I think we're alone now

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    Quando la lettera per Otis è stata depositata dal gufo bianco sullo zerbino di casa Branwell, Pervinca non ci ha pensato due volte prima di aprirla. La curiosità era troppa e lui non sarebbe tornato prima dell'indomani. Che senso ha aspettare? Servirebbe soltanto a farmi uscire di testa per l'ansia. E poi è una lettera che è arrivata sotto il mio tetto, ho tutto il diritto di leggerla. Si è detta, avendo l'accortezza di aprire la busta bianca con l'uso della magia, così da poterla richiudere con il medesimo aiuto per non incappare nell'ira del figlio, tornato dal Giappone particolarmente sgallettato e incline all'insofferenza verso la sua figura genitoriale. Vai a fare del bene ai figli, fagli fare le loro esperienze e ti ripagheranno con un velatissimo "Ma' non rompermi i coglioni!" E certo, così è facilissimo. Cornuta e mazziata. Era un tripudio di emozioni, la testa piena di pensieri circa la nuova situazione piuttosto tesa con il figlio, quando i suoi occhi chiari si sono fissati su un'unica importantissima riga del foglio. E' stato scelto come rappresentante della casata Tassorosso. E' stato possibile udire le urla di giubilo e gaudio della bionda dalle mura di Inverness tanto sono state forti ed eccitate. Ha persino improvvisato un balletto del tutto fuori tempo, con il foglio stretto con fin troppa forza tra le dita, non appena sono comparsi nonna Edith e Stan dalle scale, giusto per sincerarsi che non le fosse venuto un colpo all'improvviso. « Oti è diventato Caposcuola. IL MIO OTIS E' DIVENTATO CAPOSCUOLAAAA! » Anche Stan ha preso a fare su e giù per l'emozione, sinceramente contento di poter vantare di avere un fratello spillato. I due hanno ballato in cerchio per qualche minuto buono, sulle note degli squittii di lei e, di tanto in tanto, i miagolii del gatto che li guardava piuttosto interdetti. « Gli scrivo subito e lo informo. » Ha preso a dire, lasciando scivolare la mano libera nella tasca dei pantaloncini corti per recuperare il telefono, prima di bloccarsi perché Eureka! Mega ideona made in Branwell. « No anzi, non gli scrivo proprio niente. Gli facciamo una sorpresa, una festa a sorpresaaaa! » Più elettrizzata che mai, ha continuato a sorridere con forza, tutta tronfia nell'aver avuto una tale ingegnosa idea. « Aspetta un attimo. » Alla fine Stanley si è bloccato, fissandola con quei suoi occhioni sgranati, le mani portate ai fianchi nella miglior rappresentazione in scala ridotta di Superman. « Questo vuol dire che lui è Caposcuola e io no? Ma che significa questa cosa, scusa? Ma sono io il Corvonero della famiglia. » A ben vedere, non troppo tesoro mio se ci sei arrivato soltanto ora. E la giornata è continuata così, tra l'altalena che oscillava tra i lamenti e le congratulazioni di Stanley e la prorompente euforia che la bionda atomica ha continuato ad alimentare nel preparare la festicciola.
