{MAIN EVENT} A Midsummer's Night Dream

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    Se l’è data a gambe. Se l’è data letteralmente a gambe, nel momento in cui quel gioco ha iniziato ad essere troppo personale — in ogni caso, comunque, non si stava divertendo per niente. Non per la compagnia, che avrebbe potuto definire non così male, quanto per la situazione. Se dovevamo giocare a verità o obbligo, meglio farlo con gente che conosco e farci quattro risate, almeno, così si è detta, Winter, e resta ferma sulla sua convinzione che sarebbe stato meglio improvvisare un’uscita quatta quatta prima che spuntasse qualche altra fata. Aveva avvisato solo Camila con un piccolo cenno del capo ed un Io scappo, torno alla festa, ci vediamo dopo?
    La fiaschetta che Fawn aveva cercato di farle perdere nei preparativi — se n’era accorta, oh, se se n’era accorta — pende chiusa dal suo polso, rimpicciolita e tramutata in un ciondolo del braccialetto che porta sulla sinistra.
    Dopo averlo staccato dalla catenella, con un Engorgio seguito da un movimento della bacchetta, la fiaschetta torna delle sue dimensioni originali.
    Scola il contenuto mentre cammina, Winter, nel tentativo di essere perlomeno brilla nel momento in cui rimette piede in mezzo al vivo della festa, che molto vivo non è, visto che praticamente tutti sono impegnati con la caccia al tesoro.
    È inutile impedire ai suoi occhi di scandagliare i dintorni alla ricerca di una coppia particolare, e non sa se essere felice o triste nel notare la mancanza di entrambi — sedendosi al bancone di uno dei vari bar, scosta dietro all’orecchio le ciocche ribelli che sono sfuggite allo chignon che Fawn si è impegnata così tanto a realizzare.
    Posata senza farsi notare la fiaschetta ai piedi dello sgabello, Winter lancia un’occhiata al barista, alzando appena il dito per farsi notare, «Tequila.

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    È al sesto, o settimo, non ricorda bene, shot di tequila — trangugiati rigorosamente nel rispetto della tradizione di sale e limone, che il ragazzo è stato così preparato da fornirle —, quando la radura incomincia a popolarsi di nuovo. Prima che possa accorgersene seriamente, lo spiano si riempie, e Winter fa appena in tempo a correre, letteralmente, verso il banchetto di Strega Moderna, mossa da una strana allegria che la rende più veloce e leggera, nonostante l’alcool ingurgitato in così poco tempo le renda — finalmente — i movimenti confusi e insicuri.
    Traballa, quindi, fino al banchetto, su cui poggia entrambi i palmi delle mani, rivolgendo all’addetta un sorriso a trentadue denti, «È qui che si vota, giusto?», domanda, teoricamente retorica, nonostante una parziale ombra di dubbio si possa percepire in mezzo alle sue parole strascicate.
    Nemmeno so chi gareggia… e nemmeno li conosco, chi sono questi?, si chiede, nello scorrere la lista delle coppie in lizza per la corona del Midsummer.
    «Che stronzata», si lascia scappare, praticamente in faccia alla redattrice, tentando poi di nascondere la gaffe con un risolino indiscreto.
    Amunet Carrow ed Albus Potter… no, Mun non esiste, si monterebbe la testa da qui fino al duemilaottantacinque, continua il suo discorso mentale, Winter, decidendo di giocare ad essere un po’ Robin Hood, rubare ai ricchi per dare ai poveri — e questo implica, in ogni essenza del termine, non dare quella corona a Mun.
    I suoi occhi si cristallizzano su un altro paio di nomi, tuttavia, di cui ne riconosce solo uno — alza gli occhi, puntandoli poi sul nome della bionda sconosciuta, tentando di imprimerlo nella memoria: Luxanna Scamander.

    È sicura di essere capace di dimenticare il nome della squinza di Zip a fine serata, nonostante se lo ripeta da dieci minuti buoni, mentre si scola l’ennesimo drink preparato dallo stesso barista, «Questo è l’ultimo, muchacho, te lo prometto», azzarda, pienamente convinta di avere sbagliato termine — lo spagnolo, però, fa così ridere quando si è ubriachi, in fondo.
    Ha ancora il drink in mano — il barista ha optato per qualcosa di più succo e meno alcool, le sue papille gustative ancora all’erta riescono a sentirlo — quando la musica cala e una delle addette di Strega Moderna, forse quella con più potere in mezzo alla baracca, a giudicare dalle maniere altezzose, prende parola. « Buonasera carissimi. Confido che tutti voi abbiate portato a termine la caccia al tesoro e che vi siate divertiti, magari trovando proprio le risposte che stavate cercando. »
    «In realtà no, muchacho», confessa al barista, ridacchiando, «Era una palla allucinante».
    Annunciati Re e Regina del Midsummer, un’espressione visibilmente confusa si palesa sul volto di Winter, che arriccia il naso e spiega le labbra in una smorfia, «E chi cazzo sono questi, adesso?», domanda, più rivolta a se stessa che al povero ragazzo dietro al bancone, «Ma no!», esclama, esibendo un broncio da record, «Io non volevo loro!», il tono lamentoso ricorda quello di una bambina, ed in effetti la differenza tra Winter ubriaca ed Winter di cinque anni con le trecce è veramente, veramente poca, «Va beh… sono carini», commenta, quasi interessata ai discorsi dei due, approdati sul palco.
    La scena viene rubata da un ragazzo biondo che ha intravisto più di una volta, e di cui le hanno già detto il nome, ma, prevedibilmente, l’ha scordato — all’ordine del ragazzo, le note di una canzone risuonano nell’aria e Winter la canta con una mano sul cuore, nonostante non conosca nemmeno una parola.

    È con un saltello, le scarpe con il tacco sottile tra le mani, che arriva a fianco di Fawn, inchinandosi goffamente in direzione sua e di Erik, «Maestà, muchachi, io avevo votato per voi!», esclama, teatrale, «Secondo me non l’hanno contato, il mio voto, anche perché ho votato tipo dieci minuti prima che annunciassero i vincitori... perché se no avreste vinto per forza», alza le spalle, quindi, visibilmente sconsolata.
    «Ma sì, suvvia, almeno facciamo il bagno, strilla apertamente, abbandonando la borsa e le scarpe incustodite a terra. Muove qualche passo tremolante verso l’acqua, prima di ricordare il vero costo del vestito che ha addosso — non che sia un problema, per la sua famiglia, ma l’ha voluto così tanto, quell’abito, che trova sia un sacrilegio bagnarlo, e di conseguenza rovinarlo.
    È per questo che — senza preavviso, mentre Fawn ed Erik sono impegnati con la lanterna, che lei nemmeno ha preso — opta per la cosa più saggia da fare: togliersi il vestito.
    Non ha pensato, Winter, al piccolo dettaglio del reggiseno, che non ha indossato vista la sostanziale porzione di schiena nuda che l’abito verde lasciava — ed eccola, raggiante e sorridente, che si rende conto solo dopo di avere addosso solo gli slip di pizzo, ma, ormai avanzata verso il mare, quello è decisamente l’ultimo dei suoi problemi.
    «Vaffanculo al cazzo di Merlino, è gelata!», urla, e decide di tuffarsi, per evitare il contatto graduale con l’acqua. Tornata con il capo in superficie, agita una mano, lanciando un altro grido: «Vi giuro che non è cooooooooosì male, dopo essersi tuffati, però».



    È scappata, scusatela, si rompeva er cazz.
    Nominati Albus, Mun, Dean, Zip, Lux (scusala amo, è lei che pensa che tu sia una squinza, io tvb); interagito con: Camila (all'inizio, brevemente), Fawn e Erik e il barista, come dimenticarlo.
    È entrata in acqua senza vestito ed è molto ubriaca, così, se può servire - chi aveva ipotizzato la gente nuda AVEVA RAGIONE!!! scusatela, è stupida, vvb.
     
