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    6 settembre

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    Non riusciva a ricordare l'ultima volta che si era sentito così nervoso. Seduto sul sottilissimo ballatoio tra una scalinata e l'altra, dovette tirare su le gambe, normalmente lasciate penzolare nel vuoto sottostante, e poggiare la schiena al muro, chiudere gli occhi, inspirare un paio di volte. Niente di serio: non era un attacco d'asma; semplicemente, in momenti come quello, gli capitava di dimenticarsi di respirare, e si ritrovava in apnea, come fosse sott'acqua, e tutto pareva ovattato, distante, e similmente anche non importante, tanto si sentiva affondare. Non era una persona capace di prendere situazioni come quella alla leggera – o certe occasioni della vita in generale. Per questo, forse, la guferia riusciva a confortarlo come pochi altri posti. Il fatto di essere circondato da animali che aveva sempre considerato più saggi e in una qualche forma, a modo loro, anche più intelligenti degli esseri umani, intenti a fare nient'altro che il loro dovere, volare, consegnare la posta, tornare alla propria nicchia, beccare qui e lì, in una certa misura gli ricordava che esistevano cose più semplici e contemporaneamente più importanti di lui e delle sue preoccupazioni. Aveva fatto una cazzata.
    Appena si era spento lo schermo del cellulare, dopo che Otis aveva controllato per l'ennesima volta se ci fossero risposte da Maddie, la ragazza era comparsa accanto a lui – come spesso accade per questo genere di cose. Otis si era tirato su immediatamente, un macigno sul petto che sapeva non l'avrebbe lasciato in pace finché tutto non fosse stato chiarito. «Vuoi sederti o...?» Scosse la testa, voltandosi per un momento, gli occhi cerulei scuriti dal buio puntati sulla volta notturna puntellata di stelle. Tornò a sedersi nella stessa posizione di poco prima. «Non è importante, senti: scusa. Davvero, scusaci. Rue voleva solo scrivere un pezzo un po' più tagliente, non avrei dovuto approvarlo, l'ho letto di sfuggita. Poco contano le giustificazioni: se ti ha offeso, se ti ha anche minimamente fatto del male, davvero, scusa.» Le disse d'un fiato, le mani umide che erano andate a cercare le sue per poterle stringere. A Otis sembrò che tutto – tutta la felicità, il successo e il delicato equilibrio che sembrava essere riuscito a instaurare nella sua vita – fosse stato rovinato.
     
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    « ...Però possiamo scambiarvi così non ti metti nei guai. » Cantilenò ironicamente le parole scritte da Otis via messaggio mentre scendeva la scalinata principale, stretta in una felpa oversize rubata ad Emil. La spilletta da Caposcuola era fieramente puntata sul petto « Io che mi metto nei guai. Io! Oh-oh, certo, non sei in grado di fare la caposcuola, Madds, figurati se tu sappia raggiungere la guferia senza farti beccare e metterti nei guai! C'è OVVIAMENTE bisogno che un maschio alpha con cinque stelline su cinque intervenga per invertire la tua ronda con Maeve! "PoSSiAmO ScAmbIarVi". Ma che poi "possiamo scambiarvi", chi? E se io avessi voluto stare con Friday stasera per tipo conoscerlo meglio? Ah?» Maddison camminava da sola, quindi senz'ombra di dubbio quei commenti affilati che le saettavano fuori dalle labbra non erano indirizzati a nessun interlocutore in particolare - a meno che non avesse recuperato qualche amichetto immaginario dai ricordi d'infanzia. Lo sguardo fiammeggiante e deciso della grifona lasciava chiaramente intendere fosse pronta al dibattito, ma che avesse anche una responsabilitá a cui mantenere fede. Purtroppo era una donna di parola: Maddie aveva concesso cinque minuti ad Otis per potersi spiegare, e cinque minuti il tasso avrebbe avuto. Altrimenti Maddie fin lí mica ci sarebbe andata! Tra il lamento dei quadri davanti ai quali sfilava « SSSHH, Ser Reginald ha appena finito di addormentare il bambino della tela accanto! » ed un lumos traballante che di tanto in tanto minacciava di spegnersi - succedeva questo quando la bionda non era abbastanza concentrata-, Maddison divorò a lunghe falcate i corridoi di tutto il castello fino a raggiungere la brezza pungente degli esterni di Hogwarts. Aveva proprio intenzione di dirgliene quattro ad Otis, partendo anzitutto da una elementare spiegazione di vita: se una persona ci rimane male per qualcosa, non viene mica a dirtelo! Sei tu che devi essere abbastanza sensibile da capirlo! Arrivò quasi di soppiatto davanti all'amico, fermandosi a pochi metri di distanza. «Vuoi sederti o...?» Maddie alzò su il naso e voltò appena il capo, rimanendo impalata «Non è importante, senti: scusa. Davvero, scusaci. Rue voleva solo scrivere un
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    pezzo un po' più tagliente, non avrei dovuto approvarlo, l'ho letto di sfuggita. Poco contano le giustificazioni: se ti ha offeso, se ti ha anche minimamente fatto del male, davvero, scusa.»
