The power of the remote past

Libera

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    Il prof. Oxenden si era svegliato con la sensazione che avrebbe fatto bene, per quella mattinata, ad accantonare lo studio approfondito della runa Kenaz. Si era applicato non poco con le attivazioni, negli ultimo giorni, rimuginando a più non posso sulle possibili declinazioni didattiche delle sue ricerche. Aveva venticinque anni, era all'inizio della sua carriera e per questo muoveva i suoi propositi un entusiasmo vigoroso, che celava, come al solito, dietro i suoi sguardi glaciali. Se uno studente, tuttavia, avesse aguzzato la vista, avrebbe scorto nell'azzurro delle iridi azzurre del docente una fiamma viva, quando parlava di Futhark e affini. Lawrence, quindi, decretò che quella mattina era da destinarsi ad un frivolo svago.
    Come minimo, una burrobirra ghiacciata, per temperare i raggi del sole che stavano risvegliando tutta la brughiera scozzese, con i suoi profumi estivi.
    La brezza stava tatuando i capelli biondi del ragazzo in tante onde ribelli, pertanto socchiuse gli occhi e sorrise, sornione, constatando la piacevolezza del clima. Vestiva abiti giovanili, che non lo qualificavano immediatamente come un docente, ma che lo distinguevano al tempo stesso dal collegiale o lo studente medio. Una polo bianca, bordata di blu e bottoni en pendant e pantaloni estivi di tela, sempre oltremare.
    Mentre avanzava con passo cadenzato, ripensava a quanto fosse difficile il suo compito.
    Non capisco, Larry, perché non ti sia specializzato in Trasfigurazione
    La sentenza rimbombò ex abrupto nella sua testa, con la medesima severità di chi aveva pronunciato quelle parole, tra l'altro decisamente alticcio.
    Per Morgana, Charles, tuo padre aveva scritto degli articoli illuminanti sulla storia magica vichinga....
    Lawrence si chiese quanto suo nonno paterno fosse stato ispirato da Kenaz e se fosse riuscito, negli anni cinquanta ad attivarla con maggiore potenza di quanto era riuscito ad etrapolare lui.
    Il passato remoto ha una sua certa potenza: di norma si ingigantisce col passare degli anni, come la portata di un'azione irrisolta. Tutti noi dobbiamo scontare le scelte del passato.
    Abbassò la maniglia dei Tre Manici, facendo tintinnare allegramente la campanella che annunciava un nuovo cliente.
    Il locale era gremito; molti, in effetti, avevano avuto la sua stessa trovata. Non era amante delle folle, non aveva manie di protagonismo: cerco di non dare troppo nell'occhio, andando ad uno dei pochi tavoli liberi, da due.
    Era solo quella volta. La solitudine non lo aveva mai spaventato, da introverso qual era. Tuttavia, quella volta avrebbe avuto le umane forze per sopportare qualsiasi genere di interlocutore.
    Anche lo studente più sprovveduto e odioso.
    Forse.
