If I had another chance tonight

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    « Cosa ho fatto di male per meritarmi tutto questo?» La tv illuminava parzialmente Jude e la poltrona su cui era seduto mentre il resto della sua camera giaceva immersa nel totale buio. Il ragazzo seguiva con un certo disinteresse il film che aveva scelto di vedere per passare la serata, giocherellando di tanto in tanto col cellulare fra le dita. Distratto, trascinava lo sguardo da uno schermo all'altro, scorrendo il feed di instagram senza realmente guardarlo e sbuffando ogni due per tre. Erano passati circa tre giorni dall'ultima volta che aveva sentito Sirius dopo l'ennesima sfuriata avuta - e stavolta nemmeno per causa sua, ed il che aveva dell'eccezionale. « Mi sono sempre fatta in quattro per te! Non ti ho mai chiesto niente! Mi tratti sempre come se non contassi nulla, come un giocattolo... » Gli occhi cerulei andarono a piantarsi sul volto della protagonista che, infuriata, aveva preso a buttare alla rinfusa i propri vestiti dentro una valigia. « Che immensa cazzata» Borbottò, punto sul vivo, contraendo le labbra prima di cercare il telecomando fra i cuscini. Sicuramente non aveva scelto il film più adatto da vedere visto che ad ogni nuova scena si sentiva indirettamente chiamato in causa, e la cosa non faceva altro che creargli un leggero e latente imbarazzo. Anche Sirius, più o meno, gli aveva recriminato le stesse cose che la protagonista recriminava a colui che le aveva spezzato il cuore. Forse anche Siri aveva il cuore spezzato, ma non era stato proprio esplicitissimo su questo punto, e Jude era fin troppo ignorante per arrivarlo a capire da solo. Più volte aveva riletto la conversazione avuta su whatsapp con l'ormai ex, e più volte si era ritrovato a sogghignare al pensiero che "ehi, stavolta hai avuto il coraggio di tirare fuori le palle". Sirius, non era stato accondiscendente, non ci era passato sopra e, per di più, aveva troncato la conversazione senza avere alcun ripensamento. Che stesse crescendo? Possibile. Benchè il giovane Carrow non fosse affatto contento di come fossero andate le cose, si sentiva soddisfatto. Soddisfatto per il modo in cui il piccolo Potter avesse saputo tenergli testa, per una volta; e Judah in fondo aveva bisogno di qualcuno che sapesse tenergli testa. In quei tre giorni, il moro, aveva bonariamente aspettato che fosse l'altro a fare il primo passo di riconciliazione - così come spesso accadeva -; aveva atteso un gufo, una chiamata o di ritrovarselo davanti al portone di casa con un regalo in mano. Non cercarlo era stato indirettamente un modo per metterlo alla prova, tralasciando il fatto che fosse proprio insito di Jude essere orgoglioso, ma il fatto che Sirius non avesse ceduto iniziava ad insidiare nella mente del giovane l'idea che, a conti fatti, qualcosa stesse iniziando a cambiare. Non ti devi far mettere i piedi in testa, gli aveva ripetuto più volte e sembrava proprio che Siri finalmente avesse capito l'antifona. Jude, non feriva le persone per cattiveria; era cocciuto, sì, forse distaccato, ma i suoi comportamenti derivavano da una conoscenza pressoché nulla dell'empatia umana. Se nessuno iniziava a dirgli dove sbagliasse, non avrebbe mai cambiato i suoi comportamenti, ed era necessario che Sirius iniziasse a farsi le ossa. Per il bene di entrambi. Jude, non voleva assolutamente arrivare al punto in cui Sirius si sarebbe spento, così com'era accaduto a Sagitta dopo aver passato metà della sua vita al fianco di Abraxis. Gliele faceva passare tutte, ed alla fine era rimasta corrosa, senza un briciolo di anima. Judah Carrow, non era in cerca di un'ombra o di una toppa; Jude, per rimanere in carreggiata ed assomigliare il meno possibile al padre aveva bisogno di un punto di riferimento. Qualcuno che sapesse dirgli di no. « Film no piaciuto padron Jude? Film durare un'ora, tu fatto solo trenta minuti » Un elfo domestico spalancò la porta con un'enorme pila di vestiti stirati fra le braccia, fermandosi davanti al televisore con gli occhi sbarrati, quasi non credesse a ciò che vedeva. Ipnotizzato. « No, era noioso » - « Noia? A invece me piaciuto molto è » Jude fece spallucce in modo totalmente disinteressato prima di gettare il telefono sul letto ed affondare maggiormente nella poltrona. « No scritto ancora signor Potter? » Uno sguardo fulmineo da parte di Jude saettò rapidamente verso l'elfo che di colpo iniziò a tremare come una foglia, coprendosi istintivamente la faccia « Tu che ne sai del "signor Potter"? » L'elfo scosse rapidamente il capo, indietreggiando verso un angoletto della stanza benchè il ragazzo non lo stesse minacciando direttamente. Aveva assunto solamente un tono di voce più autoritario e meno colloquiale. « Io vedere padron Judah strano, io chiedere a Makoto cosa successo è con signor Potter » Perfetto, adesso gli elfi domestici sono diventati anche pettegoli « Padron Judah poco uscire, padron Judah cattivo umore sempre.» Un mugugno quasi divertito sfiorò le labbra del rampollo che sbuffò prima di distendere i muscoli alla confessione. L'elfo si rilassò di conseguenza. « Makoto detto me che anche signor Potter triste perchè padron Judah incapace è!»Incapace”. Iniziò a ripeterselo così tante volte in testa che la parola cominciò a perdere lentamente senso. Beh, doveva ammettere, a malincuore, che un po' incapace lo fosse davvero. Dopotutto, la vicenda che si era andata a creare, l'aveva creata interamente Jude. « ..Scommetto sia per colpa del ballo » - « No ballo! Midsummer!» - « Che è
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    la stessa cosa, Flik »
    L'elfo non replicò, rimanendo con le mani striminzite e ossute appese mezz'aria e gli occhioni spalancati. Non fiatò nemmeno. Si guardarono insistentemente per una manciata di secondi prima che il piccoletto tutto orecchie riprendesse a muoversi liberamente nella stanza. Si avvicinò all'armadio e si alzò in punta di piedi a rovistare prima di tirare fuori un vestito elegante e poggiarlo sulla scrivania. « Con quello che devi farci? » Flik affondò i denti nel labbro inferiore, sempre titubante e, alla fine, con un rapido schiocco di dita lasciò fluttuare in piedi il rampollo che per un attimo agitò le braccia quasi stesse perdendo l'equilibrio « Padron Judah uccide no Flik, Flik aiutare padron Judah. NO UCCIDERE FLIK PADRON JUDAH » L'elfo prese ad urlare istericamente benchè Jude non stesse effettivamente facendo nulla, anzi, nemmeno capiva cosa stesse effettivamente accadendo. « Smettila di urlare! Non ti sto facendo niente! Miseria, calmati! » Flik si tappò le orecchie ed iniziò a ciondolare su sé stesso prima di ricominciare a muoversi frettolosamente, sospingendo Jude verso il bagno. Con i gomiti. « Flik come amico buono dei film. Flik come i figli buoni dei film. Flik risolve. » Non era stata una buona idea quella di mettere la tv in cucina, solo ora Jude se ne rendeva conto.

    Ci volle circa un'ora e mezza per far calmare Flik e altrettanto tempo per capire cosa avesse intenzione di fare. Disse di aver visto "Genitori in trappola", ed il suo scopo fosse quello di appunto intrappolare Jude e Siri. Se Midsummer signor Potter vuole, padron Judah Midsummer porta. Jude avrebbe potuto rifiutarsi di mettersi in tiro con tanto di giacca e cravatta, in realtà, ma l'elfo sembrò essere così convinto che lo lasciò fare. Tanto non sembrava avesse nulla da perdere. Il moro, si ritrovò poco più tardi nella sua macchina sportiva con una mappa mezza sgualcita e l'umore leggermente migliorato per ciò che gli era appena accaduto. Non aveva mai sentito nulla del genere, era davvero la prima volta che un elfo si comportava in modo così strano, per di più dando un ottimo spunto al rampollo: poco lontano dal college, sperduta verso la campagna, c'era una piccola radura abitata dalle fate. Un po' di Portland anche a Londra. Era un po' fuori mano e chi più, chi meno, era al corrente della sua esistenza. Jude stesso ne conosceva l'esistenza, ma non era mai andato a visitare personalmente il posto. Tanto ci sono semplicemente delle fate, se ne vedono a bizzeffe già normalmente, quella sera sarebbe stata la prima volta. Alla fine, arrivato al limitare del campus, il collegiale scese dall'auto, si sistemò la cravatta e poggiò la schiena contro la scocca metallizzata del veicolo. Scrisse un semplice messaggio a Sirius: “Finiscila di accecarti davanti ai videogiochi e scendi di sotto, sto fuori dal campus. Portati una felpa.
