The best mirror is an old friend

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    « Non mi guardare così Alfie, sai benissimo che non è per te. » Il cucciolo di pastore tedesco che le aveva rivoluzionato la vita guardava con particolare interesse le bistecche che aveva messo a marinare circa un'ora prima in un'emulsione di vino rosso, rosmarino, sale, pepe e olio. Quasi come se fossero destinate a lui. Per sua sfortuna doveva accontentarsi dei croccantini con cui ogni giorno riempiva la sua ciotola. Ermes, il barbagianni, dal canto suo rimaneva immobile sul suo trespolo; indifferente alle moine del cucciolo che aveva invaso il suo territorio. Era stata restia ad accogliere quel piccolo uragano a quattro zampe, ma dal momento che l'aveva guardata con quei teneri occhi marroni e quelle grandi orecchie morbidose si era sentita conquistata. Ovviamente il cucciolo lo sapeva e se ne approfittava, tanto che da quando aveva messo zampa in quella casa aveva sempre dormito al suo fianco sul letto, un'abitudine che si era ripromessa più volte di non fargli prendere. « Forse puoi tentare la tecnica degli occhi dolci con Sam...anche se dubito che ti sgancerà un pezzo di carne. » Girò le bistecche un'ultima volta, lasciando che marinassero anche sull'altro lato. Accese il forno, così da pre-riscaldarlo per la cottura della carne. Prese dalla credenza due tovagliette e le portò nel suo piccolo e confortevole salotto. La casa era piccola, ma piuttosto accogliente, ma il punto forte erano le grandi vetrate che si trovavano in salotto e nella camera da letto. Aveva deciso di apparecchiare sul tavolino da caffè, entrambi avrebbero mangiati accampati per terra dato che non aveva ancora avuto modo di acquistare un tavolo da pranzo. Completò con posate, piatti e bicchieri da vino. Al centro mise una piccola boule ripiena d'acqua su cui galleggiano delle candele rotonde. Era tutto semplice, ma lei e Sam si conoscevano da talmente tanto tempo che non aveva bisogno di fare le cose in grande. Entrambi avevano visto il meglio e il peggio dell'altro, la loro amicizia aveva avuto alti e bassi, ma alla fine aveva sempre resistito. Guardò l'orologio e mancava ancora qualche minuto all'arrivo del ragazzo. Lanciò un'occhiata intimidatoria ad Alfie, quasi come se stesse cercando di avvisarlo di stare lontano dalla tavola apparecchiata. Per sua fortuna il cucciolo era la sua ombra e la seguiva sempre. Si tolse la maglia oversize e bucata che indossava per stare in casa, optando per qualcosa di semplice e comodo allo stesso tempo. Tornò in cucina e dopo aver spostato le bistecche in una pirofila di vetro le infornò; pronte per essere cotte. La suoneria del suo cellulare la distrasse leggermente dai preparativi. Mentre versava l'insalata in una ciotola si portò il telefono all'orecchio, tenendolo tra la spalla l'incavo del collo. « Pronto? » Non aveva avuto modo di vedere il nome sullo schermo, motivo per cui non avesse idea di chi la stesse chiamando. « Eris... » La voce dell'uomo dall'altra parte dello schermo la freddò, tanto che si fermò a metà di ciò che stava facendo. « Robert. » Quando aveva lasciato New York pensava di essersi lasciata alle spalle anche l'uomo che le aveva mentito senza pudore; ingannandola e rendendola complice di un tradimento che l'aveva disgustata. « Mi è mancata la tua voce piccola... » Una risata amara si sprigionò dal petto della ragazza. Aveva creduto alle sue bugie per troppo tempo e si era risvegliata nel peggiore dei modi. « Senti non mi devi chiamare, sei un bugiardo e la cosa peggiore è che hai reso anche me una bugiarda. Dimentica tutto! » « Lo sai che non posso picc. » Prima ancora che avesse modo di terminare la frase gli chiuse il telefono in faccia, mettendo fine a quella chiamata. Robert era fin troppo abile con le parole, era un accademico, un uomo di successo e lei era rimasta affascinata da lui. Sapeva che iniziare una relazione con lui era sbagliato, ma l'aveva fatta sentire amata, apprezzata. Si era lasciata andare e come un'idiota aveva creduto ad ogni parola dell'uomo; fino a quando la realtà dei