     
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    I Tre Manici era ormai una macchina ben oleata che lavorava senza sosta; andavano bene gli affari, nella piccola quanto brulicante Hogsmeade, la cui apparente tranquillità pittoresca, Renton aveva trovato quanto mai affascinante. L'ex seconda in comando dei Ribelli, viveva ormai una vita decisamente più posata; trovato il caldo abbraccio di un affetto stabile, e la rete di sicurezza di un giro di affari prosperi, sembrava aver ripreso colorito. Aveva messo su qualche chilo, rispetto alla corporatura ossuta che era solita sfoggiare ai tempi in cui l'ex comandante dei Ribelli, Byron Cooper, l'aveva incontrata per la prima volta. Era raggiante, e persino il suo mutismo selettivo, sembrava scomparire via via un po' di più. Restava pur sempre una figura silenziosa, poco incline alle lunghe conversazioni. Per questo aveva assunto i baristi, il personale dell'altro locale che gestiva - il Suspiria - e tutte le persone che ogni giorno calcavano le assi del suo amato locale. Renton amava i Tre Manici e amava i suoi clienti, le piaceva ascoltarli e osservarli, poiché ognuno di loro aveva una storia da raccontare; amava il locale soprattutto la mattina quando, lei e una delle cameriere, erano le uniche a occuparsi del posto. Durante la giornata e in serata, altri avrebbero dato loro il cambio, ma la colazione restava il loro regno. La mattina sembrava più ben disposta e sorridente, e persino la sua voglia di evitare la gente sembrava scemare. « Ah.. è proprio vero che ieri sera c'è stato il Midsummer. La gente non parla d'altro. » Jenny le sorride, e in tutta risposta Renton solleva un sopracciglio e la osserva con fare interrogativo. « I nani hanno dato fuoco al campo estivo? » Chiunque avesse orecchie per sentire sapeva che la sera precedente si era svolto il ballo di fine anno al vecchio campo estivo di Portland. E infatti, gli affari erano andati davvero male; Hogsmeade era rimasta quasi completamente deserta e i soli clienti che aveva visto erano i soliti quattro vecchi che restavano piazzati ai tavoli del Tre Manici tutto il giorno a giocare a carte e scacchi magici. Per una notte tutti si erano diretti verso il sud del Regno Unito, pronti a godersi un po' di torpore estivo e di sole. « Ti stupirà scoprire che questa festa è finita davvero bene. Io ed Abe ci siamo divertiti un sacco. » Jenny è al secondo anno di Giornalismo. E' una cara ragazza e un aiuto assolutamente indispensabile per il locale. « Beh, per fortuna questa mattina hai deciso di venire.. anche se tu ed Abe vi siete divertiti » Le getta uno sguardo leggermente ambiguo, prima di infilare sotto il getto d'acqua un paio di tazzine e boccali. « E' comunque una novità. Stai a vedere che per una volta abbiamo votato un governo giusto. Una festa a cui non ci scappa il morto? Utopia! » C'erano state decisamente tante novità nell'ordine precostituito. Il nuovo governo, l'affermazione di un potere finalmente espressione del popolo; cavolo negli ultimi mesi abbiamo finalmente mandato a casa la casta. Chi l'avrebbe mai detto. Là dove avevano fallito i Ribelli, il Progetto Minerva, che nulla aveva a che fare con l'ex schiera riottosa dei fedelissimi di Byron, aveva trionfato. « ..e poi il Ministro è un sacco carino. Anche il nuovo Preside. L'hai visto? » Renton alza gli occhi al cielo e la manda via. Su, ci sono clienti da servire. Nel melodioso caos mattutino, Renton si occupa di sbarazzare alcuni tavoli, ed è allora che proprio al tavolo vicino si siede un giovane dai ribelli capelli color miele. Incanta di conseguenza alcuni boccali che prendono a fluttuare dietro il bancone, e si avvicina con un'espressione gentile.
    « Hai la faccia di uno che avrebbe davvero bisogno di una lunga dormita. » Un approccio tipico di Renton coi giovani. Seppur siano suoi coetanei, li tratta con più premura del dovuto. Di giovani ne vede tanti. Molti di quelli della sua età sono studenti, e seppur la stessa Renton potrebbe tranquillamente mimetizzarsi tra loro, qualcosa nel suo portamento e nel modo in cui si muove, la cataloga in una fascia d'età ben superiore a quella che dimostra. Ventitré anni e sentirsene cinquanta. « Sei uno studente? » Ne vede tanti appunto, e seppur la sua faccia le sembri nota, non riesce a ricordare se ha già parlato con lui. Forse era tra i Ribelli, oppure è uno dei tanti studenti che frequenta costantemente il locale. « Allora cosa ti porto? Questa mattina la colazione è completa. Abbiamo bacon, uova strapazzate, pomodori grigliati, funghi, tortini di zucca, pane tostato.. » Insomma la tipica colazione inglese. « Nomina il tuo veleno. » Gli rivolge un sorriso bonario, e prende a guardarsi attorno, osservando con un leggero sarcasmo due giovani che hanno deciso di mangiarsi la faccia a vicenda piuttosto che fare colazione. Beh, che dire. « Tutte le persone equilibrate si trovano a Hogwarts, insomma. » Commentò con una vena ironica indicandogli i due.




