{MAIN EVENT} A Midsummer's Night Dream

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    fly away ♥

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    « Ok.. pronte? Tre.. due.. uno.. » June annuì, seguendo con lo sguardo la piccola mano di Amunet che abbassava la zip della custodia dell'abito. Sgranò gli occhi quando il tessuto fu finalmente libero dalla plastica che lo nascondeva alla vista, sorpresa ed ammirata al contempo. Non può essere! « Mon Dieu! Mun, è... » Assurdo? Incredibile? Temerario? « Geniale. Assolutamente geniale. » Decretò infine, allungando una mano a sfiorare il polso della cugina, in un piccolo gesto colmo di conforto. « Praticamente è un metaforico vaffanculo, solo molto più elegante. » Ridacchiò, lanciando a Mun un'occhiata soddisfatta - e sì, anche orgogliosa. Sebbene non ne avessero mai parlato apertamente, la Rosier comprendeva la necessità alla base di quel gesto. Sapeva per esperienza quanto poteva e essere difficile lasciarsi alle spalle un vestito da sposa, forse per il significato intrinseco di quell'insieme di stoffa candida oppure perché, a dispetto di quanto le piacesse pensare, la ferita che le era stata inferta non si era ancora rimarginata del tutto. « Abbiamo all'incirca due ore prima che i ragazzi siano qui, perciò... » Mosse rapidamente la bacchetta, appellando quattro calici e la prima bottiglia di vino. « E' ora di darsi da fare, mademoiselles. » Prepararsi insieme era stata un'ottima idea e il tempo era volato, tra risate, musica, diverse bottiglie di vino e il prezioso aiuto di Mun ed Olympia, la cui conoscenza in fatto di make-up ed acconciature era indubbiamente più vasta di quella delle due padrone di casa. « Siete sicure che non sia... troppo? » Era almeno la terza volta che faceva loro quella domanda, intenta ad osservare il proprio riflesso nello specchio a figura intera, mentre Mun finiva di sistemarle le ciocche ribelli che sfuggivano al mezzo raccolto dietro la nuca. L'abito che aveva scelto era più semplice di quello di Mun, dalla stoffa leggera e di un delicato verde pastello. Il tessuto frusciava delicatamente ad ogni movimento creando un gioco di trasparenze lungo le gambe, complici i diversi strati sovrapposti magistralmente ed i dettagli in pizzo. A dispetto della profonda scollatura, più pronunciata di ciò che June era solita indossare, la fasciava perfettamente senza stringere o scostarsi, ed a convincerla era stata proprio la libertà di movimento che le permetteva: non si sentiva soffocare, né impacciata, tanto dimenticarsi di indossare un abito elegante. Il suo unico cruccio riguardava il fatto che non rientrasse propriamente nel dress code consigliato e, per stemperarne l'eleganza, June aveva optato per accessori semplici: un make-up naturale, una pochette dello stesso colore dell'abito, sandali non troppo elaborati e classici orecchini di perle come unico gioiello. Stava infilando la giacca di pelle nella pochette ampliata con la magia quando il suono familiare del campanello le avvertì che i loro accompagnatori erano arrivati. Sono persino in anticipo. Le parole di Mun fecero eco ai suoi pensieri e June ridacchiò, più nervosa di quanto dava a vedere. « D'accordo, ultimo bicchiere e poi scendiamo! » Versò due dita di vino a ciascuna per terminare la bottiglia e alzò il bicchiere nella loro direzione, sperando che il brindisi potesse aiutarla a rilassarsi. Scribacchiò una risposta veloce a Sam e dopo qualche minuto scesero di sotto. Una volta aperta la porta, il piano inferiore del piccolo cottage non era mai stato tanto affollato, fatta eccezione per la festa di Halloween dell'anno precedente. « Accidenti, quanta classe. Vi riconosco a stento! » Si scostò per lasciarli passare, cercando di moderare il linguaggio per non mandare all'aria in un paio di secondi il duro lavoro di un intero pomeriggio. « Complimenti anche alla signorina Rosier comunque. Stai benissimo, June. » L'uno accanto all'altra, Mun ed Albus erano radiosi. « Ti ringrazio, Albus. Ma è tutto merito di Mun e Lympy, da sola non avrei saputo da dove iniziare. » Ammise, spostando lo sguardo dall'una all'altra per un istante, in un muto ringraziamento. Salutò rapidamente Peter e Dean con un bacio sulla guancia, sinceramente felice di vederli. « Apperò, continui a tirarmi fuori sorprese dal cappello. Sei molto bella! » Quelle poche parole furono sufficienti a farla arrossire leggermente, con una strana sensazione all'altezza dello stomaco. Forse non dovevo bere così tanto. « Grazie. Anche tu stai molto bene, la fantasia ti dona. » Rivolse a Sam un sorriso divertito nel notare come inconsapevolmente avessero scambiato i colori delle rispettive Casate e quando si sporse verso di lei, percepì il leggero profumo di bagnoschiuma e il piacevole calore delle labbra sulla pelle, un contatto breve e delicato. « E mmh, certi vestiti ti rendono davvero giustizia. Dovresti metterli più spesso. » Fortunatamente, il resto degli ospiti erano troppo impegnati a salutarsi e conversare tra loro per udire quelle parole o notare il piccolo pugnetto giocoso che June rifilò a Sam, colpendogli delicatamente la spalla. « Forse lo farò. O forse l'ho sempre fatto, ma non in tua presenza. » Sussurrò, mentre gli occhi azzurri lampeggiavano sibillini. Uno a zero per me. Roteò gli occhi al cielo nel sentirlo parlare del corsage, finché Sam non estrasse dalla tasca dei pantaloni una scatolina di tessuto azzurro. Una custodia da gioielli, per essere precisi. « Ho ritenuto giusto non fartelo per essere originale e assolutamente non scontato. Perché tu sicuramente te lo aspettavi e invece no, mi dispiace. » Stai scherzando, vero? Prese la custodia che le porgeva mantenendo lo sguardo fisso su di lui, con un'espressione mista di sorpresa e incredulità dipinta sul viso. E' sicuramente uno scherzo. Come minimo ci trovo un carrarmatino di Risiko. Mordicchiandosi l'interno della guancia sollevò il coperchio con delicatezza, svelando una graziosa collanina dorata, intrecciata a due ciondoli che ricordavano delle foglie di vite. Batté le palpebre, meravigliata, ma Sam la anticipò iniziando a raccontarne la storia. Mantenne lo sguardo fisso su di lui, interdetta e sospettosa, ritrovandosi a scuotere il capo appena intuì che si trattava dell'ennesimo scherzo. Touché. Uno a uno. « Allora è una fortuna che tu mi abbia incontrata, altrimenti la collana della povera prozia Clarisse sarebbe rimasta a prendere polvere in chissà quale cassetto. Trés tragique. » Infarcì il tono di voce di finta modestia, lo sguardo fermo a sostenere quello di lui, tradita unicamente da una scintilla di sfida sul fondo delle iridi chiare. Se vuoi prendermi in giro per questo dovrai fare di meglio, spiacente. « Seh vabbè, voi coi corsage e le collanine. [...] Fritto misto caldo caldo, Daffy. Poi non dire che non ti vizio. » Scoppiò a ridere davanti a quella scenetta. Era un'idea geniale, il regalo perfetto per Daffy. « Se non avessi già dato il via alla campagna per l'elezione di Joyce ti saresti appena guadagnato il mio voto, Moses. » Scherzò, facendogli l'occhiolino ed appuntandosi la spilletta in uno dei buchi della cintura mentre si apprestavano a lasciare il cottage per raggiungere la passaporta.
    [...] La vista di Portland perfettamente addobbata, sovrastata dagli ultimi raggi del sole al tramonto era uno spettacolo davvero incredibile. Nell'udire le esclamazioni meravigliate dei presenti, June rivolse un sorrisetto intimamente soddisfatto ad Albus: i Senior ed i Caposcuola avevano lavorato sodo per far sì che tutto apparisse come uscito direttamente da una fiaba. « E' un po' così che mi sono sempre immaginato Beauxbatons. Solo tanta fantasia galoppante, vero? » June si sciolse in una piccola risata e i capelli scuri ondeggiarono lungo le spalle mentre scuoteva il capo. « Sì e no. In qualche modo me la ricorda, ma la scuola e gli ambienti sono più... eterei. Ci sono le fate, il bianco, le sfumature di azzurro, soffitti enormi, lampadari di cristallo e tantissimi fiori, dipinti e statue. Non so esattamente come spiegarlo, ma ho sempre avuto la sensazione che racchiudesse insieme un'atmosfera invernale e primaverile. » Detta così non aveva molto senso ma, come per Hogwarts, le parole non erano in grado di descriverne a pieno l'atmosfera. Si fecero largo tra la folla, separandosi momentaneamente dal resto del gruppetto, con Sam che la guidava gentilmente tra gli invitati, il calore della sua mano percettibile attraverso la stoffa leggera dell'abito. Notando gli sguardi di diversi curiosi posarsi su di loro, June si ricordò solo in quel momento del post sul profilo Witzgram di Strega Moderna. Come se non attirassimo già abbastanza l'attenzione. Lanciò una rapida occhiata a Sam che sembrava perfettamente a suo agio, in parte tranquillizzata dalla sua presenza. « Almeno due calici, per favore. » Scherzò, accettando volentieri quell'offerta, facendo scontrare delicatamente il bordo del bicchiere con il suo. Mentre il Preside parlava, si guardò rapidamente intorno alla ricerca di Fawn, Leonard o Lily, ma intravide solamente Olympia e Peter, poco distanti. « Non pensavo che avrebbero partecipato così tante persone. » Ammise, guardandosi intorno quasi sovrappensiero. « Ne sono contenta, abbiamo impiegato giorni per sistemare questo posto. » Crane cedette il palco alla rappresentante di Strega Moderna e June non riuscì a reprimere una piccola smorfia. « Addirittura le soffiate. Sei pronto qualche altro post filosofico? » Sussurrò, ironica. Spalancò gli occhi, fingendo un'improvvisa illuminazione. « Credi che la veggente saprebbe dirci i titoli semplicemente guardando il palmo della mia mano? Sarebbe come avere un'esclusiva! Ohhh, non sto nella pelle! »Trillò, con eccessiva enfasi, calandosi nei panni di un'amante del pettegolezzo. La ragazza smise di tediarli con quella vocetta tediosa, finalmente sostituita dalla musica. « No, se te lo stai chiedendo, dall'ultima volta che ne abbiamo parlato, non ho seguito tutorial di balli da sala. Tua nonna mi starà odiando così tanto in questo momento. » Fu il turno di June di ridere nell'immaginare Sam intento a provare i passi seguendo le istruzioni di un video di youtube. « Niente corsage, niente miglioramenti nel ballo da sala... queste sono lacune imperdonabili e potrebbero addirittura costarti il titolo di Re di Maggio. » Merlino non voglia, sarebbe davvero terribile! « Ti è andata bene che sono un'ottima partner, ma se mi massacrerai i piedi a fine serata potrei avere bisogno di aiuto per camminare. E in caso di infortunio non escludo che Charlie non ti accuserà di sabotaggio. » Posò la mano sulla sua e lasciò che la conducesse tra le coppie che ondeggiavano a ritmo di musica. Gli scoccò un'occhiata sorniona, di sottecchi. « Non per essere indelicata, ma... sai dove mettere le mani, vero? » Lo canzonò posizionandosi davanti a lui e posando la mano libera sulla sua spalla. Cercò di assecondarlo nei movimenti, rischiando di inciampare un paio di volte e scoppiando a ridere dopo averlo urtato involontariamente. « Se preferisci possiamo anche solo dondolare sul posto, giuro che non mi offendo. » Promise, ridacchiando appena. « Oggi ero un po' nervosa » Incontrò il suo sguardo, improvvisamente più seria. « ma per ora va meglio di quanto pensassi. » Accennò ad un sorriso rilassato. « E non ti ho ancora ringraziato per la collana. » La sfiorò istintivamente con la mano libera. « Non eri tenuto a farmi un regalo ma è davvero bellissima, mi piace molto. » Si sporse nella sua direzione, sollevandosi sulla punta dei piedi, e gli depositò un bacio sulla guancia ricoperta da un leggero strato di barba, vicino all'angolo delle labbra. Era stato uno splendido pensiero, ma non voleva che si sentisse in dovere di compiere simili gesti. « Lo ammetto, la prozia Clarisse aveva ottimi gusti. Una vera visionaria. » Sussurrò con tono ricolmo di esagerata ammirazione, rivolgendogli uno sguardo complice.

    Interagito con il gruppetto dame+cavalieri presenti a casa Rosier-Baker e Sam.
    Citati Fawn, Leonard e Lily.

     
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    Era stata una decisione piuttosto improvvisata, quella presa da Tris. Lei e Malia erano salite a bordo del Maggiolino come da programma prima di pranzo e in poco meno di un'ora stavano già suonando il clacson senza preavviso sotto casa di Spike. Un'intrinseco moto di allegria contagiosa l'aveva assalita sin dalla mattina, forse perché, all'atto pratico era la prima volta che rivedeva il suo accompagnatore dopo settimane di toccate e fughe, senza grandi manifestazioni. Una curiosità quasi morbosa si era insinuata nel suo animo, tant'è che, attendere fino alla sera le era sembrato improvvisamente stupido e assolutamente non necessario, così, dopo la tappa a pranzo in un fast food in autostrada, Tris aveva preso posto al volante, intrattenendo conversazioni più o meno significative, lasciandosi semplicemente guidare dal flow della situazione. Non protestò quando Malia si impadronì della radio, cambiando di continuo stazioni e canzoni, e tentò di fare più domande possibili a Spike, per rimettersi in pari con la sua vita e quello che faceva al momento. Una cosa aveva tentato però di eludere, non sapendo su quale terreno stesse giocando: chiedere ai due ragazzi in che situazione erano di preciso. Amici? Più che amici? Stavano insieme? Quelli erano argomento che Tris intendeva risparmiarsi per una conversazione approfondita a quattro occhi con la migliore amica. Sbagliò strada tre volte, ma alla fine, giunsero a casa di Percy poco prima delle sei. Non era stata una grande anticipazione rispetto all'orario prestabilito, ma almeno si erano divertiti. « Sobria.. devo dire. Proprio una baracca.. » Si era ritrovata a dire osservando il castello di fronte al quale i tre ragazzi si erano appena fermati. Quindi è vero che con il titolo arrivano i castelli. Spento il motore della macchina si era voltata verso di loro sorridente e ancora su di giri. « Ok, vado ad avvisarlo prima. Non voglio che gli prenda proprio del tutto un coccolone. Visto che tu, Spike, non lo conosci molto, Malia, vai col tango, preparalo all'inevitabile. » In realtà il giovane Watson sapeva essere un ottimo padrone di casa, solo che era piuttosto certa che non fosse quello il tipo di ricevimenti a cui era abituato.
    Un elfo domestico estremamente gentile la accolse con premura e garbo, accertandosi della sua identità. Al nome Tris, la creatura sorrise affabile, offrendosi di avvisare il padrone di casa del suo arrivo. Quindi sa chi sono. Buono a sapersi. La giovane Morgestern lo fermò subito, facendosi indicare piuttosto la stanza in cui si trovasse, avanzando già nell'ampio salone d'ingresso guardandosi intorno con un che di indiscreto. La biblioteca, ovviamente. Bussa tre volte sulla porta semiaperta, penetrando nell'ambiente polveroso, con un che di reverenziale che non sembra avere quando si trovata a casa sua. Sorride nell'incontrare gli occhi di lui dietro una scrivania, precipitandosi nella sua direzione saltando sulla superficie in legno. Chiude di scatto il suo libro e scuote la testa. « Non anche oggi, per piacere. » Pausa. « Carina casa tua.. a quanto pare anche tu soffrirai d'asma prima dei trent'anni. » Asserisce con uno sguardo divertito. E quella era una cosa che Tris diceva sempre anche in riferimento a casa sua. E' una caratteristica tipica dei posti vecchi; hanno gli acari nell'anima. « Lo so, dovevi venire a prendermi tu però - puoi venire ancora a prendermi quando sarò pronta. Solo un po' più vicino. » Di certo non vengo in jeans e maglietta dei Rolling Stones - presa in prestito da Dean per giunta - al ballo. « Non lo so.. » Asserisce pensierosa, con un tono energico mentre solleva lo sguardo verso l'alto. « ..sono abbastanza su di giri da ieri. Ripensandoci è la prima festa a cui sto andando perché mi va e basta.. e ci sto pure andando con qualcuno che mi piace. » Prima che possa dire altro tuttavia, il suono di un clacson la interrompe, e Tris è obbligata a chiudere gli occhi, e sospirare sorridente. « Senti! Non sono da sola, però Malia deve farmi i capelli, ed io devo prestarle un vestito. Quindi c'è anche lei. E il suo accompagnatore, perché non potevamo lasciarlo per strada. Hai idea di quanto sia difficile trovare questo posto? » Tutto molto logico. Salta giù dalla scrivania e indietreggia di qualche passo. « Però saranno tranquillissimi. » Resta un po' a pensarci su e poi aggiunge qualcos'altro che sembra rientrare nel tipico ordine delle chiacchiere di ordinaria amministrazione. « Ti dispiace se lascio qui le mie cose? Tipo.. lo spazzolino. » Inclina appena la testa di lato, e rimane a osservarlo per qualche istante in maniera estremamente neutra. « Perché insomma sei più vicino rispetto alla festa e da me ci sono Theo e i suoi amici. » Già.

