Almun's Residence

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    E'
    un tipico chalet di montagna dalle ampie vetrate e dai grandi spazi. La casa è situata nel cuore dell'antica città di Inverness; vi si accede attraverso uno stretto viottolo. Disposta su tre piani, comprende un pianterreno open space, un primo piano con quattro camere da letto, e un piano seminterrato. Al piano terra dall'ingresso si entra nell'ampio open space che comprende il salotto, la cucina e la sala da pranzo. Dalle grandi vetrate sul retro è possibile godersi la vita sul giardino che comprende un ampio porticato. Nel giardino d'estate è possibile godersi lo spettacolo di un gazebo naturale. Sempre al piano terra, lungo un corridoio a destra rispetto all'entrata ci sono un bagno, la lavanderia e un piccolo studio adibito a sala musica. Il primo piano comprende le stanze dei due bambini - Jay e Lily, disposte da una parte e dall'altra del corridoio a cui si accede dalle scale; in fondo la stanza padronale di Albus e Mun con annesso il bagno e specularmente dall'altra parte del corridoio la camera degli ospiti e un secondo bagno. Il piano interrato comprende una grande sala hobby con un piccolo bar e una cantinetta.

    Questa discussione rientra nel progetto quotidianità


     
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    01 Settembre 2020, 23.05

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    Ha seguito Mun e suo fratello fino alla stazione delle Passaporte, prendendo la prima per Inverness. Dopo un veloce saluto ad entrambi i bambini, con la promessa che in settimana sarebbe tornata a trovarli per giocare con loro, è scesa in salotto e seduta sul divano ha atteso la fine del sacro rituale della storia della buonanotte, decisa a lasciare alla loro famiglia il giusto spazio mentre si rigira tra le dita un libro preso in prestito da quelli impilati sopra il tavolinetto di fronte ai suoi piedi. « Si sono addormentati? » Una domanda retorica che spezza l'aria dopo che il rumore dei loro passi le arriva alle spalle. Si volta, poggiando un braccio sopra il divano per guardarli entrambi. Sono evidentemente stanchi. Forse avremmo dovuto parlare domani. O dopo domani. « Vi ho portato una cosa per stanotte. » Fa cenno all'ampolla che ha lasciato sul tavolino, riponendovi affianco il libro di cui ha letto qualche riga, distratta, senza leggerne nemmeno il titolo. « Due gocce sulla lingua prima di dormire. Non è un vero e proprio sonnifero, ma vi assicuro che almeno le ore che dormirete saranno di un sonno profondo e ristoratore. » Aggiunge alle spiegazioni, fissando entrambi negli occhi lasciando che gli angoli delle labbra salgano verso l'alto. « Credo che sia abbastanza inutile starci a girare troppo intorno. » Sentenzia poi, dopo qualche istante di silenzio lasciato a fluttuare tra di loro. « Che è successo ieri sera? » Li incalza senza troppe cerimonie. « Dove siete finiti? Chi avete incontrato? » Un "cosa" si palesa a definire il profilo delle sue labbra rosee, senza però avere l'effettivo coraggio di uscire per essere immesso in quell'atmosfera già terribilmente tesa. « So che è chiedervi tanto, ma ogni dettaglio, a questo punto, credo sia importante. »

     
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    Non erano rimasti a lungo al banchetto: il tempo della cena e dei convenevoli di rito, per poi dileguarsi subito in direzione di casa. I bambini li avevano accolti con la solita tranquillità, ignari di ciò che i propri genitori stessero passando e di quanto il distacco li tenesse in uno stato di perenne malessere. Li avevano dunque messi a dormire, accogliendo serenamente le richieste dei piccoli di farsi raccontare una storia della buonanotte per conciliare il sonno; non erano mai inventate quelle di Albus, c'era sempre una qualche attinenza con le proprie esperienze reali, sebbene ampiamente edulcorate. « Si sono addormentati? » Annuì in direzione di Olympia, slacciando i bottoni dei polsini per arrotolarsi le maniche della camicia fino al gomito in una mise più comoda. « Vi ho portato una cosa per stanotte. » « Grazie Lympy. » mormorò, strizzandole affettuosamente una spalla nel passarle accanto per prendere posto a sua volta sul divano. Mentre lei spiegava l'utilizzo del preparato, Albus mosse la bacchetta, mettendo l'acqua a bollire per preparare le tisane su cui si erano messi d'accordo all'arrivo. « Credo che sia abbastanza inutile starci a girare troppo intorno. Che è successo ieri sera? Dove siete finiti? Chi avete incontrato? So che è chiedervi tanto, ma ogni dettaglio, a questo punto, credo sia importante. » Sospirò, posando lo sguardo su Mun, un po' a cercare coraggio e un po', inconsciamente, quasi a cercare conferma del fatto che la sera precedente fosse stata un'esperienza reale e condivisa. Sembrano secoli fa. « Beh..cominciando dall'inizio: a un certo punto io e Mun ci siamo persi di vista. Non ricordo benissimo cosa sia successo di preciso, ma mi sono ritrovato con Emilia e quando l'abbiamo vista, lei stava andando dietro alle tende di velluto. » Fece una pausa, lanciando un'occhiata a Mun come ad attendere ulteriori dettagli sulla faccenda. « Mi è bastato affacciarmi per capire che dietro quelle tende non c'era semplicemente il resto del locale. Ancora non riesco a capire come sia possibile..o perché, ma te lo giuro, Olympia, era la Loggia. O comunque una qualche sua rappresentazione. » Sospirò, scuotendo il capo e passandosi la mano sul volto stanco mentre ricercava il contatto con lo schienale del divano. « E' stato così reale. » Nel pronunciare quelle parole, gli occhi grigi del ragazzo sembrarono perdersi nel vuoto di fronte a sé, tra le reminiscenze della sera precedente. « Ho chiamato a raccolta tutti i lycan e i sin eater che ho trovato. E non so..per un momento mi sono sentito stupido, perché trovare Mun - e le persone che per qualche ragione erano lì con lei - è stato davvero facile. Nessun intoppo. E poi..poi si è scatenato tutto insieme. L'uscita si è chiusa e siamo stati attaccati. » Cadde in silenzio, deglutendo e lanciando uno sguardo a Mun, come a chiederle di intercedere al suo posto. In fin dei conti, lui quella battaglia l'aveva vissuta sotto un altro aspetto, tramite il ruolo infame del sin eater. Come spiegare ciò che succedeva nell'aprire varchi? Impossibile. Ti sentivi affogare e combattere per risalire a galla insieme ai tuoi compagni. « E' un miracolo se ne siamo tutti usciti vivi. » mormorò alla fine, in seguito alle parole di Mun, riportando lo sguardo alla sorella.
     