     
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    Forse il piccolo Siri stava davvero crescendo ma una cosa era e sarebbe uguale nel tempo. Cavolo se l'amore mi confonde! Non che solitamente non fosse confuso, l'amore non faceva che accentuare una sua naturale predisposizione e fargli lo stesso effetto che uno Stordiraggio darebbe ad uno Psyduck: renderlo talmente confuso da colpirsi da solo. Non era ciò che aveva fatto, in fondo? Aveva sfruttato un'occasione perfetta per stare zitto e lasciar correre per manifestare un capriccio - forse, punti di vista; ripensandoci, tuttavia, non si era pentito delle proprie azioni. Aveva fatto esattamente ciò che Judah gli aveva promesso di fare per dimostrargli di essere una personcina grande e matura. Dire la propria, non lasciar correre su questioni che potrebbero incancrenirsi e sfociare in una discussione molto più grande, puntare i piedi qualche volta. Era vero, Sirius in passato era stato l'emblema dell'accondiscendenza, motivata anche dal fatto di conoscersi sì ma non poi così bene, tipico di tutti gli adolescenti che cercano sé stessi nel mondo intorno senza guardarsi troppo dentro. Aveva pensato a lungo che non prendere di petto gli spigoli del carattere di Judah fosse il modo migliore di stare con lui; la loro relazione non era mai stata in discesa, non voleva renderla ancora più frastagliata con litigi inutili. Ma i litigi, immancabilmente, arrivavano comunque. Sirius aveva fatti propri i consigli del futuro medimago, quando avevano deciso di conoscersi meglio, di ricominciare a piccoli passi, di riscoprirsi. E poi, il Midsummer. Sirius sapeva che prima o poi gli avrebbe rinfacciato, magari neppure con cattive intenzioni, quella serata che alla fine era andata in maniera totalmente diversa da come l'aveva fantasticata nelle settimane prima. Perché nasconderglielo? No, non si era pentito della propria scelta.. ma neppure ne era felice. Ecco dunque la confusione, ecco lo stallo emotivo. Ho fatto bene a dirglielo ma allo stesso tempo.. ne sono deluso. Non sapeva bene se a deluderlo fossero state le effettive parole di Judah o il fatto che queste fossero state pronunciate, in un eterno perpetrarsi di vecchi atteggiamenti che lui stesso aveva condannato. Il Judah che reagisce in maniera illogica è lo stesso che stava con il Sirius accondiscendente. Non dovremmo essere due persone diverse? O almeno.. sforzarci di esserlo? Perché mi sembra di essere tornato a due anni fa, quando ogni scusa era buona per restare nascosti? O forse.. O forse non erano state parole irrazionali, ma un concreto pensiero formulato in un attimo di lucidità. Forse Judah era cambiato davvero e davvero pensava che Sirius fosse un piccolo invidioso della felicità altrui. E allora dove sta la verità? Nel mezzo? Non mi basta. Se anche Jude pensasse per metà che i miei siano i capricci di una persona invidiosa, non lo accetterei. « Che casino. » sospirò, in uno di quei momenti morti in cui la principale occupazione era giocare con la Switch disteso sul letto. Super Mario Odyssey non era mai stato così interessante. Poco distante, Makoto era intento a guardarlo fisso, lisciandosi i lunghissimi baffi bianchi con quella sua tipica aria di schifo totale che sempre gli riservava quando Siri non si dava da fare abbastanza, si piangeva su sé stesso o peggio, entrambe le cose. « Che uccelli di ansia e preoccupazione volino su vostra testa, non potete impedirlo; ma potete evitare che vi costruiscano nido. » Il ragazzo alzò momentaneamente la console che teneva appiccicata al naso, per guardare l'elfo domestico. « ...e mo questo che cavolo vuol dire! Non devo far fare il nido agli uccelli nella mia testa? Ma quali uccelli?? » Come già detto, Sirius è sempre stato un tipetto confuso a prescindere dall'amore, ma proprio non aveva testa per star dietro agli indovinelli dell'elfo giapponese, che a onor del vero non avrebbe comunque saputo decifrare. Makoto versò del tè verde in una tazza, per poi avvicinarlo al padrone.
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    « Makoto vuole dire: Padron Siri si preoccupa troppo. » Non poteva credere alle sue orecchie. Mi ha davvero detto qualcosa senza insultarmi? Prese felice la tazza, annusandone un po' il contenuto. « Oh no, hai rifatto il tè di Hulk?! Ma è caldissimo, di sono tredicimila gradi! ...c'è almeno lo zucchero? » L'elfo, come da copione, lo guardò schifato. « No. » Esattamente come l'ultima volta che gli aveva propinato quella roba amarissima, decantandone le infinite proprietà quasi fosse una Felix Felicis. « E.. posso metterlo lo zucchero? » L'espressione di Maki non mutò. « No. »

    Il sapore del tè verde gli restò sulla lingua perfino dopo due aranciate, ma non era niente a confronto dell'amaro in bocca che gli salì quando il cellulare vibrò sul comodino. Alla cieca allungò una mano, mentre con l'altra cercava di continuare a giocare, ma bastò un'occhiata allo schermo per fargli passare ogni voglia di continuare. « Finiscila di accecarti davanti ai videogiochi e scendi di sotto, sto fuori dal campus.. AH! » Schizzò a sedere sul letto, il viso corrucciato in un broncio poco elegante. « Come se io giocassi tutto il giorno! Ma che ne sa lui!! E se io stessi studiando ora?? Magari sto studiando! » Poco credibile, dopo aver pubblicato una storia su Witzagram in cui decantava il proprio "meritato riposo" con primo piano della console su gambe incrociate, bello spaparanzato sul letto della cameretta allo studentato. Dettagli. « E poi perché dovrei portarmi una felpa?? Cosa crede, che ho tutta la notte per litigare? Cioè, non ha proprio capito che lo faccio neroooo dieci minuti e torno su, ecco! Anzi me ne bastano sette se parlo veloce!! » Neanche Makoto sembrava molto convinto, dato che con uno schiocco di dita gli fece levitare tra le mani una semplice felpa grigia. « ...sì ok, questa me la prendo per sicurezza, così ho più tempo per farlo nero! Altro che sette minuti, seeeeh gli piacerebbe sentirmi solo per sette minuti! Mo gli faccio sto pippone che manco sua sorella! » E con una predisposizione d'animo simile a quella del samurai che scende in battaglia con la katana in pugno, il giovanotto si riempì le tasche di cellulare e chiavi e lasciò l'elfo domestico a sé stesso. Marciò per il corridoio, giù per le scale - perché fare l'ascensore avrebbe significato stare fermo, smorzando gran parte delle sue energie - e giù fino alla grande porta a vetri dell'ingresso. Judah era davvero davanti allo studentato, il ché già era un grosso passo avanti agli occhi di Siri - almeno stavolta ti sei fatto vedere! - ma l'animo belligerante del ragazzo venne grandemente frenato dalla sorpresa, nel ritrovarsi di fronte un Carrow visibilmente in tiro. No, non si trattava solo di sorpresa; non era così tanto bugiardo da negare il tuffo al cuore che aveva provato, nel vedere Judah così. Così bello. Rimase ammutolito per qualche istante, facendo la spola con gli occhi da lui alla grossa macchina sportiva, senza capire bene cosa volesse dire. Ci sono le telecamere? E' uno scherzo? Perché io sono in pantaloncini e tu sembri pronto per un matrimonio? « Vabbè che vanno di fretta, ma non credo che gli gnegni si sposino stanotte.. » mugolò, cercando di frenare un sorriso per restare il più serio, impassibile e implacabile possibile. Sei un samurai con la katana, Siri! Incrociò le braccia al petto, un istintivo meccanismo di difesa. « Che succede? Avevi finito le magliette? » Sei una favola.
