Inverness Castle

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    E' china sopra a una serie di carte riguardanti gli approvvigionamenti, quando i tre colpi improvvisi sulla porta la fanno trasalire. Il rimbombo sulle assi di legno è talmente forte che per poco la porta dello studio non viene buttata giù. « Avanti! » Attende paziente, senza ricevere risposta alcuna; alza gli occhi al cielo e scuote la testa. E ora chi è il simpatico? Nessuno. A ben guardare lungo il corridoio del pianterreno non vi è nessuno. Lo percorre in lungo in largo per ricercare il simpatico di turno, senza trovarvi assolutamente nessuno. Alla fine, piuttosto stranita, decide di sospirare, richiudere i registri e fare un salto di sopra per farsi una doccia veloce e indossare qualcosa di leggermente più carino. Lo sforzo funziona solo a metà considerato che alla fine opta per un maglione abbastanza comodo e caldo. D'altronde è una roba di famiglia. Mi tocca infiocchettarmi anche troppo ultimamente. Ed effettivamente allo stato attuale, tutto ciò che voleva la giovane Morgenstern, era che il suo ventunesimo passasse il più in sordina possibile per poi tornare a lavorare ancora più di prima.« Potrei aver minimizzato giusto un pochino sulla cosa del festeggiamento in famiglia. » Sgranò appena gli occhi scuotendo la testa. « Lo vedo. » Accettò con una leggera difficoltà il regalo del fratello, osservando il pacchetto con un velo di imbarazzo. Il tempo non le aveva insegnato a reagire meglio ai regali. « Non dovevi però. » Affiancò Percy strizzando l'occhio a Holden, stringendosi appena nelle spalle. « Tanti auguri. » « Tu lo sapevi vero.. che non era solo una cosa di famiglia. » Accolse il brindisi di tutti i cacciatori con un leggero cenno del capo a mo di ringraziamento, alzando in seguito a sua volta il bicchiere. [...] « Ti abbiamo fatto un regalo insieme io ed Elliie - Noble, hai presente sì? - anche se a dirla tutta, l'ho scelto io. Quindi se ti piace è merito mio, se no... prenditela con lei. » Stirò un leggero sorriso annuendo. « Grazie Viv! Siete state davvero - » Carine a pensarci? E' un gesto bello? Grazie di aver ricordato la mia esistenza? No. Tris continuava a nn saper reagire di fronte ai regali. « Grazie. » Posò una mano sulla spalla dell'amica, restando sorpresa di vedere un altro grande animale della festa. Era accompagnato e Tris sapeva già chi fosse. « Ehi! Che bello che siete venuti. Sono molto contenta. » E lo pensava davvero. Rudy si muoveva sempre in punta di piedi ovunque da quando era tornato. Tris però non voleva che ciò avvenisse anche a Inverness.
    dsvOhzT
    « Ella, hai fatto bene a venire. Sono contenta di vedervi qui.. insieme. » «È davvero un piacere conoscerti, ho sentito molto parlare di te» « Spero non dalle solite fonti.. altrimenti sarebbe davvero imbarazzante. Come ti stai trovando qui? » Rivolge uno sguardo eloquente in direzione di Rudy, prima di dargli modo di spiegarsi sul pacchetto. « Lo apri dopo, ma ti spoilero già che no, non è un pugnale nuovo. A quanto pare sono andati sold out sul web, da quando Griffith ha organizzato questa roba. Non avrai dei gusti leggermente monotoni, eh Morgenstern? » Alzò gli occhi al cielo scuotendo la testa. « Ammazza, certo che prendere per il culo così i miei gusti di classe è proprio da infami. Non ce la fai proprio, tu eh? » Gli mollò un leggero pugno sul braccio prima di scoppiare a ridere. « Venite a sedervi con noi? » Chiese loro indicando il tavolo attorno al quale si stavano radunando i fratelli, Vivienne, Percy e altri ancora. « T…Tris, ciao! Tanti auguri, spero che il regalo ti sia piaciuto » « Ehi! Ellie! Non dovevate disturbarvi! Ho apprezzato tantissimo però. Oh.. lei è Ella, la sorella di Rudy. Che ne dite se raggiungiamo gli altri e ci facciamo un bicchiere insieme? » Ed effettivamente in compagnia di Ella, Rudy ed Ellie, raggiunsero gli altri. « Non mi ascolti mai, eh? Ti avevo detto di aspettarmi! Ops… Scusatemi. Ciao Percy, come stai? Spero di non aver interrotto niente… » Interrotto qualcosa? Tris sollevò un sopracciglio lasciando oscillare lo sguardo da Percy a Vivienne con fare interrogativo. Conosceva da abbastanza tempo l'amica da comprendere quando era vittima di una qualunque tensione. Una che in quel momento non le fu del tutto chiara e che non gradì nemmeno fino in fondo. Tuttavia, spezzò il silenzio dopo poco sospirando. « Sediamoci no? A meno che il mio social media manager non ha organizzato anche uno spettacolo pirotecnico. » Gettò uno sguardo divertito in direzione di Griffith, non sapendo quanta gente avesse invitato. Una domanda che decide di tenersi per sé per non offendere nessuno. Prese posto accanto a Percy riempiendo nuovamente il bicchiere di tutti con un colpo di bacchetta. Posò una mano sulla coscia di Percy sotto il tavolo facendosi più vicina, ignorando con apparente noncuranza la sua presenza a cui restò particolarmente incollata. Non sono cieca. « Allora ragazzi.. come lo finiamo questo anno? Avete piani? Dovremmo organizzare qualcosa. Se siamo fortunati e riusciamo a non far ficcare il naso allo Shame, alle Logge e ai complotti internazionali, forse possiamo fare qualcosa di tranquillo, con tanto alcol e da cui non ci svegliamo per i prossimi tre giorni. Dean e Sam apprezzerebbero un casino.. e anche Malia, se dovesse tornare almeno per la fine dell'anno. » Volse lo sguardo verso Percy, osservandolo con sin troppa eloquenza. « Tu che dici? » Sono troppo curiosa.

    Scusate la lunghezza. Ho tentato di fare un sunto di tutto. Se ci sono altri che devono arrivare, un po' tutta la compagnia è seduta attorno a un tavolo.