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    La serenità con cui i bambini avevano accolto il rituale della buonanotte, non aveva fatto altro che amplificare i sensi di colpa. Da quando li aveva riabbracciati, Mun continuava a pensare esclusivamente a quanto erano stati prossimi a una tragedia. Quello era un sentimento che regnava sovrano nella casa di Inverness, e nonostante né Mun, né Albus lo avessero espresso a parole, lo sconforto della macabra catastrofe mancata aleggiava nell'aria. Tornati al piano di sotto, Mun prese posto su una delle poltroncine di fronte ad Olympia, restando per lo più pensierosa. « Credo che sia abbastanza inutile starci a girare troppo intorno. Che è successo ieri sera? Dove siete finiti? Chi avete incontrato? So che è chiedervi tanto, ma ogni dettaglio, a questo punto, credo sia importante. » Erano tante domande, quelle di Olympia, e le risposte sarebbero risultate se possibile ancora di più. Sollevò lo sguardo su Albus, annuendo per conferma di fronte alle prime fasi del racconto. « Credo di aver vagato per un po'. Ero certa che stavo cercando Albus, ma ad un certo punto mi sono semplicemente persa. Tutti pensano che abbia preso qualcosa ma.. da un certo momento in poi, ero estremamente lucida. » Scuote la testa rendendosi conto che tutto ciò non ha affatto senso. « C'era qualcuno che stava urlando da lì dentro. Non sono riuscita a ignorarla; era come se tutto il resto non esistesse al di fuori della voce di questa ragazza. » E quindi l'ho seguita. E da lì la conferma inderogabile; le parole di Albus le provocano un brivido lungo la schiena. Era la Loggia. E prima impariamo a dirlo di nuovo a voce alta, prima lo accettiamo. « E' stato così reale. » Mun deglutisce e ricerca lo sguardo di Albus. « Era reale.. » Asserisce con un filo di voce accompagnato da un misto di confusione e sorpresa. « ..trovare Mun - e le persone che per qualche ragione erano lì con lei - è stato davvero facile. Nessun intoppo. E poi..poi si è scatenato tutto insieme. L'uscita si è chiusa e siamo stati attaccati. » Studia le reazione di Olympia inumidendosi le labbra, prima di sospirare e continuare. « Anche per me trovare Veronica è stato facile - non piacevole, ma.. ho solo seguito un unico corridoio. Lì dentro c'erano molte.. cose che abbiamo già visto. I doppi, i mostri.. c'erano ombre e voci, il freddo. Ma siamo anche stati aiutati. Ovunque siamo finiti, non era come Hogwarts. Era qualcos'altro. » Qualcosa che forse abbiamo già visto, ma in maniera diversa. « Non credo che sia stato un caso. Il tutto era orchestrato in maniera magistrale. Il numero di persone, il modo in cui è accaduto, senza contare che più della metà delle persone bloccate erano lycan o sin eater. » Pausa. « Però.. lì dentro non c'era solo la Loggia; presenze benevoli hanno mantenuto intatte le nostre difese. Diverse volte ho pensato che lo scudo che eravamo riusciti a creare attorno al gruppo stesse per crollare - molti erano sfiniti, spaventati.. alcuni di noi sono stati diverse volte distratti.. » Eppure nonostante tutto, la maggior parte dei mostri sono rimasti a debita distanza. « La parte peggiore è che nessuno di noi vedeva le stesse cose. Ne ho avuto la certezza quando ho trovato Veronica e poi Benjamin. Nessuno di loro ha visto ciò che ho visto io. » E forse è stato meglio così. « Eravamo esche.. » Asserisce infine rivolgendosi nuovamente ad Albus. « ..e un modo per rendere ancora più facile il loro compito. Sanno che non avreste lasciato nessuno indietro. L'unica variabile che ha cambiato le nostre sorti sono state quelle persone.. presenze. » Sospira e scuote la testa, rendendosi conto di quanto risulti stancante parlare di cose simili. « Purtroppo i dettagli sono pochi.. non credo che le nostre storie combaceranno più di tanto. » E giocano proprio su questo. E' sempre stato così. Dividi e conquista. « Però una cosa è certa.. non se ne sono mai andati. »