    Alla fine ha deciso di evitare di fare le cose troppo in grande, sapendo perfettamente che Otis non avrebbe apprezzato. Per nulla. E' abbastanza convinta che non prenderà benissimo nemmeno la nomina di Caposcuola, lasciando che l'ansia sociale che lo accoglie costantemente abbia la meglio su ciò che il nuovo preside ha evidentemente visto nel suo percorso scolastico tanto da sceglierlo. Per questo ha deciso di non invitare tutta Inverness come aveva all'inizio pensato, lasciando che fosse semplicemente un momento di festa per la loro piccola e sgangherata famiglia composta da una madre eccessivamente sopra le righe, un figlio rigoroso e diligente, il nano di casa so tutto io, sempre pronto a sfoderare il fascino dell'arrogante erudito e un gatto nel quale si è incarnata l'unica anima santa che si salvava della famiglia Branwell. « Sistema quei piatti lì sopra e credo che ci siamo. » Dà le ultime direttive a Stan, abbassando gli occhi sul quadrante dell'orologio per sincerarsi di essere ancora perfettamente nei tempi. Perché sono quasi le venti di sera, Otis sta per tornare a casa dalla sua vacanzina a Saint Tropez con i suoi amichetti e loro hanno agghindato tutto il giardinetto sul retro con lucine volanti ovunque, qualche candela sul tavolino apparecchiato per tre - con una sedia in più per Edith - e numerosi festoni appariscenti con la scritta "Congratulazioni Caposcuola Branwell!" Almeno non ho comprato i palloncini, anche solo per questo dovrebbe essere super felice di questa sorpresa. Il campanello trilla dalla porta principale e la bionda si porta un dito alle labbra, rivolgendosi a Stan. « Prendi nonna e nascondetevi. Quando riaccenderò tutto, mi raccomando non ricominciare con la storia che te lo meritavi pure tu. » Comunica al piccolo soldatino che annuisce, tutto impettito e orgoglioso di avere il compito del comitato di benvenuto. Con l'ausilio della bacchetta, spegne tutte le fonti luminose presenti in giro per il giardino e si butta di corsa in casa. Si blocca soltanto davanti alla porta per darsi una sistemata veloce alla gonna del vestitino leggero, una leggera ravvivata ai capelli color grano dietro le spalle e apre la porta con un gran sorriso. « Cosa vedono i miei occhi di elfo. Bentornato! » Cerca di evitare qualsiasi appellativo con cui vorrebbe chiamarlo, niente "tesoro", niente "amore", assolutamente non uno di questi seguito da "..della mamma". Se ha imparato qualcosa dai giorni prima che ripartisse per la vacanza è che Otis ha bisogno dei suoi spazi e di affermarsi come individuo distaccato da lei. Sulle prima le ha pianto un po' il cuore nell'accorgersi quanto non fosse più indispensabile per lui, come un tempo, ma anzi un gran peso dal quale dover ricercare l'indipendenza con tutte le proprie forze. Giorno dopo giorno, però, ha ricordato a se stessa quanto anche lei fosse così alla sua stessa età, con tanto di un figlio a carico e pronta ad averne un altro a breve. Quindi, seppur mortificando il suo lato più affettuoso ed espansivo, non apre nemmeno le braccia per richiedergli un abbraccio, né si fa in avanti per depositargli un bacio tra i capelli. Se ne vorrà uno te lo chiederà. Pervinca, non piangere. Si auto convince, mettendo su un bel sorriso stirato sulle labbra truccate, mentre si allunga verso di lui per togliergli il peso della valigia. « Questa la
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    lasciamo qui che è ora di cena. »
    La posa vicino al tavolinetto all'entrata, per poi tornare ad affiancarlo. « Poi ti aiuto a disfarla, se vuoi.. » E' possibile leggere della titubanza nel tono della sua voce che lascia però subito spazio alla sua esuberanza non appena lo invita ad andare a cena. « Spero tu non sia troppo affamato perché sono rientrata da poco dal un consiglio studentesco e ho tirato fuori le prime cose che venivano su dal frigo. » Falsa come pochi, si porta sul corridoio che porta all'uscita sul retro. « Ah, aspetta, è arrivata una cosa per te ieri. » Fa tappa in cucina per riprendere la lettera con il sigillo di Hogwarts - tornato perfettamente integro - e consegnargliela per poi riprendere ad avviarsi fuori. « Ho pensato che fosse la serata giusta per mangiare fuori, in tutta