di Peeta. E nel pieno spirito del film, ad un certo punto mi sono detta "Cazzo, Olympia, smettila di fare la solita abnegante e sii una cazzo d'intrepida." E allora boh, mi sono buttata senza pensarci, capito? Cioè, impensabilmente, non ci ho ragionato sopra. Io. » Ora che quelle parole arrivano alle sue orecchie è come se sentisse per la prima volta quel racconto e tra una risatina e l'altra, si accorge di quanto sia assurdo il fatto che non si sia messa a fare, mentalmente, la lista dei pro e dei contro del dirgli di sì, lanciandosi semplicemente. Senza paracadute, per giunta. « Ha detto che ho gli occhi belli. E che sono tutta bella. » Si ritrova a dire, portandosi le mani davanti alla faccia, sentendosi un misto tra un peperone e una Bridget Jones che racconta ai suoi amici di come Darcy le abbia detto quanto lei le piaccia, esattamente così com'è. « Da quando mi faccio rincoglionire da queste stronzate? » La donna forte e indipendente, che non ha bisogno di nessuno, figuriamoci dei complimenti, si palesa nel suo tono di voce palesemente scherzoso, riconoscendo in fondo quanto quelle parole - citate perfettamente alla lettera - le abbiano fatto piacere, dopo un lungo periodo in cui non si è sentita se stessa. « Sicuramente gli ho detto di sì perché me lo sentivo e lo sento ancora. E questa cosa mi rende particolarmente elettrizzata, ma anche un po' tanto nervosa, sensazioni ora più che mai amplificate. » Fa una smorfia, mentre rotola su un fianco, prima di strattonarlo per la maglia per costringerlo a sdraiarsi a terra vicino a lei. « Te lo ricordi sempre che ti voglio bene, sì? » Si ritrova a dirgli, mentre lo fissa, con un broncino che costringe il labbro inferiore a sporgersi appena all'infuori. « E sono tanto felice che tu ci sia sempre stato, qui con me.» Non sa se lei sia riuscita ad esserci altrettanto per lui, ma sta di certo che Albus è sempre stato presente nei momenti in cui Olympia ne ha avuto più bisogno, da William, ai suoi concerti di violino dove lui era lì al piano, dall'accompagnarla all'altare fino a quel momento, dove entrambi forse avevano il desiderio profondo di ritagliarsi del tempo per loro soltanto. « E sono tanto contenta per te e Mun, te l'ho detto? Sì, certo che te l'ho detto, ma te lo ridico perché sì. » Sghignazza, inebetita, prima di allungare una mano a carezzargli il braccio. « Ma invece..tu sei pronto a fare il salto da fidanzato a marito? » Gli domanda, sbattendo le ciglia. « Te lo dico, ti sembrerà che non sia cambiato effettivamente niente, ma quando sentirai il peso della fede sul dito e la chiamerai per la prima volta "mia moglie" sarà una roba che...» si porta entrambe le mani a mimare un'esplosione che fuoriesce dalle tempie, prima di essere colta dall'ennesimo salto di palo in frasca. « Ah, ovviamente niente spogliarelliste e stronzate stereotipate al tuo addio al celibato, dico bene? E gliela fai la serenata, vero? »


    Edited by anesthæsia¸ - 16/7/2020, 10:14
     
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    « Diciamo che so nascondere bene le mie tracce. No, cioè, ci sono stati dei segnali boh, tipo un po' strani dalla Vigilia di Natale, quando siamo andati a pattinare e poi ci siamo presentati alla Tana a mezzanotte. » Posò il gomito sul bracciolo e il mento sul palmo della mano, annuendo lentamente mentre un'espressione concentrata andava a formarsi sul suo viso. Si era davvero perso quei piccoli segnali indicatori di un interesse tra sua sorella e Peter? Evidentemente sì. Ma in fin dei conti, come