     
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    Le tende di velluto. Non appena Albus pronuncia quelle parole, la schiena della rossa viene attraversata da una scarica d'elettricità fatta di brividi congelanti. Le tende. Tornano di nuovo, dopo che lei ha deciso di catalogare razionalmente il suo fatto come una brutta allucinazione data da un qualcosa messo nel bicchiere. Ma forse non è così. Forse c'è di più e devo ringraziare Vicky che mi ha trovata e mi ha portata fuori. Cerca di stare dietro al flusso di informazioni con cui viene bombardata, come da lei espressamente richiesto, ma tutto si sarebbe aspettata tranne che ritrovarsi di fronte alla mole pesante che ogni dettaglio in più porta con sé. C'erano tutti i lycan, questo vuol dire che c'erano sicuramente in mezzo Rudy, Tris e Percy, fa due rapidi calcoli mentali con la faccia che sbianca, tono su tono, sempre di più. Chi altri sin eater c'erano? Albus..Scorpius, sicuro, forse Ben? Di sicuro non Fred, per fortuna. Continua così, a farsi una lista delle persone presenti, lasciando che il groppo alla gola si ingigantisca ogni qual volta le viene in mente qualcun altro da aggiungere. « Però.. lì dentro non c'era solo la Loggia; presenze benevoli hanno mantenuto intatte le nostre difese. Diverse volte ho pensato che lo scudo che eravamo riusciti a creare attorno al gruppo stesse per crollare - molti erano sfiniti, spaventati.. alcuni di noi sono stati diverse volte distratti.. » Per un attimo le parole di Mun evocano nella mente della rossa un racconto di suo padre. Il Prior Incantatio a cui aveva assistito durante lo scontro con Lord Voldemort in cui aveva perso la vita Cedric Diggory. In quel preciso momento, anime benevoli come quelle dei suoi genitori lo avevano aiutato a prendere tempo per scappare via. « Però una cosa è certa.. non se ne sono mai andati. » Stringe forte le mani in grembo non appena la doccia fredda, che quelle parole invocano, la colgono in pieno. Sente le unghie affondare nei palmi e si concentra per qualche istante sul sordo dolore che questo le provoca, in una sottospecie di tattica per il grounding. « L'importante è che siete riusciti a farlo e che ora stiate.. » Non se la sente di dire "bene" in risposta alle parole del fratello, volgendo appena lo sguardo verso di lui, evidentemente scura in faccia. « Io..non so.. » cosa dire, cosa pensare, cosa fare. « Vi ho fatto delle domande, ma dopo aver sentito le vostre risposte, ho solo altri punti interrogativi in testa. » Prosegue dopo poco. « Eravate davvero nella Loggia? Il piano è sicuramente stato organizzato nei minimi dettagli. Perché? Chi è stato? Come ha fatto? » Scrolla la testa così come storce la bocca, afflitta e impreparata come sa di essere. Come lo sono loro. « Chiunque sia stato, come ha fatto a farlo sotto i nostri occhi? » Questa volta si rivolge a Mun, sospirando pesantemente. « Non siete gli unici che ha visto e sentito cose. » Si ritrova poi a dire. « June mi ha detto che ad un certo punto Fred delirava riguardo alle tende che mangiavano le persone, a me è stato detto di avvertire Rudy di non avvicinarvisi. So che c'è altra gente che ha avuto quelle che ho chiamato finora allucinazioni. » Avrei preferito rimanessero tali. « Quindi se non era qualcosa nei bicchieri, era qualcos'altro a cui tutti avevamo accesso, chi più, chi meno. » Non sa nemmeno se le sue supposizioni siano giuste o meno, ma continua comunque a far muovere il cervello per provare a trovare un nesso logico in un qualcosa che, essenzialmente, non ce l'ha. « Queste presenze chi erano? Morti? Avete riconosciuto qualcuno? » Anime della Loggia Bianca? Si azzarda a pensare. « Potremmo tornare là. » Alla fine sbotta, guardando prima Mun poi Albus. « Non so cosa possa esserci rimasto, ma qualche traccia, una magia così forte, deve essersela lasciata indietro. » Dice ancora, leggermente titubante non appena pensa a suo padre e all'intero corpo Auror. Dovremmo dirglielo? Vorrebbe saperlo e non rimanere all'oscuro. « Avete già parlato con gli altri presenti sul come gestire la cosa? » Silenzio stampa? « E con il resto degli studenti? I collegiali? Ci saranno stati altri che hanno pensato di avere delle allucinazioni e sicuramente penseranno che non siamo stati abbastanza attenti a ciò che circolava nei bicchieri, come ad un qualsiasi rave. »

     
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    « Però una cosa è certa.. non se ne sono mai andati. » Sospirò, annuendo piano, in maniera quasi impercettibile. Se durante l'inverno ne aveva avuto il dubbio, ora quel pensiero si era consolidato in lui come una certezza. Era spaventato, sì, ma non riusciva a sentire quello stesso terrore che lo aveva colto la prima volta. Una parte di sé sembrava aver accettato quella realtà senza troppi problemi, come se davvero non se ne fosse mai andata. Il pensiero corse spontaneamente alla notte di Giugno dell'anno prima e al modo in cui lui e Mun si erano ricongiunti dopo di essa, ritrovandosi in un gruppo terapeutico senza davvero sapere come ci fossero arrivati. In quella circostanza, Albus aveva pronunciato delle parole che non credeva di pensare, o forse che non aveva mai davvero interiorizzato fin quando non si era ritrovato a formularle. Dopo la fine della guerra, si era sentito inutile, svuotato, o piuttosto - abbandonato. Sì, si era sentito abbandonato da qualunque fosse l'entità che aveva calato su di lui il fardello del sin eater per poi toglierglielo di colpo. La sua utilità era finita. Si era ritrovato a provare sentimenti di rabbia e frustrazione nell'articolare quei pensieri, a sentire l'odio nei confronti di una realtà che prima gli aveva dato qualcosa e poi glielo aveva tolto, usandolo per poi gettarlo via. E adesso? Adesso hanno di nuovo bisogno di me, e io non posso rifiutarmi. Venne riportato alla realtà dalle tante domande che Olympia andò a porre. « Non lo so Olympia, ero lì eppure sono tanto confuso quanto lo sei tu. » disse, sospirando prima di richiamare con la bacchetta le tre tazze di tisana ormai pronte. Ne prese una, soffiandovi sopra prima di berne un sorso. « Di certo però non era una finta. Già da questo inverno i sin eater hanno cominciato a riattivarsi..io e Fred di sicuro. Per gli altri non posso parlare, ma sia Scorpius sia Benjamin sono attivi, dato che hanno aperto il varco di uscita insieme a me. » Lanciò un'occhiata eloquente alla sorella. E il riattivarsi dei nostri poteri non può essere di certo un caso. « Non siete gli unici che ha visto e sentito cose. » La mano che stava per condurre nuovamente la tazza alle labbra si fermò a mezza strada. « June mi ha detto che ad un certo punto Fred delirava riguardo alle tende che mangiavano le persone, a me è stato detto di avvertire Rudy di non avvicinarvisi. So che c'è altra gente che ha avuto quelle che ho chiamato finora allucinazioni. » Fred..devo andare a trovarlo domani. « Quindi se non era qualcosa nei bicchieri, era qualcos'altro a cui tutti avevamo accesso, chi più, chi meno. » Annuì. « Sì, penso che abbia colpito a tappeto. Molte persone con noi non avevano nulla a che fare con il branco e le sue appendici. » Lasciò quindi che Mun parlasse delle presenze benevole incontrate, ascoltando a sua volta con attenzione le parole della mora riguardo una situazione che lui per primo aveva vissuto sotto un'altra luce. Quando poi la parola tornò a Olympia, gli occhi del ragazzo vagarono preoccupati in direzione di Amunet, indecisi. « Ancora non abbiamo avuto modo di parlare con tutti gli altri insieme, ma penso che potrebbe essere utile. » Fece una pausa. « Anche tornare là potrebbe esserlo. Dubito che se ne caverebbe chissà cosa, ma è l'unico appiglio che abbiamo per il momento. » Prese un sorso di tisana, riportando quindi lo sguardo alla sorella. « Stasera al banchetto ho proposto di contattare Wednesday Mortimer per aiutarci a fare una seduta spiritica. Sai..per contattare quelli che ci hanno aiutato. Magari al Burlesque il contatto è più forte, dato che si sono materializzati lì. Cosa ne pensate? »