     
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    Forse erano passate un paio di settimane dall'ultima volta che Jude aveva visto Sirius. Due settimane riempite dalla svista della sessione e rallegrata da zero messaggi e zero telefonate. Davvero tantissimi giorni se si considera che i due ragazzi, seppur avessero ufficialmente rotto, continuassero comunque ad uscire assieme frequentemente. Ovviamente tra Jude e Siri c'era molta meno intimità, meno contatto fisico, ci stavano andando piano e nessuno dei due sembrava lamentarsene poi troppo; la cosa fondamentale è che la chimica che li aveva da sempre uniti fosse rimasta invariata e non avesse subito crolli precipitosi ed irrecuperabili. Jude lo reputava un buon segno, un particolare fondamentale di cui aveva testato anche la veridicitá, uscendo con persone nuove per mettersi alla prova. Non fraintendete, non aveva mai avuto appuntamenti a due in quel periodo, per caritá! Jude aveva solamente sperimentato comitive nuove, locali nuovi, ed aveva abbracciato un po' piú la vita da single. Aveva cercato di capire quanto interesse provasse ancora nei confronti di Sirius, se il suo "tenerlo al guinzaglio" fosse solamente frutto dell'abitudine derivata dalla loro relazione oppure avesse davvero lo scopo di ricostruire qualcosa. L'ultima cosa che desiderava Judah era di illudere il grifondoro con i propri capricci, magari tirandosi indietro non appena avrebbe capito che "gne, questo non fa più per me". Di certo non era un segreto che quello fosse stato un periodo colmo di indecisioni per il rampollo - a partire dalla situazione di sottile equilibrio che aveva con Sirius fino ad arrivare agli screzi avuti con Nate e con Fitz -, e semmai alla prima occasione utile avesse dato segni di indolenza ed avesse ceduto ad altre pulsioni, magari significava che nulla di ciò che aveva programmato stava andando come doveva. Perchè magari non era così che doveva andare. Però, incredibilmente, seppur non avesse perso il proprio tocco d'affascinante conquistatore, Jude risultò restio a concedersi a chiunque non fosse Sirius. Restio e completamente contrario, e questo poteva significare solamente una cosa. « Vabbè che vanno di fretta, ma non credo che gli gnegni si sposino stanotte.. » Un tuffo al cuore. Il volto di Jude si illuminò automaticamente quando la figura slanciata di Sirius entrò nel suo raggio d'azione, e questo non poté evitarlo. Per qualche secondo aveva temuto che il piccolo Potter non sarebbe sceso, ed inverosimilmente Jude si stava già arrendendo all'idea di dover salire fino alla sua stanza e caricarselo in spalla pur di portarlo fino alla macchina. « ..No? Ah cavolo, devo aver letto male l'invito » Cercò di apparire alla mano, come se in realtà lo stomaco non gli si fosse stretto in un pugno e la testa non gli si fosse svuotata del tutto. Sei arrabbiato? Non glielo avrebbe chiesto, anche perchè l'atteggiamento serio di Sirius sembrava parlar chiaro. Sembrava che i ruoli si fossero invertiti, che Siri fosse l'ironico ma severo Jude e che Jude fosse diventato tutto d'un tratto quello che combinava casini. Forse quella era la prima volta in vita sua che Judah si sentiva sottomesso a qualcuno ed esposto al suo giudizio, e la cosa non gli dispiaceva. « Che succede? Avevi finito le magliette? » La seconda frecciatina pungente arrivò a sorprendere il serpeverde che affondò i denti nel labbro inferiore, compiaciuto. Gli veniva da ridere ma non avrebbe riso, già era abbastanza patetico così, con la faccia da bambino ebete che dava l'impressione di dover esplodere di felicità da un momento all'altro. Si guardò addosso, successivamente, inarcando le sopracciglia e sistemandosi i polsini della camicia « Questo vestito non l'ho mai messo, stava buttato nell'armadio e allora... » Si giustificò, scrollando le spalle prima di tornarlo a guardare « Perchè, mi sta male? Non è che ci sia necessariamente bisogno di un'occasione importante per indossare una giacca» e si scostò dall'auto per aprire lo sportello del lato passeggero, allungandosi verso Sirius per tirarlo da un laccio della felpa « Grigio, neutro...fa' un po' vedere » Mugugnò, allungandosi appena per guardargli la schiena, alzando appena il cappuccio sotto due dita « Sorprendente, nemmeno una scritta o un pokemòn, fai quasi paura. » Scherzò, accennando successivamente alla macchina « Dai, entra, devo portarti da una parte » Non gli diede nemmeno il tempo di rispondere che subito Jude fece il giro della macchina e si fiondò dentro, richiudendo il proprio sportello al seguito. Si ficcò la cinta e, subito dopo, fiondò tra le mani di Sirius una cartina sgualcita che dava completamente l'impressione di essere stata disegnata da un bambino « Non fare domande » Lo anticipò, alzando la mano dal cambio ma mantenendo gli occhi fissi sullo specchietto anteriore, inserendo poi la prima per sgommare via nel buio della notte. Judah Carrow schioccò un paio di volte la lingua contro il palato: doveva essere lui ad
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    alimentare la conversazione se non voleva rimanere in silenzio. Il silenzio lo stressava alquanto. « Allora, che stavi facendo in camera? » Attese, prima di inclinare appena il capo e guardarlo con la coda dell'occhio: magari non aveva voglia di conversare come se nulla fosse accaduto; probabilmente Sirius si aspettava una qualche spiegazione o che Jude tentasse almeno di scusarsi per non averlo accompagnato al Midsummer. Cosa che non avrebbe fatto, almeno non in quel momento poichè rischiava di far saltare la sorpresa con una qualche parola di troppo. « ooookeeeyyy » Mormorò, sfrecciando sulle stradine isolate prima di addentrarsi su un viale sterrato « Se proprio non vuoi parlarmi almeno puoi dirmi quando devo girare? Vorrei evitare di perdermi, qui non ci sono mai venuto. Zero.» si allungò verso il cruscotto, poi, aprendo il vano portaoggetti con uno scatto e riportando successivamente il palmo della mano sulla coscia del ragazzo. Strinse appena le dita, dolcemente, tirando indietro il capo. « Ho un altro compito per te mentre arriviamo: scegli un disco, però Siri giuro che se metti la trap do fuoco alla macchina e poi ti lascio qui perchè tanto io posso smaterializzarmi e te no - e rapisco Makoto così non verrà a salvarti. Diventerai il Robinson Crusoe dei luoghi infrattati di Hogsmeade. » Ridacchiò, seguendo le indicazioni ed infine fermandosi in uno slargo fra gli alberi alti. Totalmente al buio. Il panorama fuori dal finestrino avrebbe inquietato chiunque, sembrava dovesse saltare fuori uno slenderman da un momento all'altro, pronto a divorare entrambi. Magari ora pensa che voglia fargli il funerale, il pensiero un po' lo divertiva visto che nemmeno Jude si aspettava di ritrovarsi in un posto tanto angosciante. Vestito per giunta come un becchino. Rincarò la dose, allora, rifilando uno sguardo a Sirius che aveva un non so che di poco raccomandabile e languido, restando ammutolito per una manciata di secondi per poi mollargli una pacca sulla coscia ed aprire lo sportello. « Vabbè io intanto prendo la pala. » E scivolò fuori, raggiungendo il cofano « Dai che ti stavo prendendo in giro, esci di lì » Rispuntò davanti al suo finestrino con un paio di bottiglie di vodka che agitò appena, come incentivo. Jude guardò Siri con un sorriso rassicurante ed inspirò profondamente prima di ritrovarsi a fissare il nulla, scavando nella tasca interna della giacca per riacciuffare la bacchetta magica. L'elfo domestico gli aveva detto per filo e per segno cosa dovesse fare « Revelio » Come una cascata, improvvisamente una scia di colori brillanti avvolse la radura. Fiori luminosi si schiusero, piccole creature fluorescenti si liberarono in aria e volteggiarono fra i rami ed i fili d'erba. Tutto prese un'aspetto surreale ma straordinario al contempo. Tutte quelle sfumature cromatiche avrebbero ipnotizzato chiunque, anche lo stesso Jude che pensava di aver già visto di tutto in vita sua. Tra il meravigliato ed il soddisfatto, alla fine il rampollo voltò il capo verso Sirius, stringendosi innocentemente fra le spalle « So di non essere mai stato un granchè con queste cose- » si passò placidamente la mano fra i capelli « -però non hai avuto il tuo Midsummer e quindi ho pensato ti sarebbe piaciuto visto che ci tenevi. So che qui non è come Portland ma abbiamo l'alcol, le fate e anche la musica se hai scelto un cd decente. Cosa che dubito fortemente » Quella era la dimostrazione che Judah Carrow avesse capito i propri errori, e che volesse rimediare al meglio che poteva. Certo, era indubbio ci fosse stato lo zampino di un elfo domestico, ma Siri questo non lo sapeva e Judah comunque si sarebbe inventato qualcos'altro pur di correre ai ripari.