tranquillità, mentre mi racconti della vacanza. » Continua la scenetta, aspettando che apra perlomeno la lettera prima di riaccendere tutte le lucine del giardinetto, andando a puntare la bacchetta anche sul giradischi che ha portato fuori quel pomeriggio, affinché la musica prenda a inondare l'atmosfera. « Sorpresa e congratulazioni!! » Il ricciolino di casa esce fuori da un cespuglio, gracchiando come una cornacchia, mentre riprende a saltare, con il gatto stretto tra le braccia che fa dei versi strani, sballottato su e giù. La bionda allarga le mani a voler abbracciare l'intero giardino, prima di voltarsi verso il moro, rimastogli dietro fino a quel momento. « Otis Legolas Branwell, caposcuola di Tassorosso suona dannatamente bene, non trovi? » Gli domanda, mentre i suoi occhi attenti cercano di captare una qualche forma di agitazione nei lineamenti innocenti del ragazzo. il sorriso sul volto della donna si fa decisamente più carico di felicità, tradendo un luccichio che si va a formare di fronte alle sue iridi chiare. « Congratulazioni, tes-Otis. Sono davvero fiera di te! »
     
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    11 agosto
    «Sì, sì, le spille dovrebbero recapitarle oggi. In genere si regolano così, cioè, non so il nuovo preside...» Emi calpestò una foglia di bietola con lo scarponcino, tirando su col naso. «...quest'anno pare sia tutto nuovo, boh... Però in genere si mobilitano con ANTICIPO! HA!» Otis volse la testa rapidamente verso l'amico, che, con aria trionfante mentre si stropicciava il naso sporco di terra, teneva per i piedi uno gnomo da giardino protestante intento a scalciare e dimenarsi. Rimasero a fissarlo in silenzio per qualche secondo, i due ragazzi, la vaga sensazione aleggiante tra loro che un tempo dare la caccia agli gnomi dell'orticello di casa Carrow fosse stata una fonte di maggiore divertimento rispetto ad ora. Era diventato troppo semplice, ora, acciuffarli, e non altrettanto gratificante guardarli cercare di sgusciare via, o inciampare in un ravanello e capitombolare giù per la collinetta, tutti sporchi di terra. Adesso quello non era altro che terriccio fastidioso, e gli gnomi erano povere creature che Otis avrebbe preferito lasciare in pace. Qualche secondo dopo, infatti, i due ragazzi si strinsero simultaneamente nelle spalle, e Emi lasciò andare lo gnomo, bisbigliando persino uno «scusi» un po' sommesso. «Ma questo era il fratello di quello con cui giocavamo da piccoli?» Chiese Otis, mentre riprendevano il passo, stavolta rallentato e più attento agli ortaggi che puntualmente venivano schiacciati dai loro scarponi maldestri. Emi annuì, pulendosi i palmi delle mani sporche sui pantaloni. «Quello che rincorrevamo da piccoli non so dov'è finito. Maddie dice che l'ho fatto scappare, perché non ne poteva più.» Otis sbuffò in una risatina, mentre con le dita accarezzava una delle mele sbocciate nel frutteto, alla fine dell'orticello. «E chi pensi che verrà spillato, quest'anno?» Fece distrattamente, la mente assorta in quello e altri duemila pensieri preoccupati. Ripensava a Maddie, sopratutto, come sempre: alla serata al falò, ai bagni insieme, alle volte in cui gli era bastato voltarsi per ritrovarla a 20 centimetri di distanza, bella più del solito per l'abbronzatura rosata, e a tutti i momenti che erano trascorsi soltanto da qualche giorno, qualche ora persino, ma di cui già sentiva una lancinante malinconia. La fine delle vacanze faceva sempre così tanto male, sopratutto quando era stata speciale come quella, che spesso Otis ancor prima di partire si domandava se fosse pronto a sperimentarla ancora un altro anno. «Io dico: Maddie per Grifondoro, Derek per Serpeverde, Grace Moore per Tassorosso e per Corvonero...» Pulì la mela strofinandola contro la maglietta a strisce, prima di addentarla rumorosamente. «Oddio, chi dici a Corvonero?» «Maeve, la ragazza di Derek» «Mh...» Annuì distrattamente, masticando la mela dal sapore un po' acerbo mentre Emi si arrampicava su un albero lì vicino. Sedette a terra, Otis, accarezzando con le dita i fili di erba pungente, mentre sfuggiva al sole coperto dall'ombra dei rami, inspirando a pieni polmoni quell'ultima, nostalgica, leggerissima aria d'estate.