     
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    « Eravate davvero nella Loggia? Il piano è sicuramente stato organizzato nei minimi dettagli. Perché? Chi è stato? Come ha fatto? » Mun rimase in silenzio. Erano tante le domande, e ancora una volta, troppe poche le risposte. « Non lo so Olympia, ero lì eppure sono tanto confuso quanto lo sei tu. » Lasciò che Albus spiegasse l'attuale condizione dei sin eater, annuendo di tanto in tanto durante il discorso di lui. « Queste presenze chi erano? Morti? Avete riconosciuto qualcuno? » Di fonte a quelle parole, lo sguardo di Mun saetta sul volto di Albus con incertezza. Ricorda molto bene cosa ha visto, eppure, non sa come spiegarlo ad Olympia senza tirare in ballo questioni che la metterebbero in una cattiva luce. Qualcuno che conoscevo c'era. Forse più di qualcuno. « Non lo so.. non credo. Non è che c'è stato tutto questo tempo per chiacchierare. Non saprei spiegarti cos'erano. I lycan però sembravano più confidenti dopo che sono comparsi. Forse vale la pena chiedere a loro. » Tutto il resto per ora è off limits. « Avete già parlato con gli altri presenti sul come gestire la cosa? E con il resto degli studenti? I collegiali? Ci saranno stati altri che hanno pensato di avere delle allucinazioni e sicuramente penseranno che non siamo stati abbastanza attenti a ciò che circolava nei bicchieri, come ad un qualsiasi rave. » « Stasera al banchetto ho proposto di contattare Wednesday Mortimer per aiutarci a fare una seduta spiritica. Sai..per contattare quelli che ci hanno aiutato. Magari al Burlesque il contatto è più forte, dato che si sono materializzati lì. Cosa ne pensate? » Parlare con i morti non è mai stata una buona idea. Ma abbiamo scelta? « Wednesday non può lasciare la scuola, quindi immagino che dovremmo testare questa cosa da qualche parte a Hogwarts e capire come funziona - sempre che vorrà aiutarci. Parlare con gli altri sarà fondamentale. Se qualcuno ha riconosciuto quelle presenze sarà sicuramente più semplice sapere chi contattare. » Si stringe nelle spalle passando lo sguardo da uno all'altro. « Credo che dovremmo contattare anche Siri. Non solo per raccontargli quanto è successo. » Si passa le mani tra i capelli e sospira. « Ci ho pensato e.. forse nel Reparto Proibito potremmo trovare qualcosa di utile. Qualcuno potrebbe entrarci facendo semplicemente richiesta, però ad essere onesta, in questa fase non so quanto ci conviene spargere la voce su quanto è accaduto. Lui ha il mantello del signor Potter. » Volge lo sguardo verso Olympia e sgrana appena gli occhi. Hai chiesto chi? Non so dirtelo. Non so dirti se è stato un chi. Però.. « ..il Lockdown è partito dalla persona a cui i nostri genitori ci avevano affidati ad occhi chiusi. » Mi spiego? « Edmund Kingsley aveva assicurato tutti di fare qualunque cosa pur di tenerci al sicuro. Giusto o sbagliato che fosse.. fino al giorno di Halloween, aveva lavorato su un piano pressoché politico. Le cariche cadute, l'Inquisizione a scuola, il campo estivo.. erano tutte cose con cui si poteva concordare o meno. E poi è degenerata. Alla luce dell'esperienza passata, non so come si sta muovendo questa cosa adesso.. ma so per certo che sapere è un vantaggio. » Si inumidisce le labbra e si stringe nelle spalle. « Ciò che non so è se è meglio mettere le persone in guardia oppure se.. sarebbe meglio tenerla tra pochi. »


     
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    « Di certo però non era una finta. Già da questo inverno i sin eater hanno cominciato a riattivarsi..io e Fred di sicuro. Per gli altri non posso parlare, ma sia Scorpius sia Benjamin sono attivi, dato che hanno aperto il varco di uscita insieme a me. » La notizia le giunge nuova ma in fondo nemmeno troppo. Segni di spossatezza, di irrequietezza e di eccessivo pallore sul volto del fratello li ha captati, di tanto in tanto, domandandosi se fosse il caso di domandargli se stesse effettivamente bene. Ma lo sa bene com'è fatto Albus: anche se ha un cratere aperto al posto dello stomaco, non ti dirà mai davvero di avere qualcosa che non vada. Di certo comunque non è un caso che sia lui che gli altri si siano riattivati. « Ma perché così lentamente? » Un pensiero, quello, rivolto a se stessa che fuoriesce dalle sue labbra. Le dita si stringono intorno al manico della tazza mentre se la porta alla bocca per bere un sorso di tisana. « Vuol dire che, se non se ne sono mai andati, si sono rintanati da qualche parte e devono aver cominciato a sbucare fuori altrettanto lentamente. » Pensa ancora, ad alta voce. Sì, ma dove sono stati? Com'è possibile che siano rimasti qua quando le porte sono state chiuse? « Sicuramente. » Risponde poi a Mun, tornando a guardarla quando parla di chiedere aiuto ai lycan. Rimane in silenzio mentre suo fratello le racconta della piccola Mortimer e le sue abilità di negromante. « Wednesday non può lasciare la scuola, quindi immagino che dovremmo testare questa cosa da qualche parte a Hogwarts e capire come funziona - sempre che vorrà aiutarci. Parlare con gli altri sarà fondamentale. Se qualcuno ha riconosciuto quelle presenze sarà sicuramente più semplice sapere chi contattare. » Annuisce, stringendo appena le labbra, umidificate ancora una volta dalla bevanda calda. « Si potrebbe chiedere aiuto alla Branwell per questo? E' una lycan, una prof e pure specializzata nel campo. Sicuramente saprà già qualcosa e potrebbe coprire in qualche modo le nostre tracce, anche solo per assegnarci un'aula da qualche parte nel castello, abbastanza lontana da occhi indiscreti o non so, darci qualche strumento utile del caso? » Fa una smorfia, la rossa, sentendosi effettivamente poco preparata in materia di negromanzia. Oltre una lezione o due al settimo anno che le hanno lasciato qualche nozione sparsa, non sa nemmeno bene di cosa stia parlando. « Che poi c'è sempre la cara vecchia Stanza delle Necessità. » Aggiunge poi, dopo aver riflettuto un po' sopra. Ascolta nuovamente Mun e si ritrova ad annuire nuovamente non appena parla di Siri e il doverlo contattare per metterlo al corrente dei fatti ma anche per farsi aiutare con il mantello di suo padre. Quel meraviglioso marchingegno. Ascolta poi il discorso di Mun, sentendo un brivido partirle dalla nuca per raggiungere la base della sua schiena al solo sentire il nome di Kingsley. Abbassa così lo sguardo, fisso sulle ondine di tisana che vanno ad incresparsi dentro la sua tazza, stretta sopra il grembo. « Forse meno si diffonde, meglio è, per il momento. Perlomeno non prima di avere qualche risposta, da reperire quanto prima, tra l'altro. Sperando che ce ne siano d'effettive. » Più continua, più si sente di star cadendo sempre più nel pessimismo cosmico. « Di certo dobbiamo sentire gli altri spillati per capire che linea comune seguire. E seguirla tutti, senza che nessuno prenda e faccia di nuovo di testa sua. » Guarda prima Albus, visto l'evidente riferimento al suo discorso della sera precedente, che è rimbalzato un po' ovunque in rete e poi guarda Mun, aggrottando appena la fronte. « Il non dire niente, fingendo che non sia successo nulla forse è peggio. So che ci sono evidentemente cose più importanti alle quali pensare, ma se dobbiamo far finta che sia stato tutto un effetto naturale, dato da allucinogeni qualunque, qualcosa la dobbiamo pur dire. Lo dobbiamo a tutti quanti. » E di nuovo si torna a giocare al gioco delle responsabilità decisamente più grandi di tutti noi.