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    « Tocca a me, immagino. Beh, posso dirti che la prima volta che ricordo di averti vista è stato a Hogsmeade.. dopo il Lockdown. Eravate appena usciti da lì dentro, e Byron aveva deciso di organizzare una festa nella Hogsmeade occupata, ricordi? Ero su una delle torri di guardia - ricordo che era quasi la fine del mio turno ed ero stanco morto. E poi mi si avvicina questo folletto sciupatino in compagnia di una sua amica chiedendo.. Ehi.. sai se l'emporio è ancora aperto? », Lils sorride ascoltando l'aneddoto di James. Come dimenticare uno dei primi momenti di pace dopo il buio e la reclusione? Quel tipo di felicità ha avuto un sapore assolutamente diverso da qualsiasi altra situazione da lei vissuta, forse perché maturata dopo una lunga riflessione su quanto prezioso e non scontato fosse il dono della libertà. Ricorda di aver intrecciato le sue dita a quelle di Karma, facendosi coraggio ed indossando un sorriso sincero, pronta ad aprire il proprio cuore ad una nuova speranza. Sembra quasi ieri. Per un attimo, il contesto in cui si trova prende il sopravvento, facendole scorrere un brivido lungo la schiena. Certe esperienze non si dimenticano facilmente. Anzi, non si dimenticano mai. « Immagino volessi trovare qualcosa da metterti per la festa. », ci puoi scommettere. E' ancora oggi il suo abito preferito, stretto alla vita e morbido lungo i fianchi, color giallo limone con delle sfumature arancioni sull'orlo. Un abito solare, come l'indole della giovane Scamander, tuttavia sfregiata ed indurita dalle paure e dalle sfide del Lockdown. Resa più diffidente, irascibile, disillusa. Eppure ben decisa ad aggrapparsi alla vita con le unghie, forte di uno spirito di autoconservazione che non pensava di possedere. «Mai precludersi l'opportunità di comprare un nuovo abito, ovvio.», ridacchia, spezzando l'alone di buio creato dalle reminescenze del periodo di reclusione. A questo contribuisce una dolce fatina che sbuca fuori dal nulla, stranamente indispettita per qualcosa. James cerca di prenderla con le buone, poi passa alla strategia di poeta dell'epoca moderna, recitando qualcosa tipo sei il fiore più bello mai visto sulla terra ed altri climax sulla bellezza e la magnificenza del popolo magico di Portland. La fatina - neanche a dirlo - ci sta. Un adulatore professionista, commenta Lily nella sua testa, scoccandogli un'occhiata eloquente. La coppia segue attenta l'esserino svolazzante, sino ad arrivare alle falde di un'imponente cascata.
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    « Sembra proprio che dobbiamo bagnarci. », commenta il Grifondoro, poco prima di abbandonare giacca e camicia senza troppe cerimonie. Lei sceglie di non separarsi dall'abito rosa, nuotando attraverso la cascata che minaccia di spingerla a fondo - mai stata troppo abile sott'acqua - per poi lasciarsi aiutare da James a mettere i piedi sulla terraferma, all'interno di una grotta velata d'oscurità. «Direi che qualcuno si è dato da fare.», commenta divertita, notando degli abiti abbandonati sul pavimento roccioso. La chiamavano grotta della fecondazione... Poco prima di esprimere il pensiero successivo, James le consegna l'ennesimo biglietto ricevuto, facendosi stranamente più vicino. Kiss or Dump. Ecco spiegato - a metà - il perché di tante gonnelline e cravatte sparse per la grotta. Lily indietreggia, trovandosi spalle al muro contro la prima parete utile. Una preda in trappola... Oppure l'amo della canna da pesca, deciso a catturare un ignaro pesce azzurro? « Puoi fermarmi.. se lo desideri.. », è ormai ad un soffio da lei, le accarezza il braccio e risale fino al collo, alle labbra, alla nuca. «Dovrei farlo?», chiede, fingendosi estremamente ingenua ed innocente. Ricambia quel tocco leggero, sfiorando appena le spalle di James e poi allontanandosene, nel gioco infinito tra preda e predatore. « Ultima chance, boccino.. », non si muove di un millimetro, Lily, fronteggiando lo sguardo sicuro di James, che si confonde nella penombra della grotta. Quasi non si rende conto dell'attimo in cui il Cercatore decide che il boccino va portato a casa, dopo averne scorto la scintilla nell'azzurro del cielo. Si trova spaesata per qualche secondo, poi schiude le labbra intrecciandole a quelle di lui, mettendosi in punta di piedi per recuperare la differenza d'altezza, poggiando le mani sull'incavo del suo collo ed annientando ogni distanza tra loro. Le cose si fanno in due, e Lily ha intenzione di partecipare al gioco da concorrente attiva. Si è abituata così tanto a quel contatto da quasi perdere l'equilibrio quando, infine, il Grifondoro si ferma per respirare. Si ricorda che deve farlo anche lei, e silenziosamente il suo polso si fa più lento sino a tornare al ritmo consueto. « Sembra che abbiamo un desiderio da esprimere, io e te. », lo step successivo della caccia la travolge che ancora non ha realizzato quanto accaduto. Si ritrova con una monetina tra le mani e mille pensieri che le frullano per la testa. «Così, su due piedi? Difficile.», desidera troppe cose, Lily, per contarle sulle dita di una, due, tre o più mani. Si avvicina al pozzo con fare divertito, per poi buttarla sull'atteggiamento di sfida, uno di quelli che meglio le riesce: «Desidero che i Falcons si sveglino dal torpore primaverile e ci diano filo da torcere. E' noioso essere i migliori sempre e comunque.», lancia la monetina, tutto questo dopo aver arricciato le labbra in direzione di James e aver indossato un'espressione decisamente birbante. In risposta, vede risalire un secchiello dal profondo del pozzo, con due biglietti al suo interno. Agguanta quello destinato a lei, curiosa di scoprirne il contenuto. La persona con cui James Potter vorrebbe davvero essere al ballo è Malia Stone. Che dire, le fatine non hanno proprio peli sulla lingua. Le guance di Lily si tingono di una leggera sfumatura di rosso, più per la sorpresa che per altro. Nel biglietto avrebbe potuto esserci di tutto, a detta sua, meno che quel nome. Quello dell'ex ragazza di Sam, della quale conosce vita, morte, miracoli e anche oltre, eccetto un gigantesco dettaglio: la connessione con James. «Ma davvero? Al di fuori del mondo del Quidditch proprio non ce la fai, eh?», commenta, camuffando con una battuta quel momento d'incertezza, mentre valuta rapidamente il da farsi. In che razza di rete intricata sono finita?, questo il primo pensiero, subito seguito dalla corretta interpretazione dei segnali del suo criptico ed adorato cugino. Giuro che non sottovaluterò mai più una visualizzazione con risposta a distanza di ore. «Detto questo, domanda che sorge spontanea. Perché non invitarla al ballo?», lei e Sam non stanno più insieme da secoli. E tu non sei decisamente il tipo che si fa di questi problemi, riflette. Il semplice fatto di trovarsi lì con lui, in quel momento, conferma a spada tratta l'ipotesi. Prima di ricevere risposta, Lils viene interrotta da alcune urla di giubilio. Si volta in quella direzione e vede niente meno che Albus Potter inginocchiato di fronte ad Amunet Carrow, con una schiera di fan esultanti alle loro spalle, avvicinatisi pian piano alla coppia. Sono così belli. Il suo cuore perde un battito appurando il livello di romanticismo nell'aria: Lily si unisce subito all'esordio di applauso rivolto ai due ragazzi dalla storia tormentata. «Le mie congratulazioni, fratello dello sposo.», scherza, prima di seguire insieme a lui la scia dei festeggiamenti, sino a giungere nuovamente al punto di partenza, dove Jean Harbor annuncia il Re e la Regina di Maggio. Oh, alla fine era quello Aidan Joyce.

