{Sorting Ceremony 2020} L'anno della Civetta

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    1 Settembre 2020, ore 20. Tutto si era svolto come sempre, secondo la più antica tradizione della scuola di magia e stregoneria di Hogwarts, eppure tutto era cambiato per sempre. Tale era la sensazione e l'intima speranza di Pius Bauldry. La Cerimonia dello Smistamento è da sempre uno dei ricordi più preziosi delle giovani streghe e maghi e in prima persona il nuovo Preside si era adoperato perché tutto fosse pronto, senza intoppi, per la serata di apertura del nuovo anno scolastico. I dipendenti della scuola, già presenti al castello negli ultimi giorni di Agosto, l'avevano potuto vedere a lavoro mentre si occupava di applicare nuovi temporanei incantesimi di estensione alla Sala Grande. La Sala Grande. Il cuore di Hogwarts. Pius non riusciva ad immaginare un luogo diverso in cui festeggiare l'arrivo delle nuove promesse della Comunità, dove riabbracciarsi dopo le vacanze estive. Il castello di Hogwarts aveva subito grandi e importanti modifiche, nel momento in cui era stato ricostruito dopo la tragedia del Lockdown, ma la Sala Grande era rimasta pressoché invariata, perfetta per ospitare gli studenti della scuola ma un po' meno quando sarebbe dovuta diventare la meta di buona parte della contingenza collegiale. Incrementare i rapporti tra studenti e collegiali era stata fin da subito una delle prime, grandi ambizioni di Bauldry, per tale motivo aveva invitato a partecipare allo Smistamento qualunque collegiale avesse avuto piacere. Per questo motivo, solo per quella sera, la Sala Grande sarebbe apparsa molto più grande all'interno e le classiche tavolate delle casate incredibilmente più lunghe, per ospitare i colleghi più grandi. Non poteva negarlo, imporre un incantesimo di estensione ad un luogo tanto antico e permeato di energia magica era stato un compito degno del grande trasfiguratore che Pius credeva di essere ma il risultato l'aveva soddisfatto. Studenti grandi e piccoli, tutti riuniti sotto il cielo stellato del soffitto magico della Sala Grande.

    giphy
    Quando anche l'ultimo dei nuovi studenti venne smistato e il Cappello Parlante venne portato via dal custode, Pius Bauldry si alzò dall'alto scranno un tempo appartenuto ad Albus Silente, Minerva McGranitt e tanti altri nomi importanti della comunità magica. Fece il giro della lunga tavolata degli insegnanti, piena di visi che conosceva già da anni, e si portò di fronte alle quattro casate, disposte ordinatamente di fronte a lui. « Buonasera a tutti e bentornati. Per chi invece è stato appena accolto da una delle quattro gloriose casate di Hogwarts, benvenuti. Credo sia giusto presentarmi a voi ultimi: mi chiamo Pius Bauldry e sono il nuovo Preside di questa importante istituzione. » Erano ormai diversi mesi che sedeva sul suo posto ma la prima volta che presiedeva un inizio di anno scolastico. « Non ho mai avuto modo di farlo ufficialmente, ma lasciatemi dire quanto io sia fiero e onorato di ricoprire questo ruolo. Hogwarts non è solo una delle più antiche e rinomate scuole di magia del mondo intero. Hogwarts è casa. Sedevo proprio là, tra i Serpeverde, quando ero un giovane mago. E poi, come i vostri compagni più grandi già sanno, ho seduto alla tavolata degli insegnanti. » Pius Bauldry, prima di diventare Preside, aveva infatti insegnato per qualche anno Trasfigurazione. Prima che Derek Yaxley divenisse Preside al posto suo. Per lo smacco di non essere riuscito a salire sul più alto scranno di Hogwarts, lasciò la cattedra ma l'assenza di Bauldry, a ben vedere, non durò a lungo. « Ho a cuore Hogwarts. Credo intimamente in questa scuola come centro di eccellenza della cultura magica e, soprattutto, come nido in cui cresceranno alcuni dei ricordi più belli delle vostre vite. Così non è stato nel passato recente e questo ha ferito me e tutti noi. Ringrazio il ministro Crane per avermi dato la possibilità di ritornare a quella realtà. Hogwarts tornerà ad essere casa. » Iniziò dunque a spiegare ai nuovi arrivati, come da forma, la suddivisione della scuola in casate, il funzionamento dei punti di casata e l'importanza intrinseca nel partecipare attivamente alle attività scolastiche, per dar lustro e prestigio alla propria casa di appartenenza. Presentò loro, uno per uno, gli insegnanti che li avrebbero seguiti per il resto dell'anno, spiegò l'importanza di rispettarli e seguire ogni loro istruzione. Spiegò ai più piccoli inoltre chi fossero quei visi di giovani adulti che non indossavano alcuna divisa. « Questa sera, ho voluto che fossero presenti anche i compagni più grandi, i collegiali. Non solo perché formalmente sono anche il Rettore e anche a loro volevo presentarmi, ma perché sarà mia priorità favorire una più stretta coesione fra tutti voi. Non siete due isole. Non siete estranei gli uni con gli altri. I più piccoli possono lasciarsi guidare; i più grandi possono continuare a crescere tra queste mura e lasciarvi un'eredità. E a proposito di guide, lasciatemi introdurre i nuovi Capiscuola e Senior. » Estrasse dalla giacca un rotolo di pergamena su cui si era appuntato tutti i nomi. « Partendo dai Capiscuola: per Grifondoro, Maddison Carrow; per Tassorosso, Otis Branwell; per Corvonero, Maeve Cousland; per Serpeverde, Friday Mortimer. Congratulazioni a tutti voi. A tutti: vi chiedo di rispettare il loro ruolo e aiutarli. Una spilla non è un'onorificenza. Una spilla è una responsabilità. Riceverete nei prossimi giorni istruzioni sui vostri compiti e i turni delle ronde notturne. » Un applauso, più numeroso del solito, salutò i nuovi quattro Capiscuola. « Passando invece al college: per il Dipartimento dei Giochi e Sport Magici, viene riconfermata la signorina Juniper Rosier; per il Dipartimento di Magitecnologie e Innovazione, il signor Sirius Potter; per il Dipartimento di Scienze Ministeriali, la signorina Amunet Carrow; per il Dipartimento di Medimagia e ricerca, la signorina Olympia Potter; per il Dipartimento di Lettere e culture magiche, il signor Dean Moses. Congratulazioni a tutti. » E un nuovo scroscio di applausi invase la Sala Grande. « Questo è oramai il terzo compleanno per il College e voi cinque avete ricevuto un compito molto speciale, oramai lo sapete. Sarete delle figure di riferimento, per i vostri colleghi ma soprattutto per i compagni più giovani, che ancora devono trovare la loro strada. Voi potete arrivare laddove gli insegnanti talvolta non arrivano. Vi chiediamo collaborazione, empatia, capacità di ascolto e tanta, tanta pazienza. » Continuò dando alcune informazioni di servizio agli studenti di Hogwarts, dunque si rivolse nuovamente ai collegiali. « A partire da fine mese, inizieranno ad arrivare le lettere con la destinazione del vostro tirocinio. Per alcuni di voi, questo sarà l'ultimo anno: mi aspetto da ciascuno un particolare impegno, quest'anno. Dimostrate che questo percorso non è stato solo un arricchimento personale ma una preparazione reale al lavoro dei vostri sogni. Detto questo.. » Batté tre volte le mani e, sotto lo sguardo meravigliato dei nuovi studenti, le quattro tavolate si riempirono di cibo e bevande. « ...abbia inizio il banchetto! Buon appetito e buon nuovo anno scolastico. »