    La grifona affondò i denti nel labbro inferiore: Otis sembrava essere veramente sincero, e questo un po' la faceva sentire combattuta in partenza. Benchè volesse rimbeccarlo, Maddison non voleva sembrare pesante, soprattutto perchè non sapeva con certezza che ruolo avesse avuto Otis in tutta la faccenda. E se fosse stato davvero un errore di distrazione e lui non c'entrasse niente? Insomma, Rue Trambley la conosceva bene a tal punto da chiedersi alle volte come potesse esserci finita a Grifondoro, quindi chissà, magari Otis era stato abilmente fregato prima che l'articolo venisse mandato in stampa. Perse un po' della sua aria agguerrita quando il tasso cercò di prenderle le mani e stringerle fra le proprie. Maddie fece appena in tempo a scostarsi. Rimani concentrata! « Lo stai dicendo giusto perchè ti servo oppure...?» Gesticolò appena con le mani, sbilanciandosi in avanti ed inarcando le sopracciglia. « Cioè, spero tu ti renda conto che l'anno non è nemmeno iniziato e già ti sei inimicato i 3/4 di Hogwarts e del college, per di più rendendo palese che la maggior parte di noi - tranne te, obvi - non sappia svolgere il ruolo che gli è stato affidato. » Tamburellò il tallone a terra, umettandosi le labbra senza staccargli gli occhi di dosso « Non capisco per quale ragione tu non sia intervenuto subito, tipo appena uscito il giornalino. Hai visto che mia cugina ti ha praticamente asfaltato su Instagram sfatando la vostra redazione e forse tutto l'impegno che ci avete messo dentro fin ora? E forse sfatando anche il mio impegno col DPP perchè se si fa cattiva informazione sul giornalino, per quale ragione si dovrebbe fare buona informazione via radio? »
     
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    «Mi servi Scosse la testa, momentaneamente coprendosi il viso con le mani, accartocciandoselo mentre la ragazza continuava a parlargli, animatamente. «Cioè, spero tu ti renda conto che l'anno non è nemmeno iniziato e già ti sei inimicato i 3/4 di Hogwarts e del college, per di più rendendo palese che la maggior parte di noi - tranne te, obvi - non sappia svolgere il ruolo che gli è stato affidato» Si grattò nervosamente il braccio, sostenendo però lo sguardo della Grifondoro, a stento battendo le palpebre. «Me ne rendo conto, eccome se me ne rendo conto. Abbiamo fatto una cazzata, non so che dirti, è diventato tutto venti volte più grande di quanto avrebbe dovuto. Il giornalino non ha mai avuto così tanta risonanza, non avevamo idea che la gente potesse dargli così tanto valore... Il più delle volte lo ritrovavo usato nell'aula di Trasfigurazione per coprire i vetri delle finestre e bloccare la luce che acceca gli studenti dei primi banchi» fece, stringendosi nelle spalle. Triste che gli studenti del College, addirittura, stessero parlando così tanto di loro soltanto adesso che avevano commesso un errore del genere, e che potenzialmente fosse tutta lì l'idea che si erano fatti della loro redazione. Vedeva quanto ci fosse rimasta male Maddie, e sapeva che avesse un carattere tanto dolce e conciliante, quando era dell'umore, quanto duro e pungente quand
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    o era ferita. Aveva visto spesso quella parte di lei venire fuori con il fratello, ma questa era la prima volta che le braccia conserte erano rivolte verso la sua direzione. Chinò la testa, sospirando. «Non ho letto con sufficiente attenzione l'articolo prima di approvarlo... Pensi che mi senta migliore di voi? Di te?» Alzò di nuovo lo sguardo verso di lei, sostenendolo per qualche secondo. «Posso assicurarti che non è così, Mads. Era il primo articolo di Rue, la prima settimana come Caposcuola, la redazione era favorevole ed entusiasta – tranne qualcuno... Così l'ho approvato con superficialità e mi sono preoccupato delle conseguenze solo dopo.» Si strinse nelle spalle. Riconosceva la propria responsabilità, sebbene probabilmente avrebbe approvato l'articolo anche se l'avesse letto con più attenzione. Non riusciva, a meno che non fosse oggettivamente un cattivo articolo, a bocciare il lavoro dei suoi colleghi. Non avrebbe mai immaginato l'effetto che le parole che aveva scelto Rue avrebbero sortito, ma se non altro adesso lo sapeva, e capiva di aver sottovalutato la risonanza del loro giornalino.
    Annuì alle parole di Maddie, incrociando le gambe. «Ho visto cosa ha scritto Mun soltanto stasera. Proprio oggi pomeriggio ho scritto sulla chat con i ragazzi per sapere la loro, e se era il caso di preoccuparci, ma erano tutti tranquilli e così mi sono convinto di star esagerando. Non avevamo idea...» Avrebbe voluto essere come gli altri, che non cambiavano idea soltanto per qualche espressione contrita; ma Otis non riusciva a difendere qualcosa, per quanto innocente nell'intento, che aveva anche solo minimamente ferito qualcuno o, ancor di più, ferito Maddison. «No, no, la radio non c'entra niente, lo sanno tutti. Questa cosa non toccherà nessuno di voi» fece sicuro, tirando su col naso. «Se così fosse, davvero, farei qualsiasi cosa per riscattarvi. Si tratta solo di tornare a mettere insieme i pezzi, e chiedere scusa, e non so come fare...» La guardò, stringendo le labbra, incerto rispetto a se chiederle la mano di cui aveva bisogno.