    Alla fine la faccenda del vestito si era ridotta a un lo metto o non lo metto. Tra i vari vestiti che aveva scelto ce ne era uno che le piaceva più di altri, ma forse era più l'idea di sapere che sua madre l'aveva indossato prima di lei a piacerle. Non era propriamente il suo genere, eppure, guardandolo, sembrava esserlo diventano in un momento di disattenzione. Il desiderio di provarlo era cresciuto ancora e ancora finché non si era decisa. Così, aveva abbandonato i suoi piani iniziali, lo aveva tolto dalla stampella e l'aveva indossato. « Fanculo. Ho vent'anni! Se non faccio la figura della bomboniera ora, non lo farò mai più.. farai meglio a fare altrettanto Stone! Spike si merita il meglio. » Aveva continuato con quel tono allusivo per tutta la giornata, cercando di richiedere silenziosamente una spiegazione circa la sua scelta in materia di accompagnatore. Alla fine, completato l'outfit con un paio di sandali abbastanza comodi, qualche anello e gingillo qua e là era scesa al piano di sotto. « In perfetto orario. » Asserì prima di rivolgere al giovane Watson un sorriso piuttosto elettrizzato. « Stai.. Molto bene. » D'altronde, generalmente tutto si poteva rimproverare al giovane Watson tranne che non fosse impeccabile. Solitamente quella elegantemente fuori posto era lei, mai del tutto capace di scegliere qualcosa del tutto adatta alle occasioni. Anche l'ultima volta che erano andati a un ballo, Percy e Tris si trovavano nella stessa casa, solo che allora, sembravano preferire fare opera di convincimento su loro stessi circa chi non volessero portare al ballo. « Io e Malia pensavamo di ordinare da mangiare prima di andare. Tu vuoi qualcosa? Sinceramente non ho voglia di andarci a stomaco vuoto. E abbiamo portato anche il vino. » Socievolezza e allegria liquida. [...] Arrivati alla festa, un po' alticcia, ma tutto sommato solo estremamente allegra, Tris ricercò istintivamente la mano di Percy, colta da un'improvviso balzo di curiosità nel ritrovarsi nel più sorprendente degli ambienti che potesse immaginare. Tuttavia, prima di poter esaltare la sorpresa provata di fronte al passaggio di un folletto estremamente energico, una voce rumorosa la fece sobbalzare appena. « STONE! STONE VIE' QUA, HO LE SPILLE!! Te ne lascio un po' qui, capo. » Osservò con la coda dell'occhio lo scambio tra i due amici alzando gli occhi al cielo. « Ancora! » Storse appena il naso e diede una gomitata al giovane Moses. « Buongiornissimo anche a te. Sei così occupato con le campagne per il sociale che nemmeno saluti più! » Dean era un bravo ragazzo, salutava sempre. Poi Aidan Joyce è tornato. Sorride tuttavia in direzione della sua accompagnatrice e le allunga la mano per presentarsi. « Ciao, tu devi essere Daphne.. io sono Tris. Dean mi ha parlato tanto di te. In bocca al lupo a tenere a bada questo idiota! » Un tono scherzoso, quello adoperato dalla giovane Morgenstern. In fondo, non c'era persona più affidabile in tanti ambiti di Dean Moses e lei, per lui, avrebbe messo ben volentieri la mano sul fuoco. Salutò Malia e Spike con la promessa di ricongiungersi dentro, per poi continuare il percorso verso il punto nevralgico della festa. Scoppiò a ridere più e più volte lungo il tragitto, sentendosi tormentare il vestito o i capelli da qualche fatina, ma non sembrò affatto infastidita dal loro moto energico. « Questa storia sta sfuggendo loro di mano. Hai presente? Sono giorni che promuovono Aidan come re del ballo. » Alza gli occhi al cielo e sospira. « Te lo ricordi lui? Uhm.. forse tu non eri ancora arrivato quando lui andava a scuola con noi. » Compie una leggera pausa mentre si ferma a passare in rassegna il primo buffet, soffermandosi su un barattolo all'interno del quale due fatine litigano tra loro spazientite. Afferra una coppa di champagne e solleva le sopracciglia nella sua direzione, intimandolo a non lasciarla bere da sola. E dopo i discorsi di rito, che si ritrova ad ascoltare con estrema attenzione, quasi volesse già trovare il marcio in quei nuovi rappresentanti del popolo, la festa ha il suo ufficiale inizio. Saluta velocemente Sam con un cenno della mano, rivolgendo un ampio sorriso alla sua accompagnatrice che riconosce subito, non solo perché Senior di Giochi e Sport Magici. Prova una leggera sorpresa nell'essere rimasta così indietro con le notizie. Lo sguardo corre infatti istintivamente a ricercare Malia nella folla. « Beh, che dire.. questo non è affatto imbarazzante. La ragazza che sta con Sam.. gioca nei Falcons con Malia. » E tanti cari saluti all'idea di organizzare delle rimpatriate non imbarazzanti. « Forse alla fine aveva ragione a farsi tutte quelle pippe mentali. » Pur essendo quello un commento privo di giudizio alcuno, conoscendo il modo in cui la storia dei suoi amici si è conclusa, si sentì comunque in colpa nell'aver troncato di netto così spesso i discorsi di Malia in merito. Dopo la rottura con Sam, Tris aveva catalogato la migliore amica nella categoria delle ex psicopatiche. Sta a vedere che qui l'amica di merda sono stata io.

    Interagito con Percy, Malia, Spike, Dean e Daphne;
    Nominato Aidan, June e Sam.


     
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    Unire la parola festa alla figura di Elaine Noble era un vero e proprio controsenso, ma poteva tirarsi indietro ormai arrivata alla parte finale del midsummer? Non era sicuramente entusiasta di ritrovarsi in mezzo ad un grande evento con tutte quelle persone, ma i giorni trascorsi a Londra dopo la fine dell’anno accademico erano stati importanti per chiarire meglio le idee sul da farsi.
    Non aveva un accompagnatore, ma non era una cosa a cui dava molta importanza, durante la corsa aveva cercato in tutti i modi di evitare il contatto con altre persone, perché? Da sola stava bene e, unendo il disagio del partecipare ad una grande festa, la presenza di un’altra persona che l’accompagnava seguendo certi convenevoli avrebbe solamente alimentato la voglia di rinchiudersi in casa e non uscire fino a quando la festa non sarebbe finita.
    «Ellie, pronta? Muoviti che se no perdi la prima passaporta, goditi la festa! » La voce di Corinne richiamò l’attenzione di Elaine dal piano di sotto, la zia era più entusiasta della ex corvonero. « Arrivoooo, odio quando mi metti fretta. » Scese le scale notando che Corinne era rimasta nei pressi del sottoscala per vedere come stava Elaine con il vestito che la zia aveva scelto accuratamente per lei. «Grazie ancora per tutto quello che fai per me» Schioccò un bacio sulla guancia della zia ed uscì di casa dirigendosi verso il luogo dove avrebbe preso la passaporta
    Il tragitto non fu lungo, aveva preso la metro e dopo tre fermate aveva raggiunto il luogo predefinito per la passaporta. Una volta presa fu catapultata in un luogo che, nel periodo di Hogwarts, poteva essere considerato un vero e proprio incubo, ma l’atmosfera creata per la festa aveva cambiato totalmente il volto del Portland’s summer camp.
    Si guardò intorno notando tutte quelle piccole creature magiche che svolazzavano felici in giro per quella festa, mentre il discorso del nuovo ministro catturava l’attenzione dei presenti alla festa.
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    Ma sì, godiamoci la festa. Il disagio iniziale causato dalla folla presente, mutò rapidamente in un sentimento di gioia e serenità nel vedere il lavoro svolto per sistemare al meglio il campo. Senior e caposcuola si sono dati da fare, bravi ragazzi.
    Girò intorno alla zona adibita per la festa cercando di vedere qualche volto familiare, notò alcune persone, ma Ellie stava cercando la Byrne, oltre ad essere la festa per il midsummer era anche il compleanno della senior del college. Forse non è ancora arrivata… Quando quel pensiero balenò nella sua testa, continuando a guardarsi intorno la vide e, con un sorriso stampato in faccia si avvicinò all’americana.
    « Ciao Fawn! Tanti auguri di buon compleanno » Abbracciò la ragazza, presentandosi dopo al ragazzo che l’accompagnava mandando anche a lui un bel sorriso sincero: « Ciao! Sono Elaine, tu dovresti essere Erik giusto? » Aveva sentito parlare del ragazzo da Fawn, ma non aveva mai avuto modo di presentarsi, né di conoscerlo, l’unica cosa che Ellie sapeva era che i due erano colleghi di corso. « Vado a prendere qualcosa da bere, ci si vede dopo in caso» Con un piccolo cenno della mano ed un altro sorriso si allontanò dalla coppia avvicinandosi al bancone del punch riempiendo così il primo bicchiere di una lunga serata. Ma quella è… No non può essere. In effetti non poteva essere già andata al primo bicchiere, ma vicino a lei al bancone del punch era presente la sua giocatrice preferite delle Holyhead: « Ma… Tu, sei Joy Scamander! » Arrossì all’improvviso nel vedere la giocatrice alla festa « I…Io sono Elaine, sono una tua grande fan!» Con le guance ancora rosse si presentò alla bionda. Posso morire felice.

    Interagito con Fawn ed Erik
    Si è presentata a Joy rischiando di avere un mezzo infarto.
     
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    « Ok.. pronte? Tre.. due.. uno.. » Rimane per qualche istante in silenzio, con le labbra semi dischiuse, nel ritrovarsi di fronte a quel vestito, l'emblema di ciò che aveva fatto esattamente un anno prima, sotto l'effetto calcolatore dello Shame. Lascia che sia June a parlare per prima, mentre i suoi occhi incontrano quelli altrettanto chiari di Mun. Quell'occhiata sembra riuscire a dire molto di più di quanto ogni parola che passa per la testa della bionda potrebbe dire. Eppure fa un passo avanti, fino a quando non si ritrova faccia a faccia con il vestito. Inclina la testa di lato, ad osservare l'effetto magico che mette in evidenza le bruciature, per poi allungare una mano a toccarne il tessuto. E' dopo aver constatato quanto il suo tatto lo riconosca ancora, sotto i polpastrelli, che torna a fissare Mun. « Una fenice che rinasce dalle proprie ceneri. » Le dice, con un sorriso timido, che va via sempre più allargandosi. « Non mi sarei aspettata niente di meno da te. E' stupendo ed è un messaggio forte e chiaro! » Un bel vaffanculo ma più elegante, già! Sente un sentimento di fierezza e orgoglio nei suoi confronti e le sorride ancora una volta, prima che June dia il via alle danze. Non si tira indietro dal bere un generoso calice di vino, cominciando ad armeggiare con i propri capelli, lasciando che la cascata di ondulate lingue di fuoco ricada sulle sue spalle, per poi andare ad intrecciare la parte sinistra della testa, rifinendo il tutto con stelline e cerchietti dorati, in tinta con i tacchi sui quali ha deciso di avventurarsi. « Siete sicure che non sia... troppo? » Lancia un'occhiata a June, scrollando la testa per l'ennesima volta, colta da un sorriso. « Hai vent'anni, se non li metti ora certi vestiti, quando? » Sciabola le sopracciglia, per quanto in cuor suo, le riserve riguardo Scamander non siano troppo cambiate dalla chiacchierata alticcia che hanno fatto per il suo compleanno. Ma vederla così impaziente ed elettrizzata, dalle gote naturalmente rosee e vivaci, è quella nota che riesce a metterla di buon umore, vedendola finalmente in pace dopo mesi di sofferenza e panico. « Sicura che non vuoi portartelo dietro l'ammazza farfalle? Tante le volte ti venisse l'impulso di spruzzarglielo sugli occhi. » Si stringe nelle spalle, angelicamente, dopo l'ultima passata di rossetto ciliegia. Ultimo tocco di illuminante sugli zigomi, un punto luce nella parte interna dell'occhio, così come le ha suggerito di fare Mun e si sente abbastanza pronta da indossare finalmente l'abito. che scivola giù lungo i suoi fianchi, arrivando fino ai piedi per lasciare spazio ad un ampio spacco. « Tu allacci me, io allaccio te? » Scocca un'occhiata divertita a Daffy nel chiederle un aiuto pratico con il vestito, per poi accettare l'ennesimo bicchiere di vicino. Pensa di essere estremamente calma, rilassata e senza un pensiero fin quando non sente trillare il campanello al piano di sotto. Occielo. Tutta insieme, le sale l'ansia, con tanto di sgranata di occhi che cerca di nascondere alle altre buttandosi alla ricerca della pochette nella quale infila la bacchetta, il cellulare, un chiodo dai toni chiari. Prende un gran respiro e segue le altre, stringendo appena la mano intorno al braccio di Daffy. «Io continuo a non ricordare chi sia - com'è che si chiama? Svon? Quello, comunque. Ciao Juniper, sei davvero bella. Tu di più.» E' così che viene accolta dalle parole di Peter, dopo aver fatto un giro di saluti, cercando persino di risultare naturale nel cenno della mano che rivolge a Scamander. « Sì, sei riuscito a farmi ricredere. Non sei nemmeno scappato via questa volta, miracolo. » Si rivolge a Peter con tanto di sorrisetto sarcastico, dopo aver abbassato gli occhi sullo schermo del cellulare per constatare che sì, è effettivamente in perfetto orario, così come lo sono le sue battute su Sven. Si permette di squadrarlo da capo a piedi, per qualche istante, per poi tornare ai suoi occhi ambrati. « Stai davvero bene. Il floreale ti dona. » C'è un'espressione divertita sulle sue labbra, mentre lui le mostra la loro passaporta e Dean comincia a fare campagna elettorale per quel poveraccio di Aidan Joyce, ragazzo che non conosce ma di cui le ha un po' parlato Malia. Prende la spilla, decidendo di appuntarla sopra il seno, prima di essere sorpresa dalla voce di Peter. «Oh, quasi dimenticavo. Perdonami, è che quando smetto l'acutil fosforo post esame divento scemo. Per te.» Accoglie le sue parole con un sorriso e un leggero rossore che le colora naturalmente le guance.
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    Prende il corsage che le sta porgendo e non fa in tempo ad aggiungere altro che lui la prende per mano e vengono catapultati a Portland. Un po' intontita, sbatte le ciglia e si guarda intorno. Lei in quel posto non c'è mai arrivata, portata via durante l'attacco a King's Cross per essere spedita tra i Ribelli grazie ad un'amica del padre. Per questo, mentre si guarda intorno, non sente niente. Non sente paura, né timore, né una stretta che le stringe le stomaco perché non ha ricordi negativi che la legano a quel posto. Anzi, gli unici ricordi che avrà sono quelli che passano ora sotto i suoi occhi smeraldini. Luci, alberi, atmosfera magica, fatine e folletti liberi di muoversi nel loro habitat naturale, l'odore di acqua salmastra che si fonde ad una miriade di altri profumi. Nei suoi occhi lo stupore e il fascino che tutto ciò le esercita. « Quasi quasi prendo in parola il Ministro e quest'estate mi passo le vacanze qua. » Si ritrova a commentare convinta sì della bellezza di quello scorcio di paradiso, ma abbastanza ironica nelle intenzioni, ancora fin troppo sul "Chi va là" con le istituzioni. Si guarda intorno, alla ricerca di Dory e soprattutto Leo, per dare via all'operazione Cupido, ma non trovandoli nell'immediato, abbassa gli occhi per stringersi il braccialetto sul polso, fissando poi Peter per qualche istante. « Dì un po', com'è che hai fatto ad abbinarlo perfettamente con il colore del mio abito? » Inarca un sopracciglio, continuando ad osservarlo con sguardo scrutatore. « Sei ricorso nuovamente a qualche tuo trucchetto come il regalo di Natale? » Storce le labbra in una buffa smorfia, prima di ricordare una cosa. « Oh aspetta, anche io ho una cosa per te. » Infila la mano dentro la borsetta e cerca qualcosa, fin quando non tira fuori una piccola spilletta. « Mi sembrava una massima che ti rispecchia molto. » Alza un sopracciglio, mentre si prende la libertà di appuntargliela alla camicia. « Tipo quando te la facevi sotto all'idea di dirlo a James. A proposito, com'è andata? » Butta lì la domanda, cercando di non apparire tanto curiosa quanto in realtà è. Non ha ricevuto nessun messaggio dal fratello, Peter non si è tirato indietro all'ultimo, è ancora vivo, quindi immagina che non sia andata troppo male la chiacchierata. «Signorina Wendy, le posso offrire un bicchiere di punch?» Annuisce allora, individualizzando poco più lontano Daffy, alla quale fa segno di unirsi a loro, con il bicchiere già pronto in mano. « A cosa brindiamo? »

    Interagito con Mun, June, Daffy, Peter e di nuovo Daffy.
    Menzionati i boys a casa Rosier-Baker, Aidan, Malia, Dory e Lello.