    Interagito con James.
    Citati Karma, Malia, Sam, Albus, Mun, Aidan e Betty.


     
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    Quella serata poteva essere speciale, sotto molti punti di vista. Poteva mettere a nudo ciò che provavano, poteva renderli completamente vulnerabili e allo stesso modo poteva avvicinarli ulteriormente. Quella sera avrebbero potuto scoprire le loro paure, ma soprattutto i motivi per cui stavano insieme e lei non era scappata a gambe levate non appena l’aveva visto, come gli capitava praticamente sempre. Era un modo per mettersi alla prova, per dire cose che forse normalmente non avrebbero detto, magari non subito, a causa della timidezza che l’aveva sempre convinto a stare un passo indietro, a pensare più e più volte prima di prendere una qualsiasi decisione. Quella timidezza che molto spesso si tramutava anche in titubanza e incertezza. Molto spesso aveva avuto paura di perdere, di rischiare tutto, di rovinare tutto. Ma quella volta, con MJ, non voleva rischiare di mandare tutto all’aria, solo perché non era stato un po’ coraggioso. Sapeva che l’amore era difficile, ma perché doveva precludersi la possibilità di stare con una ragazza così speciale? Forse non meritava di essere amato, non meritava nemmeno di essere considerato una persona, ma aveva giocato per troppo tempo in panchina ed ora, sentiva che aveva la possibilità di vincere il campionato, con una sola giocata. Perché MJ era diversa da tutte le altre, era speciale. Finalmente con lei aveva iniziato nuovamente a pensare che ci fosse un posto per lui nel mondo e che non fosse di troppo. Finalmente si stava dando un’altra possibilità e solo grazie a lei. Si era aperto con lei. Aveva detto cosa provava, cosa l’aveva colpito dal loro primo incontro. Da quel giorno in cui non aveva fatto altro in cui pensare a quella bellissima ragazza dagli occhioni verdi. Gli era bastato vederla una sola volta per ritrovarsi a pensare costantemente a lei. Aveva iniziato a chiedersi chi fosse, cosa pensasse di lui e chi fossero quelle persone che facevano parte della sua vita. Aveva iniziato a pensare che non avrebbe mai avuto una speranza con lei, perché era troppo perfetta per avere anche una minima possibilità. Si sbagliava. Aveva fatto un passo in avanti e aveva cercato di capire se ci fosse un posto al suo fianco. Era quasi tutto troppo bello per essere vero, ma davvero lei era lì, che gli teneva la mano e si muoveva insieme a lui, senza staccare gli occhi, nemmeno per un secondo, dai suoi.
    Le aveva detto ciò che provava e lei stava facendo lo stesso. Lui che si era sempre considerato soltanto un mostro, stava ricevendo dei complimenti. Se solo lei sapesse tutta la verità… Sussurrò una vocina maligna nella sua testa, ma fece finta di nulla, continuando a guardarla negli occhi, emozionato, mentre lei parlava. Gli aveva detto che le piaceva un po’ tutto di lui. Probabilmente lei non aveva nemmeno idea di quanto fossero importanti quelle parole. Non le aveva mai detto quanto realmente provasse ribrezzo per se stesso, quanto si sentisse sporco e sbagliato, ma lei con poche parole gli aveva messo una sorta di tarlo nella mente, una piccola breccia che poteva far crollare il muro. Non c’era solo marcio in lui, non esisteva solo la bestia. Era quello ciò che MJ gli stava facendo capire. « Mi piacciono i tuoi occhi. Di solito, mi riesce abbastanza facile leggere qualcuno, capire dove vogliono andare a parare. Ma nei tuo occhi c'è qualcosa. Non saprei dire... cosa. » Solitamente non gli piacevano i complimenti. Si imbarazzava non poco e anche in quel momento le sue guance erano leggermente arrossate. Però, contemporaneamente aveva voglia di sentire cosa MJ avesse da dirgli, cosa erano quelle cinque cose che l’attiravano. Sorrise, abbassando leggermente lo sguardo a quelle parole, prima di rialzare lo sguardo nei suoi occhi e guardandola, assumendo un’espressione fintamente flirtante – fintamente, perché lui non era poi tanto in grado di flirtare solo con lo sguardo. Quell’espressione idiota era stata il suo modo di dissimulare un po’ l’imbarazzo, anche se capiva cosa volesse dire. Si diceva sempre che gli occhi raccontassero delle storie. I suoi ne avevano viste già tante, molte delle quali non voleva raccontare. « Mi piace che ti ricordi tutto, anche i minimi dettagli, anche le cose senza senso che dico... delle volte per dare fiato alla bocca a basta. Pensavo di avere una buona memoria ma tu mi batti, su tutta la linea. E penso che sia una cosa bella perché significa che ci tieni, se stai attento ai dettagli che nessuno nota. » Mi ricorderei tutto di te. Lui l’ascoltava. Ogni cosa che lei diceva rimaneva quasi impressa nella sua mente e nel suo cuore. Lui voleva conoscerla e qualsiasi cosa dicesse per lui era qualcosa di importante. Sì, ci teneva, e molto. Ridacchiò quando lei disse che aveva parlato un po’ troppo. Come le aveva detto poco prima, amava ascoltarla. Non si sarebbe di certo lamentato per questo. « Se io sono intelligente tu sei davvero geniale, perché delle volte mi sento completamente idiota davanti a te. E questo non mi capita davvero mai. » La guardò accigliato a quelle parole. Lei si sentiva idiota con lui?! Ma se lui era l’idiozia fatta persona! Non voleva che lei si sentisse così con lui, anzi, voleva proprio l’opposto. Voleva che lei si sentisse sicura di sé e forte, come in realtà lei era. « E per ultima - ma non ultima davvero - fai di tutto per nasconderti, per non apparire, per sfuggire alle cose a cui banalmente tutti ambiscono. Ma ti si vede benissimo Iago. Io ti vedo benissimo e sei... davvero sorprendentemente bello così. » Rimase senza parole. Aveva preso il centro. Lui non voleva essere visto. Era sempre stato nessuno, mentre con lei si sentiva la persona più speciale del mondo. « Probabilmente vedi molto più di me di quanto sia in grado di vedere io. » Mormorò, leggermente commosso, con un sorriso, mentre le accarezzava dolcemente la guancia. Si sentiva davvero fortunato di conoscerla, di averla al suo fianco. Davvero lei era stata in grado di vedere oltre. Probabilmente doveva iniziare a guardarsi con gli occhi della ragazza. « Ho pensato che mi salvasti da una giornata grigia come tante in cui una folla avrebbe acclamato i miei cugini e basta. Ed io sarei rimasta come al solito in disparte, a guardarli, a cercare di capire come far avverare i miei, di sogni. E penso di star iniziando a capirlo. » Cosa aveva pensato lui la prima volta che l’aveva vista? Tantissime cose. Così tante, che l’avevano perseguitato anche nei giorni e nelle settimane seguenti. Fortunatamente, aveva avuto dalla sua parte Sam che l’aveva incoraggiato a fare un passo verso di lei, piuttosto che continuare con le sue inutili e stupidi paranoie. Le parole cariche di tristezza di MJ gli provocarono una morsa allo stomaco. Sapeva quanto era stato difficile per lei intraprendere una carriera diversa dagli altri Weasley. Però sapeva anche quanto amasse ciò che stava facendo e che alla fin dei conti stava avverando davvero i suoi sogni. Era vero, era un pazzo maniaco e una spia russa, ma era anche la persona che l’avrebbe sempre sostenuta e lottato al suo fianco, pur di vederla realizzare i suoi sogni. Le sorrise nuovamente, tenendole la mano, mentre una fatina continuava a gironzolare attorno a lui. Si sentiva quasi in soggezione ad essere spiato da così vicino. « Io ho pensato che fossi bellissima e che fossi speciale. Sei rimasta a parlare con me, non hai avuto paura, quindi o eri incredibilmente coraggiosa o folle. Ma da quando ti ho visto, non ho fatto altro che pensare a te, al tuo sorriso, al tuo viso sulla mia spalla, al tuo profumo. »
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    La guardò nuovamente negli occhi, con un piccolo sorriso, mentre ripensava al loro primo incontro. « E ho davvero pensato che Arthur fosse tuo marito, ma non parliamo di questa cosa... » Ammise imbarazzato, scoppiando poi a ridere. La fata lo guardò un attimo perplessa prima di fare una giravolta intorno a loro per poi fare cenno loro di seguirla. Iago non lasciò la mano della sua dama. Aveva così tanta voglia di baciarla, ma si sentiva decisamente spiato dalla fatina che non lo aiutava a sentirsi a suo agio. Erano arrivati in una grotta, dove su un altro bigliettino c’era un’altra istruzione. Kiss or Dump. Iago voltò il bigliettino verso di MJ, con un sorriso. Lo mise in tasca, ritornando a guardare gli occhioni verdi della ragazza. « Devi fare questo sacrificio, mi dispiace. » Scherzò, avvicinandosi leggermente a lei. La guardò intensamente negli occhi, spostandole una ciocca di capelli dal viso. Non poteva fare a meno di guardarla. Il suo cuore galoppava fin troppo mentre sentiva il suo respiro sul suo volto. Non era il massimo del romanticismo. Non voleva baciarla in quel modo, solo perché un biglietto gliel’aveva suggerito. Ma non l’avrebbe scaricata, né allontanata, non aveva la minima intenzione di farlo. « Sei bellissima, MJ, in tutti i sensi. » Mormorò, posando le labbra su quelle della ragazza, in un bacio dolce e delicato. MJ era bellissima fisicamente, ma soprattutto aveva un cuore enorme e lui si stava innamorando di lei. Cavolo. Era davvero cotto. Non si era reso davvero conto di quanto lei gli stesse sconvolgendo la vita. Sapeva solo che da quando lei era entrata nella sua vita, tutto sembrava meno pauroso. Era più facile essere felice. Il biglietto che aveva messo poco prima nella tasca si tramutò in una monetina. Iago si staccò lentamente dalle labbra di MJ, senza smettere di sorridere. « Penso che la nostra prossima tappa sia il pozzo dei desideri. » Riprese la sua mano e si incamminarono al pozzo, tenendo stretta la monetina. Cosa poteva desiderare? Aveva così tante idee, ma tutte coinvolgevano lei. Si fermò insieme a lei vicino al pozzo, chiudendo per un attimo gli occhi. Non ci credeva davvero a queste cose, ma voleva dare un senso a ciò che stava facendo, quindi voleva esprimere un desiderio sensato. « Pronta? » Le chiese, tenendo la monetina in mano. Appena lei annuì, fece saltare la moneta nel pozzo, esprimendo il suo desiderio. Desidero che lei non abbia paura di me quando saprà la verità. Era un desiderio carico di ansia e di paura, perché sapeva che quando lei avrebbe scoperto la verità non sarebbe stato nulla come prima. Una morsa allo stomaco fece allontanare il sorriso dalle sue labbra, mentre il peso di quelle parole che continuava a posticipare gravava su di lui. Non la guardò, almeno non subito. Fece finta di nulla e cercò di godersi nuovamente quel momento. Un secchiello incantato gli restituì il suo biglietto, su cui era scritto in bella grafia il nome di MJ. Sorrise, avvicinandosi nuovamente a lei. Non aveva dubbi su quale sarebbe stato quel nome. « Sono felice di essere qui con te. » Le confessò, guardandola negli occhi. Poteva desiderare che nulla cambiasse? Che lei lo avrebbe amato nonostante tutto? Per il momento, poteva solo sperarlo. Però, una parte di lui, sapeva che stava rischiando fin troppo e che era troppo tardi, perché oramai il suo cuore apparteneva a lei.