     
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    1 Marzo

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    Si era smaterializzato appena fuori dai confini di Inverness, raggiungendo di gran carriera quei cancelli che ormai conosceva piuttosto bene. Le guardie che li presidiavano, abituati a vederlo arrivare di quando in quando, non sembrarono fargli particolari storie - pur trattenendolo in attesa un po' più a lungo rispetto al normale. Probabilmente saranno stati istruiti per far più cautela, data la piega presa dalla serata. Attese tuttavia con pazienza fin quando la guardia di turno non tornò per fargli cenno di seguirlo, scortandolo personalmente al castello di Beatrice. Nel percorso, tuttavia, a Dean non sfuggirono alcuni dettagli indicativi del tenore della situazione: nonostante l'ora tarda, infatti, più di una casa aveva le luci accese e le strade non erano del tutto deserte come ci sarebbe stato da aspettarsi. Anzi, c'era un discreto via vai di cacciatori in tenuta. Non premette nulla di buono. Sospirò, congedandosi dalla guardia solo quando Tris in persona arrivò ad aprire la porta di casa e lo invitò ad entrare. « Ehy.. » mormorò, stendendo un sorriso che aveva ben poco del suo solito fare gioviale. « Scusa se ti sono piombato qui dal nulla. Mi sa che hai il tuo bel da fare. » Parole, quelle, che non delineavano una supposizione lanciata lì tanto per, ma che suonarono come una vera e propria constatazione dei fatti, alla luce di ciò che aveva appena visto in città. « Comunque non ti voglio rubare troppo tempo. Sono qui per una questione di emergenza. » Pausa. « Lily. Scamander. » Perché d'altronde, che Tris sapesse dell'arresto di James era piuttosto evidente. Dubitava ci fosse bisogno di spiegarle tutto il contesto della situazione. « Eravamo entrambi presenti quando hanno arrestato James. Solo che..beh..diciamo che io ho solo sentito, mentre lei era proprio lì con lui. » La voce spezzata di Lilac sembrò risuonargli nelle orecchie per qualche istante, ma la allontanò con un leggero scuotimento del capo. « Ovviamente è sconvolta e credo che la notizia sia in qualche modo arrivata ai giornalisti. Fai due più due: abbiamo casa praticamente sotto assedio. » Le lanciò uno sguardo eloquente, come a lasciarle intendere tutte le conseguenze che quelle informazioni portavano con sé. « Ho pensato che fosse meglio tenerci lontani da lì per un po'. Sai, volare basso e non starcene proprio al centro di un campus universitario. » Sospirò, allargando le braccia e facendole ricadere subito sulle cosce. « Inverness è l'unico posto sicuro che mi è venuto in mente. Una soluzione temporanea in attesa che le acque si calmino un po' e ci permettano di tornare a casa. » Lasciò un istante di silenzio tra quelle parole e la domanda successiva. « È ancora valida quell'offerta per Sam nel villaggio dei sin eater? » chiese piano, con tono vagamente disperato. Non te lo chiederei se non fossimo alla canna del gas.


     
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    L'ombra e le voci sull'arresto di James Potter stavano ormai iniziando a circolare nella Città Santa nonostante fossero passate poche ore dall'accaduto; ne era la prova la mobilitazione cospicua dei cacciatori avevano animato le strade di Inverness prima ancora del suo ritorno. Tris si era ritirata nel maniero di famiglia assieme ai fratelli e al nonno pianificando le prossime mosse, che stavano già infervorando gran parte delle antiche famiglie stanziate nella città del Credo da centinaia d'anni. Chi l'avrebbe detto che a riportarci agli antichi splendori sarebbe stato un Potter. Tris era pronta ad agire; quanto per mesi si era dibattuto e discusso tra le mura di quel fazzoletto di terra, bagnato a Nord da acque gelate, stava per realizzarsi. Erano chini su una gran cartina della Scozia quando una delle guardie bussò alla porta schiarendosi la voce. I lycan presenti in quella casa avevano infatti chiuso il contatto con chiunque di esterno per l'occasione. L'arrivo di Dean alle porte di Inverness portò Tris a cambiare posizione sulla sedia. Annuì chiedendo che fosse lasciato passare. « Continuate pure. » Disse, lasciando la propria postazione al tavolo del suo ufficio dove erano presenti non solo i suoi fratelli e il nonno, ma anche due degli antichi custodi dei segreti della città, abili maghi che da sempre monitorano le difese magiche della città. « Tris? Quando torni c'è una cosa di cui vorrei parlarti a quattro occhi.. » A parlare fu Michael Thorne. Se deve parlarmi a quattro occhi non sarà nulla di buono. « Certamente. » Asserì abbandonando il posto per andare incontro al migliore amico. [...] Lo fece accomodare nella gran cucina al pianterreno, servendogli del caffé fresco e ascoltando quanto avesse da dire portandosi a sua volta una tazza alle labbra di tanto in tanto. « È ancora valida quell'offerta per Sam nel villaggio dei sin eater? » Non gli diede il tempo di aggiungere altro. Prese il suo cellulare dalla tasca posteriore dei jeans e compose velocemente un messaggio che inviò a Sam. "Smaterializzatevi alle porte. Avrete il via libera. Una delle guardie vi accompagnerà a casa tua." Passò il cellulare a Dean e gli rivolse un cenno della testa. Nel mentre passò in fretta e furia un paio di ordini a una delle custodi delle chiavi che avrebbe consegnato a Sam le chiavi della casa. Il villaggio dei sin eater era stato costruito dopo la Guerra Santa, ma nonostante questo, Tris non si è tirata indietro dall'offrire in qualunque momento una casa ai suoi. « Ti passo l'indirizzo. Dovresti trovarla facilmente. Il Villaggio dei Sin Eater è pieno di indicazioni. Davanti alla casa vi aspetta Marianne. Sarà lei a consegnarvi le chiavi. Non sarà molto pronta con così poco preavviso. » Probabilmente non è stata spolverata da quando l'hanno costruita. « Però trovate tutto l'occorrente. Chiederò di farvi avere anche dei cambi puliti. » Fece una leggera pausa e spostò lo sguardo in quello dell'amico. « Purtroppo domani il mercato sarà chiuso.. e anche le varie attività commerciali. Però possiamo fare colazione insieme.. o pranzare. » Dipende quando vi svegliate. « Tornate qua quando vi sarete riposati a dovere. » Aprì solo un cassetto dal quale tirò fuori una boccetta che passò a Dean. « Tintura di valeriana. Di una buona dormita avrete bisogno, fidati. »