     
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    Che differenza c’è tra andare ad una festa per finta con qualcuno e andarci davvero? Una domanda che ormai da giorni frulla nella mente della giovane Stone, e a cui crede di trovare risposta soltanto il pomeriggio che precede il grande evento. Se procurarsi un accompagnatore "finto", significa fregarsene del proprio aspetto e ritrovarsi sdraiata sul letto di una delle camere di Percy Watson coperta solo da un'asciugamano a meno di dieci minuti dalla partenza, questa sì che è vita, commenterebbe lei. I capelli corti ancora bagnati che le ricadono sulle spalle, sorseggia del vino direttamente dalla bottiglia mentre segue con vago interesse i movimenti di Tris, che sembra decisamente più impegnata di lei nella missione di rendersi presentabile per qualcuno. Non che le preparazioni della Morgernstern siano in pompa magna - la ragazza ha semplicemente l'accortezza di esaminarsi giusto un paio di volte allo specchio, scegliere un vestito adeguato ed essere pronta per tempo. « Ci pensi a quando passavamo le ore a farci fare le acconciature da Olympia prima di un ballo a Hogwarts? » commenta ad un tratto, accarezzandosi svogliatamente i capelli ancora umidicci, per poi passare la bottiglia di vino all'amica. Forse perché sono cresciute, forse perché hanno vissuto problematiche di un certo tipo, eppure Malia non sente più nell'aria la stessa elettricità di un tempo prima di un evento formale. O forse è tutto semplicemente nella tua testa. «Fanculo. Ho vent'anni! Se non faccio la figura della bomboniera ora, non lo farò mai più.. farai meglio a fare altrettanto Stone! Spike si merita il meglio. » La mora alza gli occhi al cielo, mentre guarda distrattamente l'amica infilarsi nel vestito tanto dibattuto. Okay, forse Tris l'ha presa un po' più seriamente. « Spike si merita esattamente quello che gli darò. » Una risata cristallina accompagna l'ennesima asserzione criptica di quel pomeriggio. Per qualche motivo, si è divertita ad eludere tutte le curiosità dell'amica in merito, più per il puro piacere di farlo che per motivi reali. La vicenda sarebbe diventata banale e avrebbe perso d'interesse se avesse rivelato il vero motivo per cui quella sera si trovava in coppia con Spike. E se questa fantomatica festa della fertilità e dell'amore non le ha portato gioie in quel senso, quanto meno farà in modo che produca qualche risata. « Comunque sei una strafiga. Se Watson non tira fuori l'anello questa sera significa che hai passato due anni della tua vita con un asessuato, io te lo dico » commenta dopo aver rivolto un'occhiata fugace all'outfit dell'amica, per poi alzarsi finalmente in piedi. L'orologio a pendolo appeso alla parete della stanza segna l'ora in cui Watson starà certamente iniziando a scalpitare giù all'entrata, e la Stone capisce che è giunto il momento di smettere di procrastinare. Beve gli ultimi sorsi di vino dalla bottiglia e si libera della propria asciugamano senza pensarci due volte. Il pudore, con Tris, è una sensazione persa già da tempo. S'infila in una tutina recuperata tra gli abiti della madre di Tris senza pensarci troppo, la abbina ad un paio di sandali ed è pronta in meno di un paio di minuti. Nessun accessorio, a stento un filo di mascara applicato con la solita svogliatezza. « Proprio una principessa » commenta con fare sarcastico lanciando un'occhiata al proprio riflesso, e notando i propri capelli ancora umidi e un po' arruffati. Strega Moderna si divertirà come non mai questa sera. Una volta fuori, raggiungono Percy e Spike - la coppia delle coppie - al piano di sotto e si preparano a cenare insieme. « Vorrei proprio sapere di che cosa avete parlato mentre eravamo su » sussurra piano al proprio accompagnatore una volta avvicinatasi a lui, lanciando un'occhiata eloquente al giovane Watson. Se li immagina guardarsi in silenzio, in una tipica scena imbarazzante di un film comico, senza sapere bene cosa dirsi. Saluta Percy con un sorriso cortese e qualche pacca sulla spalla un po' troppo affettuosa. « Come al solito sei una delusione, Watson. Non ho trovato nemmeno la collezione di denti di vampiro lì sopra. Che lo tieni a fare questo castello se non ci tieni dentro almeno le reliquie di Dracula? » Scuote la testa, con disappunto, per poi allungarsi e sfilare con un movimento repentino le chiavi della macchina dalle mani di Tris. « Ovviamente adesso guido io. »

    « Dai, quanto meno l'hanno sistemato carino » commenta una volta raggiunta la festa, guardandosi intorno con curiosità. L'alcol e la buona compagnia le hanno permesso di abbandonare quello status di indifferenza e svogliatezza, facendola sentire subito più bendisposta all'idea di festeggiare. Ma è sicuramente la vista di Dean a farla andare proprio su di giri. « STONE! STONE VIE' QUA, HO LE SPILLE!! » « NO VABBÈ! DAI QUA! » Lei e l'ex compagno di scuola si capiscono fin troppo bene, quando si tratta di questo genere di stronzate. Ed è bastata una battuta ridicola per mettere su un'intera campagna social che, visti i risultati raggiunti, ha avuto un certo successo. « Mamma mia Dean, io ti amo » commenta esaminando le spillette recanti il volto di Aidan Joyce, fingendosi quasi commossa da tanta dedizione per la causa. Dopo essersene appuntata una sul petto, e aver fatto altrettanto sulla camicia di Spike - « Mi dispiace, ma se stasera stai con me questa
    è obbligatoria »
    - saluta con un abbraccio prima Dean e poi la sua accompagnatrice. « Tu stasera sei più gnocca del solito » commenta, accennando all'abito di Daphne. « Te l'ha detto Dean, vero? Gliel'hai detto, o hai fatto il solito maleducato? » Ed ecco la Stone in piena versione mamma imbarazzante e anche un po' alticcia. « Ma Olympia e Peter sono venuti insieme?! » Le sopracciglia aggrottate, mentre si spinge sulle punte per riconoscere la famosa chioma rossa oltre le teste dei presenti, la sua espressione si fa leggermente confusa; per poi assestare uno schiaffo deciso sull'addome di Spike. « Perché non mi hai detto che venivano insieme quei due? Ma com'è che le cose devo venirle a sapere sempre per ultima? Vabbè, andiamo a salutarli, forza. » Una Stone su di giri prende la mano di Spike senza fare troppe cerimonie e si congeda dagli altri, che sembrano tutti intenzionati a dare inizio alle danze. Mentre si fanno strada tra la folla nota qualche occhiata soffermarsi su di loro, ma evita di farci caso. Una volta vicini al buffet, recupera due calici di qualcosa di non ben identificato, e ne porge uno all'ex Grifondoro. « Comunque, se stasera ti infratti con qualcuna nei cespugli - » dice ad un tratto, cogliendo lo sguardo del ragazzo e assumendo un'espressione vagamente seria, nonostante l'alcol in circolo « - evita di farmi sembrare cornuta. Insomma, discrezione, ecco. » Lo sai anche tu che non fa bene agli affari rovinarmi l'immagine. Ridacchia, lo sguardo che nel frattempo si perde tra la folla dei presenti in pista. Il suo sorriso gioviale muore nello stesso istante in cui lo sguardo cade su una coppia nello specifico, al centro della pista, che si sta scambiando un tenero bacio. Oh, che gioia. Poco più in là sembra aver notato il momento perfino Tris, che le rivolge un'occhiata apprensiva. Malia le sorride di rimando e si stringe nelle spalle, mostrando noncuranza, seppur al contempo inarchi leggermente le sopracciglia, come a voler dire: Che ti avevo detto? I miei polli li conosco fin troppo bene. Ciò nonostante in quel frangente, mentre preme le dita nella mano di Spike per un piccolo conforto, in un gesto che probabilmente lui nemmeno capirà, si accorge che va tutto bene così. Probabilmente più in là nella serata si avvicinerà perfino per salutarli, se l'occasione si presenterà. Di certo non prova la stessa pace interiore nel posare lo sguardo su James, che poco più in là balla in compagnia di Lily. Il loro rapporto si è raffreddato tanto da farla sentire di troppo in più di qualche occasione, e per quanto le piacerebbe raggiungerlo, anche solo per scambiare due parole, si sente inadeguata; e anche parecchio stupida, per un'infinità di ragioni a cui preferisce non pensare. Alza gli occhi al cielo, con aria esasperata, e butta giù tutto il contenuto del proprio bicchiere. « OLYMPIA! PETER! » Sembra quasi svegliarsi da una trance quando nota i profili dei due amici, verso i quali si sbraccia per farsi notare. Una volta raggiunti, trascinando come sempre il povero Spike al suo seguito, li saluta entrambi con un abbraccio, per poi mettere su un'espressione inquisitoria, rivolta in particolar modo alla rossa. « E quando avevi intenzione di parlarmi di questa novità, eh? » aggiunge in un sussurro ben poco discreto, l'indice che si muove nello spazio tra l'amica e il suo accompagnatore. Probabilmente Olympia, ignara degli stupidi inside joke di Malia e Spike, potrebbe dire lo stesso di lei, ma non se ne cura particolarmente. « Mi piace. Inaspettato, ma mi piace assai. » Annuisce, con fare deciso e un'espressione vagamente ammiccante, che sembra voler dire: appena siamo sole voglio tutti i dettagli, mi raccomando.


    [spoiler_tag][/spoiler_tag]Interagito con Tris, Spike, Percy, Dean&Daphne, Olympia&Peter
    Citati Sam&June, James&Lily
     
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    tumblr_inline_owwdueXlhw1rjxesm_250 Le note di un noto gruppo musicale rock alternativo inglese echeggiavano nell'intero cottage di proprietà della Branwell. Superato ormai anche il tardo pomeriggio, non appena Betty aveva messo piede fuori di casa insieme a tutte le altre amiche, Lux aveva cominciato a tirar su lo show, esibendosi in solitaria al ritmo di tormentoni eterni mentre tentava di organizzarsi in tempi decenti negli ultimi preparativi per il ballo. Persa nello spettacolo personale - e nell'aggiornare il suo cavaliere passo passo - alla fine era riuscita ad entrare nel suo stretto abito appena cinque minuti prima che suonasse il campanello. Afferrò la borsa, il cui volume interno era stato prontamente aumentato con un incantesimo di Estensione Irriconoscibile, sollevando la palla di pelo che si ritrovava come Puffola Pigmea intenta a rotolarci su, col solo scopo d'infilarcisi come una piccola clandestina. « Te lo puoi scordare Plum che ti porti con me! Poi finisce come l'ultima volta, che ti sei incastrata chissà come nella grondaia della Signora Sadler e ci ho messo una vita a capire dov'eri finita. Resti qui a far compagnia ad Artù! » Ignorando lo strillo acutissimo che l'animaletto le rivolse come risposta ai rimproveri "materni", l'adagiò delicatamente sul letto e corse verso l'ingresso per evitare inutili attese al suo accompagnatore, saltellando verso la porta mentre infilava i sandali alti perfettamente in linea col resto dell'abbigliamento. Aveva passato interi pomeriggi, in quelle ultime settimane, a confabulare e setacciare negozi con le cugine e le amiche; optando infine per nulla di così sfarzoso. Neanche lontanamente principesco come la maggior parte delle ragazzine pareva prediligere. Lei, che era sempre stata più bohémien inside che alla stregua di Reginette del Dramma di cui il mondo sembrava ormai colmo, il vestito l'aveva trovato in un negozietto vintage sulla Shelton Street di Londra. Era uscita da sola per sostituire un'ottica lente della Reflex - che si stava portando dietro perfino al Midsummer; era rincasata con tutto ciò che le serviva, accessori compresi. Volendosi mantenere in costante armonia con la natura poi, scoprire che il capo fosse composto da sole fibre naturali, aveva fatto sbocciare in lei la consapevolezza che nient'altro sarebbe stato all'altezza. « Ma il bianco non è adeguato, per un evento serale », le aveva mormorato la commessa completamente incapace nella vendita. Tuttavia Luxanna, ormai del tutto immersa in quel giochetto delle tradizioni col suo cavaliere, l'aveva trovato ancor più azzeccato per mantenere quella linea divertente instauratasi fra di loro. "Bianco, puro e innocente come l'inesorabile countdown dei 12 giorni" aveva scritto in ultimo, al martire che ritrovatosi come suo accompagnatore, aveva dovuto sorbirsi quella tiritera da ECG costante. Spalancando la porta di casa, probabilmente per la prima volta da quando aveva preso a stuzzicare Zip, sarebbe stato l'elettrocardiogramma della bionda a subire picchi improvvisi ed estremi. Carino, Signor Clooney. Lo accolse con un sorriso smagliante sulle labbra, tinte dal rossetto rosso rubato preso in prestito da Delphine, unico tratto più marcato del trucco nude che aveva prediletto. « Già ne sei perfettamente cosciente, ma sei uno schianto! » la strega afferrò un lembo del suo vestito, compiendo un mezzo giro su sé stessa. « Grazie. Anche tu, non sei niente male! » allargò il sorriso, lo scintillio dei denti bianchi reso ancora più chiaro per via della leggera abbronzatura, guadagnata nel breve soggiorno sulle sponde del lago a Lochwinnoch. « Ma manca qualcosa, dato che ci abbiamo tenuto così tanto a rispettare le tradizioni finora. » A quel punto, presa in contropiede, spostò lo sguardo dagli occhi cristallini del ragazzo alla scatolina scura che gli porse. Se la lasciò passare senza troppi convenevoli, aprendola con calma ed estraendo con la stessa cura il fiore particolare custodito all'interno. Le bastò una prima, rapida occhiata per definirne la tipologia, amante della botanica e l'erbologia qual era. « E' l'unico fiore che riesce a non morire a casa nostra. Almeno sarai la più originale del ballo. » La sorpresa balenò sul viso della ragazza, che se ne restò ferma e buona per una volta, permettendo a Zip di sistemarle il corsage homemade al braccio. « Non che mi interessi molto di coroncine ed etichette varie, ma almeno il premio originalità lo pretendo. » sporgendosi verso di lui si allungò e gli schioccò un bacio sulla guancia, sfiorandogli una spalla alla quale si aggrappò. Si ritrasse poi con la stessa calcolata scioltezza nei movimenti, mormorando un « Grazie. », seguito dalle dita che andarono a ripulirlo dalla leggera traccia di rossetto. « Dici che prima della fine della serata mi arresteranno per aver invitato una tale minorenne al ballo? Di certo ho materiale davvero compromettente dentro il cellulare. La dura vita di un povero martire che ben presto finirà ad Azkaban per colpa di una ragazza che fingeva innocenza e purezza e invece.. » le delicate sopracciglia di Luxanna svettarono verso l'alto. « A me pare proprio che a questo povero martire cominci a piacere questa storia dell'innocente minorenne... » il sorrisetto che le apparve sulle labbra tradì un certo divertimento, pur tentando d'apparire seria nella constatazione, passò il braccio sotto quello di Zip per avviarsi. « Comunque so per certo della presenza di Auror e controlli vari, quindi sì credo che dovrai comportarti bene... Ovviamente lo stesso non vale per questa giovane fanciulla, a cui nulla le leggi degli adulti possono fare. » E chiudendosi la porta alle spalle, continuarono con quell'andazzo delle provocazioni/battutine fino alla Passaporta più vicina. tumblr_ow8p6r52Cw1snvtqyo4_400 [...] Quando arrivarono al Portland Summer Camp, perfino una personalità poco incline alle romanticherie come la Scamander, si ritrovò a sollevare più volte lo sguardo verso la meraviglia che circondava gli ospiti. Il posto era già colmo di gente, molta già accalcata alla zona bar o all'ingresso di un tendone; pieno zeppo di ragazzini esagitati ai tavoli, alla ricerca di chissà cosa, fu impossibile per la strega rintracciare qualcuno di familiare. Provò piuttosto a seguire il discorso d'apertura di Alexander Crane, sistemandosi in un punto che le consentisse una buona visuale, tentata continuatamente dall'allungare la mano verso la bacchetta e tirare fuori la macchina fotografica dalla borsa. Tutto quello scintillio incantato, l'atmosfera serale e la natura rigogliosa che li circondava, fungevano da scenario perfetto. E' tutto così aesthetic. Anche il suo accompagnatore dovette trovarsi dello stesso avviso, tant'è che se lo ritrovò all'improvviso a sussurrarle contro l'orecchio, a distrarla prontamente dalla "serietà" del momento. « Guarda quanto materiale puoi fotografare questa sera. Credo proprio che queste lucine possano risaltare i miei occhi, per una foto che non sia sfocata, questa volta. » Allora lo vedi, che sei tu ad istigarmi? « Ho già in mente più di uno scenario specifico, per qualche scatto perfetto. Tieniti pronto, occhi-belli. » replicò, perdendo sempre più il filo del discorso del Ministro, voltando il viso verso il bruno per sbattere le ciglia in modo civettuolo al suo indirizzo. Ancor prima che le solite conferenze infinite dei politicanti terminassero, di cui in teoria avrebbe dovuto interessarsi, s'indirizzarono verso la zona buffet; spostamento durante il quale la bionda cercò finalmente alcune figure conosciute. Non riuscì ad intravedere pressoché nessuno, in quell'assurdo svolazzare di vestiti tutto fuorché semi-formali, eccezione fatta per Joy alla quale lanciò un saluto a distanza. « Per te un succo di frutta, dico bene? » a quell'ennesima provocazione, come unica reazione per sottolineare la sua estrema maturità, replicò con una linguaccia. Aveva appena bevuto metà del suo calice di punch decisamente alcoolico, quando finalmente i discorsoni ebbero fine, dando spazio alla musica che prese a diffondersi nell'aria. « Mmh, vuoi ballare? Anche se questo stridere fastidioso ammazza un po' il mio vibe. Niente mosse assassine per ora, mi dispiace. » Non lo lasciò neanche terminare, posando tutto sul tavolo più vicino, tirò Zip per le mani indietreggiando con un sorriso sornione. « Devi solo ondeggiare sciolto e seguire me. Le mosse assassine lasciamole per dopo. » constatò una volta in pista, guidando le mani del canadese sui propri fianchi, gettandogli con delicatezza le braccia intorno al collo. « Ti espongo i miei piani divertentissimi: dopo questo esaltante primo ballo a mo' di marcia funebre, andiamo dritti dritti verso il barista per bere qualcosa che non sia punch annacquato. » propose così, cominciando a ballare e condurre il giovane in semplici movenze, continuando a parlare per tutto il tempo. « Dopodiché, mettiamo alla prova le nostre doti attoriali e quelle da chiromante della strega nella tendina laggiù. A me, sembra essere stata pagata per dire soltanto cose belle. Ne va della mia onorabilità da giornalista, dobbiamo smascherarla o illuderà tutte queste coppiette destinate a sfasciarsi ancor prima della fine dell'estate. » prima di proseguire, col suo teatrale atteggiamento finto, scrollò la cascata di capelli biondi che le scendeva sulle spalle in morbide onde e sbatté a rilento le lunga ciglia. « Ah, voglio troppo farmi leggere la mano Zippyno! Signora indovina lo sa che mi ha chiesto di sposarlo, proprio stasera? La prego predica il nostro roseo futuro, sono sempre stata una schiappa in divinazione. » la recita, che enfatizzò appositamente per imitare una delle tante ragazzette esaltate a dismisura dal romanticume orticante di cui erano circondati, venne interrotta dal sopraggiungere di una delle innumerevoli fatine svolazzanti. Le sfrecciò fra i capelli a velocità smodata, andando a collidere contro il petto del ragazzo, che la piccola creaturina dall'aura di un rosso vivace si soffermò a scrutare riprendendosi dall'impatto. Se ne restò lì per una manciata di secondi fluttuante a mezz'aria, a fissarlo rapita, dopodiché se la filò sotto l'eco di uno squittio imbarazzato. « C'è qualcun'altra che apprezza i tuoi occhi, qui. » Lux, rimasta immobile ad osservare la scenetta, gli rivolse uno sguardo a metà fra il divertito e il compiaciuto. « Altre fatine da aggiungere alla lista? » Oltre mia cugina, s'intende.