    Interagito con MJ
     
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    Benji avrebbe voluto rispondere che sì, lui gioca ad Animal Crossing. Anzi, ne è dipendente. Però la domanda non gli è stata rivolta direttamente, dunque da bravo damerino decide di non intromettersi. Anche se in realtà Tommy probabilmente stava parlando un po' così, a caso, quindi forse avrebbe potuto esprimere la propria opinione non richiesta... Prima ancora di dare aria alla bocca parlando a vanvera, la sua attenzione viene nuovamente catturata da Weed. Inizia con lei quella curiosa caccia al tesoro che non ha la minima idea di dove possa portare. Non sa neanche cosa mangerà a colazione l'indomani, figuriamoci porre ipotesi su un futuro non troppo lontano! «Mi piacciono la tua gentilezza e i tuoi modi di fare. Sembri uno che va d’accordo con tutti e questo è davvero invidiabile.», Benji si gratta la nuca solo per non guardare la propria interlocutrice dritto negli occhi. Ma la sua osservazione gli fa davvero piacere. A differenza di molti altri coetanei, Bellow non ha mai cercato di costruire una reputazione da bad boy - anche se molto probabilmente avrebbe più successo con le ragazze. Punto primo, perché non ne sarebbe capace. Punto secondo, perché non ha intenzione di fingersi qualcun altro. Non è tipo da dire menzogne... Eppure le stai nascondendo di Veronica, sussurra una piccola vocina nella sua testa. Beh, non me l'ha mai chiesto, tenta di giustificarsi. E' comunque un'informazione rilevante, dato che state uscendo insieme, insiste lei. Ma noi non... Noi non stiamo uscendo... E'... Un ballo, insiste lui, ascoltando solo distrattamente la frase successiva di Weed. Nascondere la verità equivale a dire una bugia, Benji. «Infine mi piace l’aura che emani. Penso che non avrei potuto trovare un accompagnatore migliore per passare la serata. Sai mettere molto a proprio agio le persone.», neanch'io avrei potuto trovare accompagnatrice migliore. Questa è la verità. Si tira su dritto, forte dell'analisi psicologica che ha appena effettuato. E' vero, è innamorato di Veronica - probabilmente da sempre, anche se l'ha scoperto da poco. Questo però non vuol dire che la sua vita sia finita, che non possa fare altre conoscenze e che non possa godersi una bella serata. Weed è stata una scoperta continua. Non può semplicemente lasciarsi andare, dimenticando la questione Rigby e tutto il resto? Sì, è quello che farà. Weed già ha intuito la sua situazione, e non c'è affatto motivo di riprenderla adesso, né di scavare a fondo. E poi lui si sta divertendo davvero, per quanto sia imbarazzante mettere a nudo i propri pensieri e sentimenti. «La prima volta che ti ho visto è stato nella Foresta Proibita per la caccia del Midsummer. La prima cosa che ho pensato era che tu fossi lì per sbaglio. Sembravi davvero capitombolato lì senza saperne un motivo. Poi hai cominciato a parlare dei Thestral e ho pensato che dai tuoi modi fossi una brava persona. Per il momento mi sento di dire che non mi ero sbagliata, infondo.», ridacchia, Benji, quando la giovane Mortimer tira in ballo l'episodio dei Thestral. «Anch'io ti ho vista alla caccia per la prima volta. Inizialmente credevo stessi aspettando qualcuno in particolare, perché non ti stavi nascondendo, come... Come... Insomma, come ho visto fare alle altre ragazze. Pensavo ci fosse un motivo dietro, invece volevi semplicemente accarezzare i Thestral. Ho deciso che sarebbe piaciuto anche a me. Mi ero pentito di aver partecipato alla festa, a casa sarei stato più tranquilllo... Però poi abbiamo chiacchierato, ehm...», nuovo momento d'imbarazzo, nuovo sguardo direzionato sul prato verde per non dover scrutare a fondo la profondità di quello di Weed. «Ho capito che... Beh, ne è valsa la pena.», di partecipare alla festa, insomma. Altrimenti non ti avrei conosciuta. Nell'esatto istante in cui conclude il discorso, il biglietto si trasforma in una delle fatine che ha visto svolazzare intorno. «Oh... Ciao. Sei il prossimo indizio?», domanda curioso Benji, sperando non sia troppo complicato raggiungere lo step successivo. Dopo svariati tentativi, la fatina si decide a indirizzare i due ragazzi verso una cascata che preannuncia abiti bagnati. Benji non è troppo contento dell'idea, ma per non sembrare il solito sfigato di turno decide che affronterà il pericolo della camicia aderente alla pelle, augurandosi di non apparire ridicolo. «Quando sei pronta attraversiamo.», dice a Wednesday - ma un po' anche a se stesso. Preso coraggio, si ritrovano a nuotare dall'altra parte della cascata, sino ad una grotta che a giudicare dall'oscurità non vede la luce del sole da un po'. Che sia il caso di un Lumos?, si domanda Benji - tuttavia, sempre per non apparire il solito sfigato, questa volta intimidito dal buio, decide che affronterà anche quella prova. Non voglio farmi prendere in giro da Bobbie, quando sarà finito tutto questo... Anche perché, se le rivelasse i propri pensieri, sarebbe marchiato a vita. Fedina sporca senza via d'uscita. «Un altro biglietto. Vediamo cosa ci aspet...», ho letto bene? Il suo cuore inizia a battere rapido, quasi lo può sentire che sfonda il torace ad ogni colpo. Ti prego, non il kiss or dump. Non avrebbe potuto partecipare ad una sfida peggiore. Nella sua testa, mille voci e diversi pareri si susseguono in un ciclo infinito, minacciando di farlo impazzire. Da un lato è solo un bacio, dall'altro sente di avere la coscienza sporca. Non puoi baciarla adesso. Non le hai detto di Veronica, non è giusto. Ed anche questo è vero. «Wednesday, io...», cosa? Io cosa? Sono uno scemo? Non sono in grado di prendere questa iniziativa? Penso a un'altra? Vorrei baciarti ma non voglio ingannarti?, le riflessioni di Benji prendono vita in un batter d'occhio, confondendolo sempre di più. «Ascolta. Il biglietto dice: kiss or dump. Ecco, io... Per me...», dopo ulteriori altri tentennamenti, prende la sua decisione. E ne è anche abbastanza convinto, per una volta.
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    «Per me non è nessuna delle due. Non voglio baciarti solo perché me l'ha detto un biglietto... Né tanto meno la seconda volt...», non fare la femminuccia, Bellow. Ricomponiti. «Penso che dovremmo uscire. Di nuovo. Ecco, per me è più un... Un date, se ti va.», dimmi che ti va. Dimmi che non ho fatto la figura del deficiente. Subito dopo aver avanzato la proposta, il bigliettino di Benji si trasforma in una moneta. Il passo successivo della caccia al tesoro è chiaro: esprimere un desiderio e lanciarlo nel pozzo lì vicino. Vorrei che tutta la confusione che ho in testa svanisse. Vorrei soltanto sapere cosa fare, per una volta. Lancia la moneta quasi contemporaneamente a Weed, per poi attendere che risalga un secchio dal fondo del pozzo, con all'interno l'indizio successivo. No, un attimo, non è un indizio... La persona con cui Wednesday Mortimer avrebbe voluto partecipare al ballo è... «Oh no.», dice soltanto. Non ha neanche finito di leggere la volontà di Weed, subito distratto dalla monetina di lei. Sa già cosa troverà scritto. «Veronica è... Lei è... Insomma, lei è la mia migliore amica.», ammette, non avendo altra scelta. Meno male che avevo desiderato che la confusione svanisse, eh... «Posso... Spiegare. Se vorrai ascoltarmi, insomma... E poi volevo dire che... Questo non cambia niente... Vorrei ancora uscire con te. Insomma, se vuoi anche tu...»

    Interagito con Weed. Citati Tommy, Veronica e Bobbie.