     
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    Annuì alle parole di Mun, assecondando in seguito anche la proposta di Olympia nel coinvolgere la professoressa Branwell per farsi dare una mano sui tecnicismi di ciò che era appena uscito dal loro brainstorming. « Che poi c'è sempre la cara vecchia Stanza delle Necessità. » Storse appena il naso a quelle parole. « Quella la eviterei. Di esperienze con stanze che mutano in maniere strane ne abbiamo avute a sufficienza senza che ce ne andiamo a cercare altre. Non sappiamo come la Stanza delle Necessità possa reagire ad un eventuale seduta spiritica..e non sono troppo curioso di scoprirlo. » Memore della funzione che quella parte del castello aveva assunto durante il lockdown, Albus non se la sentiva di rischiare ulteriori brutte sorprese rispetto a quelle che già preventivava.
    « Forse meno si diffonde, meglio è, per il momento. Perlomeno non prima di avere qualche risposta, da reperire quanto prima, tra l'altro. Sperando che ce ne siano d'effettive. » Annuì lieve, lasciando che la sorella finisse il proprio discorso prima di prendere nuovamente la parola. « Sì, sono d'accordo. Direi di non creare grandi allarmismi fin quando non abbiamo qualcosa di concreto, quindi per il momento gestirei la cosa nella cerchia dei fidati. Anche perché parlarne con altri potrebbe sollevare molte domande sulla serata..domande a cui non vogliamo rispondere. » Insomma, potremmo entrare nei casini senza avere una via di uscita o nulla per le mani che ci giustifichi. Prese un sorso di tisana, inumidendosi appena le labbra quando le staccò dal bordo della tazza. « Quindi ecco, per ricapitolare: parliamo con Sirius, facciamo un summit con le altre persone coinvolte e chiediamo alla Branwell di darci una mano. Per quanto riguarda Weed..ci penserò io, avendo l'aggancio per riprendere il discorso dell'anno passato. Solo che.. » fece una pausa, passando gli occhi da una all'altra « ..pensate sia opportuno spiegarle l'intera situazione? Non saprei. E' chiaro che mi farà domande, ma c'è da capire se risponderle con la verità o meno. »