    2 marzo

    Aveva dormito per poco più di un paio d'ore, ma nonostante ciò Beatrice aveva iniziato la giornata indossando la tenuta da cacciatore e rientrando in un ritmo piuttosto vertiginoso sin dalle prime ore dell'alba. Consapevole del fatto che ad un certo punto i ragazzi sarebbero arrivati, decise di preparare una colazione coi fiocchi di cui in primis aveva ragione. Imbandì quindi la tavola di ogni ben di dio, sorseggiando il secondo caffé della giornata in compagnia di Griffith e Sebastian Morgenstern mentre leggeva tutta la stampa che era riuscita a farsi spedire da Londra, a partire dall'edizione del mattino del Gruppo Peverell. Quando finalmente il campanello suonò, Tris scattò in piedi. Finalmente! Sto morendo di fame. Aprì loro la porta accennando un sorriso, prima di fare strada verso la sala da pranzo. « Spero abbiate fame. Mi dispiace avervi fatto spostare così presto, ma avevo bisogno di parlarvi di persona. Accomodatevi pure e non fate complimenti. » Tris gettò un veloce sguardo a Griffith scuotendo la testa, prima di afferrare una brioche appoggiandosi contro la finestra. Gettò uno sguardo al nonno rivolgendogli un cenno del capo, assicurandosi che anche il suo contatto con il resto del branco fosse chiuso. « Prima di tutto, come avrete notato, Inverness è in subbuglio. » Bolle qualcosa in pentola. E' evidente. « Non vi nascondo che ha a che fare con ieri sera, seppur in maniera molto molto marginale. » Pausa, mentre volge lo sguardo in direzione di Lily. La capiva. Anche Tris aveva assistito alla messa in stato di accusa di Eric Donovan diversi anni fa. L'impotenza che si prova è indescrivibile. « Ovviamente Sam e di casa qui.. ma potrete trattenervi tutti per tutto il tempo di cui avete bisogno. Vi chiederò però di non introdurre gente esterna nella città; d'ora in avanti per quanto mi riguarda tutti vengono messi in discussione.. persino chi si trova all'interno. » Abbassò lo sguardo stringendo i denti prima di tornare a rivolgersi prima a Sam e poi a Dean. « Ieri sera ho avuto modo di portare avanti una conversazione piuttosto interessante. Byron mi ha lasciato le redini ormai da mesi.. io ci ho messo un po' a capire come fare, ma ci siamo. Alla fine mi sono decisa. Si va avanti. Su due fronti. » Inverness da una parte. I Ribelli dall'altra. Si schiarisce la voce e osserva i due migliori amici. « Nessuno sa nulla del come, quando e perché. Però la chiamata sta per partire. Inutile dire che a voi due affiderei la mia vita quindi vorrei che ci foste. » Si allontanò dal loro campo visivo tornando con un grosso baule che posò sul davanzale della finestra. Dal suo intero estrasse tre pietre di luna di diverse dimensioni, insolite passaporte utilizzate dai cacciatori per tornare a casa. Ne consegnò una a Dean e una Sam. « Tenetele d'occhio e sempre a portata di mano. Quando diventano blu significa che avete un'ora prima che vi spediscano nel luogo dell'incontro. Se restate a Inverness non dovete nascondervi più di tanto; se uscite però, qualora dovessero diventare blu quando siete con altri, trovate un modo restare da soli. » Infine posò la terza pietra di fronte a Lily. Ci siamo trovate a parlare di cose simili molto prima dell'arresto di Byron, molto prima che diventassi il centro di questo gioco malato. « Vieni a sentire. Se non te la sentirai, ti prometto che potrai andartene senza conseguenza alcuna - per noi e per te. » E questa era una cosa che Tris poteva assicurare senza se e ma. « Presumibilmente si attiveranno sabato, ma la data potrebbe cambiare. Ciascuna può trasportare solo una persona e sono accoppiate a una specifica persona. Quindi.. » E dicendo ciò si rivolse nuovamente ai suoi migliori amici. « ..se pensate che io debba contattare qualcuno a cui non penserei da sola e nelle mani di cui affidereste tanto la vostra vita quanto la mia.. » Compì un leggera pausa indicando Griffith e Sebastian. « ..e della mia famiglia.. » Nessuna pressione. « Dovreste dirmelo adesso. Gli inviti vanno preparati. Uno per uno. »