     
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    Molly Jane Weasley si era sempre sentita dire che, per amare qualcun altro come si doveva, con la giusta forza ed intensità, prima avrebbe dovuto imparare ad amare sé stessa. Se l'era sempre sentito dire - da sua madre, da Arthur, da Albus, da chi la conosceva abbastanza bene e fosse più serrato di lei da parlarne con sicurezza - ma non si era mai ritrovata a dover effettivamente applicare il consiglio, più che saggio: non ce n’era mai stato bisogno. Era sempre stata dunque pigra nell’amarsi, pigra nel trovare un modo di piacersi, pigra nello smussare le parti peggiori di sé, sempre lontana quindi dall’accettarsi in ogni suo difetto, nel compiere l’estremo e definitivo atto di trovare pace con il suo riflesso. Perché e per chi sarebbe dovuta cambiare, in fondo? Poteva continuare a comportarsi come la bambina immatura che non aveva mai smesso di essere, non avrebbe infastidito nessuno perché nessuno aveva alte aspettative su di lei, non avrebbe causato danni a terzi se non a sé stessa. Certo, probabilmente ne aveva causati senza accorgersene, probabilmente i suoi genitori avrebbero potuto insistere meno ed allora lei non si sarebbe potuta sentire un totale fallimento nella difficile missione di guardarsi allo specchio e piacersi un po’, e magari renderli orgogliosi come in fondo sapeva che meritassero. Ma era sempre stata l’opposto di ciò che si aspettavano da lei: una ragazzina con qualche problema di troppo e l’assoluta incapacità di migliorarsi in maniera lineare, raggiungendo soltanto piccoli e silenziosi traguardi, a poco a poco, nell'apparentemente impossibile missione di convivere con il suo cuoricino tormentato. Aveva infatti perfino smesso di provarci, finché Iago Turner non aveva fatto irruzione nella sua esistenza. Era stato talmente veloce ed inaspettato, il progredire del cambiamento, che anche allora non avrebbe potuto spiegarlo con la chiarezza che contraddistingueva il suo modo di esprimersi: si era ritrovata a voler cambiare senza troppo sforzo. E lo si poteva notare a partire dalle piccole cose: aveva smesso di tentare di nascondersi, aveva smesso di chiudersi in sé stessa, aveva smesso di rimpiangere la MJ esplosiva che aveva smesso di essere durante il lockdown, ed era tornata ad esserlo. Aveva smesso di pensarci, era tornata a farlo. Aveva smesso di retrocedere, era tornata a progredire. Lentamente, in modo quasi impercettibile, ma già facendo riflessioni al riguardo, aveva iniziato a rimettersi in gioco. Desiderava profondamente ed ardentemente diventare la persona che Lui aveva descritto in cinque atti poco prima e che tanto non si sentiva di essere, lei, così piccola, così incapace di innalzarsi e ambiziosa di cieli immensi ed inesplorati, stava imparando a lasciarsi andare con una facilità che mai avrebbe potuto prevedere. Quegli occhi nocciola illuminati da qualcosa di più delle semplici luci della ribalta di quella sera, che la guardavano come nella vita si guardano le cose più belle ed amate, le stavano insegnando che nel suo cuoricino arido e trascurato c’era ben più che scetticismo e paura. C’era amore, tantissimo amore e reale intenzione di condividerlo con Lui, con gli altri, anche con chi non aveva pensato mai di poter scambiare una parola. Innamorandosi di Iago Turner, MJ Weasley si stava rinnamorando della vita che la circondava ed anche delle difficoltà che appesantivano la sua realtà, perché quell’amore che le faceva impazzire il petto, le stava dando la forza di essere quella persona che avrebbe dovuto essere da sola. Con Lui, sentiva finalmente quella completezza che non aveva mai nemmeno sperato di raggiungere. Con Lui, aveva smesso di sognare l'amore e stava iniziando a viverlo. « Probabilmente vedi molto più di me di quanto sia in grado di vedere io. » Sorrise, MJ, mentre un pallore rossastro indesiderato le andò a colorare le guance lentigginose e lei avrebbe voluto dirgli che no, si sbagliava: chiunque se ne sarebbe accorto. Avrebbe voluto dirgli ancora che quegli occhi castani enormi le scaturivano sensazioni ed emozioni che non poteva controllare, alle quali assisteva senza poter dire o far nulla, inerme ed impietrita, vittima di tutte le conseguenze a cui avrebbero inevitabilmente condotto. Se avesse potuto, forse si sarebbe detta di fare qualche passo indietro, di essere razionale, di salvaguardarsi. Buttarsi nelle braccia di Iago poteva sembrare la cosa più semplice e naturale della terra, ma era anche rischiosa: si esponeva a tal punto da rischiare di non essere più capace di tornare indietro, a quando era forte nelle sue debolezze. Ora il sistema si stava ribaltando: stava diventando debole a causa delle forti consapevolezze acquisite, che scaturivano da quell'amore che si poteva leggere sulle sue labbra sorridenti, sui suoi occhioni sognanti, su quelle gambine che facevano fatica a mantenere stabilità, mentre tutto il mondo smetteva di girare. « Io ho pensato che fossi bellissima e che fossi speciale. Sei rimasta a parlare con me, non hai avuto paura, quindi o eri incredibilmente coraggiosa o folle. Ma da quando ti ho visto, non ho fatto altro che pensare a te, al tuo sorriso, al tuo viso sulla mia spalla, al tuo profumo. » Si morse il labbro inferiore, senza riuscire a cancellare quel sorriso che faceva capolino incontrollato sul suo viso. Lei bellissima non ci si sentiva e non era mica un modo per ricevere complimenti: si era sempre sentita un tipo che poteva piacere, non bellissima come tutte le volte che Iago le stava dicendo che fosse. Sarebbe stato più facile forse metterlo al corrente delle sue insicurezze, ma era come se, una volta che Lui la definisse in quel modo, quelle stesse paranoie cessavano di esistere all'origine. Era più importante l'essere speciale per Lui, che l'essere bellissima per il mondo. Era più importante che Lui pensasse che fosse coraggiosa, piuttosto che ricordarsi il dolore di aver passato sette anni ad Hogwarts a piangere per non essere abbastanza coraggiosa da non essere finita tra i Grifondoro. Era più importante che Lui non avesse smesso di pensare a lei da quella fatidica domenica, dove un pareggio tra i Falcons e i Cannons, tanto rimpianto, aveva presagito l'inizio di un legame che era stato destinato a compiersi sin dall'inizio; la sentiva, poteva persino toccarla, la mano del destino, in quel gioco fortuito di eventi che l'avevano uniti fino a condurli all'isola di Portland, quella magica sera. Avrebbe rimesso la sua capoccetta testarda e cocciuta sulla spalla di Iago altre mille, mille e mille volte, se ciò avrebbe voluto dire tornare ad essere mille, mille e mille volte lì con Lui, con la sua mano stretta nella presa vigorosa dal ragazzo con gli occhioni da cerbiatto. « Paura? No, non avevo paura quel giorno, perché avrei dovuto? » gli chiese MJ, assumendo un'espressione dubbiosa e curiosa, senza volerlo davvero essere così come magari poteva esserlo sembrata. « Ho avuto paura solo dopo, quando ho iniziato a sentire la tua mancanza - in qualche modo - e temevo di perderti di vista per sempre. Me ne rendo conto solo adesso che te lo sto dicendo. » L'ex Serpeverde assunse un'espressione pensierosa ed un po' buffa. Era molto più controllata di quanto non fosse ingenua, ma stava realmente ricostruendo la progressiva crescita dei suoi sentimenti con Lui, in quel momento. Non aveva provato paura, il giorno del loro primo incontro: al solo ricordo, un sorrisetto si faceva spazio sul suo volto furbetto. « E ho davvero pensato che Arthur fosse tuo marito, ma non parliamo di questa cosa... » Avallò totalmente la richiesta finale nelle parole del ragazzo: dietrofront. Arthur... suo... cosa...? MJ sgranò gli occhi, assumendo un'espressione involontariamente comica, mentre il ragazzo ridacchiava della sua stessa assurda illazione.