     
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    Perchè mai una persona come Otis, di punto in bianco, si sarebbe mai messa sul piedistallo? Sì, effettivamente aveva senso che quel casino si fosse creato per una svista del tasso e non per un reale narcisismo - tra l'altro mai ostentato. Quei giorni per i caposcuola erano stati colmi d'impegni, Maddison lo riconosceva, così come riconosceva il fatto di sentirsi profondamente stupida per non aver cercato di capire o ragionare ancor prima di partire in quarta e scrivere ad Amunet, o dire semplicemente nel gruppo del DPP: "raga, quest'anno affondiamo la redazione del giornaletto!". Ed aveva contattato anche Moses, per di più! La cosa bella, poi, era
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    che ormai avesse scelto una linea da seguire e non potesse più tornare indietro o rimangiarsi ciò che aveva detto ai suoi colleghi radiofonici. Un po' appesantita dalla sensazione di colpevolezza, la grifona abbassò gradualmente la guardia, lasciando ricadere le braccia lungo i fianchi. Otis era davvero come sembrava: disperato; lo stesso Emil le aveva ripetuto più volte quanto il ragazzo ci tenesse a quel giornaletto e alla sua carriera da futuro giornalista. E poi gestire una decina di persone tutto assieme non deve essere semplice. « Okei » Sussurrò dopo un lungo momento di riflessione, tirando giù le maniche della felpa per torturarne i bordi sui palmi. Lo sguardo rimase basso. « Forse Rue ti ha fatto bere prima di farti leggere l'articolo » o già sei sotto l'effetto dell'Amorentia e non lo sappiamo. Ridacchiò pur di allentare la tensione, stringendosi appena fra le spalle minute. « Sei in un bel casino, O', posso dirtelo? Quindi non sai proprio cosa fare per mettere qualche toppa? » Maddie trascinò i capelli su una spalla prima di sciogliersi completamente e mettersi a sedere al fianco di una delle persone più dolci che aveva mai avuto l'onore di conoscere, effettivamente. Uno che ti ha dato ragione sulla stupidità di bere alcol fino a farsi esplodere il fegato potrebbe mai agire volontariamente per beffarsi dei suoi compagni? Ovvio che no. Ma Maddie ormai si ritrovava ingessata in una posizione scomodissima, e quindi faceva di tutto per non pensarci. Perchè hai scelto di venire proprio da me? « Ieri ho chattato con Mun.. cioè, in realtà sono stata io a scriverle per dirle dell'articolo. » Quindi se non fosse stato per me probabilmente quel post su insta non l'avrebbe fatto. Forse. « Mi ha detto giustamente che è stanca di veder spiattellata la sua vita privata e di essere giudicata in base a quello che le ruota attorno e non in base a quello che fa...Insomma, almeno il succo della questione è questo - più il fatto che voi avete cercato di ingraziarvela con la cosa delle quattro stelline, secondo lei » Magari la cosa migliore che avrebbe potuto fare Otis sarebbe stato parlarle, anzi, parlare a tutti loro a cuore aperto. Così come stava facendo in quel momento con lei. « Certo però che hai dei giornalisti abbastanza addormentati se la maggior parte di loro non si è allarmata e non ha pensato all'eventuale escalation che un articolo del genere avrebbe comportato. Nessie è stata la prima a scrivermi per scusarsi» Snocciolò un piccolo sorriso, prima di posargli una mano sulla spalla « Secondo me dovresti farti aiutare da lei, è sempre super lucida nel ragionamento! E trova sempre una soluzione per qualsiasi cosa, soprattutto. »
     
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    Maddison aveva forse appena ridacchiato? Otis ne studiò i lineamenti, dapprima contriti, poi sempre più addolciti, fino a quando non vide quello sguardo tagliente scomparire da qualche parte dietro la sua risata o sotto le maniche della felpa che aveva tirato giù. La guardò per qualche secondo, quasi incredulo, resistendo all'impulso di chiederle “ma quindi non mi odi?”. Piuttosto, non riuscendo a ridere con lei, rimase a guardarla, in attesa. Del giornalino e di Amunet Carrow, in quel momento, non parve fregargliene più niente. Si mordicchiò le labbra, decidendo che forse adesso potesse chiederle consiglio. Si alzò il cappuccio della felpa sulla testa, l'aria notturna che cominciava a farsi più sferzante, considerata anche l'altezza. «Non lo so. Mi sono fatto dare il numero di Mun da Émile, ma non so se è opportuno scriverle... Tu che dici? Avevo inizialmente pensato di pubblicare un articolo di scuse domattina, appena possibile...» Sospirò nuovamente. Non se lo lasciò neanche pensare, ma gli sarebbe piaciuto poterla abbracciare per qualche secondo, per non sentirsi tremendamente solo e incasinato come faceva in quel momento.