     
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    « Sì, andrà tutto bene. » Aveva risposto a Lily la sera precedente, cercando di risultare quanto più convinto possibile, prima di prendere le prime cose che gli capitavano a tiro dalla camera per ficcarle a forza in uno zainetto da viaggio. E poi, nel cuore della notte, si erano ritrovati alle porte di Inverness, con una delle guardie che Sam credeva di aver già visto, ma di cui non ricordava effettivamente il nome, che li scortava in quella casa in cui non aveva mai messo piede prima, pur sapendo che c'era, a tutti gli effetti, un posto assegnatogli. La stessa che non ha girato più di tanto, effettivamente stanco e con le palpebre talmente pesanti tanto da riuscire a fargli aspettare giusto il ritorno di Dean e il sapere Lily nella camera che si era scelta, prima di crollare in un sonno senza sogni ma pieno di buio. [..] « Ragazzi, vi prego, possiamo andare? » Urla dal fondo delle scale, con lo stomaco impaziente che prende a gorgogliare nuovamente. Si rende conto soltanto in quel momento, mentre lancia un'occhiata alle lancette dell'orologio, che non mangia da più di dodici ore e, se la sera prima lo shock gli ha chiuso definitivamente lo stomaco, mandandolo a letto senza il bisogno impellente di uno spuntino pre dormita, ora si mangerebbe anche quell'adorabile sedia in legno su cui punta gli occhi frettolosi. Alla fine esce fuori, sperando che l'aria fresca di montagna lo aiuti a non pensare di volersi mangiare qualsiasi cosa gli capiti a tiro. Cammina per qualche buon minuto, facendo un giro del villaggio dei sin eater, ritrovandosi a pensare quanto effettivamente da piccolo sognasse l'avere un giorno una casetta immersa nel verde come quella dei suoi nonni. E' con il sorriso che quel ricordo gli provoca che torna verso la casetta, dove finalmente Dean e Lily sono pronti per andare da Tris e lui affianca la cugina, passandole un braccio sopra le spalle per stringerla a sé.
    « "Non fate complimenti", credo non avrò alcun problema a seguire questa raccomandazione. » Fa eco alle parole della padrona di casa. « Signor Morgenstern, buongiorno! » Accenna un inchino un po' impacciato verso il nonno di Tris prima di sedendosi a fianco di Griffith, trattenendosi dal dargli una bella pacca sulla spalla. Senza fare troppe cerimonie, dopo aver lanciato un'occhiata a Tris, giusto per chiederle il permesso, prende a mangiare mentre lei parla. Il cibo lo aiuta a metabolizzare ogni sua parola, portandolo ad ascoltare meglio, man mano che lo stomaco si riempie e le sensazioni dentro di lui scalpitano. E' stupito nel sentire che i due fronti cominceranno nuovamente a muoversi? No, non dopo l'arresto di Byron e James. Non dopo che lui ha vomitato anche gli occhi solo la settima prima, spaventandolo a morte, tanto da farlo rimanere seduto sul pavimento del bagno per delle ore, con il viso bianco come uno straccio e la consapevolezza che altro nero sarebbe arrivato. E' l'ultima cosa che voleva? Sì, ma questo non cambia la missione alla quale è stato chiamato, volente o nolente. « Nessuno sa nulla del come, quando e perché. Però la chiamata sta per partire. Inutile dire che a voi due affiderei la mia vita quindi vorrei che ci foste. » Si blocca allora, abbandonando l'idea di ficcarsi in bocca tutto il caldo panino che ha tra le mani. La fissa con una certa dose d'orgoglio negli occhi, nel sentirsi recapitare quelle parole e non può far altro che annuire con convinzione. Ci sarò. Fissa la pietra lunare che gli consegna, la soppesa lasciandosi rapire dal caleidoscopio di colori di cui è fatta la sua superficie, recependo comunque le istruzioni base sul come usarla. « ..se pensate che io debba contattare qualcuno a cui non penserei da sola e nelle mani di cui affidereste tanto la vostra vita quanto la mia....e della mia famiglia..Dovreste dirmelo adesso. Gli inviti vanno preparati. Uno per uno. » Ah ma okay eh, nessuna pressione, Morgenstern, davvero. Lancia un'occhiata a Lily, poi a Dean prima di tornare a Tris, una smorfia strana ad increspargli le labbra. « Per quanto mi riguarda, nessuno. » E' veloce nel dare la sua risposta, mentre la fissa. Non vuole lanciare deliberatamente qualcuno dei suoi parenti in una cosa così grossa, né tanto meno Daffy, non sapendo poi come potrebbero effettivamente reagire e per lui i discorsi stanno a zero. E' allora che guarda Lily, come a volerle chiedere cosa ne pensa lei con un sopracciglio che scatta verso l'alto a palesare la sua domanda. Allora? Che ne dici?
     
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    Non lasciano che Lily si smaterializzi da sola - e probabilmente hanno anche ragione a volerlo evitare. E' così scossa che rischierebbe di spezzarsi. Cerca Sam con lo sguardo, prima di avvolgere le dita alle sue e darsi la forza quanto meno di seguirlo. Si abbandona completamente alla propria controparte maschile; infine le vengono aperti i cancelli di Inverness, così come mesi addietro. La sensazione che prova nel varcare quel luogo sacro, è sempre la stessa, identica: estraneità e familiarità che si fondono insieme in un'emozione indescrivibile. Tutto sommato, benché diversa, opposta e distante da casa sua, la terra dei lycan le offre asilo quando il resto del mondo sembra crollare a pezzi. Quando sembra impazzire, ribaltando ogni convinzione e certezza. Non in James né nella sua innocenza - è delle autorità che Lilac non si fida. Come potrebbe, d'altronde? Sono gli stessi che hanno rinchiuso Byron, che non si sono accorti del buio risorto il giorno del rave, che hanno voltato le spalle adesso. La verità è che nessuno è disposto a porgere la mano. Siamo tutti abbandonati a noi stessi. E' per questo che la speranza di un branco sembra quasi miele per le api agli occhi della Scamander: è per questo che si sente al sicuro quando entra nell'abitazione a loro assegnata, posando la testa sul cuscino della stanza da lei scelta l'istante successivo. Inutile dire che, quella notte, Lilac Scamander non chiuse mai occhio [...]. « Ragazzi, vi prego, possiamo andare? », tira su la zip della felpa, Lily, per poi affrontare l'aria frizzante della Città Santa. Segue Sam e Dean in silenzio - è abbastanza certa che nessuno dei due la disturberà più di tanto. Neanche lei stessa saprebbe cosa dirsi, fosse al posto loro. Lasciano tutti che sia Tris a rompere il ghiaccio, nel momento in cui li accoglie al castello dei Morgerstern. Lily prende posto tra Sam e Dean, stringe tra le dita la forchetta ma non ha davvero il coraggio di fare altro. Prende giusto un boccone o due, per tappare il buco allo stomaco che effettivamente attanaglia anche lei. Si limita a garantire la propria sopravvivenza, mentre con l'attenzione si dedica interamente all'alfa lycan. « Prima di tutto, come avrete notato, Inverness è in subbuglio. Ieri sera ho avuto modo di portare avanti una conversazione piuttosto interessante. Byron mi ha lasciato le redini ormai da mesi.. io ci ho messo un po' a capire come fare, ma ci siamo. Alla fine mi sono decisa. Si va avanti. Su due fronti. », continua ad ascoltare senza muovere un muscolo, Lily, mentre Tris si allontana per poi portare con sé un baule. Stringe il legno del tavolo con le dita e ne osserva il contenuto. Scava nella propria memoria, valutando se ha mai sentito parlare delle pietre di luna in Storia della Magia, ai tempi di Hogwarts. Gliene viene consegnata una. Solo allora si rende conto di far parte di qualcosa. Non è una lycan, non abita a Inverness, non conosce la loro cultura. Si è persino scontrata con Tris al rave. Meno male che è successo - arriva a pensare, perché alla fine ne è davvero nato qualcosa. A questo pensiero segue un sorriso - il primo che riesce a fare dopo ore. « ..se pensate che io debba contattare qualcuno a cui non penserei da sola e nelle mani di cui affidereste tanto la vostra vita quanto la mia.. »
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    « Per quanto mi riguarda, nessuno. », non è a lei che viene rivolta quella domanda, per quanto abbia sulla punta della lingua una risposta ben precisa. Joy. Ovviamente le affiderebbe la propria vita. Ma questo non vuol dire, al contempo, che Lily voglia sulla propria coscienza la vita di Joy. Da questo punto di vista, il discorso di Sam fila in modo ineccepibile. Lily si è sbilanciata in favore di Inverness tempo addietro - dovrebbe forse far correre lo stesso pericolo a qualcun altro? Vive istanti di terribile confusione, chiedendosi se invischiare la sorella in una sorta di complotto o se, al contrario, tenerla al sicuro tra le mura della fattoria. «Tris.», anche quella è la prima parola dopo ore di silenzio. Richiama l'attenzione della lycan, per poi continuare: «Cosa succederà sabato?», ma la vera domanda che vorrebbe porre è un'altra, e probabilmente le si legge nell'espressione facciale senza bisogno che la esprima a parole: cosa faremo e come lo faremo? - perché, se c'è qualcosa di cui Lily ha bisogno, è uno scopo. Subito dopo, un'altra urgenza si fa largo nel cuore di Lilac Scamander - è un'urgenza personale e probabilmente anche egoistica, ma non può fare a meno di portarla a galla lo stesso. «James. E Byron. Tirarli fuori è una priorità.», ed egoismo a parte, non credo sia solo mia. «Cosa.. Cosa hai capito da lui?», da Byron. Lilac si aggrappa alla speranza che la Guida dei Ribelli fornisca la soluzione al problema. Quasi vorrebbe tapparsi le orecchie per non ascoltare la risposta di Tris - per non soffrire l'eventuale delusione.
     