     
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    « Grigio, neutro...fa' un po' vedere. Sorprendente, nemmeno una scritta o un pokemòn, fai quasi paura. » Non ridere Siri. Non azzardarti a fargli nemmeno un sorrisino! Ed era difficile, avendolo così vicino e così rilassato, proprio come piaceva a lui. Quando era sé stesso o come Siri pensava fosse il vero Jude. « Fai bene ad averne. Maki mi sta facendo diventare un samurai. » Non che uno come Sirius potesse incutere paura, figurarsi. Anche nei momenti in cui avesse potuto rappresentare una minaccia, l'aspetto sarebbe sarebbe rimasto quello di un cucciolo, sebbene quel leggero accenno di barba lo facesse sembrare più adulto del solito. « Dai, entra, devo portarti da una parte » Ma te lo scordi proprio, io non entro da nessuna parte!! pensò Siri, entrando nell'auto quasi fosse un automatismo del corpo, una memoria motoria. Ok sono entrato ma non sarò comunque di nessuna compagnia, col cavolo proprio. Almeno su quel punto riuscì a rimanere saldo, nonostante la sua innata curiosità lo spingesse a chiedersi perché un Judah Carrow versione damerino avesse bisogno di una cartina. Ma metti il navigatore, no?! Però io non te lo suggerisco, fatti tuoi. « Allora, che stavi facendo in camera? » Il Sirius di sempre avrebbe attaccato a parlare per tutto il tragitto ma il SamuraiSiri continuò a guardare fuori dal finestrino. « Cose. » Cose di cui non ti dirò assolutissimamente niente perché non ti interessano e che comunque NON prevedono videogiochi come pensi tu, anche se stavo effettivamente giocando. Che posto meraviglioso, la testa di Sirius Potter. « Ooookeeeyyy. Se proprio non vuoi parlarmi almeno puoi dirmi quando devo girare? Vorrei evitare di perdermi, qui non ci sono mai venuto. Zero. » No, proprio non ce la fece a restare ulteriormente muto. « K, quindi mi stai portando in un posto dove non sei mai stato. Guarda che Portland è dall'altra parte. » Nella testa di Siri si sentì distintamente lo scoccare di una frusta e la sensazione impagabile di chi sa di aver appena lanciato una frecciatina diretta dritta al bersaglio. Fortunatamente, il nostro eroe non è un Legilmante o il suo stato di completo appagamento si sarebbe sgretolato di fronte alla realtà dei fatti, a lui ignoti. « Ho un altro compito per te mentre arriviamo: scegli un disco, però Siri giuro che se metti la trap do fuoco alla macchina e poi ti lascio qui perchè tanto io posso smaterializzarmi e te no - e rapisco Makoto così non verrà a salvarti. Diventerai il Robinson Crusoe dei luoghi infrattati di Hogsmeade. » Voltò di scatto il viso verso il finestrino, coperto dall'ombra dell'abitacolo che sfrecciava; questo sorriso era impossibile da contenere, ma almeno riuscì ad evitare di ridere. Ma poi perché cavolo devo scegliere un disco? E perché lo devo scegliere adesso, non lo potevo scegliere appena saliti? « Per me possiamo anche non ascoltarne musica, sto benissimo così. » replicò allora, beatamente inconsapevole di cosa effettivamente stesse vivendo. A preoccuparlo di più era il trovarsi nel bel mezzo del nulla, luogo sperduto in cui Judah si fermò con l'auto. Siamo arrivati? Sul serio? « Vabbè io intanto prendo la pala. » Silenzio tombale, per restare in tema. Molto divertente, ma Siri non sembrava ancora convinto. « La so usare anch'io la bacchetta eh? Per dire. Cioè. Ti schianto no problem. » e resto qui aspettando Maki perché non mi so smaterializzare né so guidare un'auto babbana. E non scherzava, era seriamente pronto ad estrarre la bacchetta, quando Judah fece capolino da dietro la macchina.. con una bottiglia di vodka? Una bottiglia di vodka e un sorriso bellissimo. Quand'è l'ultima volta che abbiamo fatto baldoria insieme? Prima di Natale.. no, prima del College forse. Prima di tutto questo casino e questa vita frenetica. Davvero eravamo più liberi durante l'Apocalisse? « Dai che ti stavo prendendo in giro, esci di lì. » La bacchetta rimase al sicuro nella tasca dei pantaloni, così il viso corrucciato di Sirius rimase serio nonostante fosse sceso dalla vettura, per avvicinarsi al ragazzo. Forse, pensò, con un bicchierino di alcol in corpo sarebbe stato più facile per entrambi parlare, aprirsi un po', fare il punto della situazione. Ma era pronto, Siri? Erano stati giorni di continua riflessione, specie dopo la chiacchierata con Mun. Aveva messo un po' più in prospettiva Judah e il suo comportamento, ammettendo che, sì, il rampollo aveva compiuto un cambiamento epocale dal completo stronzo cui si era avvicinato due anni prima, a Hogsmeade. Io una paperella bagnata, ingenuo e credulone; tu un cacciatore di anatre, come in quel videogioco con il joystick a forma di pistola. Mi hai colpito.. ma forse io ho colpito più te.
    Lo guardò camminare nel buio per qualche metro, con gli occhi fissi sulle sue spalle larghe, coperte da una giacca costosa. Forse è vero che mi odi. Perché ho distrutto l'immagine che avevi di te. Perché non sono femmina, sono di buona famiglia sì ma non quella giusta. Perché non ti posso dare figli tutti uguali tra loro a cui darai in automatico il tuo cognome. Perché..