    Interagito con Zip, citata Betty. Ricercata un po' di gente fra la folla, salutata Joy.


    Edited by phøs - 15/6/2020, 01:38
     
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    « Percival! Ne è passato di tempo. Qual è l'occasione? » L'ultima volta che Percy era entrato nella bottega del proprio sarto di fiducia era stato per il ballo di Halloween, quando l'uomo l'aveva convinto a fare una scelta più fashion forward del solito. Scelta della quale non si era affatto pentito, alla fine dei conti. Quella mise meno impostata del solito aveva aperto agli occhi dell'ex Serpeverde un nuovo mondo, uno in cui essere vestiti bene non significava avere sempre il classico smoking. « Midsummer. Hai presente? Mi sembra strano che nessuno sia ancora venuto a commissionarti qualcosa. » In fin dei conti mancano solo due settimane all'evento. « Beh, credici. Ne ho sentito parlare ma non si è fatto vivo nessuno. Sai, essendo un semiformale la gente tende a prendere un po' quello che trova a negozio o in casa. » Annuì, il ragazzo, sospirando appena. Tempi bui per la sartoria. Ma Louis non si lasciò trascinare da quel sospiro rammaricato, battendo un colpo di mani come a riportare l'attenzione sulle cose veramente importanti. « Concentriamoci su di te, va bene. A cosa stavi pensando? Più formale o più semi? » Umettandosi appena le labbra, Percy si sporse in avanti sul bancone, puntellandosi con le mani. « Più semi. Anzi, voglio portare il formale molto più sullo sfondo. Hai presente l'outfit di Halloween? Ecco, ancora più avanti. » Fece una pausa. « Pensavo..Aquarius. » Sorrise, Louis, portando una mano avanti e scuotendo appena il capo. « Non dire altro. Ho l'idea perfetta. »

    Nel pomeriggio della festa, il giovane Watson non aveva perso tempo. Forte del fatto che più di un'ora per lavarsi e prepararsi non fosse necessaria, si era dedicato completamente allo studio, almeno fin quando non aveva sentito un rumore di nocche sulla porta. Alzò lo sguardo curiosa, inclinando il capo di lato con un'espressione sorpresa quando si ritrovò di fronte a Tris. « Non anche oggi, per piacere. Carina casa tua.. a quanto pare anche tu soffrirai d'asma prima dei trent'anni. » Sospirò, togliendosi gli occhiali da lettura e poggiandoli sul libro ormai chiuso mentre reclinava la schiena contro la poltrona di pelle. « Non vedo alcun mazzo di fiori. Se dovevi passarmi a prendere, almeno fammi sentire una regina. » Sollevò le sopracciglia, alzando di poco gli occhi al soffitto con fare ironicamente vanesio. « Lo so, dovevi venire a prendermi tu però - puoi venire ancora a prendermi quando sarò pronta. Solo un po' più vicino. » Sollevò un sopracciglio, sbuffando dalle narici una risata ironica. « Non lo so..sono abbastanza su di giri da ieri. Ripensandoci è la prima festa a cui sto andando perché mi va e basta.. e ci sto pure andando con qualcuno che mi piace. » Schiuse appena le labbra, mostrandole un'espressione tra il malizioso e il fintamente sorpreso. Oh davvero?! Ma non fece in tempo a commentare, venendo tagliato dal suono acuto di un clacson che lo portò immediatamente ad aggrottare la fronte con aria confusa. « Senti! Non sono da sola, però Malia deve farmi i capelli, ed io devo prestarle un vestito. Quindi c'è anche lei. E il suo accompagnatore, perché non potevamo lasciarlo per strada. Hai idea di quanto sia difficile trovare questo posto? Però saranno tranquillissimi. » Sospirò pesantemente, inclinando la testa all'indietro e roteando gli occhi con uno sbuffo prima di alzarsi dalla poltrona. « Mandare un messaggio prima no, eh? » Non che fosse chissà quanto scocciato. La casa era grande e sempre in ordine, così come in ordine lo era sempre anche lui. Ma si sa che i cambi di programma non sono esattamente il forte di un tipo come Percy. Istruì quindi velocemente l'elfo sul preparare qualcosa da bere e da masticare per gli ospiti, una sorta di aperitivo. Non si può mica accoglierli a mani vuote. Anche se sono piombati qui letteralmente dal nulla e senza avviso. « Ti dispiace se lascio qui le mie cose? Tipo.. lo spazzolino. Perché insomma sei più vicino rispetto alla festa e da me ci sono Theo e i suoi amici. » La squadrò in silenzio per qualche istante, con un sorrisino furbesco in faccia, prima di annuire. « Certo. L'importante è che ti ricordi in quale bagno lo metti. » Ne abbiamo un po', sai.
    Prima che le ragazze cominciassero a prepararsi, Percy aveva insistito affinché bevessero tutti qualcosa insieme. Il tizio che si erano portate appresso, Percy non lo conosceva, e più che sperimentare il battesimo del fuoco aveva preferito inquadrarlo in un contesto più neutro, rendendo decisamente più semplice l'interazione prima di trovarcisi a tu per tu. Gli aveva quindi indicato una delle diverse stanze degli ospiti, fornendogli asciugamani e quant'altro per qualunque necessità dovesse presentarsi. « Se hai bisogno di qualcosa, gli elfi sono molto alla mano. Altrimenti io sono nella stanza accanto. » Gli aveva quindi steso un sorriso gentile prima di buttarsi sotto la doccia e cominciare a prepararsi. Dopo un'ora spaccata, Percy era pronto. Chiese una bottiglia di incendiario agli elfi, bussando poi alla porta di Spike ed entrando quando gli venne dato il permesso. Non disse molto, gli bastò mettere in mostra lo sciabordio dell'alcolico nel contenitore di cristallo, sorridendo furbesco. Se non comincio a bere da ora, non ci arrivo a fine serata.
    Dopo qualche convenevole e un po' di incendiario, le ragazze li raggiunsero finalmente nel grande atrio, sfoggiando la propria entrata trionfale. Istintivamente, un sorriso soddisfatto si fece largo sulle labbra di Watson, che inclinò il capo in un cenno di apprezzamento non appena Tris gli fu abbastanza vicina. « Stai.. Molto bene. » Ringraziò mutamente. « Non più di te, Tris. Sei davvero incantevole. » Perché Percy poteva pure mettersi una camicia di jeans, ma la galanteria non moriva di certo con l'outfit. « Come al solito sei una delusione, Watson. Non ho trovato nemmeno la collezione di denti di vampiro lì sopra. Che lo tieni a fare questo castello se non ci tieni dentro almeno le reliquie di Dracula? » Si voltò verso Malia, sorridendole nel poggiarle una mano sulla spalla e strizzarla appena in un gesto affettuoso. « Se solo avessi cercato bene avresti trovato la stanza in cui tengo i cadaveri delle mie ex mogli. » Le scoccò uno sguardo quasi di rimprovero, scuotendo il capo. « Approssimativa, Stone. » « Io e Malia pensavamo di ordinare da mangiare prima di andare. Tu vuoi qualcosa? Sinceramente non ho voglia di andarci a stomaco vuoto. E abbiamo portato anche il vino. » Annuì, passando lo sguardo tra i presenti prima di azzardare un semplice « Cinese? » Sarebbe stato imbarazzante, d'altronde, ordinare agli elfi domestici di cucinare una cena più formale. Non era la comitiva giusta.

    fJHimtu
    Una volta arrivati al ballo, il gruppetto ci mise poco a dividersi nei naturali nuclei, passando tuttavia prima per l'immancabile Dean Moses: minimo comune denominatore tra le conoscenze di mezzo campus. Sorrise al ragazzo prima di rivolgersi alla sua accompagnatrice, tendendogli la mano per presentarsi a sua volta per poi seguire Tris verso altri lidi. La spilletta di Aidan, chiaramente, venne rifiutata con gentilezza. « Questa storia sta sfuggendo loro di mano. Hai presente? Sono giorni che promuovono Aidan come re del ballo. Te lo ricordi lui? Uhm.. forse tu non eri ancora arrivato quando lui andava a scuola con noi. » Strinse le palpebre, cercando di richiamare alla memoria il volto che aveva visto sulla spilla, solo per poi scuotere il capo con fermezza. « Mmh..non penso di averlo mai incrociato. Ma se fa parte del vostro gruppo, immagino che ci sarà tempo per recuperare. » Si strinse appena nelle spalle, rubando un bicchiere vuoto da un vassoio di passaggio. Questo, non appena toccò le dita di Percy, si riempì immediatamente di un liquido che sembrava champagne. Il giusto aiuto per i brevi discorsi che seguirono dal Ministro e dalla rappresentante di Strega Moderna. « Comunque devo muovere una sola critica. La presenza di Strega Moderna. » disse, inclinandosi in direzione di Tris mentre applaudiva piano la donna in procinto di scendere dal palco. « Avere una testata di gossip a una festa del genere, a mio parere, è fuori luogo. Anche le personalità in vista dovrebbero avere la possibilità di vivere la festa in maniera tranquilla, senza preoccuparsi di qualche stupido articolo che potrebbe uscire l'indomani. » Arricciò il naso, visibilmente scontento di quella scelta un po' poveraccia attuata. Per il resto, però, hanno fatto un buon lavoro. « Beh, che dire.. questo non è affatto imbarazzante. La ragazza che sta con Sam.. gioca nei Falcons con Malia. Forse alla fine aveva ragione a farsi tutte quelle pippe mentali. » Bevve un sorso di champagne, lanciando un'occhiata furtiva a Sam e alla sua accompagnatrice. « Ritorno al discorso di Strega Moderna. Fuori luogo. Conoscendoli, domani ci sarà un articolo su Malia, Sam e la sua nuova fiamma. » Roteò gli occhi, già infastidito dalla sola idea. Ma la sua espressione si fece presto divertita mentre appoggiava una mano sulla spalla di Tris, guidandola a ruotare per scorgere le varie personalità che le indicava man mano. « Ok, loro sono gossip assicurato. Ma altri articoli su cui punto sono - » si schiarì la voce « Amunet Carrow e il suo ex vestito da sposa: frecciatina sì, ma a chi? » La fece voltare di poco più a destra « Sempre in tema matrimoni: Olympia Potter. Sarà un nuovo se scappi ti sposo oppure questa volta avrà puntato sul cavallo giusto? » Altro giro « Lyra Malfoy si presenta in solitaria. La vedova nera colpisce ancora. » Ridacchiò, facendola poi ruotare sul posto per averla di fronte. Rimase in silenzio a scrutarla per qualche istante, le palpebre socchiuse in uno sguardo tra il malizioso e la seria curiosità. « Watson e Morgenstern. Una fiamma riaccesa? »

    LO SO, E' LUNGO, SKSATE NON LO FACCIO PIU'.
    Interagito con Tris, Malia, Spike, Daffy. Citati Aidan, Sam&June, Olympia&Peter, Mun e Lyra.


