{MAIN EVENT} A Midsummer's Night Dream

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    Portland Summer Camp | 21 giugno | Ore 21. Il Ministro della Magia in persona aveva deciso di presenziare all'evento, e quest'ultimo era stato aperto a tutte le componenti del mondo magico. Al di là delle tradizioni che avevano coinvolto i giovani, gli inviti per il Midsummer Ball avevano bombardato le caselle postali di ogni strega e mago del Regno Unito. Una festività quella, che sembrava segnare un nuovo inizio per tutti, e un modo per il nuovo governo, per affermare la sua volontà di procedere in maniera diversa dai loro predecessori. Tutti i professori di Hogwarts erano stati coinvolti nella sorveglianza, così come molti Auror che aveva dato la loro disponibilità per occuparsi della logistica e la sicurezza dell'evento. Il posto non era stato scelto casualmente; Portland rappresentava una vecchia ferita per molti. Era il luogo in cui tre anni prima, molti dei ragazzi che ora presenziavano come semplici invitati, erano stati imprigionati, senza la possibilità di tornare a casa per riabbracciare le loro famiglie. [NB. Per maggiori informazioni consultare qui e qui le info presenti sul periodo giugno 2017] L'isola di Portland, da tempo abbandonata, era stata rimessa a nuovo. Le casette che un tempo avevano ospitato i giovani studenti in età di Hogwarts, ora erano state ristrutturate, e l'interno paesaggio collinare era stato bonificato e rivalorizzato. Nel corso del mese precedente, erbologi esperti si erano occupati di curare la vegetazione della zona, fertilizzando le terre rimaste quasi del tutto spoglie in seguito all'abbandono totale dell'isola, ormai celata agli occhi dei babbani da centinaia d'anni. La magia aveva fatto sì che un bosco fitto, crescesse tra le casette, i laghetti sparsi lungo gli unidici chilometri quadrati di terre emerse, sono tornati a prosperare, e diverse creature magiche hanno ripreso ad abitarla. Folletti, fatine e sirene hanno ripreso a calcare quelle terre maledette, divenute nella memoria di molti, una delle pagine di storia più tristi e degradanti del Regime. Ora era un ambiente boschivo, colmo di alberi fruttiferi, fiori ed erbe magiche. Attorno alle spiagge dalla sabbia bianca, diverse sirene saltellavano ridendo e cantando, in attesa di un qualche solitario marinaio da attirare nelle loro trappole, mentre le onde di un mare calmo e limpido cullavano l'atmosfera elettrica della nottata di Mezza Estate. Nell'ampio spazio boschivo della festa, organizzato su tutta l'area del campo estivo, diversi tavoli imbanditi con prelibatezze di ogni tipo avrebbero tenuto compagnia agli invitati. Non mancavano dolci, stuzzichini, e bevande alcoliche per chiunque avesse più di diciassette anni. Non mancava neanche il banchetto di Strega Moderna, sponsor ufficiale della festa, e quello del giornalino scolastico, così come diverse attività tra cui lo stand del photobook e persino una tenda in cui una divinatrice dalle doti non indifferenti, offriva per una falce la possibilità di farsi leggere la mano. I più fortunati, avrebbero scoperto, durante la serata, che un Pozzo della Verità avrebbe rivelato loro verità illuminanti, oppure in alternativa, scomode; ma per questo, avrebbero solo potuto attendere il momento giusto, e forse, fare anche la domanda più adatta.
    Poco dopo le nove, quando ormai tutti gli invitati erano giunti, Alexander Crane, Ministro della Magia, prese posto sul palchetto su cui, durante la serata, diverse orchestre si sarebbero susseguite, con al seguito tanto Pius Bauldry, quanto l'elegante presenza di Angelica Stewart, sua seconda in comando. Tutti e tre sembravano estremamente distesi e in perfetta sintonia con la serata. Che intendessero godersi a loro volta la festa era più che evidente, considerata tra l'altro la presenza dei loro rispettivi consorti. « Buonasera a tutti e benvenuti. Io e i miei colleghi non intendiamo tediarvi troppo a lungo. La scuola è finita da meno di una settimana e scommetto che tutti voi volete solo godervi una serata piacevole. » Qualcuno ride e dalle retrovie, tra gli adulti si sente un palese "Anche noi" che risveglia l'ilarità del Ministro. « A quanto pare non siete gli unici, ragazzi. Comunque - ho chiesto al Preside Bauldry di concedermi qualche minuto poiché non abbiamo ancora avuto modo di incontrarci di persona. E' un grande onore per me fare la vostra conoscenza e partecipare per la prima volta dopo tanti anni a un evento della nostra secolare Hogwarts. » Compie una pausa tempo in cui scruta le personalità presenti nelle prime file radunate attorno al palco. « Vorrei ringraziarvi per l'entusiasmo e la fiducia con cui avete accolto questa iniziativa. So che non è facile per voi, ma noi faremo di tutto per darvi modo di riappropriavi dei vostri spazi, e insieme - noi e voi - ci riapproprieremo delle nostre tradizioni, tradite nel tempo a più riprese da interessi mirati e meschini. Vorrei riuscire in qualche maniera a esprimere la mia gratitudine nei vostri confronti, non solo per il modo in cui avete accolto le iniziative del Preside Bauldry, ma anche per il modo in cui vi siete comportati durante le ultime settimane. Siete stati onesti, corretti e disciplinati, seguendo le indicazioni degli Auror che hanno fornito la sicurezza per gli eventi, e dei professori che vi hanno seguito passo passo durante queste settimane di festa. » Si scioglie in un caldo sorriso, Alexander Crane, che rivolge a ciascuno di loro. « Ciò mi fa ben sperare, ragazzi miei. Significa che siete pronti, e che, se continuiamo ad impegnarci per voi, farete molto meglio di quanto abbiamo fatto noi prima. Grazie di darci un motivo valido per cui lottare e fare sempre di meglio. In cambio, per stasera, ci sentiamo di restituirvi qualcosa che non vi siete mai goduti fino in fondo. Da stasera e per tutti gli anni a venire, Portland Summer Camp diventerà un villaggio aperto a tutti i giovani che cercano una destinazione estiva per le loro vacanze, per tutti gli studenti in difficoltà che avranno bisogno di corsi intensivi estivi, e per tutti coloro che, anche quando le candele di Hogwarts si spengono per i tre mesi di stop, cercano una casa lontana da casa, così come un posto in cui passare del tempo coi loro coetanei. » Rivolse di conseguenza un cenno del capo alla platea con estremo rispetto e solennità. « Grazie e buon divertimento. » Tutti applaudirono all'unisono mentre il Ministro stringeva le mani dei suoi collaboratori, ritirandosi verso una zona privata della festa. A quel punto sul palco salì una ragazza rossa, grandi occhiali e un sorriso decisamente poco raccomandabile. « Buonasera a tutti, io sono Jean Harbor, responsabile editor di Strega Moderna. Ci tenevo a ricordarvi che durante la serata annunceremo il Re e la Regina di Maggio. Le votazioni inizieranno a breve, ma in tanto vi ricordo che potete in qualunque momento lasciarci un messaggio al banchetto lì in fondo, oppure mandarci i vostri pronostici e commenti via dm o di persona. Continueremo a ripostare le migliori foto e le vostre soffiate per tutta la durata dell'evento. Se volete esserci, ricordatevi l'hashtag #midsummernightsdream. Grazie per l'attenzione e buona serata! » La vocetta nasale della ragazza si interruppe, e a quel punto la serata poteva iniziale, con il primo quartetto d'archi che scandiva l'inizio del primo ballo.

    nb: leggere attentamente in spoiler
    Riassunto: On game ci troviamo al 21 Giugno. La scuola è finita da un paio di giorni, il tempo dato agli studenti di tornare dalle proprie famiglie e sistemarsi. A loro disposizione sono state messe passaporte situate in vari punti strategici, le quali saranno attive ogni quarto d'ora a partire dalle otto e mezzo di sera. L'inizio ufficiale della festa è fissato per le 21.00 e il dress code è semi-formale estivo (eleganti, quindi, ma non eccessivamente sfarzosi). Per la descrizione dell'ambiente leggete bene il post, ma tenete conto del fatto che in generale è abbastanza boschiva, con lucine e fiori ovunque, piccole creature magiche dei boschi (folletti, fate etc) lasciate libere a scorrazzare e cose del genere.
    Per i post potete tararvi come più preferite. Chiaramente i post corti sono più funzionali alla velocità e allo svolgimento delle diverse interazioni, ma ciò non toglie che a volte potrebbe risultare difficile contenersi quando bisogna rispondere a diverse persone nello stesso post. Quindi insomma..fate come vi pare.

    Scadenze: Per questo primo giro di entrata ci sarà tempo fino a mercoledì 17/06. Dopodiché si passerà al secondo giro, che prevede una caccia al tesoro a coppie e una anche per i nostri amati single. Per i dettagli stay tuned <3

    Punti di cui tener conto:

    1. Strega Moderna ha un banchetto tutto suo alla festa. Lì potrete farvi fare una foto ricordo (potete mandarci in privato foto del vostro pg oppure aesthetic che volete far ripostare dall'account wiztagram di SM) e, quando sarà il momento, lasciare il vostro voto nell'urna di elezione per il re e la regina del ballo

    2. Tra le creature lasciate libere ci sono, appunto, le fate. Ne troverete diverse, e potrete usarle nei vostri post a piacimento. Alcune tenderanno a fare dispetti e creare situazioni imbarazzanti/divertenti, altre si innamoreranno perdutamente di un essere umano e lo seguiranno ovunque, altre ancora cercheranno di far scoppiare l'amore tra due persone e così via

    3. I professori che hanno dato la propria disponibilità sono presenti all'evento per controllare che tutto fili liscio e che le regole non vengano infrante

    4. Il punch è stregato. Nel senso che se verrà messo nel bicchiere di un maggiorenne, sarà alcolico, altrimenti no. Ciò impedisce dunque di far ordinare una bevanda alcolica da un maggiorenne per un minorenne. Ricordatevi comunque che la maggiore età nel mondo magico è 17 anni e che, chiaramente, i furbetti che si portano l'alcool da casa esistono sempre. Tenete giusto in conto questa regola per conformità all'ambientazione

    5. Ragazze, NON indossate corone di fiori. Questo è un punto che gli organizzatori avranno esplicitato più volte. Di corone, stasera, ce ne saranno solo due *schiocco di dita in formazione z*

    6. Tra le altre cose troverete un pozzo dei desideri e il banchetto di una strega che si offrirà di leggervi la mano



    Cenni culturali: Un proverbio svedese dice: "la notte del Midsummer non è lunga, ma prepara molte culle da dondolare". Una mentalità ormai sorpassata, quella che associava il Midsummer a sposalizi e concepimento di bambini. Tuttavia, di quella mentalità, è rimasta sicuramente l'aura romantica della festa, così come l'idea della fecondità della natura. Per maghi e streghe, questo è uno dei momenti più importanti dell'anno: le erbe raccolte avranno gli effetti migliori e gli stessi poteri magici del singolo risulteranno decisamente più vigorosi. Una tradizione molto antica voleva che si raccogliessero sette fiori differenti, da mettere sotto al proprio cuscino nella vigilia del Midsummer: così facendo, si dice che questi avrebbero portato in sogno all'interessato il suo vero amore.