     
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    « Sì, sono d'accordo. Direi di non creare grandi allarmismi fin quando non abbiamo qualcosa di concreto, quindi per il momento gestirei la cosa nella cerchia dei fidati. Anche perché parlarne con altri potrebbe sollevare molte domande sulla serata..domande a cui non vogliamo rispondere. » Mun annuisce con convinzione, perfettamente consapevole della quantità di domande che potrebbe sollevare quella situazione. Già quella sera ne aveva avuto un assaggio. E' normale che facciano domande. Quel pensiero la costringe a rivolgere uno sguardo pensieroso alla rossa, sospirando profondamente. Sa di non poter parlare liberamente in quella circostanza. Neanche Olympia sarebbe in grado di capire tutto. Certe cose sono semplicemente un fardello troppo grande per chiunque. E Mun ne farebbe ben volentieri a meno se potesse. « Di certo dobbiamo sentire gli altri spillati per capire che linea comune seguire. E seguirla tutti, senza che nessuno prenda e faccia di nuovo di testa sua. Il non dire niente, fingendo che non sia successo nulla forse è peggio. So che ci sono evidentemente cose più importanti alle quali pensare, ma se dobbiamo far finta che sia stato tutto un effetto naturale, dato da allucinogeni qualunque, qualcosa la dobbiamo pur dire. Lo dobbiamo a tutti quanti. » Si inumidisce le labbra a quel punto e scuote la testa. Non capisce del tutto quell'esigenza, né riesce a darle una priorità assoluta. Resta un po' a pensarci su, poi si rivolge direttamente a Olympia. « Non lo so Olympia.. che cosa dobbiamo loro di preciso? » Una domanda più che lecita, mentre si stringe nelle spalle. « Era un rave, non una Quinceañera. Al di là del nostro impuntarci sulla droga, la droga ci sarebbe stata. Non ci sono prove sugli organizzatori, né è stato mai fatto specificamente il nostro nome. La festa potrebbe essere stata organizzata da chiunque. » Pausa. « Non voglio certo lavarmene le mani, ma la maggior parte delle persone non si sono accorte di niente. Di feste così Hogwarts è piena. » Sposta lo sguardo tra i due con fare eloquente e assume un tipico atteggiamento più formale. « A meno che non vogliamo buttare qualcuno sotto un treno, lascerei la cosa esattamente com'è. Che cosa potremmo dire d'altronde? Qualunque storia di ieri sera - comprese le nostre - sono facilmente imputabili a troppo alcol e troppa droga. Nelle condizioni in cui stava la maggior parte della gente, potresti dare per falsa anche la storia più verosimile. » Tutto può essere messo in dubbio. E loro puntavano proprio su questo. Scommetto che chiunque dovesse sentire persino la nostra storia "dietro le tende" penserebbe che ci siamo sparati chissà cosa. « A tutti quanti dobbiamo una spiegazione, ma per avere una spiegazione dovremmo avere un colpevole.. e non l'abbiamo. Quindi - a meno che non vogliamo trovarne uno.. » Innocente, ma che si prenda la colpa di tutto con un complotto confezionato a regola d'arte.. « ..non ci sono troppe versioni a cui tenere fede. Nulla di quello che dirà chiunque su ieri verrà preso per buono. A prescindere. » Judah pensava fossi incinta, figuriamoci. Infine adagia la tazza di tè sul tavoli da caffè. Messi in chiaro gli obiettivi a breve termine, e spiegata la situazione in maniera decisamente generica, voleva solo scivolare sotto le coperte e dimenticare di essersi mai svegliata. « Per una volta gli insegnamenti dello Shame ci tornano utili. » Vi è non poco sarcasmo nella voce di lei mentre si alza posando la propria tazza vuota nella lavastoviglie. « In ogni caso, con Weed improvviserei. » Non è proprio il mio stila ma di certo quella ragazza è.. imprevedibile. « L'ho incontrata l'inverno scorso. La sua famiglia si occupa di seppellire i nostri morti da.. un po'. Mi ha dato l'impressione di essere un po' sopra le righe e di sapere molto più di quanto dice.. o forse è solo l'aria dei cimiteri a darti quell'impressione.. dovremmo solo scoprire da che parte è - sempre se sa davvero qualcosa. » Si stringe nelle spalle e sospira. « Al di là di tutto mi sembra ovvio che se dovessimo ricevere delle risposte grazie a questo piano, Weed le sentirà. Dovremmo solo valutare se lasciare che le ricordi dopo o meno. » Un sguardo eloquente in direzione di entrambi prima di volgere lo sguardo verso le scale che portano al piano di sopra. « Io comunque sono un po' stanca. Se volete restare ancora » E dicendo ciò si rivolge ad Albus. « ..ricorda di lasciare la luce accesa sul portico per Audrey. »


     
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    23 Novembre.
    «Non ci credo, June. Stiamo per diventare madri Si morse le labbra, lanciando uno sguardo commosso all’amica che camminava al suo fianco. «Lo so, abbiamo già dei figli, ma farne uno insieme.. E’ un passo importante! E se non fossi pronta? E se lui piange ed io non riesco a capire cosa vuole? Ha fame? Ha dolore da qualche parte? Mi sta dicendo che sono una pessima genitore due? Oddio, lo sapevo, sta arrivando l’attacco di panico.» Teatrale, la giovane Baker. Ne avevano parlato a lungo di fare quel passo. Ormai, aveva fatto notare June, erano una coppia consolidata ed era giusto che guardassero al futuro. Anche Daffy lo voleva. Merlino, se lo voleva! Ma sapeva con certezza che sarebbe stata quel tipo di madre ansiosa che potesse succedere qualcosa da un momento all’altro. «Guardami! So a malapena prendermi cura di me stessa! E se per caso mi appisolo con lui nel divano e lo schiaccio?» Strinse a sé la teglia di brownies ricoperta da un paio di maldestri giri di alluminio. «Fidati se ho bisogno anche io di un paio di morsi di questa roba..» I brownies al cioccolato di mamma Baker erano un must, famosi in tutta NY. Si narravano storie straordinarie secondo le quali la donna avrebbe ricevuto la ricetta dal Dio dei brownies in persona. Ciò che la donna non sapeva era che anche la figlia aveva una sua versione, una rivisitazione chiamiamola così, che tra le strade della Grande Mela riscuoteva altrettanto successo. “Il segreto è far bollire per un po’ l’erba nel burro fuso”, ma non lo avrebbe detto a nessuno. Si sarebbe portata il segreto nella tomba. Di sicuro non lo avrebbe detto a Mun. Anzi, la verità era che lei e Junie si erano promesse di non dire proprio niente della vera natura del dolce alla Carrow, almeno finchè non fossero state tutte e tre più tranquille e rilassate. Albus aveva portato fuori i bambini e quello era il momento opportuno. Più si avvicinavano alla residenza di Amunet e Albus, più il suo cuore pareva sul punto di esploderle nel petto. «Allora siamo d’accordo per il nome, giusto? Oddio, e se il peluche che gli abbiamo comprato non gli piace?» Madò, Baker. Sei proprio ansiosa quando non ti fai per più di un paio di giorni. «Scusami per tutte queste paranoie.. Ti prometto che sarò una genitore due presente.» Erano ormai arrivate infondo allo stretto viottolo dal quale avrebbero avuto accesso alla casa degli Almun. E’ arrivato il momento. Finalmente vedremo il nostro bambino. Dopo aver saltato anche l’ultimo scalino, Daffy alzò il naso verso l’alto osservando la facciata della casa in tutto il suo splendore. Si fece scappare un fischio di apprezzamento. Pochi passi e si ritrovarono davanti all’uscio di casa. «Ok, io busso.. Busso, ok? Si.. Vado.. Ah, no aspetta, c’hanno il campanello.» Lo premette. Lanciò ancora uno sguardo a Junie, colmo di emozione. «Oh, porca Morgana. Ci siamo

