{MAIN EVENT} A Midsummer's Night Dream

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    Non sapeva ancora se fosse stata o no una buona idea. Non era solo colpa di Lympy e delle sue insistenze se aveva deciso di partecipare a quel ballo. Si perché nonostante non fosse molto propensa ad ammetterlo anche lei era curiosa di partecipare. Sembrava passata una vita da quando aveva preso parte all’ultimo ballo. Garth era così elegante nel suo smoking noleggiato. L’aveva preso solo per farla contenta, così aveva detto nascondendo il sorriso dietro un falso broncio. Avevano ballato tutta la notte, finchè non avevano cominciato a farle male i piedi e lui l’aveva portata a casa tenendola sulle spalle. Dory aveva le braccia strette attorno al suo collo e la testa poggiata sulla sua schiena. Aveva bevuto un bicchiere di troppo che la faceva sentire al sicuro e felice. Era rimasto con lei finchè non si era addormentata nonostante il giorno dopo avesse il turno di prima mattina. Garth era un bravo ragazzo, con degli ideali, valori che si era tenuto stretto anche quando aveva deciso di schierarsi dalla parte dei Ribelli durante la Grande Guerra. Era così elegante nel suo smoking noleggiato. Dory aprì gli occhi prima che un lampo verde potesse squarciare il buio delle sue palpebre chiuse. Le avrebbe fatto bene partecipare. Glielo aveva ripetuto Jillian all’ultima seduta. Non le aveva dato più di tanta importanza essendo più di due anni che le ripeteva la stessa cosa. Ma quando aveva accompagnato Olympia a comprare il vestito non aveva potuto fare a meno che venire coinvolta in quella che aveva chiamato “febbre da ballo”. Aveva scoperto che le erano mancate quelle piccole cose. Parlare di frivolezze, semplicemente come due ragazze della loro età. Le risate, un gelato, la commessa che sembrava sul punto di volerle sbattere fuori da un momento all’altro. Più ci pensava, più non riusciva a trovare una motivazione valida per cui non avrebbe dovuto partecipare. Era solo una festa. Avrebbe portato la macchina fotografica, così aveva detto a Lympy, così quella serata sarebbe rimasta impressa anche nella carta. L’aveva infilata nella borsetta, quella che a cui aveva fatto l’Incantesimo di Estensione. A toglierle definitivamente ogni dubbio era stato il vestito. Era stato lui a trovarla e non viceversa, sorprendendola in uno dei negozietti vicini al suo fornitore preferito di birra a Londra. Non si era mai soffermata a guardare le vetrine. Ninfadora vestiva comoda, sia per lavoro che per attitudine personale. Eppure, chissà come, quel vestito aveva attirato la sua attenzione. Forse, alla fine, tutte le chiacchiere sul Midsummer avevano finito per entrarle in testa, facendosi spazio in uno buchetto della sua corazza impermeabile. E va bene, lo faccio. Continuava a ripetersi che lo faceva per salutare Lympy e per convincere Jillian -che almeno non le avrebbe più detto le solite cose per un po’. Ma forse, infondo, la verità era che lo faceva per sé stessa. Aveva bisogno di una boccata d’aria fresca. Fingere che andasse tutto bene le sottraeva un sacco di energie. Il ballo era un tuffo dal trampolino più alto della piscina. Forse, se chiudeva gli occhi, poteva uscirne viva. Aveva una treccia morbida che si posava sulla spalla. Aveva passato ore in bagno cercando di rendersi almeno presentabile, ma senza attirare troppo l’attenzione. L’ultima cosa che voleva era sentirsi degli occhi puntati addosso. Indossò un paio di sandali a pianta bassa, allacciati alla caviglia. Era pronta. E anche se non lo fosse stata, era comunque troppo tardi.
    [...] Era rimasta con il naso sollevato all’insù, le labbra leggermente dischiuse in una muta espressione di meraviglia. C’era qualcosa di assolutamente incredibile nel modo in cui tutto era stato organizzato. Era qualcosa che lasciava senza fiato. Fu solo quando si sentì pronta che abbassò lo sguardo, lasciando che vagasse sui visi dei partecipanti. Non era facile imbattersi in qualcuno che non avesse il suo stesso cognome. Vide Albus in compagnia di Mun ed alzò una mano per salutarli. Si diresse verso di loro, tirando fuori la macchina fotografica dalla borsetta. «Ehylà, splendori! I bambini vi hanno dato la libera uscita, stasera?» Sollevò l’obiettivo, chiudendo un occhio per focalizzare meglio aldilà del piccolo quadratino di vetro della telecamera. «Dite: “cheeeese!”» E scattò. Alzò lo sguardo. «Perfetti.» Sorrise. «Vado a scattare un po’ in giro. Buona serata, ragazzi!» Era più facile così. Stare dietro l’obiettivo, anziché davanti. Aveva tutto il tempo che voleva per prendere fiato.
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    «Olly!» Sobbalzò ritrovandosi praticamente davanti il giovane Baker. Gli avvolse un braccio intorno al collo, salutandolo. «Ci siamo messi in tiro, stasera! Quasi non ti riconoscevo!» Gli fa un occhiolino per poi accorgersi della dama al suo fianco. «Tu devi essere Heidi, giusto? Piacere io sono Dory. Hai un vestito splendido! Posso farvi una foto?» E senza aspettare la risposta alzò la macchina fotografica e premette il pulsante. Ci fu un piccolo flash. «Meravigliosi.» Sentenziò guardando prima uno e poi l’altra. «Vado a cercare Lympy, ok? Le ho promesso delle belle foto da riguardare per quando saremo vecchie. Ci vediamo dopo! Ciao Heidi.» Agitò la mano libera dall’ingombro della fotocamera per poi ricominciare a muoversi. Il suo sguardo si muoveva nella pista da ballo. Erano in molti ad essersi già gettati nelle danze. Vide James in compagnia di quella che sembrava essere proprio la sorella di Joy (a proposito, dov’era infilata lei?) e scattò loro una foto senza che la vedessero. Da un’altra parte MJ ballava con il tizio con cui era stata immortalata su Strega Moderna. Un’altra foto. E poi la vide. «Lympy!» Alzò una mano, sventolandola in modo da attirare l’attenzione della cugina. Le posò un bacio sulla guancia. «Ehy, ma guardati! Quest’abito ti sta ancora meglio di quanto ricordassi!» Si voltò verso il suo accompagnatore, sorridendogli. «Ciao Ciuffo Ribelle L’aveva sempre chiamato così ogni volta che lo vedeva alla Tana. «E’ il momento della foto! Mettetevi più vicini! Ok, di più.. Perfetto! Dite “Dory è una gnocca!”» E pigiò.



    Iinteragito con Albus, Mun, Oliver, Heidi, Lympy e Peter.
    Scattate foto a James & Lily, MJ & Iago.

     
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    Ogni tipo di festa era il pretesto ideale per Friday di partecipare. Aveva sviluppato quell’amore per quei party sin da quando era bambino, quando la sua famiglia si riuniva per celebrare il nuovo successo lavorativo della mamma o la nascita di un nuovo Thestral. Alla fin dei conti, ogni pasto al maniero era una piccola festa, con molte portate e con una piacevole atmosfera – soprattutto quando si univa anche sua nonna. Il Midsummer era una festa non propriamente nelle sue corde e del tutto diversa dal genere a cui amava andare. Insomma, aveva perfino saputo che non ci sarebbe stato alcohol per i minorenni e questo era davvero molto triste. Aveva fatto rifornimento dalla sua vetrinetta preferita, per riempire la sua fiaschetta. Non pensava che la serata sarebbe stata così noiosa da dover concedersi qualche sorso: come aveva detto a Nessie, sapeva che si sarebbero divertiti. Semplicemente, aveva riempito la sua fiaschetta perché ormai era diventata un’abitudine e non era davvero una festa senza un po’ di alcohol nelle vene che allentava i freni inibitori. Aveva fatto cucire un taschino interno nella sua camicia dal suo sarto di fiducia. Erano anni ed anni che il suo guardaroba veniva continuamente arricchito di un nuovo completo, ma per quell’evento, il dress-code era semi-formale. Ma cosa significava? Come si poteva essere quasi formale? Era come se una persona tentava di avere stile ma poi falliva miseramente. Perché aspiravano ad essere così? Aveva cercato comunque di rispettare il tema, optando per un paio di pantaloni rossi, a cui aveva abbinato una camicia di una tonalità appena più scura e con delle decorazioni in diverse sfumature di blu. Una giacca sarebbe stata l’ideale su un outfit del genere, ma il dress-code vietava cose del genere, quindi aveva evitato. « Sei bellissima sorellina. » Si congratulò Friday, avvicinandosi a Wednesday per darle un bacio sulla guancia. Era davvero orgoglioso di sua sorella. Sebbene fosse lei la più grande, aveva uno sviluppato senso protettivo nei suoi confronti. Avevano fatto una foto di famiglia, mettendosi in posa insieme a Tux, per la gioia di mamma Bella e poi Friday si era allontanato, uscendo all’esterno del maniero per poter fumare una sigaretta. Solitamente non fumava, non era uno dei suoi vizi, ma quel pomeriggio era un po’ nervoso. Non era abituato a partecipare a delle feste con i suoi amici, solitamente si confondeva con persone più grandi di lui per i suoi modi di fare. Non che si sentisse a disagio con loro, ma era un qualcosa di inusuale per lui. Ed anche avere un’accompagnatrice come Agnès D’Arcy era per lui qualcosa di inusuale. Non si conoscevano, ma Friday era rimasto colpito per la sua eleganza. Probabilmente erano molto più simili di quanto sembrasse. Un ragazzo dall’aria strana si avvicinò a lui. Doveva essere l’accompagnatore di Weed. Come aveva detto che si chiamava? Bello?? Quel tipo era davvero fortunato ad aver trovato lui lì e non Tux. Probabilmente, lo avrebbe sotterrato vivo. «Ciao... Potresti dire a Wednesdaychesonoquifuori?» Era davvero molto strano. Lo guardò un’altra volta da capo a piedi. Era davvero sicuro che voleva che sua sorella andasse con quel tipo? « Aspetta qui, vado a chiamartela. » Non era una delle sue mansioni preferite. Non amava fare il gufo di nessuno, ma tornò in casa per avvertire sua sorella della presenza del tipo e di prendere il regalino che aveva preso a Nessie. « Il tipo ti aspetta. E’ strano. » Faceva quasi ridere che fosse un Mortimer a considerare qualcun altro strano. Rivolse poi un mezzo sorrise a sua sorella, come se volesse augurarle un in bocca al lupo, e poi si congedò, per andare dalla sua accompagnatrice.
    Aveva seguito le sue istruzioni. Lei gli aveva detto di mandarle un messaggio quando era lì e così aveva fatto. Non voleva che conoscesse sua madre e a Friday andava più che bene così. L’aspettò alla porta, bevendo qualche sorso dalla sua fiaschetta. Quando la vide comparire, sorrise, porgendole la mano per poterla aiutare a scendere le scale. Posò un bacio sul suo dorso, senza distogliere lo sguardo dal suo. « Incantevole. » La sua mano scivolò nella sua tasca, estraendo un piccolo astuccio bianco, legato con un nastro rosa. Al suo interno c’era una spilla per capelli, che aveva fatto fare appositamente per la serata. Era composta da fiori veri che erano stati incantati affinchè non appassissero e una serie di piccoli diamanti. Gli sembrava il minimo. « Per te. » Le porse l’astuccio con un sorriso, mentre la studiava nuovamente. Sì, era davvero convinto che si sarebbe divertito.[…]
    La cura dei particolari per quella festa era evidente, doveva riconoscerlo. Non pensava che si sarebbe avvicinato a quella strega per fargli predire il futuro, quel genere di cose gli mettevano ansia. Una fatina iniziò a girargli intorno, mentre si avvicinavano alla festa. Lasciò che si posasse sulla sua mano, prima di avvicinarla a Nessie. « Mi sembra di aver capito che ti piacciono le creature magiche. » Si riferiva a quando si era illuminata nella foresta, non appena le aveva detto che sapeva dov’era il nascondiglio dei Thestral. La fatina sembrò non apprezzare tutte quelle
    attenzioni e svolazzò via. Friday la seguì per un po’ con lo sguardo, mentre venivano raggiunti da Derek e Maeve. « Bellissimo vestito, Maeve. » Si congratulò con un sorriso. Era buon educazione spostare sempre l’attenzione sulle interlocutrici. Non ci stava provando, ovviamente, stava solo cercando di essere gentile. « Mi piace molto quest'accoppiata ragazzi. Che ne dite di farci una foto tutti insieme più tardi? Magari quando riusciamo a trovare anche Howard e la sua donzella. » Guardò Nessie per poi spostare nuovamente lo sguardo su Derek. « Mi sembra un’ottima idea. Che ne pensi? » Non aveva dato sfoggio al suo lato narcisistico, aveva addirittura chiesto a lei. Stava facendo progressi! « Weed è già arrivata? Non ho idea di chi sia il suo cavaliere. » Friday ricercò brevemente sua sorella, prima di scuotere la testa. Probabilmente si stava intrattenendo con quel tipo chissà dove. « Non credo che sia già qui. Il suo cavaliere è un certo Bello? Lo conosci? » Le chiese, sbagliando ancora il suo cognome. Non aveva la minima idea di come si chiamasse. Ascoltò distrattamente il preside, intravedendo tra la folla Mia e poi Harvey con la sua dolce bionda. Alla fine aveva avuto successo con la caccia. Gli fece segno da lontano, toccandosi il taschino. Ormai era risaputo che loro due finivano per scolarsi la fiaschetta durante ogni evento. Spostò poi nuovamente l’attenzione su Nessie. Era indiscutibilmente molto bella. « Può concedermi un ballo? » Le chiese, accennando un piccolo inchino. Aspettò il suo consenso, prima di avvicinarsi a lei. Le appoggiò una mano su un fianco, mentre iniziava a muoversi lentamente. « Facciamo un gioco? »Le propose, con un sorriso divertito. Insomma, non si conoscevano affatto, era l’unico modo per scoprire qualcosa di più sull’altro. Avvicinò il viso al suo orecchio per poterle proporre il gioco, mentre continuava a giocare con lei. « Ognuno dei due fa supposizioni sull’altro. E ogni volta che si indovina, si può riscuotere un piccolo premio. » Non parlava di “premi” esagerati. Non le avrebbe mai chiesto di spogliarsi o di appagare i suoi bisogni fisici. Tutto al momento opportuno.