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    «È che ci sono altre persone oltre a lei. Il mio più grande incubo è che in qualche modo ci sia talmente tanto rancore da...» Si voltò verso di lei esitante, passandosi la lingua sulle labbra. «... Non prendermi per pazzo, ma ho paura che il giornalino possa essere preso di mira, sabotato, malvisto per questa cosa al punto da disprezzarlo... Non è giusto, ci abbiamo lavorato tanto». Sapeva e capiva che quanto era successo avrebbe lasciato il segno, ma sperava potesse essere una cosa da niente, spazzata via nel giro di qualche settimana. Probabilmente quell'atteggiamento remissivo e compiacente poteva essere dannoso, se non proprio antitetico al ruolo che aveva, e avrebbe dovuto mettersi l'anima in pace di fronte alla possibilità di non piacere a tutti, e che incidenti diplomatici del genere non soltanto potevano capitare una volta, ma sarebbero potuti capitare nuovamente. Dal canto suo, Otis voleva solo contenere i danni. «Di Amunet mi sembra sia stato anche detto però che era stata un Caposcuola Serpeverde eccellente, o sbaglio? Però sì, tirare in mezzo questa cosa della sua vita privata...» – si strinse nelle spalle, incerto su come continuare – «decisamente superficiale da parte nostra. Nessie ha fatto bene a scriverti, avrei dovuto farlo anche io». Ma perché non l'aveva fatto? Probabilmente perché si era illuso che ignorando un problema questo automaticamente non si sarebbe mai creato. «Con tutto il rispetto verso Nessie, Mads, io voglio farmi aiutare da te, se a te va» dichiarò alla fine, sospirando. Maddison era più intelligente e saggia di chiunque altra ragazza conoscesse – persino Nessie. Nessuno era come lei. «Abbiamo deciso che la cosa più opportuna sia chiedere scusa, o suoi nostri account privati oppure direttamente sul giornale. Credi basterà?» Non riusciva a vederlo come un semplice articolo preso male. Questa per lui era una disdetta in quanto giornalista, caporedattore, collega delle persone coinvolte... Tutto il suo mondo potenzialmente schierato contro di lui. «Non ti chiedo aiuto, perché questo è un problema esclusivamente nostro, mio, non me lo sogno neanche. Però se qualcuno viene a dirti qualcosa, ora che sai che non c'erano intenzioni cattive, puoi spiegarglielo?» Forse le stava chiedendo troppo e si stava rendendo ridicolo. Non era spaventato, però, quanto piuttosto mortificato. Dispiaciuto in un modo che poco si addiceva ad un giornalista degno di questo nome. «Dopotutto forse il giornalismo non è la mia strada», pensò ad alta voce.
     
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    Eggià, Madds, fattene una ragione: per quanto tu possa spingere verso Nessie, a quanto pare Otis cerca proprio il TUO aiuto! Di colpo alla grifondoro si strinse lo stomaco in un pugno. Si sentiva una mezza traditrice, una complottatrice, e questo perchè era partita in quarta a dichiarare guerra al giornalino senza riflettere nemmeno per un istante alle conseguenze. Ormai si trovava decisamente tra due fuochi: non aveva cuore di dire no ad Otis, ma allo stesso modo non poteva tornare sui suoi passi con i ragazzi del DPP che aveva fomentato a dovere. Ue uè raga, ho cambiato idea, non intervistiamo più nessuno! Si sarebbe fatta cacciare dalla redazione a calci. Hai anche inviato un gufo a Dean Moses, ricordalo! D'altra parte il tassorosso sembrava davvero stare sotto ad un treno, anche prevedendo un'eventuale ritorsione che avrebbe potuto vanificare tutti gli sforzi fatti dal giornalino. «...E allora? » mormorò dopo un breve silenzio, puntando gli occhi fiammeggianti e compassionevoli verso il compagno parzialmente illuminato dalla luna « Questo non è un motivo valido per buttarsi giù, Otis! Nessuno di noi è intoccabile, soprattutto in un ambito così infido come il giornalismo » dove anche le persone che credi amiche ti ficcano pugnali fra le scapole appena ne hanno l'occasione. Anche se per errore. « Per qualunque cosa scrivi, anche la più politcal correct del mondo, ci sarà sempre almeno una persona che non apprezzerà la tua opinione. Sai