     
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    La giornata di sole aveva permesso ad Albus di portare i bambini dai nonni. Jay si era separato dai nuovi arrivati a malincuore ma la promessa di Ginevra Potter di poter mangiare tutta la Cheese Cake al cioccolato che voleva, gli aveva fatto cambiare idea abbastanza in fretta. La strategia di Albus e Mun in merito alla ripartizione dei cuccioli era farli sparire uno alla volta. Il dramma a cui avrebbero assistito sarebbe stato comunque di dimensioni colossali, ma quanto meno non si sarebbe svolto davanti ai futuri padroni di quei piccoli cagnolini. Una parte di lei avrebbe voluto davvero tenerli tutti, ma considerante le dimensioni di Arthas e Audrey, conservarne anche più di uno significava avere un branco di cagnoloni nel giro di pochi mesi e seppur quella casa a tratti sembrava essere diventata la fattoria degli animali, le manie per la pulizia di Mun sarebbero state sfidate sin troppo persino per i suoi gusti personali. Quando il campanello suonò, Mun stirò un largo sorriso sistemando per l'ultima volta i bicchieri per il Mimosa che avrebbe preparato per Daphne e June, saltando giù dalla sedia. Le aveva attese non senza un mucchio di lavoro dinanzi. Gli affari non erano dei migliori e la situazione generale del loro progetto sembrava già sul punto di naufragare. Aveva grosse occhiaie, Mun, e una cera leggermente malaticcia, segno che, dopo l'inaugurazione del gruppo Peverell a casa sua le cose non andavano propriamente a gonfie vele. « Ehi! Benvenute! » Disse abbracciando entrambe e salutandole con un bacio sulla guancia. « Come state? » Si fece da parte per permettere loro di entrare, richiudendosi poi la porta alle spalle. « Mamma mia, ho proprio sbagliato tutto nella vita. Dovevo fare la giocatrice di Quidditch. Siete radiose. » Ed effettivamente lo sport e l'aria fresca donava parecchio ad entrambe. « Qualcosa da bere prima di passare al dunque? O volete già vederli? » So che le mie chiacchiere valgono zero quando dillà c'è una montagna di cuccioli.


     
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    Se normalmente June avrebbe riso dell'insolita apprensione di Daffy, ascoltare le preoccupazioni dell'amica mentre solcavano le stradine di Iverness non fece altro che alimentare l'impazienza che la percorreva dalla testa ai piedi, accompagata dallo stesso batticuore che avrebbe provato un bambino. « Respira, Daff. Respira! » Replicò, sventolandole una mano sotto il naso per farle aria. Ci mancava solo che si mettesse a darle il ritmo, mimando la respirazione di una donna sul punto di partorire, già che c'erano. « Vedrai che andrà tutto bene! Abbiamo già esperienza nel prenderci cura di altri esseri viventi, sappiamo come maneggiare Loki, quali cibi Onyx non può assolutamente mangiare e che Sky è suscettibile agli sbalzi di temperatura. Abbiamo messo la casa in sicurezza per loro e - spigoli, finestre a vasistas - e non manchiamo mai una vaccinazione o un controllo medico, senza contare che li amiamo immensamente. » Ammettiamolo, siamo dei genitori modello. « Dobbiamo solo conoscerlo e dargli il tempo di abituarsi a noi. » Annuì, convinta, gettando una rapida occhiata alla teglia che Daffy reggeva tra le braccia, più preziosa di qualunque antico vaso. Oddio, forse offrire a Mun dei brownie speciali senza dirle nulla è un tantino discutibile, ma dopo l'altra sera credo che ne abbia più bisogno di noi. Per rilassarsi un po' non c'è niente di meglio. Giunte davanti alla porte, Daffy suonò il campanello e dopo qualche istante Mun aprì la porta. « Ehi! Benvenute! » Era più pallida del solito, con i lineamenti tirati e l'aria stanca. Proprio come immaginavo. « Ciao, Mun! » La strinse in un rapido abbraccio, prima di farsi da parte e lasciar entrare Daffy per prima. « Sempre di corsa tra College, allenamenti e questioni da spillati, ma tutto bene. Tu? » Ridacchiò e scosse il capo, divertita. « Guarda che se vuoi fare un paio di tiri siamo disponibilissime! O anche per qualche circuito in giardino. Fosse per me consiglierei un allenamento di squadra giusto per rifarsi gli occhi ma non se Albus approverebbe. Anche perché la metà sono suoi parenti. » Il che rende tutto questo ancora più cringe. « Comunque, abbiamo portato dei brownies. » Le indicò la teglia, mordendosi l'interno della guancia. « Li ha fatti Daffy ma la ricetta è di sua madre e ti posso assicurare che quella donna è un fenomeno in cucina. Durante le scorse vacanze di Natale ho messo su quasi tre chili per colpa sua. » Per non parlare delle abbuffate da pre-ciclo. « Qualcosa da bere prima di passare al dunque? O volete già vederli? » Lo sguardo di June saettò alle spalle di Mun, quasi fosse alla ricerca dei cuccioli, ed infine sorrise. « Ammetto di essere impaziente - dal vostro post sembrano adorabili e morbidissimi! Ma nulla ci viet di fare entrambe le cose contemporaneamente, no? Giusto perché cuccioli ed alcol è un po' la mia idea di paradiso. » Rise, lasciando che fosse Mun a far loro strada. « Possiamo darti una mano con qualcosa? »
     