    SPOILER (click to view)
    Interagito con Weed, Benji, Nessie, Derek e Maeve.
    Citati Tux, mamma Bella, Ella, Mia. Salutato e interagito da lontano con Harvey
     
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    Nella lista delle prime volte che ormai stava completando da fin troppo poco tempo a quella parte, MJ avrebbe dovuto segnare una spunta anche alla prima volta in cui sfruttava un'occasione mondana per sfoggiare il superficiale - e quindi acclamatissimo - meglio di sé. Lei, insicura, volta sempre a scappare da una folla che sperava avrebbe conquistato con la forza della sua intelligenza e con la presunta genialità che riversava su foglietti e fogliettini, folla che mai aveva pensato di poter intrattenere con gli eventi che, ad onor del vero, l'avevano fatta dannare come pochi nelle ultime settimane. Era stato a dir poco esilarante, se osservato con occhio critico ed un pizzico di curiosità: lei voleva solo rivedere un ragazzo che l'aveva fatta ridere, che era stato al suo gioco e che l'aveva fatta finalmente interessare davvero, stimolando la sua personalità già abbastanza solida da poter essere penetrata dal primo passante di turno. L'aveva cercato su witzgram, l'aveva seguito e BOOM: un semplice gesto, aveva scatenato la serie di eventi che avevano relegato la sua faccia sul post più visualizzato dal mondo magico dal Maypole in avanti. Ci sarebbe stato invero da ridere se si fosse pensato che Molly Jane Weasley, mentre allungava le sue ciglia passando delicatamente il mascara extreme di Karma sui suoi occhi enormi verdastri, pensasse davvero di voler o poter vincere la dannata corona ambitissima dell'evento più trafficato del mese. Non solo non ci pensava, ma probabilmente se così fosse andata a finire - mai dire mai, considerate le imbarazzanti situazioni in cui s'era ritrovata senza minimamente chiederlo - la sua unica mossa sarebbe stata quella di prendere la coroncina di fiori, estrapolarne i fiori uno ad uno e lanciarli alle sue conoscenze, come la perfetta Cady Heron fuori contesto che si sarebbe sentita quella sera. Perché lei, non per snobismo, non per senso di superiorità - o forse un po' sì? - anche se aveva accettato di partecipare a quel gioco, che per lei non era nient'altro davvero che un gioco - c'entrava poco, in mezzo a tutti quei brillantini, follettini, fatine e sbrilluccicchii previsti. O forse era semplicemente testarda e sceglieva, di sottrarsi ad un destino che invero era stato tracciato per lei... Questo era solo da esaminare da diversi punti di vista. Comunque: mentre si passava delicatamente l'ultima mandata di mascara, il suo pensiero era rivolto a Iago. Ed anche un po' al suo vestito, dato che erano state sua madre e Lucy a convincerla ad indossarlo ed infine suo fratello, passando ed appizzando l'orecchio, aveva dato il suo verdetto finale: erano tutti convinti fosse quello giusto, tranne lei. Stava indossando un po' troppo giallo per i suoi gusti, se considerato anche il suo abitino di taglio più corto sfoggiato al Palo di Maggio. Lo ricordava bene, perché lo aveva indossato troppo poco come troppo poca era stata la sua permanenza all'evento; sperava ardentemente che quel secondo abito attira-moscerini, anche se di colore analogo, più elegante e più vistoso da essere memorabile, sarebbe durato molto di più. Non riuscendo a smettere di guardare la sua figura bianca come un cencio e lentigginosa allo specchio, si domandò se il suo look fosse quantomeno all'altezza del tempo che aveva passato separata da Iago. Era stata una sua richiesta, quella di non vedersi dalla giornata unica e memorabile che avevano passato sulla terrazza di Hogsmeade, invero molto mirata: doveva imparare a ballare. Era partita da una condizione di ingessamento totale - se poteva quella parola non esistente esprimere il significato più adatto alla sua condizione fisica granitica e rigida - e Karma aveva fatto sudato sette camice per insegnarle ad essere un po' più leggiadra, un po' meno la giocatrice di Quidditch provetta che era. Insomma, si erano messe ed i risultati erano stati migliori di quanto pronosticato, se non consideravano il malumore perenne della loro coinquilina nell'ascoltare ad alto volume decine di canzoni di diverso genere e diverso ritmo. « Aiutatemi a dirle che ha proprio bisogno di questo rossetto. Per forza. Cioè è proprio il rossetto da palco. » si girò verso l'amica, abbandonando la sua immagine riflessa: assunse un'espressione compiaciuta, domandandosi come mai Betty Branwell, che invero conosceva bene solo dai racconti di Albus, non fosse stata già eletta reginetta del ballo. A prescindere. « Non sono una grandissima esperta dell'argomento ma stai davvero bene, Betty. Sappi che se la prendi tu la corona e la levi a me e a Iago e ci alleggerisci un po' dal peso dei riflettori, ci fai un gran favore. » Sorrise a tutti i denti, non sapendo se quello fosse il desiderio dell'ex Tassorosso ma sperando che l'hashtag del momento che vedeva il suo cavaliere vincitore della corona centrasse il colpo, per la presunta gioia di tutti quanti - o quasi. Bastava che non fosse stata la sua testolina rossastra, ad essere ornata del prestigiatissimo premio... a cosa, poi? A quanto si erano utilizzati bene i socials o l'esser stato il migliore ad aver pubblicizzato al meglio la propria faccia? Inutilità, per come la vedeva lei. « Dei capolavori! » sorrise, di tutta risposta indicando ripetutamente la coinquilina a cui tanto si era riavvicinata nell'ultimo periodo, sorridendone sorniona al pensiero. « G.I. Joyce, Trambley e il signor Turner devono ritenersi davvero fortunati a potervi portare al loro braccio stasera. » Le venne da ridere alla frase della ragazza dagli occhi blu: Trambley e Turner nella stessa frase. In un altro universo, in quello che sognava da adolescente (quindi due anni prima), sarebbe stata lei l'accompagnatrice di Trambley ed anche Luxanna Scamander, che era davanti a lei ed era bella da morire, se la sarebbe vista con la versione improbabile hippie e cazzona della Weasley. Ma era diventata smorfiosa e nerd appresso a Peter, quindi... magari proprio nella prossima vita. « E perché Arthur secondo te non lo sa? No perché se mi dici che non lo sa glielo faccio sapere io, stanne certa. Tu diglielo, se per caso dovesse anche solo accennare a Janine, solo alla J! » disse sgranando gli occhi all'amica, per farle capire quanto anche lei non potesse sopportare la tipa con il nome più banale e cacofonico del mondo: Janine, ma dai. Karma sì che era un nome. Sul Pomona ne avrebbero riparlato, ma suonava comunque meglio di Janine. « Deve essere il mio passaggio, ci vediamo dopo ragazze! » salutò la Paciock con una smorfia, non riuscendo a contenere la felicità che non poteva nascondere sul viso lentigginoso: se suo fratello era arrivato, voleva dire che le mancava poco per rivedere Iago dopo settimane di sipario. Gli aveva mandato un gufo con l'indirizzo di casa della Branwell per fargli sapere dove andare per raccattarla e sì, si erano anche scambiati qualche messaggio su whatsapp, ma scoprirono di essere fatti ancor di più l'uno dell'altra: si annoiarono e si concentrarono sulla vita, invece di scambiarsi emoticon e mezze frasi da rimorchio. « CERCA DI NON FARE FIGURACCE SULLA PISTA DA BALLOOO! » urlò a suo fratello dal secondo piano dove si trovava, intravedendo la sua figura muscolosa e tutta tirata a modo dalla finestra. Si sentì per la prima volta come nonna Molly: orgogliosa del suo piccolo. Ma Arthur non era piccolo, anzi, era anche più grande di lei e con due braccia da far accapponare la pelle anche ad un tipetto muscoloso sì, ma mingherlino come Iago. Mancava poco. Doveva respirare, tanto per cominciare. Si guardò allo specchio nuovamente, elogiando la pettinatura semplice ma studiata che le aveva fatto sua madre con un incantesimo, felice che finalmente la sua figlia maggiore avesse un fidanzato. « Mamma non siamo fidanzati. E non dirlo a papà, te l'ho detto solo perché pensavo che non avresti rotto così, ed invece lo hai fatto. » Le aveva detto sebbene sperava che lo fossero, ma Audrey come sempre aveva ignorato il suo musone ed aveva continuato imperterrita ad essere emozionata per lei, almeno quanto MJ nascondesse di essere. Quando il campanello suonò per lei, le ragazze erano tutte di sotto con i rispettivi cavalieri: prese un respiro e scese le scale, con una pressione addosso da far drizzare i peli sulle braccia. Già sembrava si fosse dimenticata tutti i suoi moniti già capiti e già applicati: stai calma, sii te stessa, non esagerare e soprattutto stai calma. « Sei davvero bellissima. » le disse Iago, quando la sua testolina rossa spuntò fra i tanti colori di quelle delle sue compagne. Si sentì in imbarazzo: lo vedeva dopo tanto, troppo tempo e, se bypassiamo per un attimo il mix di emozioni che stava provando, di certo lei normalmente, nei giorni buoni, si sentiva carina, decente. Normale. Non bellissima. Ma era ovvio che, dopo tutti i complimenti che stava collezionando da Iago, dovesse iniziare a crederci. E forse quel giorno un po' ci si voleva sentire. « Anche tu non sei male, spia russa. Oggi ti camuffi ben bene con la camicetta e tutto il resto. » gli disse, facendo riferimento al suo look casual da cui si intravedevano i suoi muscoli, che lo rendeva ancora più affascinante se possibile. « Questo è per te. » Complimenti e regali: si sentiva viziata, coccolata. Era una sensazione strana, piacevole, certo, ma non su cui si sarebbe facilmente adagiata. « Spero che nessuno si sposi entro il prossimo anno o potrei iniziare a credere che si tratti di presagi. Grazie comunque, mi lasci sempre abbastanza senza parole ed è assurdo per una come me, devi credermi. » disse, quando una scarica di brividi la colpì dal mignolo alla testa, quando avvertì il suo tocco piacevole mentre le stringeva il corsage al polso. Si sentì di nuovo tranquilla, in sua presenza: doveva ricordarsi che tutte le pippe mentali erano inutili, visto che davanti a Lui tutte le sciocchezze perdevano di significato. « Api Frizzole? » Non riuscì a trattenere una risata. Ecco, le Api Frizzole erano state una delle ragioni per cui MJ si era convinta che Iago non volesse più rivederla... « Questa volta te ne lascerò qualcuna, se non mi abbandoni a metà serata. » disse l'ex Serpeverde, senza evitare di piazzare una frecciatina: non era carica di particolare astio, ma forse sentiva che ci fosse il bisogno di puntualizzarlo, casomai avesse deciso nuovamente di lasciarla per salvare casa sua da una pozione mortale. « Andiamo? » finalmente incrociò il suo sguardo da cerbiatto per bene, riconoscendo nei suoi occhi la stessa gioia che provava lei. Annuì, dando il via a quel gioco di sguardi di cui sicuramente sarebbe stati eletti re e reginetta, di un premio che però conoscevano solo MJ e Iago.
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    « Sei pronto? » gli domandò preoccupandosi che potesse non esserlo almeno quanto non lo era lei, non appena fecero il loro ingresso sull'isola di Portland agghindata come davvero il luogo più bello che potesse mai immaginare, così fantastico da superare addirittura la sua fantasia. « A tutto quello che ci aspetta. Rumors, occhi indiscreti, pettegolezzi, Strega Moderna e... » Pausa crescendo. « Direi soprattutto alla mia famiglia... » disse, notando che qualcuno aveva rivolto loro occhiate strane, mai ricevute prima di allora se non in quanto "sorella di" o "cugina di". Era diventata lei la James Potter della famiglia quella sera, aiuto: James riprenditi la tua fama, io non la voglioooo! Pensò con occhi preoccupati al palesarsi di quell'orrenda visione, mentre vide Daffy con Moses saettarle davanti e non fece in tempo a salutarla, che quelli erano già spariti. « Non ti ho detto ancora che le spie russe non sanno ballare. » Lo seguiva, Molly Jane, quieta e zitta, sapendo che Iago Turner fosse la sua unica ancora di salvataggio durante un evento che conciliava tutte le sue cose meno preferite. Tranne Lui - ed i suoi amici, ovviamente. « Però solitamente fanno un'eccezione, se a chiederlo è la loro bellissima accompagnatrice. » C'era un'altra ragione per cui aveva premuto perché si rivedessero dopo tanto tempo, troppo da sembrare infinito, dopo la vicinanza che finalmente avevano stipulato l'ultima volta, tra un bacio e l'altro. Quell'evento, aveva detto, avrebbe sancito il loro nuovo inizio, un inizio dove niente sarebbe stato più frainteso e tutto sarebbe stato limpido e chiaro, scorrevole, lineare. Giusto. Ma MJ era una stupida, una stolta, una bambina a credere che una volta raggiunto qualcosa, questo qualcosa si fissasse e rimanesse così per sempre: doveva ancora crescere e la differenza d'età tra i due si vedeva in questo, nelle ambizioni infantili, nei desideri da bambina illusa. « S-sìlovoglio » disse, guardandosi intorno e riconoscendo Albus e Mun a cui rivolse un sorriso, prima di tornare a balbettare risposte che tradivano i suoi reali intenti. « Ammetto di essermi esercitata con Karma, in questi giorni. Lei è una ballerina sai, è la sorella minore del mio migliore amico, Peter. Che dovrebbe essere con mia cugina, proprio lì - » disse intravedendoli da lontano e facendo il segno del capitano con la mano destra sulla fronte verso Piti, come a voler salutare il capitano Solo che si stava godendo una serata con sua cugina. Avrebbe voluto essere una farfalla per spiarli ed ascoltare di nascosto le loro conversazioni: avrebbe riso sicuramente, ai tentativi d'approccio fallimentari del suo migliore amico. Non che non avesse fiducia in lui, anzi: lo stimava. Era un comico migliore di quanto lei non lo sarebbe mai stata, ma non l'avrebbe mai ammesso. « - inoltre Karma, dopo tanta fatica, è anche l'accompagnatrice di mio fratello Arthur oggi... » disse, guardandolo nuovamente negli occhi grandissimi e nocciola: avrebbe continuato a guardarli e non se ne sarebbe mai stancata. Gli prese la mano più grande della sua, assumendo la posizione pronta per ballare la canzone che stavano suonando in quel momento, mentre iniziò a volteggiare, piano piano, come a non voler iniziare col piede sbagliato un ballo che era sicura avrebbe sbagliato. Intravide Dory immortalarla mentre stava cercando di non perdere l'equilibrio: sorrise imbarazzata alla cugina, appuntandosi che le avrebbe dovuto chiedere di non allearsi con Strega Moderna nell'intento di far brillare troppo vistosamente la sua immagine pubblica. Guardò Iago negli occhi, ancora, dopo aver controllato l'andamento dei suoi passi per un paio di minuti: finalmente pareva la loro danza stese per prendere un verso. Non riusciva a smettere di guardarlo e finalmente tutto ciò che era presente di indesiderato, era finalmente sparito negli sguardi che erano solo loro e di nessun altro. Proprio in quel momento, riconobbe la figura di Arthur, poi i suoi occhi verdi si posarono su Karma, non troppo distanti. « Ah eccoli. Ci hanno visti. Oh-oh. Credo che stia venendo qua proprio... » guardò Iago, con un'espressione mista tra terrore e svenimento. « Adesso. » Molly Jane colse al volo il passaggio di un elfo domestico che distribuiva prosecco e ne afferrò un bicchiere, mandandolo giù tutto d'un sorso.

    Interagito con:
    Karma, Betty e Lux. Arthie amore mio da lontano. Nominato James. Daffy e Dean al fly, ma 'ndo annate? Alby amore mio da lontano. Mun. Iago ❤️ Piti e Lympy amori miei. Dory. Arthie & Karma again SCUSATE L'INTERRUSCION CE NE ANDIAMO SUBITO TEMPO CHE IAGO FA COSE IMBARAZZANTI e vi lasciamo ballare in pace


    Edited by birdwoman - 17/6/2020, 21:32
     
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    « Ok, va bene, ammetto che non ti ho fatto preparare con un'ora di anticipo solo per andare a prendere il caffè. » Ronnie non aveva immaginato che il proprio outfit sarebbe stato abbinato a degli occhiali da sole. Era convinta, lei, che la sua uscita sarebbe coincisa con il calare delle tenebre, mimetizzandosi sapientemente all'interno di esse. Ma no, sotto lo spiombo del sole, la Rigby sembrava un incrocio tra una strega in procinto di essere bruciata al rogo e una ragazzina spigliata diretta al Coachella. Che era un po' l'idea di fondo da cui era partita, a dirla tutta. Sorseggiando il proprio beverone al mango, lanciò uno sguardo al limite tra l'interrogativo e il minaccioso all'amica, chiedendosi quale fosse il suo piano per quella situazione. In soldoni: la Wallace si era proposta per qualcosa che non aveva voglia di fare, con l'obiettivo di approcciare Potter, solo per poi convincersi del fatto che quella cosa forse un po' gli andava di farla. « Credo di volerlo fare. Cioè quando sono uscita di casa, non mi andava di farlo, e poi sul bus mentre venivo qua ci ho ripensato, ed ero su una delle nostre playlist di spotify e niente - voglio farlo. Mi tieni compagnia? Ti prego! Sai suonare qualcosa? Facciamo suonare anche te! Ti prego Ronnie! Anzi, ancora meglio, ti presenti al mio posto! E suoni al mio posto e prendono te! » Sospirò, facendo uscire una gamba dallo spacco nel mentre di accavallarle. « Un classico intramontabile. Cerca il cazzo, ma alla fine trova se stessa. » Alzò gli occhi al cielo angelicamente, quasi stesse cercando di sottolineare quanto romantica fosse quella storia. « Comunque io non so suonare nulla. Ne' tanto meno so cantare. Però ti accompagno lo stesso, anche soltanto per giudicare silenziosamente i loro gusti musicali. » Perché la Rigby, in fondo in fondo, era una grande snob quando si trattava di musica. [..] Nel giro di cinque minuti, le ragazze si erano già pienamente ambientate nel gruppetto. Che importava se storie del genere si associavano di solito alla morale di ragazzine che finivano morte in un fosse? Lei i mojito li aveva accettati subito, conscia del fatto che alla festa la sua età le avrebbe impedito di toccare alcool anche solo col pensiero. Ad alcuni di loro era persino riuscita a piazzare le proprie pozioncine allucinogene, ricavandone qualche galeone sonante con cui avrebbe fatto la signora durante le vacanze estive. Non gliene era neanche fregato nulla del suo essere stonata, quando Mia l'aveva trascinata per una mano ad unirsi alla compagnia cantante e ballante. « We, ragazze, ma perché non venite con nosotros alla fiesta? » Panico. Lanciò un'occhiata a Mia, cercando di sondare il terreno. Entrambe avevano dato appuntamento ai propri cavalieri per prendere la passaporta insieme, ma era chiaro che la Rigby fosse decisamente propensa ad accodarsi al nuovo gruppetto scovato. « Io.. io non sono.. da sola. » « Eh..io pure. » « E che problema c'è? Vamos todos juntos! » Lanciò un altro sguardo a Mia, prima di muovere il braccio in aria in un gesto di puro menefreghismo. « Ma sì! Che ce frega?! Vamos juntos! » La sola idea la faceva già volare. Immaginarsi Axel in mezzo a quel gruppo di scappati di casa era semplicemente una delizia. Testiamo un po' il tuo spirito di adattamento, Howard. E tra una cosa e l'altra, venne fuori che avevano addirittura un pulmino volante: praticamente la ciliegina sulla torta di quell'intero quadro. « Maya! Amor! Eccola! Allora, Mia e Ronnie vengono con noi. E pure los caballeros loro.. Quando arrivano? » La mascella di Ronnie cadde letteralmente nel trovarsi di fronte a quella tanto decantata Maya. Per poco non le uscì il sorso di mojito di bocca, tanto che fu costretta a nascondersi le labbra dietro alla mano. L'eterosessualità dove l'ho messa? In borsetta? Mentre Mia rispondeva alla domanda, Ronnie rimase a fissare la spagnola come se fosse una creatura magica strana, con gli occhi spalancati che la facevano sembrare un lemure. Improvvisamente il suo sentirsi figa cominciò a scemare nel confronto con la cavallona dalle cosce chilometriche, le tette grosse e i capelli perfetti. Lì accanto, la Rigby si sentiva come una bambina di Toddlers and Tiaras accompagnata dalla mamma competitiva e piena di speranze infrante che riversava nella figlia. [...] « Piccolo cambio di programma. Non ti dispiace, vero? Sono molto simpatici e inclusivi. » disse ad Axel, assestandogli qualche pacca sulla spalla nel rivolgergli un sorriso che aveva in sé una certa soddisfazione. « Ah, comunque sono Veronica. » Si allungò verso Scorpius, porgendogli la mano cordialmente. Lo squadrò con un'occhiata matematica, soppesandolo velocemente per cercare di capire se il biondo fosse all'altezza della propria migliore amica. Rimandato a Settembre, Malfoy. Ti tengo d'occhio.