    12 agosto
    «Cosa vedono i miei occhi di elfo. Bentornato!» Il sorriso smagliante della madre lo accolse ancor prima di riuscire ad annusare il familiare profumo di casa. «Phew. Per poco non perdevo la passaporta, ma'...» Che distruzione. Otis abbandonò i borsoni pesantissimi e stracolmi nel corridoio, mollandoli senza alcuna cura e scalciando via le scarpe non senza qualche difficoltà, non avendole slacciate. Stava ancora trafficando con la destra quando la madre spostò la valigia dal centro del corridoio. «Questa la lasciamo qui che è ora di cena» Annuì, esaminando il comportamento insolito della madre, che non aveva neanche fatto il gesto di volerlo stritolare in uno dei suoi soliti abbracci asfissianti. Insospettito, ma non di certo infastidito, seguì la mamma verso la cucina, trascinando i piedi a terra. «Poi ti aiuto a disfarla, se vuoi... Spero tu non sia troppo affamato perché sono rientrata da poco dal consiglio studentesco e ho tirato fuori le prime cose che venivano su dal frigo.» Otis scosse la testa, scostando la sedia della cucina per sedercisi, prima di accorgersi che la madre, recuperato l'involucro di una lettera, era diretta verso il giardino. «No, andrà benissimo, basta che non è cibo francese...» Abbozzò una risatina, prima di inclinare la testa verso la madre, che gli stava porgendo la busta. «Ma che cos'è?» «È arrivata una cosa per te ieri» gli disse, enigmatica. Rigirò la lettera tra le dita pallide, la fronte
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    aggrottata. Proveniva da Hogwarts. E ieri da Hogwarts erano partite le lettere per i caposcuola. Lo sapeva perché Maddie ne aveva ricevuta una. «Ma'... Ma è quello che penso che sia» balbettò, più come un'affermazione che non una domanda. Incredulo, piantato nel corridoio che conduceva verso il giardino, Otis non trovava la forza di aprire la lettera. «Ho pensato che fosse la serata giusta per mangiare fuori, in tutta tranquillità, mentre mi racconti della vacanza» In silenzio, rimase ancora fermo lì, la mente che trafficava velocissima con quella nuova terrificante idea. E se veramente era stato eletto Caposcuola? Era pronto? E se invece non era quello, il contenuto della missiva, e si stava solo illudendo?
    «Sorpresa e congratulazioni!!» Più che sorpreso, Otis apparve scioccato. «PER COSA?» rispose tramortito, Stanley che gli saltellava intorno insieme alla loro gatta. «CHE STA SUCCEDENDO?» «E APRI 'STA LETTERA!» Oddio, oddio, oddio, sta succedendo davvero? Lo sguardo di Otis saettò dal fratello, alla gatta, alla madre, che gli sorrideva incoraggiante, e infine guardò la lettera, che teneva ancora saldamente tra le dita tremanti. Strappò via il lato corto della busta, e estrasse il foglio frenetico, dispiegandolo e divorandone le parole prima di giungere alla conferma ufficiale, a quel punto neanche più così necessaria, che lui era «stato scelto come rappresentante della casata Tassorosso. Le faccio le mie sentite congratulazioni e Le auguro buona fortuna per l'anno accademico che La attende. Distinti Saluti, Pius Bauldry. Preside e Magnifico Rettore di Hogwarts. Sono Caposcuola» fu l'ultima esalazione incredula. «Otis Legolas Branwell, caposcuola di Tassorosso suona dannatamente bene, non trovi?» Lo trovava? Puntò gli occhi in quelli della mamma, un lento e inesorabile terrore che lo pervadeva sempre di più. “No, non sono pronto, ho solo 16 anni, devo fare il quinto anno, non posso, hanno sbagliato” fu il primo pensiero. Ci volle un po' perché riuscisse a muoversi e a formulare una frase. «Congratulazioni, tes-Otis. Sono davvero fiera di