    Non sapeva nemmeno di trovarsi in una radura, finché non venne illuminata da luci e colori che lo costrinsero ad alzare gli occhi pieni di dubbi per guardarsi intorno. Confuso. I fiori illuminavano quel giardino nascosto come fossero lanterne o piccole lune cadute sulla Terra, intorno alle quali volteggiavano come satelliti piccole lucciole. No.. fate. Oltrepassò Judah, guardandosi intorno con lo stupore di un bambino e il cuore straripante di una sensazione familiare: felicità, mista ad amarezza. Stava ammirando il panorama perfetto, in una serata perfetta, con un accompagnatore perfetto eppure, quando si voltò verso Judah, il viso di Sirius tradiva quell'amarezza. « So di non essere mai stato un granchè con queste cose però non hai avuto il tuo Midsummer e quindi ho pensato ti sarebbe piaciuto visto che ci tenevi. So che qui non è come Portland ma abbiamo l'alcol, le fate e anche la musica se hai scelto un cd decente. Cosa che dubito fortemente. » E aveva ragione, stringeva ancora tra le mani un cd preso totalmente a caso, solo perché gli era stato chiesto di farlo, senza sapere bene il perché. Una parte di sé arrivò a sentirsi perfino in colpa, per non essere abbastanza felice in rapporto all'impegno che sembrava averci messo Jude. Un'altra parte non faceva che ripensare alle parole di Amunet: devi smettere di fare il sottone. Non si era mai reputato tale ma, di fatto, ci si era comportato. Aveva continuato, aveva perseverato; forse perfino facendosi portare in quel posto sperduto non aveva fatto altro che il sottone. Non essere completamente felice della sorpresa era, a ben vedere, il suo atto di protesta. « E'.. è bellissimo. E' davvero fico questo posto e la sorpresa e tutto.. è solo che non capisco a cosa serve. » A farmi felice, no? Perché non sono felice? « Cioè.. so a cosa serve, lo capisco. Non sono cieco e lo vedo quanto impegno ci hai messo e.. sì, è tutto bellissimo. E' solo che.. » Fece qualche passo intorno, ammirando la bellezza che Judah gli aveva donato. Un posto segreto, solo per loro. Si portò entrambe le mani tra i capelli, sbuffando un po' per cacciar fuori il peso che sentiva al petto. « Sarebbe più semplice sedermi a bere con te e far finta che tutto sia top.. ma qui dentro - » si portò una mano alla bocca dello stomaco. « - c'è qualcosa che proprio non va giù e so che se facessi finta di nulla, per paura di offenderti o non calpestare il tuo lavoro.. so che questa cosa crescerebbe ed esploderebbe. Quindi preferisco rovinare tutto ora, che dopo. » Si avvicinò a Jude per prendergli di mano una bottiglia, che aprì per rubarne un sorso. Il viso di Sirius si contorse, la gola bruciò forte. Si sedette su un grosso masso e finalmente alzò gli occhi verso il suo cavaliere. « Me lo spieghi cos'è che vuoi da me Jude? Cioè, seriamente, perché io ormai non lo capisco più. » Buttò giù un altro sorso, gli occhi si fecero un poco più lucidi. « Boh. Dici di volermi conoscere meglio ma all'occasione perfetta per conoscermi meglio, mi dai buca. Allora mi vuoi solo per scopare? Neanche, da quanto non lo facciamo? Allora.. vuoi un amico? Un miglior amico? Un amico di penna? Un compagno di studio? Che cavolo vuoi Jude?!» Si alzò dal grande sasso, dopo un terzo sorso, e si avvicinò all'altro a testa alta. Forse non era un caso che il Cappello Parlante l'avesse smistato a Grifondoro, dopotutto.. bastava solo un goccetto o due di superalcolico. Con il petto in fuori e la testa alta, Sirius Potter sembrava davvero essersi fatto grande. « Sai cosa voglio io invece? Te. Judah Jeremiah Carrow. In tutti i cavolo di sensi. Come fidanzato, perché sei il meglio che ci sia sulla piazza e quando ti gira sai tirarti fuori queste cose bellissime. E non ho paura di tornare al campus e gridare a tutti che ti amo come un deficiente e sono fiero di ciò che sei diventato e per cui stai lavorando. E anche perché nessuno mi fa provare quel desiderio che provo ogni volta che ti vedo. » Ti amo. Erano mesi che non glielo diceva, sembrava il ricordo di una vita passata. Ma era stanco di giocare a quello che ci va' piano. Quando mai Sirius Potter era andato piano in qualcosa? Come un monello su di uno skateboard, si fiondava in ogni circostanza della vita senza rimpianti. Così, senza rimpianti, si sarebbe voluto buttare tra le braccia di Judah. Se tutto non fosse così complicato. « E sai cosa non voglio? » e il tono di voce si abbassò, facendosi molto meno accorato, molto più serio. « Metterti di nuovo di fronte ad una scelta, come ho fatto due anni fa. Ero più piccolo e.. credevo che dandoti un ultimatum, quel Natale, potessi aiutare entrambi. Forse ti ha aiutato davvero ad accettarti.. ma oggi non ti metterò non le spalle al muro. » Alzò entrambe le braccia, come per farsi guardare meglio. « E tu non metterai me con le spalle al muro. Dico solo che ora sai quello che voglio.. ed eccomi qui! Sta a te decidere quel che vuoi per te. Io so già che non accetterò più compromessi. Se stai con me, stai con me al 100%. E se non stai con me.. che cavolo di senso ha tutto questo? » In vodka veritas.
     
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    Dopo due anni di relazione, Judah Carrow credeva di potersela cavare in ogni circostanza. Era così, recitava sempre il solito copione: combinava qualche guaio, spezzava il cuore a Sirius ma poi faceva sempre un gesto eclatante per rimediare. E Sirius Potter puntualmente lo perdonava. Ci cascava, si lasciava affascinare da questa o l'altra cosa, e tornava tutto normale. Forse Jude ci aveva anche un po' fatto l'abitudine, inconsciamente. Siri era il suo porto sicuro, la sua tappa base, la raffigurazione metaforica di quella casa che riservava sempre una porta aperta per il giovane rampollo. Poteva andare e tornare a suo piacimento, lasciar travolgere tutto dalla tempesta o mettersi lì, con guanti e zappetta in mano, a curare i fiori in giardino. Tra Judah e Sirius era come se corresse una corda tesa, sottile abbastanza da potersi spezzare ma robusta affinchè sorreggesse entrambi. Jude la tirava a suo piacimento rispetto al mood del momento. Annoiato? Allentava la presa; geloso? La strattonava; indeciso? la teneva ma si riservava di non stringere troppo forte. Insomma, non era così, ma chiunque guardasse quella relazione da fuori non poteva far altro che pensare che Judah Carrow avesse scelto Sirius Potter come suo giocattolo e non come suo ragazzo. Anche quella loro pausa dalla rottura non è che avesse avuto poi molto senso, ma Sirius aveva acconsentito e, ancora una volta, aveva assecondato la sua incomprensibile testa « K, quindi mi stai portando in un posto dove non sei mai stato. Guarda che Portland è dall'altra parte. » Anche quella volta era partito con l'intenzione di farla franca, di sistemare tutto perchè era così che aveva deciso. Fortunatamente, però, Siri non dava l'impressione di essere d'accordo, non sembrava volesse dargliela vinta ancora una volta. Jude ignorò volutamente il piccolo segnale, la frecciatina che tanto candidamente il giovane grifondoro aveva voluto servirgli. Eh, ma quando arriviamo, riusciva solamente a pensare, quasi nemmeno dovesse più giustificarsi per quel tiro mancino che aveva segnato nemmeno otto ore dopo il Midsummer, quando aveva scelto di andarsene con Lyra Malfoy a Portland. Quella questione se n'era rimasta sospesa in un limbo che Jude per il momento non aveva intenzione di toccare, nonostante Amunet lo avesse minacciato di svuotare il sacco al posto suo per non portarsi dietro il fardello di aver nascosto una cosa così miserabile a quello scricciolo di Potter. Non esitò nemmeno un istante mentre guidava, così convinto di avere la fortuna dalla sua parte. Tutto quello che fece fu sorridere invece di preoccuparsi o sentirsi in colpa. Sirius mantenne indifferenza per tutto il tragitto, cosa insolita ma necessariamente giustificata dagli eventi. Judah non sospettò di avere a che fare con una persona che forse aveva scelto di cambiare approccio o, almeno, non del tutto. In fondo era stato lui il primo a chiedergli di non continuare a perseverare in quella direzione che non li avrebbe condotti da nessuna parte. Gli aveva detto di crescere, di avere più amor proprio ed, in qualche modo, di diventare