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    Nel pulmino, le ragazze si sedettero l'una accanto all'altra di fronte ai rispettivi cavalieri. Indubbiamente, le ragazze sembravano completamente a loro agio nel modo in cui conversavano allegramente con il gruppetto spagnolo. « Lo sai cosa dobbiamo fare mentre stiamo là? Dobbiamo sceglierci la cabina più figa per luglio! Cioè io ne voglio una con vista mare, non quella cafonata che mi hanno dato tre anni fa. Le migliori le davano a quelli più grandi. » Sbuffò, annuendo e strabuzzando gli occhi come a sottolineare quanto profondamente giusto fosse quel commento. « Lasciamo stare, vah. Io ne avevo una accanto alle cucine. Un casino assurdo alle sei di mattina. Dopo due settimane gli ho cacciato quattro urla e da lì hanno imparato l'esistenza del Muffliato. » Ma la puzza che veniva dai cassonetti..a quella non c'è stato rimedio. Sospirò, arricciando il naso in un moto di disgusto al solo ricordo. Che la Rigby fosse abituato agli odori poco gradevoli di città industriali come Liverpool, questo era risaputo, ma che nemmeno in vacanza potesse godersi un po' di pace era pura ingiustizia. « E tu Axel dove ce l'avevi la cabina? Direttamente sullo yacht attraccato alla banchina di Portland? » Prese la palla al balzo, Ronnie, per mettere il proprio accompagnatore ancora un po' in difficoltà. Sorridendo serafica, mise una mano sulla spalla di Diego. « Ehy. Diego. Juan. Lo sapete che Axel è un duca. » Si voltò verso il giovane Howard, sollevando un sopracciglio. « Duca, giusto? Sai, i titoli un po' mi confondono. » Bastò questo per consegnare Axel a una sfilza di domande da parte del gruppetto spagnolo, interessato a capire chi lui fosse, cosa facesse, perché, dove e quando. Un vivace interrogatorio condito da offerte di erballegra e mojito fatto in casa. Fu semplice, in quel siparietto, ritagliarsi il tempo per confabulare con l'amica. « A quanto pare questa qui piange per Potter. O perché ha il ciclo. O entrambe le cose. » Aprì appena la bocca, simulando un certo shock mentre lanciava occhiatine all'ormai soprannominata cavallona. « 'Sta Kardashian? No vabbè. Bellissimo. »
    Una volta arrivate a destinazione, le due amiche si divisero, mettendosi velocemente d'accordo sul da farsi in casi di necessità e situazioni del genere. Va bene. Quindi ora sono ufficialmente al ballo con il mio ex. Risate. Stirò un sorriso di circostanza al concasato, cercando di sviare l'imbarazzo nel mettersi a cercare nella borsa il pacchetto di sigarette. Ne accese una, facendo vagare lo sguardo nell'ambiente per cercare appigli a cui aggrapparsi. « Toh guarda, ci sta Benji! » sbottò di colpo, con gli occhi sbarrati e il tono di un'ottava sopra al normale. « BENJI BELLOW! » urlò, mettendosi una mano a coppa accanto alle labbra prima di mettersi a trotterellare in direzione del miglior amico, buttandogli le braccia al collo e stringendolo in un abbraccio da boa constrictor che davvero non aveva eguali. Quando si staccò, ridacchiando, gli assestò una bella pacca sulla spalla. « Ma guardalo, tutto in tiro. Dov'è quell'altro soggettone di Sirius? Giuro che se pure stasera si è messo a morire davanti ad Halo mi loggo e gli faccio il culo malamente. » Con un'occhiata di ironico ammonimento e una lieve risata, passò lo sguardo a Weed al suo fianco. La conosceva già un po', specialmente perché condividevano Shai come amicizia in comune e un gruppo whatsapp creato dal suddetto. « Weed sei bellissima! Se dopo ti va, ci facciamo un giro in pista tra ragazze insieme a Mia. » Fece una pausa, passando lo sguardo eloquente tra Benjamin e Axel « Sempre che i signori non si offendano. » Di colpo sembrò ricordarsi qualcosa di importantissimo. « Ah sì, lui è Axel. Benji, tu lo conosci, è quello di cui ti ho parlato malissimo. » Si portò quindi la sigaretta alle labbra, prendendone un tiro nel mentre di stringersi nelle spalle e sbattere angelicamente le ciglia in direzione del giovane Howard. E' solo l'inizio della festa, caro.

    Interagito con Mia, Axel, Scorpius, Benjamin e Weed. Citati Sirius e Shai.


     
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    L’aria fresca della sera lo investì mentre camminava verso il cottage di Hogsmeade. Il clima di festa era attraversava il villaggio come un’elettricità sottile generata da due poli opposti: le strade semi-deserte e le abitazioni popolate dalle voci di coloro che si preparavano. I germogli di ciò che si trovava alla festa pulsavano già all’interno di quelle strade. Svoltato un angolo, Aidan si ritrovò davanti ad un paio di ragazzini intenti a scorrere lo schermo del telefono. Quando uno dei due alzò lo sguardo, il suo viso si illuminò. «Aidan Joyce! Possiamo fare una foto?» Il lupo spostò gli occhi sulla fonte della voce. Eccone un altro «Nope.» E lo liquidò continuando sulla sua strada. «Guarda come se la tira…» sentì commentare alle proprie spalle. Nell’ultima settimana, nelle – poche – volte in cui si era trovato in luoghi popolati, aveva avuto l’impressione di essere diventato di colpo più noto di quanto avrebbe dovuto essere un fantasma tornato dal nulla. Aveva sospettato che il motivo fosse legato al possibile status di celebrità di Elizabeth Branwell, eppure tra sguardi, richieste e pedinamenti vari la questione gli era sembrata sempre più personale. Il perché qualcuno potesse sognare di rendere lui Re di Maggio, in ogni caso, rappresentava un profondo mistero vista la sua totale distanza dai canoni caratteriali degni di una così alta onorificenza.
    Giunto all’indirizzo corretto non si ritrovò solo davanti all’ingresso. Osservò la figura che lo affiancava. «Hai invitato Betty, giusto?» Annuì. Più che altro le sono volato sopra. «Non proprio invitata, però sì» Gli strinse la mano. «Aidan» rispose. E poiché i due sembravano andare a braccetto sulla tenebrosità – cosa che avrebbe potuto anticipare o una grande amicizia o la nascita di un buco nero – il resto dell’attesa fu destinata a consumarsi in silenzio.
    La prima uscire fu una ragazza che si presentò come Karma, nei confronti della quale ripeté presentazione e stretta di mano. «Beh, Betty sta per arrivare, quindi immagino ci vedremo dopo.
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    Intanto, buona serata e attenzione alle sorprese».
    Una frase che avrebbe dovuto far suonare più di un campanello dell’allarme, ma a cui non ebbe voglia di trovare una precisa collocazione. «Spero che non ti abbia detto: “digli che arriverò tra cinque minuti”». In quel caso – prima di affrontare le sorprese della festa – Joyce avrebbe fatto in tempo a mettere radici insieme al resto della vegetazione che circondava il cottage. Salutati i due approfittò del tempo libero per studiare le forme di quell’abitazione, ma in realtà non dovette attendere molto. Elizabeth saltò fuori dalla porta e lui la osservò attentamente. «Alla buon ora» commentò con tono scanzonato. Poi abbassò il volume, come sul punto di rivelare un importante segreto. «Sarà difficile continuare a darti del cavaliere, adesso». Appassionato di storia, il cacciatore aveva un’idea chiara sulle varie forme delle armature medioevali e quell’abito non le ricordava affatto. Il suo personale dress code si poggiava sulla metà purosangue del suo retaggio e giocava invece su tinte più scure. Senza dubbio lasciava anche una percentuale di pelle scoperta inferiore rispetto a quello della quasi Medimaga. «Andiamo?» confermato che non si fosse dimenticata nulla in casa, si sarebbe mosso verso uno dei numerosi passaggi predisposti dagli organizzatori.

    L’atmosfera fiabesca della festa lo avvolse non appena la Passaporta lo piantò a destinazione. In senso lato e poi anche letterale, visto che uno sciame di fate ruotò intorno al duo un paio di volte, come una parata di benvenuto, prima di disperdersi nella notte. Un trio rimase indietro, svolazzando davanti al viso del moro nella contesa di una spilla grande quasi quanto loro. Non fu immediato per Aidan posare gli occhi sull’oggetto e realizzare di guardarsi allo specchio. Allungò una mano verso le creature e, dopo un breve tira e molla, le proiettò in aria e fece suo il bottino. AidanKing2k20? Sopra la sigla trovò a fissarlo un sé stesso con una smorfia abbastanza corrucciata da risultare credibile, ma con in più il dettaglio di una bella corona in testa. Fu così che insieme all’atmosfera fiabesca iniziarono ad aggiungersi le sorprese. «E queste da che universo parallelo arrivano?» Che ingrato. Per una copertura mediatica del genere lì dentro c'erano senza dubbio persone che avrebbero pagato. Mentre una delle fate continuava a svolazzargli intorno a braccia conserte, l’espressione offesa, Joyce passò la spilla a Betty e osservò le sue reazioni. «Dai un'occhiata. O sei una celebrità e io sto brillando di luce riflessa oppure qualcuno si sta divertendo con poco» Da che pulpito, poi, visto che mettere in difficoltà il prossimo era sempre stato un suo cavallo di battaglia. Apparve comunque piuttosto indifferente ai fatti. Anche perché non poteva escludere la prima opzione e, per gli stessi motivi, non poteva conoscere l’entità di quella campagna elettorale. «C-Ciao!» Distogliere lo sguardo da Betty portò alla sua attenzione due ragazzine che non potevano avere più di quattordici anni, in tiro come se quella serata fosse la prima – e tanto attesa – occasione di mostrarsi sotto la lente d’ingrandimento della società. «La tua storia è incredibile, sono così dispiaciuta... Voteremo tutte quante per te!» Annunciò una delle due, le gote arrossate. «Cazzo» fu la ricercata ricercata risposta di Aidan mentre si copriva gli occhi la sinistra. Visto che la via dello scherzone stava prendendo sempre più piede, la sua mente iniziò ad estrarre dal catalogo di persone che lo conoscevano da tempo tre candidati al premio “occhio del ciclone”, il centro intorno a cui l’idea poteva essersi sviluppata: Dean Moses e Malia Stone, ai primi posti, rispecchiavano sia il criterio di confidenza sia quello di idiozia necessaria. Come bonus c’era poi Samuel Scamander, che rispecchiava il secondo ma non esattamente il primo. Da bravo predatore, nonostante il senso di inquietudine ormai sbocciatogli in petto, non si sentì ansioso di afferrare la verità. Quel tipo di misteri aveva in genere vita corta. «Spostiamoci da qui» Suggerì a Elizabeth, trascinandola figurativamente – e con fatina offesa ancora al seguito – verso il vivo della festa. Lì dove possibilmente notarlo tra la folla sarebbe stato meno immediato e fermarlo avrebbe richiesto una invidiabile faccia di bronzo. «Sai ballare?»