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    « Mio... che?! » Assunse un'espressione che esprimeva letteralmente schifo ed errore, guardando per un attimo atterrita nella direzione in cui riconobbe facilmente in lontananza suo fratello Arthur, il quale si stava allontanando verso una meta molto frequentata dai presenti con Karma ed una piccola fatina luminescente. Senza contare che tra i tanti pensieri che abitavano la sua mente non c'era mai stato quello di sposarsi, era curiosa di sapere esattamente cosa gliel'aveva fatto pensare! Ok che Arthurino fosse bellissimo e prestante per davvero, ma lei non lo era abbastanza da sembrare sua sorella? No?? Ma una domanda: Iago fumava? Se sì, quanto? « Cavolo, no!! Che immagine orrenda che mi hai fornito questa sera. È mio fratello maggiore e lo amo tantissimo ma... Merlino, no, no, no! Proprio no » gli disse, unendosi infine alla sua risata fragorosa, immaginando quante ne sarebbero seguite una volta che l'avrebbe raccontato ad Arthur. Stava per chiedergli delucidazioni sensate, quanto si ritrovarono a seguire la fatina nella famosa meta perseguita da suo marito poco prima, mano nella mano. La stringeva, MJ, sperando che quel contatto non sarebbe mai finito; il contatto fu sul punto d'interrompersi quando, sebbene avesse assunto un'espressione del tutto contrariata, si ritrovò a tuffarsi dietro a Iago in un getto d'acqua, che la bagnò da testa a piedi. Si ritrovarono nella grotta insieme, fradici ed ancora mano nella mano. « Devi fare questo sacrificio, mi dispiace. » Aveva appena fatto in tempo a leggere, tardiva e sognante, quando Iago aveva ripreso il filo conduttore dell'ironia che li aveva uniti sin dall'inizio. Sorrise, maliziosamente. « Sarà molto, molto difficile fare questo sacrificio, Iago Turner. » disse, mentre Iago le carezzava delicatamente la guancia e si ritrovò a chiudere gli occhi, per assaporare meglio quel tatto delicato, che la rendeva decisamente elettrica e febbrile. « Sei bellissima, MJ, in tutti i sensi. » « Ma ahimè, credo di potercela fare. » fece in tempo a dire, aprendo gli occhi, prima di richiuderli nuovamente per perdersi in quel bacio che invero non era stato affatto scontato, perché loro - e le circostanze che li avevano condotti fino a quel luogo che avrebbe ricordato per sempre - decisamente non lo erano mai stati. MJ e Iago si stavano scambiando tanto rapidamente tanto affetto da poter sembrare all'apparenza sdolcinati e banali ma, ad occhio attento, sarebbe stato evidente tutto il non detto che c'era dietro tutto quell'amore che non riusciva più a contenersi, ma si stava palesando nei più piccoli gesti, nelle più soppesate parole, nei baci che avevano sempre un sapore nuovo e diverso. In quella grotta ancora e ancora avrebbe voluto baciarlo sempre con più intensità, fino a che rimanesse impresso nelle pareti rocciose, fino a ricordarsi la forma perfetta delle sue labbra carnose. Quella volta fu Lui ad interromperlo, perché MJ non si sarebbe azzardata, mentre percepiva le goccioline d'acqua che calavano dalla fronte alle sue labbra ancora calde. « Penso che la nostra prossima tappa sia il pozzo dei desideri. » disse Iago e lei si abbandonò nuovamente alla sua guida, seguendolo con la sua mano stretta stretta nella sua senza dire una parola, ancora inebriata da quel bacio che poco prima le aveva fatto dimenticare di tutto il resto. « Pronta? » una volta arrivati, MJ guardò dritta nelle profondità del pozzo e per un attimo, una sensazione di spavento la colse da dentro, all'improvviso. Quel nero soffocante era ciò che l'aspettava se non avesse imparato a frenare, presto o tardi, conservando un briciolo di razionalità, sebbene sentisse allo stesso tempo che fosse giusto e necessario anche lasciarsi andare. Doveva trovare un equilibrio e lì, con tutta la forza che gli forniva la sola presenza di Lui, sembrava più difficile che mai. « Mai stata così pronta. » Stava già planando verso il basso, il fondo, l'oscura destinazione verso cui era già partita la sua monetina, che non trascinava con sé alcun desiderio, sebbene la sua espressione non lasciasse trapelare nulla se non un sorriso furbastro. Era tutto troppo bello per rovinarlo con ambizioni sulla sua personale carriera o sul rapporto con suo padre: quella serata con Iago era perfetta così e per la prima volta in vita sua, si sentì meno egoista di quanto non fosse all'ennesima potenza. Desiderava ciò che aveva già, non aveva senso rovinare tutto con qualcosa che non c'entrava assolutamente nulla. « Sono felice di essere qui con te. » disse Iago e così anche il suo biglietto riemerso dall'oscurità: c'era il suo nome sopra. Il suo nome di battesimo, per giunta, scritto bene e tutto il resto. Sorrise. Quando riemerse il bigliettino che apparteneva a lei, indugiò per un attimo e lo lesse autonomamente, dando spazio ad una sorta di suspence. Doveva aspettarselo, Iago, del resto... « Sembra proprio che sia uscito il nome del mio ufficiale e legale marito... » disse sarcastica, prima di mostrargli il suo nome scritto su quel bigliettino che ormai non lasciava ogni sorta di dubbio: Iago Turner l'aveva conquistata, non c'era più niente che potesse fare per negarlo. Felice di quella che ormai era una certezza, MJ azzerò nuovamente le distanze, guardandosi intorno prima di avvicinare le sue labbra a quelle di Iago tanto da sfiorarle. « Non passerà più di una settimana al nostro prossimo incontro. Non sono la migliore con la costanza nel mantenere le promesse, è così: faccio un po' schifo. Ma, da dopo stasera... » gli disse, infilando il suo biglietto con il suo nome nella sua tasca, da dove Lui aveva estratto la monetina poco prima. « ...credo che ogni mio tentativo inconscio di autosabotarmi passerebbe come un'offesa a questa serata magnifica e... » Indugiò ancora un attimo, prima di... « ...a noi. » ...baciarlo un'ultima volta in quel luogo fantastico, in cui finalmente la verità era venuta alla luce da quelle voragini profondissime. Sperava solo di poter riaffiorare con la stessa semplicità con cui l'avevano fatto quei bigliettini complementari, da un'oscurità che altrimenti l'avrebbe condotta molto più in basso di quanto la magia non avrebbe potuto aiutarla a riemergere.