    Edited by blue velvet - 11/6/2020, 17:47
     
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    Per gli uomini, ogni evento era semplice da affrontare a livello di vestiario. Che si trattasse di una serata di gala, di una festicciola tra amici o di un ballo semi-formale, di solito tutti ricadevano nelle stesse tre o quattro scelte a disposizione per il pubblico maschile. Albus, che di suo era sempre stato un tipo sobrio quando si trattava di buttarsi qualcosa addosso, non aveva fatto eccezione. Aveva preso una camicia bianca leggera, arrotolandosi le maniche fino al gomito e lasciando circa la metà dei bottoni aperti sul petto, abbinando poi il tutto a un semplice paio di pantaloni scuri. Et voilà. Lasciati quindi i bambini alla cura di Molly e Arthur Weasley - che tanto avevano insistito per tenerli un po' anche loro, qualche volta - il giovane Potter si era avviato alla volta di Hogsmeade. Per prima cosa era passato dal fioraio locale, doveva aveva acquistato il corsage che più aveva trovato elegante: semplice, non eccessivamente vistoso, e con un'orchidea proprio come piaceva a Mun. A quel punto si era diretto spedito verso casa di June. « Ci sta la fila? » chiese ironico, adocchiando un Samuel Scamander in arrivo. Quando furono più vicini, diede una pacca amichevole sulla spalla del ragazzo. « Quindi ho saputo che il patronus ti ha trovato, l'altra sera. » Sciabolò le sopracciglia, allusivo. « Furbe le cuginette. » Quel loro piano, Albus non lo aveva ancora capito del tutto, ma dal racconto gli aveva immediatamente ispirato una certa simpatia. Tra una chiacchiera e l'altra, i due ragazzi suonarono al campanello, facendosi aprire la porta per assistere all'entrata in scena trionfale delle dame tirate a lucido. Un ampio sorriso andò a disegnarsi sulle labbra di Albus alla vista di Mun, alla quale si avvicinò per infilarle il corsage al polso. « Per rimanere nel tradizionale, no? » Le scoccò un veloce occhiolino, chinandosi in avanti per stamparle un bacio sulle labbra e commentarle più a bassa voce « Sei bellissima e.. » sospirò, annuendo tra sé e sé a palpebre strette, come se stesse constatando qualcosa che lui stesso trovava strano « ..questo è il nostro primo ballo insieme. Ci credi? » Io no. Mi sembra di stare insieme a te da sempre. Si voltò quindi verso June, sorridendole radioso. « Complimenti anche alla signorina Rosier comunque. Stai benissimo, June. »
    Una comitiva allegra, quella che si formò dunque nel raggiungere la passaporta che li avrebbe portati a Portland. Una volta arrivati a destinazione, lo sguardo del ragazzo andò subito a cercare quello della compagna, cercando di carpirle dal volto una qualsiasi reazione riguardo l'ambientazione. Tanto lui quanto gli altri Senior e Caposcuola si erano impegnati molto nel rendere quella festa speciale, anche e soprattutto a livello visivo. L'idea era stata quella di dare l'immediata impressione di un boschetto fatato uscito da qualche favola per bambini. « Ti piace? » chiese di getto, incapace di trattenere l'eccitazione e l'orgoglio per quel risultato. Al proprio braccio, la guidò lentamente per l'ambiente, indicandole questo o quest'altro punto. « Mi dispiace un po' che i bambini non possano vederlo. Secondo me lo avrebbero adorato. Tra le fatine, i folletti...Jay e Lily sarebbero impazziti completamente. » Riusciva a figurarseli vividamente, quei due che scorrazzavano dietro a qualche creaturina nel tentativo di acciuffarla. Ma quella serata non era adatta a bimbi della loro età, dunque, un po' a malincuore, Albus aveva dovuto lasciarli ai nonni. « Comunque trovo molto interessante la scelta del vestito..per inciso. » disse ironico, guardandola di sottecchi mentre si metteva in bocca una tartina al salmone. Ancora più interessante dato ciò che ti aspetta più tardi, amore. Le sorrise, dandole un buffetto sul capo prima che Alexander Crane cominciasse a parlare.
    Dopo l'applauso di rito, la musica cominciò a risuonare nell'ambiente, portando il giovane Potter a porgere eloquentemente la mano alla propria ragazza. « Il primo ballo è un'altra pietra miliare che ci manca, da quel che ricordo. »

    Interagito con Sam, Mun e June




    Edited by psychomachia - 14/6/2020, 18:07
     
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    Ha organizzato tutto nei minimi dettagli, Emilia — non pensava di riuscire a mantenere il silenzio così a lungo, l’impazienza si è fatta strada in ogni sua giornata, che per mesi le è parsa identica alle precedenti.
    Carol è contenta che la sua bambina sia tornata — Emilia spesso pensa di essere più il suo bancomat che la sua bambina, ma non le importa. Appena tornata da Berlino, all’alba di Gennaio, aveva perfettamente letto tra le righe, in parte anche perché Carol Berker non è mai stata capace di mezze misure — Andrew le ha dato quanto pattuito, ma Carol si sarebbe volentieri presa tutto il braccio. Deve ammettere che, però, tutto sommato, l’affetto esuberante e frivolo di sua madre le è mancato, soprattutto nei suoi giorni buoni.
    E questo è un buon giorno, questo ventuno giugno, perché può finalmente tornare alla carica.
    Comincia a prepararsi ancora nel primo pomeriggio, ripassando le regole fondamentali che ha già stilato da tempo — ceretta, doccia, capelli, unghie, trucco, vestito —, accompagnata da Carol, che le fa piovere addosso complimenti come nel bel mezzo di un uragano.
    «Come ti sta bene questo colore, Emilia», le ripete, mentre fa scivolare le mani sulle pieghe dell’abito per lisciarlo. Aveva pensato ad un look più da dea greca, ma l’ha scartato — in fondo, ha bisogno di far recepire a tutti il messaggio che è tornata, e non intende farlo senza rumore.
    Berlino è stata una divertente parentesi nel bel mezzo della vita reale, questo è ciò che deciso di dire a chiunque avrà intenzione di chiederlo. Articolerà un discorso su come, in fondo, il piano era sempre stato quello di tornare.
    Non ha detto che si trova in Inghilterra nemmeno a Mun — è stata attenta a non far trapelare una minima informazione, di mantenere un silenzio stampa lungo sei mesi. Infatti, il crollo dei social della scorsa primavera le è stato utile, le ha tolto perfino la tentazione di postare una storia fugace.
    Un grande ritorno, e lo vuole, lo vuole davvero. È la prima volta da tanto tempo in cui, anche se Mun sarà presente, il principale e studiato obiettivo di Emilia non è solo lei.
    Non ha idea dell’effetto che le farà rivederla — se lo chiede ormai da giorni, nonostante, quando possibile, abbia sempre mantenuto un contatto via messaggio, o gufo. È curiosa, a dir poco trepidante, anche se non sa il perché.
    Si guarda allo specchio, Emilia, quando Carol esce dalla sua stanza per andare a prenderle la collana. Il suo riflesso le rimanda la figura luccicante di quella che sembra ancora una ragazzina — il suo mondo si è focalizzato su quando ha compiuto diciassette anni, e da lì non è più voluto andare avanti — nessuno ha mai osato ricordarle che ne abbia venti, e l’adolescenza l’abbia ormai abbandonata da un po’, perché nell’aspetto, nel comportamento e nel modo di fare, Emilia è volutamente rimasta Peter Pan. O Trilli, un ruolo che le è sempre calzato addosso.
    Un’ultima occhiata allo specchio, si aggiusta il rossetto bordeaux, prima di girare sulle Manolo nere e prendere la borsa — dagli un bello spettacolo.

    Rimettere piede sull’isola di Portland ha rievocato una leggera pressione alla bocca dello stomaco, per quanto sia stata tirata a lucido per l’occasione — una mossa intelligente, quella del nuovo Ministro, ma Emilia deve ammettere di essere già stata convinta dall’aria da daddy, o così ha detto a sua madre. Emilia ha scacciato la brutta sensazione sul nascere, ripetendosi fermamente che deve essere una serata memorabile.
    Solo qualche attimo prima di mettere mano alla passaporta, Emilia è passata all’importantissimo punto della sua lista: postare una foto per avvisare all’ultimo minuto del suo imprevisto arrivo. Tutti la credevano a Berlino, nessuno se lo sarebbe potuto aspettare — infilato il telefono nella pochette con un sorriso sardonico, avanza verso uno dei numerosi tavoli per prendere un drink da sorseggiare durante il discorso di Crane, prima, e quello di Strega Moderna dopo.
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    Si muove sul posto, Emilia, scambia il baricentro da un piede all’altro nascondendo un sogghigno dietro al bicchiere — ha già lanciato qualche saluto qua e là, facendo presto ricognizione. Quella che non vede da nessuna parte, però, è Mun — tenta perfino di scovare Albus, o chiunque abbia i capelli abbastanza rossi da essere un Weasley, ma senza fortuna.
    Una chioma bionda ed un fisico statuario, però, richiamano la sua attenzione — Emilia alza appena il sopracciglio, lo sguardo puntato verso il fondoschiena della ragazza, che aggira, avvicinandosi in modo che possa vederla. Alza il bicchiere in segno di brindisi, concludendo con un paio di falcate il poco che la divide dall’altra.
    «Miss Malfoy», un sorriso, piuttosto compiaciuto, «Vedo che abbiamo sempre gusto nel vestire, e che sappiamo ancora dominare il campo», scherza. Conosce Lyra da parecchi anni, anche se non sono mai state veramente legate — si sono sempre rispettate, a tratti invidiate, forse, hanno passato qualche serata insieme, ma non si sono mai tolte il saluto. In un certo senso, Lyra è sempre stata quella conoscenza con cui è sempre andata d’accordo, con cui si è divertita, ma che non è mai sbocciata in null’altro. «Come stai, Lyra?», piega appena il capo, ripassando mentalmente ciò che dovrà poi dire a sua volta su Berlino, «Non è che se vedi Mun mi avvisi?», domanda, poi, dandosi un’altra occhiata intorno.


    Citati: Mun, Albus (#skusacinontiodiamokosìtanto); interagito con: Lyra, salutato con cenni vari chiunque voglia; se la conoscete o anche no ogni GOSSIPPE è bene accetto, questa è sparita sei mesi dai social e si pensava fosse tipo annegata in un pozzo a Berlino, cià <3
    In più, ha postato una foto appena prima di arrivare all'evento.
     