fatti l'aveva colpita in faccia. Pensava di essere innamorata, salvo poi trovarsi faccia a faccia con la moglie di Robert, una donna bellissima che teneva per mano una bambina che aveva gli stessi occhi scuri del padre. Una donna sorridente, resa ancora più raggiante da quella seconda gravidanza che iniziava a farsi notare. Scoprire che l'uomo fosse sposato era stato come risvegliarsi da un sogno e ritrovarsi in un incubo. Quando la moglie aveva lasciato il suo ufficio aveva provato a giustificarsi, millantando di come ormai non l'amasse più, di come stesse solo cercando il momento migliore per lasciarla. Bugie a cui Eris non aveva creduto. Aveva fatto i bagagli in pochissimo tempo ed era tornata a Londra, decisa a ricostruire la sua vita. Ancora scossa dalla chiamata finì di versare l'insalata, condendola con un po' di olio, aceto e sale. Non si era ancora ripresa dallo shock quando sentì suonare il campanello. Alfie, che fino a quel momento era rimasto ai suoi piedi, schizzò via; nascondendosi in camera. Per quanto esuberante fosse era terribilmente timido nei confronti degli estranei, prima di avvicinarsi preferiva studiarli da lontano; quasi come se stesse cercando di farsi un'idea su di loro. Sorridendo aprì la porta al suo ospite e si ritrovò di fronte al volto famigliare di Sam. Lo abbracciò d'istinto, assaporando la stretta di un affetto che conosceva da tutta la vita. « Ciao Sams... » Si spostò leggermente, lasciando al ragazzo lo spazio necessario per entrare. «Accomodati. » Come se fossi a casa tua. « Che ne dici di rompere il ghiaccio e conoscere subito Alfie? » Sentendosi chiamare il cucciolo arrivò trottando, ignorandola del tutto e lanciandosi direttamente su Sam, un po' come se avesse appena trovato il suo compagno di giochi preferito. Venduto.
     
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    « Se vuole, può usufruire dell'offerta speciale di oggi. Se compra una di queste, ha in omaggio una tazza esclusivissima targata Falcons. » Sorride Sam, veramente divertito da sotto la visiera del cappello, resa ancora più bassa dal cappuccio della felpa che vi ha messo sopra. Gli occhi sapientemente nascosti dagli immancabili occhiali dalla montatura scura e le lenti altrettanto nere. « Ma ovvio che sì, come si può resistere alla forza dirompente dei Falconi? » Porta un pugno in aria, a mo' di tifo, sentendosi estremamente a suo agio mentre lancia sul bancone una scatoletta di Cioccorane per poi sorridere alla commessa che immagina non l'abbia effettivamente riconosciuto. O forse sì e vuole fare la simpatica. O forse no e allora questo travestimento è il top. Lei lo fissa, con le dita che si attorcigliano intorno alla scatolina blu, dai ghirigori dorati per poi passarlo in cassa e sembra voler aggiungere qualcosa, con la testa che si inclina di lato. Sam, in tutta risposta, finge di avere una chiamata in entrata, dal cellulare che non accenna assolutamente a vibrare dalla tasca davanti dei pantaloni ma che viene prontamente tirato fuori per essere portato all'orecchio destro. "Scusi, una chiamata urgente!" Sillaba alla ragazza, prima di aggiungere un "Mi raccomando, la tazza, ci tengo!" per poi darle le spalle, pronto a fingere una chiamata con sua cugina. Va avanti forse per un minuto buono, prima di accorgersi di un chiaro e limpido schiarimento di voce della persona in fila dietro di lui. « Scusami, non per niente ma stai facendo la fila! » Inarca un sopracciglio, Sam, mentre fissa il ragazzo che a sua volta lo rifissa. « E' che ho un appuntamento importante e devo davvero comprare questo benedetto dolce. » Sembra scusarsi, con le mani tese in avanti, pronte a mostrargli il pacchetto che ha stretto tra di loro. « E comunque tranquillo, non dirò a nessuno che stai acquistando una tazza dei Falcons e sempre forza Cannons! Con te che torni in battuta insieme a Baker me lo sento che è il nostro anno. » Sam accenna una risata ad accogliere l'occhiolino che il ragazzo gli fa, molto circospetto, dopo essersi guardato alle spalle più volte, per sincerarsi che la persona in fila dietro di lui fosse abbastanza