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    Risolta velocemente la richiesta della casa, Dean non aveva perso tempo: contattò Sam per metterlo al corrente dei progressi e si fece mostrare la nuova abitazione, mettendo a posto quanto poteva prima che gli altri due arrivassero. A quel punto, la tintura di valeriana fornita da Tris si rivelò fondamentale per prendere quel sonno che, altrimenti, Dean avrebbe completamente perso. Fu quindi il mix tra lo stress accumulato, la stanchezza fisica, e la valeriana a farlo crollare pesantemente su quel letto che gli risultava anche fin troppo comodo rispetto alle proprie normali abitudini. E la mattina dopo, quando si risvegliò, ebbe come l'impressione di essere stato investito in pieno da un treno in corsa. Sceso al piano inferiore, si maledisse per non aver pensato a portarsi dietro qualche aspirina babbana o qualche pozione contro il martellante mal di testa. Si limitò tuttavia a sospirare, contando sul chiedere l'ennesimo favore a Tris più tardi. [..] « Buongiorno. » mormorò con la voce rauca, schiarendosela velocemente nel momento in cui si trovò di fronte alla famiglia Morgenstern e a un tavolo imbandito di leccornie. Ammappela! Di accomodarsi e favorire, Dean non se lo fece ripetere due volte, prendendo posto accanto a Sebastian Morgenstern, a cui rivolse un sorriso gentile. Gli era sempre piaciuto il vecchio Seb: un nonno arzillo, uno che sapeva il fatto suo. « [..] Nessuno sa nulla del come, quando e perché. Però la chiamata sta per partire. Inutile dire che a voi due affiderei la mia vita quindi vorrei che ci foste. » Annuì, serio, rimanendo in silenzio mentre trangugiava un cornetto e una tazza di caffè nero. Dean c'era stato la prima volta e ci sarebbe stato anche una seconda, senza esitazione o remore. Prese quindi la pietra che Tris gli diede, rigirandosela per qualche istante tra le mani mentre la fissava a fronte aggrottata, per poi riporla semplicemente nella tasca della felpa. « Presumibilmente si attiveranno sabato, ma la data potrebbe cambiare. Ciascuna può trasportare solo una persona e sono accoppiate a una specifica persona. Quindi..se pensate che io debba contattare qualcuno a cui non penserei da sola e nelle mani di cui affidereste tanto la vostra vita quanto la mia..e della mia famiglia.. » Incrociò lo sguardo di Griffith, che rivolse lui un sorrisino vagamente affettato. « Dovreste dirmelo adesso. Gli inviti vanno preparati. Uno per uno. » Sospirò, ritrovandosi in quel momento a pensare a Malia Stone, quella migliore amica ormai lontana che aveva combattuto strenuamente al loro fianco. Chissà se sta bene, se è al sicuro. Scrollò tuttavia il capo, facendo eco alle parole di Sam. « Nessuno. » Mentre lo disse, però, il suo pensiero corse immediatamente a Daphne. No, non è questo il momento. Non finché non sappiamo in cosa ci stiamo per imbarcare.