una persona che iniziasse a tenere a bada il suo caratteraccio e gli desse ultimatum, a volte contrariandolo con qualche "no". C'era poco da fare, Judah Carrow aveva bisogno di qualcuno che lo tenesse al guinzaglio; sempre abituato ad avere tutto nelle modalità da lui richieste gli dava una sensazione di assuefazione che gli arrogava il diritto di fare letteralmente il cazzo che gli pareva. Sirius era stata più volte messo al corrente di questo aspetto critico del carattere del giovane, era stato come mettergli un pitone in mano dopo averlo avvisato del fatto che eh, però stai attento che potrebbe mordere ed ucciderti. Fermata la macchina, Judah ormai pensava di aver raggiunto il momento in cui tutto si sarebbe risolto. Era elettrizzato, quasi gli brillavano gli occhi mentre castava quel revelio fra le labbra ed osservava di sottecchi quel Sirius ormai non più diciassettenne. Attendeva scalpitante una sua reazione, una smorfia sul suo viso che potesse fargli pensare: uao, sono in grado di fare cose normali, sono in grado di sorprendere, risolvere, sistemare. Sono in grado di farmi amare. Ma quella reazione non arrivò. Siri restò inaspettatamente impassibile dinnanzi a quello spettacolo. Non solo rimase freddo e distaccato, ma rimarcò addirittura la cosa « E'.. è bellissimo. E' davvero fico questo posto e la sorpresa e tutto.. è solo che non capisco a cosa serve. » Jude boccheggiò un po' spiazzato, lasciandosi travolgere dallo smarrimento. « In che senso non capisci a cosa serve? » a farmi perdonare. « Cioè.. so a cosa serve, lo capisco. Non sono cieco e lo vedo quanto impegno ci hai messo e.. sì, è tutto bellissimo. E' solo che.. - Cosa? - Sarebbe più semplice sedermi a bere con te e far finta che tutto sia top.. ma qui dentro c'è qualcosa che proprio non va giù e so che se facessi finta di nulla, per paura di offenderti o non calpestare il tuo lavoro.. so che questa cosa crescerebbe ed esploderebbe. Quindi preferisco rovinare tutto ora, che dopo.» Quindi sì, Sirius Potter era davvero cresciuto, adesso ne aveva la conferma tangibile sotto gli occhi i quel ragazzo non più mingherlino che aveva tirato fuori il petto ed alzato la testa. Che sapeva perfettamente cosa voleva ed avanzava verso Jude solo per sfilargli la bottiglia di vodka dalle mani. Sirius e la vodka quando fino a qualche mese prima era al massimo Sirius e la Fanta. Un leggero formicolio risalì la schiena del rampollo che, come un lupo indifeso in assenza di un branco, incominciò ad abbassare le orecchie. Docile come un cagnolino che veniva sgridato dal padrone per l'ennesima pantofola mangiata. Spostò lo sguardo quindi, forse imbarazzato, forse colpevole, poggiando la bottiglia destinata a lui a terra e sistemandosi meglio sul cofano della macchina. « Me lo spieghi cos'è che vuoi da me Jude? Cioè, seriamente, perché io ormai non lo capisco più. Boh. Dici di volermi conoscere meglio ma all'occasione perfetta per conoscermi meglio, mi dai buca. Allora mi vuoi solo per scopare? Neanche, da quanto non lo facciamo? Allora.. vuoi un amico? Un miglior amico? Un amico di penna? Un compagno di studio? Che cavolo vuoi Jude?!» Jude serrò appena la mandibola, scavando un piccolo solco a terra con la punta del piede e lo sguardo basso. Non era arrabbiato, nemmeno lontanamente infastidito dalla reazione di Sirius, si sentiva in colpa. Terribilmente in colpa. Fatto stava che non fosse più lui a condurre i giochi, che non fosse più lui a sgridare o incazzarsi ed era assurdo da dire ma quell'autorità che il più piccolo di casa Potter stava imponendo su di lui lo eccitava da morire. Lo gratificava addirittura. Che cavolo vuoi Jude?! Voleva esattamente ciò che stava accadendo, perchè sì, era innegabile quanto il serpeverde amasse Sirius, ma non era abbastanza. Non era sano per una persona che si sottometteva e si annullava. Gli occhi appena sognanti del ragazzo, illuminati dalla luce fiabesca della radura, tornarono a cercare la figura di Siri che continuava a bere come se fosse stato sempre avvezzo di quel vizio. « Sai cosa voglio io invece? Te. Judah Jeremiah Carrow. In tutti i cavolo di sensi. Come fidanzato, perché sei il meglio che ci sia sulla piazza e quando ti gira sai tirarti fuori queste cose bellissime. E non ho paura di tornare al campus e gridare a tutti che ti amo come un deficiente e sono fiero di ciò che sei diventato e per cui stai lavorando. E anche perché nessuno mi fa provare quel desiderio che provo ogni volta che ti vedo. » Un colpo netto, una stilettata che gli trafisse il cuore. Non ricordava nemmeno quand'era stata l'ultima volta che si erano detti che si amassero, non ricordava addirittura se glielo avesse mai detto in due anni di relazione. Se Sirius avesse potuto godere di quella consapevolezza o ne fosse sempre rimasto orfano, magari aspettandolo imperterrito o desiderandolo ogni singolo fottutissimo giorno che Dio aveva creato. Deglutì avvolto nel suo vestito di marca, il giovane, apparentemente avvilito benchè dentro di lui fosse esploso un vortice di emozioni. Amore, prima di tutto. Puro e sincero amore. Ancora una volta non riuscì a dire nulla, lasciando ancora la scena a Siri che sapeva avesse bisogno di sfogarsi e buttare tutto fuori. Sei mesi di silenzio sarebbero troppi per chiunque. « E sai cosa non voglio? Metterti di nuovo di fronte ad una scelta, come ho fatto due anni fa. Ero più piccolo e.. credevo che dandoti un ultimatum, quel Natale, potessi aiutare entrambi. Forse ti ha aiutato davvero ad accettarti.. ma oggi non ti metterò non le spalle al muro. E tu non metterai me con le spalle al muro. Dico solo che ora sai quello che voglio.. ed eccomi qui! Sta a te decidere quel che vuoi per te. Io so già che non accetterò più compromessi. Se stai con me, stai con me al 100%. E se non stai con me.. che cavolo di senso ha tutto questo?» L'eterno indeciso finalmente posto davanti ad un bivio, davanti una scelta che Siri non avrebbe forzato: o stai con me, o arrivederci e grazie tante. Un ultimo passo verso la fine, un ultimo passo che non avrebbe previsto ripensamenti. Niente pause, niente indecisioni, niente conosciamoci meglio perchè seppur adesso si guardassero come due estranei, Siri e Jude si conoscevano abbastanza a fondo. Avevano imparato a conoscersi e calibrarsi, a sopportarsi e supportarsi. E poi, Siri in particolar modo, aveva perdonato fin troppe volte il menefreghismo e l'eccessivo egocentrismo di Jude. I due erano tutt'altro fatti l'un per l'altro, i loro mondi e i loro caratteri cozzavano terribilmente tanto che nessuno sano di mente avrebbe mai scommesso sul loro rapporto. Eppure, c'era sempre quell'eppure, quell'1% di possibilità che le cose potessero funzionare. E loro appartenevano a quell'1%. Con un macigno sul petto, a quel punto, Jude si scostò dall'auto e camminò verso Sirius. Era stanco, glielo si leggeva in volto che fosse stanco di ciò che era, di non capirsi e di essere trasparente. Perchè, no, Jude ancora non aveva risolto quella percezione di sè: "le persone non mi vedono". Ed a volte nemmeno gli atti più eclatanti che compiva si rivelavano essere funzionali alla sua necessità di generare reazioni. Eh, aveva così tanti difetti Jude, era un gomitolo di difetti che nessuno notava e che davano tutti per buoni. In un mondo dove lui rimproverava tutti, nessuno sembrava interessarsi a rimproverare lui. Ecco perchè il discorso di Siri fece la differenza, perchè il messaggio fra le righe era chiaro: "Ci tengo a te, sto male per te, le tue azioni influenzano anche la mia vita. Il potere lo hai, devi imparare ad usarlo perchè altrimenti te lo levo." Arrivato davanti al ragazzo, il serpeverde cambiò totalmente espressione. Gli angoli delle labbra scesero verso il basso, gli occhi divennero sempre più rossi e gli si riempirono di lacrime. Iniziò a piangere come un bambino, letteralmente. Un metro e novanta di uomo che in un tiro di schioppo divenne forse la creatura più indifesa del pianeta terra. Gli mancava avere un padre, gli mancava avere una famiglia e degli amici normali, gli mancava qualcuno che gli dicesse cosa dovesse e come dovesse farlo. Viveva da solo, studiava da solo, decideva da solo, mangiava da solo. E quando faceva danni? Vabbè, è Jude, si sa che fa