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    « Ok.. pronte? Tre.. due.. uno.. » Abbassa la zip della custodia bianca in cui il sarto le ha consegnato il vestito e lascia che le tre ragazze le diano un parere. E' stato estremamente facile sentirsi a casa nell'appartamento di June, Olympia e Daphne. Nonostante conoscesse poco e niente la Baker, l'aveva presa subito in simpatia. Quanto alle altre due, una era sua cugina, l'altra era la sorella di Albus; insomma, giocava in qualche maniera in casa. Dato loro il tempo di esprimersi, lo sguardo era corso in direzione di Olympia. Quel maledetto vestito era a lungo intercorso tra loro due; alla fine, Mun ha capito che non sarebbe mai stata in grado di superarne il trauma a meno che non lo avesse recuperato. La salma era rimasta stipate in soffitta per un anno preciso, ma poi, non appena la notizia del Midsummer si era sparsa, Mun non aveva avuto dubbi su cosa avrebbe indossato alla festa. Aveva dedicato diverse ore settimanali agli appuntamenti col suo sarto magico di fiducia. Ora il vestito aveva un taglio leggermente differente rispetto all'originale, seppur la sua maestria fosse stata in grado di ricavare e rimettere a nuovo parte dei materiali originali. La parte finale era stata completamente ritrasformata; via lo strascico per permetterle di muoversi facilmente. Al posto di quest'ultimo, il vestito bianco si caricava di colori che andavano via via sempre di più verso le sfumature del fuoco, rese più evidenti da uno spacco vertiginoso. Ma la cosa più particolare era l'effetto magico applicato tra i veli di tulle, che apparivano e scomparivano ampliandosi e rimpicciolendosi, quasi come se, quel tulle subisse perennemente le distorsioni create dalla cenere incandescente di una sigaretta. Non era certo la prima volta che Mun ricorreva alle illusioni per un suo vestito; quello nello specifico tuttavia, era più di un semplice accessorio alla moda. Era un modo per esorcizzare un momento triste della sua vita, che una maledetta app aveva deciso pesino di sbattere in rete senza ritegno alcuno. « Ciò che non sapeva lo Shame, è che le fiamme possono essere estremamente alla moda. » E anche decisamente in tema con la serata. Quello fu il suo unico commento di Mun dopo aver indossato il vestito. Aiutò le ragazze con i preparativi, consigliò loro trucchi che potessero reggere di più nel corso della serata, e le aiutò a decidere le loro acconciature. Il tutto all'insegna di qualche bicchiere di vino e molta musica girl power sparata con l'ausilio di un Sonorus piuttosto ignorante da una radiolina vecchio stampo.
    Il campanello di casa iniziò a suonare abbastanza presto. « Eh no, è troppo presto! Devono aspettare. » Per un po' nessuna aprì, nonostante fossero già pressoché pronte, lasciando di conseguenza i ragazzi ad attendere più del dovuto. Alla fine però, anche l'arte di tirarsela consigliata da Amunet Carrow dovette finire, per non trasformare l'elegante ritardo in maleducazione. Gli occhi di lei si illuminarono appena intravide Albus oltre la porta di casa e quando si vide il corsage sul polso arrossì appena. « Per rimanere nel tradizionale, no? » Non le sfuggì certo la mise semplice ma d'effetto che il ragazzo aveva deciso di sfoggiare per la serata. « Sei bellissima e.. questo è il nostro primo ballo insieme. Ci credi? » « Finalmente scoprirò questo famoso effetto Potter da ballo studentesco. Le aspettative sono molto alte, signor Potter. Attento a te! » Solleva un sopracciglio e strofina il nasino contro il suo mento per poi stampargli un bacio leggero sul petto. L'allegra comitiva partì alla fine insieme - le quattro ragazze e i loro rispettivi accompagnatori. Non poté fare a meno di pensare che Dean Moses fosse estremamente fastidioso e pregò più e più volte di arrivare alla festa prima di urlargli in faccia quanto fosse cafone per aver promosso Betty come Regina di Maggio.
    wzGpoxm
    Portland non era un pagina di storia positiva per Mun, ma nemmeno una del tutto negativa. Ricorda di aver esultato all'idea di non tornare a casa per l'estate, almeno finché non aveva conosciuto il debole che un custode morto in caduta libera sembrava aver sviluppato per le ragazzine appena maggiorenni. « Ti piace? » Portland ora, era tuttavia un ambiente decisamente diverso. Un bosco delle fate, lucciole e profumi incantevoli. « Sembra un'altra Portland. Siete stati davvero.. sopra ogni aspettativa! » Esclama con meraviglia, senza sapere esattamente in quale direzione rivolgere il proprio sguardo. E nel sentir nominare i bambini, l'espressione sembra intristirsi appena. Con quanta devozione aveva decorato Jay i biscotti per i folletti. Ora non avrebbe mai verificato di persona se li hanno mangiati o meno. Una fatina dall'aura purpurea le tirò una ciocca di capelli proprio in quel momento, contraddicendo tanto le parole di Albus quanto il dispiacere di Mun. « Ahia! Mi hai fatto male! » In tutta risposta la fatina le fa la linguaccia e vola via. Mun sbuffa e lo osserva con la coda dell'occhio. « Che ti dicevo sulle fatine? »
    Conclusi i discorsi preliminari del ballo, eccoli quindi dirigersi verso la pista. Mun è elettrizzata. Vive tutto come una prima volta. Quante volte, d'altronde, non hanno fantasticato sull'andare al ballo insieme. « Ti piace quindi.. il vestito. » Lo osserva con attenzione, mentre un sorriso malizioso si insinua sulle labbra di lei. « Ho dovuto fare parecchi cambiamenti per non scartarlo completamente. Era un peccato. Ci avevo lavorato tanto.. » Beh, non io personalmente.. ma il terrorismo psicologico subito da chi se ne era occupato, valeva come un lavoro a tempo pieno. Volteggiano insieme, ed è solo verso la fine del primo ballo, tempo in cui non ha fatto altro che guardare negli occhi il suo ragazzo con sguardo innamorello, che inizia a scrutare il resto degli invitati. « Fammi un po' di gossip spicciolo prima che faccia qualche gaffe. Tra i tuoi amici chi va con chi? » Ma è lì che si interrompe mentre, durante una giravolta, posa gli occhi per qualche istante su Lyra Malfoy al fianco della quale le sembra di aver individuato brevemente Emilia. « Amore, non guardare troppo insistente, ma quella alle mie spalle in fondo - accanto a Lyra.. è Emilia oppure l'ho confusa? » Le sembrerebbe fuori dal mondo. Non c'è un solo universo parallelo in cui Emilia tornerebbe nel Regno Unito senza avvisarla del suo rientro.

    - Interagito con June, Olympia, Daphne e nominato i rispettivi accompagnatori.
    - Interagito con Albus e nominate Lyra ed Emilia.





    Edited by blue velvet - 12/6/2020, 13:04
     
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    Non è il primo ballo di Zip, questo e, considerata la sfiga generale che si porta appresso la famiglia Trambley, si ritrova a pensare, per appena qualche istante, che potrebbe rivelarsi un Halloween 2.0 in piena regola, con tanto di chiusone immediato nel Summer Camp. In fondo, lui un'estate ce l'ha passata davvero lì, in una prigionia dorata, ma pur sempre una cazzo di gabbia imposta. Ma ti pare che fanno la stessa cazzate due volte? Dai non saranno così coglioni. Commenta, mentre finisce di chiudersi la chioma riccia in un codino basso, tenuto ben stretto da un laccio nero. Si guarda allo specchio, piuttosto soddisfatto dell'outfit che è riuscito a mettere insieme, trovandolo il più adatto e affine con il suo modo di essere. Niente roba elegante, una camicia lasciata un po' aperta che lascia intravedere il tatuaggio sul pettorale e gli anfibi ai piedi. Decisamente diverso dal suo primo e ultimo ballo studentesco. « Signorine, siete presentabili? » Urla fuori dalla porta della camera di Peter, prima di spalancarla per trovare il ragazzo intento ad armeggiare con il suo rinomato ciuffo. « Ancora? Dai che sei bellissima. Hai paura che Madre Natura non apprezzi? » Alza un sopracciglio, andando a ripescare nella mente la faccia infastidita che alla festa di Halloween 2019, gli aveva rivolto quando si era permesso di fare apprezzamenti proprio su di lei. « Sì, sì, lo so, non ripeterlo. Con Luxanna non farò niente che non faresti te..- sorride sghembo -..tanto lo so che ce l'hai fatto un mezzo pensiero almeno una volta. Mi avvarrò di quello. » Poi tocca a Spike, a cui dà una spallata non appena lo incontra in corridoio. « Che figa! » Lo squadra dall'alto al basso prima di scoppiare a ridere. « Signori, la mia dama mi attende. Ci rivediamo più tardi. » Annuncia poi, prima di tornare in camera a prendere una piccola scatolina. Perché sì, strano ma vero, Zip ha fatto i compiti nei giorni precedenti, per avere specifiche circa le tradizioni da rispettare ad un ballo. E regalare una mezza specie di braccialetto con un fiore sopra sembra essere davvero importantissimo, questione di vita o di morte, tipo. E' con la scatola bella in vista tra le mani e un gran sorriso che accoglie l'arrivo della bionda, dopo aver suonato il campanello di casa - la stessa di Betty, ha scoperto qualche giorno prima. « Ma buonasera! » Non può non abbassare lo sguardo ad avvolgere l'intera sua figura, con un sorrisetto sornione che si palesa sulle sue labbra. « Già ne sei perfettamente cosciente, ma sei uno schianto! » Si fa avanti, per porgerle la scatolina scura. « Ma manca qualcosa, dato che ci abbiamo tenuto così tanto a rispettare le tradizioni finora. » Che angeli, ragazzi. All'interno del contenitore, un laccio bianco sul quale vi è stato appuntato, personalmente da Zip, un fiore abbastanza particolare. « E' l'unico fiore che riesce a non morire a casa nostra. » Giustifica così la sua scelta, con sguardo angelico, mentre l'aiuta a stringerlo sul braccio destro. « Almeno sarai la più originale del ballo. » Continua, sistemando le uniche due foglie che vi ha lasciato a mo' di decorazione. Non è un prodotto fatto appositamente da un fioraio, ma è abbastanza decente da non sembrare un accrocco orribile da guardare e per questo il ragazzo è soddisfatto. « Andiamo? » Alza un sopracciglio, offrendogli il braccio prima di scoppiare a ridere, sapendo bene che non sono da lui simili atteggiamenti. « Dici che prima della fine della serata mi arresteranno per aver invitato una tale minorenne al ballo? » La fissa, con un sorriso tronfio. « Di certo ho materiale davvero compromettente dentro il cellulare. La dura vita di un povero martire che ben presto finirà ad Azkaban per colpa di una ragazza che fingeva innocenza e purezza e invece.. » E continuano così a scherzare, sulla via per Portland.
    « Ma guarda come l'hanno tirato a lucido questo posto! » Si ritrova a commentare, guardandosi in giro. Non ci torna da tre anni e non gli fa nemmeno troppo effetto, a dire il vero, se non per il totale cambiamento al quale è stato sottoposto. Sembra di essersi immersi nel bel mezzo di un boschetto fatato, fatto di lucine, fatine che volano ovunque, folletti che corrono qua e là, divincolandosi tra le gambe delle persone. « Guarda quanto materiale puoi fotografare questa sera. » Si abbassa a sussurrarle all'orecchio, con il naso che si intrufola tra i suoi capelli biondi, mentre il nuovo Ministro della Magia prende parola. « Credo proprio che queste lucine possano risaltare i miei occhi, per una foto che non sia sfocata, questa volta. » Si scosta di qualche centimetro, per regalarle un sorriso di bronzo, prima di farle cenno di avvicinarsi ad uno dei tavolini imbanditi. « Per te un succo di frutta, dico bene? » Le fa un occhiolino, mentre riempe per entrambi due bicchieri di punch. E' mentre si guarda intorno che incrocia lo sguardo di Tristan al quale fa un sorriso per poi annotarsi di avvicinarlo non appena possibile. Poco distante, invece, c'è Winter. La fissa, per qualche istante, con il bicchiere contro il labbro inferiore, intento a farsi più di una domanda scomoda. Poi scuote semplicemente la testa e prende un sorso del liquido quando tutti sembrano essersi stancati di parlare e le prime note di un quartetto d'archi prendono a riempire l'atmosfera. Lancia un'occhiata di traverso alla bionda, stringendo le labbra per non scoppiare a ridere. « Mmh, vuoi ballare? » Le domanda, decisamente poco convinto dalla musica classica che fa loro da sottofondo. « Anche se questo stridere fastidioso ammazza un po' il mio vibe. Niente mosse assassine per ora, mi dispiace. »