     
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    « No, Bets, devi per forza scegliere un colore più acceso per le labbra. Un qualcosa che urli "Toglietevi di mezzo che passa la regina" lontano un chilometro! Ti devono vedere da Dublino. » Rovista nel suo cassetto dei trucchi, alla ricerca del rossetto perfetto. « Questo, ohhhh sì! » Pesca il piccolo contenitore dal packaging scintillante, per poi passarlo alla bionda, con tanto di leggera spinterella di bacino. « Aiutatemi a dirle che ha proprio bisogno di questo rossetto. Per forza. Cioè è proprio il rossetto da palco. » Incita Lux e MJ con tanto di occhiate eloquenti, ridacchiando, per poi riprendere a passarsi la piastra. Evento più unico che raro quello, generalmente preferendo lasciare i capelli al naturale, ma quando accade, lo stupore che prova nel vedere quanto ormai le arrivano ben oltre l'altezza il seno è sempre il medesimo. Si fissa allo specchio, dopo aver indossato alcuni anelli, una collana dorata lunga, gli orecchini e un leggero senso di nervosismo la coglie inaspettatamente. Oddio, sono una cavolo di quattordicenne esagitata. Pensa, eppure non le può fregare di meno perché è felice come non lo è da tanto e non fa nemmeno nulla per nasconderlo. Ed è con quel brio in corpo e un altro giro di spumante gentilmente offerto a tutte "perché dobbiamo festeggiare" - anche se non si sa bene cosa -, si libera velocemente della canotta e dei calzoncini, buttandoli un po' dove capita, per entrare dentro il vestito che ha scelto, dall'alto della sua sobrietà, decidendo che la via dello scosciamento fosse il più affine alla sua voglia di ballare tutta la sera. Con in sottofondo la voce calda di Marilyn Monroe che continua a cantare quanto voglia essere amata da uno e soltanto uno, Karma balletta verso il bagno per osservare l'andamento dei lavori delle amiche. « Dei capolavori! » Commenta, rimanendo sulla porta, appoggiando al muro prima una mano poi l'altra per aiutarsi a salire sui trampoli dorati. « G.I. Joyce, Trambley e il signor Turner devono ritenersi davvero fortunati a potervi portare al loro braccio stasera. » Sciabola le sopracciglia, prima di sentire il campanello. « Deve essere il mio passaggio, ci vediamo dopo ragazze! » Trilla, lanciando baci a destra e sinistra con le mani, prima di uscire di scena continuando a ballare fin quando non apre la porta. e che cavolo di passaggio che ho! Si mordicchia istantaneamente il labbro inferiore. « Ciao bellissimo! » All'inizio nemmeno si accorge che non è solo, ma lo fa soltanto solo dopo qualche secondo. Ullalà, aveva proprio ragione Betty! « E ciao anche a te! Piacere, io sono Karma! » Esce di casa, facendosi avanti per stringergli la mano. « Beh, Betty sta per arrivare, quindi immagino ci vedremo dopo. Intanto, buona serata e attenzione alle sorprese. » Lo fissa per qualche istante, con un sorrisetto enigmatico, prima di riservare la sua intera attenzione al suo cavaliere. Lo stesso che non le ha detto niente, neanche mezzo complimento. Ma mica ci ho fatto caso, ti pare? Si salva in corner con una di quei pensieri così tanto da lui. Un fermaglio meraviglioso a forma di tulipano, che si offre gentilmente di appuntarle tra i capelli. «L'ho incantato affinché cambi insieme a te.» Inarca un sopracciglio, sorpresa da quell'attenzione che, nel vocabolario di Arthur, vale molto di più di mille parole e dolci complimenti. « Grazie, è davvero bello. Non dovevi.. » si ritrova a dire, fissando il proprio riflesso grazie alla telecamera interna del cellulare. « O forse sì, dovevi, per farti perdonare, quindi sei perdonato. » Per cosa, poi non si sa, ma le farfalle allo stomaco che le provoca il sentire le sue dita stringersi alle proprie la porta a stringersi contro di lui, prima di essere risucchiata dalla più carina Passaporta mai vista fino a quel momento. Si guarda intorno, faticando a
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    riconoscere quel luogo. I lavori per il Midsummer hanno completamente stravolto il ricordo che lei ha di quel posto. E' tutto così perfetto da darle la sensazione di essere caduta in uno dei libri di fiabe che suo padre le leggeva da piccola, dove lei generalmente era la principessa, chiaramente. Alcune fatine prendono a svolazzarle intorno alla testa e lei si ritrova ad arrossire, involontariamente, nel riflettersi nello sguardo profondo di Arthur. E si ricorda, ancora una volta, ti quanto sia felice di quella seconda possibilità che lui ha deciso di darle e di quanto vorrebbe che tutto vada per il meglio, questa volta. Poco lontana, scorge una meravigliosa Weedy, insieme ad un ragazzo davvero carino. Le sorride, per poi indirizzarle un pollice rivolto verso su. «Mi concedi questo ballo, Clara Non fa in tempo a rispondere, che lui prende l'iniziativa e la fa volteggiare tra le sue braccia. Non può che scoppiare a ridere, divertita da quella presa di posizione, decisamente non da lui ma che apprezza decisamente. « Oh beh, se me lo chiedi così, come posso rifiutare? » Con il suo vestitino corto e svolazzante, si sente leggera e libera di muoversi in quel valzer iniziale, dove cerca di fare di tutto per non prendere, inconsciamente, il controllo della situazione. Non entrare in modalità nazi della danza su. «Ancora dell'idea che non riuscirei a starti dietro in pista?» Lo fissa, con la mano che si stringe appena contro la sua spalla. « Diciamo che abbiamo bisogno di fare ancora pratica..» annuncia, con un mezzo ghigno sul volto. « La tecnica c'è, del trasporto non ne parliamo nemmeno, ma ti vorrei vedere in qualcosa di più movimentato di un semplice valzer. » Sguardo di sfida. « Tipo, non saprei, una salsa, una rumba, un tango.. » Lascia la frase in sospeso, mentre fa una leggera giravolta, con i brillantini che seguono il movimento con un fruscio leggero. E' in quel frangente, mentre stacca per un attimo gli occhi dal ragazzo, che vede Tux, lì, tra la folla. Si irrigidisce immediatamente, con i muscoli che diventano freddi mentre torna a guardare Arthur. Cerca di sorridergli, per non farlo preoccupare e pensa subito a qualcosa da dire. « Allora, hai palesato l'intenzione di portare l'Anticristo al ballo? » A proposito di diavoli, insomma. E argomento tranquillissimo, davvero, good job, Karma. « Nonna Molly ha già preparato la croce e la collana d'aglio? » Alza un sopracciglio. « Anche l'acqua santa, mi raccomando. »

    Interagito con Betty, Lux, MJ, Arthur, Aidan. Da lontano con Weed.
    Nominato Tux.



    Edited by scamander¸ - 18/6/2020, 11:57
     
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    « Ok.. pronte? Tre.. due.. uno.. » Daffy sorrise annuendo appena, osservando quella scena, come una bambina al suo primo Natale. Non era abituata a quel genere di cose: ore di chiacchiere solo per vestirsi, truccarsi ed acconciarsi i capelli. La Baker era una di quelle che aprivano l’armadio, prendevano ciò che le capitava per primo sotto tiro e se lo facevano andare bene. Non sapeva minimamente truccarsi, perciò si limitava al massimo ad un filo di eyeliner e un po’ di mascara. L’unica pettinatura che conosceva era la coda di cavallo, da non sottovalutare visto il tempo che le ci impiegava per spianare bene i capelli su davanti. Quando Olympia ed Amunet si erano presentate così presto alla loro porta, Daffy aveva pensato che fossero pazze. Davvero pensavano di metterci così tanto a prepararsi? Già si immaginava la scena: lei già pronta da ore, spaparanzata nel divano a mangiare patatine e bere vino nell’attesa che le altre finissero. Probabilmente si sarebbe presentata al ballo con il rossetto ancora tutto impiastricciato di briciole e il tasso alcolico fin troppo sopra gli standard. Bella figura che avrebbe fatto, si. Ma poco dopo si scoprì particolarmente divertita da tutta quella faccenda: la cosa le stava piacendo. Prima di allora conosceva solo di vista Amunet Carrow. Sapeva che era la cugina di Juniper, l’aveva vista spesso a scuola, ma non sapeva molto di lei, tranne delle cose che si dicevano in giro. Ciò equivaleva a non sapere assolutamente niente, visto che la Baker non dava particolarmente ascolto alle chiacchiere. Si rivelò una personalità poliedrica, e fu impossibile non provare subito simpatia per lei. E forse fu proprio quell’amalgamarsi di diversità a rendere il pomeriggio così piacevole: ognuna aveva qualcosa di interessante da dire. Si sentiva particolarmente tranquilla e non aveva neppure fumato. L’ansia, per il momento, era stata messa da parte, accantonata in un angolo della sua testolina. Sarebbe scappata fuori, ne era consapevole, ma finché se ne stava lì voleva solo pensare a divertirsi. Si trovò a fissare un vestito bianco, principesco, inusuale per un ballo estivo. Eppure, pensò, non esisteva altro abito al mondo che potesse donare così tanto a Mun, in quel momento e in quello spazio. Alzò il pollice, come gli Imperatori romani che salvano da morte certa il gladiatore nell’arena, ritrovandosi ad annuire con espressione compiaciuta, ascoltando anche i commenti eccitate delle altre ragazze. «Non conosco bene il significato di “messaggi velati”-» E infatti tu non riesci a nascondere niente, Baker «-ma penso voglia dire proprio questo Enunciò facendo un gesto con la mano dall’alto verso il basso e viceversa, indicando il vestito per tutta la sua lunghezza. Afferrò il calice che Junie le porse, sollevandolo in aria per poi farlo cozzare con quello delle altre ragazze. Era l’ora dei preparativi.
    [...] Si guardò allo specchio. Continuava a girarsi e rigirarsi, cercando di catturare ogni minimo difetto. Alle sue spalle Olympia riprese June quando quest’ultima chiese se il suo outfit fosse “troppo”. «Lympy ha ragione, June. E poi hai delle gambe pazzesche. Se non lo indossi te non può indossarlo nessuno!» Commentò passandosi i palmi della mano sul vestito come per stirare delle pieghe inesistenti. Cominciava a sentirsi nervosa. Tanto nervosa. «Io vi chiedo solo di venirmi a trovare domani al San Mungo. Perché con questi tacchi sicuro mi frantumo una caviglia in tempo zero.» Per non parlare di ‘ste gambe da fenicottero. «... Dite che è tardi per ripiegare su una tuta, vero?» « Tu allacci me, io allaccio te? » Daffy annuì, sorridendo alla Potter che pareva una fatina dentro quel vestito. Glielo chiuse, per poi darle le spalle e tirandosi i capelli di lato, permettendole di fare lo stesso. Aveva trovato l'abito in negozietto in centro a Londra, qualche giorno fa. Era stata quasi venti minuti a fissarlo, cercando di capire se comprarlo o meno. Alla fine si era arresa al fatto che fosse il vestito adatto a lei: niente fronzoli, comodo e colorato. Ma più si guardava allo specchio, più si sentiva a disagio. Le ragazze erano state un aiuto prezioso per il trucco e per aiutarla a non far sembrare i suoi capelli una matassa informe. Aveva indossato un bracciale di fili dorati e pietre turchesi, incastrato sotto la piega del gomito. Si sentiva carina, forse più di quanto non lo fosse mai stata, ma era come se tutto quello non le appartenesse. Forse c’era qualcosa si sbagliato in lei. Il suono del campanello fu seguito da un momento di silenzio da parte di tutte e quattro le ragazze. Il silenzio prima della tempesta. Accettò di buon proposito “l’ultimo bicchiere” proposto da Junie, posando la mano su quella di Olympia quando sentì la rossa stringerle il braccio. Era il suo modo per dirle che sarebbe andato tutto bene. O almeno era quello che sperava. Pensò a che effetto le facesse il fatto che Olympia fosse in coppia con Peter. La verità era che si sentiva felice per loro. La storia tra lei e Paciock era finita anni fa e si sentiva di dire che le cose tra di loro ora andassero bene. Voleva bene ad entrambi ed era felice che insieme si trovassero bene.
    [...] « Baker! Ma sei una visione! » Perfetto. Se l’intento di Dean Moses era far diventare Daffy dello stesso colore di un pomodoro maturo, allora ci era sicuramente riuscito. Daffy si stampò in faccia il solito sorriso idiota, cercando di non lussarsi subito una caviglia mentre lui la faceva girare su sé stessa. « Che bella che sei! » Avanti Baker! Non essere codarda! Prima gli tiri giù le braghe e poi fai la timida. Forse dovevi davvero fumarti qualcosa prima di uscire. Riuscì a sorridere senza sembrare un’idiota. «Anche tu stai molto bene.» Commentò portandosi una ciocca di capelli dietro l’orecchio. Brava, limitati a questo. Non dire tutte quelle porcate che ti passano per la testa! Fai la signorina! « Seh vabbè, voi coi corsage e le collanine. Basic che siete. » Mhm? Il suo sguardo seguì i movimento del biondo finchè non si ritrovò con un pacchetto tra le mani. Emanava calore e, quando scoprì il contenuto, i suoi occhi si allargarono per la sorpresa. « Fritto misto caldo caldo, Daffy. Poi non dire che non ti vizio. » ... Terra chiama Baker! Baker rispondi! Si posò una mano all’altezza del petto, alzando lo sguardo verso l’ex Grifondoro. Aveva l’espressione di una che aveva vinto il suo primo premio Oscar. «Sono commossa, Dean.» Lo era davvero, contando che la via più veloce per il cuore di Daffy passava sicuramente per il suo stomaco. «E se vuoi continuare a viziarmi così fai pure. A me sta benissimo!» Sbuffò, infilandosi un anello di cipolla in bocca -i suoi preferiti! Si voltò verso Sam ridacchiando nell’interpretare il suo labiale. In tutta risposta lei si esibì in un’espressione compiaciuta guardandolo dall’alto verso il basso, agitando appena la mano complimentandosi con lui. Dopodiché il suo sguardo si posò su Junie e poi di nuovo su di lui. Non vedeva la coinquilina così radiosa da tantissimo tempo. Salutò Peter con la mano, sorridendogli. Prima che potesse aggiungere altro si ritrovò una spilletta in mano. Non conosceva questo Aidan Joyce, ma qualcosa le diceva che non era una campagna promossa da lui quella che stava facendo Dean. Decise di seguire il mood appuntandosela nel vestito, all’altezza del petto. [...] Una fatina le sfrecciò davanti agli occhi e Daffy seguì il suo volteggiare, con lo stesso entusiasmo di una bambina. Non aveva mai visto niente di così bello in tutta la sua vita. Come avevano fatto ad allestire una cosa del genere? Lasciava senza fiato. Era come essere stati catapultati in un universo parallelo. Abbassò lo sguardo, concentrandosi sugli altri partecipanti. La prima ad attirare l’attenzione fu un viso a lei più che noto. «Diana?» Disse quel nome forse a voce troppo alta, perché la diretta interessata -a pochi metri da lei- si voltò nella sua direzione. Daffy agitò una mano verso di lei, facendo scivolare poi lo sguardo verso Lyra Malfoy, al suo fianco. Erano venute insieme? «Ehy, D! Prendo da bere, ci becchiamo dopo!» Le fece un occhiolino, per poi sorridere anche alla bionda ex Serpeverde vicino a lei. Poco dopo aveva un bicchiere di punch in una mano e la sua mente stava cercando di immagazzinare il piano di fuga di Dean nel caso fosse apparso il tizio la cui faccia vorticava nella spilla attaccata al suo vestito. Annuì. «Capisco, quindi, in teoria, stasera devo essere la tua guardia del corpo che ti para le chiappe. Non so se un solo fritto misto possa bastare come ricompensa.» Si sfiorò il mento con un dito, come per riflettere sul da farsi. Ma prima che potesse aggiungere altro, la sua attenzione fu richiamata dal grido di Dean che salutava Malia Stone. Assiste al saluto tra i due per poi sorridere alla brunetta. « Tu stasera sei più gnocca del solito. Te l'ha detto Dean, vero? Gliel'hai detto, o hai fatto il solito maleducato? » «Si, si è comportato bene. Ma nel caso dovesse combinare qualcosa sarei fiera di averti come accompagnatrice, visti i nostri trascorsi..» Sciabola le sopracciglia per poi alzare un dito fingendo di asciugarsi qualcosa al lato della bocca. Le fa un occhiolino per poi scoppiare a ridere, rievocando la loro serata in discoteca. « Ciao, tu devi essere Daphne.. io sono Tris. Dean mi ha parlato tanto di te. In bocca al lupo a tenere a bada questo idiota! » Dean le ha parlato di me?«Daffy. Daffy va bene. Piacere mio Tris. Cercherò di fare del mio meglio.» Sorrise, stringendo la mano a quella ragazza tanto bella quanto suggestiva. Si presentò anche agli accompagnatori delle ragazze, trovando estremamente divertente l’accoppiata tra Malia e Spike. Era come assistere ad un film comico. Si sentiva in un vortice. Era tutto un sorridere e conoscere persone. E le piaceva. Bevve un lungo sorso di punch, svuotando il bicchiere. «Ehy, c’è Joy! CIAO JOY!» Gridò come se la ragazza fosse lontanissima quando in realtà era a pochi passi da lei, lì al bancone rendendosi da bere. Le avvolse le braccia attorno al collo, scoccandole un bacio sulla guancia. Solo nel tornare al suo posto vide una ragazza dagli occhioni grandi e le guance arrossate. «Scusa non volevo interrompere una discussione! Ciao io sono Daffy. Tu sei..?» Le strinse la mano per poi rivolgersi nuovamente alla compagna di squadra, guardando il suo vestito. «Posso dirti la verità? Sei una gnocca paurosa! Ok, scusate se vi ho interrotte! Ci vediamo dopo! Ora devo andare!» Lanciò un bacio a Joyce e salutò con la mano la nuova conosciuta. Si girò verso Dean posandosi le mani sui fianchi. «Ok, Moses, facciamo così. Proverò a pararti il culo da questo tizio-» picchiettò il dito nella faccia sulla sua spilla «-in cambio tu stasera sarai il mio barista personale. E uno..» sollevò l’indice e medio «.. Anzi, due balli me li devi, almeno.» Si, Baker! Metti le cose in chiaro! Sguardo fisso e sicura di te!...... E non ti perdere nei suoi occhi, dai! «Affare fatto?» Qualcosa attirò la sua attenzione. Una matassa di capelli rossi alle spalle di Dean. Era Lympy! Aveva alzato il bicchiere verso di lei, in un palese invito di unirsi al brindisi. Come si può rifiutare una cosa del genere? Afferrò il braccio di Dean, trascinandolo in direzione della coppia Potter-Paciock. «Si brinda a qualcosa in particolare?» Prese due bicchieri porgendone uno al suo accompagnatore figaccione. «A questa serata e al fatto che non dovremo essere noi a ripulire il macello!» Sorrise, per poi svuotare metà bicchiere in un sorso solo.



    Iinteragito con Mun, Junie, Olympia, Dean, Sam, Peter, l'accompagnatrice di Lyra, Malia, Tris, Percy, Spike, Joy ed Elaine.