quante volte mi è capitato in radio di dire cose sensate e ritrovarmi commenti ASSURDI su instagram? Credo tu non ti debba arrendere davanti alle difficoltà, anche perchè hai una redazione di ragazzi eccezionali » ma immensamente immaturi, diciamocelo chiaramente « Quindi se qualcuno avesse l'intenzione di prendere di mira il giornalino, al diavolo, che lo faccia pure! » ed alzò le mani come a dire: chissenefrega! Era determinata a dare almeno un briciolo di conforto all'amico, così gli sorrise sinceramente prima di mordicchiarsi il labbro inferiore e decidersi ad agire, saltando in piedi « Ti voglio aiutare. Allora, oltre a fare delle scuse pubbliche credo tu debba giocare d'astuzia » Si allungò verso di lui per sfilargli il cellulare dalla tasca dei pantaloni, alzandolo sopra alla testa una volta tornata dritta sulla schiena. «Mi dici il codice? Giuro che non mi faccio gli affari tuoi» Sussurrò per poi prendere a scrivere qualcosa, velocemente, iniziando a ciondolare in avanti ed indietro davanti al suo sguardo attento. Ci mise tutta la concentrazione possibile prima di bloccarsi e schiarirsi la voce « Cara Amunet » e gli chiese con un gesto del capo di divaricare le ginocchia così che lei potesse sedersi nel mezzo, sul muretto, lasciando guardare lo schermo del cellulare anche a lui «con tutto il cuore spero che questo messaggio non ti risulti sgradito o troppo sfacciato, ma ci tengo davvero a chiarire personalmente l'accaduto. Sono Otis Branwell, caporedattore del Doxy, ossia la persona che dovrebbe - in teoria - dare la propria approvazione agli articoli scritti dai ragazzi prima della loro pubblicazione. Purtroppo, come immaginerai, questa prima settimana sono stato travolto dalle novità: stare dietro ai primini non è affatto semplice, e conciliare le svariate attività ed i nuovi impegni è risultato piuttosto complicato. Con questo non voglio giustificarmi, ma solo spiegarti come sia potuto accadere ciò che è accaduto. Ti posso assicurare che nulla è stato fatto in cattiva fede: Rue Trambley è l'ultimo acquisto del giornalino, è una ragazza perspicace ed una giornalista valida, ma forse non si è ancora plasmata appieno allo spirito del gruppo e al nostro modo di lavorare. Per una mia mancanza non vorrei veder vanificare l'enorme lavoro che fanno ogni giorno i miei compagni per rendere gli studenti di Hogwarts informati per farli sentire un po' più adulti, dando a tutti, nel bene o nel male, la possibilità di formare una propria identità ed un proprio pensiero critico. Sì, Hogwarts è anche fatta di persone che lavorano dietro questo giornaletto da quattro falci, perchè sono studenti che ci mettono davvero impegno, dedizione, passione e che non possono essere giudicati
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    nella loro interezza per un incidente di percorso che sarebbe potuto capitare anche al più abile dei giornalisti. Con le mie più sentite scuse, spero tu possa capire che non fosse nostra intenzione offenderti e io, in particolare, sono costernato per la cascata di equivoci assolutamente non voluti che si sono venuti a creare.
    »
    Lesse tutto d'un fiato prima di voltarsi verso il tasso, poggiando la testa sulla sua spalla mentre gli rimetteva il cellulare in mano. Praticamente era sdraiata su di lui « Credi possa andare? Io penso che se le invii questo, magari con qualche piccola modifica perchè ho scritto di fretta, tutto si risolverebbe in un batter d'occhio. Sta a te adesso decidere se mandarlo o meno! » continuò ad accarezzare il profilo del suo volto sotto lo sguardo addolcito, dal basso, poi gli colpì amichevolmente un palmo sul petto. «...Oh. Sei un eccellente giornalista, secondo me.» E malgrado tutto, malgrado in cuor suo si sentisse una vera stronza e stesse soffrendo silenziosamente per questo, Maddie pensava davvero che Otis fosse eccezionale. Che lo fosse in tutto. Sai, credo i ragazzi più piccoli siano stupidi, le ripeteva Nessie spesso e volentieri, e la grifondoro era sempre stata della sua stessa opinione almeno finchè non aveva conosciuto meglio il tasso.