    Interagito con Piti, Spike, Lux.
    Salutato Tristan e nominata Winter.


     
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    Lisciò l'abito rosso che aveva scelto lei stessa in una boutique artigianale. La donna che glielo aveva venduto aveva una sessantina d'anni e sin da bambina si dilettava con ago e filo, nel suo negozio vendeva abiti unici frutto della sua creatività e del suo duro lavoro. L'abito che adesso indossava era stato esposto in vetrina e aveva catturato il suo sguardo per il colore e la lucentezza della seta utilizzata. Quando lo aveva provato era stato come indossare una seconda pelle, le calzava talmente bene che non la sarta non aveva avuto bisogno di modificarlo; come se fosse stato creato apposta per lei. Il corpetto aveva uno scollo all'americana, uno scollo profondo che si univa alle arricciature del corpetto. Mentre la parte superiore era finemente lavorata quella inferiore era semplice, svasata, con un profondo spacco lungo la gamba destra che terminava poco più sotto della metà coscia. « Una vera e propria visione, però non mi aspettavo da meno... » Sorrise di fronte al complimento di Diana, la sua accompagnatrice per quella sera. D era una vecchia conoscenza e una famosa giocatrice delle holyhead harpies. Lyra aveva una preferenza per gli uomini in generale, ma nonostante ciò non si era tirata indietro dall'esplorare altri mondi; mondi che tutt'ora non se la sentiva di rinnegare. Si voltò verso la donna e ammirò il corto e svolazzante abito nero che aveva scelto per quella serata, abito che si intonava perfettamente con i suoi capelli corvini. « Non possiamo certo lasciarci superare dalla concorrenza. » Sempre se così si può chiamare. Dopo la disavventura della corsa non si era lasciata abbattere, per sicurezza controllò che le escoriazioni e i lividi fossero del tutto passati; che nessun segno fosse visibile sulla schiena nuda. « Andiamo, c'è una passaporta qui vicino che fa proprio al caso nostro. » Lei e D raggiunsero il Portland Summer Camp insieme, mano nella mano. Quel luogo le portava alla mente un turbinio di ricordi; ricordi che non era ansiosa di rivivere. L'unica cosa a cui voleva pensare era passare una serata divertente e il giorno dopo cominciare a preparare le valigie. Non aveva altri esami e il tirocinio era in pausa, motivo per cui aveva scelto di partire; di allontanarsi da Londra e da tutto quel caos emotivo/mediatico a cui era esposta. Il campo era affollato , chi si raccoglieva intorno al buffet, chi immortalava un momento con la macchina fotografica. Molti erano i volti a lei conosciuti, ma quello che spiccava tra tutti era del fratello. Raggiunse il ragazzo e gli posò una mano sul braccio, sporgendosi per lasciargli un bacio sulla guancia. « Bellissimo come sempre. Posso presentarti Diana? La mia accompagnatrice. » La ragazza si protese verso Scorpius allunando la mano. « I Malfoy e la genetica...una garanzia in poche parole. » La somiglianza tra lei e il fratello era lampante, un pool genetico invidiabile ereditato dai genitori. « E la tua accompagnatrice? » Lyra osservò la ragazza che il fratello aveva invitato alla festa, non poteva dire di conoscerla, ma era rincuorata dal fatto che non fosse quell'oca giuliva di Lizzie; perlomeno questa sembrava avere una certa spina dorsale. « Avremo modo di parlare più avanti, godetevi la serata e conservami un ballo... » Scivolò tra la folla senza perdere la mano di Diana, del tutto indifferente di fronte agli schiamazzi e le occhiate che alcuni sembravano riservarle. Un'indifferenza che per lei era un'arma di difesa più che collaudata. « Vado a prendere da bere e torno subito. » D poggiò le labbra su quelle di Lyra e si allontanò verso il banchetto gentilmente offerto da strega moderna; dandole il tempo di osservare le buffe coppie che si erano formate durante la corsa. « Miss Malfoy. Vedo che abbiamo sempre gusto nel vestire, e che sappiamo ancora dominare il campo » Emilia Berker. Un ritorno inaspettato su cui ben pochi scommettevano; di fatto Lyra stessa aveva iniziato a dubitare del suo ritorno dopo tanto tempo. « Wilkommen zurück, questa si che si chiama entrata ad effetto. » Dopo la partenza di Emilia erano rimaste in contatto per poco, specie dopo il periodo di riadattamento che avevano dovuto affrontare dopo il lockdown. « Devo dire che quel vestito ti calza a pennello... » Il tessuto sbrilluccicoso la fasciava come una seconda pelle, evidenziando ogni curva della ragazza. « Come stai, Lyra? » Uno schifo. O meglio non splendidamente. Ma per natura non l'avrebbe mai confidato, si sarebbe incollata sul volto il suo sorriso sfacciato e avrebbe dato la solita risposta. « Magnificamente. » Diana fece ritorno con due calici, allungò il primo verso Lyra e poi lasciò scivolare il braccio sul suo fianco. « Tu invece? Contenta di essere tornata in patria? » E perchè hai fatto tutto di soppiatto?! Una curiosità destinata a rimanere irrisolta. «Non è che se vedi Mun mi avvisi?» Mentre portava il suo calice alle labbra indicò alla ragazza un piccolo gruppetto non molto distante da loro. Gruppetto che includeva Amunet. « E' alle tue spalle e mi sembra che ti abbia vista, anche se da questa distanza potrei sbagliarmi. »
    Interagito con Scorpius e compagna, con Emilia
    e citata Mun

     
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    Si era presentato in anticipo all'indirizzo che Lily gli aveva segnalato e non appena era giusto, le aveva inviato un messaggio. A differenza di quanto precisato nelle istruzioni del ballo, il giovane Potter, si era avvalso delle sue conoscenze al Ministero per avere una Passaporta personalizzata. Il suo amico, Yulian, che lavorava all'ufficio Passaporte, aveva accettato la sfida in cambio di due biglietti per la prima partita dei Falcons della prossima stagione nella tribuna d'onore. Un equo scambio, che a James costava davvero poco. Fatta la transazione e recuperata la sua dama, l'aveva condotta fino a un vicolo non molto distante da casa sua, in attesa che il vecchio stivale che gli era stato indicato per l'occasione si attivasse. « Stai molto bene, sai? » Le aveva detto ad un certo punto osservandola con la coda dell'occhio. James dal canto suo aveva scelto di restare sul classico, con un completo gentile omaggio di una casa di moda che corteggiava i suoi manager già da tempo per una campagna pubblicitaria per la collezione autunnale. « Ok.. la passaporta parte tra due minuti. » Il che gli lasciava il tempo per spiegarle come si sarebbero protratte avanti le cose quanto meno fino all'arrivo alla festa. « Ti avevo promesso che ti saresti divertita giusto? Ecco.. diciamo che ho organizzato una piccola deviazione prima del nostro arrivo - che sarà in ogni caso in elegante ritardo » Perché nessuna dama dello spessore di Lilac doveva arrivare in perfetto orario. « Dovrai però fidarti di me. » Le porge quindi il braccio e afferra la scarpa per poi ritrovarsi scaraventati su una collinetta da qualche parte in mezzo al nulla. Il rumore del mare era perfettamente distinguibile; sullo sfondo del prato verde in cui erano atterrati, la distesa di blu si fondeva perfettamente con l'arancione del sole andante. James sospirò e la osservò con attenzione, prima di tirare fuori dalla tasca della giacca un piccolo telecomandino che azionò. Alle spalle della ragazza si accese su una stradina di campagna il rombo dinamico di una sportiva d'epoca scintillante. Si stringe nelle spalle e le offri il braccio per aiutarla a camminare fino alla vettura. « Era da cafoni non godersi almeno un pezzo del paesaggio. I tramonti rendono tutto più bello Lils, ricordatelo. » Ed effettivamente la strada che portava a Portland era una parallela alla costa, che avrebbe permesso loro di godersi con la capotta abbassata tutto il meglio della costa del Sud.
    Le aprì la portiera, prima di fare il giro della macchina e sedersi al volante, ma prima di partire, si allungò appena per offrirle una rosa bianca presente sul sedile posterie, già precedentemente preparata da James, che tuttavia, il moro incastrò dietro il suo orecchio, sistemandole assieme al fiore una ciocca di capelli. « Perfetta.. » Commentò con un sorriso furbesco, prima di mettere in moto la macchina presa in affitto per un paio di giorni in un concessionario di Londra, lasciando che Should I stay or Should I go risuonasse lungo la strada. I venti minuti che li separavano da Portland, bastarono affinché James desse il meglio di sé, suonando il clacson dietro a un pigro vecchietto in un Maggiolino decisamente antico, e fermandosi per chiedere a una signora se trovava bella la sua ragazza. « No signò, lei non ha capito. Non è che è bella.. è la più bella. » Ripresa velocità si volto nella sua direzione. « Oserei direi un boccino d'oro. » Ormai un nomignolo, che indipendentemente da come sarebbe andata, Lils non si sarebbe più scrollata di dosso. E alla fine tra una buffonata, una battuta e una risata, erano giunti a parcheggiare di fronte all'entrata del campo estivo. Un ambiente boschivo, che portò il giovane Potter a sentirsi leggermente sorpreso dall'atmosfera che erano riusciti a ricreare. James si affrettò ad aprirle nuovamente la portiera e offrirle il braccio, pronto a fare il perfetto cavaliere, nello stesso momento in cui una fatina gli svolazzò davanti ridacchiando imbarazzata. Ma che diavolo! « Ok, qual è la tua linea se quelli di Strega Moderna rompono? Dovremmo in qualche maniera trovarne una in comune. » Le porse allora la mano, mentre guardandosi attorno trovò il tempo di salutare qua e là qualche suo conoscente. « Vorresti narrarmela mentre mi concedi il primo ballo? »

    Interagito con Lils. Giuro che sarà molto più espansivo, ma la Signora ha la precedenza.