    - La role è ambientata il giorno dopo del rave al Burlesque;
    - La Sala Grande è stata ampliata magicamente (solo per questa sera) per #aggiungereunpostoatavola;
    - Sono stati invitati tutti i collegiali: le tavolate sono le quattro canoniche ma gli studenti più grandi possono decidere in tutta tranquillità di sedersi dove vogliono;
    - Pius Bauldry è stato professore prima di alchimia, poi di trasfigurazione dal 2015 circa fino all'elezione di Derek Yaxley quindi non dovrebbe essere un volto nuovo a molti degli altri pg.
    - College: come detto dal Preside, anche in off sottolineiamo che stiamo lavorando per assegnare un tirocinio ad ogni pg. Dato che ON GDR i tirocini non tarderanno ad arrivare agli studenti, vi chiediamo un po' di pazienza.

    Buona abbuffata!

     
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    « Proposta: questa sera sfasciamo la stanza di Axel. » Le sopracciglia inarcate verso l'alto e il sorriso sardonico, Émile passa in rassegna i volti dei propri compagni del Clavis, visibilmente allettato all'idea. Riuniti presso una delle armature accanto all'entrata della Sala Grande, il gruppetto osserva l'ingresso di studenti e professori, di tanto in tanto commentando con qualche battuta per lo più superflua. All'appello manca proprio Axel, che sta tardando per qualche ragione, e che proprio in virtù della sua assenza si ritrova ora al centro di un potenziale piano di attacco ai suoi danni. « Dopo la cena, io mi faccio dire la parola d'ordine di Grifondoro da mia sorella » o meglio, la imploro « uno di noi lo prende da parte e lo distrae per una mezz'oretta, mentre gli altri tre vanno nella sua camera e pensano al resto. Gliela facciamo trovare sottosopra. » Il Tassorosso soffoca una risata, nel pregustare già il divertimento di quella scena, e guarda i compagni. Quell'estate, i momenti goliardici del Clavis Aurea gli sono mancati particolarmente, ed è già forte il desiderio di ricominciare al più presto con le loro ragazzate. Mettersi a soqquadro le camere a vicenda è una classica tradizione della confraternita, un modo per iniziare l'anno con il piede giusto. Ma di certo quell'anno, per loro, riserva molto di più - Émile sembra quasi sentirselo addosso, che sarà un'annata speciale. E poi da quest'anno sono capitano della squadra di Quidditch, cioè: sono ufficialmente figo! Si sente profondamente cresciuto, dopo l'estate: è diventato più alto di una decina di centimetri, la sua voce si è fatta più profonda di qualche ottava, e perfino il suo volto ha deciso di dare a vedere quei segni di maturità facendo comparire i primi sprazzi di barbetta. Il gruppo resta a chiacchierare e scherzare per un po', almeno fino a quando la Sala Grande non è gremita, ed è palese che sia arrivato il momento di accomodarsi ai loro rispettivi tavoli.
    Una volta congedatosi dai compagni della confraternita, Émile attraversa la sala a passo sostenuto, una marcia decisamente più lunga del solito. « Fiùùù, mi sembra di aver attraversato la Scozia a piedi! » proclama con una certa enfasi, una volta raggiunta l'estremità del tavolo dei giallo-neri, assestando una pacca sulla spalla di Theodor e accomodandosi tra quest'ultimo e Otis. Si volta poi, guardando la sala, ingigantita per l'occasione. « Ma avete visto che figo? Ci stanno tutti quelli del college stasera! » esclama, esaltato, notando a distanza qualche faccia conosciuta. « C'è pure Peter là! OHI PETEEEER! CIAAO!! » In ginocchio sulla panca, si sbraccia per farsi notare dal maggiore dei Paciock, accomodato poco distante. Poco più in là, al tavolo dei Serpeverde, individua la figura di Nessie, alla quale rivolge un saluto vagamente più timido. Si accomoda poi per bene, e ascolta con sufficiente attenzione il discorso del nuovo Preside, applaudendo energicamente quando vengono nominati Maddie, Otis e Friday. Mentre si parla delle questioni del college, però, il giovane Carrow sembra perdersi: per la precisione, da qualche parte sul tavolo di Corvonero, dove Louis Paciock è intento a parlare serenamente con i propri compagni. Prova a salutarlo a distanza, ma il riccio non sembra vederlo, oppure evita di farlo. Ma che diavolo gli prende? Esasperato, si sforza di distogliere l'attenzione da lì, anche perché guardarlo in cagnesco serve a ben poco. Si promette mentalmente di ricercare il compagno per parlare, a banchetto concluso.
    « Com'è stata la prima ronda sul treno? » si rivolge dunque a Otis, non appena i tavoli vengono inondati dalle prelibatezze degli elfi, e la sala si riempie del chiacchiericcio dei presenti. Deve ammettere, tra sé e sé, che in fondo non è poi così dispiaciuto di abbandonare le incombenze da Caposcuola, quest'anno: ha sempre pensato che Otis fosse molto più portato di lui. Comincia a mangiare con gusto, quando spalanca gli occhi improvvisamente, e pare ricordarsi di qualcosa di estremamente importante. « Guarda un po' qua » rivolge una gomitata a Otis, abbassando un po' la voce per farsi sentire solo da lui, mentre fruga con una mano all'interno del mantello. Tira fuori una tazzina da tè marroncina, apparentemente anonima, che ripone sulla superficie del tavolo, tronfio. « È Marv. » Un'occhiata d'intesa con il compagno, mentre indica l'oggetto. « L'ho trasfigurato per farlo stare buono sul treno. » Più volte, negli ultimi giorni, ha cambiato idea su che cosa fare con il proprio animale, ormai diventato un vero e proprio migliore amico per lui. Alla fine, nonostante la piccola, minuscola, insignificante infrazione delle regole del castello, ha scelto di non separarsene - sperando nel buon cuore del guardiacaccia. « Certo, è stata una faticaccia eh. C'era lui che correva per tutta la stanza mentre io lo prendevo a colpi di Feraverto. Però direi che ci sta, no? Che ne pensi? » commenta, soddisfatto, sollevando la tazzina e rigirandola sotto gli occhi del Caposcuola. « Non ce la facevo proprio a lasciarlo solo a casa... Tranquillo, non lo terrò in stanza. Anche perché ho paura che potrebbe mangiarsi Elvis. » E non sarebbe proprio il caso. « Spero che il guardiacaccia me lo tenga. Gli porterei da mangiare tutti i giorni! Dici che me lo fa questo favore? » Anche perché altrimenti sono fottuto.