    Edited by peppermint. - 15/6/2020, 23:41
     
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    Benji praticamente non ha mai invitato nessuna ragazza da nessuna parte. E' per questo che gli riesce davvero difficile, alle otto di sera del ventuno giugno, trovare la formula magica per fare andare tutto bene, o almeno decentemente. Innanzitutto non ha ancora scelto cosa mettersi, non sa se il papillon è da considerarsi semi-formale o esagerato, se i pantaloni neri sono troppo cupi per una serata del genere e se bisogna acquistare un pensierino per le damigelle. E non ha neanche finito di asciugare i capelli, attività che solitamente impiega generosa parte del suo tempo. Ha scritto almeno trecento messaggi di aiuto a Sirius e Tommy, mandato segnali di fumo a Fawn per farsi spiegare nel dettaglio cosa ci si aspetta da un invito del genere - Devo andarla a prendere a casa? Risulto invadente se lo faccio? Sono maleducato se non vado? Meglio i fiori o un corsage? - ed altre infinite paturnie alle quali ha scelto di mettere punto con una frenetica melodia suonata al pianoforte. La verità è che non sa niente di Wednesday Mortimer, per cui non può affatto immaginare cosa possa farle piacere e cosa, invece, darle fastidio. Alle otto e venti, dopo una difficoltosa separazione da Eddie, Lilah e Bobbie, il febbricitante Tassorosso si avvia al cosiddetto Tartaro con una certa ansia ed inquietudine. Stringe tra le mani il pacchetto regalo che ha scelto dopo ben dieci giorni d'indecisione, arriva alle falde di un'immenso ingresso e si paralizza nell'attesa di non sa cosa. Ma soprattutto dov'è il campanello? «Ciao... Potresti dire a Wednesdaychesonoquifuori?», lo dice un po' troppo veloce, mangia alcune vocali e consonanti, ma il nocciolo della questione è ben chiaro. Non sa chi sia il ragazzo, ma sicuramente sarà più familiare di lui col posto. Per essere all'interno della tenuta, inoltre, farà sicuramente parte della famiglia... O almeno si spera. Dopo un tempo che sembra infinito, scandito da un assoluto silenzio e dalle sagome di alcuni Thestral che circolano lì intorno, Benji vede finalmente Wednesday e si tranquillizza. Non sono pazzo e sto davvero andando al ballo con una ragazza. «Ciao.», la saluta timidamente, grattandosi la nuca con un velo d'imbarazzo. Devo tenerle la mano?, suda freddo, Benji, ma alla fine prova a sciogliere il ghiaccio introducendo un argomento di conversazione che immagina le sia molto caro, almeno in base al loro primo incontro nella Foresta Proibita. «Ti ho preso questo piccolo regalo.», le porge il pacchetto blu notte, e mentre attende che lo scarti si affretta a dire: «Se non ti piace puoi cambiarlo...», asserisce, estremamente preoccupato di aver fatto la scelta sbagliata. Wednesday avrebbe trovato una raccolta di opere teatrali di Shakespeare, con 'Sogno di una notte di mezza estate', 'Otello' e 'Macbeth'. «Ho pensato che, così, la prossima volta ne avremmo potuto parlare... Sempre che tu non li abbia già letti.», quel lampo di consapevolezza gli fa subito comprendere quanto abbia davvero fatto la scelta sbagliata. E più banale del mondo: Shakespeare lo conoscono tutti. E' che si adattava così bene al tema di questa sera!, pensa Benji, continuando a sperare che almeno il pensiero possa essere apprezzato, così come l'associazione con la tanto attesa serata di giugno a Portland. Si rende conto di aver anche assunto che ci sarebbe stata una prossima volta, ma ha già fatto una figuraccia così grande - nel suo inconscio - che questo piccolo dettaglio passerà sicuramente inosservato. «Dovrebbe esserci una passaporta che parte tra poco... Pronta?», accenna un sorriso sincero, tanto preoccupato dal possibile corso degli eventi quanto curioso di scoprire com'è stato organizzato l'evento a Portland.
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    «Wow.», commenta Benji quando osserva lo splendore del campo estivo, il luccicare delle fatine svolazzanti - una di loro gli dà un pizzicotto sulla guancia, ridacchiando beffarda - e il chiaro di luna che illumina tutto intorno. Scorge persino la tenda di una Divinatrice intenta alla lettura della mano, e si ostina dunque a camminare nella direzione diametralmente opposta, in memoria di quella volta in cui una ciarlatana gli rivelò che sua madre gli avrebbe fatto un regalo a breve. Peccato l'avesse lasciato un anno prima. «Fawn!», scorge lei ed Erik da lontano, quindi si avvicina all'amica prendendo Wednesday per mano. Si rende subito conto di aver oltrepassato la fantomatica linea del contatto interpersonale, per quanto involontariamente, per cui scioglie abbastanza presto la stretta, sentendo le guance pizzicare di calore. Fortuna che ha la carnagione olivastra. «Ciao, io sono Benjamin.», si rivolge alla ragazza presente accanto a Fawn, introducendo poi l'accompagnatrice. «Lei è Wednesday.», sorride, cercando di fare gli onori di casa in cui non è mai stato troppo bravo. «Allora! Vi state divertendo? A proposito, auguri ancora Fawn!»

    Interagito con Friday, Wednesday, Fawn, Erik e Winter.



    Edited by bello(w) - 15/6/2020, 01:04
     
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    Il vestito rosso che ha acquistato ancora una settimana fa con tutta la combriccola se ne sta appeso su una gruccia, che pende dall’anta aperta dell’armadio. Lo osserva, Ella, sfiorando delicatamente il tulle per non stropicciarlo — inizialmente non era convinta sul colore così acceso, che, per quanto compensi la semplicità del taglio, Ella non è sicura di saper portare. I dubbi sono stati spazzati via dalle amiche, però, che l’hanno praticamente costretta a comprarlo, con tanto di minacce, velate o meno.
    Mentre ripensa a quel pomeriggio, ad Ella scappa un sorriso — non le è mai capitato di trovarsi così bene con un gruppo di persone, e nemmeno di avere così tanti amici. Tante cose sono cambiate, da quando Rudy l’ha iscritta ad Hogwarts — in un certo senso, è cambiata anche la percezione che ha della quotidianità, ora che non è più così sola ad attraversarla. Per quanto non si sia mai data il lusso di sperare, pare quasi che quella giornata abbia suggellato un nuovo inizio, per lei.
    Ha ancora tanta strada da fare, se ne rende conto mentre leva l’accappatoio, lasciando che cada ai suoi piedi, e si infila il vestito, litigando per qualche minuto con la lampo che si trova troppo in basso sulla schiena — con un po’ di sano contorsionismo, tuttavia, riesce ad allacciarla, prima di sedersi davanti allo specchio, che troneggia sopra alla toletta di legno scuro. Non sa se fosse lì da prima, o se Rudy l’abbia comprata apposta per lei, ma le ricorda ancora quella casa, ormai soppressa nel fondo della sua memoria — questo, però, è un dettaglio che non la spaventa, ma la fa sorridere con una punta di amarezza.
    Non perde molto tempo con il trucco, Ella, prevalentemente perché non ha mai imparato a sistemare null’altro che le piccole basi, come un velo di mascara, un po’ di colore sulle guance ed un velo di rossetto rosso — che applica solo alla fine, dopo una ponderata discussione con la sua coscienza.
    Dopo aver litigato con l’acconciatura, decide di lasciare i capelli sciolti, che cadono in una lunghissima cascata fino alla base della schiena — sono anni che non li taglia, ancora ferma sull’infantile convinzione, o capriccio, di non volerli nemmeno spuntare.
    Dà un’occhiata alla sveglia che fa bella mostra di sé sul suo comodino, solo per realizzare di essere, come al solito, tremendamente in anticipo — con Rudy fuori casa, opta per stendersi sul letto, acciuffando Il richiamo della foresta. Presumibilmente, è stato suo fratello a sfilarglielo dalle mani la sera prima, dopo che si è inevitabilmente addormentata, realizza, notando un’orecchia a lato della pagina, ed il segnalibro abbandonato sul comodino — alza gli occhi al cielo, mentre cerca di stendere di nuovo la carta, per annullare la piega.

    Quando sente il campanello, Ella sta sbocconcellando la cena che si è impegnata a preparare — drizza la schiena, gli occhi sbarrati da quella che sembra un’incontenibile gioia. Con uno scatto, unito ad un «Vado io!» particolarmente squittito, che incontra il solito grugnito di Rudy, si precipita alla porta. Respira, una, due, tre volte, prima di aprire.
    Con le labbra appena socchiuse, si blocca sull’uscio, quasi incapace di muoversi — a modo suo, si sta solo godendo il momento, Ella, cercando di assaporarne ogni più piccola sfumatura prima che svanisca. Gli occhi vagano per qualche attimo sulla figura del suo cavaliere, e si incurvano in un sorriso imbarazzato, prima di abbassarsi verso terra, nel soffermarsi un particolare che, per lei, è assurdamente significativo — il papillon che pende, mezzo slacciato, dal collo di Harvey. «L’hai messo, alla fine», commenta, scostando i capelli dietro all’orecchio, «Stai… stai benissimo», bisbiglia, a corto di parole adatte a descrivere il suo stato d’animo, anche se le guance che si infiammano la tradiscono senza ritegno.

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    È solo dopo le raccomandazioni — o minacce — di Rudy che sono finalmente riusciti ad avviarsi verso la passaporta, che schiude davanti ai loro occhi l’isola di Portland.
    Stretta al braccio di Harvey, Ella non riesce a trattenere qualche sospiro estasiato, mentre si guarda attorno, felice come una bambina che scarta i regali di Natale, «È tutto così bello», si volta brevemente verso Harvey, «Mi sembra di essere finita in una… fiaba».
    Come a confermare ciò che ha appena detto, un ronzio, ed il corpicino di una fata che s’infila tra le loro teste — si scioglie in una piccola risata, Ella, portando istintivamente la mano all’orecchio, per assicurarsi che il fiore che Harvey le ha portato sia ancora fermo lì. Esala un sospiro, trovandolo fermo al suo posto.
    È solo durante il discorso della redattrice di Strega Moderna che scorge una chioma fiammeggiante, «Ecco Maeve e Derek!», bisbiglia, avvicinandosi all’orecchio del ragazzo per non disturbare, per poi allontanarsi appena, imbarazzata, senza tuttavia staccare il braccio dal suo, «Vuoi andare a salutarli, o-», lascia cadere la domanda, Ella, esibendo l’ennesimo timido sorriso, mentre l’applauso finale conclude l’intervento, e la musica inizia a diffondersi nell’aria.


    scusate, la prima parte del post è la cosa più inutile della storia dei post
    Interagito con Rudy e Harvey, nominato Derek e Maeve
     
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    Aveva trascorso una settimana senza vedere MJ. Insomma, alla fin dei conti tutti avevano dovuto aspettare e penare un po’ per rivedere la propria donna, ma in quella settimana Iago aveva vissuto in una sorta di mondo fatato, con la testa perennemente sulle nuvole. Finalmente poteva dire di aver raggiunto una sorta di equilibrio e di aver messo le cose in chiaro tra lei e la sua bella dagli occhi verdi. MJ si fidava di lui, nonostante non sapesse ancora tutta la verità su di lui. Ed entrambi erano pronti a passare quella serata, dimenticando il passato, i dubbi, le incomprensioni e, semplicemente, ripartendo da lì. Un nuovo inizio. Lo aveva definito in quel modo MJ. Anche lui non era molto entusiasta del gossip che la loro presenza a quella festa avrebbe comportato. Si era già ritrovato sopra un post di una pagina Instagram e aveva dato a dir poco di matto, dal momento che era sempre stato a dir poco invisibile ed ora si ritrovava con un centinaio di followers in più per quella cosa. Che vergogna. Inoltre, quel ballo sarebbe stato un vero e proprio campo minato, dal momento che aveva appreso che i Weasley erano numerosissimi. Non era molto entusiasta all’idea di conoscere qualcuno di loro, perché essenzialmente Iago non sapeva fare amicizia e la prima impressione che dava non era per nulla positiva, dal momento che si imbarazzava facilmente e iniziava a straparlare. Non voleva mettere in imbarazzo MJ, quindi sentiva particolarmente la pressione di quel ballo, perché era la prima volta che uscivano pubblicamente insieme, come una coppia. Fortunatamente, Sam si era accampato in casa sua, quel pomeriggio, e gli aveva dato dritte su come rilassarsi – questo prevedeva essenzialmente diversi bicchieri di vino. « Allora? Sei pronto, Ted? » Iago sorrise, finendosi di abbottonare la camicia che aveva scelto. Era stato parecchio in crisi negli ultimi giorni, dal momento che il suo guardaroba contava essenzialmente camice a quadri – che non andavano bene per un evento del genere – oppure camice bianche – che erano decisamente troppo eleganti – ma alla fine aveva trovato l’outfit perfetto. Aveva capito il nomignolo che il suo amico gli aveva affibbiato, dal momento che, ultimamente, aveva iniziato a seguire un paio di serie tv che gli aveva suggerito. E se Iago era Ted, Sam era decisamente Barney. Ridacchiò nel sentire Sam vantarsi della sua bellezza, mentre continuava a specchiarsi. SI sistemò i capelli, mentre il suo amico, silenziosamente, si avvicinava a lui, guardandolo dalla testa ai piedi. « Che c’è? » Gli chiese, chiaramente confuso. Uno scatto fulmineo e il ragazzo gli aprì di colpo la camicia, facendo saltare i primi bottoni. Iago lo guardo, con un’espressione perplessa. Era tra lo sconvolto e il divertito. Davvero aveva fatto una cosa del genere? Non ci poteva credere. « Sei un gran figo, sì e se continui a guardarti allo specchio ti consumerai tutto e non ci sarà più niente per la rossa. Vogliamo che accada ciò? » Commentò l’amico, con un’assoluta naturalezza. Si ritrovò a scuotere la testa, cercando di capire quanto fosse grande il suo danno. Insomma, ne aveva fatti saltare forse tre, non era praticamente a torso nudo, quindi, sebbene non troppo nel suo stile, ma ci poteva stare. « Sei incredibile. » Disse semplicemente, cercando di avere almeno una pettinatura adeguata e non troppo ribelle. Insomma, ci poteva anche stare la camicia sbottonata, ma anche i capelli da ribelle non facevano proprio al caso suo. « Eddaaiii
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    su, lo so che le hai fatto sicuro qualcosa di stra romantico. »
    Arrossì leggermente, come se fosse stato preso nuovamente con le mani nel sacco. Sam sapeva quanto MJ fosse speciale per lui e sebbene sin dall’inizio l’avesse invogliato ad aprire gli occhi e soprattutto il cuore, non l’aveva mai messo in imbarazzo. Significava molto per lui. Non gli fece vedere cosa le aveva preso, ma almeno gli aveva ricordato di prendere quel pacchettino che le aveva preparato. « Ci vediamo dopo. In bocca al lupo mannaro! » Esclamò, salutandolo. Si guardò un’ultima volta allo specchio e si smaterializzò davanti all’indirizzo della casa che gli aveva dato MJ. La ragazza aveva detto che quella non era casa sua, bensì di una sua amica, e che lei, Betty e Karma si sarebbero preparate insieme. Non aveva la minima idea di chi erano queste ragazze, ma aveva suonato il campanello, chiedendo di lei. E quando l’aveva vista, era rimasto letteralmente a bocca aperta. Cavolo, era davvero bellissima. I suoi occhi non riuscivano a staccarsi da lei. Non la vedeva da una settimana e l’immagine che aveva stampata nella sua testa non le rendeva proprio giustizia. « Sei davvero bellissima. » Disse guardandola negli occhi e con un sorriso enorme. Era davvero imbambolato. Voleva fiondarsi sulle sue labbra e stringerla forte a sé, ma non voleva rovinarle il rossetto, né alterare in qualsiasi modo il suo aspetto divino. Si limitò ad avvicinarsi e darle un bacio sulla guancia, mentre estraeva il piccolo pacchettino che aveva preso per lei. Era un piccolo corsage molto semplice ma molto elegante. Non voleva prenderle nulla di ingombrante, perché si doveva sentire libera di muoversi e non con un peso sul braccio. « Questo è per te. » Le sorrise, mentre le metteva il bracciale e sfiorava quella pelle diafana e morbidissima. Le posò un piccolo bacio sul dorso nella mano, come un gentiluomo, prima di fare un passo indietro e sfoderare un sorriso divertito. « Api Frizzole? » Cacciò quel sacchetto, che era stato il suo “primo” regalo. Aveva perso un sacchetto come quello poche settimane prima e probabilmente era stata la cosa migliore che gli fosse successa. Le prese la mano, senza staccarle gli occhi di dosso. « Andiamo? »
    Aveva meno paura ora, di tutti i Weasley, di Strega Moderna. In quel momento non gli importava più nulla, perché lei era al suo fianco e lui si sentiva la persona più fortunata del mondo. Avevano preso una Passaporta e si erano ritrovati a Portland, che era stupenda. Non era mai stato lì, ma si poteva proprio percepire quell’atmosfera fatata. Era allo stesso tempo simile ma diversa da quella serra dove aveva portato MJ poco tempo prima. « Non ti ho detto ancora che le spie russe non sanno ballare. » Le confidò con un sorriso enorme, mentre entravano nel campo che era stato decorato nei minimi particolari. La musica già alleggiava nell’aria, mentre il suo sguardo vagava alla ricerca di persone conosciute. Intravide Sam che aveva trovato June e non potè fare a meno di pensare a quando l’ultima volta lo aveva trascinato lontano da lei. Salutò con un sorriso Ella, la sorella di Rudy, chiedendosi dove fosse il suo amico. « Però solitamente fanno un’eccezione, se a chiederlo è la loro bellissima accompagnatrice. » Sorrise, continuando con quel piccolo gioco che andava avanti da quando si erano conosciuti.