     
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    Il suo sguardo era carico di orgoglio mentre sua sorella faceva una giravolta su se stessa, chiedendole come stesse. Era davvero bellissima. Con un po’ di malinconia pensava a quando erano entrambe solo delle bambine che si divertivano ad indossare le collane della mamma – che erano solitamente molto strambe –, mentre ora quella meraviglia era una donna forte e indipendente. « Sei davvero bellissima. James dovrà stare molto attento a tenerti stretta a lui! » Sorrise, mentre faceva quella battutina. Pensava seriamente che durante quella serata avrebbe avuto tantissimi pretendenti. Il suo migliore amico avrebbe dovuto sfoggiare le sue armi migliori per far capire a tutti che lei era la sua dama. Aveva già sbirciato sui social è l’hashtag #Liles era già ufficiale e con diversi tag, anche se non tutti erano positivi – meglio non dirlo a sua sorella. Si sarebbero divertiti a quella festa, ne era davvero sicura. E poi, per una persona positiva come lei, non poteva andare nulla di traverso. Non era ancora pronta, ma al momento la priorità era sua sorella, dal momento che a breve il suo cavaliere sarebbe andata a prenderla. Perfetta… Sei proprio una dea! Continuava a ripeterle, mentre l’aiutava a sistemarsi i capelli. Non appena il messaggio di James era arrivato, aveva abbracciato sua sorella, ancora leggermente emozionata, accompagnandola alla porta e assicurandosi che l’avrebbe chiusa e avrebbe anche ripulito il disastro lasciato in camera sua. Lei non aveva un cavaliere, quindi aveva tutto il tempo di prepararsi e di arrivare – relativamente – tardi all’evento. Aveva intravisto Dean, mentre stava per tornare a prepararsi, dal momento che i suoi capelli erano ancora un disastro. Aveva frenato l’impulso di correre da lui e di abbracciarlo, per augurargli buona fortuna. « Stai davvero benissimo! Questo colore ti dona particolarmente… Divertiti al ballo! » Lo aveva salutato, con un sorriso enorme. Lui e Daffy erano così carini insieme. Quella festa le stava già dando tantissime soddisfazioni. Era tornata in camera di sua sorella e si era preparata il più velocemente possibile. Questo significava che aveva finito di prepararsi circa dopo quaranta minuti, soddisfatta dal risultato finale e dal vestito che aveva scelto con Lily. Non aveva voluto partecipare alla corsa, perché alla fin dei conti non voleva un cavaliere. Forse perché la
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    storia con Tristan un po’ la lasciava ancora scombussolata, ma anche perché voleva scegliere lei con chi andare ad una festa. Non voleva che fossero gli altri a sceglierla, voleva che fosse lei l’artefice del suo destino. Probabilmente, lei aveva dato a quella corsa molta più importanza del dovuto, quando invece poteva semplicemente divertirsi e passare una serata diversa. Invece no, aveva detto che non voleva partecipare alla corsa perché non sapeva dire di no alle persone, perché andava contro i suoi ideali da femminista e perché non aveva bisogno di nessuno. Aveva usato tantissime scuse, senza dire che probabilmente il motivo più importante era che non si sentiva pronta di andarci con qualcuno.
    Era arrivata alla festa ed era subito rimasta sorpresa dalla bellezza di quel posto. Avevano fatto davvero un ottimo lavoro. Si guardava intorno, meravigliata, non potendo fare a meno di fissare le fate. Si ricompose, distogliendo lo sguardo, ritenendo che non fosse minimamente educato fissare in quel modo. Il suo sguardo iniziò a vagare per la sala. Vide suo cugino Sam, che era bello come sempre, e automaticamente il suo sguardo andò alla ricerca di Lux e Lily, che però non erano ancora arrivati. Immaginava che erano insieme ai suoi bellissimi cavalieri dal cu(lo)ore d’oro. Intravide Diana, la sua collega delle Harpies, e la salutò con un grande sorriso. Non sapeva che sarebbe venuta, né che la sua accompagnatrice sarebbe stata Lyra Malfoy. Era sempre di un’eleganza immensa quella donna ed era bellissima come sempre. Il suo sguardo ricadde poi su una figura a lei ben nota. Non sapeva che Tristan avrebbe partecipato alla festa. Un momento di panico, dovuto dal silenzio tra loro due che andava avanti da mesi. Il primo istinto fu di andargli a parlare. Niente di complicato, un ti trovo bene o hai cambiato taglio di capelli?. Insomma, era una donna forte, sicura di ciò che voleva, quindi poteva avere una semplice conversazione con il suo ex senza iniziare a tremare o scoppiare a piangere. Ce la poteva fare. Fece per avvicinarsi a lui, ma proprio in quel momento lo vide parlare con una ragazza. Diventò scarlatta dalla vergogna, come se fosse stata appena scoperta con le mani nel sacco, sebbene non avesse fatto nulla di male. Automaticamente, girò su se stessa, fiondandosi al tavolo degli alcolici, per riempirsi un generoso bicchiere di punch. Non mi ha visto, non mi ha visto. « E' davvero buonissimo, il migliore di tutto il Regno Unito!! » Iniziò a sponsorizzare il punch con molta enfasi con il ragazzo che aveva accanto, dal momento che aveva iniziato a riempire quel bicchiere come se fosse una questione di vita o di morte. Si era sentita un po' giudicata dallo sguardo perplesso di quel tipo, aumentando il suo senso di disagio. Quindi, donna forte e indipendente, eh?


    Interagito con Lily e Dean, citato James e Lux, salutato da lontano Sam e l'accompagnatrice di Lyra, fatto per andare da Tristan ma poi è corsa a "nascondersi"



    Edited by captain marvel. - 13/6/2020, 16:00
     
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    E dopo il bianco che ingrassa, finalmente Peter Paciock può scegliere un abbigliamento consono alla propria estrosa personalità. Dress code semi-formale, nulla di più poetico per un animo pigro come il suo, che nelle giacche da cerimonia sta decisamente stretto. L'eleganza non l'ha mai contraddistinto, ma lo stile, signori... Quello non ce l'ha nemmeno, però lui crede di sì. E noi glielo faremo credere, così continuerà a regalarci il suo solito sorrisetto beffardo stampato in volto, nella buona e nella cattiva sorte. Non può lamentarsi troppo, comunque, perché la sua missione suicida a casa di James si è conclusa con la vita ancora attaccata al corpo, senza una condanna al bacio dei Dissennatori o altro. Un cazziatone lungo tre mesi non glielo toglierebbe nessuno, per il semplice fatto di essersi messo in una situazione drastica, ma per il momento l'ha fatta franca. Ottimo. E poi il dramma è il pane della vita, no? «Sei sempre il solito giocherellone, Zip. Un birbantello di prima categoria.», perdonatelo, ma oggi si è fissato con le imprecazioni stile età del Rinascimento. «Ovviamente temo che Madre Natura non apprezzi, ma proprio per questo farò il triplo affinché non accada. Vedi? Io alle cose ci vado preparato, lo dice come se fosse una regola portante della società e lui l'unico detentore del massimo sapere sul genere femminile. «E Luxanna è una sorella, per cui non ti conviene scegliere quella tattica.», stringe gli occhi, Peter, come a sondare i pensieri di Zip alla ricerca della minima sbavatura cui appigliarsi per pestarlo male. Un atteggiamento da persona matura e tranquilla, insomma. Un po' la stessa cosa che avrebbe potuto fare James con me - non può non pensarlo, il giovane Paciock che predica bene e razzola male. Chiude la porta di casa con uno sbattone - quasi sente le urla di sua madre rimbombare nella testa dall'età del concepimento al giorno d'oggi: Peter, fai piano, per la miseria! - e, soddisfatto della propria mise, si reca sul luogo dell'appuntamento, lo stesso dove ha fatto la conoscenza del mitico e fantastico e incredibile e drasticamente muscoloso Sven.
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    Sto stronzo. Comunque, a differenza della famosa festa di Halloween, Peter oggi è in perfetto orario. Non avrà il Millennium Falcon dietro, d'accordo, ma almeno la promessa numero uno è stata rispettata. «Io continuo a non ricordare chi sia - com'è che si chiama? Svon? Quello, comunque. Ciao Juniper, sei davvero bella.», si rivolge così alle due ragazze. «Tu di più.», dice con un velo d'imbarazzo, osservando la chioma rosso fuoco della sua dama. Sperando di non diventare in volto dello stesso colore, nel frattempo. «Ricreduta?», domanda, riferendosi all'orario spaccato di cui è particolarmente fiero, come un bambino che ha appena imparato a camminare. Le cose si fanno a piccoli passi, d'altronde. «A quanto pare si arriva a Portland con questa.», commenta, indicando una bottiglietta di plastica vuota, decisamente romantica per una serata del genere. «Oh, quasi dimenticavo. Perdonami, è che quando smetto l'acutil fosforo post esame divento scemo, come se non lo fosse il resto del tempo. «Per te.», allunga un piccolo pensiero per Olympia, in vista dell'evento di coppia. Subito dopo afferra la sua mano e la bottiglietta di plastica, ed insieme si catapultano con un familiare strappo allo stomaco alla serata di Mezza Estate. «Wow», dice soltanto, rimanendo a bocca aperta quando le luci colorate di Portland si riflettono sulle iridi d'ambra. «Ma guarda. Siamo circondati di Trilly, ridacchia, riferendosi alla miriade di fatine svolazzanti intorno, alla ricerca del loro Peter Pan di turno. Calza proprio a pennello. «Signorina Wendy, le posso offrire un bicchiere di punch?», si avvicina al tavolo con fare divertito, versando una generosa quantità d'alcol nei loro bicchieri.