te!» «Oddio, e se è un errore?» Sputò fuori alla fine, prendendo a percorrere a larghe falcate il giardino che la madre aveva con tanta cura decorato per l'occasione. Il fatto che, tecnicamente, la madre non avrebbe dovuto sapere dell'elezione – essendo la busta perfettamente chiusa – neanche lo preoccupò, consapevole del fatto assolutamente scontato che la madre avesse letto la sua posta. «È un errore non aver eletto me, a dirla tutta» si pavoneggiò Stan, prima di chinarsi per accarezzare il gatto con aria cospiratoria. Otis gli scoccò un'occhiata sarcastica, prima di fermarsi, e prendere posto su una delle sedie accostate al tavolo. «Dovrei essere felice, lo so. E lo sono... Lo sono.» Annuì, parlando più a se stesso che non alla propria famiglia. «Sarò un bravo Caposcuola, vero? Sarò all'altezza. Perfettamente capace. Vero? Posso farlo, no? Posso farlo.» «Boh, se lo dici tu...» «No, non lo sono. Io devo dare le dimissioni. Le devo dare subito. Quest'anno avrò da fare i GUFO! E c'è il giornalino! Mi serve l'inalatore» ansimò, alzandosi nuovamente per recuperarlo dallo zaino. «Questa è una tragedia!!!!» Che aplomb, Otis.


    Edited by the educator - 11/9/2020, 18:56
     
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    «Ma'... Ma è quello che penso che sia» Si stringe nelle spalle, con aria vagamente confusa di fronte a quella domanda retorica, fingendo curiosità sì, ma non troppo perché poi "Ma', che palle, ti impicci sempre delle mie cose!" Si gira allora, dandogli le spalle per poi uscire in giardino, con un sorriso gongolante sulle labbra che le riempie il viso leggermente abbronzato di una luce propria. L'atmosfera esplode trasformando il giardino nell'inizio di una celebrazione. Di un qualcosa che ancora però non è stato propriamente annunciato, dato che Otis temporeggia nell'aprire la lettera. «CHE STA SUCCEDENDO?» « E APRI 'STA LETTERA! » « Dai, forza! » Lo incoraggia in maniera più tranquilla la madre, facendogli cenno con le mani di andare avanti nello strappare la busta della lettera perfettamente intatta e mai toccata prima di quel momento. Non sta evidentemente più nella pelle, il suo fremere è palpabile dal fatto che continua a spostare il peso da una gamba all'altra, aspettando che il figlio si decida a dire qualcosa, gli occhi chiari ancora puntati sul foglio che ha ben stretto tra le dita. «stato scelto come rappresentante della casata Tassorosso. Le faccio le mie sentite congratulazioni e Le auguro buona fortuna per l'anno accademico che La attende. Distinti Saluti, Pius Bauldry. Preside e Magnifico Rettore di Hogwarts. Sono Caposcuola» Annuisce, ondeggiando il bacino a tempo con la musica mentre prova ad alta voce come sia perfetto l'accostamento del suo nome con la carica che la spilla trovata nella busta porta con sé. Ma più lei e il fratello si congratulano, con la gatta che continua a girare intorno ai piedi di Otis, strusciandoglisi contro le caviglie, più la bionda nota negli occhi del figlio una vena tipica che ormai riconosce senza il bisogno di porgergli domande. Panico, puro e semplice terrore. No, tesoro, non prenderla così male. «Oddio, e se è un errore?» Scuote la testa, leggermente confusa di fronte a quella domanda che ha davvero dell'assurdo. « Non lo è. Il nuovo preside si è preso dei giorni interi per vagliare ogni possibile candidato per poi trarre le conclusioni che hai potuto leggere in quella lettera. » Cerca di riallacciare il contatto visivo con lui affinché possa leggere nel proprio sguardo quanto orgoglio vi sia presente. « C'è il tuo nome lì sopra, non quello di qualcun altro. Non c'è alcuno