    Interagito con:
    Iago <3 Nominato Arthurino mio
     
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    « Ehy, ciao. Io sono Dory. Credo di essere nel posto giusto, ma al momento sbagliato. » Sorrise come un perfetto ebete, Leo, quando la primogenita di Hermione Granger fece il suo ingresso nella combriccola di ultimi in cui si era ritrovato ad essere, per assoluto e paradossale caso. Lui, che era stato titubante fino all'ultimo se presentarsi a quell'evento ricco di colpi di scena, in cui era sentito di essere fuori luogo sin dal momento in cui ne aveva appreso i requisiti fondamentali: invitare una figura del gentil sesso da prendere sottobraccio, per dimostrare a tutto e a tutti quale fosse il suo prezzo in società. Ma Leonard non aveva quel tipo di ambizioni, aveva smesso di agognare le luci della ribalta che tutti agognavano nel momento esatto in cui aveva comunicato a suo padre, durante il suo settimo anno ad Hogwarts, che non avrebbe intrapreso la carriera che Aidan Lynch aveva tracciato per lui ancor prima della sua nascita. Motivo per cui invero, in quel suo sentirsi ultimo e fuori luogo, riusciva quasi persino a ritrovare il lato più profondo e sincero della sua personalità. Quando il gruppetto parve essere al completo - e meno male, perché dopo Lyra Malfoy, Leo poteva aspettarsi anche Babbo Natale e Satana in persona -, il foglietto che aveva stretto tra le mani si tramutò in un biglietto da visita ancora più inaspettato: una cartomante lo scrutava dritto negli occhi bluastri dal rigido foglietto di carta, come per sedurlo nell'intento di condurlo a sé. Lo girò, leggendo che nella parte opposta era segnato il nome della tenda dove erano stati invitati a procedere lui ed i suoi compagni della serata, altrimenti... beh, altrimenti quel suo terzo occhio vigile non presagiva nulla di buono. Deglutì, mentre un respiro gli morì in gola e tentò di riprendersi, sorridendo alla Weasley dagli occhi incantevoli e l'espressione dolcissima. « È troppo tardi per chiedervi se posso unirmi a voi? O meglio.. Io credo che andrò alla spiaggia. Se qualcuno vuol venire. Immagino sarà.. Divertente. » Oh sì, divertente. Avrebbe voluto andare, certo che avrebbe voluto seguire Dory Weasley alla spiaggia, così su due piedi, senza pensarci due volte. Ma era come se non riuscisse a convincere una parte di sé che, in qualche modo, era stato colpito dallo sguardo intenso della cartomante nel biglietto da visita e, con tutta la noia che in ogni caso presagiva quel tipo di caccia a step lunga e tortuosa, aveva deciso che sarebbe stato interessante levarsi un piccolo dubbio. Per poi magari scoprire che nel suo cuore c'era solo sua mamma, o qualche ovvia conoscenza che sapeva già essere degna di conquistare le sue attenzioni, sicuro. « Allora. Qualcuno si unisce a me? » Sherlock annusò il bigliettino che Leo stringeva con la mano sinistra, mentre quel sorriso illuminato e cortese, piano piano, faceva spazio ad un accenno di delusione per il conflitto d'interessi. « Vorrei vedere come va a finire prima. Cerco di sbrigarmi, se si sbrigano un po' tutti, ti raggiungo! » disse alla Weasley con un sorriso caldo, prima di sparire tra la folla per primo e dirigersi verso la donna che chissà, magari avrebbe trovato la risposta che cercava nelle linee della sua mano mancina. Fu il primo a ritrovarsi nella tenda della sensitiva, prima che tutti gli altri lo raggiunsero; Sherlock si era nascosto dietro la sua spalla, impaurito dalla figura inquietante e vissuta della presenza in questione. Furono tra i minuti più lunghi della sua intera esistenza: la donna lo guardava dritto e male, come a voler esprimere qualcosa che non riusciva o non poteva dire. Per un attimo gli venne anche la pelle d'oca, dato che Leonard non era in grado di decifrare quegli interminabili attimi di suspence. « Dite al gruppo cosa cercate nel vostro partner ideale. » Chiese lei, mentre Leo aveva già iniziato a pensarci. Fu il primo a trovare il coraggio di aprir bocca, questa volta: nessuno pareva intenzionato a rivolgere parola alla cartomante, che aveva tutto di rischioso e ben poco di rassicurante, sebbene il suo lavoro sarebbe dovuto essere quello di rendere più chiaro il futuro altrui... « Non so, credo... Vorrei mi conoscesse, non mi giudicasse da quel poco che si sa di me in giro, erroneo e nemmeno tanto creativo, se vogliamo dirla tutta... » Fece, guardandosi in giro e regalando sguardi a tutti i presenti, curioso di sapere cosa sarebbe evinto se avesse fatto un giro di domande a tappeto su di lui e cosa si sapesse in giro della sua vita. Sapeva che al College, come ad Hogwarts, i pettegolezzi si muovevano indisturbati e rapidissimi, quindi non osava immaginare quali pregiudizi serbassero loro, ciascuno a modo suo, sulla sua persona. « Dovrebbe andare d'accordo con i miei veri compagni di vita a partire da Sherlock, e capire che ogni mia mancanza sarebbe a causa di un'attenzione che do in più a loro, perché ne hanno bisogno almeno di quante ne darei alla suddetta Lei in questione. » Lo disse con un po' di amarezza e delusione nella voce: era la questione più spinosa da affrontare, per quanto riguardava la sua illusoria lista dei desideri. Mai nessuna donna avrebbe lasciato che lui potesse mettere al primo posto le creature magiche, l'aveva provato sulla sua pelle in passato diverse volte. Prima o poi tutte se ne sarebbero uscite con "non mi dai abbastanza attenzioni", "non sono la tua priorità", "è più importante un Ippogrifo di me" eccetera, eccetera. Era giunto anche il momento di farci il callo. « Non dico che debba essere necessariamente bella, vorrei solo che al suo aspetto corrispondesse una gentilezza d'animo... » Terzo punto, che era vero, se solo... « D'animo? » chiese la sensitiva, con tono provocatorio ma deciso. « Okay, okay: ho i miei canoni. Ma non deve essere, sai... Barbie, non necessariamente » ammise infine