    Interagito con Zip, Spike, Olympia e June.

     
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    « Allora? Sei pronto, Ted? » Sam è davanti allo specchio, che finisce di sistemarsi i capelli, passandovi le dita attraverso, non troppo soddisfatto del risultato. Magari ci passo un po' di phon. Pensa, ma alla fine si impiastriccia un altro po' le mani con quel gel magico che "dà un effetto naturale, non appiccicoso e assolutamente non bagnato" e in effetti, alla fine, sembra fare il suo dovere e finalmente Samuel Scamander è pronto per andare a recuperare l'unica e sola regina della mazza. Seppur ad un uomo basta mettere su una camicia per sembrare semi formale, i problemi arrivano quando di nome fai "La sobrietà" e di cognome "Questa sconosciuta" come nel suo caso. Ha infatti passato giorni ad entrare e uscire dai negozietti di tutto il Mondo Magico, per poi passare a quelli babbani per cercare la camicia, da abbinare a dei semplici pantaloni scuri. « Che dire..un figurino! » E no, non sta indirizzando quel complimento a Iago, ma al riflesso che ha di se stesso allo specchio. Quindi, in ghingheri e piattini, esce dal bagno per portarsi verso la stanza di Iago, lì dove l'amico sembra essere pronto a sua volta. « Sono riuscito a mettere in salvo tutte le cravatte prima che potessi anche solo attentare ad una sola di esse. Salvatore della patria pure oggi. » Si porta il dorso della mano alla fronte, fingendo di asciugarsi il sudore per il sollievo e forse per lo sforzo fatto. « Sei un gran figo, sì e se continui a guardarti allo specchio ti consumerai tutto e non ci sarà più niente per la rossa. Vogliamo che accada ciò? » Alza un sopracciglio, prima di sbirciare oltre la sua spalla, alla ricerca di qualcosa. « Dov'è? » Gli chiede, allusivo. « Eddaaiii su, lo so che le hai fatto sicuro qualcosa di stra romantico. » Sorride, come un bambino, mentre aspetta che il ragazzo gli sveli qual è l'ennesima sorpresa che ha deciso di fare alla sua bella. Sta per insistere nuovamente, quando una chiamata in entrata di Rey raccoglie tutta la sua attenzione. « Sì, Rey, aspetta un attimo - mette una mano a coprire il microfono del cellulare per poi guardare Iago - ci becchiamo direttamente lì. Non ti perdere, mi raccomando! » E con un occhiolino si dilegua. La chiamata con l'agente si conclude con l'ottantesima occhiata al cielo e un "Vabbè, Re, ci sentiamo domani, o magari anche dopodomani, okay?" e subito dopo prende a scrivere messaggi a raffica a June, giusto per romperle le palle. Ma non ottiene risposta, chiaramente. « Ci sta la fila? » Annuisce, aprendo le braccia in un'espressione confusa mentre si guarda intorno, prima di ricambiare la pacca. « A breve dovrebbero arrivare anche Dean e un certo Peter, se non sbaglio. Come ho detto a June, considerato il loro ritardo, potremmo anche inquattrarla. » Si stringe nelle spalle in un sorriso. « Quindi ho saputo che il patronus ti ha trovato, l'altra sera. Furbe le cuginette. » A quel punto Sam lo guarda, stringendo le labbra, come se fosse indeciso se dire qualcosa o tenersela per sé. « Detto fra noi? Io ancora devo capire il senso di tutta questa gran macchinazione. Ma sì, il patronus è stato provvidenziale. » Suonano al campanello e dopo istanti di silenzio, le chiacchiere finiscono perché la porta si apre e lui si ritrova a sorridere ad una June decisamente inaspettata in quella mise così diversa da quella alla quale lui è abituato. « Apperò, continui a tirarmi fuori sorprese dal cappello. » Le dice non appena gli si fa più vicino. « Sei molto bella! » Si sporge in avanti per lasciarle un bacio sulla guancia che poco si confà a ciò che è stato il loro rapporto in quegli ultimi giorni ed è per questo che la cosa lo fa sorridere contro la sua pelle. « E mmh, certi vestiti ti rendono davvero giustizia. Dovresti metterli più spesso. » Le scocca un'occhiata allusiva, prima di tirarsi indietro con un sorrisetto. « Dato che sono due anni che mi rompi con questa roba del corsage - notare come ancora mi ricordo pure come si chiama e lo pronuncio anche alla perfezione..» Infila una mano nella tasca dei pantaloni, magicamente incantata, per poi tirarvi fuori una scatola di tessuto azzurro. « Ho ritenuto giusto non fartelo per essere originale e assolutamente non scontato. Perché tu sicuramente te lo aspettavi e invece no, mi dispiace. » All'interno della scatola, infatti, vi è una collanina dorata. Mentre June rivela il piccolo dono, i suoi
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    occhi si posano per qualche istante su Daffy, dedicandogli un "Che gnocca!" da decifrare grazie al labiale. « Spero ti piaccia perché sai, ha una storia un sacco importante per me, che mi tocca nel profondo.. » prende a spiegarle, mentre si mettono in marcia. « E' della mia prozia Clarisse, me l'ha regalata in punto di morte.. » continua, abbassando la voce che si fa, via via, sempre più triste. « Con la ferrea promessa di regalarla all'unica e sola donna che si sarebbe finta dolorante e spossata per fare un po' di spicciolo sexting. » Scoppia a ridere di gusto, per poi avvolgerle la vita con un braccio e unirsi all'allegria della comitiva in viaggio.
    [..] « Non c'ero mai stato prima d'ora, ma wow..che roba! » Commenta, alzando gli occhi verso l'alto, con gli occhi che carezzano le figure delle fatine che svolazzano sopra le loro teste. « E' un po' così che mi sono sempre immaginato Beauxbatons. Solo tanta fantasia galoppante, vero? » Le rivolge un'occhiata divertita, con la mano dietro la sua schiena per aiutarla a muoversi tra la folla. « Champagnino per cominciare in scioltezza? » Le chiede poi, prima di recuperare due calici da un tavolino nelle vicinanze. Capta lo sguardo di sua cugina Joy, mentre i vari ed eventuali discorsi vengono tenuti sul palco, e le sorride, per poi farle cenno con il dito di beccarsi più tardi. Poi lo strimpellamento di un quartetto d'archi ha inizio e lui si ritrova a dover nascondere una mezza risata in un sorso di quel liquido frizzantino. « No, se te lo stai chiedendo, dall'ultima volta che ne abbiamo parlato, non ho seguito tutorial di balli da sala. Tua nonna mi starà odiando così tanto in questo momento. » Le sorride, per poi allungare una mano verso di lei. « Ma ovviamente conduco io. Come viene viene. » E Strega Moderna muta. « Mi concede questo ballo, signorina Rosier? »

    Interagito con Iago, Albus, June, Daffy.
    Salutata Joy.


     
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    Il rumore dell'orologio a pendolo era stato pressoché l'unico suono a riempire il salotto di casa Cousland per alcuni interminabili minuti. Se sulle prime il giovane Hamilton aveva cercato di far conversazione con il nonno di Maeve, ricorrendo alla propria naturale parlantina e allo charme tipico dei ragazzi dell'alta società come lui, presto era arrivato alla consapevolezza che non c'era modo di penetrare la barriera austera dell'uomo. Ogni spunto di discorso, quello lo faceva cadere subito nel vuoto, bloccandolo sul nascere. E quindi, a un certo punto, Derek aveva semplicemente optato per il silenzio. Una scelta sapiente, la sua, quando messa sul piatto della bilancia in controparte alla possibilità di fare danni irreparabili. Per questa ragione, quando sentì i passi della ragazza scendere per le scale, scattò in piedi come se avesse una molla sotto al sedere, distendendo le spalle e accogliendo la figura della rossa con un largo sorriso che portava con sé un profondo moto di sollievo. Ignorò persino la presenza dell'anziano signore, il quale si era silenziosamente alzato, ponendosi alle sue spalle a mo' di uccello del malaugurio. Tuttavia a quel punto, intravedendo la luce in fondo al tunnel, Derek non se ne curò, avvicinandosi alla scalinata per porgere elegantemente il braccio alla propria accompagnatrice. « Non ne avevo alcun dubbio ma..sei bellissima, Maeve. Davvero. » E mi sento gli occhi di tuo nonno puntati addosso come se stia cercando di scagliarmi un Avada Kedavra non verbale, ma vabbè. Dettagli. A quel punto, ciò che seguì fu piuttosto standard. Qualcosa a cui Derek si era già preparato: il discorsetto. Nulla di eccezionale, le classiche raccomandazioni e minacce velate. Suo padre non avrebbe fatto niente di differente con chiunque si fosse messo in testa di portare al ballo Savannah.
    Una volta usciti dalla casa, il giovane Hamilton tirò un profondo sospiro di sollievo. « Tuo nonno è.. » si fermò, aggrottando la fronte nel cercare le parole giuste per descrivere quell'uomo, voltandosi poi a guardarla con un'occhiata che aveva dell'ironico « ..un tipo di poche parole, vero? » L'eufemismo del secolo. Alzò le sopracciglia, stringendosi appena nelle spalle mentre raggiungevano la passaporta più prossima. Per la serata, Derek era andato sul semplice: pantaloni scuri, camicia bianca e giacca scura. Aveva evitato cravatte o papillon, così come aveva evitato anche di sistemarsi in maniera troppo precisa. Si trattava pur sempre di un ballo semi-formale.
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    Arrivati a destinazione, il moro si ritrovò piacevolmente stupito dall'ambientazione generale. « Dovrò ricordarmi di fare i complimenti ad Emi e Domiziana per il lavoro. » commentò brevemente, mentre faceva vagare lo sguardo tra i vari punti della festa per cogliere i piccoli dettagli che rendevano magica l'intera atmosfera. Nel farlo, una fatina cominciò a svolazzargli intorno, distraendolo per qualche istante: il tempo necessario a poggiarsi sulla sua spalla, stampargli un piccolo bacio sulla guancia e volare via ridacchiando come una scolaretta. Rimase confuso per qualche istante prima di sollevare le spalle, lanciare un'occhiata divertita a Maeve e sciogliersi in una breve risata.
    Mentre il capannello di gente si infoltiva intorno al palco, Derek riuscì a scorgere le figure di Friday e Nessie, avvicinandosi loro con un sorriso gentile stampato in faccia. « Mi piace molto quest'accoppiata ragazzi. Che ne dite di farci una foto tutti insieme più tardi? Magari quando riusciamo a trovare anche Howard e la sua donzella. » I ragazzi del Clavis e le proprie dame. Alla fine non sapeva se Emi sarebbe arrivato o meno, ma di certo avrebbe trovato il modo di acchiappare anche lui nel caso in cui si fosse presentato. « Nessie, tu hai qualche informazione su Emi? Ho visto post di Wiztagram un po' bizzarri, quindi mi chiedevo se ci farà l'onore della sua presenza oppure. » Un veloce scambio di parole, quello che intercorse all'interno del gruppetto prima che Alexander Crane e la redattrice di Strega Moderna prendessero parola. A quel punto, salutate entrambe le personalità con un applauso, si aprirono finalmente le danze, e con un saltello, Hamilton si prodigò in un ironico inchino a mano tesa verso la Corvonero. « Mi fa l'onore, signorina? » Sollevò lo sguardo, cercando gli occhi di lei. « Avviso che potresti rimanere fortemente stregata dalla mia maestria sulla pista. Quindi ecco, preparati. » Tutte quelle tediose lezioni di ballo da sala a cui mi hanno fatto andare fin da bambino servono sempre a qualcosa.