    Interagito con Arthur, Karma e Betty.
    Citati Sam, Malia, Dean 🖤
     
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    «Oh, ma guarda. Il mio fiorellino appassito si prepara per il ballo! Sei davvero un’adorabile pipistrellina!» Verbena volteggiò su sé stessa, battendo i palmi delle mani tra di loro senza produrre alcun rumore. Weedy seguì il riflesso della nonna sullo specchio, cercando di reprimere quello stato di disagio che l’aveva pervasa ormai da qualche ora. Non era sicura che accettare l’invito di Benjamin fosse stata una cosa positiva. Non per lui. Oh, no, lui sembrava davvero un tipo orribilmente adorabile. Somigliava ad uno spruzzetto di sole in una giornata uggiosa. Il problema di Weedy era parlare. Spesso a sproposito, senza domandarsi se quella cosa avrebbe potuto ferire o meno la persona che aveva difronte. Troppo sincera. Ed anche un po’ irriverente, a dirla tutta. Era come un bocciolo non ancora fiorito, racchiuso nel suo guscio di indifferenza spesso alimentato da superbia. Non si reputava una brava persona. Forse avrebbe dovuto mandargli un messaggio dicendogli che ci aveva ripensato e si trovava costretta a declinare l’invito. «Oh, piccina ma cos’è quella faccia? Vuoi che chiami tua madre con una tazza di thé?» Wednesday alzò lo sguardo sullo specchio, incontrando la sua immagine riflessa. Aveva un aspetto terribile. E non in senso positivo. Annuì, e in tutta risposta la donna oltrepassò la parete lasciando la piccola Mortimer sola nella propria stanza. Il pensiero di passare la serata con qualcuno la spaventava terribilmente. Che codarda. Pochi minuti dopo qualcuno bussò alla sua porta. Si voltò, vedendo sua madre entrare tenendo tra le mani una tazza di thé bollente. Era tanto tempo che non stava un po’ con la mamma. Le piaceva come le pettinava i capelli ed era felice di averla accanto in un momento del genere. Aveva sempre sognato di festeggiare il Midsummer, fin da quando era solo una bambina. Non si aspettava però di parteciparvi con qualcuno e questo cambio di programma l’aveva resa nervosa. Ma più sua madre passava quella spazzola tra i suoi capelli, più si sentiva la testa leggera, come se ogni cosa sembrasse improvvisamente più semplice. Quando sua madre finì con il trucco, non poteva credere ai suoi occhi. Si vide.. Si, bella, poteva dirlo. Ma soprattutto si sentì diversa, improvvisamente sicura di sé. Poteva farcela e Benjamin nel suo essere rivelato così pacato e gentile, sembrava essere la persona perfetta insieme a cui avrebbe potuto vivere quella serata. Indossò il vestito, appartenuto proprio a nonna Verbena, in gioventù. Grazie ad un incantesimo era tornato del suo bianco originario. Ai piedi indossava un paio di scarpine, bianche anch’esse, con un accenno di tacco a pianta larga. Aveva deciso di portare quel colore per tutta la festività. Aveva l’impressione di fare le cose per bene, in quel modo. « Sei bellissima sorellina. » Si lasciò sfuggire un sorriso quando, scesa di sotto, suo fratello Friday le baciò la guancia. «Anche tu. Ma scommetto che lo sai già.» Rise appena, scherzando sulla vanità del fratello. Vanità assolutamente fondata. «Mi presenterai la tua accompagnatrice, vero? Conosco Agnès solo di vista.» Non per colpa sua, ovviamente. Aveva sempre pensato che avesse un viso troppo dolce per sfilare tra le cravatte verdi-argento. Chissà, magari aveva un lato nascosto. Si voltò, guardando Tux ed andando verso di lui. Si prese entrambi i lembi della gonna, facendo un giro su sé stessa. «Ti piace?» Gli chiese lisciando le pieghe del vestito con i palmi delle mani. Poco dopo stava facendo una foto cercando di sorridere all’obiettivo di mamma e papà.
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    « Il tipo ti aspetta. E’ strano. » Era bizzarro che un Mortimer desse dello “strano” a qualcuno. Tutto ciò la fece sorridere. Inspirò con il naso per poi alzare il nasino all’insù, andando alla porta. «Ciao.» Ed eccolo lì, Benjamin. Dalla sua espressione e dall’energia che gli emanava sembrava essere nervoso quanto lei. Ciò parve divertirla più di quanto avrebbe pensato. Gli fece un sorriso, stranamente rilassata. «Ciao Benjamin. Sei davvero elegante.» «Ti ho preso questo piccolo regalo. Se non ti piace puoi cambiarlo...» Sbatté un paio di volte le palpebre, mentre sul suo volto si dipingeva un’espressione leggermente stupita. Un regalo? Prese tra le mani il pacchetto, soppesandolo appena come se volesse capire cosa conteneva ancor prima di aprirlo. Quando vide i libri, le sue labbra si schiusero ancora di più. «Ho pensato che, così, la prossima volta ne avremmo potuto parlare... Sempre che tu non li abbia già letti.» La prossima volta. Fu a quel punto che alzò lo sguardo su di lui. «Sono..» Colpita. Non immaginava un pensiero così bello. Fu all’incirca in quel momento che si accorse che anche l’ultimo brandello di nervosismo, quello che l’aveva pervasa per tutto il pomeriggio, se ne era andato. «.. Bellissimi.» Gli sorrise ancora. Afferrò il Macbeth tra le mani mostrandolo al ragazzo. «Questa è la prima tragedia che ho visto a teatro, sai? Si dice che porti sfortuna anche solo nominarla.» Fece una risatina. «Date parole al vostro dolore; il dolore che non parla, sussurra al cuore troppo gonfio e lo invita a spezzarsi.» Il suo sorriso contrastava con quelle parole. «E’ un pensiero molto dolce, Ben. Grazie. Mi piacerebbe parlarne la prossima volta.» «Dovrebbe esserci una passaporta che parte tra poco... Pronta?» Annuì. Si, lo era. [...] Si morse il labbro trattenendo una risatina quando una fatina dispettosa diede un pizzicotto nella guancia di Ben e lui fece una smorfia davvero buffa. Seguì il volo della creaturina, continuando a guardarsi intorno. Era tutto così bello da togliere il fiato. Luminoso e colorato, due parole che a Weed non erano mai piaciute molto, ma si adattavano bene al contesto. L’atmosfera era piacevole. «Fawn!» Seguì lo sguardo di Benjamin, senza riuscire però a capire bene chi stesse guardando. Si sentì afferrare e scivolare via. Abbassò lo sguardo. Ben le aveva preso la mano. E fu mentre lo realizzava che probabilmente lo stesso pensiero passò anche a lui, perché nella frazione di un attimo ritirò la mano, continuando a camminare in direzione della ragazza che aveva chiamato.«Ciao, io sono Benjamin. Lei è Wednesday.» In men che non si dica si ritrovò circondata da persone. Respira. Tirò un sorriso sul volto, sorridendo alle due ragazze e al giovanotto al loro fianco. Stava nuovamente diventando nervosa. Era come se le mancasse l’aria. Respira. Lo fece. « Che nome peculiare. Sei una Mortimer, giusto? » Si voltò verso l’unico ragazzo del gruppetto oltre a Benjamin, per poi annuire in risposta alla sua domanda. « Io sono Erik... Marchand. » Marchand. Il viso di Wednesday non fece una piega. Conosceva quel cognome come tutti, scommetteva. Ma Weedy, come il resto della sua famiglia, non era una persona che si creava pregiudizi esclusivamente dal nome che uno portava. Gli sorrise. «Suppongo tu sia cresciuto alla Corte dei Miracoli, allora. Ho sempre trovato affascinante il vostro culto dei defunti. La parte francese, per cui tanto ha lottato Aleksandr Marchand, al Saint Peter’s Cemetery è senza dubbio una delle mie zone preferite. E’ così allegra e colorata Cinguettò pensando alle offerte che i gitani ponevano sulle tombe dei propri defunti. Erano parole strane, le sue, ma si trattava di un complimento, senza ombra di dubbio. Si unì agli auguri uscendosene con un «Oh, buon compleanno!» diretto alla bella festeggiata. Si guardò intorno cercando i suoi fratelli tra la folla, ma non li vide. « BENJI BELLOW! » Sobbalzò, voltandosi di scatto verso la direzione in cui era arrivata la voce, giusto in tempo per vedere Veronica Rigby gettare le braccia al collo di Benjamin. Le sorrise quando l’attenzione della Rigby passò su di lei. Guardò il suo bel viso circondato da una piccola nube di fumo proveniente dalla sua sigaretta. « Weed sei bellissima! Se dopo ti va, ci facciamo un giro in pista tra ragazze insieme a Mia. » Intrecciò le dita, mordicchiandosi appena l’interno della guancia. «Grazie. Tu invece sei terribilmente bella. Da far paura.» Ammise con sincerità sprezzante. «Ammetto di non essere una brava ballerina.» Bhè, che si fa, Wednesday? Siamo ad un ballo. Balliamo! Inoltre, Veronica era stata davvero gentile. «Ma posso provarci.» Salutò l’accompagnatore della dinamica Ronnie, facendo un piccolo cenno nella sua direzione. Quella serata era senza ombra di dubbio la più grande botta di vita sociale che stava vivendo in tutta la sua vita. Non sapeva ancora come sarebbe finita, ma per il momento si ritrovò a pensare che non fosse così male.


    Iinteragito con Friday, Tux, Banjamin, Winter, Fawn, Erik, Veronica e Axel.
    Cercati Friday e Tux tra la folla.

     
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    In ritardo come sempre per ogni parvenza di occasione, Leo fece il suo ingresso in solitaria al campo estivo di Portland: nessuna dama stringeva il suo braccio mingherlino, ma l'assenza di un'accompagnatrice non gli pesava forse quanto avrebbe dovuto. Non si era effettivamente impegnato nella ricerca di una dama, perché sapeva che non sarebbe riuscito a fare né una breve comparsa al Palo di Maggio né a trovare il tempo di identificare a chi correre dietro, dato che il suo cuore non aveva ancora trovato una destinataria da amare quanto amasse la sua vita da studioso delle creature magiche. Oltre al College di per sé che gli prendeva molto tempo tra esami e tirocini, ne passava talmente tanto a pulire i di dietro dei draghi sgobbando dietro ai suoi superiori del lavoretto estivo che era stato obbligato a trovarsi, che proprio non aveva trovato il tempo di fare un checkpoint su chi fosse effettivamente disposto a sopportare il suo esserci e non esserci e allo stesso tempo gli andasse a genio. Perché su una cosa era certo: sebbene avesse più amiche donne che amici uomini di fatto, non aveva mai pensato di uscire con qualcuna per illudersi ed illuderla che potesse nascere qualcosa. Tendeva ad andarci sempre con i piedi di piombo se si trattava di storie d'amore, perché oltre ad essere miserabilmente impacciato, era tanto riservato da destinare i suoi sentimenti a pochi eletti. Ci era già passato troppe volte. Così aveva optato per un accompagnatore d'eccezione, così come aveva accennato a Lympy: Sherlock, lo snaso che, annusatore compulsivo e curioso dell'ambiente circostante, se ne stava cheto sulla spalla destra, ammirando le luci che li abbagliavano ed illuminavano da ogni angolo del campo estivo, sorprendentemente curato ed agghindato in modo da far respirare a tutti i presenti l'aria di una festa che sarebbe rimasta impressa nella loro memoria per sempre. Aveva scelto un outfit molto semplice, indossando i primi vestiti un po' degni di nota che aveva trovato nell'armadio, giusto per non fare la figura del trasandato. « Ce l'ho fatta. Sono venuto solo per prendere una boccata d'aria, non credo di trattenermi molto. » disse entrando nel campo visivo di June e Sam, che l'avevano esortato più e più volte a prendere parte anche agli eventi precedenti, sottovalutando quando Leonard fosse innamorato del suo lavoro più che della sua immagine pubblica. Ma quella sera decise di godersi in tranquillità una serata con i suoi amici e basta: si sarebbe concesso lo svago che un po' meritava, anche se sapeva bene che suo padre sarebbe stato inflessibile sul suo mancato invito indirizzato a Lilac Scamander. Diciamo che era il figlio anticonformista che nessuna leggenda del Quidditch avrebbe voluto, ecco. « Scusate l'interruzione. Non so se vincerete il titolo stasera, ma di certo quello di pessimi amici è già vostro, di tutti e due eh! » disse perché fosse chiaro che non lasciava scampo a nessuno dei due, rivolgendo alla coppia della serata occhiate bluastre di finto rancore. « Davvero non avete pensato di dirmi niente? Che ho scritto Giocondo in fronte? » disse loro, continuando a portare avanti la sua commedia che lo vedeva serissimo, incazzatissimo e sull'orlo di portare fino in fondo quella ramanzina tanto da disturbare i riflettori che era palese fossero puntati su di loro. Guardò Junie, poi Sam, poi di nuovo Junie con un'espressione corrucciata e offesissima ed infine scoppiò in una risata fragorosa. « June sei bellissima, ma ora vado a cercare Lympy o accontento la bella faccia da schiaffi di Sam e la corona la vedrà giusto in cartolina. Comunque voterò per voi, anche se non ve lo meritate e forse nemmeno lo volete. Anzi, in quel caso ancora meglio. » Fece con tono scherzoso, mentre Sherlock allungava le manine verso Junie lasciandogli intendere che avrebbe voluto passare più tempo con la Roiser, che ormai gli era familiare. « Perché IO sono fedele » disse in ultima battuta, prima di lanciarsi nella ricerca disperata della rosha. Si stava guardando intorno ma non fece in tempo a vederla che si imbatté in Joy Scamander. « Joy Scamander, wow. Ti chiederò l'autografo in un altro momento, pare che ormai molti al Quidditchmercato puntano su di te. Tra cui mio padre, gli piaci molto » disse alla bionda che giocava nelle Holyhead Harpies, tra le più amate dalla tisoferia nell'ultimo periodo. Lo sapeva perché avere in casa un ex giocatore di Quidditch professionista lo rendeva sempre immerso nell'ambiente, volente o nolente. Joy l'aveva vista qualche volta a casa Scamander quando vi si era presentato per conoscere Lily o per vedere Sam, ma sempre niente più che formalità. Ed eccola, Lilac Scamander, sfrecciare davanti a lui nientechepopodimeno che con James Potter in persona: se il successo avesse avuto un nome, quella sera sarebbe stato quello della biondissima accanto al maggiore dei figli di Harry Potter. Pensò che forse potevano essere fatti per stare insieme, ma probabilmente la competizione avrebbe potuto colorare notevolmente il loro possibile rapporto. James lo conosceva solo per sentito dire, ma Lilac... beh, scommetteva che non vedeva l'ora di farsi vedere accanto ad uno come Potter. Sorrise, mentre salutò Joy con un cenno del capo e si diresse verso la rossa, che finalmente aveva individuato in mezzo a troppe teste Weasley. « È il momento della foto! Mettetevi più vicini! Ok, di più.. Perfetto! Dite “Dory è una gnocca!” » Non l'aveva vista. Come aveva fatto a non vederla? Lei, perfetta, che aveva avvolto i suoi capelli in una treccia, con quelle labbra meravigliose che avrebbe... « Dory è una gnocca. » disse senza riflettere, ripetendo la parole pronunciate dalla voce soave di Dory. Sherlock saltò in braccio alla rossa, letteralmente capitombolando dalla sua spalla. « Scusami se sono sembrato inopportuno, stavo solo... scherzando, volevo salutare Lympy e... niente, sono arrivato giusto adesso. » Diciamo che quella figuraccia per quella sera gli bastava ed avanzava. « Ti trovo molto bene. » disse in contropiede per salvarsi, cercando di abbozzare un sorrisetto a labbra strette e portandosi la mano della spalla liberata da Sherlock sul dorso, cercando di nascondere l'impellente incapacità di rivolgersi a lei. Era bella ed era sola, ma certamente non avrebbe gradito la sua presenza, dopo il suo esordio del tutto fallimentare. « Anche Lympy è una gnocca, ma questo lo sappiamo già. Tu devi essere Peter? Ci siamo già visti credo, forse ad Hogwarts? Eri di Grifondoro o sbaglio? » domandò tentando di ricordare, sorridendo al suo accompagnatore con un sottile ed impercettibile ghigno da "sorridi che tanto se succede qualcosa so dove trovarti. Anzi non lo so, ma lo scopro". « Sono Leonard. È un piacere di nuovo, amico » gli strinse la mano, non troppo forte: sapeva che Lympy avrebbe detestato troppa protezione da parte sua, che l'avrebbe ritenuta insensata, ma fosse stato per lui gli avrebbe chiarificato chiaro e tondo quanto fosse prezioso il carico che stava portando. Ma doveva ammettere che aveva tutta l'aria di uno che, in qualche modo, lo sapeva. « Io vado prima che Sherlock faccia qualche disastro con i vostri gioielli. Buona serata, signore » disse sorridendo prima a Lympy, poi a Dory, sgranando gli occhi blu quando vide che lo snaso aveva appena abbandonato la rossa e si era messo a correre in mezzo alla sala. Si era messo sulla traiettoria di molti elfi domestici che fortunatamente l'avevano schivato, evitando la catastrofe: di certo Leo non voleva essere ricordato come quello che aveva uno snaso che aveva il potere di far fallire le feste. « Smettila, Merlino santissimo! Sherlock! Vieni qui!! » C'erano troppi oggetti lucenti in giro e troppi colli agghindati, del resto.

    Interagito con:
    Junie e Sam. Joy. Nominati Lily e James. Dory. Lympy e Peter. Sherlock, lo snaso di Leo, ha fatto un po' di casino in giro. Se volete usarlo fate pure.


    Edited by killology - 19/6/2020, 01:53
     
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    Il Suspiria era identico a come lo aveva visto mille altre volte, ma all’apparenza vuoto. Scorpius si era materializzato nella stradina di fronte al locale un paio di minuti dopo le venti, per poi appoggiarsi di fianco all’ingresso in attesa di una ragazza che lo ispirasse a provarle la famosa scarpetta. Cinque minuti dopo fu evidente che anche un deserto avrebbe potuto essere più divertente: passò di lì giusto qualche mago di mezza età troppo fuori dal globo per essere consapevole dell’evento della serata; a volte il Malfoy invidiava quella capacità stoica di esternarsi dalle influenze variabili della realtà. Notò dopo poco un altro ragazzo fermarsi lì davanti, ma non sapendo se lo avrebbe disturbato o meno si limitò a rivolgergli un cenno di saluto. Gli parve qualche anno più piccolo di lui. Quando il cellulare vibrò e Mia gli suggerì per messaggio di scendere, l’altro fece lo stesso. Il cerchio cominciò a restringersi. «Stiamo per scoprire di aver invitato ad uscire la stessa ragazza?» commentò ironico – ma un minimo di sospetto lo aveva davvero – nei confronti di Axel. Pur rivolgendogli la parola continuo a scendere le scale verso la parte sotterranea del locale, pronto a scoprire se avrebbe dovuto trasformarlo o meno in una lepre. L’ingresso nella sala portò ai suoi occhi un differente scenario: tre membri della band, una perfetta candidata al test della scarpetta e infine anche Mia Wallace. Ops. «Cioè questi hanno un pulmino che vola! Quando ti ricapita una cosa del genere? Secondo me sotto i sedili minimo ci tengono l'erba allegra, perché dai.. guardali!» Nonostante conoscesse bene quel pulmino, l’entusiasmo della Serpeverde gli risultò contagioso. Annuì. «La Passaporta è già diventata la cosa più noiosa del mondo. Andremo con loro» Fece scivolare gli occhi dalla punta del suo naso a quella dei suoi piedi, proprio come aveva fatto nel mezzo della foresta. Fece per dire qualcosa prima di essere interrotto da Juan. «Se mi dicevi che andavi al ballo con Scorpio, gli avrei fatto la buena publicidad.» La salutò battendogli un cinque. «E invece stavi provando a portartela via, culero» sospirò. Orbitare intorno alla band gli aveva permesso di apprendere gli essenziali della lingua spagnola pur non sapendone nulla. «Albus ha disertato stasera, però dopo mi sente. Che aveva da fare de tanto importante yo no sé!» Gli rivolse un sorrisetto sagace. «Caro mio, penso che lo scoprirai molto presto». Certe mosse richiedevano una preparazione adeguata. E tra fanciulle in lacrime e puntini uniti da Mia, il biondo si ritrovò sotto stretta osservazione di qualcuno. «Ah, comunque sono Veronica.» Portò la mano a contatto con la sua. «Ho sentito parlare di te, Veronica» Doveva essere lei la migliore amica presa di mira dalla banda di Milo. Da lì espanse la presentazione anche ad Axel. «Scorpius». Poi avvertì la necessità di commentare con lui la situazione in cui, da apparente estraneo, il Grifondoro si trovava immerso. «Sembrano fuori di testa e lo sono davvero». Si sarebbe decisamente sentito meglio.