    [spoiler_tag][/spoiler_tag]Interagito coi ragazzi del Clavis, Theodor, Otis
    Salutati Peter e Nessie; guardato da lontano Louis


     
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    L'unica cosa a cui pensava, l'Alice Watson proveniente da un universo parallelo, sopravvissuta ad un post-sbornia discretamente epico, era che, per la prima volta nella sua carriera da studentessa modello, sarebbe voluta essere ovunque tranne che alla Cerimonia d'apertura di Hogwarts. Eppure le sue previsioni avevano portato la sua mente, di solito molto aderente ad una realtà che aveva preso a piacerle nel tempo, a spostarsi su una strada parallela e sognatrice: lei sarebbe diventata Caposcuola e non si sarebbe dovuta impegnare per evitare in tutti i modi di incontrare quello che era stato un suo amico, fino a qualche ora prima. Ma era andato tutto storto. Se ne stava chiusa e rigida in un religioso silenzio, nascosta felinamente dietro gli occhiali nerissimi presi in prestito al fratello, contro il suo geloso parere; Percy aveva accompagnato lei e la Weasley a King's Cross, lui stesso con parecchie ore di sonno addosso. Come se fosse stata una terrorista che aveva appena fatto esplodere una bomba proprio nel bel mezzo del rave al Burlesque - che le era costato la lucidità, la dignità e tante altre cose che non aveva avuto il tempo di calcolare - non parlava, non reagiva e brontolava parole prive di senso più di quanto non avesse fatto nel corso di tutta la sua breve vita. Stentava a ricordare i particolari della cazzata che aveva fatto, ma ricordava fin troppo bene di essersi spinta troppo in là, persino per il tipetto sfrontato che era. « Farò come se non fosse mai accaduto. » ruppe il silenzio nel vagone dopo ore di vuoto comunicativo, perentoria, decisa, puntando i suoi occhi verdi come le numerose lande scozzesi che stavano attraversando, in quelli ambrati dell'osservatrice del circolo d'imbarazzo di Alice Watson, partito a causa di un gomito alzato fin troppo, fin sopra alla luna. Lucy Weasley, che di solito avrebbe dovuto ringraziarla per i numerosi aiuti mastodontici che le forniva con lo studio, doveva aver smesso di sopportarla da ore. Perché anche Alice aveva smesso di sopportarsi da sola. Oltre all'imbarazzo, lo sconforto, la confusione, l'ansia, il disagio e tutta la vasta gamma di emozioni che stava provando a stabilizzare in quel momento, c'era una profonda stanchezza che si manifestava sotto il contorno ancora un po' sbavato di nero di due occhi enormi, meno vispi che mai. Riuscì a sonnecchiare giusto per le ultime poche ore che la separavano dall'arrivo ad Hogwarts, quando il fischio del treno la fece sobbalzare. Svegliata di soprassalto, la colpì come un fulmine la consapevolezza di un unico e possibile piano d'azione: aspettare che l'intero treno si svuotasse, prima di abbandonare il vagone e con esso gli occhiali di Percy, dovendo arrendersi all'idea che ormai fosse praticamente notte. Fece segno con la mano destra a Lucy di aspettare e la faccia era piegata in un'espressione di supplica: ti prego Lucy, non mi va di affrontare nessuno. Nè Olivia, né tantomeno Louis. Nè il mondo, che sia o conoscenza o meno di quello che è successo. Sperava di poter fingere che il tempo si fosse congelato ed in qualche modo potesse essere ancora tutto come prima.
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    Varcò l'ingresso quasi per ultima, la Watson, con un'insolita voglia di rinchiudersi nella Torre Grifondoro, così da non dover raccontare a nessuno della rabbia che ancora la stava mangiando da dentro. Era stata una ragazzina, una perfetta imbecille ed avrebbe voluto affrettare il passo per bruciare i tempi e richiedere a Bauldry una personalissima giratempo, per tornare indietro e cambiare tutto. Fermarsi. Era stata una stupida, sì, certo, ma niente in confronto al ragazzino che aveva scoperto essere la persona che più aveva preso a stimare durante il suo quinto anno: non sapeva più che pensare, nemmeno che cosa provare. Come se i sentimenti potessero essere razionali. Anni ed anni ad assistere al via vai di presenze nella vita della sua adorata sorella maggiore dovevano averla illusa che per lei potesse essere diverso, che in fondo il suo cuore potesse essere meno frangibile. Ma era evidente che si era sbagliata su tutta la linea. E lo dichiarava il suo passo lento, incerto e le sue lunghe gambe, secche e tremolanti. Lo dichiarava la sua voce melodica e sinuosa, che aveva fatto fatica ad uscire sin quando non si ritrovò davanti ad una persona a cui pensò andasse detto necessariamente qualcosa, altrimenti avrebbe fatto la figura dell'ameba sconnessa e non poteva permetterselo. Doveva tornare ad essere l'Alice di sempre ed anche in fretta, prima che qualcuno potesse fiutare l'ombra di una debolezza nell'immagine fiera e composta che, con tanta fatica, era riuscita a costruirsi. Specialmente con il suo capo. « Bravissimo Oti! Io lo sapevo che avevi la stoffa! Ci vediamo al giornale prossimamente eh, ora vado... » si limitò a dire al suo caporedattore, rivolgendogli uno dei sorrisi più grandi, sinceri e caldi che era riuscita ad abbozzare fino a quel momento. Non gli diede nemmeno il tempo di constatare quanto fossero profonde ed incisive le sue occhiaie, che era già volata dalla sala d'ingresso al tavolo dei Grifondoro, mischiandosi