    Interagito con Maeve, Friday e Nessie. Citati Axel ed Emi.


     
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    Non ci vuole andare — sono giorni che cambia continuamente idea, giorni in cui si sente una cretina mentre pondera se scrivere o meno a Zip. Ha solleticato e poi accantonato l’idea più volte, dalla caccia — non ha aspettato poi molto, tutto sommato, ma abbastanza per capire che non sarebbe arrivato.
    Mentre fumava quella sigaretta, poggiata contro il tronco dell’albero, un ragazzo si era avvicinato — non era niente male, e non sembrava nemmeno uno di quei tanti casi umani che le ragazze collezionano. Ma aveva detto no. Nell’esatto momento in cui cercava di decidere se acconsentire o meno all’invito, aveva realizzato ciò che in fondo sapeva già da tempo — o Zip o nessuno.
    Pagherebbe migliaia di galeoni per riuscire a mettere da parte l’orgoglio, Winter, ma non ne è capace — alla fine, con Zip, quell’orgoglio e quella poca dignità sono le uniche cose che le sono rimaste.
    Vorrebbe chiedergli perché, perché non ha inseguito lei, perché ha, sicuramente, inseguito qualcun altra. Perché ha deciso di illuderla per lasciarla nel dimenticatoio. Aveva delle certezze, un tempo — se c’era qualcosa su cui avrebbe messo la mano sul fuoco, quella era proprio il canadese con un taglio di capelli indescrivibilmente imbarazzante. Certezze che ora, a distanza di anni, non ha più — un rapporto che col tempo si è sgretolato e che stavano cercando di rimettere insieme, prima di quel silenzio stampa.
    È a lui che dà la colpa — come sempre, Winter, scarica le responsabilità sulle spalle degli altri, sulle spalle di Zip, perché è la cosa che le riesce meglio.
    In fondo alla sua coscienza, però, sa che avrebbe potuto scrivere anche lei.
    Che, probabilmente, se l’avesse fatto in tutti i mesi che hanno separato il loro incontro al centro di addestramento fino al ventun giugno, le cose sarebbero andate diversamente. Che non si starebbe preparando assieme a Fawn e una ragazza appena incontrata, Camila, a casa della Byrne, senza avere un vero motivo per partecipare all’evento — è riuscita a sviare i mille inviti di sua madre, conscia di non essere pronta alle innumerevoli domande sull’evento e, soprattutto, sul suo cavaliere inesistente.
    Che non starebbe aspettando invano un qualcosa che probabilmente non arriverà.
    «Mi sento un po’ un manichino, forse non avrei dovuto sceglierlo così», commenta, gli occhi ancora fissi sulla superficie riflettente. Ha potuto dettare legge sull’abito che sua madre le ha fatto confezionare, dopo aver saputo che forse avrebbe partecipato, e quel vestito è un guilty pleasure che non si è mai concessa, perché non ne ha mai davvero avuto l'occasione. Ricalcare Atonement, uno dei suoi film babbani preferiti, le sembrava una buona idea — arrivata al giorno effettivo del ballo, Winter si rende conto che si è presa per il culo da sola, invece. Uno dei suoi film preferiti, infatti, narra la storia di due amanti separati, con un cliffangher tale da farti credere che si siano ritrovati dopo anni e che abbiano avuto l’occasione di vivere il loro per sempre felici e contenti, per poi spiattellare sullo schermo che era tutta un’illusione, ed in realtà sono morti. Soli, senza rivedersi. Il parallelismo la farebbe sorridere sarcasticamente, se si trattasse di chiunque altro. In questo momento, invece, si sente solamente una cretina.
    «Tu sei bellissima, invece», sorride a Fawn, ammirandola dalla testa ai piedi. Porta la fiaschetta che ha acciuffato dalla sua stanza al college alle labbra, ingoiando un sorso piuttosto corposo che le brucia la gola, «Volete?».

    Non ha mai visto quello che era il Portland Summer Camp — le è stato raccontato qualcosa, che ha unito a ciò che anni prima era giunto alle orecchie di tutto il mondo magico, ma non ha la minima idea di come possa essere stato vivere quegli eventi in prima persona. Lancia a Fawn occhiate di soppiatto, prima che raggiunga Erik, mentre Winter cerca di restare in disparte, giusto quanto basta per non assillarli.
    «Winter», si presenta, «Non ci siamo ancora incontrati… ufficialmente, ti conosco solo per vie traverse», indica l’americana con un cenno del capo, mentre stira le labbra in un sorriso.
    Mentre si addentrano nella boscaglia, Winter dà un’occhiata intorno, riconoscendo il duro lavoro che deve essere stato fatto per tirare tutto a lucido in vista dell’evento — «Si sono dati da fare», commenta, più nella direzione di una fatina che le svolazza attorno, minacciando di tirarle una ciocca di capelli, «Eh no, non ti azzardare», assottiglia gli occhi, alzando appena la pochette che tiene a tracolla, come a minacciare di colpirla, prima che la fata le svolazzi attorno, seccata. Affretta il passo, tallonando così Fawn ed Erik, ma restando dietro di loro, mordendosi la lingua per non disturbarli — venire è stata una pessima idea.
    Con le braccia incrociate sotto al seno, Winter ascolta i vari discorsi, anticipati e seguiti da un applauso fragoroso — dai ai ragazzi una festa, e ti ameranno per sempre.
    È proprio mentre fa per andare a prendere da bere, poi, che lo vede. Lo nota ancora prima che lui si volti appena e la scorga, e, per un breve secondo, incontra i suoi occhi, prima di abbassarli verso la pochette e tirare fuori la fiaschetta, che copre con una mano — è maggiorenne, d’altronde, nessuno le dovrebbe dire niente, anche se la vedessero.
    Quando li alza di nuovo, Zip si è voltato verso la sua dama — non la conosce, non è nemmeno sicura di averla mai vista nella marmaglia di studenti che popolano il college, sempre concesso che ci vada. È indubbiamente stupenda, con quei capelli più biondi dei suoi, le gambe chilometriche che Winter non ha mai potuto vantare, nonostante non sia così bassa — il paragone che si domanda è inevitabile, mentre li osserva insieme, prima di allontanarsi di qualche passo, nuovamente vicina ma lontana a Fawn, mentre si guarda attorno alla ricerca di un appiglio.


    Interagito con Fawn e Erik, citati Zip e Lux
     
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    Quando le donne in casa avevano cominciato a prepararsi, Dean stava ancora nella fase di comprendere che giorno fosse quello. Aveva accolto l'arrivo di Joy ancora in mutande, seduto in cucina a bersi un caffè e guardare sul pc la Drag Race di RuPaul. Da quando il ragazzo italiano di Medimagia gli aveva aperto quel mondo, Dean aveva scoperto un tesoro trash di inestimabile importanza, ma si era anche esposto al dolore di vedere la seconda eliminazione di Shangela. Tu non puoi dare speranza alla gente facendola ritornare e poi togliergliela eliminandola di nuova. E' scorretto. E così, quando la sua paladina era stata mandata via con l'eloquente "sashay away", Dean aveva chiuso il laptop con una certa violenza, avviandosi verso il bagno col monito di « Non mi parlate rega', hanno eliminato Shangela, non è proprio il momento. » E con questo si buttò sotto il getto freddo della doccia, cominciando quei preparativi che, per lui, si sarebbero conclusi nel giro di neanche mezz'ora. Infatti poco dopo se ne uscì dalla stanza tutto vestito e ripulito, pronto a fare baldoria. Incrociando Joy per il corridoio si frenò di colpo, mettendo su un'espressione sorpresa, come se non si capacitasse del fatto che ancora non fosse pronta. « Stai davvero benissimo! Questo colore ti dona particolarmente… Divertiti al ballo! » Ridacchiò, fermandola per un istante. « Oh, poi fatti vedere mi raccomando. » E con delle eloquenti finger guns si congedò dall'amica, trottando giù per le scale e raggiungendo la cucina. Lì, una bella pizza formato gigante lo attendeva fumante sul tavolo. Dean dei buffet non si era mai fidato, e a più riprese aveva esposto con veemenza la propria idea riguardo gli apericena. O ceni o fai un aperitivo: sono due cose nettamente diverse e con scopi diametralmente opposti. L'apericena è solo un aborto del pensiero neoliberale. « RAGA HO APERTO IL VINO. » urlò a un certo punto, richiamando le due sorelle Scamander all'adunata per un veloce brindisi e quattro chiacchiere prima di uscire.
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    « Ah ma quindi è qui la festa? » commentò nel ritrovarsi casa Baker-Rosier piena zeppa di gente. Tra chi ci abitava, chi era andato lì per prepararsi e chi invece passava a prendere la propria dama, l'abitazione sembrava già pronta a un festino clandestino. Sciogliendosi in una risata salutò tutti i ragazzi con pacche sulle spalle e tutte le ragazze con un bacio sulla guancia, facendogli fare giravolte e sperticandosi in complimenti per ciascuna. « Baker! » esultò, allargando le braccia « Ma sei una visione! » Si fece avanti, prendendole la mano per farla ruotare ed osservarla da ogni angolazione possibile e immaginabile. « Che bella che sei! » commentò infine, prima di lanciarsi anche lui nella fila di ragazzi che davano i propri omaggi alle rispettive donzelle. « Seh vabbè, voi coi corsage e le collanine. Basic che siete. » Perché Dean, lui aveva fatto decisamente di meglio. Fece saltare una busta da una mano all'altra, estraendone una più piccola all'interno. « Fritto misto caldo caldo, Daffy. Poi non dire che non ti vizio. » Ridacchiò, rubandole una mozzarellina e lanciandosela in bocca prima di cominciare a estrarre altre cose dalla busta: spille. Spille incantate che vorticavano, mostrando alternatamente l'hashtag #kingaidan2k20 e il volto di Aidan con una corona in testa. Ne diede una ad ogni presente. « Mettetevela o no, come vi pare. Alle brutte la date a qualcuno. » Si strinse nelle spalle e si appuntò al petto la propria, avviandosi poi in gruppo verso la passaporta.
    Una volta arrivati, Dean individuò immediatamente il bar, avvicinandosi a lunghe falcate per farsi versare un bicchiere di punch. « Oi Daffy, senti, tu qui mi devi fare da spalla se non vuoi ritrovarti senza accompagnatore a metà serata. Se vedi questo tipo - » disse, picchiettando l'indice sulla spilla « - dimmelo che comincio a mimetizzarmi tra la folla. E, mi raccomando, se arriva di sorpresa tu coprimi. Tipo che lo distrai o qualcosa, giusto il tempo per crearmi una via di fuga. » Mandò giù un sorso di punch, pensando al da farsi con grande attenzione. « Anzi, diamoci un punto di riferimento per ritrovarci, in quel caso. Il pozzo è troppo in vista, ma potremmo fare il banchetto della tizia che legge la mano. » Si strinse nelle spalle, buttando lì quell'ipotesi prima di sbracciarsi in direzione di una Malia appena arrivata. « STONE! STONE VIE' QUA, HO LE SPILLE!! » Si voltò poi verso il barista, poggiando una manciata di quelle spillette sul bancone. « Te ne lascio un po' qui, capo. »

    Interagito con Joy, Lily, Daffy, gruppetto a casa Baker-Rosier e Malia. Citato Aidan.
    Dean ha fatto le spille #kingaidan2k20 e ne ha lasciate una manciata al bancone del bar, se l'info può servirvi.