lontana da non sentirlo. « Prima mi riprendi, poi ti complimenti. Sai come confondere le persone, ragazzo. » Gli indirizza tornando a dargli le spalle per pagare il conto più in fretta possibile. E mentre aspetta il resto, ruba un tovagliolo dall'apposito contenitore che giace, inerme, sul bancone, tira fuori una penna dalla tasca e comincia a scriverci sopra qualcosa. « Grazie e buona serata! » La commessa lo saluta con un sorriso al quale lui risponde a sua volta prendendo la busta per poi girarsi verso il ragazzo. « Beh, buona serata! » Allunga la mano verso di lui, lasciando scivolare il tovagliolo tra le sue dita con un largo sorriso. "Grazie ancora per non aver tradito il mio segreto, spero vada bene l'appuntamento - Samuel Scamander " Un ringraziamento veloce che si fa di fare con il cuore mentre scappa via, accorgendosi di non essere esattamente in orario, come suo solito. Con il gps già impostato sulla posizione di casa di Eris, cammina rapido lungo le viuzze acciottolate di Hogsmeade, con le due buste che oscillano allegre a carezzargli le gambe. Arrivato a destinazione alza lo sguardo per guardare la palazzina dai tratti decisamente inglesi, ritrovandosi a pensare che, in fondo, casa dell'amica non dista che pochi chilometri da casa sua. Suona il campanello pimpante e con l'umore decisamente più nelle corde di Samuel Scamander, lasciatosi ormai alle spalle la febbre da luna e i trigger vari ed eventuali che il rave gli ha riversato addosso pur non avendovi effettivamente nemmeno partecipato. Attende che la porta si apra, togliendosi occhiali e cappelli vari e subito dopo, non riuscendo nemmeno a squadrare per bene la ragazza, si ritrova con le sue esili braccia a stringergli il torace. Sorride, allungando le proprie intorno alla sua figura minuta, le buste che le carezzano la schiena con il peso di ciò che portano dentro. « Ciao Sams... » « Ma che mi hai combinato, E? Ti sei accorciata in questo annetto di gozzoviglie all'estero? » E' così che decide di salutare quella sua amica di vecchia data, mentre si scosta quel tanto per sorriderle e fissare il suo volto. E' cambiata? Si domanda e la risposta è "Forse un po'". Appare subito chiaro al giovane Scamander quanto sia maturata e cresciuta, forse per la leggera
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    vena malinconica che le attraversa gli occhi verdastri, in genere sempre pieni di una rara innocenza nei suoi ricordi. «Accomodati. Che ne dici di rompere il ghiaccio e conoscere subito Alfie? » Si intromette nel locale principale della casa, non fa in tempo nemmeno a posare le buste a terra che viene letteralmente travolto da una palletta di pelo ansimante e felicissimo in quel suo riempirlo di feste. « Io lo sapevo che non poteva che essere un uragano meraviglioso come te, questo fantomatico Alfie. » Parla direttamente al cane, con le mani che si stringono a coppa sotto il suo muso per avvicinarlo al proprio viso, noncurante della lingua che penzola fuori dalla sua bocca, chiara minaccia su ciò che vorrebbe fare alla sua faccia. « O perlomeno speravo che non fossi un altro principino impomatato di quelli che sembrano piacere tanto alla tua mamma. » Riferimenti vari ed eventuali ad un certo Nate Douglas sono puramente casuali. Finge di sussurrarlo al cagnolino ma sa bene di aver usato un tono di voce abbastanza alto da farsi udire da Eris, la stessa a cui rivolge uno sguardo fintamente innocente, molto alla "Che ho detto?" « Se me lo dicevi prima portavo anche Spike. Già me li immagino a conquistare i cuori delle cagnette al parco, dei veri compagni. » Aggiunge nella sua direzione, mentre si rialza in piedi, dopo l'ennesima coccola indirizzata all'animale. Alfie lo guarda per qualche secondo interdetto, forse un po' dispiaciuto che il momento coccole sia finito, ma non appena Sam smuove le buste da terra, le punta subito con il naso, cominciando a girargli intorno alla ricerca di qualcosa di buono da sgraffignare da lì dentro. « Temo che ci sia poco per te, piccolo amico. » Ammette per poi muoversi dietro Eris verso la cucina, con Alfie al seguito. « La