tra la folla. Aveva indossato la divisa con lo stemma del leone ricamatovi sopra con un rapido incantesimo, prima di prendere posto proprio di fronte alla Weasley; le rivolgeva grandi occhiate di supplizio e tormento, per la prima volta mostrandosi del tutto disinteressata alle attività sociali proposte al castello. Lei, che partecipava a tutti i club che poteva, dividendo il suo tempo tra il giornalino, il Quidditch e le ore di studio sostanzioso che dedicava alle lezioni, ascoltava distrattamente le parole del nuovo preside, per cui probabilmente in futuro si sarebbe maledetta per non avergli dedicato l'attenzione che meritavano. Il suo sguardo volò in direzione di Tris Morgenstern, la prima figura a cui si dedicò totalmente, come ricercando una roccia che la potesse ancorare di nuovo alla realtà: la salutò con un cenno deciso ed energico della mano destra, impegnata a mostrarsi sempre nel migliore dei modi ai suoi occhi, nonostante la nottataccia che Alice sapeva avessero passato tutti, la lycan alpha compresa. Fu curiosa di scrutare i suoi comportamenti per qualche altro minuto, quando i suoi occhi si riallacciarono naturalmente a quelli del fratellastro maggiore, a cui sorrise istintivamente, scordandosi per un attimo dei suoi problemi e pensando di voler indagare di più sulla nottata che piuttosto aveva passato lui. Se lei sembrava uscita da un frullatore, lui e Tris sembravano essere sopravvissuti al vortice turbolento di un uragano, ed Alice ancora si domandava con quale forza si erano spinti sino alla cerimonia di apertura. Anche lei ne avrebbe volentieri fatto a meno quell'anno. Mentre organizzava un discorso rivolto a Percy nella sua mente che parve riacquistare un briciolo di calma e salda nervatura, spostò metodicamente i suoi occhi sulle altre tavolate, salutando con un cenno del capo prima Theodor, metà norvegese metà delle Fær Øer, poi Émi, poi Nessie; si ritrovò, mentre accennava sorrisi alle più svariate conoscenze con addosso i quattro diversi colori delle casate, non solo ad ignorare quella solita parte di tavolo di Serpeverde in cui erano sedute Nana, Max ed il fan club attorno, ma per il primo anno a dover misconoscere col suo sguardo smeraldino anche un preciso punto della tavolata dei Corvonero. E la Sala Grande per la prima volta le parve un campo minato, facendole tornare la nausea che sembrava essere svanita fino a qualche minuto prima. « MADDIEEEEEE! BRAVAAAAA! » fece alzando il tono di voce nel tentativo di distrarsi, cercando di sovrastare le voci ed il casino generato dal resto della tavolata in cui sedeva. Sorrise alla bionda che portava la spilla di Caposcuola che aveva desiderato, sinceramente contenta per la sua nomina; anche se non avrebbe desistito dal ricordare a tutti i voti della sua media invidiabile, la parte più segreta e sincera del suo animo sapeva che quell'anno la spilla stava bene sul petto della piccola di casa Carrow. E non c'era falsità nelle sue congratulazioni: era più una conoscente che un'amica per la giovane Watson, ma le aveva sempre suscitato rispetto, nonostante il cognome che portava e che rinomatamente apriva tutte le porte d'Inghilterra. « Quindi quest'anno sei col The Doxy, ehhh! » disse poi cingendo con il braccio magro la spalla altrettanto ossuta della ragazza che le sedeva accanto, tentando di restare concentrata mentre sorrideva a Rue Trambley, anche se la sua mente viaggiava altrove. « Eccitata? » Le chiese genericamente con un sorriso elettrizzato, senza entrare troppo nello specifico, dato che probabilmente anche la Trambley avrebbe voluto godersi i festeggiamenti come stavano ormai facendo quasi tutti, tranne le facce provate e reduci dal fantastico party a cui Alice non sarebbe proprio dovuta andare. Ehhhhhh già. « Santissimo Godric, Lu... Se ingerisco un altro atomo di qualcosa penso che butto giù tutto quello che non ho buttato giù stanotte » disse sottovoce a Lucy, sporgendosi in avanti sulla tavolata e facendo attenzione che i suoi capelli non si imbevessero delle salse dei piatti carichi che sovrastava, concentrandosi per non vomitare. Non che fosse la novità delle ultime ventiquattr'ore, vomitare al momento sbagliato nel posto sbagliato. Cosa avrebbe voluto realmente fare? Estendere a tutti i Grifondoro il patto che aveva fatto quando, prima di perdere il senno, aveva brindato con la comitiva di Veronica Rigby, composta da Mia, Scorpius e Shai Lynch: quell'anno Grifondoro avrebbe vinto e lei avrebbe messo in campo tutta sé stessa per quello scopo. Costava quel che costava. Si accorse in quel momento, mentre si ripeteva quel proposito, che Olivia era seduta qualche posto più indietro alla tavolata rosso-oro. Decise in un lampo di alzarsi dal suo posto e di andarsi a sedere vicino alla minore delle Picquery. Le rivolse uno sguardo triste ed amareggiato; stava per invitarla a giungere ad un chiarimento, in quel momento o più tardi in sala comune, quando l'arrivo della Rigby catalizzò del tutto la sua attenzione. « Ronnie! » disse, con tono sorpreso e del tutto spiazzato. Non ti trovavamo più. « Come stai? » chiese preoccupata, racchiudendo mille vasti significati in una sola, coincisa e secca domanda. Era riuscita a non girarsi fino a quel momento, ma con l'arrivo della quasi-dispersa Rigby, le altre tavolate avevano perso del tutto la loro importanza.