    Interagito con MJ e Sam, intraviste June e Ella. Citate Betty e Karma. #Dov'èRudy?
    Iago ha paura dei Weasley, js
     
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    « SVEGLIA, FESTEGGIATA! » aveva esordito il biondo, entrando in camera con un vassoio. Con sé portava un bicchiere di succo di zucca, un piccolo pacchetto regalo e un enorme muffin su cui aveva piantato e acceso una candelina che si attorcigliava a formare il numero diciannove. Lasciò il vassoio sul comodino, tirando via le coperte da una Fawn ancora addormentata per sedersi tutto ridacchiante a gambe incrociate sul letto. « E' il tuo compleanno. Non ti senti elettrizzata? Non ti senti una donna completamente nuova e più matura? » chiese, lanciandosi in un'interpretazione melodrammatica sull'orlo di un sorriso divertito. « Cioè..un altro anno e avrai raggiunto la seconda decina. Solo un altro anno delle mie simpaticissime battute sul tuo essere una teenager. Ci credi? » Ridacchiò, prendendo tra le mani il muffin e porgendoglielo in un muto invito. « Tanti auguri, amore. Non far spegnere le candeline..si sa che porta sfiga. » Con un sorriso sereno si strinse nelle spalle, assaporando quel momento di normalità tra loro e sperando che Fawn avrebbe apprezzato il piccolo regalo poggiato ancora sul vassoio. Nella scatolina bianca legata da un nastrino blu avrebbe trovato un fine braccialetto d'oro a cui erano appeso un ciondolo che ritraeva l'intrecciarsi dei loro rispettivi segni zodiacali: pesci e gemelli.

    Qualcuno avrebbe commentato la situazione di Erik con un intramontabile "beato tra le donne", ma il giovane Marchand aveva imparato presto nella propria breve vita quale fosse il posto di un uomo tra i preparativi femminili. Lontano. Molto lontano e possibilmente in silenzio. Quando Cami e Winter erano arrivate per condividere il momento preliminare al ballo, il ragazzo aveva commentato ironicamente il tutto, paragonando il momento a una vestizione papale. Si era quindi limitato ad offrire loro qualcosa da bere e da sgranocchiare, per poi eclissarsi del tutto nella propria stanza e continuare a fare schemi per l'esame. Aveva chiuso i libri solo tre quarti d'ora prima dell'orario stabilito per avviarsi: il tempo necessario a farsi una doccia e pescare dall'armadio una mise che ritenesse adatta. Qualcosa di semplice e classico.
    « Visto? Ci sono volute solo diverse ore perché queste ranocchie diventassero delle principesse. » Si avvicinò alle ragazze con un sorriso, dedicando uno sguardo più lungo a Fawn prima di chinarsi a stamparle un bacio sulla fronte. Bastò un'occhiata a dirle tutto ciò che pensava: era bellissima, non c'era molto altro da aggiungere. Tuttavia, per non mettere in imbarazzo le presenti, decise di non sperticarsi in lodi, facendo piuttosto passare lo sguardo tra le due che avrebbero partecipato al ballo. « Complimenti, ragazze. Siete davvero incantevoli. » disse con un sorriso gentile prima di avviarsi insieme alle due alla volta di Portland.
    Una volta arrivati, Erik scoprì i denti in una piccola risata allegra, chinandosi per parlare più vicino all'orecchio di Fawn. « Lo vedi che non c'era nulla di cui vergognarti? Avete fatto davvero un ottimo lavoro. » Nel dirlo, le scoccò un occhiolino giocoso, come a volerle ricordare la battuta che le aveva rivolto il giorno della caccia. Presto Winter, rimasta un po' in disparte, li affiancò. « Winter. Non ci siamo ancora incontrati… ufficialmente, ti conosco solo per vie traverse. » Le sorrise cordiale, avanzando una mano per stringere quella della bionda. Fawn gli aveva brevemente parlato della ragazza e della maniera bislacca in cui si erano conosciute, ma ovviamente Erik fece finta di nulla. « Erik. Fai Magisprudenza, giusto? » [..] « Si sono dati da fare. » Scoccò un'occhiata di sbieco a Fawn, mordendosi l'interno delle guance come a frenare una risata, per poi avvolgere un braccio attorno alle spalle della propria ragazza e stringerla appena. « E' vero, Fawn. Complimenti: siete stati bravissimi. Dovrò fare i complimenti anche a June, quando la becchiamo. » Nel dirlo, una fatina sfrecciò velocemente davanti a loro, scatenando la reazione immediata di una Winter pronta a passare all'attacco. A disinnescare la situazione, tuttavia, ci pensò Fawn regalando una delle farfalle che decoravano i suoi capelli alla piccola creaturina. « Lo sai che ora non ti lascerà più in pace, vero? » chiese, divertito, mentre osservava la piccola fata in procinto di andare a nascondere il suo bottino da qualche parte.
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    In seguito al discorso del Ministro, Erik prese un bicchiere da un vassoio di passaggio, osservandolo riempirsi di champagne. Sospirò, storcendo il naso. « Analcolico..per favore. » Come mai gli incantesimi dell'età per le bevande non prendono mai in considerazione gli astemi? Tuttavia, al comando del ragazzo, il liquido mutò, tramutandosi in quello che sembrava essere un mocktail all'ananas. Grazie. « Che si fa? Abbiamo l'opzione gente di mondo o, altrimenti, quella pettegole che giudicano dalla panchina. Preferenze? » Osservando le coppie raggiungere la pista, Erik fu istintivamente portato per un istante a proporre di ballare. Tuttavia, ricordandosi della presenza di Winter, decise di evitare: non avrebbe voluto sembrare sgarbato nei suoi confronti e la serata era ancora lunga. Aprì la bocca per rispondere, ma non fece in tempo, tagliato dall'arrivo di un'altra amica della mora. « Ciao Fawn! Tanti auguri di buon compleanno. » Sorrise, rimanendo in disparte nel lasciare che le due si salutassero prima che la ragazza rivolgesse a lui la parola. « Ciao! Sono Elaine, tu dovresti essere Erik giusto? » Per la seconda volta in quella serata, avanzò una mano a stringere quella della sua interlocutrice. « Erik. Fawn mi ha parlato molto di te. Finalmente riesco a conoscere la leggendaria Elaine. » disse, ridacchiando allegro. Aveva già visto in giro la ragazza, specialmente a lezione, ma non aveva mai avuto modo di conoscerla realmente. Ma non appena questa si congedò, partì un nuovo giro di conoscenze. Altro giro altra corsa. Benjamin Bellow. Lui lo conosceva, quanto meno di vista. Aveva avuto modo di incontrarlo diverse volte, essendo amico stretto di Fawn. La persona che non conosceva, tuttavia, era la piccola donzella al suo fianco. « Lei è Wednesday. » Terza mano che strinse quella sera, salutando la ragazzina con un sorriso cordiale. « Che nome peculiare. Sei una Mortimer, giusto? » D'altronde, di quella famiglia si sapeva un po' in tutto il mondo magico; senza contare il fatto che uno dei suoi fratelli era entrato nel nuovo gruppetto del Clavis. « Io sono Erik. » Pausa. « Marchand. » Scrutò la reazione della ragazza, cercando di capirne la disposizione. Non era nuovo a ricevere occhiate sbieche quando pronunciava il proprio cognome. « Piacere di conoscerti. » « Allora! Vi state divertendo? A proposito, auguri ancora Fawn! » Bevve un sorso dal proprio mocktail, facendo passare velocemente lo sguardo nell'ambiente circostante. « Stavamo giusto parlando di cosa fare e io, personalmente, avrei una proposta. » Scrutò i presenti, lasciando una breve pausa prima di sollevare il proprio bicchiere. « Un brindisi. Scontato, lo so, ma necessario. » Chinò appena il capo di lato, scoccando un sorriso a Fawn. « A Fawn, che oggi compie diciannove anni e che ci ha organizzato una festa bellissima. Tanti auguri di nuovo. » Fece quindi tintinnare il proprio bicchiere contro quello degli altri, sporgendosi poi in direzione della mora per stamparle un tenero bacio sulle labbra. Nel mentre di quel gesto, le note di una famosa canzone cominciarono a risuonare per l'ambiente. Erik non era mai stato tipo da balli di gruppo, ma sembrò accogliere con felicità la possibilità di ballare qualcosa che non prevedesse strettamente di essere in coppia. Così, rivolgendo uno sguardo eloquente al gruppetto, vuotò il proprio bicchiere, appoggiandolo su un tavolino. Prese quindi la mano di Fawn e mise una mano sulla spalla di Winter, rivolgendosi al gruppetto. « Dobbiamo. » Rivolse poi lo sguardo a Winter. « Lo so, non ero abituato nemmeno io. Ma hai trovato Fawn e quindi dovrai aggregarti alla botta di socialità che questo legame comporta. » disse, facendo spallucce. I don't make the rules

    Interagito con Fawn, Winter, Elaine, Ben, Weed. Citate Cami e June.


     
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    L'eco prolungato di un « No » che aveva del tragicomico risuonò in lungo e largo per tutto il secondo piano della Residenza. Il vestito, dalla sfumature che andavano in un crescendo verso l'alto dal blu ceruleo ad una leggera tinta petrolio, strisciò lungo il pavimento in legno, mentre lei si affrettava a percorrere il lungo corridoio che l'avrebbe portata alla scalinata principale. « Hoopey cosa non hai capito di preciso, di ciò che ti avevo chiesto di fare? » voltandosi appena, interrogò con un cipiglio esasperato l'elfo domestico che le stava dietro, seguendola con un'espressione carica di rammarico. « Era tutto così semplice: campanello staccato, il vecchio avresti dovuto tenerlo occupato nel giardino sul retro - lo sai quanto ama ammirare le sue dannatissime peonie - e Danica mi avrebbe avvisata nell'attimo in cui Lui avesse messo piede nella proprietà. » ripercorse a voce, l'intero piano basilare studiato affinché il vecchio non ci mettesse il suo per far sfociare quella serata nel disagio più scomodo, intercettando il suo cavaliere; sistemandosi la catenina della clutch Judith Leiber sulla spalla, scosse la testa valutando la fuga come alternativa al supplizio che l'aspettava. « Com'è possibile che adesso sia di sotto, da solo col vecchio, e a nessuno sia venuto in mente di avvisarmi? Ma soprattutto: da quanto tempo è di sotto? No, scherzo. Preferisco non saperlo. » Niente. Se gli ha già fatto il discorsetto, se ha anche solo accennato a cose strane, io boicotto tutto. Espatrio nelle campagne del Galles per darmi alla coltivazione sotto il falso nome di Dolores... « Signorina Maeve, per favore... Non dovrebbe chiamare il Signor Cousland in quella maniera, lo sa quanto lo trovi poco educato! » pigolò la piccola creatura che, ancora intenta a tenere il passo della rossa zampettando, si coprì le orecchie penzolanti nel vano tentativo di non udire insolenze contro il suo padrone. « E poi... u-hm lei era occupata con quel suo aggeggio strano a parlare col Signorino Rosier, ho pensato fosse sgarbato interromperla. E il campanello ha ripreso stranamente a funzionare, nonostante l'avesse incantato. Quando ce ne siamo accorti il vec-AH... mi perdoni il Signor Cousland era già alla porta! » Sì, stranamente! Giunta finalmente alla scalinata, Maeve sbuffò per riprendere fiato, soffermandosi per lisciare il tessuto che le disegnava i fianchi. A differenza degli eventi passati come il Maypole, non aveva sprecato tempo nel girare per negozi o sartorie per quel capo - sebbene avesse aiutato Ella nell'operazione. Per un ballo, di qualsiasi portata fosse, non ci si poteva permettere d'indossare qualcosa che chiunque avrebbe trovato di stoccaggio nelle varie botteghe - mondo magico o babbano, non faceva alcuna differenza. Ritrovarsi ad una festa di così tanta rilevanza con lo stesso abito di un'altra dama, era ciò che di più sconveniente potesse accadere. Per cui, anche di fronte ad altre minuzie come la passione sfacciata per l'haute couture, aveva fatto scomodare una nota fashion designer francese e si era fatta confezionare appositamente un vestito. Il risultato la soddisfaceva abbastanza. Qualcosa, continuava a stonare. E non l'ammontare di galeoni che quel semplice abito con la gonna in tulle era costato. Esitò un istante sul primo gradino, congedando l'elfo con un sorriso carico di dolcezza così che - conoscendolo - non prendesse ad auto-punirsi per colpe che non gli appartenevano. Hoopey era stato, nel corso dell'infanzia della Corvonero, un valido alleato (suo malgrado) da coinvolgere negli atti di ribellione verso il nonno. Sospirò rassegnata e percorse abbastanza in fretta metà della scala, rallentando soltanto quando intravide dall'altro lato dell'ampio vestibolo i due incriminati. In salotto, entrambi in silenzio - troppo in silenzio! - non poté perdersi il modo in cui Derek scattò in piedi nel scorgere la sua figura. Ne era certa, lo sguardo del moro conteneva uno strano miscuglio di angoscia e sollievo. O forse stai diventando pazza, cosa molto probabile se passi un'altra intera estate in questa casa dei sogni. Ignorando del tutto la figura del vecchio, al quale indirizzò mentalmente altre colorite e poco velate offese apprese dalla più esperta e sboccata Maxime, andò in contro all'Hamilton. « Non ne avevo alcun dubbio ma..sei bellissima, Maeve. Davvero. » Il sorriso di circostanza impresso sul volto della strega, andò ad ammorbidirsi, increspandole gli angoli delle labbra all'insù. I complimenti, per Maeve, avevano assunto un valore quasi nullo. Non funzionavano. Più che per auto-consapevolezza, semplicemente perché a furia di riceverne, si era convinta di quanto i convenevoli fossero un'arte sottile il più delle volte frutto di vacue lusinghe che reali messaggi d’ammirazione. Eppure stai sorridendo come un'idiota. Li senti i campanellini d'allarme suonare in coro? Lo sai che ti stanno dicendo? Che sei fo... « Grazie. » passò il braccio sotto quello del ragazzo, del tutto intenzionata a svignarsela in tempi brevi prima che il canuto potesse anche solo intromettersi con ulteriori occhiate invasive; i piani vennero rovinati nuovamente da quest'ultimo. Prim'ancora che potesse trascinare via Derek, eccolo arrivare il "discorsetto" che non stette nemmeno ad ascoltare più di tanto. Vagò con la mente su tutt'altro, le occhiate smeraldine perse in giro per la casa di cui conosceva ogni angolo, completamente disattenta per evitare che la sua rinomata boccaccia la portasse a replicare. Bentornati nel diciottesimo secolo, Signore e Signori. Strano, non gli ha chiesto a quanto ammonta la dote. Soltanto una volta liberi dalla tortura, finalmente all'esterno della dimora, si concesse un'alzata d'occhi verso il cielo tanta era la frustrazione. « Tuo nonno è.. un tipo di poche parole, vero? » la ragazza strizzò le palpebre e serrò le labbra. Per un brevissimo istante pensò di chiuderla semplicemente con una battutina, poi però abbozzò un sorriso tirato, scrollando le spalle. « Derek... apprezzo la tua educazione disarmante, ma diciamo le cose come stanno senza francesismi: è uno stronzo. Un ottusissimo vecchio dispotico che, se potesse, eserciterebbe il proprio ascendente per prendere il controllo su tutto e tutti. » pronunciò il tutto con la consueta fermezza, neanche lontanamente intaccata o dispiaciuta dalle parole ostili rivolte all'uomo. « Qualunque cosa ti abbia detto, anche il discorsetto, noi ovviamente lo prendiamo e lo ignoriamo. Semmai facciamo proprio tutto il contrario. » una proposta sarcastica che, riuscì a farle riacquistare un sorrisetto più sereno e beffardo. « O se preferisci ti oblivio, se pensi d'esserne uscito traumatizzato. » aggiunse infine, scherzosamente (forse), dandogli una piccola pacca sul braccio per invogliarlo ad avviarsi.
    tumblr_pibzjeEyZb1sv4q2po2_400[...] Magico, sarebbe stato ancora una volta l'aggettivo più appropriato per la location in cui finirono una volta a Portland. Quel Camp lei non aveva mai avuto modo di sperimentarlo, perciò non aveva oscuri e brutti ricordi d'associarci, se non quelli che iniziò ad imprimersi ben nella mente gironzolando per l'area allestita. I balli signorili delle famiglie abbienti, pur mantenendo un certo fascino, erano tutti uguali; catalogabili come noiosi. L'atmosfera generale di quella serata invece, superava ogni sua più rosea aspettativa. Che fosse per l'ambiente boschivo, la marea di lucine a contornare il perimetro o le varie creaturine dall'aura colorata svolazzanti, la rossa si ritrovò a correre elettrizzata con lo sguardo verso ogni più piccolo dettaglio. « Non mi aspettavo niente di meno, dalla nostra Nana. » si girò con un sorriso radioso sulle labbra e fissò Derek, inarcando un sopracciglio ramato nel beccarlo con una fata che lo deliziava con delle attenzioni stucchevoli... e un bacino. Ma davvero, pure le fatine nel fanclub Hamilton ora? « Hai appena fatto colpo, D? Di certo avrai il voto delle fatine per la corona. A questo punto, seducine altre. » anche se il sorrisetto che aveva sul volto la faceva sembrare più divertita che seria, quella storia dell'elezione era stata argomento di discussione per giorni interi. La competitività d'altronde, era uno dei difetti/pregi che non aveva mai tentato di mascherare dietro falsa ipocrisia. Competitività ed ambizione che mi faranno finire come Lady Macbeth, anche prima del diploma. Seguendo un percorso serpeggiante in quell'ammasso di gente, raggiunsero la prima coppia familiare, evitandole di riprendere quella tiritera. « Nessie, sei meravigliosa! » esordì così, inclinando il viso nell'ammirare Agnès, affiancandola per salutarla con un bacio sulla guancia; per Friday, si limitò a un rapido sorriso. « Weed è già arrivata? Non ho idea di chi sia il suo cavaliere. » Perché sì, da quando quella storia era cominciata, oltre la fissa per la corona anche l'animo da babysitter aveva iniziato a prendere il sopravvento. Fra Ella con le sue assurde domande ingenue, Nessie con Mortimer - il che era tutto dire - e Wednesday con un accompagnatore sconosciuto, c'era molto "lavoro" da fare. Oppure ci facciamo i fattacci nostri e il prossimo febbraio sarà un mese bello ricco di piccoli Aquario e baby shower. Il discorso del nuovo Ministro lo seguì piuttosto distrattamente, troppo occupata a continuare a guardarsi intorno - ed anche per un folletto che le calpestò il vestito, inciampandoci su. Gli lanciò un'occhiataccia di traverso, del tutto ricambiata. Conclusa l'orazione di Crane, seguita da altre formalità infinite, giunse almeno l'apertura delle danze. Ed Hamilton si riguadagnò tempestivamente la sua attenzione. « Mi fa l'onore, signorina? Avviso che potresti rimanere fortemente stregata dalla mia maestria sulla pista. Quindi ecco, preparati. » Tu continui ad alzare le aspettative a livelli massimi Derek, lo sai vero? « Correrò il rischio, Signor Hamilton. E forse vi lascerò anche condurre. » accettando l'invito, gli afferrò la mano seguendolo in quell'ironica recita ostentata dei giovani addestrati di buona famiglia. Una volta in pista, lasciò che fosse sul serio l'Hamilton a condurre quel loro primo giro di danza, osservandolo a distanza ravvicinata ogniqualvolta un volteggio ed una piroetta riuscirono a portarla più vicina. Per un po' non disse una parola, lasciandosi trasportare, non volendo interrompere il momento e il silenzio; che infranse dopo l'ennesimo passo, soffermandosi con una mano poggiata sulla spalla del Serpeverde e l'altra nella sua. « Allora, stavolta l'evento è abbastanza all'altezza? » chiese lanciandogli uno sguardo eloquente, con tanto di sorriso complice nel far riferimento al loro primo storico appuntamento. « O dobbiamo escogitare altri piani di fuga, come due piccoli criminali? Lo ammetto, la sicurezza sembra un po' troppo serrata rispetto ad Hogwarts. Potremmo riscontrare qualche problema, prima di riuscire a scappare tanto presto. » E magari rubiamo pure le corone, così giusto per sfregio.