prossima volta prometto di portarti qualcosa di buono. Parola di lupetto. » Letteralmente. Deposita entrambe le buste sopra il tavolino e comincia a tirare fuori ciò che ha deciso per quella serata mentre ridacchia per quella che, a parer suo, è effettivamente un'ottima battuta. « Vino rosso da accompagnamento alla carne. » Poggia la bottiglia sul legno. « Poi qui abbiamo la nuovissima cheesecake di Mielandia, con tanto di caramello, menta piperita e tre strati di cioccolati differenti. » Insomma, io me lo scofanerei tutto pure ora. « Abbiamo anche una Cioccorana, giusto per ricordarti i bei tempi andati sull'Espresso di Hogwarts. » Lascia scivolare la scatolina decorata verso di lei. « E infine un dolce, gentile e decisamente disinteressato reminder su chi non dovrai assolutamente tifare quest'anno. » Tira fuori la tazza e sciabola le sopracciglia folte. « Io la userei per metterci i fiori. » Si stringe nelle spalle dopo aver pronunciato quel commento/consiglio, per poi portarsi entrambe le mani ai fianchi. Fa un giro su se stesso, muovendosi nell'ambiente principale. « Hai capito la MacBride come si è sistemata alla grande. » Commenta con gli occhi puntati sulle ampie vetrate che davano al salotto l'aria di essere molto più grande, con la visuale direttamente su Hogsmeade. « E' un affarone questa casa, guarda che vista! » Continua, per poi tornare a guardarla con un sorriso nello squadrarla di nuovo. « Posso aiutarti a fare qualcosa mentre cominci a raccontarmi tutto dell'America, senza se e senza ma? »
     
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    « Ma che mi hai combinato, E? Ti sei accorciata in questo annetto di gozzoviglie all'estero? » « E tu sei un gran cafone Sam Scamander...dire ad una ragazza che si è abbassata. » Si finse offesa, ma Eris era ben lungi dal disperarsi per un'altezza che non avrebbe mai avuto. Era sempre stata minuta e per lei non era mai stato un problema. « Io lo sapevo che non poteva che essere un uragano meraviglioso come te, questo fantomatico Alfie E fu così che venne completamente dimenticato, Alfie aveva catalizzato su di sé tutta l'attenzione del ragazzo, da bravo cucciolo esuberante quale era. Era proprio con quell'esuberanza che aveva fatto breccia nel suo cuore, non l'aveva mollata un attimo e alla fine non aveva potuto fare a meno di portarlo via con sé. Da quel momento non aveva più dormito da sola. « O perlomeno speravo che non fossi un altro principino impomatato di quelli che sembrano piacere tanto alla tua mamma. » Alzò gli occhi al cielo di fronte a quella velata frecciatina lanciata dal ragazzo. Non aveva mai fatto mistero di cosa pensasse delle sue frequentazioni, ma ciò nonostante era anche vero che erano stati semplici flirt e niente di più. « Sai che quando ti ci metti sei proprio petulante? Sbaglio o tu frequentavi una certa principessa? » Una sorta di tira e molla che Sam aveva portavo avanti a lungo, fino a quando uno dei due non aveva detto basta. « Se me lo dicevi prima portavo anche Spike. Già me li immagino a conquistare i cuori delle cagnette al parco, dei veri compagni. » « Sì sì cambia discorso che ti conviene. Comunque potevi portarlo, sai che è sempre il benvenuto. » Come Alfie era un esuberante coccolone in grado di conquistare anche il cuore più rigido. Osserva divertita mentre Alfie scava curioso all'interno delle borse, molto probabilmente alla ricerca delle leccornie che nasconde il sacchetto. « Dai Alfie, vieni. » « Temo che ci sia poco per te, piccolo amico. La prossima volta prometto di portarti qualcosa di buono. Parola di lupetto. » Come se non lo viziassi a sufficienza. Sia lui che Hermes, il suo diffidente e snobbissimo gatto, erano più che coccolati; vivevano in panciolle aspettando la ricompensa successiva. Fece strada al ragazzo verso la cucina, così che potesse liberarsi del peso delle borse. La carne sfrigolava in forno, riempiendo l'aria di quel piacevole odore di carne arrostita; profumino che le faceva venire l'acquolina in bocca. Diede una controllata alla cottura e tornò a dedicare la sua attenzione al suo ospite.