biasimarlo? Dopo il tiro mancino dello Shame nel Giugno scorso, la testa di Albus era stata ovunque tranne che nella realtà. Si era concentrato il più possibile sulle cose importanti: la scuola, il lavoro e i figli. Persino con Mun erano stati ai ferri corti per mesi, incapaci di comunicare. Probabilmente non mi sarei accorto di nulla nemmeno se si fossero messi a limonare sotto al mio naso. « Ed è stato ancora tutto più contraddittorio durante Capodanno, prima che..succedesse il resto. Ma del tipo che io ero lì che pensavo "Boh, ma forse sono io che ho letto cose che non erano nemmeno nella sua anticamera del cervello", sai, quel sesto senso, che forse poteva pure non funzionare alla grande nel mio caso, tanto sono stata un po' alticcia per tutto il tempo. Vabbè, comunque da lì in poi silenzio stampa, quindi non è che abbia avuto tanto il tempo di starci a pensare. » La sua espressione concentrata si trasformò presto in quella di una persona che aveva capito ben poco delle parole appena ricevute, ma che voleva comunque dare a vedere il contrario. E infatti annuì, serio, incerto sul cosa dire a riguardo. Doveva aver notato qualcosa? Doveva sapere qualcosa? Non ne era sicuro. E forse le sue capacità di seguire un discorso, in quel momento, non erano nemmeno delle migliori, dato che la sua mente sembrava aprire in continuazione mille parentesi oppure fissarsi su dettagli piccolissimi. « Poi c'è stata la corsa. Ero lì, no, che pensavo di essere tipo dentro Hunger Games, sentendomi la più figa e la più furba come Katniss, pure con la tattica mimetica di Peeta. E nel pieno spirito del film, ad un certo punto mi sono detta "Cazzo, Olympia, smettila di fare la solita abnegante e sii una cazzo d'intrepida." E allora boh, mi sono buttata senza pensarci, capito? Cioè, impensabilmente, non ci ho ragionato sopra. Io. » Rise a quelle parole, battendo il palmo della mano sul bracciolo del divano. « Questa sì che è una prima volta! » Olympia che non faceva overthinking? Cose dell'altro mondo. Eppure con lei era così, non c'erano le mezze misure in determinate situazioni: o ci pensava troppo, oppure ci si buttava a capofitto. Se conosceva bene Peter, tuttavia, era certo che l'atterraggio sarebbe stato comunque morbido. E infatti.. « Ha detto che ho gli occhi belli. E che sono tutta bella. » Un'espressione intenerita addolcì gli occhi del ragazzo e gli piegò le labbra all'ingiù in una smorfia dolce, coronata da un sentito « Awwwwww! » Per quanto i ragazzi potessero dirne di tutti i colori nei loro gruppetti telematici, in fondo al cuore erano un po' tutti dei teneroni. Albus non stentava dunque a credere, conoscendo il ragazzo, che quei complimenti li intendesse davvero e che fossero forse solo un decimo della sua effettiva infatuazione per la rossa. « Da quando mi faccio rincoglionire da queste stronzate? » « Ma dai! Non sono stronzate. » disse, stringendosi nelle spalle con un ampio sorriso. « Cioè, a volte possono sembrarlo perché magari di norma non le diciamo queste cose, però le pensiamo davvero. » Fece una pausa. « Pure James. Non farti ingannare dal fatto che fa sempre il coglione. Sono sicuro che quando troverà la frusta per il suo culo, sarà tutto occhi a cuore, sospirini e "passerotta mia". » Rise di gusto nell'immaginarsi suo fratello in una simile situazione. Poteva sembrare impossibile, ma Albus per primo sapeva che quando ti prendevi il treno in faccia, c'era davvero ben poco da fare. « E io, da bravo fratello, ovviamente sarà lì a farglielo notare. » Non le faccio io le regole.