Leo, non smentendo affatto la sua affermazione precedente. Era vero, dannata signora delle carte! Non doveva essere Miss mondo magico, era più importante che avesse un buon cuore, per quanto lo riguardava. Certo, poi non si ritrovava mai a guardare foto di signorine sotto un certo standard, ma comunque... era davvero importante ciò che aveva elencato, perché non sarebbe mai andato d'accordo con un individuo petulante e borioso come poteva essere, ad esempio, Lilac Scamander. Certo, era stupenda, bella da mozzare il fiato giusto da qualche anno, ma non corrispondeva proprio al modello che aveva in testa quando pensava ad un cuore gentile, generoso ed ammirevole, insomma. Mentre aspettava le risposte di qualche altro compagno di solitudine, iniziò a tirare di nascosto la coda di Sherlock che, ingenuo, si voltava a guardare chi gliel'avesse strizzata, senza definire lucidamente che si trattava sempre del suo simpaticissimo amico umano. Si stava annoiando, Leonard! Voleva sapere la risposta il prima possibile! Quando finalmente tutti risposero all'ideale quesito della strega, una fatina li condusse verso la spiaggia, tentando più volte di condurli sul percorso sbagliato. Fortunatamente non ci fu bisogno che Leonard intervenisse, dato che c'erano due ragazzini più giovani e più curiosi di lui di conoscere quella verità obsoleta che muoveva il suo animo, che l'avevano già convinta con la propria retorica a procedere sulla retta via.
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    Quando arrivarono sulla spiaggia, intravide Dory da lontano e le sorrise, ancora. Aveva scelto di disertare la caccia al tesoro, ma sembrava che lui fosse destinato a trovarsela davanti ovunque andasse. Avete trovato qualcuno che vi interessa, all'interno di questo gruppo?, fu la scritta che apparve magicamente sul bigliettino appena furono intorno ad un falò. Non riusciva a togliersi quel sorriso ebete sul viso, dunque scrisse "sì", senza andare troppo nel dettaglio. Ormai voleva solo finire la caccia il prima possibile e non lasciarla incompleta, per godersi il resto della serata in buona compagnia. Era curioso di sapere cosa avesse scritto Lyra, giusto per farsi i fatti della presenza più chiacchierata del gruppo, che decisamente rendeva curiosi tutti gli astanti. Era già assurdo che una come lei si trovasse in quel gruppo, figuriamoci se avessero scoperto che il suo cuore apparteneva a qualcuno! Forse gli altri già lo sapevano e soltanto Leo non si era interessato troppo in passato, ma soltanto ora che ce l'aveva davanti... chissà. La monetina che apparve, inaspettata e silenziosa, al posto del bigliettino nella sua mano, fu una sorpresa: si ritrovò a spostarsi con un gruppetto verso il pozzo dei desideri, mentre Sherlock si rubava un lembo della sua camicia per scaldarsi, dato che il luogo dove si dirigevano si faceva sempre più freddo. Mentre si avvicinava lentamente al pozzo notò subito Lily, intenta a baciare James Potter proprio in quell'esatto momento. Quando la intravide da lontano dalla posizione in cui si trovava, non poté far altro che strizzare gli occhi, abbassare poi lo sguardo e dirsi di tornare a concentrarsi sul percorso che aveva quasi portato a termine. Mancava poco ed era libero. Chiuse gli occhi, attento a captare il suono sordo che fece la moneta sul fondo del pozzo. « Vorrei che questo bacio arrivasse all'orecchio di mio padre, così smetterebbe di stressarmi l'anima. » disse sottovoce a Sherlock, riferendosi al già chiacchieratissimo e sbirciatissimo bacio tra il boccino d'oro dei Cannons ed il cercatore dei Falcons. Era una bugia: mentre chiuse e strizzò gli occhi, ne espresse un altro che non disse ad alta voce, nemmeno al suo migliore amico peloso. Ridacchiando ai desideri dei compagni, si accorse che i due cercatori lasciarono orfano il pozzo della loro presenza e Leo li scrutò finché non furono usciti, mentre piano piano il secchiello risaliva con il suo bigliettino. Lo afferrò, aspettando pochi secondi prima di aprirlo. « Vuoi sapere, eh? » chiese a Sherlock che si muoveva impaziente sulla sua spalla. Sorrise, aprendolo. Lesse. Un attimo, deve esserci un errore. « E chi l'avrebbe mai detto. » disse atono, senza saper più cos'altro aggiungere. Rimase fermo. Immobile. Impassibile. Il sangue gli si gelò nelle vene, ed improvvisamente la sua temperatura corporea divenne inferiore a quella del luogo roccioso, da temperature sotto lo zero. Non riusciva a muovere la mano che stringeva il pezzo di carta, come se avesse paura di accertarsi che ci fosse scritto quel nome. Doveva esserci un errore, come poteva essere? Dannate fatine, dannata magia, dannata curiosità. Per un attimo, fu indeciso sul da farsi: ogni cosa gli sembrò sbagliata, come se si sentisse sul punto di farsi scoprire, come se gli altri avessero potuto leggere in faccia il nome della persona con cui Leonard Lynch avrebbe voluto essere a quel dannato ballo. In quel momento, in quel pozzo, solo con la sua rivelazione, avrebbe voluto soltanto sparire. Si diresse per inerzia dove da lontano vide Lympy, la sua migliore amica, non più intenta a scambiarsi un bacio con il maggiore dei Paciock. Le si avvicinò lentamente, per poi sussurrarle. « Lympy, lo lascio a te. Leggi » Sarebbe stata sconvolta quanto lui? « Non so cosa farmene. Ti auguro una buona serata, saluta Peter e... non dire niente a nessuno, finché non avrà un senso. Se mai avrà un senso. » e disse Leonard infine, prima di abbandonare il ballo ed anche ogni aspettativa che s'era fatto sui sentimenti che attanagliavano il suo cuoricino da leone, apparentemente più incasinato di quanto avrebbe mai potuto immaginare.

    Interagito con:
    il gruppetto dei single, Dory et al fin siamo giunti, Lympy. nominati: Lily e James. e se n'è fuggito perché ahimè, è distrutto.


    Edited by killology - 14/8/2020, 13:01
     
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