danni, va bene così. Di slancio, affondò il capo nell'incavo della spalla di Sirius, ripetendo solo due parole in un sussurro: mi dispiace. Irrigidito trovò conforto contro il corpo del grifondoro, riuscendo a stringerlo a sè solo in un secondo momento e rimanendo accovacciato contro di lui. E ora, dove avrebbe trovato le parole adatte? Come avrebbe potuto dirgli ciò che era accaduto dopo il Midsummer. Come se la sarebbe cavata senza trasformare il tutto in una patetica farsa affinchè Sirius, quel Sirius cresciuto, non scegliesse di chiudere con lui? Era meglio lo scoprisse da solo o era meglio che Jude fosse cristallino? Provava una vergogna immane. « Io... » iniziò, rialzando la testa ed asciugandosi una guancia madida col dorso di una mano. « ..ho fatto un casino dopo il mid. Sono andato a Portland da Lyra e non te l'ho detto.» Sospirò, passandosi la lingua sui denti e rivolgendo lo sguardo in alto mentre gonfiava le guance e portava le mani sui fianchi. Indietreggiò di qualche passo. « Siamo stati insieme qualche giorno a casa sua perchè doveva tipo parlarmi di tuo fratello, che cazzo ne so...e per non farti scoprire che fossi andato lì ho chiesto a Mun se potesse tenerti lontano dal telefono per un po' » Pausa « Lyra ha postato una foto su insta, taggandomi. Per
    paura la vedessi ti ho fatto bloccare, perchè la cosa si sarebbe ingigantita troppo se le avessi chiesto di toglierla, ed io non ero qui per potertene parlare. Ma...mi ero ripromesso te l'avrei detto non appena fossi tornato quindi...ecco. »
    Che patetico teatrino, cominciò a dire una vocina stipata in un angolo del suo cervello. Perchè Sirius avrebbe dovuto credergli, oppure per quale motivo non avrebbe dovuto rileggere il gesto di Jude in chiave differente: non l'hai fatto perchè ci tieni a me, lo hai fatto per pararti principalmente il culo ed uscirne pulito. Sarebbe stato tipico per un Carrow. « Aspetta, lo so che adesso tutto questo potrebbe sembrarti una farsa, però ti giuro che non è così. » E quanti ti giuro gli aveva detto fino a quel momento? « Ti amo Sirius, ti amo perchè nessuno riesce a farmi sentire come mi fai sentire tu, perchè nessun altro ci si è messo d'impegno e si è sforzato a cambiare per me. Nessun altro mi vede come mi vedi tu. » Socchiuse gli occhi prima di affondare le mani fra i capelli scuri e voltarsi per dargli le spalle, pensieroso e stremato. Lasciò passare una manciata di secondi di silenzio prima di tornare a guardarlo, a puntare le iridi nelle sue. « Credevo di potercela fare da solo, pensavo che la mia vita potesse non dipendere da te. Che avrei potuto staccarmi, che avrei potuto andare avanti senza voltarmi mai indietro perchè tu te n'eri andato. Perchè non ti facevi sentire, non c'eri a capodanno, e immaginavo che fossi andato avanti così come anch'io potevo. Ero entrato nell'ordine di idee che la mia vita non ti prevedesse seppur ci stavo veramente di merda. Poi sei ripiombato a casa mia ed è ricominciato tutto da capo quando iniziavo a star meglio » Jude si mise a sedere su un masso, allontanandosi di qualche falcata. Quella di lasciarsi a settembre dell'anno precedente era una scelta che avevano preso entrambi, perchè non riuscivano a capirsi e vivevano in una nube di incomprensioni. Era vero che Jude gli avesse detto di crescere, che avesse forzato di più la mano su quella scelta, ma non per questo ci era rimasto meno male o non aveva sofferto. « Ho voluto fartela pagare, è vero, e forse ti ho anche messo alla prova per ottenere questo. Una ribellione, un contraccolpo, chiamalo come ti pare. Non ho bisogno di un cane, Sirius, non ho bisogno nemmeno di uno zerbino da calpestare quando mi lascio sopraffare dai miei millecinquecento problemi. Perchè ne ho, sono fottutamente pieno di problemi...e non è sano se dall'altra parte non c'è una persona in grado di incazzarsi e di mantenere quel sottile equilibrio di normalità. » Ridacchiò sarcasticamente a quel punto, riacciuffando la bottiglia da terra per aprirla e fare un breve sorso « Sai perfettamente che provengo da una famiglia di truffatori, e ci sono caratteristiche che fanno parte di me che non cambieranno mai per quanto io possa sforzarmi. Non voglio continuare a nascondermi, se sceglierai di tornare con me io starò con te. In tutto, alla luce del sole. Ma devi promettermi che questo che hai fatto oggi, che la tua irremovibilità non apparterrà ad un episodio isolato.» perchè non so come potrebbe andare a finire la prossima volta, semmai ci sarà una prossima volta.
     
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    Doveva sentirsi così, il pilota incaricato di sganciare la bomba atomica sul Giappone. Non aveva neanche bisogno di immaginare troppo il fiume di emozioni contrastanti con cui Judah Carrow lo avrebbe investito. Non faceva sempre così? Occhio per occhio, dente per dente: anche quando non aveva ragione, anche quando sapeva di non averne, rispondeva colpo su colpo perché la miglior difesa è sempre l'attacco. In un certo qual modo, Sirius si sentiva pronto. Come un samurai. Pronto come non si era mai sentito nell'affrontare l'unica persona al mondo con cui non era mai stato capace completamente di alzare la testa e gonfiare il petto. Ora però l'ho capito, amare non significa far andare tutto bene per forza. Bisogna pestare i piedi per quel che riteniamo giusto, anche e soprattutto con chi amiamo. I litigi passano ma i problemi no, se non si risolvono. Capire qualcosa però non significa necessariamente metterla in atto. Avrebbe retto lo tsunami? Siri, in piedi con la sua bottiglia di vodka impugnata per il collo, credeva di sì. Si irrigidì appena quando vide Judah venirgli incontro, inesorabile. Oddio, ora mi picchia. Di fronte a questo nuovo pensiero, si ritrovò completamente spaesato nel veder sgorgare dagli occhi di Jude delle lacrime. Lacrime? Judah Carrow sta.. piangendo? In due anni di approfondita conoscenza non l'aveva visto mai piangere, mai, neanche una volta, neanche per finta, neanche come strumento vigliacco per vincere una possibile discussione. Le lacrime non facevano parte degli strumenti di Judah, troppo correlate ad una presunta debolezza che il serpeverde non avrebbe mai voluto mostrare. Piuttosto morto, che debole. Per questo motivo, superando la sua naturale predisposizione a credere a tutto e tutti, Sirius si convinse oltre ogni ragionevole dubbio che ci fosse sincerità nella reazione dell'altro. Se lo ritrovò addosso e, istintivamente, col braccio libero dalla bottiglia lo strinse a sé perché potesse sfogarsi. Quante emozioni hai represso? Per quanto tempo? Non faceva che ripetere che gli dispiaceva, quelle due parole ripetute come una cantilena entrarono fin dentro le ossa del giovane Potter. Non poteva essere una messinscena per farsi perdonare, neanche con tutta la malizia di cui era capace - ben poca, a onor del vero - ci avrebbe creduto. Per la prima volta, quella sera, lasciò cadere di poco la guardia nei confronti di Judah e, quando questi alzò gli occhi arrossati, si concesse un tiepido sorriso verso di lui. Va tutto bene Jude, dicevano i suoi occhi in silenzio. Ma.. c'è sempre un ma. Le lacrime non erano arrivate spontaneamente; le circostanze le avevano stimolate. « Io... ho fatto un casino dopo il mid. Sono andato a Portland da Lyra e non te l'ho detto. » Una doccia di acqua gelida investì metaforicamente Sirius, che cercava di razionalizzare l'informazione appena ricevuta. « Cosa..? » Mi hai dato buca, alludendo a presunti pericoli, e poi sei andato letteralmente nello stesso posto insieme a Lyra Malfoy? Una manciata di ore dopo avermi dato buca? Semplicemente, non ci poteva credere. « Siamo stati insieme qualche giorno a casa sua perchè doveva tipo parlarmi di tuo fratello, che cazzo ne so...e per non farti scoprire che fossi andato lì ho chiesto a Mun se potesse tenerti lontano dal telefono per un po'. » Le dita strinsero istintivamente la bottiglia di liquore, che il ragazzo aveva una gran voglia di lanciare, mentre sentiva montargli dentro una rabbia che solitamente non gli apparteneva. Si sentiva uno stupido, si sentiva preso in giro, si sentiva derubato di una fiducia che - sembrava - aveva riposto nella persona sbagliata. E io davvero mi sono fatto