    Edited by blue velvet - 18/7/2020, 20:14
     
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    Lawrence conosceva perfettamente la motivazione per cui aveva optato per quel locare: voci di corridoio affermavano che la burrobirra dei Tre Manici fosse la migliore del mondo magico. Chissà per quale ragione, dato che il sapore di quella bevanda varia a seconda dei produttori, ciascuno con le sue comprovate abilità. Il docente avrebbe detto per l'atmosfera: si ricordava benissimo ai tempi di quando da sbarbatello, assieme ai suoi concasati Serpeverde, assaporava quelle ore di libertà.
    Le pause dallo studio, nelle quali si leniva con goliardiche chiacchierate la preoccupazione per un'esercitazione o i papiri richiesti dal docente di DCAO.
    Il suo pensiero vagava, quindi, a diversi anni prima, mentre con le sue dita scorreva stancamente la lista delle bevande e degli stuzzichini.
    Lo riportò alla realtà una voce femminile. Alzò la testa di scatto, cercandone immediatamente il contatto visivo. No, il ragazzo non era propriamente abituato a sorridere o ad avere un'aura affabile e gioviale. Ne scrutò le movenze e la postura, per poi concentrarsi sulla sua costatazione.
    A quanto pare l'aveva osservata stancamente, forse i manuali di Rune avevano appesantito le occhiaie. Si chiese se non avessero la classica colorazione nerastro-violacea: si era pettinato stancamente allo specchio, non aveva fatto caso. Si stupì, in seconda istanza per l'uso del tu. Quando era approdato ad Hogwarts tutti avevano iniziato ad usare coerentemente il lei e il voi e Lawrence, nei primi mesi, dovette farci il callo; la ragazza (osservò essere quasi sua coetanea) lo rispedì di nuovo nel passato, come i suoi pensieri di poc'anzi.
    Volle continuare il gioco.
    Dici? Eh, in queste sere ho proprio folleggiato. affermò proseguendo il tu con tono pacato, neutro, senza inflessione di sorta, con un viso terreo ed impassibile, ripensando alle ricerche runiche a lume di candela. Distolse lo sguardo fingendo di ricercare per l'ultimo momento qualcosa nella lista. Tornò a lei, tentatissimo di proseguire nelle false deduzioni di lei. Vestire una maschera che non gli apparteneva. Magari un'altra volta, il tu iniziale era stato già un grande azzardo. No, sono un docente. sollevò l'angolo destro della bocca, in modo quasi impercettibile. Pensò fosse il caso di precisare: Di Antiche Rune.
    Rifiutò con cortesia l'offerta della colazione, attraverso un gentile gesto di diniego con la mano. Credo che una pinta di burrobirra possa bastare. Il mio veleno è il whisky incendiario, ma non è giornata per affogare la disperazione sentenziò, richiudendo automaticamente il menù.
    La sua attenzione venne catalizzata dalla cameriera verso una coppia di piccioncini intenti a scambiarsi vistose effusioni davanti a tutti, a mo' di palcoscenico. Lawrence adocchiò gli studenti, socchiuse gli occhi, per poi commentare, scuotento il capo. Ad Hogwarts? Normale amministrazione. Ormoni a palla, come al solito. conteneva ironia, pura ironia il suo tono. Guardò nuovamente per un nanosecondo la coppietta. Quello... sì, era proprio il suo studente Grifondoro preferito, William McCowan del quinto anno ....se sa baciare quanto sa le rune, stiamo freschi. Cornificato in un mese, minimo. Credo abbia scelto il mio corso solo per stare insieme alla sua corvetta. Speriamo non la rovini, lei ha qualche briciolo di deduzione. fece una smorfia e sollevò le sopracciglia.
    Sogghignò un poco, attendendo la reazione della sua interlocutrice.
     
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    « No, sono un docente. sollevò l'angolo destro della bocca, in modo quasi impercettibile. Di Antiche Rune. » Il volto della giovane assunse un palese velo di stupore. Era davvero giovane per essere un docente, e seppur Hogwarts si fosse decisamente rinnovata, non si aspettava che ai piani alti vedessero di buon occhio un ragazzo che poteva essere sì e no suo coetaneo. Aveva un aspetto decisamente gioviale. Chissà come trattava i suoi studenti. Sei un pezzo di pane, oppure un tormento? Destò curiosità in lei soprattutto il modo in cui decise di mettere le cose in chiaro, decisamente orgoglioso delle sue conquiste. Un atteggiamento quello che Renton apprezzava. Era giusto saper valorizzarsi e pretendere di essere riconosciuto in virtù del suo ruolo. « Davvero! » Un'esclamazione che non nascondeva affatto scetticismo. Nessuno più di Renton sapeva quanto fosse difficile essere giovani e pretendere rispetto da una società che tutto sommato risultava ancora piuttosto anacronistica, nonostante l'ondata di cambiamento.