    Interagito con Hoopey, Derek, Nessie, Friday. Ricercata Weed, citata Ella.


    Edited by ~Zireael - 16/6/2020, 00:55
     
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    « Ok, va bene, ammetto che non ti ho fatto preparare con un'ora di anticipo solo per andare a prendere il caffè. » Sbotta così, Mia, mentre sorseggiabi il loro beverozzo extra-large a base di caffè; nello specifico il suo ha un retrogusto caramellato e più zucchero di quanto un dietologo con un minimo di buon senso consiglierebbe a una ragazza della sua età. La panna extra le finisce sul naso, e lei si pulisce la punta osservandola con un'espressione colta dal senso di colpa. « Hai presente quando sono andata là da Albus Potter per parlarci? Ecco diciamo che il suo follow su instagram potrebbe non essere stato del tutto casuale. Gli ho detto che l'avevo sentito suonare al Suspiria - vero » Dice verificando la quantità di affermazioni che potrebbe aver inserito all'interno di quella conversazione. « ..e che mi sarebbe piaciuto suonare con loro qualche volta - non altrettanto vero. Almeno non allora. Va beh volevo fare colpo.. poi in realtà questo nemmeno mi ha guardata in faccia - cioè sì.. però no. Insomma ha detto che avrebbe parlato con i tipi della band per farmi andare a provare con loro. E poi ho pensato.. è cash extra. Ok.. forse non uscirò mai con Albus Potter, e forse me l'ha pure fatta un po' scendere.. però sono soldi! » Sì, quando la chiamata di Diego era effettivamente arrivata un paio di giorni prima, Mia se ne era quasi dimenticata di tutta quella pagliacciata, ma quando lo spagnolo l'aveva effettivamente invitata alle prove, per una mini-jam, Mia alla fine aveva accettato davvero. Non prendeva la chitarra in mano da parecchio. Un tempo suonava coi suoi fratelli, ma dopo il suo rientro alla normalità, il piacere di fare musica, o anche solo di fare cose pressoché normali come divertirsi, erano scomparse per un po' dal suo radar. « Credo di volerlo fare. Cioè quando sono uscita di casa, non mi andava di farlo, e poi sul bus mentre venivo qua ci ho ripensato, ed ero su una delle nostre playlist di spotify e niente - voglio farlo. Mi tieni compagnia? Ti prego! Sai suonare qualcosa? Facciamo suonare anche te! Ti prego Ronnie! Anzi, ancora meglio, ti presenti al mio posto! E suoni al mio posto e prendono te! » Perché questa cosa mi sta consumando così tanto? Forse perché in fondo, Mia si è abituata alla sua confort zone post Loggia. Forse in fondo dalla Loggia non è mai uscita e ora, ha paura di troppe cose. [...] Juan e Diego sono simpatici. Mettono subito a loro agio le due ragazze offrendo loro due mojito che Mia accetta osservando l'amica con uno sguardo sognante. Beh, di certo male che vada, ci sono due spagnoli pronti per noi. « Pues vogliamo fare una prueba? Maya no es ancora pronta, però possiamo fare una instrumental? » Diego parla davvero male, ma nonostante ciò, Mia sembra comprenderlo abbastanza bene. Quando nasci, cresci e corri a meno di trecento miglia da Huston, città famosa per il numero impressionante di ispanici, non conoscere qualche parola in spagnolo è quasi impossibile. Si siede sul palco, lasciando penzolare le gambe all'aria, e si allunga per afferrare la chitarra. Si sente più a suo agio all'idea che il Suspiria sia vuoto, fatta eccezione per un barista che si prepara per una serata pressoché morta, considerato il Midsummer. Così, quasi sovrappensiero, inizia a strimpellare il riff iniziale di My Sharona. Ci vuole poco prima che Juan si rimbocchi le maniche, saltando sul palco come un matto, prendendo posto alla batteria. Diego riprende il suo posto al basso, e di scatto l'elettricità nell'aria la porta ad alzarsi. Juan inizia a canticchiare le canzoni, stonandone tre quarti. Cantano e suonano per un po', a tal punto che ad un certo punto, Mia allunga la mano verso Ronnie chiedendole di affiancarla; ciò che doveva essere un provino, diventa una vera e propria sessione di karaoke, risate e battute sparate tra una canzone e l'altra. « We, ragazze, ma perché non venite con nosotros alla fiesta? » Chiede uno di loro ad un certo punto, portando Mia a rivolgere uno sguardo impanicato in direzione della migliore amica. Ok, che faccio? Si schiarisce quindi la voce e sospira. « Io.. io non sono.. da sola. » Tu rispondi per te. « E che problema c'è? Vamos todos juntos! » « A che ora avevamo noi la Passaporta? » Non ha tuttavia il tempo di rispondere perché Juan si infila nel discorso. « Ma quale passapuerta. Nostros andamos col pulmino.. volante. Viaje por aire.. per aria Ronnie, capito? Dai che ci divertiamo. » Cos? Ma voi state per aria! Un sorriso si allarga sul suo volto man mano che l'idea malsana si insinua nella sua testa. « Maya! Amor! Eccola! Allora, Mia e Ronnie vengono con noi. E pure los caballeros loro.. Quando arrivano? » Mia guarda l'orologio sul polso e si rende conto che sono le otto passate. E' in ritardo. « Uhm.. dieci minuti fa? » Le ci vuole un attimo per raggiungere il proprio cellulare e scrivere sulla chat con Scorpius poche semplici istruzioni. "Se sei già qui? Scendi di sotto. Ho trovato un passaggio." I successivi dieci minuti li passa alternando sguardi ostili verso Axel, e spiegazioni sulla proposta del viaggio alternativo. Preso Scorpius leggermente più in disparte, non riesce a contenere del tutto l'entusiasmo dell'idea di salire su un pulmino volante. « Cioè questi hanno un pulmino che vola! Quando ti ricapita una cosa del genere? Secondo me sotto i sedili minimo ci tengono l'erba allegra, perché dai.. guardali! » Pausa. Prima che possa dire qualcos'altro, Juan si avvicina, dando una pacca sulla spalla di Scorpius. « Se mi dicevi che andavi al ballo con Scorpio, gli avrei fatto la buena publicidad. » E poi si rivolge direttamente al biondo. « Albus ha disertato stasera, però dopo mi sente. Che aveva da fare de tanto importante yo no sé! » Si avvicina appena ai due come se dovesse dire loro qualcosa di estremamente segreto. « Ah.. non parliamo de Albus en frente de Maya perché l'altro giorno s'è messa a piangere a casa.. credo che è en quei giorni là. » Ronnie, porco Merlino perché sei dall'altra parte della stanza quando dobbiamo fare le vecchie al mercato del pesce. Rimasti da soli, Mia solleva lo sguardo con fare confuso. « Ma quindi li conosci? » Resta un po' a pensarci e alza gli occhi al cielo. « .. ma certo che li conosci. » Duh! Capitan Ovvio!

    Saliti sul pulmino, Mia si piazza accanto a Ronnie e di fronte a Scorpius, non riuscendo a trattenere del tutto l'ilarità di vedere il povero Axel trascinato in una gabbia di matti rumorosissimi che parlano in spagnolo sopra la musica dance anni '70, che viene sparata dalle casse nell'intero ambiente a un volume allucinante. L'idea di vedere il baronetto in una situazione tutto fuorché all'interno della sua confort zone, sembra divertila parecchio, ma la diverte ancora di più osservare le reazioni di un Malfoy posto di fronte a una situazione che di certo non deve essere prettamente usuale per lui. O forse mi sbaglio?
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    Si toglie istintivamente le Vans, e aperta la borsetta sulla quale ha applicato un incantesimo espansibile, butta dentro le scarpe da ginnastica, per poi estrarre una sola scarpa, che si infila con leggerezza prima di allungare le gambe sul sedile accanto al ragazzo con estrema naturalezza, rivolgendosi di conseguenza a Ronnie come se niente fosse. « Lo sai cosa dobbiamo fare mentre stiamo là? Dobbiamo sceglierci la cabina più figa per luglio! Cioè io ne voglio una con vista mare, non quella cafonata che mi hanno dato tre anni fa. Le migliori le davano a quelli più grandi. » E dicendo ciò dà un buffetto sul fianco di Scorpius con la punta del piede, sollevando un sopracciglio. Allora? Ce l'hai.. spero.. D'altronde l'outfit che aveva scelto, era stato scelto proprio per quelle scarpe. « E tu Axel dove ce l'avevi la cabina? Direttamente sullo yacht attraccato alla banchina di Portland? » Passa il resto del viaggio in maniera pressoché tranquilla, senza abbandonarsi a grandi frecciate, lasciandosi piuttosto coinvolgere dall'energia dei tre amici spagnoli seduti sui sedili davanti. Ad un certo punto Mia indica a Ronnie la chioma di capelli fluenti di Maya e le sussurra poche parole all'orecchio. « A quanto pare questa qui piange per Potter. O perché ha il ciclo. O entrambe le cose. » Do you feel the drama amo?
    Ma alla fine ogni circo ha il suo bel finale, e quindi, atterrati a Portland, Mia stampa un bacio sulla guancia dell'amica, e si avvia assieme a Scorpius verso l'entrata, ma non prima di averle strappato almeno una dozzina di promesse diverse. Riservami un bicchiere a metà serata, vediamoci al bagno ogni volta che stai per sbroccare, scrivimi se gli devo menare e altre variazioni sul tema. Finito tuttavia il circo - appunto -, adesso la serata la deve passare davvero assieme a Scorpiu; è la prima volta che si accorge del fatto che forse, un po' dell'ansia di prima la sentiva davvero per la festa, e non solo per le prove con la band. Si schiarisce la voce mentre si avviano attraverso la fitta vegetazione, verso il punto centrale della festa. « Beh è stato divertente.. anche se non avevano l'erba sotto i sedili. Grandissima delusione. Bisognerà rimediare diversamente. » Vorrei dire che è una cazzata, ma dell'erba ci vorrebbe sul serio. « Scherzo ovviamente! Non la uso - io - quella roba lì. » Compie una leggera pausa, tempo in cui si ritrova a sorridere di fronte a un gruppo di fatine che ballano allegramente attorno a un giglio bianco; una di loro si volta nella sua direzione e la saluta teneramente. « Allooooooora.. come sta Django? Lo stai trattando bene? E con bene intendo come il principe di Monaco in missione diplomatica? Lo spero per te! Perché lui è davvero in missione diplomatica. Alla fine della sua villeggiatura dovrà dirmi se devo bloccarti su Wiztagram o meno. » Un crack alle proprie spalle nel buio oltre il tracciato che conduce alla festa, la fa trasalire a tal punto che si volta di scatto, colta da un attimo di panico. Poi alcune risate si materializzano da dietro i cespugli, annunciando la presenza di due ragazzi che li superano tra sguardi colmi di imbarazzo e altri schiamazzi che si allontanano lasciandola paralizzata. Scuote la testa, Mia, dopo aver fissato quel buio per troppo, sospirando profondamente, e così, senza dire niente, continua a seguire il percorso leggermente più silenziosa. Sembra più sollevata solo quando le luci si intensificano. « Uh! Facciamoci una foto! Voglio una prova tangibile del fatto che ho rubato il ragazzo a Lizzie Middleton per il Midsummer. » Grandi conquiste a cui non crede nemmeno un po', ma in fondo, ha bisogno di ritornare in qualche maniera nel suo elemento, e un paio di stupide foto dietro cornici improbabili e con facce di cui si pentirà il giorno seguente, è esattamente ciò di cui ha bisogno. « Bellissimo come sempre. Posso presentarti Diana? La mia accompagnatrice. » In altre circostanze, quello sarebbe stato un grande scoop per Mia, ma in quel momento, non riesce a fare a meno di pensare che Lyra Malfoy, vista da vicino, è decisamente più bella di quanto se la ricordasse ai tempi in cui andava ancora a Hogwarts. « I Malfoy e la genetica...una garanzia in poche parole. E la tua accompagnatrice? » Mia sorride in maniera quasi automatica. A quei convenevoli di alta classe non è abituata. « Mia - l'accompagnatrice » Asserisce con leggero sarcasmo, alzando la mano a mo di saluto in direzione di entrambe. « Avremo modo di parlare più avanti, godetevi la serata e conservami un ballo... » Non appena salutò Lyra e la consorte, sentì il bisogno di prendere una lunga boccata d'aria. Non si era resa conto di essere rimasta quasi in apnea per tutto il tempo della conversazione. Mamma mia, manco stessi conoscendo la madre. Alza gli occhi al cielo tra se e se, scuotendo la testa. « Tua sorella è molto.. » Gentile? Cordiale? « ..incantevole. » Molto incantevole. Già. Solleva le sopracciglia sorpresa dalla sua mancanza di tatto in una conversazione con l'alta società, stringendosi infine nelle spalle. « Beviamo? »

    Interagito con Ronnie, Scorpius, Axel e Lyra.
    Portato alla festa una banda di spagnoli scatenati.
    Sorry per la lunghezza, ma not sorry manco per niente.


     
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