dei problemi? Mi sono fatto prendere dalle paranoie, ho creduto che avessi qualcosa di sbagliato? E hai pure coinvolto tua sorella in questo?! Ripensando alla chiacchierata con Mun, ricollegò il momento in cui la cognata gli aveva spento il cellulare ma a conti fatti, non aveva fatto molto altro se non stare con lui, ascoltarlo e offrirgli vagonate di cibo. No, non era Amunet il problema, né una complice. « Lyra ha postato una foto su insta, taggandomi. Per paura la vedessi ti ho fatto bloccare, perchè la cosa si sarebbe ingigantita troppo se le avessi chiesto di toglierla, ed io non ero qui per potertene parlare. Ma...mi ero ripromesso te l'avrei detto non appena fossi tornato quindi...ecco. » Socchiuse gli occhi, di fronte a quella storiella che trovava patetica. « Non me ne frega un cazzo di quello che fa Lyra Malfoy. » sibilò, talmente freddo da farsi paura da solo. « Mi interessa solo del fatto che a lei hai detto di sì, a me hai detto no, campando delle scuse stupide per giunta. Parlarmi di cosa esattamente? Per abbindolarmi? » E' questo che fai con me, giusto? Fai le tue cazzate e poi trovi su google uno spiazzo pieno di fate e la cosa dovrebbe essere risolta. No, non funziona più. La tentazione di lanciargli la bottiglia in faccia stava diventando sempre più impellente. Non hai mai voluto saperne nulla della mia famiglia e ora improvvisamente James diventa un motivo più che valido per correre a Portland con Lyra Malfoy. Giuro che te la spacco in testa questa bottiglia se aggiungi qualcosa. « Aspetta, lo so che adesso tutto questo potrebbe sembrarti una farsa, però ti giuro che non è così. » « Non è così? E com'è allora? » « Ti amo Sirius, ti amo perchè nessuno riesce a farmi sentire come mi fai sentire tu, perchè nessun altro ci si è messo d'impegno e si è sforzato a cambiare per me. Nessun altro mi vede come mi vedi tu. » Era già pronto a far scattare la mano alla minima presenza di qualche scusa cretina, ma bastarono due parole per far cadere entrambe le braccia lungo i fianchi. Ti amo. Era la prima volta che se lo sentiva dire: gliel'aveva dimostrato ma non era mai riuscito a mettere in fila due parole apparentemente tanto semplici. Forse era proprio questo il motivo per cui le cose erano iniziate ad andare male. Ad un certo punto, hai anche smesso di dimostrarmelo e tutto è semplicemente crollato. La dichiarazione di Jude riuscì ad ammansire la rabbia di Sirius, ma ancora rimanevano la delusione e l'amarezza. « Credevo di potercela fare da solo, pensavo che la mia vita potesse non dipendere da te. Che avrei potuto staccarmi, che avrei potuto andare avanti senza voltarmi mai indietro perchè tu te n'eri andato. Perchè non ti facevi sentire, non c'eri a capodanno, e immaginavo che fossi andato avanti così come anch'io potevo. Ero entrato nell'ordine di idee che la mia vita non ti prevedesse seppur ci stavo veramente di merda. Poi sei ripiombato a casa mia ed è ricominciato tutto da capo quando iniziavo a star meglio » Ma, al contrario di Judah che aveva tentato nuove esperienze e nuove comitive di amici, Sirius non aveva mai nascosto la propria sofferenza. Aveva passato intere settimane, di ritorno dalle lezioni o dal lavoro al Toyland, chiuso in camera sua a guardare il soffitto e passare il tempo, in attesa di un altro giorno che sperava sarebbe stato migliore e immancabilmente si rivelava tristemente uguale. E poi è ricominciato tutto da capo. « Ho voluto fartela pagare, è vero, e forse ti ho anche messo alla prova per ottenere questo. Una ribellione, un contraccolpo, chiamalo come ti pare. Non ho bisogno di un cane, Sirius, non ho bisogno nemmeno di uno zerbino da calpestare quando mi lascio sopraffare dai miei millecinquecento problemi. Perchè ne ho, sono fottutamente pieno di problemi...e non è sano se dall'altra parte non c'è una persona in grado di incazzarsi e di mantenere quel sottile equilibrio di normalità. » Le parole di Mun si rifecero più vive che mai - devi smetterla di fare il sottone - e si mescolarono a quelle del fratello, colpendolo nel profondo, su un nervo che non sapeva neppure fosse tanto scoperto. Un cane. Ero questo per te? Un cagnolino che sapeva fare dei giochini simpatici? Non si era mai sentito tanto svilito e punto nell'orgoglio. Non sapeva neppure di avercelo, un orgoglio. « Sai perfettamente che provengo da una famiglia di truffatori, e ci sono caratteristiche che fanno parte di me che non cambieranno mai per quanto io possa sforzarmi. Non voglio continuare a nascondermi, se sceglierai di tornare con me io starò con te. In tutto, alla luce del sole. Ma devi promettermi che questo che hai fatto oggi, che la tua irremovibilità non apparterrà ad un episodio isolato.» Si risedette sul masso, proprio di fronte al punto in cui si era seduto Judah, e con i gomiti puntati sulle ginocchia, lo fissò senza sapere bene cosa dire. Fino a qualche minuto prima, si era deciso a perdonarlo.. ma ora? Si portò la bottiglia alla bocca, buttando giù una sorsata talmente lunga da indurlo a tossire subito dopo. Lo voleva, su questo non poteva mentire a sé stesso, ma allo stesso modo provava un risentimento feroce, alimentato dalla rabbia che continuava a provare. Avrebbe voluto mollarlo così su due piedi, solo e agghindato come un damerino, in una radura piena di fate e andare a riderne con gli amici, ma allo stesso tempo aveva ricevuto più sincerità quella sera che - forse - in due anni di relazione. E lacrime e un Ti amo mai sentito prima. Ti odio ma ti amo da impazzire. E poi c'era quell'ultima clausola: la chiave per far funzionare bene la loro relazione sarebbe dovuta essere la forza di volontà di Sirius. E' vero, è sempre stato un mio problema, non ne avevo mai abbastanza.. ma posso migliorare, no? Essere forti e intransigenti non significa essere meno buoni ed empatici. E' importante che io diventi forte.. e non solo per Judah, anche per me. Non potrò mai diventare un vero Indicibile se resto la mammoletta che sono, se non mi saprò tenere mai un segreto, se non dimostrerò di saper gestire situazioni complicate. Come noi due. Siamo davvero complicati noi due. Con un'ultima sorsata, si alzò lasciando sul prato la bottiglia e camminò, per fermarsi di fronte a Judah. « Alzati. » gli ordinò, nel tono più secco e perentorio che gli riuscì. Avrebbe avuto bisogno di molto tempo e molta pratica, per riuscire ad essere incisivo senza tuttavia opprimere e comandare l'altro. Aveva bisogno di un delicato equilibrio che non avrebbe certo raggiunto in cinque minuti. Attese dunque che Jude si rialzasse in piedi. Voglio che ci parliamo da adulti, da pari a pari. « Ti vorrei mollare qui. Davvero, te lo meriteresti.. ringrazia che non mi so ancora smaterializzare. » e la tensione, davvero palpabile tra di loro, andò un poco a distendersi. « Ma non posso far finta che non ti ami. Perché, davvero, ti amo. Voglio quindi darci una possibilità. » ma, prima che Judah ne fosse felice, alzò di scatto il dito indice. « L'ultima. E quando dico ultima, intendo davvero ultima. Chiuso, finito, niente pause o conosciamoci pian piano. Gamer over. E voglio essere molto molto chiaro, non lo sto facendo per te. Non hai vinto, J, non è tutto risolto con luci e fatine. Lo faccio perché ci ho pensato e credo che vale la pena scommettere un'ultima volta su di te. » Su di noi. « Su di me, puoi contarci.. mi sono rotto le palle di essere il tuo punching bag.. e sai cosa? Che ci provino a tornare quei millecinquecento problemi. Li prendo tutti a calci nel sedere. Loro, te.. e Lyra Malfoy. » Senza aggiungere alto, allungò la mano per affondarla tra i capelli scuri di Judah e, attirandolo a sé, si prese senza chiedere quel bacio che avrebbe suggellato il loro patto. Tu smetterai di nasconderti, io sarò più forte e ti terrò testa. Staremo insieme, al 100%. Investì il giovane medimago di tutto il desiderio che aveva accumulato in settimane e settimane di frequentazione amichevole, con la mano libera che aldò ad insinuarsi tra la camicia e la giacca da duecento galeoni. Non si era mai sentito così forte e incisivo, Paperella, tanto da prendersi con convinzione ciò che voleva. Non si era mai sentito così adulto. Così Sirius.


     
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