    Sono prolissa. La smetto subito. Non volevo, davvero.

    Interagito con:
    Lucy, Otis, Maddie, Tris, Percy, Olivia, Ronnie, Theodor, Nessie, Émile.

    Nominati:
    Louis, Mia, Scorpius, Shai, Nana, Max, Theo sorella.


    Edited by watson - 20/12/2020, 01:13
     
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    « Che enorme perdita di tempo, tanto so già come va a finire quest'anno. » Che voi passerete tutte con dei voti brillanti e la carriera universitaria già bella che illuminata e io mi ritroverò in classe con mia sorella. Si ritrova a commentare in direzione di Saw, salendo le scale che danno sull'entrata principale del castello. La gonnella, più corta di qualche centimetro, svolazza contro le cosce nude e la montatura degli occhiali neri le tengono in ordine i capelli corvini dopo esser stata obbligata a toglierli da davanti agli occhi, rimbeccata dal custode prima di seguire la fiumana di gente verso la Sala Grande. Lancia un'occhiata di sfuggita a Nana, prima di distogliere lo sguardo e reindirizzarlo verso . Quella mattina si sono risvegliate nello stesso letto, eppure hanno spiccicato sì e no qualche parola da quando i loro occhi si sono incontrati. Fortuna i mugugni assonnati di Liv dal letto rimediato accanto a loro e l'esuberanza del papà di Domiziana che ce la messa tutta per riempire ogni momento di silenzio, con tanto di smancerie a profusione ed occhi lucidi sulla banchina del binario 9 e 3/4, molto da "La mia bambina è cresciuta e manco me' so accorto. Il suo ultimo primo giorno de scuola. Madò, è l'ultima vorta che l'accompagno!" che l'hanno fatta sentire non poco a disagio, vista la scarsa considerazione ottenuta da sua madre nel momento in cui Liv le ha scritto un messaggio la sera prima, per dirle che sarebbero rimaste a dormire da Nana. Come se gliene fregasse qualcosa a quella che se ne sta in Giappone fino a metà Settembre. Un confronto, quello tra il padre di Domiziana e sua madre che Max ha fatto più di una volta, in vita sua, lo stesso che Cassandra Black ha perso miseramente, ogni volta. L'unica volta che ci ha accompagnato, in fondo, è stata tutto il tempo al telefono con l'ennesimo fornitore di cui non poteva perdere assolutamente la chiamata. « Oh, ma guarda che cuoricino che è stata Cassandra. Ci ha fatto mandare pure i bauli. Direttamente dal Giappone. » Stronza micidiale, lo so che è stata Clarissa dopo che le ho risposto all'ottantesima chiamata preoccupata. E' mentre osserva i loro bauli, impilati uno sopra l'altro nella catasta di bagagli antecedente all'entrata del castello, che becca con la coda dell'occhio una piuttosto conosciuta criniera rossa. Si fa avanti, senza pensarci, per carezzarle il braccio con la punta dei polpastrelli, in modo da farla fermare. « Ehi, tutto bene? Pensavamo fossi morta dopo tutti i messaggi che ti ho mandato stanotte. Fortuna ti ho vista di sfuggita a fare la ronda sul treno, altrimenti ero pronta ad allertare già gli Auror. » E' quando i loro occhi verdognoli si incontrano che Max nota le ombre scure e il pallore generale. « Oddio, Vee, ma stai bene? Che è successo? » Allarmata la fissa e sta per incalzarla nuovamente, quando la professoressa di Divinazione incalza gli anni superiori ad entrare velocemente, prima dell'appello di quelli del primo per lo Smistamento. Così, la prende semplicemente per mano, affiancando le altre fin quando non varcano la soglia della Sala Grande e devono dividersi un po' tutte. « Io sono qua. Se hai bisogno di qualcosa, mi guardi e usciamo subito, okay? » E dopo, domani o dopodomani non mi scappi e mi racconti per forza tutto, per filo e per segno. Non le aggiunge quelle parole, ma rimangono silenti nell'ultima occhiata che le lancia, prima di voltarsi verso la sorella. « Vedi un po' che devi fare. E ti prego, non farti ammansire dalle lacrime da coccodrillo. » Fa un cenno eloquente verso la tavolata di Grifondoro, riferendosi a chi lei ben sa. « A dopo! » La saluta, scivolando verso il tavolo verde argento al fianco di Nana e Saw, gli occhi ben piantati su quello Corvonero, alla ricerca di uno sguardo in
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    particolare. « Mi raccomando, stasera solo succo di zucca o spremuta di pera speziata, eh. » Non vorrai che finisse come ieri sera, no? Sorride serafica, in direzione di Louis Paciock, con tanto di occhiolino prima di prendere posto alla sua tavolata. Ascolta in silenzio il discorso del nuovo preside di Hogwarts, con la testa poggiata sopra la mano e il gomito ben piantato sul legno. Si risveglia giusto per applaudire la carica di Maddie e quella di Maeve, per poi rimanere completamente immobile a quella di Otis Branwell. « Uh, uh! » Esulta fintamente, con tanto di pugno circolare in aria, alla presentazione di Friday Mortimer come nuovo Caposcuola Serpeverde. « Quest'anno Serpeverde e Tassorosso male malissimo. Fortuna l'asse Corvonero - Grifondoro. » Commenta poi, sapendo benissimo di non avere niente contro Branwell, figuriamoci poi contro Mortimer. L'unica colpa che ha Friday è quella di non essere, né ora né mai, nemmeno lontanamente Domiziana Dragomir. « Vabbè che Tassorosso non ne vede uno decente dai tempi dell'altra Branwell. » Considerando quel coglione del fratello di Maddie e le bambinate che ha fatto insieme a Paciock, a quanto pare. In quattro e quattr'otto, le tavolate si riempiono di cibo e bevande e gli occhi di Max si fiondano a cercare qualcosa da buttare giù per riempire quella voragine che le si è aperta all'altezza dello stomaco non appena ha messo piede ad Hogsmeade. Opta infine per del pollo caramellato alle mandorle. Mangia per qualche secondo in silenzio, mentre sa che vorrebbe chiedere a Saw come ha passato la serata precedente, ma sa altrettanto bene di non poterglielo domandare per non incappare nella domanda scomoda "E voi? Divertite al rave?" Lancia un'altra occhiata a Nana, sentendo quasi del fastidio nel non avere avuto alcun contatto fisico con lei dall'inizio di quella mattina., Una cosa assurda, per due gemelle siamesi come loro, in una totale simbiosi da essere piuttosto normale, ormai, vederle scorrazzare per il castello mano nella mano. Eh, ci siamo divertite ieri sera, Nanì? Che cazzo è successo? Me lo sono immaginata? No, è certa di non aver avuto allucinazioni, quelle le conosce bene e ciò che è successo la sera precedente era reale, così come era il suo sapore sulle proprie labbra quella stessa mattina. Sentendone il bisogno spasmodico, avvicina il braccio a quello di lei, fin quando non cozzano. Ha quasi timore ad alzare lo sguardo verso di lei, al pensiero di leggervi nient'altro che un senso di colpa per un qualcosa che non sarebbe mai dovuto accadere. Ma alla fine lo fa e alza un angolo delle labbra, prima di accennarle il tavolo di Corvonero. « Che ha Vee secondo voi? » Domanda così, a voce non troppo alta, lasciando scivolare lo sguardo verso l'altra bionda. « Il rave si è fatto un po' noioso, ad un certo punto, e io, Liv e Nana siamo venute via, ma Vee era con Derek e non ci siamo sentite di cercarla e magari, sai com'è..rovinarle il gioco. Fingi che non sia tuo fratello per un attimo. » Spiega la situazione in pillole a Saw, per poi dirigere nuovamente il suo sguardo verso la schiena della rossa. « Pensate che sia successo qualcosa con lui..? » Continuiamo a fingere che non sia tuo fratello, Saw.