    « Buon per te! Sono contenta di vedere che ogni tanto Hogwarts si sottrae alla tradizione dei vecchi parrucconi. » In realtà, ultimamente di professori giovani se ne vedevano molti più di prima. Ai suoi tempi la maggior parte superavano ampiamente la quarantina, ed erano pressoché impossibile avere una qualche forma di rapporto umano con loro. « Mi rincuora sapere che il professor Gallaway ha finalmente deciso di andare in pensione. Potrà finalmente godersi tutte quelle distese irlandesi di cui continuava a parlare tra una spiegazione e un'altra. La mia amata Irlanda.. diceva sempre. » Oh che ricordi. Ma non divaghiamo. « Credo che una pinta di burrobirra possa bastare. Il mio veleno è il whisky incendiario, ma non è giornata per affogare la disperazione » Annuisce la mora, e si adopera subito per versare una pinta della loro famosa burrobirra al giovane cliente, posando infine l'ordinazione sotto un tovagliolo. E' allora che l'attenzione di entrambi si sposta verso lo spettacolino decisamente idilliaco della coppietta felice. « Ad Hogwarts? Normale amministrazione. Ormoni a palla, come al solito. ....se sa baciare quanto sa le rune, stiamo freschi. Cornificato in un mese, minimo. Credo abbia scelto il mio corso solo per stare insieme alla sua corvetta. Speriamo non la rovini, lei ha qualche briciolo di deduzione. » E quella fu la considerazione che più facilmente denotò la sua giovane età; una considerazione con cui tutto sommato riusciva a empatizzare e con cui concordava. D'altronde i due potevano avere al massimo sedici anni. Chi non ha mai avuto sedici anni? Sotto sotto, Renton conosceva un lato più buio dell'adolescenza. Un complesso di attività, quelle, che preferiva in qualche maniera eludere dalla sua mente. Le piaceva pensare all'adolescenza come a un periodo felice e spensierato, in cui passeggiare mano per mano con un ragazzo, oppure spettegolare con le amiche. Quel lusso non se lo era mai permesso, dovendo provvedere da sola per se stessa, e che pure, trovava in un certo qual modo affascinante e dolce. Ah, l'età dell'innocenza. Un'età dell'innocenza che persino quei due si erano visti scivolare come acqua tra le dita. Ad occhio e croce, i due dovevano avere al massimo tredici anni quando il castello si era inesorabilmente sigillato. « Non sottovalutarlo. Potrebbe sorprenderti. Ci hanno sorpreso un po' tutti. » Uno sguardo eloquente, quello della giovane, prima di stringersi nelle spalle rivolgendogli un'espressione colma di comprensione. Renton è stata costretta a guardare il castello sigillato per mesi da fuori, consapevole di non poter fare nulla per aiutare chiunque si trovasse all'interno di quelle mura. Si è chiesta diverse volte quali atrocità subissero quei ragazzini. « Forse si meritano ormoni a palla e drammi adolescenziali a non finire. E' il corso naturale delle cose.. » Pausa. « E' bello vederli così, non credi? Nonostante abbiano subito una buona dose di traumi.. hanno ancora voglia di ricominciare. E' quasi rincuorante. » Infine si scioglie in un sorriso, non volendo appesantire troppo la situazione. « Perdonami, forse hai da fare. Non vorrei disturbarti. » Allunga tuttavia la mano nella sua direzione con eleganza e garbo. « Sono Renton comunque. Renton Blake. Gestisco questo posto e il Suspiria. »


     
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    Lawrence pensò che a pelle quella ragazza gli piaceva. Non era una personalità banale, la sua vivacità lo stava coinvolgendo. Colpire l'attenzione di uno come l'Oxenden non era impresa facile: tutt'altro, si stancava facilmente dell'usuale, dell'ordinario. Lo fece quasi sorridere quando, in modo del tutto spontaneo, la sua interlocutrice esternò tutta la sua sorpresa nell'apprendere che lo scozzese faceva parte del corpo insegnanti. Si passò la mano destra tra i capelli, mentre le sue iridi cerulee la scrutavano vispe. Anche i miei colleghi sono molto preparati. sentenziò, con fare meditabondo e annuendo Fortunatamente nel sistema d'istruzione si sta aprendo il nuovo, affinché faccia strada l'innovazione. Il biondino allargò le braccia, per allegare una doverosa riflessione: Anche se non ho niente da recriminare ad Hogwarts. I miei insegnanti, attempati, hanno agito secondo il loro sentore. Verrà un giorno in cui anch'io verrò percepito come obsoleto? Chissà.