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    « Vino rosso da accompagnamento alla carne. Poi qui abbiamo la nuovissima cheesecake di Mielandia, con tanto di caramello, menta piperita e tre strati di cioccolati differenti. » Quando una persona conosce i tuoi gusti. Eris e il cioccolato erano sempre stati una cosa sola, un peccato di gola a cui non se la sentiva di rinunciare. Aveva perso il conto delle volte in cui, durante gli anni ad Hogwarts, nelle gite ad Hogsmeade si erano rifugiati da Mielandia per gustarsi i loro fantomatici dolci. « Tu sì che sai come viziare una ragazza...gli americani non sono dei novellini in fatto di dolci, ma quella torta...quella è insuperabile.. » E tu lo sai bene. Erano pomeriggi che ricordava con immenso affetto, che la riportavano direttamente alle estati che passavano insieme al campo estivo. Rircordi che mettevano in evidenza da quanto tempo Sam fosse nella sua vita. « E infine un dolce, gentile e decisamente disinteressato reminder su chi non dovrai assolutamente tifare quest'anno. Io la userei per metterci i fiori. » Sam e il quidditch, letteralmente inseparabili. Eris dal canto suo era una vera e propria ignorante in fatto di quidditch, però per il bene che voleva all'amico si sforzava di capire le dinamiche del gioco. « Quindi vuol dire che non posso più utilizzare il pigiamino dei falcons? » Di fronte all'espressione costernata del ragazzo non poté fare a meno di ridere, dandogli le spalle mentre ritornava sui suoi passi. « Non ti agitare...in realtà non indosso il pigiama. » Una risatina le scosse il petto mentre estraeva la pirofila dal forno; le bistecche sfrigolanti erano pronte per essere servite. « Hai capito la MacBride come si è sistemata alla grande. E' un affarone questa casa, guarda che vista! » La vista di cui Sam parlava era proprio il motivo per cui l'aveva scelta. L'appartamento di per sé non era grandissimo, ma era confortevole e per lei era casa. Non vedeva l'ora della prima neve dell'anno, impaziente di scorgere la luminosa coltre bianca che avrebbe ricoperto ogni cosa. « Le mattine nebbiose per ora sono le mie preferite...sembra di essere su una nuvola. » Era qualcosa di assolutamente fantastico, quasi commovente per certi versi. « Posso aiutarti a fare qualcosa mentre cominci a raccontarmi tutto dell'America, senza se e senza ma? » Senza se e senza ma? Luci e ombre del luogo in cui era scappata e da cui era scappata. Sam era una delle poche persone a cui si sentiva di confidare ciò che aveva passato. « Iniziamo a portare le cose a tavola e ti racconto tutto. » Passò al ragazzo il suo piatto e la bottiglia di vino, mentre lei portava il suo e la ricca insalata mista che aveva preparato come contorno. Si sedette su uno dei due cuscini che aveva preparato come seduta e incrociò le gambe sotto di sé. Lasciò che il ragazzo fece gli onori con il vino, per raccontare tutto aveva decisamente bisogno di berne un bicchiere prima. « Allora possiamo cominciare col dire che sono la solita illusa credulona? » Per quanto Robert avesse mentito era lei quella che si era fatta fregare. « Ho conosciuto un uomo...intelligente e molto carismatico. » Abile bugiardo. « all'inizio mi sono tirata indietro perchè era un uomo più grande, con una carriera affermata e io avevo altre priorità. » Voleva portare avanti quel corso specialistico, imparare, conoscere le tradizioni del posto in cui si era trasferita; una relazione non era certamente nei suoi pensieri quando si era trasferita a New York. « Però alla fine ho ceduto...ed ero felice Sam. » Ricorda quella sensazione di felicità con amarezza mentre taglia la sua bistecca. Una felicità frutto di un inganno. « Fino a quando non mi sono ritrovata a parlare con sua moglie, mentre teneva per mano il loro bambino e con l'altra si accarezzava un principio di pancia. » Mentre tutte le mie convinzioni andavano in pezzi.
     
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