    Interagito con Saw, Liv, Maeve, Luli, Nana.
    Menzionato Rocky, Pervy, Alice, Otis, Friday, Maddie, Emi, Betty e Derek. Ha una parola buona per tutti, già.

     
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    Otis, in una sola parola – o poco più di una – semplicemente non era pronto. Il viaggio in treno era stato più stressante di quello del primo anno, quando pioveva a dirotto e per poco non era caduto nel lago, a bordo delle barche che conducevano tradizionalmente al Castello i nuovi arrivati. Teso come una corda, tutto impettito, la spilla lustrata e brillante appuntata sulla divisa scolastica, i capelli sistemati a dovere e la camicia fatta stirare dalla madre un paio di volte per buona misura, Otis aveva a malapena spiccicato una parola, nonostante le provocazioni di Émile e le battute goffe di Louis. Continuava ad asciugarsi i palmi delle mani sul pantalone, strofinandole, a gettare occhiate fuori dallo sportello dello scompartimento, per controllare quando la prima ronda della sua vita avrebbe dovuto avere inizio. La ronda. Ciò che più lo aveva sorpreso, però, era lo stato quantomeno pietoso in cui riversava metà del corpo studentesco di Hogwarts quella mattina, sul treno. A parte qualche incidente, tipo qualche studente del quarto anno che era corso al bagno più volte per rimettere la colazione o il pranzo, la buona parte dei ragazzi sonnecchiava pigramente, indossando nella quasi totalità dei casi un paio di lenti da sole scure che li proteggessero dai fastidiosi raggi solari di un mattino cominciato decisamente troppo presto. Dal canto suo, chiaramente, Otis si sentiva più energetico che mai. Pieno di adrenalina, sebbene fosse terrorizzato, aveva tutta questa energia in corpo che quasi con una punta di delusone scoprì che non sarebbe servita a molto, quel primo giorno. Per questo, con voce lamentosa, camminava accanto a Louis Paciock lanciando occhiate ai compagni di scuola. «Uff, ma che hanno tutti? Stanno come degli zombie...» E l'amico, in effetti, non era da meno. Chiaramente la domanda era retorica, fatta puramente per lamentarsi, perché aveva perfettamente a mente la causa di quel mortorio generale. Lui si era dileguato appena aveva avuto la percezione che la situazione fosse troppo più grande di lui, e in generale il fatto di trovarsi ad una festa, per di più gremita di gente di tutte le età e tipologie, l'aveva fatto ben presto battere in ritirata, senza troppe formalità. Del resto era certo che gli altri non si fossero neanche accorti della sua latitanza. E poi non si sarebbe mai lasciato perdere il controllo proprio la sera prima del suo debutto come Caposcuola. Solo il pensiero, con tutta l'ansia che portava con sé la consapevolezza che a breve il Preside Bauldry avrebbe fatto il suo nome insieme a quello dei suoi colleghi, di fronte a tutta la scuola bastava a fargli sudare ulteriormente i palmi delle mani. «Ma poi Lou mi racconti che diavolo è successo a questa benedetta festa?» Gli sussurrò, mentre una trafelatissima Nessie allungava occhiate celate a Émile, che era intento a parlare con quei suoi nuovi amici, e un'ombrosa Alice Watson gli si avvicinava. «Bravvissimo Oti! Io lo sapevo che avevi la stoffa! Ci vediamo al giornale prossimamente eh, ora vado...» Le rivolse un sorriso incerto, anche vagamente interrogativo, mentre la guardava svolazzare via tutta di corsa. «Grazie, Alice!» La rincorse con la voce, prima di voltarsi verso Louis e stringersi nelle spalle. Non avrebbe saputo dire se gli dispiacesse o meno essere perpetuamente assente quando succedeva qualcosa di importante in cui l'alcool non aveva non potuto giocare un ruolo chiave.
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    Giunti in Sala Grande, Otis salutò l'amico Corvonero con un cenno della testa e un sorriso, avanzando tra le estese tavolate sentendosi a ogni passo più sopraffatto. Lui era una pedina importantissima in un sistema come Hogwarts. Non si era mai sentito così fiero e contemporaneamente terrorizzato in vita sua. Fece del suo meglio per non guardarsi troppo intorno, prima di scontrarsi con chi altri se non Maddie Carrow. «Madds, ciao, uhm... Hai visto che bella la Sala... Bella la spilla... Stai... Vai a sederti? Sì, certo... Allora a dopo» mormorò con la testa bassa e le mani affondate nelle tasche, per poi di farsi più piatto possibile per poterle scivolare accanto prima di poter cominciare una conversazione con lei, cosa che in quel momento gli sarebbe costata fin troppa fatica. Così prese posto accanto