    Citò il professor Gallaway, colui che aveva scorto nel rampollo degli Oxenden una predisposizione naturale all'arte runica. Gallaway. Ne pronunciò soltanto il cognome, per poi perdersi in un fiume di ricordi, che scorse per pochi secondi davanti a sé come una videocassetta in un furioso flashforward. Per un irlandese le rune sono tutto. Dovrò recargli visita, uno di questi mesi.
    Una breve considerazione personale, che traluceva tutta la gratitudine di Lawrence nei confronti di un docente che tanto gli aveva insegnato.
    E, soprattutto, aveva creduto in lui, come sua madre.
    Quando vide il boccale strabordante della bionda cervogia, gli venne l'acquolina in bocca. Chissà quanto doveva essere dissetante. Alzò il boccale, con un cenno di ringraziamento del capo. Pensò di bere alla salute degli amanti, già, gli andava così, quella volta. Il ragionamento di colei che lo aveva servito non faceva nessuna piega: ancora una volta furono accantonate le banalità, per lasciare spazio ad una riflessione su quel tremendo lockdown.
    Tutti avevano sofferto, in quell'istituto che i giovani maghi dovrebbero chiamare casa si era tramutato in una prigione, in cui l'evasione era pressoché impossibile.
    Il prof. Oxenden, da filo-governativo, aveva maturato molti dubbi, estremi dubbi. La sua fedeltà allo status quo, il suo odio verso i babbani che avevano osato compiere quel terribile misfatto contro la sua famiglia, quegli sporchi abomini che avevano danneggiato in modo irreparabile la sua esistenza... stava tutto decadendo nella sua mente. Non aveva mai appoggiato i Ribelli, ma iniziava a comprenderne le ragioni. Sebbene qualche fantasma nel suo cuore gli impedisse di effettuare il passo.
    Diede un'occhiata ancora a McCowan.
    Vedrò di non tormentarlo troppo. allegò il sorrisetto da docente un po' esigente Magari un giorno potrà salvarmi la vita in una battaglia. O scagliarmi una maledizione senza perdono. L'imprevedibilità della vita e delle circostanze: quanto l'avevano sperimentata negli ultimi mesi? Tante, troppe volte. Cercò di non turbare troppo l'interlocutrice, rendendola partecipe dell'ottimismo che versava nelle menti che forgiava, sebbene restituissero qualitativamente scarsi risultati. Sarà buono. Il suo cuore, seppur refrattario alla diligente applicazione, è puro.
    Cavolo, ma stava mangiando la faccia della Harris, per Merlino.
    I ragazzi? Concordo con te. Questa è la normalità, non surrogati che pretendevano di essere tali; ammetto che io stesso avevo ormoni a palla alla loro età. disse con finta nonchalance e li sbirciò per l'ultima volta. Poi abbassò la voce, e stavolta rise di gusto: ....e baciavo di sicuro meglio!
    Si morse la lingua e bevve un'abbondante sorsata di burrobirra. Improvvisamente gli balenò il pensiero di Hannah, e si rabbuiò per pochi secondi.
    Non hai disturbato affatto, anzi sei riuscita a smuovere un serioso docente, sei un'abile imprenditrice, Renton. Comunque, io sono Lawrence. Lawrence Oxenden.Come vanno gli affari? Hai risentito di tutta la precedente situazione?