    Sul pulmino rimase la maggior parte del tempo con il viso poggiato sulla mano sinistra. La sua attenzione ruotò tra la notte inglese, Mia, i discorsi delle due ragazze – non fu difficile immaginare come fossero diventate migliori amiche – e la musica che riempiva gli spazi. Spostò lo sguardo anche su Axel quando i discorsi virarono su di lui, mentre le informazioni cominciavano ad inglobarlo in un quadretto nobiliare che lo lasciò indifferente. Purosangue o Nato Babbano, straccione o Duca. Semplici parole dal significato ormai sfuggente. Puntò gli occhi su quelli di Mia «Non ti lamentare, tra un po’ sarai grande anche tu» le afferrò il piede all’altezza della caviglia e lo spostò sopra il suo ginocchio, lasciandolo lì. Entrambi erano vestiti in un modo che si sposava bene con le tinte rock della band. «'Sta Kardashian? No vabbè. Bellissimo. » Non trattenne una risata ambigua. «Guarda che è colpa della sensibilità artistica!» e considerato il divertimento, non fu così chiaro se la stesse prendendo in giro o meno. Qualche minuto dopo tirò fuori una biglia colorata dalla tasca e con un colpo di bacchetta la contro-trasfigurò nella sua forma originale: la scarpa mancante della ragazza. Gliela infilò con calma, strinse i lacci e tirò fuori un bel fiocchetto. Le calzava a pennello. «Sei davvero la prescelta... È incredibile». Recitò, poi sorrise e le adagiò il piede a terra.
    «Beh è stato divertente.. anche se non avevano l'erba sotto i sedili. Grandissima delusione. Bisognerà rimediare diversamente.» Salutati gli altri due, Mia e Scorpius si mossero verso il fulcro della festa. Lui camminava lievemente dietro di lei. «Ho qualche idea» disse con tranquillità. «Scherzo ovviamente! Non la uso - io - quella roba lì.» Smise di camminare per qualche attimo. «Non sei credibile, lo sai?» la ridimensionò. Quindi Django ebbe il suo momento di gloria all’interno della conversazione. «…Alla fine della sua villeggiatura dovrà dirmi se devo bloccarti su Wiztagram o meno.» Quando il crack alle loro spalle spezzò in due l’aria e fece fuggire dallo spavento diverse fate intorno alla lycan, quest’ultima si voltò verso il buio e lui fece saettare gli occhi su quel viso abitato dal panico. Qualcosa gli si mosse all’altezza dello stomaco.
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    E per un attimo l’incantesimo si spezzò, mostrandogli una Portland priva del filtro Midsummer, tinta di morte e ricordi gelidi. Ricacciare tutto indietro richiese una discreta concentrazione. «Te l’ho detto, sta vivendo come un vero Malfoy. E potrei persino affezionarmi… Quindi cosa intendi con villeggiatura? Ormai è mio». La fissò con una serietà improvvisa, che abbandonò solamente quando venne invitato a fare una foto. «Uh! Facciamoci una foto! Voglio una prova tangibile del fatto che ho rubato il ragazzo a Lizzie Middleton per il Midsummer.» Mia amava giocare con le parole e ciò era evidente, ma qualcosa in quell'uscita lo lasciò senza risposta pronta per un po'. «Stiamo parlando così tanto di Lizzie che sto iniziando a sognarla la notte» la provocò una volta tornato in sé, anche se lui per primo si era ritrovato a citarla più volte sia con lei che con la sorella. E a proposito… «Bellissimo come sempre. Posso presentarti Diana? La mia accompagnatrice.» Ricambiò il bacio di Lyra e si soffermò ad ammirarla avvolta dal suo abito. «Sono contento di non averlo visto in anticipo, sei magnetica» commentò in riferimento all'abito. In realtà, per curiosità, lui avrebbe colto l'occasione di vederlo in anticipo senza battere ciglio. Era stata proprio la sorella a negarglielo. «È un onore conoscerti» afferrò la mano di D e disegnò con il capo un piccolo inchino. Le tradizioni purosangue, nonostante la sua emancipazione, restavano inscritte nella sua cultura. «Mia - l'accompagnatrice» Scosse appena la testa, divertito. «Mia Wallace» completò. «Divertitevi, ci vediamo dopo». Salutata la coppia e promesso un ballo alla sorella, la seguì con lo sguardo fino a quando un’altra figura non le si avvicinò. La distanza generò dubbi, ma in passato era entrato in contatto con Emilia Berker sia tramite Lyra che tramite Mun e gli parve di riconoscerla. «Tua sorella è molto... Incantevole.» Tornò a concentrarsi sulla reginetta. «Sì» confermò con semplicità. «Beviamo?» Le si avvicinò un po’ e poté parlarle con un tono medio-basso nonostante il vociare circostante. «Forse è meglio fare prima quella foto. Non vorrei che la tua prova tangibile ti includesse in versione ubriaca». Non aveva idea di quanto sapesse reggere gli alcolici, e la stazza non era sicuramente dalla sua parte. «Questa fa parte delle gonne che ti stanno bene?» Lo aveva “minacciato” di pantaloni lunghi, maglioni e persino sandali con calzini. Davanti al risultato finale poteva considerarsi a dir poco fortunato.


    Interagito con Axel, Mia, Ronnie, Lyra. Citata Emilia.
     
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    « No, Bets, devi per forza scegliere un colore più acceso per le labbra. Un qualcosa che urli "Toglietevi di mezzo che passa la regina" lontano un chilometro! Ti devono vedere da Dublino. » Guardò il rossetto rosa cipria che stringeva tra le mani, un colore neutrale che era solita sfoggiare con molta naturalezza. « Oh ti prego la vogliamo smettere con questa storia? E' partita una campagna imbarazzante... » Wiztagram sembrava letteralmente impazzito, l'ashtag #kingaidan2k20 era diventato virale. Lei stessa aveva la bacheca intasata da post e commenti. Non poteva fare a meno di chiedersi se Aidan fosse all'oscuro di tutto ciò, la sua assenza sui social lo proteggeva da quella bolla di popolarità che sembrava essere scoppiata all'improvviso. « Questo, ohhhh sì! » Osservò il colore che le stava passando l'amica e la prima cosa che pensò fu grazie al cielo non è rosso. Era una tonalità di rosa più scura, con sfumature tendenti al fucsia che ravvivano il colore. Guardò l'amica di traverso, non del tutto convinta da quella sua scelta. « Sicura che non mi farà sembrare una poco di buono? » Un timore futile, un timore di cui si doveva occupare una ragazza della sua età. Abbinare il rossetto al vestito aveva quel sapore di normalità che nonostante tutto la rincuorava. « Aiutatemi a dirle che ha proprio bisogno di questo rossetto. Per forza. Cioè è proprio il rossetto da palco. » Roteò gli occhi verso al cielo, mentre di concedeva un altro sorso del delizioso champagne che Karma aveva pensato di portare per dare il via alla serata. « Non sono una grandissima esperta dell'argomento ma stai davvero bene, Betty. Sappi che se la prendi tu la corona e la levi a me e a Iago e ci alleggerisci un po' dal peso dei riflettori, ci fai un gran favore. » « Non datele corda vi prego, non ha fatto altro che mandarmi spunti per il mio discorso da reginetta, discorso che per inciso non avverrà... » disse rivolgendosi a Lux ed Mj. Betty non era un'ipocrita, non disprezzava l'idea di quella possibile vittoria, ma allo stesso tempo non voleva finire ancora una volta sotto la luce dei riflettori. Una volta di fronte allo specchio decide di mettere a tacere le sue remore, cancellandole con una passata di rossetto. Raccolse le ciocche di capelli che le circondavano il volto sul retro della testa, fissando tra i capelli dei fiori dorati che richiamavano i decori sul suo abito. L'abito da lei scelto è più un pagliacetto color pesca, completamente ricamato con un tema a foglie e fiori; in perfetto tema midsummer. L'abito aveva numerose trasparenza, che creavano un gioco di vedo/non vedo, salvo eccezione per la schiena che era completamente scoperta. Si era innamorata di quell'abito a prima vista e dopo averlo provato non aveva voluto vederne altri. Per quanto potesse sembrare sciocco le donava quella leggerezza e quella serenità che dovrebbe avere una ragazza di vent'anni, allontanando quei demoni che erano diventati parte integrante della sua vita. Ansiosa di passare una bella serata indossa velocemente i tre braccialetti rigidi con un motivo a foglia, un vecchio regalo dell'amata nonna Liz. E' ancora impegnata a rimirarsi nello specchio quando la voce di Karma la riporta alla realtà. « Dei capolavori! G.I. Joyce, Trambley e il signor Turner devono ritenersi davvero fortunati a potervi portare al loro braccio stasera. » G.I. Joyce. Ridacchia nell'udire quel soprannome da lei inventato; soprannome che aveva immediatamente preso piede ogni qualvolta parlava di lui con Karma. « E perché Arthur secondo te non lo sa? No perché se mi dici che non lo sa glielo faccio sapere io, stanne certa. Tu diglielo, se per caso dovesse anche solo accennare a Janine, solo alla J! » « Ho idea che Arthur avrà vita dura stasera... » L'abbaiare concitato di Oliver preannuncia il suono del campanello, chiaro segnale dell'arrivo di qualche cavaliere. « Deve essere il mio passaggio, ci vediamo dopo ragazze! » Si avvicina alla finestra che si affaccia sul vialetto di ingresso e riconosce chiaramente la figura di Arthur, accompagnata da quella più severa di Aidan. « Vengo anche io è arrivato pure Aidan... » Saluta le ragazze con un incoraggiante in bocca al lupo e segue Karma al piano inferiore. Oliver le salta attorno festante, convinto di poterla seguire, per consolarlo tira fuori il maxi osso; che per sua fortuna lo avrebbe tenuto impegnato per gran parte della serata. Dopo avergli regalato una grattatina dietro le orecchie esce di casa, nervosa all'idea di quella serata tanto normale. « Alla buon ora » Gli rispose con uno sguardo di rimprovero finto, chiudendo la porta alle sue spalle. « Sarà difficile continuare a darti del cavaliere, adesso. » Le gote si colorarono di una lieve sfumatura di rosa, segnale di quanto anche il più semplice e gentile dei complimenti la mettesse a disagio. L'autostima non era mai stata il suo forte, nonostante i numerosi rimproveri delle amiche non poteva fare a meno di sentirsi una sorta di brutto anatroccolo ancora impacciato. « Grazie e...e stai molto bene anche tu. » Si avvicinò furtiva all'orecchio del ragazzo, quasi come se volesse confessargli qualcosa di segreto. « Per tua informazione questo vestito non è incantato, non mi mimetizzerò all'improvviso con l'ambiente circostante lasciandoti solo... » Per qualche strana ragione aveva il sentore che Aidan, come lei, non fosse esattamente il più grande fan di quegli eventi collettivi. « Andiamo? » Annuì con un sorriso e si affiancò al ragazzo. Mentre raggiungevano la passaporta più vicina non poté fare a meno di chiedersi se fosse a conoscenza della campagna elettorale a cui Malia e Dean avevano dato inizio, scatenando un vespaio mediatico. Betty dal canto suo aveva ripetuto più e più volte di non avere alcun ruolo in quella mobilitazione di massa, troppo restia all'idea di finire sotto i riflettori. [...] Il campo estivo era per lei ricco di ricordi, alcuni più dolorosi di altri, ma allo stesso il tempo il simbolo di un passato, di una tranquillità che le mancava. Il luogo era stato addobbato per la festa, assumendo le sembianze di un bosco incantato; corredato di fatine che svolazzavano tra i partecipanti. « E queste da che universo parallelo arrivano? » Quando il ragazzo le passò la spilla non poté fare a meno di pensare che Dean e Malia avevano un futuro da pubblicitari, guardandosi intorno infatti non poté fare a meno di notare che diversi studenti sfoggiavano quella stessa spilla appuntata al petto. « Oh cielo... » Il suo fu un semplice sussurro, pronunciato a fior di labbra, stupita dalla portata della cosa. «Dai un'occhiata. O sei una celebrità e io sto brillando di luce riflessa oppure qualcuno si sta divertendo con poco» Caso mai è il contrario... Forse doveva semplicemente parlargli di ciò che stava succedendo realmente, svelare il teatrino che si era andato a formare gradualmente. « Mi dispiace, ma la fama non dipende assolutamente da me... » In realtà quello famoso che ha spopolato su wiztagram sei tu. «C-Ciao! La tua storia è incredibile, sono così dispiaciuta... Voteremo tutte quante per te!» Senza pudore. Si frappose fra Aidan e le due ragazzine, decisa a salvare il ragazzo da quello scherzo impietoso di cui era vittima. « Ragazze...aria, smammare, circolare...in qualsiasi modo vogliate metterla via di qui! » Un chiaro avvertimento di tenersi alla larga, non voleva vedersi negata ancora una volta una serata tranquilla, senza drammi; anche a costo di apparire antipatica. Le ragazzine la guardarono con gli occhi sgranati, forse prese alla sprovvista da quella sua reazione, e se ne andarono bisbigliando tra di loro. « Spostiamoci da qui » Seguì il ragazzo volentieri, ansiosa di allontanarsi dai riflettori. Mentre raggiungevano il limitare della foresta non poté fare a meno di notare il gruppetto Potter-Weasley, così come non poteva passare inosservato l'abito di Mun. Un sorriso malinconico si aprì sul volto della ragazza alla vista dell'abito da sposa, quando lo shame l'aveva obbligata a bruciarlo le si era spezzato il cuore. Aveva fatto una scelta per proteggere sé stessa, una scelta per molti versi egoistica, ma necessaria. Una decisione che ancora oggi riprenderebbe. Il rapporto con Mun si era significativamente incrinato, ma nonostante ciò la ragazza era stata in grado di andare avanti, quella sera infatti poteva paragonarla ad una splendida fenice che risorgeva dalle sue stesse ceneri. Immersa nei suoi pensieri sentì a malapena la domanda del ragazzo. « Sai ballare? » Scrollò le spalle, allontanando quel velo di malinconia che l'aveva travolta, tornando a concentrarsi su quella serata. « Ovviamente sì, i tuoi piedi sono al sicuro e non rischiano di essere calpestati dai miei. » Posò le mani sulle spalle del ragazzo nel punto in cui si collegavano al collo, oscillando a tempo di musica. « E' possibile che altre ragazzine avranno la sfrontatezza di chiederti foto, di prometterti il loro voto... » se non qualcos'altro. « questo perchè è iniziata una campagna selvaggia a tuo favore, qualcuno vuole disperatamente che tu diventi re del ballo. » Osservò il volto del ragazzo alla ricerca di una qualsiasi reazione di fronte a quella rivelazione. « Ora hai due opzioni...numero uno: trovare la mente dietro tutto ciò e dargli soddisfazione andando su tutte le furie. » Non conosceva per niente Aidan, ma dubitava che il ragazzo fosse entusiasta di tutta quell'attenzione. Nei messaggi che si erano scambiati le era sembrato riservato, non esattamente un animale da party. « ...numero due: cavalcare l'onda di questa popolarità...e far finta che tutto ciò non ti infastidisca minimamente. » Cosa sceglierai?!
    Interagito con Aidan, Karma, Mj, Lux
    citata Mun