sbaglio, fidati. » « È un errore non aver eletto me, a dirla tutta » Si volta a guardare il figlio minore, Pervinca, roteando gli occhi, tanto simili a quelli di lui. « E' meglio così, Stan. La signorina Cousland quest'anno governerà alla grande Corvonero lasciandoti un regno molto più pulito da portare avanti l'anno prossimo. Sai che ti dico? Dovresti proprio ringraziarla e ingraziartela. » Allunga una mano per scompigliarli i ricci biondi che se ne stanno appollaiati e disordinati sulla sua testa. E poi tu non devi crescere. Non puoi essere Caposcuola perché vorrebbe dire che sei grande abbastanza da lasciare casa senza degnarmi più di uno sguardo. Lo stringe a sé, con nonna Edith che si bea delle carezza del piccolo, mentre con lo sguardo insegue la figura agitata del figlio maggiore. Reazione che si aspettava, non può essere dire di esserne sorpresa. Non si chiamerebbe Otis Branwell se non fosse estremamente insicuro riguardo le proprie potenzialità. «Dovrei essere felice, lo so. E lo sono... Lo sono.» Alla fine prende posto al tavolo e fanno lo stesso anche lei, Stan e la gatta che si siede sulla quarta seggiola messa intorno al tavolo imbandito. «Sarò un bravo Caposcuola, vero? Sarò all'altezza. Perfettamente capace. Vero? Posso farlo, no? Posso farlo.» « Certo che p- « Boh, se lo dici tu... » Si gira a fulminare Stan con lo sguardo, un po' per averla interrotta, un po' per quel suo essere fin troppo poco empatico, alle volte. «No, non lo sono. Io devo dare le dimissioni. Le devo dare subito. Quest'anno avrò da fare i GUFO! E c'è il giornalino! Mi serve l'inalatore. Questa è una tragedia!!!!» Si trattiene a stento dal suo essere la solita Pervinca che salta su e sbraita per cercare di far calmare il figlio non troppo con le buone ma decisamente con le maniere più dure. Stringe le mani intorno al tavolo fermandosi soltanto quando comincia a scricchiolare. « Otis, tes-testimoni Stan e nonna: andrai alla grande. » Si riprende in calcio d'angolo, mentre si alza in piedi per raggiungere il ragazzo intento ad armeggiare con l'inalatore, solo dopo aver recuperato la spilla all'interno della busta strappata di lato. « Al di là del fatto che sono tua madre e so perfettamente come sei - compreso il tuo particolare fetish ad annegare nell'insicurezza più profonda -, chiunque con un po' di sale in zucca saprebbe quanto tu sia tagliato per un incarico del genere. Sei responsabile - fin troppe volte ho pensato che lo fossi molto più di me - sei maturo, sei stacanovista, sei obiettivo. Sono tutte qualità che anche Bauldry deve aver riconosciuto se ti ha mandato questa spilla. » Lo fissa, con una mano che finisce direttamente sulla sua spalla, a stringerla appena in una presa di incoraggiamento. In sottofondo Stan borbotta un "Sei anche un po' palloso dove lo lasci?" che riesce ad udire grazie alla sua natura e scuote la testa, strizzando gli occhi in un'espressione esasperata di fronte alla competitività galoppante che risiede nel cuore del più piccolo di casa. « Sarai un ottimo Caposcuola se, e solo se, ti ricorderai di respirare. Forza, respira! » Lo invita a fare, dando l'esempio nel momento esatto in cui