     
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    Decise di tenere a freno le sue opinioni circa le precedenti amministrazioni di Hogwarts e Mondo Magico al completo. Renton aveva sviluppato delle idee piuttosto radicali in merito, e il più delle volte, in quel loro nuovo mondo, quelle stesse posizioni potevano spesso risultare complesse e controverse. Gestendo due locali come il Tre Manici e il Suspiria, non poteva permettersi di perdere clienti solo per mantenere il proprio punti, e in fondo, ne vale ancora la pena? - una domanda a cui Renton si sera data una risposta già molto tempo addietro. Liquidò quindi la faccenda con un'alzata di spalle e un sorriso, prima di prodigarsi nel servire il cliente con la solita cura che metteva in tutto ciò che faceva. Quel suo lavoro le dava gioia, e uno scopo che non aveva mai avuto in precedenza, e che non intendeva perdere solo per intavolare discorsi troppo politici in merito. L'attenzione si sposta quindi sui due giovani. Con una burrobirra davanti, sa di aver già reso il suo interlocutore più felice. E' famosa, la loro ricetta, ed è anche una delle migliori che si possa trovare sul suolo britannico - non certo un suo merito. Renton ne ha preso possesso, assieme al resto del locale, cercando di mantenerlo il più possibile uguale a se stesso, senza interrompere la tradizione di un pub che aveva accolto piccoli e grandi per generazioni attorno a quelle tavolate che tutti ricordavano con grande affetto. « Vedrò di non tormentarlo troppo. Magari un giorno potrà salvarmi la vita in una battaglia. O scagliarmi una maledizione senza perdono. » Renton annuì con vigore, passandosi una mano tra i capelli mentre si innumidiva appena le labbra. « Di questi tempi, nulla è escluso. » Lo pensava davvero. Gli ultimi cinque - sei anni, erano stati davvero sconvolgenti per il mondo magico. Sotto i loro occhi si erano consumate tante carneficine differenti; alcune letterali, altre psicologiche. Erano stati posti gli uni contro gli altri - una guerra civile che ancora si portava dietro i propri strascichi. Dobbiamo ancora guarire. E chissà se ce la faremo mai fino in fondo. La speranza stava proprio in quelle nuove generazioni, nei loro futuri figli; loro avevano solo la responsabilità di tentare di mantenere la situazione stabile, e crescere le loro future leve in maniera diversa rispetto a quella in cui erano stati cresciuti loro.
    Scoppia a ridere di gusto quando il ragazzo le ripropone una discesa nella valle dei ricordi. Renton si ricorda relativamente poco la sua adolescenza. Non è stato il migliore periodo della sua vita e neanche la tappa di cui va più fiera. Ricorda di aver avuto saltuarie amicizie, qualche storiella, ma nulla di particolarmente significativo. Essere nullatenente e con situazione instabile, non aiuta molto in una comunità come quella di Hogwarts, fatta di privilegi e contraddizioni. « ...e baciavo di sicuro meglio! » Solleva un sopracciglio, Renton, inclinando appena la testa di lato. « Dovrò crederti sulla parola, Romeo » Asserisce infine in tono scherzoso stringendosi nuovamente nelle spalle. E' piacevole parlare con lui; sono molti i clienti con cui si ferma a parlare, e forse, questa è una delle cose che preferisce di più del suo lavoro. La costringe a socializzare, non le permette di ricadere nel suo gorgoglio di silenzi e pensieri ossessivi. Non ha tempo di avere paura, o di ricadere nelle sue solite trappole mentali; quel lavoro, la ingloba completamente, e spesso, è facile trovare anche clienti ben disposti al dialogo come il biondo che ha di fronte. « Non hai disturbato affatto, anzi sei riuscita a smuovere un serioso docente, sei un'abile imprenditrice, Renton. Comunque, io sono Lawrence. Lawrence Oxenden.Come vanno gli affari? Hai risentito di tutta la precedente situazione? » E' lieta di quel complimento, seppur abbassi lo sguardo leggermente imbarazzata. Ad accettare le lusinghe non è mai stata brava, forse perché, si è convinta che parte del motivo per cui scaturiscono è la sua componente veela. Per anni ha vissuto col disagio