     
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    « Sei davvero bellissima. James dovrà stare molto attento a tenerti stretta a lui! » , le dice Joy a ripetizione, come se esprimere quel concetto più volte possa farlo diventare una verità assoluta e imprescindibile. In effetti è abbastanza soddisfatta del risultato, un vestitino rosa antico con alcune rifiniture dorate. Richiamano un dettaglio in particolare: dei curiosi orecchini che ha ricevuto in regalo proprio quella mattina, inaspettatamente. Due piccole mele dorate, travestite da boccino, in allegato ad un biglietto davvero esplicativo. Allora Strega Moderna ha ragione sulla galanteria. Quel pensiero la fa sorridere, tanto che a Joy risponde: «L'hai istruito bene, il signor Potter.», ridacchiando, sistema i capelli dietro l'orecchio osservando il risultato. «Prima o poi ti racconterò la storia di questi.», li indica, ripensando al gioco che tra i due si è creato alla caccia. Sempre che non ci pensino i giornali prima. Negli ultimi giorni, invero, ha notato un certo movimento intorno a lei - un movimento esagerato. Di solito i paparazzi ci sono, ma tempo mezz'oretta e li ha evitati tutti. C'è più fila per il cuginetto Sam, soprattutto dopo la notizia del prestito ai Cannoni - Quando torni ai Falcons? Sei andato via per i problemi con la Stone? Stai con la Rosier adesso?, e via dicendo, in un mantra che si aggancia ai neuroni e non li molla finché non si esauriscono da soli. Ma da quando qualcuno - per non dire tutti - ha scoperto che sarebbe andata al ballo con James, il numero di flash e di piume autoscriventi si è quadruplicato, così come quello dei post dell'account Scamattine ufficiale, che ha iniziato a pubblicare foto di lei, James, percentuali di compatibilità in base ai segni zodiacali, fanfiction in cui si sposano, altre in cui lui molla il Quidditch per non doversi scontrare con lei, altre ancora su Lily che fa scenate da matrona gelosa per via delle cheerleader dei Falcons. Certo che con la fantasia le Scamattine potrebbero sfamare il mondo. « RAGA HO APERTO IL VINO. », bastano quelle paroline magiche perché l'attenzione di Lily si focalizzi su Dean, salvatore della patria. Si fionda in cucina trascinando Joy con sé, poi riempie tre generosissimi calici. «Brinderei al Quidditch, dato che ha più o meno un legame con tutti -», le due sorelle giocatrici, così come la meravigliosa dama di Moses, «- ma sarei troppo banale.», tira fuori il labbro inferiore, colpevolizzandosi ironicamente per la mancanza di originalità. «Peccato non mi freghi proprio, quindi viva il Quidditch. E i boccini. E la voce della coscienza. E' ancora presto per diventare zia.», gli occhi a fessura, scruta in volto Dean e Joy rimbeccandoli, come se avessero commesso qualche monelleria. Poi scoppia a ridere, perché tra tutti e tre è proprio lei la testa calda che andrebbe messa in riga. Quando le arriva il messaggio di James, salta in aria e le guance vanno a fuoco, merito dell'alcol che non ha mai digerito troppo bene.
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    «Signori, la mia Firebolt attende qua fuori.», fa un rapido inchino ai presenti, poi svolazza in direzione del Cercatore, attenta a non farsi prendere troppo in fretta, piccolo fastidioso boccino che sfugge a un palmo dal naso. Ma il divertimento sta proprio qui. « Stai molto bene, sai? », sorride, mordendosi il labbro inferiore. Non è a disagio quando le fanno i complimenti, ma preferisce canalizzare rapidamente l'attenzione su altro, per non stare troppo al centro dell'attenzione. Il troppo stroppia. E' per questo che risponde: «Anche tu.», prendendosi la libertà di sistemare il fazzoletto della sua giacca. Perfezionista. «Adesso, ironizza, come se il suo tocco fosse stato indispensabile. James la informa che la passaporta partirà tra poco e che ci sarà una piccola deviazione, ammesso che lei si fidi. Inarca le sopracciglia, colta un po' alla sprovvista, ma la sua curiosità supera qualsivoglia raziocinio, per cui accetta di buon grado la proposta. «Un ritardo, James... Vuoi proprio farci rovinare il curriculum.», dice sarcastica, ma sorride in modo complice, perché non vede l'ora di scoprire cosa abbia preparato per lei. E' proprio vero che i Potter mantengono le promesse, allora. Lo stivale li trascina in una collinetta, i capelli scompigliati dal vento fresco delle sere d'estate. Non si atteggiasse così tanto a dura, la signorina Scamander avrebbe in automatico le gambe molli, in un contesto del genere. Il tramonto, l'odore del mare, il verde della natura. Sono dentro un film. « Era da cafoni non godersi almeno un pezzo del paesaggio. I tramonti rendono tutto più bello Lils, ricordatelo. », se lo ricorda, Lily, se lo ricorda troppo bene. Se ha un punto debole, a parte l'essere irrimediabilmente impulsiva, quello è il mondo rosa delle romanticherie. Incredibile ma vero: miss sarcasmo duemilaventi ha un cuoricino che batte all'unisono con le onde del mare che s'infrangono sugli scogli. «Potrei mai scordare di quando il signor Potter mi ha portata in giro coast-to-coast fino al ballo di mezza estate?», sbatte le ciglia, sarcastica, ma neanche così tanto. E' vero che non scorderà quella serata, nel bene o nel male. Ma al momento decisamente nel bene. Balza sull'auto d'epoca e viene di nuovo colta di sorpresa, con una rosa bianca che dà un tocco d'eleganza ai suoi lunghi capelli biondi. Un lieve rossore pizzica ancora le sue guance - l'alcol, ovviamente - e le sue labbra si serrano in un eloquente silenzio. Sceglie deliberatamente di non rispondere, perché ad aprir bocca farebbe qualche battuta pungente che rovinerebbe il momento. No, quel regalo lo incassa e basta, sinceramente colpita. « No signò, lei non ha capito. Non è che è bella.. è la più bella. Oserei direi un boccino d'oro. », sbarra gli occhi, rivolgendosi a James mentre trattiene le risate, poi l'illuminazione. «Sarei un boccino quindi?», domanda, divertita. «Benissimo. Allora devi accostare.», risponde con semplicità, come se fosse la naturale conseguenza della battuta di lui. «Aspetta.», e da dentro la macchina si sposta verso il lato guidatore, trascinando James su quello passeggero. «E' il boccino che porta a destinazione, no?», commenta, abbastanza sicura di aver trascorso ore ed ore ad inseguire lo sfuggente sfarfallio d'ali, piuttosto che essere da lui acchiappata. «Tranquillo, solo per un po'.», asserisce. Finché non ci schiantiamo, pensa scherzosamente, senza dirlo, per non preoccupare mister Potter circa l'impetuosa presa di posizione di lei. Si scambiano di nuovo di posto poco prima di arrivare al ballo, tardi come promesso dal cavaliere, che senza pensarci un attimo le apre la portiera dell'auto d'epoca, accompagnandola verso la pista. « Ok, qual è la tua linea se quelli di Strega Moderna rompono? Dovremmo in qualche maniera trovarne una in comune. », le chiede, invitandola a ballare. Lily riflette un attimo, prima di fare una giravolta sotto il braccio di James, con una naturalezza da ballerina che non le è mai appartenuta fino a quel momento. Grazie per le lezioni, Karma. «Beh. Mi sembra chiaro. Portiamo la pace nel mondo grazie a questa... Fusione tra squadre. Non cred..», la sua frase viene interrotta da qualcosa di molto simile ad uno squillo di tromba. «JAMES! LILAC!», Julie Burk di Strega Moderna si avvicina in tutta la sua invadente personalità. «Siamo così elettrizzati di vedervi insieme.», pausa. «James, ti prego, raccontami. Come hai chiesto alla giovane Scamander di venire al ballo con te? Vogliamo i dettagli. L'hai trovata subito? Stavi cercando proprio lei, pausa. «No perché nessuno di noi se lo sarebbe mai aspettato. C'erano altri pronostici in giro sulla wiznet.», pausa. Sorriso fastidioso. «Ma io scommettevo su di me, grassissime risate da parte della Burk. «Se vuoi sono ancora in tempo, a farti da dama ovviamente!», pausa, scena tragicomica in cui una giornalista cinquantenne ci prova con il ventenne di turno. «E, Lilac, tu invece... Perdonami, se te lo chiedo, ma davvero non riesco a resistere. Il mondo merita di sapere. Sam ha un nuovo amore, per caso?», rotea gli occhi, Lily, drasticamente protettiva quando si parla del cugino. Buon viso a cattivo gioco, Lils. Buon viso a cattivo gioco. «Ma certo che è innamorato, Sam. Delle sue meravigliose cuginette Scamander.», gli manda un bacio volante, ben decisa a non proferire altra parola sull'argomento. «Oh, sì, certo. Sei esilarante, Lily. Posso chiamarti Lily, vero?», chiede dopo averlo già fatto. «Allora, ragazzi. Siete tristi per la campagna su Aidan Joyce ed Elizabeth Branwell? Sono i favoriti a re e reginetta dell'Estate. Immagino sia un duro colpo, per delle celebrità, essere scavalcate in questo modo brutale..», e continua con la sua infinita tiritera. Ma soprattutto: chi è Aidan?

    Interagito con Joy e Dean. Interagito con James. Salutato Sam. Citate June, Malia, Karma, Betty, Aidan.


     
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    Quattro del pomeriggio. Camila Davis si dirige in silenzio verso l'appartamento di Fawn, un pacco piuttosto voluminoso sulle braccia sottili. L'ha fatto con le sue mani, ed è felice di questo, ma il timore che qualcosa sia andato storto è sempre all'agguato. Magari ha dosato male lo zucchero, realizzando uno di quegli impasti stucchevoli che dopo i primi tre morsi finiscono abbandonati sull'ennesimo piatto di plastica inquinante. Magari, invece, è buonissimo, Cami. Ci hai mai riflettuto?, bella domanda, questa. No, non ci ha mai riflettuto, un concetto del genere non ha mai attraversato la via che guida al suo cervello, troppo concentrato a calpestarle l'autostima, come se fosse asfalto. Bussa piano al campanello, uno scatto quasi impercettibile all'udito, il piede che batte per terra freneticamente, espressione del suo nervosismo. Relativo alla torta, certo, ma soprattutto alla possibilità che quella sera effettivamente partecipi all'evento del Midsummer. Un evento con giornalisti, persone, fotografi, persone. Praticamente non mette il naso fuori di casa da Capodanno. Non tanto per come sia andata a finire - in fondo, è stato solo un viaggio a Berlino, con solo una vittima a bordo -, quanto per l'articolo che ha letto sulla Gazzetta del Profeta qualche mese fa. Riguardo sua sorella. «Fanny!!!», squilla felice, quando l'amica apre la porta di casa. Le si sarebbe gettata al collo in un abbraccio stritolante - perché, paradossalmente, con i pochi intimi che ha, Camila è espansiva - ma il pacco che ha con sé impedisce qualsivoglia movimento. «Oh, ciao. Io sono Camila. Forse... Ci siamo già viste...», dice in un soffio, rivolgendosi all'altra ragazza. Ha un'aria estremamente familiare. Un'aria di Capodanno. «Ehm... Ecco, avrei... Portato questo.», indica il contenitore con lo sguardo, poggiandolo sul tavolo della cucina. «Fawn, spero ti piaccia. Non sono una cuoca, ma... Caleb ha assaggiato, dice che la crema è venuta bene... Ecco, buon compleanno, insomma! Ti voglio bene.», apre la Red Velvet e, dopo il rituale delle candeline, si decide a tagliarla e a fare le porzioni per le ragazze. « Signorine, non vorrei dirvelo ma manca soltanto un'ora e mezza all'ora x. Long story short: dobbiamo muoverci. », il che equivale a dire che il tempo per prendere una decisione stia rapidamente scadendo. Cami segue Fawn e Winter nel corso dei preparativi, elargendo apprezzamenti e, ogni tanto, persino qualche consiglio. Sì, si è sbilanciata così tanto da dire la propria opinione. «Oh. Sono le sette e mezza... Mi sa che io andrò, ragazze. E' stato bellissimo, magari ripetiamo... Tra qualche giorno... Dopo gli esami. Che ne pensate?», alla fine si dilegua in silenzio, Cami. Un piccolo fantasmino che si avvia in direzione della porta di casa, pronta a varcarla e a sparire nell'azzurro scuro della sera. Fawn la saluta dispiaciuta. Cami scende le scale di fronte alla soglia, poi si ferma. « Mi dispiace proprio un sacco che Cami abbia deciso di non partecipare. », la sente dire a distanza, complice la finestra dell'ingresso socchiusa. Oh. Al diavolo. Ho diciannove anni. Se mi perdo pure questa, tanto vale scavarsi direttamente la fossa. E' in un lampo che cambia visione delle cose, facendo dietro-front e bussando di nuovo. Winter penserà che sono pazza. «Mh, sì. Insomma... Magari per questa sera i libri possono aspettare. E poi è il tuo compleanno, Fawn. Ci sarò. Dunque... Come salviamo la situazione?», domanda, sinceramente curiosa, riferendosi alla sua mise in jeans e T-shirt a righe, alle sue scarpe da tennis e ai capelli raccolti in una coda anonima. Eppure il miracolo accade. Fawn le presta un abito che sembra fatto su misura per lei. L'azzurrino che la contraddistingue, i fiori sul corpetto... «Non so come ringraziarti, Fanny.», dice, ammirando le pieghe dell'abito allo specchio. Oddio, spero di non macchiarlo!, e via subito con i complessi esistenziali che, per quanto cerchi di contrastarli, di certo non vanno via dall'oggi al domani.

    Camila Davis
    Cami
    ultimo accesso adesso
    < There is something in the New York air that makes sleep useless.



    [19:48] > Cabi. Aiuto.

    > Sto andando al ballo.

    [19:49] > E tu devi venire con me. Ti prego, ti prego, ti prego. Ci vediamo a casa, arrivo tra pochissimo.

    > Non puoi lasciarmi sola.



    E' così che Camila si assicura la partecipazione del gemello, attraverso una specie di via di mezzo tra imposizione e richiesta d'aiuto. Fatto questo, si congeda dalle due ragazze, assicurando loro che, sì, verrà davvero. Poi corre via in direzione dell'appartamento Silente.
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    «Nonsocomefareisenzaditeeee!», gli salta addosso, elettrizzata. «Ok. Ce la possiamo fare. Respira. Respira. Ce la possiamo fare, Cabi! Tu sei bellissimo. No, ehi, un attimo, non sono pronta a vederti ballare con le persone. Scusa, parlo affannosamente perché me la sono fatta a corsa. Oddio, no, non l'ho sporcato di terriccio, vero? Gratta e netta. Ok. Bene. Andiamo?», dice tutto in una decina di secondi, perdendo lei stessa il filo del discorso. Intreccia le sue dita a quelle del fratello, poi agguantano la prima Passaporta disponibile. Nessuno dei due ha mai visto Portland, quindi non conoscono il significato che il campo estivo possa avere per i ragazzi inglesi. «Ci sono le fatine, Cabi.», dice, allungando il dito verso una di loro. Quella sembra gentile: vi si siede sopra a guardare con gli occhioni spalancati i due gemelli. «Oh, eccoli. Sono laggiù.», indica il gruppetto di Fawn al fratello, portandolo con sé sino al punto di... Ritrovo. « A Fawn, che oggi compie diciannove anni e che ci ha organizzato una festa bellissima. Tanti auguri di nuovo. », sente dire ad Erik, per cui si procura due bicchieri, uno per sé ed uno per Caleb, e si aggiunge al brindisi con discrezione, nel suo solito silenzio stampa, pur tuttavia carico di sorrisi in direzione della festeggiata. «Che serata magnifica..», sussurra in direzione di Caleb, ammirando l'opera realizzata da Preside, Ministro, senior e compagnia bella. Fa che non sia come Capodanno, ti prego, ti prego, ti prego.

    Interagito con Fawn, Winter, Caleb. Ed in generale con l'intero gruppetto intorno a Fawn.

     
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    « Lo sai che solitamente si porta un corsage?! » Aveva perso il conto dei rimproveri della sorella per la sua scelta originale, ma V non era mai stata il tipo che si uniformava alla massa; prendere un corsage sarebbe stato inutile quanto scontato. « E tu sai che V non è esattamente il tipo di ragazza che non vede l'ora di andarsene in giro con un braccialetto decorato da fiori... » Mira si arrese sbuffando più che conscia che quando Axel si metteva in testa qualcosa era impossibile fargli cambiare idea. Il solo fatto che V avesse accettato di andare al ballo con lui era un vero e proprio miracolo, probabilmente con tutte le sue spiegazioni doveva esserle sembrato un pazzo totale. Sistemò l'orlo della giacca e lasciò che la sorella gli appuntasse il fiore all'occhiello. Era un semplice completo di lino color beige, abbinato ad una camicia bianca e una cintura marrone. Quando si avvicinò per mettergli la cravatta si allontanò repentinamente. « No, puoi scordartelo...è già tanto se terrò su la giacca per la prima parte della serata, quel cappi al collo non lo voglio. » Slacciò i primi due bottoni, liberando così il collo per tornare a respirare più liberamente. Il Midsummer non era esageratamente formale, motivo per cui poteva rinunciare a tutti quei gingilli che non avrebbero fatto altro che farlo sembrare un pinguino imbalsamato. « Mi raccomando, evita di ripeterle ancora una volta quella tua stupida fissazione della maledizione. » « Ho capito, me l'hai già ribadito non so quante volte, non serve che me lo ripeti ancora.» Mira come V pensava che fossero tutte fandonie, frutto delle sue fissazioni e delle sue paranoie. La salutò con un bacio sulla fronte promettendo di tenerla d'occhio. Veronica gli aveva dato il nome di un locale, il Suspiria, dove si sarebbero ritrovati con Mia e il suo accompagnatore. Mia era la migliore amica di V e molto probabilmente, se non sicuramente, non lo vedeva di buon occhio. Più di una volta lo aveva fissato con disprezzo durante le lezioni, riservandogli occhiatacce glaciali. Neanche si ricordava l'ultima volta che era stato al Suspiria, da quando suo padre era morto la sua vita era cambiata talmente tanto che ancora oggi non poteva fare a meno di sentirsi disorientato. «Stiamo per scoprire di aver invitato ad uscire la stessa ragazza?» Una voce maschile attirò la sua attenzione, voce che apparteneva ad un volto più che noto. Axel non lo conosceva personalmente, ma erano davvero pochi quelli che non conoscevano almeno di vista di fratelli Malfoy. « Non mi stupirebbe...proprio no. » Magari era il modo di V di vendicarsi di lui accettare il suo invito per poi presentarsi al ballo in compagnia di qualcun altro. Pensiero che si costrinse a scacciare perchè la grifondoro non era così meschina. Seguì il ragazzo all'interno e si ritrovò davanti ad una scena piuttosto buffa, V e la sua migliore amica erano in compagnia di quella che sembrava una band e parlava una sorta di mezzo inglese, mezzo spagnolo di cui capiva ben poco. « Piccolo cambio di programma. Non ti dispiace, vero? Sono molto simpatici e inclusivi. » Scosse la testa in maniera del tutto convinta perchè la grifondoro aveva sempre avuto l'abitudine di sorprenderlo. « Scorpius » « Axel. » Si presentò al variopinto gruppo musicale. Si prospetta un viaggio particolare. « Sembrano fuori di testa e lo sono davvero. » Annuì nella direzione di Scorpius, certo che quello era proprio l'obiettivo di V, rendere quel breve viaggio indimenticabile. « Sono assolutamente più che d'accordo con te. »