     
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    17 settembre 2021, ore 00:00

    Era un periodo particolare, quello che Percy e Tris stavano vivendo. L'ultima volta che si erano visti di persona era in circostanze quanto mai scioccanti. Negli ultimi mesi era diventata dal giorno alla notte una sedotta e abbandonata; per sentirsi usavano un canale privilegiato. Chiudevano il resto fuori e restavano solamente loro due. Tuttavia, in quell'occasione, a poche ore dal suo compleanno, Tris aveva per un po' chiuso fuori anche lui, almeno finché non finì di sistemare le candeline sopra la torta alla crema di nutella - una torta che si sarebbe mangiata da sola e che aveva davvero una gran voglia di iniziare ad assaggiare prima ancora di aver festeggiato assieme al fresco ventiduenne. A mezzanotte in punto, comparve dal nulla nel suo studio a Lancaster con un sorriso decisamente divertito sulle labbra. Ovviamente stai già studiando fino a tardi. Era più radiosa del solito, le guance leggermente più piene, e un sorriso a trentadue denti. Nulla andava bene là fuori, ma per qualche istante potevano anche scordarsene. « Quest'anno non posso portarti a cena fuori, però direi che non festeggiare questo compleanno sarebbe da gran cafoni. » Il loro ventiduesimo era speciale. L'ultimo compleanno da non genitori. Gli fece cenno di seguirla dall'altra parte, ritrovandosi così nella grande cucina di casa sua. E così, roteò la bacchetta accendendo le candeline, per poi stringersi nelle spalle. « Tanti auguri! » Disse infine osservandolo con un leggero senso di amarezza. Le mancava. E ultimamente era decisamente più emotiva del solito. Si sentiva forse un po' solo. « Esprimi un desiderio e soffia. » Si morse il labbro inferiore e lo osservò divertita. « Avanti, Percy, ho troppa voglia di mangiarmi un pezzo. » Pausa. « Comunque ne trovi una uguale in cucina. » Non era stato facile comprarla e spedirla in modo anonimo, ma con un po' di ingegno la questione era stata risolta abbastanza in fretta. « Guardarmi mangiare una torta non è come mangiarsi una torta. Capisco che non sei un grande amante dei dolci, ma ho pensato che la nutella mancasse un po' anche a te. »


     
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    27 Dicembre

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    « Lo so, ti ho fatto regali di compleanno migliori. » disse, azzardando una vena ironica - seppur poco sentita - quando la sorella riemerse con la testa dal pensatoio. Aveva voluto farle vedere con i propri occhi ciò che era avvenuto alla festa di Natale, non tanto perché fosse chissà quanto grave o importante, ma perché voleva fosse al corrente di quali fossero gli animi al campus, specialmente ora che lei non lo frequentava più. Aveva gettato quei ricordi nel pensatoio di famiglia e aveva lasciato che lei li percorresse, attendendo in silenzio appoggiato con una spalla al muro, le braccia conserte al petto. Si scostò solo quando Tris riemerse, muovendo alcuni passi nella sua direzione per appoggiare entrambi i palmi sul pensatoio e far tamburellare ritmicamente le dita sulla cornice di marmo. Si inumidì le labbra, puntando lo sguardo in quello della sorella. « Chiaramente non sono quelle cornacchie a preoccuparmi. Ragazzine stupide e ignoranti non si meriterebbero nemmeno le attenzioni che gli ho dato. » Troppe, decisamente troppe per la loro insignificanza. « Il problema è che troppa gente la pensa così. Troppa gente ha dimenticato chi gli ha permesso di avere ancora il fiato per dire cazzate. E ho paura che possa tradursi in un'escalation. » Si sa: non bisogna stuzzicare il can che dorme, e alle stesse provocazioni, qualcun altro potrebbe reagire in maniera peggiore, specialmente se reiterate. Sospirò. « Praticamente il campus è una polveriera. » Fece una pausa, puntando lo sguardo negli occhi della sorella. « E io sono stanco di aspettare che esploda mentre continuano a mancarci di rispetto e trattarci come dei criminali. Non possiamo permetterglielo. » Lo sguardo del giovane corse alla cartina dell'Inghilterra appesa al muro, indicandola con un cenno del mento. « Ci manca ancora un pezzo di Scozia, Tris. Il più importante. » Se tanto dobbiamo essere riottosi e selvaggi, almeno non facciamolo piegati a novanta in attesa della prossima mossa ministeriale.