a Theodor, alla tavolata della loro Casata. Neanche lui sembrava stare benissimo. Sorrise ai propri compagni di Casata, sentendosi tremendamente a disagio, ma cercando quanto più possibile di darsi un tono serio e sofisticato. Lasciò vagare per qualche secondo lo sguardo verso la tavolata dei docenti, il volto serio e un po' inquietante del preside Bauldry che spiccava fra tutti, nel mezzo. Aveva sempre avuto paura di lui, dai tempi in cui insegnava Trasfigurazione. Scendendo più giù, poi, intercettò la madre, che colse immediatamente il suo sguardo e gli rivolse un sorriso che riuscì a riscaldarlo abbastanza da ricambiarlo con un sospiro e un'espressione più serena. «Fiùùù, mi sembra di aver attraversato la Scozia a piedi!» Voltò la testa verso Émile, che finalmente sembrava volerlo degnare del proprio tempo. «Quanto sei drammatico, io trovo che la Sala Grande così sia ancora più magica» «Ma avete visto che figo? Ci stanno tutti quelli del college stasera!» «Già, mi sa che Bauldry vuole favorire la coesione con il College... È tipo tra i suoi principali obiettivi per quest'anno. Ne ho sentito parlare da qualche Senior. Ma loro non ci cagheranno mai, sono tutti troppo grandi per n–» «C'è pure Peter là! OHI PETEEEER! CIAAO!!» O forse sei tu che sei troppo complessato per parlare con i più grandi.
    Poco dopo la cerimonia di smistamento ebbe inizio, seguita dal discorso introduttivo del Preside, che Otis non mancò di apprezzare nonostante l'espressione vagamente nauseata sul suo viso, per colpa del nervosismo crescente. «...lasciatemi introdurre i nuovi Capiscuola e Senior.» Istintivamente, a quel punto, sedette più dritto, le labbra strette in un'espressione che si sarebbe detta preparatoria ad una puntura molto dolorosa. «Partendo dai Capiscuola: per Grifondoro, Maddison Carrow» – applausi scroscianti, Otis la intravide sorridere radiosa, abbracciata dai compagni di Casata più vicini, e riuscì persino a coglierne lo sguardo per sorriderle e farle segno col pollice in su – «per Tassorosso, Otis Branwell» «Mo' mi sento male» fu tutto quello che riuscì a mormorare mentre gli altri esultavano per lui. Arrossito fino alla punta dei capelli, ma sinceramente felice, e anche un po' grato che quel momento tanto atteso fosse passato, Otis sorrise, finalmente, gli occhi brillanti di orgoglio.
    «Com'è stata la prima ronda sul treno?» «Noiosissima» disse, addentando una coscia di pollo che, come a ogni banchetto di inizio anno, era resa doppiamente squisita dai morsi della fame. «È sempre così? Dormivano tutti, che palle. Lavanda Goldstein si è messa a vomitare, per poco non rimetteva nel corridoio, dovevi vedere la faccia di Maeve, l'ha dovuta trascinare nel bagno.» Però ognuno dei doveri da Caposcuola – o quasi – sottendeva la presenza di Maddie, per cui non erano poi così male, per il giovane Tassorosso. Ad un tratto, così, di botto, Emi estrasse una tazza marrone dalla tasca e disse: «È Marv.» «Io mi metto a urlare» fu l'eco di rimando di Otis. «L'ho trasfigurato per farlo stare buono sul treno» Guardò l'amico esterrefatto, non sapendo neanche da dove iniziare. Il giovane Carrow però continuò, imperterrite: «Certo, è stata una faticaccia eh. C'era lui che correva per tutta la stanza mentre io lo prendevo a colpi di Feraverto. Però direi che ci sta, no? Che ne pensi?» «Che ne PENSO? ALLORA. Punto numero uno» – cominciò, portando il conto sulle dita della mano – «questo animale fa vomitare. Non mi stuferò mai di dirtelo, Émile. Fa vomitare. Fa schifo. Lo odio.» Si accertò che il messaggio fosse stato recepito con sufficiente chiarezza prima di proseguire, lasciando dunque che una pausa permettesse alle sue parole di permeare. Quando se ne fu assicurato, quindi, continuò: «Punto due: almeno se lo vuoi portare non dirmelo! Ora che devo fare?» Doveva denunciare l'amico? Poteva chiudere un occhio? Oddio, il primo dilemma da Caposcuola. «Non ce la facevo proprio a lasciarlo solo a casa... Tranquillo, non lo terrò in stanza. Anche perché ho paura che potrebbe mangiarsi Elvis.» Strabuzzò gli occhi, il ragazzo, fissando la tazzina marrone che sembrò muoversi, traballando appena, di fronte al suo sommo disgusto. «Spero che il guardiacaccia me lo tenga. Gli porterei da mangiare tutti i giorni! Dici che me lo fa questo favore?» «Per forza, Em. Per FORZA.» Alzò la voce, agitato, prima di ricomporsi, cambiando posizione sulla panca. «Se non se lo tiene lui io te lo affogo nel Lago Nero quanto è vero Sir Nicholas lo faccio Émi non mi mettere alla prova!!!»