    Si era accomodato sul pulmino propri di fronte a Veronica, finendo casualmente di fianco a Mia. La ragazza gli aveva regalato più di uno sguardo di sdegno, ma dopotutto non poteva aspettarsi da meno dalla migliore amica della sua ex ragazza. « Lo sai cosa dobbiamo fare mentre stiamo là? Dobbiamo sceglierci la cabina più figa per luglio! Cioè io ne voglio una con vista mare, non quella cafonata che mi hanno dato tre anni fa. Le migliori le davano a quelli più grandi. » Anche lui aveva in mente di passare l'estate a Portland, lontano dai drammi di corte, lontano dalla voce di sua madre che non faceva altro che ricordargli i nuovi obblighi e doveri che doveva assolvere. Era come un martello pneumatico, non faceva altro che parlare di ricevimenti, di impegni politici ed eventi a cui era richiesta la sua presenza; un insieme di cose a cui Axel non dava alcuna importanza. « E tu Axel dove ce l'avevi la cabina? Direttamente sullo yacht attraccato alla banchina di Portland? » Frecciatina numero 1. Guarda la ragazza di sbieco, per niente sorpreso di fronte a quella stoccata appena ricevuta. « Mi sono dovuto accontentare quell'estate. » Quando in realtà era stato più che felice di condividere la cabina con i suoi amici, erano ricordi di un ragazzino spensierato, che non aveva ancora dovuto portare sulle spalle il peso di un titolo che non aveva mai chiesto di avere e di cui avrebbe volentieri fatto a meno. « Ehy. Diego. Juan. Lo sapete che Axel è un duca. Duca, giusto? Sai, i titoli un po' mi confondono. » « No, non ti sbagli V. » Fu immediatamente subissato di domande. Qual è il tuo posto nella successione? Avete davvero il sangue blu? Partecipate a ricevimenti sfarzosi e indossate quei buffi cilindri abbinati al bastone da passeggio? Curiosità più che lecite a cui rispose in tutta tranquillità, lasciandosi travolgere dalla simpatia del gruppo. A V regalò un sorriso di rimprovero di fronte a quel piccolo dispetto pensato per metterlo in imbarazzo. « Più tardi faremo i conti... » Un bisbiglio il suo riservato esclusivamente alle orecchie della ragazza.

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    Si separarono dal gruppo una volta giunti alla festa, ebbe finalmente il modo di poter ammirare V senza che qualcun altro si mettesse in mezzo. Indossava un abito che si sposava perfettamente con ciò che lei era. Il pizzo nero metteva in risalto la sua pelle alabastrina, abbracciando la sua figura come una seconda pelle. Portò la mano alla tasca interna della giacca, deciso a darle il suo pensiero, ma prima ancora che potesse proferir parole venne trascinato dalla stessa in mezzo alla folla. « Toh guarda, ci sta Benji! BENJI BELLOW! » Non poté fare a meno di sbuffare di fronte all'ennesima interruzione, quasi come se V cercasse ogni scusa possibile per non rimanere da sola con lui. Sapeva che non sarebbe stata una serata facile, l'aveva ferita e non si aspettava di essere perdonato in un batter d'occhio, ma tutto ciò non faceva altro che rendere ancora più arduo un compito già difficile. La osservò saltare al collo del ragazzo, cosa che lo spinse a digrignare i denti, dando una scossa a quella lieve gelosia che aveva sempre provato nei confronti delle numerose amicizie maschili della ragazza. Il cosiddetto Benji era in compagnia di Weed, sorella di uno dei suoi migliori amici; Derek. « Weed sei bellissima! Se dopo ti va, ci facciamo un giro in pista tra ragazze insieme a Mia. Sempre che i signori non si offendano. » Giusto perchè sono le tue amiche. « Mi sentirò un po' abbandonato a me stesso, ma dopotutto sono le tue amiche...quindi non mi resta che alzare le mani ed aspettare che me la restituiate. » Tutta intera si spera e senza alimentare la sua animosità nei miei confronti. « Ah sì, lui è Axel. Benji, tu lo conosci, è quello di cui ti ho parlato malissimo. » Fu costretto ad esibire un sorriso di sbieco, preso in contropiede dalla ragazza. Dopo il suo comportamento non si aspettava certo che fosse andata in giro a tessere le sue lodi, ma saperlo non lo faceva sentire certamente meglio. « Conoscendola sono più che sicuro che nonostante tutto non è stata così cattiva come vuole farmi credere. » Perchè V, per quanto si ostinasse a mostrare il suo lato da dura, aveva una dolcezza innata e una lealtà che raramente si trovavano in un essere umano. « Scusateci ma abbiamo delle questioni irrisolte. » Salutò Benji e Weed trascinando via V tenendola per la mano. La portò lontano dalla folla, così che nessuno li disturbasse ancora e per impedire alla ragazza di fuggire da lui. « Ora posso avere due minuti per dirti quanto tu sa bellissima? » Osservò ancora una volta la sua figura, sentendo chiaramente quei sentimenti che per lui non erano mai scomparsi. « Forse volevi dei fiori, ma ho pensato che ci volesse qualcosa di diverso per te... » Tirò fuori dalla tasca quella sorta di gioiello che aveva scelto personalmente. La ragazza che glielo aveva venduto l'aveva più volte lodato. Era una catenina gioiello che adornava la fronte e i capelli, aveva un non so ché di esotico che lo aveva spinto immediatamente a pensare a lei. « Adesso balliamo e la mia non è una richiesta. » La trascinò sulla pista da ballo stringendola a sé, quasi come se volesse impedirle di scappare, certo che se ne avesse avuto l'occasione si sarebbe volatilizzata scomparendo tra la folla. « E' così orribile stare in mia compagnia? » Voleva semplicemente una serata in cui dimostrarle che non era quel mostro che le aveva lasciato credere.
    Interagito con Veronica, scorpius, mia, benji e weed

     
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    Tommy era andato sul semplice come c'era da aspettarsi. La caccia non era andata alla grande per il giovane Tommy Prince, che sembrava essersi imbattuto in una serie infinita di trappole messe nella foresta da chissà chi. Prima si era ritrovato appeso a un albero per una caviglia, poi gli era caduto addosso un mucchio di foglie, dopo ancora si era trovato a cadere in una grossa buca. Insomma, se già di suo le idee chiare non le aveva, di certo l'essersi trovato a fare Cristo che porta la croce non aveva aiutato. Così, alla fine, si era semplicemente arreso, ritirandosi dalla corsa nella certezza che in ogni caso tutte le accompagnatrici dovevano già essere state prese. A rincuorarlo, però, era stato il fatto che non fosse l'unico a presentarsi in solitaria all'evento del ventun Giugno. Primo tra tutti gli scapoli c'era proprio uno dei suoi coinquilini, Tristan, con cui avevano deciso di avviarsi insieme alla volta della festa. « Tu perché non hai portato nessuno? » chiese all'amico, la bocca ancora piena di quell'insalata che non sembrava dargli un minimo di soddisfazione. Doveva stare attento alla linea e al rimanere in salute, se voleva passare le prove fisiche che il Corso Auror richiedeva; senza contare il fatto che sua madre sembrava aguzzare particolarmente la vista quando si trattava di fargli notare un etto in più del dovuto. Si era quindi divorato quel poco che poteva mangiarsi senza sentirsi in colpa, chiacchierando con l'amico e facendosi convincere a bere qualche sorso di vino prima di avviarsi tutti baldanzosi verso la passaporta.
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    « Guarda guarda, quella è l'accompagnatrice di Benjamin!! » disse con un sorriso euforico, dando di gomito a Tristan per indicargli in maniera piuttosto plateale la coppia poco lontana. « E' proprio uno scricciolo. » commentò intenerito. Ma d'altronde, chi a confronto del grande e grosso Tommy Prince non sembrava uno scricciolo? Comunque decise di non avvicinarsi, almeno per il momento. Non voleva disturbarli e, in ogni caso, il Ministro cominciò presto a parlare. « Sembra una brava persona. Tu che ne pensi? » Un commento, quello, che esternò in un moto di contentezza nell'applaudire le parole dell'uomo. Ma in fin dei conti, a Tommy sembravano un po' tutti quanti brave persone - il suo non era un metro di giudizio particolarmente affidabile. Aperte le danze e senza accompagnatrici a cui affiancarsi, i due si spostarono verso l'angolo bar, dove Tommy si fece versare un bicchiere di punch. Non si accorse nemmeno della punta alcolica nella bevanda, buttandolo giù come fosse un succo di frutta particolarmente dissetante, chiedendo poi subito un refill. Non un buon inizio, decisamente. « Dovrei scrivere a Siri. Chissà dov'è! E' davvero una bella festa. » Parole dette più a se stesso che all'amico, prima di adocchiare in lontananza Betty Branwell. Diventato rosso come un peperone, tolse in fretta lo sguardo, spostandolo verso un gruppetto più vicino che sembrò catturare la sua attenzione. Improvvisamente, sulla faccia di Tommy si dipinse l'espressione di chi si era dimenticato qualcosa di estremamente importante. « Ma oggi è il compleanno di Fawn!! » disse, battendosi una mano sulla fronte. « Scusa, Tristan. Vado a farle gli auguri velocemente e torno subitissimo. Va bene? A tra poco. » E così, tutto baldanzoso per quel poco che aveva bevuto nell'arco dell'ancora breve serata, puntò gli occhi dritto su Fawn e sui suoi amici, facendosi largo tra la folla con sicurezza. Forse, però, di sicurezza avrebbe dovuto averne leggermente di meno, dato che in quel moto di allegria non si accorse per nulla del folletto ai suoi piedi. La creatura, dispettosa proprio come la sua natura dettava, gli aveva velocemente legato i lacci delle due scarpe tra loro. Bastò quindi un solo passo in più, ad opera completa, per farlo inciampare in avanti come uno stupido. Riuscì per fortuna ad appoggiarsi a un tavolino lì accanto, ma nulla poté salvare la povera ragazza sul quale vestito il punch di Tommy si riversò quasi completamente. La bocca del ragazzo si distorse in un'espressione di pura mortificazione mentre faceva cadere il bicchiere sul prato, rialzandosi in fretta e furia. « Oh mio Dio. Oh mio Dio. Scusa. Scusami tanto. Ti giuro che non l'ho fatto apposta. Adesso rimedio subito. » Rosso in volto e tremante dalla vergogna, estrasse la bacchetta dalla tasca, castando un gratta e netta dietro l'altro sul candido vestito della povera malcapitata. « Sono mortificato. Non si sentirà l'odore, vero? L'incantesimo toglie anche quello. Credo. Non lo so. » In completo panico, ripose la bacchetta e si chinò ad allacciarsi velocemente le scarpe nella giusta maniera. « Maledetti folletti! » ebbe il tempo di imprecare, prima di voltarsi verso Fawn che lo osservava lì accanto. « Oh, tanti auguri Fawn. Brinderei se avessi ancora un bicchiere. »

    Interagito con Tristan, Cami (sks ti abbiamo rovesciato il punch addosso) e Fawn. Citati Benjamin, Weed, Betty e Siri.


     
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    «Vado io!» La vocina squittente di Ella, sua sorella, lo desta da quello stato di trance entro il quale sembra esser precipitato da giorni, ormai. Sta accarezzando il pelo folto del suo piccolo Regulus da una roba come due ore, seduto sul divano, le gambe incrociate e la tv accesa. Danno un film piuttosto di merda, sulla rete nazionale, ma lui è intento a guardicchiarlo giusto per tenere impegnata la mente quindi, a dirla tutta, non gliene frega un cazzo se Sandy stia soffrendo tanto perchè Jonathan non le ha risposto al messaggio. Quando però, come dicevamo, la vocina di sua sorella lo interrompe, seguita da un Regulus adesso balzato in piedi sul divano e poi per terra, pronto a trotterellare dietro la ragazza tutto incuriosito e scodinzolante, sospira, Rudy. « No, Reggie, sta' quì! » Squittisce, piuttosto sconsolato nel vedere la coda fluttuante del suo cane sparire al di là della porta in vetro scuro « Grazie, eh. E menomale che dovresti essere il miglior amico dell'uomo.. » Si lamenta, alzandosi controvoglia. Non che non avrebbe seguito sua sorella alla porta, per minacciare ..Hem..dare qualche raccomandazione al suo accompagnatore, questo è chiaro. Ma di un tradimento anche da parte del suo cane, unica fonte di distrazione in quelle giornate di stasi più totale, ne avrebbe diciamo fatto volentieri a meno. « Andiamo, apri » Incinta dunque la ragazza, appostatosi ad una colonna poco più distante. Il suo tono è rassicurante, mentre si sforza di sorriderle, nel vederla lì, di fronte alla porta, incerta sul da farsi. Inutile specificare quanto la notizia del suo invito al ballo da parte di un individuo di sesso maschile che non fosse lui stesso o, al massimo, qualcuno di sua stretta conoscenza non gli fosse andata chissà quanto a genio. Geloso per com'era, Rudy, era già tanto che alle parole piuttosto titubanti ma eccitate della sorella, non avesse piegato qualche forchetta o fatto esplodere qualche bicchiere durante quella silenziosa cena. Silenziosa dal canto suo, certo, perchè al contrario, la piccola Ella sembrava piuttosto felice, quel fatidico giorno immediatamente dopo la corsa. Ed era proprio per questo, alla fine, che il nostro borbottone, non aveva commentato chissà quanto, nè fatto chissà quale scenata che, visto anche lo stato d'animo non particolarmente..giovale, nel quale imperversava, non sarebbe nemmeno apparsa ai nostri occhi come fuori luogo o inaspettata. Ma la serenità della sorella, per il giovane Black, era sempre contata più di ogni altra cosa. Quindi, quella sera come oggi, vederla sorridere, riusciva a fargli mettere da parte, almeno per un po', qualsiasi altro brutto pensiero. Alla fine dunque, dopo esser rimasto in disparte, per non rovinarle quel primo momento e lasciarle un po' di quella privacy che dopotutto meritava, si era fatto avanti. « Sei bellissima » Le sussurra, da vicino, stringendole un braccio attorno alla vita, come per donarle un abbraccio, a suo modo. « Glielo hai già detto che è bellissima, Marshall, o cominci già molto male? » Lo sguardo ricade sul ragazzo, con un sopracciglio inarcato. Lo squadra dalla testa ai piedi, attentamente, come solo un lycan-fratello-psicopatico potrebbe fare, poi sospira. Eh vabene. Per stavolta potresti anche non ucciderlo. Per ora. « Inutile specificarti che se dovessi anche solo per sbaglio farle del male in una qualsiasi maniera, io te lo restituirò moltiplicato per dieci » Si stringe nelle spalle, con un piccolo ruggito a scuotergli il petto, poi sorride. « -Ma niente pressioni, eh! » Poi, rigiratosi verso Ella, e solo dopo averle dato un bacio sulla fronte, sussurra, in un tono assai più amichevole, rispetto quello dedicato al povero Harvey « Passa una bella serata, okay? » Te lo meriti.