     
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    Ispirò profondamente, rendendosi conto solo in quel momento che gli risultasse appena più faticoso saturare appieno i polmoni. Tutto questo mi servirà, si diceva, mentre ascoltava con attenzione le parole di incoraggiamento di Maddie. Tutto questo mi insegnerà a farmi le ossa dure. Da sempre, convinto chissà da quale voce che sembrava sussurrarglielo nei momenti di maggiore insicurezza, Otis aveva pensato alla vita e alle avversità che gli si paravano davanti come occasioni di crescita, ma ancor di più, opportunità per temprarsi, e crescere non aveva fatto altro che rafforzare in lui questa filosofia. Probabilmente il merito era dell'esperienza vissuta in Giappone qualche mese prima, all'inizio dell'estate; forse era una qualche reminiscenza di quelle lezioni che, ancor prima che spiegare loro la magia, puntavano ad insegnare virtù imprescindibili come la pazienza, la determinazione, la resilienza. Nella sua camera, nel dormitorio di Hogwarts, Otis aveva portato con sé, quell'anno, forse senza neanche interrogarsi particolarmente sul perché, un piccolo vaso che aveva ricostruito con l'aiuto della magia, durante una lezione di Fondamenti di Storia e Cultura Babbana alla Mahoutokoro; linee irregolari e spezzettate, dipinte di color oro, disegnavano i confini delle fratture, che nonostante l'incantesimo ricostituente erano rimaste visibili, marcate dalle pennellate di pittura e resina. Il kintsugi risaliva al XV secolo, ed era una pratica che i maghi giapponesi condividevano con i babbani, sebbene l'irrevocabilità di una rottura – di qualsiasi tipo – non fosse la stessa per entrambi i gruppi, e quindi sembrasse non detenere lo stesso significato; eppure questo era vero soltanto in apparenza, e Otis lo capiva bene, perché più di una volta gli era capitato che un oggetto gli sfuggisse di mano, e nonostante potesse farlo tornare integro con un colpo di bacchetta, niente poteva cancellare che quella caduta ci fosse stata, che quella rottura fosse avvenuta, e l'oggetto, da qualche parte invisibile agli occhi, rimaneva in tal senso spezzato: lui sapeva che fosse stato rotto. Le cicatrici d'oro, tangibile evidenza della fragilità delle cose, non facevano altro che renderle più belle. Assorto in pensieri di questo tipo annuiva alle parole di Maddie, stringendosi nelle spalle, a fatica ritrovando in sé la stessa fiamma che sembrava riuscire a muovere lei, ma tutto sommato trovando conforto nella sua energia. Il problema fondamentale di Otis, in fondo, era non saper sdrammatizzare. «Quindi se qualcuno dovesse avere l'intenzione di prendere di mira il giornalino, al diavolo, che lo faccia pure!» Ridacchiò, sbuffando in un soffio leggero, prima di prendersi la testa tra le mani e arruffarsi i capelli corti. Si grattò la nuca, guardandola incerto, ma sorridendo. «Non è che vuoi venire a dirigerlo tu, il giornale?» Scherzò, prima di irrigidirsi improvvisamente, quando Maddie infilò la mano nella tasca dei suoi jeans. Si schiarì la gola, colto di sorpresa. «Uhm, okay, il codice è 123456...» Mormorò, soffocando una risata.
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    «Non mi giudicare, più difficili di così li dimentico... Ma che devi fare?» Chiese cauto, seguendola con lo sguardo. Dapprima, quando Maddie fece cenno con la testa di farle spazio tra le sue gambe, Otis non capì – figurarsi. Fu solo quando si avvicinò, e scansò appena la sua gamba destra, che, deglutendo, si fece più in là, per poggiare con la schiena contro la colonna dell'arcata. Fu terribilmente complesso, sebbene la questione fosse molto importante per lui e la situazione lo preoccupasse davvero, riuscire a mantenere l'attenzione su cosa Maddie stesse scrivendo. Otis continuava a passarsi la lingua sulle labbra, a mordicchiarle, cercare di non respirare troppo profondamente per non tradire la propria emozione al sentire la sua testa sul suo petto. Ci volle qualche secondo di assestamento, insomma, prima di riuscire a concentrarsi, e anche allora, proprio quando ci stava riuscendo, e aveva cominciato ad annuire non solo per dare l'impressione di star ascoltando ma perché effettivamente fosse così, che Maddison si voltò verso di lui, poggiando il mento sulla sua spalla, e fece scivolare nuovamente la mano nella sua tasca per restituirgli il telefono. «Può andare» fece, la voce stranamente calma, sinceramente fiducioso che, anche se non aveva ascoltato più della metà di quello che la ragazza aveva scritto, il messaggio fosse perfetto. E a prescindere, comunque, conoscendo un minimo la reputazione di Amunet, aveva già fatto i conti con la consapevolezza che un messaggio avrebbe potuto non essere abbastanza. A ben vedere, quindi, sarebbe stato il gesto a contare, più di tutto. D'improvviso, infatti, Otis e Maddie si erano ritrovati nuovamente talmente vicini che al ragazzo quelle preoccupazioni che poco prima avevano afflitto così tanto adesso parevano assolutamente risolvibili, per quanto ancora importanti. È grave, sì, ma gestibile. Tutto si può gestire. «...Oh. Sei un eccellente giornalista, secondo me.» Otis non poteva saperlo, non avendo idea di come cose di quel tipo funzionassero, ma esiste una frazione di secondo, una in più, quando si rimane in silenzio a guardarsi, che pregiudica completamente la capacità di distogliere lo sguardo senza creare imbarazzi. Una frazione di secondo, cioè, che