    prende un gran respiro per poi buttarlo fuori. Mi sembra di essere tornata al corso pre parto. "Inspira profondamente e mentre espiri, spingi più che puoi. Vedrai che con due spinte si vedrà subito la testa e poi da lì sarà tutta discesa". Seh, col cazzo. Dodici ore di travaglio e un'ora e mezza di spinte continue per farlo uscire da là sotto. « Respira e cerca di vedere le cose con lucidità perché non ti permetto di dimetterti proprio da niente. Un Branwell non scappa via con la coda tra le gambe. » Mai. E così dicendo, le mani scivolano lungo il suo petto, ad appuntargli la spilla in un religioso silenzio generale, a risultare quasi un'investitura ufficiale. Io ti battezzo nel nome del..ah no, formula sbagliata. « Con la divisa sarà ancora meglio perché si intonerà perfettamente con il giallo di Tassorosso. » Di nuovo eccola la velata commozione che traspare dai suoi occhi azzurri, allora si gira, dandogli le spalle per tirare su con il naso. « Sono certa che riuscirai a trovare il modo di far andare tutto liscio come l'olio. Sei giovane, essere pieno di impegni può solo che renderti la vita più colorata e vivace. » Ne è estremamente convinta e lo dimostra il fatto che non ha alcun dubbio sul fatto che suo figlio andrà alla grandissima. « Se vuoi, comunque, sai dove si trova il mio ufficio al Castello. Basterà cercarmi e sarò sempre lì, pronta ad aiutarti. » Aggiunge, tornando a guardarlo solo quando la musica torna con prepotenza a riempire il giardino, grazie alla levetta dell'audio alzata da Stan. « Tranquillo, con le ronde notturne puoi venire a trovarmi anche quando nessuno ti vedrebbe. Vedi? Già cominciamo a trovare i primi vantaggi. » Scherza su, dandogli una leggera spallata prima di invitarlo nuovamente a tavola. « Ora però si mangia! » Sentenzia con un trillo deciso, mentre la bacchetta volteggia a mezz'aria e i coperchi volano via dai piatti, sotto i quali si trova il suo rinomato polpettone alle erbe, con contorno di patatine fritte. Una delle poche cose che sa fare davvero bene senza aver bisogno del ricettario di nonna e di qualche trucchetto per non far zompare per aria la casa. Si siede dal lato opposto rispetto al moro, cominciando a tagliare la carne con un certo languorino sulla lingua. « Allora, com'è stata questa Saint Tropez? » Gli domanda, alzando un sopracciglio con fare quasi cospiratorio. « Ma è vero che in Francia ci sono le ragazze nude in spiaggia? » Pervinca non può che scoppiare a ridere, di gusto, nel sentire il più piccolo tirare fuori una simile perla con la sua solita compostezza, tipica di un chirurgo che racconta le peggiore delle cose che gli sono capitate sotto gli occhi con quella naturale freddezza, quasi disarmante. « E questa tu dove l'avresti sentita, Stan? » Il bimbo si volta a guardarla, con occhi illuminati da quel brio che lo caratterizza quando mangia. « Lo dicono in "Mamma ho perso l'aereo". Anzi, lì dicono anche che si rasano la cosina..ma non ho ben capito cosa effettivamente sia. » Stringe le labbra, la bionda, per non scoppiargli a ridere in faccia. A pensare che questo è il film preferito da guardare in famiglia sotto le feste. « Facciamo che te lo spiego un'altra volta, sì? Stasera è la serata di Otis. » Gli dice con un'alzata di sopracciglia, prima di allungarsi verso di lui. « Comunque le spiagge nudiste esistono ovunque. » C'erano anche a Brighton e tu, angelo del cielo, non ti sei accorto di nulla. Sussurra verso di lui, tornando poi a guardare il maggiore. « Dicevamo..com'è stato? Che avete fatto? » Quanto avete bevuto? Hai baciato qualcuna? Hai fatto sesso? Hai usato il preservativo, sì? Oddio e se non mi dice se l'ha fatto, come faccio a scoprirlo? Non si scompone di fronte a lui, seppur sia profondamente angosciata all'evenienza di una non totale apertura da parte sua. Con le dita, stacca un pezzo di carne per passarlo a nonna sotto il tavolo, adagiandoglielo sopra la seggiolina a lei riservata. « Avete seguito la tua lista di luoghi d'interessi da visitare? »
     
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