    Edited by nightshade - 29/12/2021, 21:02
     
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    « Il problema è che troppa gente la pensa così. Troppa gente ha dimenticato chi gli ha permesso di avere ancora il fiato per dire cazzate. E ho paura che possa tradursi in un'escalation. » Sfiora la pietra del pensatoio con un'espressione pensierosa, mentre sospira tra se e se. « Il mondo magico è sempre stato molto bravo a mordere la mano che li ha nutriti. » Non si era mai fidata di loro, né aveva mai compreso del tutto per quale ragione fosse stata mandata sin da principio tra loro. Sin da quando ha memoria, della buonafede dei maghi, Tris ha sempre diffidato. Forse perché erano triviali, spesso poco leali e rivolti a un soddisfacimento rapido di ogni loro necessità. « Praticamente il campus è una polveriera. E io sono stanco di aspettare che esploda mentre continuano a mancarci di rispetto e trattarci come dei criminali. Non possiamo permetterglielo. » Inclinò la testa di lato con un'espressione intrigata, la giovane Morgenstern. Che Hogwarts fosse un punto strategico, in quella casa non era certo una novità; conquistare quella roccaforte era di vitale importanza, ma era anche una delle azioni più controverse a cui aspirasse. Sapeva, Tris, che una volta presa quella decisione non si tornava indietro. « Ci manca ancora un pezzo di Scozia, Tris. Il più importante. » Non ebbe bisogno di girarsi per comprendere cosa il fratello stesso osservando sulla cartina, né cosa intendesse. Piuttosto, la mora volse lo sguardo verso il pensatoio, là dove si dispiegavano ancora ricordi più lieti della festa di Natale appena passata. Le sarebbe piaciuto partecipare, essere ancora una ragazza che di tanto in tanto poteva permettersi qualche leggerezza. Non accadeva più. Da troppo tempo, Tris aveva varcato la soglia dell'età adulta, incardinandosi lungo un percorso di metamorfosi che l'aveva portata lì. « Buffo.. » Commenta di scatto con aria pensierosa, spalancando le porte della propria mente, lasciando che il canale comunicativo richiamasse a sé chiunque potesse essere in ascolto, senza filtri nei confronti della carica di determinazione che scardinava ogni dubbio. « ..abbiamo protetto quel castello quando nessun altro poteva farlo. Li abbiamo liberati. Seppellito i loro morti e protetto i loro figli. Abbiamo aperto le porte di casa nostra. Ed eravamo così giovani.. nessuno dovrebbe prendersi quelle responsabilità alla nostra età. Anche così per loro siamo solo mostri. » E lo saremo sempre. Non capiranno mai perché non vogliono capire. Abbiamo perso così tanto - persone, luoghi, diritti. Per nulla. Mi manca tanto Hogwarts. Lì ho conosciuto i miei amici. Ho imparato così tante cose.. semplici, ma così preziose. Eppure, non la riconosco. Tutto ciò per cui abbiamo lavorato è andato in fumo. I patti, gli accordi.. solo promesse. La Hogwarts per la quale i sopravvissuti si sono battuti durante la Restaurazione non esisteva. Il progetto per cui i Ribelli avevano sacrificato tutto era venuto meno prima ancora di essere messo in atto. « La cosa triste è che quando accadrà, il mondo si dividerà in due parti. I vigliacchi e gli opportunisti. Ed è proprio per questa seconda categoria che provo più pietà e tenerezza, perché non avranno capito che Inverness, quel pezzo di Scozia, se lo prenderà semplicemente perché può farlo. » Non ne abbiamo bisogno, ma possiamo. Osservò il fratello con un'espressione eloquente, stirando un sorriso pacato. Ripensò alle parole proferite da quella ragazza; l'ingenuità con cui le aveva espresse, senza pensarci, ripetendo a pappagallo ragionamenti che non comprendeva e che probabilmente ha sentito da altri. Presto finirete a marcire ad Azkaban. Mio padre è un Auror. Tris aveva riposto molta fiducia nel Quartier Generale in passato, ma molte delle persone che ne hanno abitato gli spazi negli ultimi anni, hanno dimostrato quanto è semplice corrompere l'integrità delle istituzioni. « Abbiamo perso così tanto.. A parti inverse - se noi avessimo sterminato rispettabili membri della comunità magica - a quest'ora avrebbero tentato di spazzarci via dalla faccia della terra. » Io so di aver sentito il bisogno di farlo. Di odiarli tutti, di spezzarli, come loro hanno spezzato me. Noi. Si inumidì le labbra e sospirò. « Cosa fanno le persone fuori da qui dentro Griffith? Cosa hanno fatto quando le Highlands sono state occupate? » La voleva davvero una risposta, seppur la conoscesse. « Cosa hanno fatto quando la notizia di un genocidio in piena regola è piombata loro addosso? » Perché il filtro della cattiva informazione regge sì, ma non del tutto. Il Gruppo Peverell ha fatto la sua parte. Chi voleva ascoltare, doveva solo aprire le orecchie. « Ma soprattutto, cosa hanno fatto quando i loro compagni di scuola e colleghi di lavoro sono stati trattati come un branco di delinquenti? Spogliati della loro cultura, perquisiti, umiliati.. cosa hanno fatto? Fatti alla mano - non parole. » Un sorriso ironico si dipinse sulle sue labbra mentre volgeva lo sguardo verso l'alto. « È Inverness a pretendere troppo? » Forse. O forse il punto è che non ha mai ricevuto l'unica cosa che ha sempre rivendicato - la possibilità di condurre le proprie attività senza interferenze. « Una parte di me vorrebbe lasciarli proprio così. In balia del nulla. A volte credo che è questo ciò che si merita il mondo dei maghi. Perché disturbarsi? Si dimenticheranno di nuovo come sempre. Con tutte le cose che sono accadute in questi anni, la loro coscienza non si è smossa nemmeno un po'. Pensano solo ed esclusivamente a ciò che fa comodo sul momento. Cambiano versioni, lealtà, idea.. sono una società.. incoerente. » E a tratti, sono solo uno spreco di energie. « Ma noi non siamo così, vero? Scenderemo di nuovo in prima linea perché è il nostro dovere. » Pausa. E perché la Loggia resta la nostra priorità. « Hogwarts e Hogsmeade ci daranno più spazio di manovra. Questa volta però parleremo di più la loro lingua. Papà ha sempre avuto ragione. Non c'è altruismo che tenga quando si tratta di questioni puramente politiche. » A quel punto tornò a osservare il fratello, studiando le sue reazioni. « Dovrebbero cadere il più in fretta possibile. In sordina. Non devono avere il tempo di reagire, per evitare spargimenti di sangue, specialmente tra Auror e docenti indisciplinati. Bisogna sfruttare l'inverno. Le bufere di quest'inverno sono il momento ideale. Col cattivo tempo del nord noi sappiamo muoverci. » Loro meno. Sono lenti e intorpiditi dall'ebrezza delle feste. « Credi possibile mobilitare i nostri dentro le mura entro questi termini? » Anche noi contiamo su gente un po' particolare. Ma contiamo anche su persone affidabili, solide. Non a caso, attorno al pensatoio ne vide diversi, intenti ad ascoltare silenziosamente quella decisione che sarebbe stata presa. E anche in fretta.