segna il passaggio tra una zona di sicurezza e una più spregiudicata e rischiosa. Lo cominciava ad avvertire in quel momento, Otis, che quella frazione di secondo dovesse essere trascorsa e pure superata, perché il cuore aveva cominciato a battergli appena più forte mentre, con un filo di affanno, aveva indugiato con lo sguardo sugli occhi di Maddie, e poi l'aveva spostato sulle sue labbra, e poi nuovamente era tornato a guardarla negli occhi. Si ritrovò ad stringerla a sé un filo in più, un braccio avvolto attorno alla sua vita, mentre lei era rannicchiata sulla sua spalla. E così, immobile, il ragazzo si ritrovò a non riuscire a interrompere quel momento, infinito e irrevocabilmente chiaro sempre di più tanto più si protraeva, né a concluderlo in modo degno, come avrebbe voluto. Come a ricercare la sua approvazione, Otis scostò dal viso di Maddie una ciocca di capelli biondi, in un primo gesto di inedita intimità. Fu solo allora, colto da un'altrettanto inedita dose di coraggio, o forse sospinto dall'eco di un assenso che doveva aver letto nello sguardo di Maddie – potenzialmente fraintendendolo – che si sporse appena, colmando lo spazio di non più di tre dita che ormai rimaneva a separarli, e finalmente la baciò. Brevemente, ma con smisurata delicatezza, premette le labbra morbide sulle sue, staccandosi solo per poter catturare un altro bacio, inclinando appena la testa. Quando si scostò, una manciata di secondi dopo, le guance arrossate che fortunatamente lei non poteva vedere, Otis pensò candidamente che probabilmente quella, più di ogni altra cattiva decisione presa negli ultimi giorni, fosse stata l'idea peggiore che avesse avuto nella sua vita. «No Mads scusami, veramente» bisbigliò, passandosi una mano sul volto. «No, sul serio, non avrei dovuto, non so perché l'ho fatto...» certo che lo sai «...devo pure sembrarti una sorta di verme che ti chiama per fare pace e poi una volta che le cose sono a posto pensa di poter...» Scosse la testa, quasi disgustato dal pensiero di come doveva sembrarle quello che era successo; era tanto più profondo di così, ma lei non poteva saperlo, e così lui doveva sembrarle un adolescente in crisi ormonale, che alla prima carezza scatta come un coniglio. Ma non era così, era più puro di così, avrebbe dovuto essere diverso. Lei non aveva voluto quel bacio, era ovvio, come aveva potuto anche soltanto pensare alla possibilità di farlo?
     
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    Qualunque libro del genere young adults avesse letto Maddison - e ne aveva letti davvero tanti -, possedeva almeno una situazione familiare e magica come quella che stava vivendo: l'aria era a dir poco elettrica, l'atmosfera si era fatta carica di strane vibrazioni che le avevano inevitabilmente alleggerito la testa. Si sentiva febbricitante, tanto che, più di una volta, aveva ripetuto il gesto di portarsi una mano alla fronte per sentire se fosse calda o meno; ovviamente nulla di eccessivamente evidente, nè consapevole, tantomeno che destasse sospetto a tal punto da arrivare a dirsi: "beh, forse non si sente bene". Gli occhioni della grifona sembravano essere stati letteralmente rapiti da quelli di Otis, non li aveva staccati dal suo volto nemmeno per un istante mentre si era ritrovata a ridere di gusto per la sua ennesima stranezza, ossia quella di aver messo al cellulare un pin estremamente intuibile. Tanto varrebbe non metterlo proprio a questo punto, si era ritrovata ingenuamente a pensare tra sè e sè senza però dire nulla al tasso che, scherzosamente, le aveva chiesto di non giudicarlo. E poi non puoi proprio metterti a fare la simpatica a prescindere visto che il tuo codice è la tua data di nascita! Ecco trovato l'ennesimo aspetto che i due ragazzi condividevano: avevano entrambi la memoria estremamente corta. Ed era assurdo, se ci si pensava, perchè ogni volta che Maddie ed Otis si ritrovavano a parlare soli, scoprivano di essere sempre più simili. Dopotutto è normale, si diceva, è scientificamente provato che le persone siano abituate ad accerchiarsi costantemente delle stesse personalità! Sì, frase che estrapolata fuori contesto è assolutamente priva di significato, ma la grifona era convinta che essendo Emi il nodo all'origine della loro conoscenza, l'elemento cardine che avevano in comune, era assolutamente prevedibile che entrambi avessero la strana sensazione di riflettersi nello stesso specchio d'acqua quando capitava che i loro universi si intersecassero. Magari senza Emile a fare da collante, i due nemmeno si sarebbero mai notati e addirittura mai conosciuti. Quindi, per farla breve, Maddison non si sorprendeva più di tanto nello scoprire assonanze così considerevoli, trovandole del tutto naturali; più che altro se ne sentiva attratta, affamata. Le piaceva sentirsi capita, ancor di più le piaceva non dover chiedere continuamente spiegazioni per cose che la sua sensibilità non arrivava a comprendere. Forse era proprio questa la motivazione per la quale, almeno con Otis, apparisse ben disposta, affabile e più espansiva del solito - e già era esagerata normalmente, quindi figurarsi -. Rannicchiata contro il suo petto, a guardarlo a testa in giù quando aveva tirato indietro il capo sulla sua spalla, nemmeno per un istante si era fermata a chiedersi se quell'atteggiamento potesse sembrare fraintendibile e too much, così come l'avrebbe apostrofato suo fratello. No, Maddison non aveva il senso della misura, e questo perchè raramente i suoi