    « Non guardarmi così » Aveva detto dunque, piazzato di fronte allo specchio dell'enorme ingresso di villa Black. Regulus, in un angolo, gli aveva lanciato un'occhiata piuttosto supponente. « E se dovesse avere bisogno di me? Sì, okay. Ha il cellulare. Ma potrei far tardi e..- » E cosa, Rudy? Harvey potrebbe farle del male in mezzo a mezza popolazione scolastica, collegiale, e complesso docenti annesso e connesso? Sicuro sia solo e soltanto Ella, il problema? « -ed io non dovrei spiegazioni ad un cane. » Aveva concluso infine, con un grugnito piuttosto sconsolato.
    [..] Impacchettarsi in un abito total Black, nel vero senso della parola, non era stata impresa complicata. Dopotutto, uno come Rudy, si sa, non aveva mai posseduto chissà quale grande varietà di vestiario nel suo tristissimo guardaroba. Limitatosi dunque ad una camicia nera ed un paio di jeans neri (tutto molto fantasioso, sì) e solo dopo aver cercato una qualsiasi distrazione o pretesto per non varcare quella passaporta, con piuttosto scarsi risultati, anche il giovialissimo Rudolph Black aveva attraversato la soglia di Portland. L'evento sembrava già bello che avviato, cosa che di certo non gli dispiaceva, essendo la sua voglia di interagire col prossimo pari a zero. Ad onor del vero, aveva cercato di iniziare quella roba, a partire dal Palo di Maggio, coi migliori dei propositi. L'epoca della socialità, per lui, era passata ormai da fin troppo tempo. Non era sempre stato così, a dirla tutta, ed un tempo la sua presenza la si poteva vantare all'interno di un qualsiasi festino, anche il più sgangherato, improvvisato in quattro e quattrotto. Un Rudy adolescente sarebbe stato lì, a correggere il punch o sfondarsi il fegato di questo o quell'alcolico, per poi fare chissà quale brutta figura che i suoi amici, ai tempi forse molti di più di adesso, avrebbero ricordato come epica per il giorno dopo, e probabilmente per tutto il resto della sua vita. Ma con il passare degli anni, Rudy aveva lasciato sempre più spazio a Black, il silenzioso Black, quell'inavvicinabile orso che, alle volte, persino chi vantasse la..fortuna? di definirsi suo parente, poteva aver timore di chiamare in causa. E proprio di quei parenti spera di non incontrare nessuno al momento, l'ex Grifondoro, mentre avanza tra la folla. Ha ancora diversi, anzi diremmo parecchi conti in sospeso con qualcuno, e di certo non è lì che vorrebbe chiarirli. Dopotutto, negli ultimi tempi, i chiarimenti non sono stati granchè il suo forte. Non che lo siano mai stati in generale, a dirla tutta. A dimostrazione di una tale teoria, ne era certo, il suo più grosso punto interrogativo era lì che doveva trovarsi, sicuramente, da qualche parte. Ne riusciva a sentire il profumo, seppur non fosse capace di vederla. Olympia Potter. Aveva partecipato a quella corsa del cazzo col solo intento di trovarla. Non che fosse particolarmente sicuro di un suo sì, a quello strano quanto pittoresco invito, ma in cuor suo -inutile negarlo- ci aveva sperato. Avevano ancora tante, forse troppe cose da chiarire, ma Rudy ce la stava mettendo tutta, con tutti quegli impedimenti che quel suo essere..beh, Rudy, non potevano certo mancare. Aveva fiutato il suo odore per tutto il tempo, cercandola tra le fronde, in quella matta corsa contro il tempo, ma non l'aveva trovata e, infine, anche quel suo profumo era andato dissolvendosi. Per questo, l'ex Grifondoro che si sa, è sempre stato caratterizzato da un particolare ottimismo disarmante, convinto che qualcun'altro -e poteva anche immaginare chi- avesse avuto la fortuna di arrivare prima di lui, aveva deciso di andar via. E così eccolo quì ad oggi, a ricercarla in maniera estremamente masochista con lo sguardo, seppur sicuro si ritroverà con qualche brutta sorpresa, una volta adocchiata. Ma ciò che vede, al momento, è Sam, con la sua nuova..compagna. Aveva percepito lo sguardo truce di Juniper Rosier sul collo durante tutto l'evento di Maypole, e non si sarebbe certo stupito se la ragazza, che conosceva in vero ben poco, a parte qualche forzata interazione sul campo da Quidditch, gli avesse lanciato qualche magheggio per far sì che non arrivasse al suo obiettivo, durante la corsa. Dunque decide di non avvicinarsi, per evitarsi chissà quale altra maledizione, limitandosi ad incrociare lo sguardo del suo amico per qualche momento, e, con una Juniper distratta, dedicargli dei..gesti d'intesa che forse sarebbe meglio non descrivervi, quì.
    1812840midsummer
    Ricerca a quel punto prima Ella, poi anche Iago, che -si rende conto- gli farebbe anche abbastanza piacere vedere alle prese con sua cugina, ma non lo individua, riconoscendo invece, al suo posto, sua sorella. Non aveva idea che Dory potesse trovarsi lì, ed è un sorriso quello che gli si dipinge sul viso barbuto, nel riconoscere un volto amico tra la folla. E fa per avvicinarsi, quando nota..beh, la sua compagnia. Il suo cuore perde un'infinità di battiti, quando la vede. Olympia è lì, cosa che invero non lo stupisce, ma il problema è che è lì con un accompagnatore. Peter Paciock. Un tempo, non gli stava nemmeno tanto sulle palle. Lo aveva spesso visto gironzolare alla Tana, amico di qualcuno dei suoi innumerevoli cugini. Ci aveva anche probabilmente scambiato qualche parola -o grugnito- quando tutto era ancora..beh, normale. Ma adesso, vederlo lì, e vederlo assieme a lei, gli fa venir voglia di stringere i pugni, e con molta nonchalance made in Rudolph Black, andare lì e rompergli il naso. Ma forse, in questo caso, la rabbia e la gelosia vengono sopraffatte dalla delusione ed il rammarico di vedere la rossa felice a fianco di qualcun'altro, ed è dunque con un sospiro, che mette una croce su quella faccenda -almeno per il momento- rigirandosi su sè stesso.
    Bere, ha bisogno di bere. E' con questa necessità che cerca di individuare il tavolo degli alcolici, riuscendo ben presto nell'impresa. Ed è quando si avvicina, riempendosi un bicchiere di punch che..qualcosa o qualcuno lo spinge in avanti, prendendolo alla sprovvista e facendolo cadere, in ginocchio per terra. Sente il ridacchiare cristallino di una qualche creaturina, forse le fate, e si impegnerebbe a rincorrerle, se non fosse che..si ritrova faccia a faccia con qualcuno. O meglio..non proprio con la faccia. Beh, insomma, poco male direi. Piega la testa di lato, soffermandosi qualche momento di troppo ad osservare il sedere della sconosciuta -individuata come ragazza, per ovvi e graditi motivi- prima di tossicchiare, nel vederla rigirarsi. « Ahm.. » Borbotta, distogliendo immediatamente lo sguardo « Scusa, spero di non averti macchiata. Sai, le fate..Mi hanno spinto e.. » Si schiarisce la gola, di nuovo, rialzandosi « Notavo il bel- » culo « -vestito. E.. » E che cazzo, pure sul fronte A distrazioni. Questo è un doppio attacco. « ..Maa io ti conosco! » Esordisce infine, guardandola finalmente negli occhi. Quelli sulla faccia. « Joy, la cugina di Sam, vero? Ci siamo incontrati, credo, in qualche partita. Rudy, il portiere dei Falcons. Sì, quello a cui hai lanciato una pluffa in faccia, una volta! » Annuisce, con un principio di risata « Setto nasale rotto a parte, bel destro, a proposito! » Si stringe nelle spalle, riempendosi un bicchiere di punch, sperando questa volta in nessuna fatina simpatica. « Sei quì da sola? » Hai assaltato l'alcool per scappare da qualcuno anche tu? Evita di dirlo. Almeno per il momento.
    - Interagito all'inizio con Ella ed Harvey
    - Interagito a distanza in maniera molto #oxford con Sam, nominata June
    - Cercati Ella e Iago tra la folla, nominata Dory, Olympia e Peter (sks Piti)
    - Interagito alla fine con le tette e il culo di Joy
     
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    Ore 21:30 In seguito al primo ballo, una pioggia di petali rosacei si è sparsa sopra le teste dei presenti sulla pista, dando loro modo di bearsi del gentile profumo dolciastro dell'estate, di cui ogni singolo petalo era imbevuto. Un boato di applausi e risate si sprigionò in tutti gli angoli della foresta mentre una fatina di dimensioni leggermente più grandi rispetto a tutte le altre, svolazzava tra le coppie in direzione del palco, lasciandosi dietro una scia luminosa color porpora. A differenza delle sue sorelle, aveva il dono del linguaggio umano, un talento quello, che poche della sua specie potevano vantarsi di avere. La Regina delle Fate, la cui coroncina pendeva leggermente di lato, aveva lunghi capelli color miele, e un sorriso ammagliate. Picchettò sul microfono, incenerendo con lo sguardo un appartenente del quartetto d'archi che aveva dato il via alle danze e che, in quel momento la fissava con sin troppa insistenza. Si schiarì infine la voce, rivelando un tono stridulo, eppure estremamente affascinante. « Buonasera a tutti. E' un grande onore per me e le mie sorelle avervi qui oggi in questo santuario, che nelle ultime settimane è diventato la nostra casa, e speriamo, con il tempo lo diventi in parte anche per voi. » Sbatté insistentemente le palpebre, la fatina, ridacchiando con apparente imbarazzo. « Vorrei anche ringraziare i vostri meravigliosi Senior e compagni che ci hanno aiutato a organizzare per voi la più meravigliosa delle tradizioni dell'estate. » Lo sguardo violaceo, si posò intensamente sui volti degli organizzatori, indugiando un po' troppo sulla componente di sesso maschile. « Oggi è tempo di saldare i vostri legami e suggellare le promesse fatte nelle ultime settimane. Il Maypole è considerato il momento di massimo corteggiamento; la caccia rappresenta il momento di scelta del proprio partner, ma è solo con la notte del Solstizio d'Estate che il legame creatosi tra i due innamorati viene suggellato con una promessa più profonda. » Un sospiro sognante fuoriesce dalle labbra della sovrana, osservandoli con estrema tenerezza. « Il desiderio più profondo del Popolo delle Fate è spargere più frutti d'amore possibili. Vorremmo sentirci un po' parte di questo amore, ed essere vostri testimoni in quello che speriamo possa diventare un legame più forte e duraturo. Per questa ragione, vi poniamo davanti una sfida; alla fine di questa sfida - semmai doveste arrivare al gran finale - il Popolo delle Fate vi farà un dono prezioso, darvi l'opportunità di scoprire ciò che più desiderate al mondo, e.. se doveste accettare, forse più di un mistero e più di una domanda rimasta in sospeso avrà una risposta questa sera. » Compie una leggera pausa. « Voi esseri umani siete sempre alla ricerca di certezze.. e noi, guardiamo a questa ricerca con estrema simpatia e affetto. Poiché il nostro Popolo è stato così ben accolto in quest'occasione, vorremmo ripagarvi con un pezzo della nostra conoscenza e dei nostri talenti. Spero voi decidiate di accettare le nostre sfide, e seguirle con il cuore. L'unica regola di questo gioco è la sincerità e la bontà di cuore. La gentilezza e il coraggio saranno doti di cui dovrete fare buon uso, specie nei confronti delle mie sorelle che guideranno i vostri passi per un pezzo del tragitto. » Sorrise a quel punto la bella fatina, sciogliendosi in un sospiro ancora più sognante dei precedenti. « Durante la serata vi verranno poste delle domande a cui dovrete rispondere con sincerità in cambio di indizi che vi porteranno sempre più vicini al dono finale. Semmai doveste provare ad arrivarci con l'inganno, gli indizi successivi non vi verranno forniti. Alle coppie è richiesto di giungere alla destinazione finale insieme, mentre a coloro che, hanno deciso di seguire il percorso da soli, è richiesto affidarsi agli altri single cooperando e lavorando in squadra. Il resto sta a voi. Ogni amore, in fondo, segue la propria strada. » E dicendo ciò, la sovrana batté due volte le mani, e sopra le teste di ciascun invitato prense a svolazzare un petalo di rosa, sul quale era presente la prima domanda.


    n.b.: leggere attentamente in spoiler
    Riassunto: Da adesso i pg sono stati chiamati a partecipare a una caccia al tesoro. Questa caccia si divide in diversi nuclei: se il proprio pg è andato al ballo in coppia, allora la porterà avanti con il proprio partner, mentre se è andato da solo la farà in gruppo assieme agli altri single. La caccia per le coppie e quella per i single sono diverse tra loro, ma alla fine tutti quanti troveranno qualcosa (quindi non ha molto senso essere competitivi). Potete gestirvi la caccia come meglio preferite, quindi nel mentre potrete tranquillamente interagire con chi volete e godervi la festa ballando, bevendo, chiacchierando con gli amici e altro. In ogni caso vi consigliamo per questa parte di mantenervi su un tasso di post brevi così da potervi ruolare la cosa in maniera più agevole.

    Scadenze: Per completare la caccia al tesoro avrete tempo fino al 28 Giugno. Dopodiché si passerà al terzo giro, che prevede l'incoronazione di re e regina di Maggio (apriremo un sondaggio il 28, stay tuned).

    Come funziona: Qui di seguito riporterò tutte le tappe e gli indizi che troverete nel percorso. Importante è sapere che gli indizi verranno forniti solo ed esclusivamente nel momento in cui i personaggi risponderanno alle domande in maniera onesta. Nel caso in cui non lo facciano, non gli verrà dato niente. Per i single, la cosa varia leggermente, perché se qualcuno all'interno del gruppo non risponderà in maniera onesta, verrà semplicemente escluso dalla caccia e gli altri potranno andare avanti.

    CACCIA A COPPIE:

    1. Alla vostra coppia è stato appena fornito un biglietto con una semplice richiesta: "Dite al vostro partner cinque cose che vi piacciono di lui/lei". Nel momento in cui entrambi i pg avranno risposto in maniera sincera, il foglietto si tramuterà in un biglietto del treno.

    2. Il biglietto è un indizio che dovrebbe portare i pg ad andare verso la piccola stazione ferroviaria di Portland. Arrivati lì, esso si tramuterà di nuovo in un foglietto, con un'altra richiesta: "Cosa hai pensato la prima volta che hai visto l'altro?". Se non saranno sinceri, non succederà nulla. Se entrambi risponderanno onestamente, invece, il pezzo di carta si tramuterà in una fatina pronta a guidarli verso il prossimo scenario. Tuttavia la fatina non sarà necessariamente ben disposta, e dunque la coppia dovrà trovare il modo di convincerla a portarli nel luogo giusto. Se non ci riusciranno, questa li farà girare a vuoto e tornare sempre alla stazione.

    3. Convinta la fatina, la coppia sarà guidata verso una cascata. Lì, la fata volerà dritta nel getto d'acqua, oltre la quale la coppia dovrà seguirla, trovandosi in una grotta nascosta. Lì dentro, al posto della fata, troveranno un biglietto su cui sono scritte tre semplici parole: "Kiss or Dump". Sta a loro, quindi, decidere se baciare o no il proprio accompagnatore. Qui non vige, ovviamente, la regola della sincerità. Si deve semplicemente prendere una decisione e, una volta fatto, verrà dato comunque a loro l'indizio successivo: una monetina.

    4. La monetina dovrebbe fargli capire che la location successiva è il pozzo dei desideri. Arrivati lì, la coppia dovrà lanciarvi all'interno la moneta ed esprimere un desiderio (non necessariamente espresso ad alta voce). Fatto ciò, il secchiello incantato salirà, restituendo a ciascuno un biglietto. Su questo biglietto, ognuno dei pg troverà il nome della persona con cui il proprio accompagnatore/la propria accompagnatrice vorrebbe davvero essere a quel ballo.


    CACCIA DEI SINGLE:

    1. Al vostro gruppo è stato appena fornito un biglietto con una semplice richiesta: "Spiegate ai vostri compagni la ragione per cui siete qui da soli stasera". Nel momento in cui tutti i pg avranno risposto in maniera sincera, il foglietto si tramuterà in un biglietto da visita della donna che legge la mano.

    2. Il biglietto è un ovvio indizio che dovrebbe portare i pg ad andare verso la tenda della donna. Una volta entrati e sedutisi in cerchio, la donna esprimerà loro la seconda richiesta: "Dite al gruppo cosa cercate nel vostro partner ideale". Ricordate che la signora potrebbe commentare la vostra risposta e, inoltre, sapere se è sincera o meno. Coloro che avranno risposto onestamente verranno guidati in gruppo da una fatina verso il prossimo punto. Tuttavia la fatina non sarà necessariamente ben disposta, e dunque il gruppo dovrà trovare il modo di convincerla a portarli nel luogo giusto. Se non ci riusciranno, questa li farà girare a vuoto e tornare sempre alla tenda.

    3. Convinta la fatina, il gruppo sarà guidato verso la spiaggia, intorno a un falò. Lì la fata scomparirà, lasciandosi dietro un biglietto con la terza richiesta: "Avete trovato qualcuno che vi interessa, all'interno di questo gruppo?". Non è necessario che si dica il nome, basta solo dare una sincera risposta affermativa o negativa e, una volta fatto, verrà dato loro l'indizio successivo: una monetina.

    4. La monetina dovrebbe fargli capire che la location successiva è il pozzo dei desideri. Arrivati lì, il gruppo dovrà lanciarvi all'interno la moneta ed esprimere un desiderio (non necessariamente espresso ad alta voce). Fatto ciò, il secchiello incantato salirà, restituendo a ciascuno un biglietto. Su questo biglietto, ognuno dei pg troverà il nome della persona con cui lui/lei stesso/a vorrebbe davvero essere a quel ballo.




     
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