di esplorare quella sua natura, eppure, lentamente del mondo ha iniziato a fidarsi un po' di più. Bisogna dare il beneficio del dubbio alle persone, pensare più positivo, ascoltare prima di sentenziare. E' questa la più grande lezione che sta tentando di metabolizzare. « Ti ringrazio. » Complie una leggera pausa tempo in cui posa il vassoio su un tavolo vicino, dando un'occhiata in giro per assicurarsi che tutti i clienti siano apposto. « In realtà la precedente situazione è il motivo per cui sono qui. Ho iniziato a gestirlo quando Hogsmeade è stata occupata. Madama Rosmerta - te la ricorderai -, la precedente proprietaria, non ce l'ha fatta. E' finita in uno scontro incrociato e.. » Si stringe nelle spalle piuttosto dispiaciuta. « Era ormai anziana, ma nonostante ciò diede il suo appoggio ai ribelli. Non è finita bene.. » Pausa. « Non aveva figli, né eredi. Dopo la Restaurazione l'ho legalmente acquistato e.. beh.. sta andando bene. » Annuisce rivolgendogli un discreto sorriso. « Il college ha aiutato molto. Hogsmeade sembra tutt'altro posto da quando il campus ha aperto. La saracinesca non si abbassa quasi mai. Lavoriamo tanto.. però.. mi piace vedere così tanti miei coetanei o quasi trovare ancora posti in cui incontrarsi.. » Che sia per studiare o semplicemente per svagarsi, che sia per un appuntamento o per scontrarsi circa idee differenti, offrire alle persone spazi di aggregazione era diventato fondamentale dopo che il mondo è stato spaccato a metà. « Da quanto lavori come docente? Insomma.. è una cosa abbastanza recente vero? » Sicuramente non ne ha sentito parlare durante la ribellione, quindi deve essere stato assunto dopo.


     
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    I ribelli. Quando Lawrence ascoltò questa parola, una serie di pensieri pervase la sua mente. Si chiese cosa avesse fatto di concreto lui, quando il governo non aveva attuato - a suo dire - le giuste scelte per gestire quelle che dovevano essere classificate come minacce. Oxenden era un fiero purosangue, aveva subito le sue perdite a causa di quelli che definiva sporchi bastardi babbani. Con il passare del tempo, tuttavia, aveva seriamente rivalutato la sua posizione, accantonando l'odio generato dopo la scomparsa di sua madre. No, i nati babbani e i mezzosangue non dovevano avere tutte le colpe.
    Sì, se ve lo state chiedendo, ripensò ancora una volta ad Hannah. Dunque, madama Rosmerta non ce l'aveva fatta. Mi spiace, era una donna davvero simpatica. constatò con un velo di tristezza, realizzando che il passato non poteva più ritornare. Le rivolse quindi un sorriso sincero, cercando di scacciare tutta la malinconia accumulatasi in quella parentesi. Alzò quindi il boccale, a mo' di brindisi: In tal caso, lunga vita alla gestione Renton! Madama Rosmerta ne sarebbe andata fiera, a giudicare dalla qualità della bevanda.
    Abbassò il boccale, proseguendo il discorso sul college. A suo parere, il college era un ottimo espediente per garantire una specializzazione del sapere, tassello imprescindibile per un'istruzione decisamente completa e poliedrica. Il consiglio che do agli allievi è continuare con gli studi; il college rappresenta una buona possibilità per la loro crescita. Basta sapere cosa si vuole fare nel mondo magico. Cioè, voglio dire, l'importante è che ad Hogwarts loro riescano a definire la loro personalità, la loro identità.
    Per Lawrence questa era l'insegnamento più importante che avrebbe dato l'istituto magico in cui lavorava.
    Successivamente, spiegò il suo percorso. Sono docente da due anni. Ho iniziato da giovincello proprio. Diciamo pure sbarbatello. Sai? A quanto pare avrei potuto essere una promessa del Quidditch, ero uno dei migliori cacciatori... Eppure mia madre diceva... Segui la tua indole. Mi ha sempre appoggiato, nello studio della magia antica.Che dire, sfrecciare nei cieli era davveo appagante, ma lo è pure il mio lavoro. Non trovi che la vita sia così - dico - una serie di bivi dietro ai quali non si sa mai cosa accadrà?
     
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