     
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    « Buffo.. abbiamo protetto quel castello quando nessun altro poteva farlo. Li abbiamo liberati. Seppellito i loro morti e protetto i loro figli. Abbiamo aperto le porte di casa nostra. Ed eravamo così giovani.. nessuno dovrebbe prendersi quelle responsabilità alla nostra età. Anche così per loro siamo solo mostri. » Sorrise tra sé e sé, Griffith; una linea amara che gli arricciava le labbra al ricordo della disperazione che aveva a più riprese visto negli occhi di molti - compagni di scuola, ma anche adulti. Per sua natura, il giovane Morgenstern non era un tipo empatico: difficilmente provava pietà o veniva mosso a compassione. Nella sua ottica cinica, appoggiarsi sugli altri non era nulla di cui andare fieri. Un conto era il gioco di squadra, e un conto era l'adagiarsi sulla propria incapacità in attesa che fosse qualcun altro a farsi avanti. Non tutti hanno avuto le nostre possibilità, questo lo so bene. Non biasimo chi non è nato tra i cacciatori, perché neanche io posso vantare questo diritto di nascita. Sono stato fortunato - e se non lo fossi stato, sarei morto. Ma un neonato non ha molta scelta. Gli adulti invece ce l'hanno eccome. Chi sceglie di essere debole e non imparare a proteggersi, per quel che mi riguarda dimostra di non dare alla propria vita questo gran valore. E allora perché io dovrei? Griffith era sopravvissuto già una volta per pura fortuna - o almeno questo era ciò di cui era convinto -, e quella matrice casuale della sua esistenza tra i cacciatori non gli era mai stata fatta dimenticare. Era giovane - fin troppo giovane - quando aveva compiuto quella scelta: di essere sufficiente a sé stesso, di non contare mai più sulla fortuna o sulla benevolenza altrui. E proprio per questa sua scelta così definita e così prematuramente chiamata, guardava con un certo biasimo se non addirittura disgusto all'impotenza e alla volontà debole altrui. « [..] Cosa fanno le persone fuori da qui dentro Griffith? Cosa hanno fatto quando le Highlands sono state occupate? Cosa hanno fatto quando la notizia di un genocidio in piena regola è piombata loro addosso? Ma soprattutto, cosa hanno fatto quando i loro compagni di scuola e colleghi di lavoro sono stati trattati come un branco di delinquenti? Spogliati della loro cultura, perquisiti, umiliati.. cosa hanno fatto? Fatti alla mano - non parole. » Domande retoriche a cui non avrebbe avuto bisogno di rispondere. Chi avesse fatto e cosa era sotto gli occhi di tutti. Così come sotto gli occhi di tutti era anche l'immobilità di tutti gli altri. Persone che vogliono dirci di avere solidarietà per noi, di essere al nostro fianco, di appoggiarci. Bellissime parole che pronunciano a cuor leggero nella sicurezza delle loro case, mentre sono seduti a bere un bicchiere di vino e pasteggiare davanti a un camino che nessuno ha mai minacciato di togliergli e che non si sono guadagnati. Lo fanno, forti del fatto che non gli verrà mai chiesto nulla - che potranno semplicemente saltare sul carro del vincitore quando gli altri si saranno sporcati le mani. « Nulla. Ed è esattamente
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    ciò che continueranno a fare. »
    Rispose, stingendosi nelle spalle, cosciente dell'ovvietà di quella risposta che nemmeno era tenuto a dare. « Esistono semplicemente perché sono stati messi al mondo. E il loro unico obiettivo è continuare ad esistere.. inutilmente e comodamente. » Verso questa tipologia di esistenza, Griffith provava solo tristezza e repulsione. Non si fidava di loro, e per questo, nonostante avesse in mente schiere di persone che si erano espresse in maniera solidale verso Inverness e la sua causa, non aveva comunque presentato nessuno alla Ribellione nel momento in cui gli era stato chiesto. « È Inverness a pretendere troppo? » Sorrise, sbuffando una risata dalle narici. « Abbiamo mai preteso qualcosa, Tris? Oppure ci siamo solo limitati di continuo nella speranza che facendoci piccoli, qualcuno ci avrebbe prima o poi concesso le proprie briciole? » Fece una pausa. « Forse il problema è proprio questo. Che non abbiamo preteso nemmeno il minimo di quanto ci spettava. » E dunque non c'è da stupirci che non ci rispettino. Le persone comprendono un solo linguaggio: la forza e la prepotenza. « [..] Hogwarts e Hogsmeade ci daranno più spazio di manovra. Questa volta però parleremo di più la loro lingua. Papà ha sempre avuto ragione. Non c'è altruismo che tenga quando si tratta di questioni puramente politiche. » Annuì. A lungo avevano biasimato le posizioni di Richard, e tutt'ora Griffith non riusciva a vederlo come un modello da seguire in tutto e per tutto. Però su alcune cose aveva ragione: con l'umiltà e la pura bontà di cuore, non sarebbero mai arrivati da nessuna parte. Non importava quanto potessero starsene buoni: il mondo magico li avrebbe sempre visti come una minaccia e avrebbe tentato in ogni maniera di arginarli pur di non scardinare il vigente status quo. Nell'ingenuità della gioventù, avevano tentato di agire in maniera diversa, di mostrare il proprio valore senza imporsi. E guarda come è andata a finire. Ci odiano comunque, e come se non bastasse ci mancano pure di rispetto. « Dovrebbero cadere il più in fretta possibile. In sordina. Non devono avere il tempo di reagire, per evitare spargimenti di sangue, specialmente tra Auror e docenti indisciplinati. Bisogna sfruttare l'inverno. Le bufere di quest'inverno sono il momento ideale. Col cattivo tempo del nord noi sappiamo muoverci. Credi possibile mobilitare i nostri dentro le mura entro questi termini? » Rimase qualche istante in silenzio, riflettendo sul da farsi - chi contattare, come muoversi, come sfruttare in maniera ottimale le risorse che avevano. E poi annuì, sicuro dei propri calcoli. « Mobiliteremo subito le persone di fiducia - quelle che sono sempre state pronte. Se ci muoviamo in maniera veloce e intelligente, toccando contemporaneamente i punti nevralgici del campus, dovremmo riuscire a costringerli alla resa senza inutili spargimenti di sangue. » Sospirò. « Mettendoci all'opera da subito, dovremmo farcela entro massimo i primi di Marzo. Non andrei oltre. » Si sono organizzate cose più grandi in minor tempo. Confido che ce la faremo. « Chiaramente, oltre al piano d'attacco in sé, è importante organizzarci un'agenda per ciò che verrà dopo. Il sistema scolastico ministeriale è un colabrodo, e altrettanto fallimentare è l'informazione riguardo la vera minaccia che dobbiamo affrontare. Anche chi ha visto le Logge in faccia sembra continuare a vivere la propria vita come se nulla fosse. » Inclinò il capo di lato. « Comodo. » Sospirò, scuotendo leggermente il capo. « Ma immagino che a breve vedremo molti prosciutti sparire dagli occhi come per magia e tante lealtà risvegliarsi improvvisamente. » Ridacchiò tra sé e sé, inarcando un sopracciglio. « Non vedo l'ora di farmi sorprendere. » Ma lo disse con un tono talmente piatto, che era evidente quanta scontatezza scorgesse in quella prospettiva.

     
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