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    « Sicuramente gli ho detto di sì perché me lo sentivo e lo sento ancora. E questa cosa mi rende particolarmente elettrizzata, ma anche un po' tanto nervosa, sensazioni ora più che mai amplificate. » Strattonato per la maglietta dalla sorella, Albus capitolò pesantemente giù dal divano, rotolando a terra con una risata stupida. Con la schiena sul pavimento, si passò un braccio dietro alla testa per farsi da appoggio, cingendo le spalle di Olympia con l'altro, in un abbraccio affettuoso. « Te lo ricordi sempre che ti voglio bene, sì? » Si voltò a guardarla con un'altra delle sue espressioni profondamente intenerite. « E sono tanto felice che tu ci sia sempre stato, qui con me. » La strinse un po' di più, coccolandola proprio come usavano fare quando erano ragazzini e si ritrovavano a parlare in segreto dei propri problemi, a confidarsi e consolarsi. « Anche io. » disse piano, più serio, mentre un sorriso di complicità si stendeva sulle sue labbra. « Ti voglio bene, Lympy. Spero tu sappia che sarò sempre dalla tua parte. » A prescindere da tutto, in qualsiasi circostanza. Anche quando avrai torto marcio, ci sarò comunque. In fin dei conti, era quella l'idea che Albus aveva degli affetti: esserci, a dispetto di qualunque problema potesse presentarsi o di qualunque errore potesse essere commesso. « E sono tanto contenta per te e Mun, te l'ho detto? Sì, certo che te l'ho detto, ma te lo ridico perché sì. » Ridacchiò, facendo cozzare affettuosamente la spalla contro quella di lei prima di stamparle un bacio tra i capelli. « Giusto una decina di volte, me l'hai detto. » « Ma invece..tu sei pronto a fare il salto da fidanzato a marito? Te lo dico, ti sembrerà che non sia cambiato effettivamente niente, ma quando sentirai il peso della fede sul dito e la chiamerai per la prima volta "mia moglie" sarà una roba che... » Albus si era posto più volte quella domanda, nell'ultimo anno e mezzo, e nonostante tutto, non aveva mai davvero trovato l'ombra di un dubbio dentro di sé. Così, annuì, fermo. « Sì, sono pronto. » disse, con un sospiro. « Anzi, se devo dirla tutta, non vedo l'ora. » Fece una pausa. Un altro sospiro, questa volta più sognante. « Potrà essere stressante a volte, ma amo la mia vita con Mun. Cioè, nella mia testa lei è già..mia moglie. Abbiamo un qualcosa di unico. Funzioniamo. Sotto ogni punto di vista. Ho avuto le mie titubanze, in certi momenti, ma a conti fatti non riuscirei a immaginarmi una vita senza di lei. » Si voltò a guardarla. « Non lo so. Non ho nemmeno dovuto lottare per capirlo. L'ho capito e basta. A un certo punto è diventato così evidente che più di chiedermi "voglio davvero sposarla?" mi domandavo "perché non lo stiamo facendo?". Capisci? » Era difficile, spiegare a qualcun altro cosa ci fosse tra lui e Mun. Forse perché ogni rapporto era unico nel suo genere e dare un'idea di ciò che veniva vissuto in maniera talmente privata e astratta sembrava impossibile. Però una cosa era certa e ben comunicabile: erano fatti l'uno per l'altra, senza se e senza ma. Lo erano stati fin dal primo momento, e ogni tentativo di distanziarsi era finito in un buco nell'acqua. « Ah, ovviamente niente spogliarelliste e stronzate stereotipate al tuo addio al celibato, dico bene? E gliela fai la serenata, vero? » Sbuffò una risata, roteando appena gli occhi mentre si rialzava pian piano con la schiena, appoggiandola al bordo del divano. « Alla serenata non avevo pensato, ma potrei. Cioè..è uno dei miei punti forti. Quindi perché no? » Si strinse nelle spalle, conscio del fatto che in ogni caso aveva ancora tempo per architettarne una delle sue. In fin dei conti, da che mondo era mondo, Albus adorava fare sorprese romantiche alla sua ragazza. Ed era anche abbastanza bravo, a farle. « Per la questione spogliarelli, mettiti il cuore in pace, sis, ci saranno. Ma proprio tutti eh. » cominciò a elencare sulle dita di una mano. « Donne, uomini, trans..voglio di tutto e di più. Deve essere la cosa più burina che il mondo magico abbia mai visto. » Scoppiò in una risata alla sola idea, mettendo le mani avanti con aria furbesca come a dirle di prepararsi. « Ti dico solo che ho già ingaggiato Fitz e Scorpius per l'incarico. Puoi solo immaginare quello che due menti del genere potrebbero partorire. » E in fondo, Albus avrebbe voluto lo stesso per Mun: qualcosa di memorabile, fuori dalle righe, qualcosa di cui avrebbero parlato e riso per anni a venire. « L'addio al celibato deve essere stereotipato. Altrimenti diventa un babyshower. » Si strinse nelle spalle con semplicità. « In realtà pensavo potesse anche essere carino fare qualcosa tutti insieme. Cioè condensare il mi addio al celibato e quello al nubilato di Mun in una festa unica. Chiaramente sempre sulla scia del disdicevole e del volgare - perché quelli non devono mancare. Secondo me potremmo divertirci un sacco. Tu che ne pensi? »


     
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