     
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    La magia delle feste non è mai riuscita a catturare l'interesse sincero di Arthur. E' nella sua stanza, disteso sul letto, le dita che scorrono sullo schermo del cellulare, alla ricerca dell'ultimo messaggio di Karma. I pensieri, invece, vanno al giorno dopo la caccia, quando l'ha rivista in tutta la sua disarmante bellezza e l'ha baciata, come se non fossero trascorsi due anni interi dalla loro rottura. Il ventuno giugno per lui è una ricorrenza come un'altra - avrebbe preferito una cena a lume di candela, solo i loro occhi a scrutarsi, studiarsi e riconoscersi. Eppure è intento a cercare l'abbigliamento adatto, scartando innumerevoli ipotesi finché non arriva quella giusta, una sintesi perfetta tra comodità ed eleganza. Si immagina vestito di tutto punto a bussare alla porta di Karma, accogliendola con la piccola sorpresa che ha preparato; riesce persino ad immaginare il suo sorriso. Allora decide, ovviamente, che quel ventuno giugno si recherà a Portland, stringerà la mano di lei nella sua, le chiederà di ballare e sarà tutto come prima. Sospira piano, Arthur, ancora indolenzito per le turbolenze del loro rapporto, fatto di un continuo salire e scendere che, al momento, sembra finalmente essersi dato tregua, trovando la stabilità tanto agognata. Ha ovviamente paura, a scapito della professione da impavido che ha scelto, perché sa bene che i dolori e le sofferenze più grandi vengano sempre da chi si ama, non da chi si combatte. La sua decisione - l'unica opzione che abbia mai considerato - è stata comunque quella di riprovarci, di scommettere sulla persona di cui, nonostante tutto, si fida ancora ciecamente. Sono le otto di sera quando si reca sul luogo dell'appuntamento, in perfetto orario come suo solito. Attende sulla soglia qualche minuto, dando un margine di tempo adeguato alle ragazze per ultimare la loro preparazione - abbastanza certo siano ancora di fronte allo specchio ad osservare il risultato di tanta cura. Sareste comunque bellissime - ed è vero, ma non per questo si sognerebbe mai di rovinare quel momento di complicità. «Hai invitato Betty, giusto?», domanda al ragazzo lì presente, per fare un po' di conversazione. In realtà sa perfettamente chi sia - complice la campagna di Wiztagram e qualche ricerca al Ministero. Eh, quando la curiosità la vince... Comunque non fa alcun tipo di battuta in merito, non sapendo come potrebbe prenderla il tipo.
    «Arthur.», gli allunga la mano e non dice altro, da bravo tenebroso qual è. Appena Karma apre la porta di casa, tuttavia, la sua attenzione viene concentrata, o meglio, letteralmente catturata da lei. Saluta Betty ed augura alla coppia una piacevole serata, poi rimane solo col suo prezioso tulipano. Le porge un piccolo fermaglio di quella forma, suo regalo in vista dell'evento, appuntandolo nei capelli sfumati di rosso di Karma. «L'ho incantato affinché cambi insieme a te.», ma preferirei restassi sempre così, perché non potrebbe esistere nulla di più perfetto. Incastra le sue dita a quelle del piccolo tulipano, indicando la via per la passaporta approvata dal Ministero - una di quelle più carine, a forma di scatola di biscotti. Abbastanza soddisfatto di essersela aggiudicata, vola via con lei in un batter d'occhio, ritrovandosi a Portland ed ammirando il lavoro di ricostruzione messo a punto dai colleghi. Alcune fatine iniziano a svolazzare intorno a Karma, strappandogli un sorriso sostenuto da una logica incrollabile: avete scelto bene la persona di cui innamorarvi. «Mi concedi questo ballo, Clara, le domanda, alludendo alla sua impeccabile interpretazione de Lo Schiaccianoci. Non attende neanche che risponda, semplicemente le fa fare una giravolta e la stringe a sé, nel bel mezzo della folla, in una mossa affatto da ballerino, ma indubbiamente da intraprendente. «Ancora dell'idea che non riuscirei a starti dietro in pista?», domanda, fuori tempo sulle note della melodia delicata, ma deciso a farla divertire. E' sempre stato il suo progetto principale.

    Interagito con Karma, Aidan e Betty.

     
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    Fawn detestava le imposizioni. E, com'era ovvio, non aveva preso bene l'idea che il tema della serata presupponesse un dress code cui attenersi. Tuttavia non mancava neppure della vena drammatica che potesse portarla a rispettarli, quegli stessi, tanto odiati, dress code. E così, non appena appurato che a quella festa avrebbe effettivamente preso parte, aveva preso la cosa con la medesima attenzione al dettaglio che avrebbe dedicato ad un costume di scena- once a theatre kid, always a theatre kid. Quel giorno in particolare, perciò, era stato contraddistinto da ritmi piuttosto scanditi: prima era rientrata da casa di June, poi si era messa a trafficare per reperire le cibarie in vista dell'arrivo di Winter e Cami a casa e poi, nel tardo pomeriggio, le tre ragazze si erano eclissate nella stanza degli ospiti che, per quel paio d'ore, avrebbe rappresentato il loro personalissimo regno. Talmente tanto personale, il suddetto, che aveva pure affisso un cartello alla porta con tanto di "non disturbare - preparativi in corso". Ovviamente, come ogni volta che ci si preparava in gruppo, i tempi avevano finito per dilatarsi significativamente - tanto che ad un certo punto, tra una sbevazzata di vino bianco e l'altra, Fawn era saltata su con un fatidico: « Signorine, non vorrei dirvelo ma manca soltanto un'ora e mezza all'ora x. Long story short: dobbiamo muoverci. » E di lì era cominciato un caotico tirare fuori tutti i trucchi in suo possesso, tra una chiacchiera e l'altra, con la rosso-oro che ringraziava il cielo di avere un paio di mani in più a disposizione - quelle della Davis - perché lei, da sola, non sarebbe mai riuscita a fare un lavoro così egregio con l'acconciatura, vista la criniera di capelli che si ritrovava. Stava fissando uno degli ultimi fermagli, reperiti apposta per l'occasione, quando le giunse all'orecchio la voce della Bouchard: «Mi sento un po’ un manichino, forse non avrei dovuto sceglierlo così. » Asserzione che la portò a guardare sconvolta prima Cami - quasi nella speranza di poter leggere quel "che grandissima cazzata" anche negli occhi dell'amica - e poi Winter. « Tu sei bellissima, invece» Una volta trovata una sorta di accordo coi capelli, dunque, si trovò a fronteggiare l'altra con tanto di mani sui fianchi. « Stai benone! » Le si fece più vicina, captando forse il vago disagio dell'amica all'idea di un abito tanto formale: « Dài, vieni qui che ti pettino io. » Le disse quindi, più morbida, sfilandole dalle mani la fiaschetta.
    « Mi dispiace proprio un sacco che Cami abbia deciso di non partecipare. » La suddetta era stata accompagnata alla porta da poco, mentre una Fawn appena imbronciata si era appollaiata sul bracciolo del divano, in attesa di Erik. « Secondo me, alla fine si sarebbe divertita un botto e - ed eccolo! » Si tirò su, lisciandosi il vestito. « Visto? Ci sono volute solo diverse ore perché queste ranocchie diventassero delle principesse. » Sbuffò una risata. « Tutti pronti? » Magari, a sto giro, il fato ci sconvolgerà regalandoci la nostra prima festa senza traumi.
    A Portland, nonostante tutto, Fawn ci era arrivata con la fierezza nel cuore. Sapere che tutta quell'atmosfera fosse anche merito suo, le dava una soddisfazione enorme - allora è così che ci si sente, quando tuo figlio fa bella figura in giro? Circa?,e non poté fare altro, se non guardarsi attorno mentre Erik e Winter si scambiavano convenevoli. Rivolse un'occhiata, da lontano, pure al pezzo di terreno maledetto, quello appena scosceso, dove lei ed Albus avevano perso un pomeriggio intero perché era sembrato loro il posto perfetto per montarci un gazebo. Mi ricordo di te - brutto stronzo. Me ne ricorderò per sempre. Ma poi la sua attenzione venne attratta dalla fata che la Bouchard stava cercando di scansare: « Ehi, piano! Ha più paura lei di te che tu di lei! » Cercò di non ridere, palesemente divertita dal vago astio della bionda verso la creaturina. « Ci vieni, qui? Ti do una cosa. » E, sfilatasi una farfalla dai capelli, gliel'allungò. Nel giro di qualche attimo, la fatina si era allontanata con tanto di bottino per le mani e aria tronfia, pur restando ancora nel suo campo visivo. Forse medita di rubarmene altri? Sarà stata una buona idea? Lo scopriremo solo vivendo.
    Al discorso del Ministro, in realtà, non prestò poi troppa attenzione. Non tanto per astio, quanto perché nei bla bla bla introduttivi venivano dette sempre le stesse cose, gira che ti rigira, per cui non esisteva nemmeno quest'enorme necessità di ascoltarli. Una volta annunciata l'apertura delle danze, tuttavia, si trovò a scoccare un'occhiata divertita al giovane Marchand: « Che si fa? Abbiamo l'opzione gente di mondo o, altrimenti, quella pettegole che giudicano dalla panchina. Preferenze? »




    interagito con Winter ed Erik


    Edited by anagapesis - 14/6/2020, 06:57
     
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