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    comportamenti nascondevano secondi fini, altrettanto raramente sapeva riconoscere la malizia nei comportamenti altrui quindi le riusciva piuttosto semplice scavalcare certi labili confini che, nella normalità, sottintendono messaggi impliciti. Per questo le veniva spesso recriminato di essere una gatta morta, e forse era anche questa la motivazione che spinse Otis a fare ciò che fece quando la notte divenne ancora più silenziosa ed addirittura lo squittire delle civette, dall'alto della guferia, sembrò interrompersi per qualche istante. Non si era adeguatamente preparata all'arrivo di quel bacio che nemmeno immaginava lontanamente dovesse arrivare, non in quella situazione, non quella sera quando si era ritrovata a correre per il corridoio per raggiungere gli esterni di Hogwarts con la rabbia che quasi le aveva fatto fumare le orecchie. Non con quel peso che adesso le gravava in petto, consapevole di aver aiutato una persona che già sapeva dal principio avrebbe tradito per via di quella bomba che la radio stava preparando in risposta all'articolo del giornalino. Eppure, lontano da ogni aspettativa, lontano da ogni previsione, sembrava che l'universo le volesse far scontare in anticipo la sua crudeltà. Solo nel momento in cui le labbra di Otis sfiorarono le sue, Maddie comprese di aver fatto una grandissima stronzata. Perchè, si chiedeva, perchè mi hai evitato per mesi, perchè non ci siamo sentiti mentre sei stato in Giappone, perchè mi hai lanciato segnali così contrastanti se alla fine siamo arrivati a questo? Non sapeva darsi una risposta, e per tanto tempo ancora non sarebbe riuscita a darsene di valide, ma avrebbe ricordato quello lì come uno dei migliori baci mai dati in vita propria. Seppur paralizzata, la grifondoro fece appena in tempo a stringersi di più a lui e ad alzare impercettibilmente il capo per lambire le sue labbra e trattenerle fra le proprie. Le venne istintivo, così come le venne istintivo chiudere le dita contro lo scollo del suo maglione, a trattenerlo mentre il cuore le si ribaltava in petto. «No Mads scusami, veramente» Lo seguì con lo sguardo sbarrato tentando di riprendere fiato mentre rialzava la schiena « ...Per cosa? » riuscì a mugugnare ingenuamente prima di schiarirsi la gola pur di riprendere effettivamente il controllo della propria voce. «No, sul serio, non avrei dovuto, non so perché l'ho fatto...» "Non so perchè l'ho fatto", nulla di più pesante da dover digerire. Più lo guardava più la sua espressione si avvicinava alla sensazione di disgusto che sembrava provare. Non riuscì a dire nulla seppur la sua fronte improvvisamente aggrottata sembrasse parlare chiaramente «...devo pure sembrarti una sorta di verme che ti chiama per fare pace e poi una volta che le cose sono a posto pensa di poter...» di poter? Velocemente, forse un po' ferita per congetture che lei stessa era arrivata a creare, Maddie si ritrovò a balzare in piedi, di scatto. Cos'era la cosa che le dava più fastidio? Il fatto che, conoscendosi, sapeva che quell'episodio non sarebbe passato in cavalleria - almeno per lei -, e che avrebbe passato settimane intere, se non mesi, a ripensarci. Che ormai, con quel gesto, non avrebbe più visto Otis come il migliore amico di tutti i tempi di suo fratello, ma come il ragazzo che l'aveva baciata e che al 110% le aveva smosso qualcosa dentro. Sarebbe arrossita quando gli avrebbe parlato o quando anche solo lo avrebbe guardato, si sarebbe sentita stupida per qualunque cosa gli avrebbe detto e avrebbe provato puro imbarazzo nel condividere forzatamente con lui del tempo quando si sarebbero ritrovati entrambi a stare con Em, il loro collante. Bene, se prima sapeva esattamente come comportarsi, Maddie adesso non aveva la minima idea di cosa dire o fare. Di come dirlo e farlo. « Quindi è stata una cosa dettata da...non lo so, dalla noia? » Mormorò con un breve sorriso interdetto, raccogliendo i capelli dietro alla testa, in una cipolla improvvisata. Sì, di gran lunga avrebbe preferito che Otis le dicesse "mi piaci" piuttosto che lasciarla di nuovo con l'ennesimo dubbio che le avrebbe arrovellato il cervello. « Non fa niente, O', per quel che vale non penso tu sia un verme... però, cioè - » e qui le venne da abbozzare una risata « - non ti facevo così. Nel senso, probabilmente ci sta, sarà l'età, ma confondere le persone senza avere un valido motivo per farlo è un po' crudele. Soprattutto farlo con la sorella del tuo migliore amico » Arricciò le labbra ed indietreggiò di qualche passo, sospirando profondamente « No, non lo dirò ad Emil, sta' tranquillo, non voglio farvi litigare » puntualizzò subito, stringendosi fra le spalle. Dopotutto Maddison conosceva talmente tanto bene suo fratello da sapere che se avesse aperto bocca riguardo l'accaduto, lui non c'avrebbe messo nulla ad infuriarsi. « ...probabile sia stata colpa mia, magari ti ho dato l'idea di essere una persona che ci sta a certe cose. Tipo ragazza facile da roba occasionale senza impegno, giusto per divertirsi. Spesso do l'idea di essere una facile, quindi non saresti il primo.. e non perchè essere facili o cercare roba occasionale sia sbagliato, eh, non fraintendermi! Però, sì, non fa per me.» Beh, che dire, era stata diplomatica.
     
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