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    Respira, Daff. Respira! Le parole di June si ripetevano nella sua testa, come un disco incantato. Doveva calmarsi. Aveva ragione: fino ad ora se l’erano cavata egregiamente, in modo quasi impeccabile, avrebbe osato dire. Erano due giovani donne in carriera con tre pargoli che le aspettavano a casa ogni sera. Un cane, però.. Un cane aveva necessità diverse rispetto ad un rospo, un gatto ed una Puffola. Un cane aveva bisogno di più attenzioni, più tempo, più energia. Respira, Daff. Respira! Aveva letto da qualche parte che i cani erano in grado di sentire l’odore della paura. Non voleva certo rischiare che il primo ricordo del loro bambino fosse una Daffy superimpaurita! Respira, Daff. Respira! La porta si aprì cogliendola alla sprovvista, rilevando la figura snella di Amunet Carrow. La ex Grifondoro spalancò leggermente gli occhi studiando la figura della giovane e giungendo alla conclusione che si, aveva davvero bisogno di quei brownie. Le sorrise, cercando di sembrare il più naturale possibile, per quanto l’ansia la stesse divorando. Daffy non era mai stata brava a consolare le persone. Le pareva sempre di invadere il loro spazio vitale chiedendo dei loro problemi, perciò si limitava a fare di tutto per farle sorridere senza però entrare nella loro sfera personale. Se volevano confidarsi, si diceva sempre, lo avrebbero fatto senza che lei sembrasse sfacciata. Abbracciò anche lei la padrona di casa, avvolgendole un braccio attorno alle spalle mente con l’altra mano reggeva la teglia. Rise quando Juniper parlò di circuiti in giardino con tanto di parenti della giovane coppia sparsi qua e là. La tensione si stava allentando. «Mun, lascia perdere i Falcons. Vieni dalle Arpie! Donne toste che se la cavano benissimo anche senza cromosomi “Y” in mezzo. E poi.. Abbiamo i biscottini agitò le sopracciglia alzando la teglia sotto il naso ed annusando l’aria come se da lì provenisse il profumo più sublime del mondo. E in effetti, poco ci mancava. « Durante le scorse vacanze di Natale ho messo su quasi tre chili per colpa sua. » La Baker alzò le spalle, esibendo un’espressione rassegnata. «Eeehy, che ci vuoi fare. Siamo americani. Ci piace il burro, tutto ciò che trasuda grasso e che probabilmente ci ucciderà prima della vecchiaia. Ma meglio un giorno da leoni che cento da pecora, giusto?» Non proprio, Daffy. Non proprio. « Qualcosa da bere prima di passare al dunque? O volete già vederli? » PUFF! Ok, ci siamo! Oddio, ci siamo! Lanciò uno sguardo a June, aggrappandosi silenziosamente a lei, cercando nella coinquilina l’appoggio psicologico di cui aveva bisogno. Annuì alla sua idea, forse un po’ troppo rigorosamente. Una vocina le ricordò che non era il giorno adatto per rompersi l’osso del collo. Ma era impossibile rimanere indifferenti davanti al binomio “cuccioli-alcol”. «Ooooh, si. Pensò di aver fatto un sogno simile, una volta.» o forse era un cazzo di trip mentale, Daff. «E’ stato meraviglioso.» Annuì tra sé e sé, con un’espressione compiaciuta in volto. «Ma prima-» scattò così all’improvviso che per poco non si fece prendere un colpo da sola. «-prego...» Le porse la teglia con un generoso inchino. «A te l’onore del primo pezzo.»


     
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    « Guarda che se vuoi fare un paio di tiri siamo disponibilissime! O anche per qualche circuito in giardino. Fosse per me consiglierei un allenamento di squadra giusto per rifarsi gli occhi ma non se Albus approverebbe. Anche perché la metà sono suoi parenti. » Sollevò un sopracciglio con fare apparentemente contrariato scuotendo appena la testa. « Aspetta un secondo.. che cosa significa se Albus approverebbe? » Rivolse alla cugina un'espressione apparentemente indignata. « Vedo solo pro e nessun contro nell'equazione. » Continuò quindi sciogliendosi in un sorriso malizioso, senza dare alcuna spiegazione ulteriore. A buon intenditor poche parole. « Se non contiamo la parte dei parenti ovviamente.. senza contare che uno di loro è il mio ex. » E non uno qualunque. Per fortuna a rendere la questione meno imbarazzante ci pensò Daphne. « Mun, lascia perdere i Falcons. Vieni dalle Arpie! Donne toste che se la cavano benissimo anche senza cromosomi “Y” in mezzo. E poi.. Abbiamo i biscottini! » « Non possiamo trovare un punto di incontro? Non lo so.. non ci sono squadre di serie B in cui non conosciamo assolutamente nessuno? Così.. giusto per goderci lo spettacolo senza imbarazzo alcuno. » E dicendo ciò puntò un dito con fare scherzoso in direzione di Daphne prima di fare il giro del bancone, iniziando a preparare i cocktail per tutte e tre. « Perché il cromosoma Y sarà anche inutile nella maggior parte dei casi.. però.. » Tirò un lungo sospirino, Mun, con aria pensosa e un po' sognante. « Eh però signore.. che ve lo dico a fare! » Non ce lo dire, Mun! Non hai ancora bevuto. « Comunque, abbiamo portato dei brownies. » Prende un'arancia e inizia a tagliarne un paio di fettine mentre ascolta i racconti delle due in merito alle scorse vacanze, annuendo e sorridendo di tanto in tanto. « Eeehy, che ci vuoi fare. Siamo americani. Ci piace il burro, tutto ciò che trasuda grasso e che probabilmente ci ucciderà prima della vecchiaia. Ma meglio un giorno da leoni che cento da pecora, giusto? » « Bene! E' da voi che manderò Albus ogni volta che si lamenta perché in questa casa si mangiano troppo poche schifezze. » A volte Mun era eccessiva in merito. Quando partiva il momento dobbiamo mangiare più sano, la questione diventava insostenibile. L'impazienza delle due nel conoscere i cuccioli la portò a sbrigarsi. Preparati i cocktail con l'aiuto delle ragazze, offrì un flûte ciascuna di loro. « A te l’onore del primo pezzo. » L'aspetto dei brownies era semplicemente delizioso. Nemmeno Mun avrebbe saputo rifiutare. « Dillo che vuoi vedermi ingrassare. » Ne accettò uno assaporandolo con attenzione prima di dare il proprio verdetto, annuendo con sempre più convinzione man mano che i sapori si amalgamavano stuzzicando il suo palato. « Oddio Daffy! Ma sono una cosa d'altro mondo! Davvero buonissimi. » Prende un altro morso osservando il pezzo di brownie con attenzione. « Leggermente speziato. Che cosa ci hai messo? Voglio assolutamente provare la ricetta! I bambini ne andrebbero matti. » A voi i commenti. Finì il proprio pezzo di brownie prima di passare a un secondo. A quel punto prese il suo bicchiere e il vassoio di brownies, facendo loro cenno di seguirla verso il piano seminterrato della casa. Superato un piccolo corridoio, apre le porte della sala hobby. Una serie di versi acuti, attira loro l'attenzione da un angolo della stanza, là dove Audrey e i cuccioli giacciono vicino al caminetto acceso. La sua cagnolina le va incontro scodinzolante, con al seguito due dei cucciolini più svegli. « Amore! » Asserisce Mun in un lamento colmo di affetto mentre si siede su uno dei divanetti, posando bicchiere e vassoio sul tavolino da caffè, prendendo la cagnolina tra le braccia. « Daffy, Junie, vi presento Audrey. E loro sono i suoi minion. Conoscerete probabilmente anche Arthas.. semmai ci degnerà della sua presenza. » Pausa. « Lui è l'uomo cacciatore.. come il padrone. » E alza istintivamente gli occhi al cielo.



     
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