    Interagito con: Louis, Alice, Maddie, Theodor, Mamma Pervy, Emi
    Citati: Nessie, Maeve


    Edited by the educator - 16/9/2020, 16:26
     
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    Se vogliamo utilizzare l'espressione un inizio con il botto possiamo farlo, sì, ma unicamente per riferirci al botto che aveva fatto Theodor cadendo dal letto quando suonò la sveglia. Una combinazione di residui di adrenalina e un sogno in cui era allievo di Jackie Chan avevano fatto sì che rotolasse giù dal materasso rischiando di piantarsi lo spigolo del comodino in un occhio. Il look da pirata non era una cosa a cui aspirava, e fortunatamente non perse nessun occhio nel cadere. « Il materasso era molto comodo sai? » Ripeté probabilmente per la settima volta a Theseus, reputando che non valesse la pena chiedere al suo cervello sforzi aggiuntivi quel giorno. Partecipare a un rave la sera prima del rientro a Hogwarts non era stata - negheremo di averlo detto - un'idea brillante, ma tutto il tempo che il tassorosso aveva passato a ballare era valso il rifiuto verso la luce il mattino dopo, le orecchie fischianti e le gambe indolenzite dalla fatica. « Non come i posti sul treno. » Che sì, senz'altro non erano comodi di base, ma magari a fargli venire mal di schiena era stato il suo dormire scompostamente occupando due posti, con un braccio alzato, una gamba sullo schienale e una appoggiata a terra. Era stato faticoso trovare una posizione "comodo", dovete crederci. « Hai dormito anche tu? » Domanda lecita visto che Theodor, quando dormiva, solamente con dell'acqua vuotatagli in testa si sarebbe svegliato. Aveva il sonno più che pesante il ragazzo: potreste saltare sul materasso che lui continuerebbe a dormire. « C'era anche Grace? » Continua a interrogare l'amico, intercettato per le scale e ammorbato fino all'ingresso della Sala Grande. « Oddio, ma è più grande. È più grande sì? » Il timore di aver inalato qualche fumo strano o bevuto chissà cosa durante il rave non lo aveva ancora abbandonato. « Oh, guarda, c'è Luigi! » Regalando a Theseus la sua migliore imitazione di Mario di Super Mario, il ragazzo alzò un braccio per indicare Paciock con l'indice prima di avventarsi alle sue spalle e usarle come appoggio per saltare in alto. Così, aggratis. Perché era Theodor. « HALLO! » L'intenzione iniziale era quella di fargli paura ma poi, colto da importanti flashback della sera prima, decise di non limitarsi a quello. « Yo Otis! Complimenti per la spilla. » Spilla che stava per toccare, ma prontamente si fermò. « No che magari l'hai anche lucidata. » Gli diede una bella pacca sulla spalla mentre all'altro, per tornare a Louis, schioccò un paio di baci volanti protendendo le labbra in avanti. « Fatti bei sogni? » Occhiolino e via, eccolo che si incamminò lungo la navata centrale, pronto a sedersi per iniziare a mangiare. Ah, già. C'era il discorso. Vabbè, quello poteva anche non ascoltarlo alla fine e chiedere un riassunto a qualcuno, giusto i punti salienti ecco. Tipo a Otis. A che serviva un amico Caposcuola se non per i riassunti delle cose burocratiche e noiose?
    Prese posto a tavola, beandosi di un'azione tanto banale come sedersi ma godendo dieci volte più del normale per via delle gambe indolenzite. Probabilmente i suoi compagni giallo-neri si erano interrogati sulla sua sanità mentale, ma il norvegese non ci badò minimamente. Allontanando due dita dalla tempia, salutò Alice seduta al tavolo dei Grifondoro, pensando alle manate di vernice che gli aveva lasciato sul petto la sera prima e che ancora non erano andate via del tutto. Mica solo quelle, tanta altra vernice fluo era ancora presente in tanti altri posti del suo corpo. Era un po' come con i brillantini: sarebbe rimasta per mesi e mesi. Eh? Come sa dei brillantini. No comment. Andando in ordine, Theodor venne raggiunto al tavolo prima da Otis, che si sedette alla sua destra, e poi da Émile, che si sedette in mezzo a loro due. «Fiùùù, mi sembra di aver attraversato la Scozia a piedi!» « Quanto sei drammatico, io trovo che la Sala Grande così sia ancora più magica. » « No no, io sono d'accordo con lui. Una tortura arrivare fin qui. » Era l'acido lattico a parlare. «Ma avete visto che figo? Ci stanno tutti quelli del college stasera!» Theodor si limitò a fare spallucce, reputando la presenza dei collegiali un fastidio - dato che per colpa loro il discorso si sarebbe prolungato e, di conseguenza, il momento in cui avrebbe lui potuto addentare del pollo si sarebbe allontanato nel tempo. « Voglio il mio pollo. » Bofonchiò a bassa voce mentre il preside - e fattela una risata zì, che faccia! - cominciava il suo interessantissimo sìsì discorso. « Ho a cuore Hogwarts. » Ma non il mio pollo. « Hogwarts tornerà ad essere casa. » Sì, sì, appunto. Pollo. « Per Tassorosso, Otis Branwell » Unendosi al coro di applausi e urla, Theodor si sporse verso Otis - praticamente in braccio a Émile - per tirargli la seconda amichevole pacca sulla schiena. « Il più bello bellissimo di tutti! » Almeno tra i capiscuola. Per i senior non voleva sbilanciarsi, anche perché quel Moses era tanta roba.
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    « Detto questo... » È la mia volta, è la mia volta! « ...abbia inizio il banchetto! Buon appetito e buon nuovo anno scolastico. » « EVVAI! » Neanche non mangiasse da giorni, il ragazzo si avventò prontamente sul sacro santo pollo, colmando il piatto in maniera indecente. Allora, niente storie: non stava mangiando roba fritta, o unta, o fritta e unta e grassa tutto insieme. Era pollo, era affamato... e quindi fanculo. Sarebbe andato a letto prossimo all'esplosione, colmo di carne bianca e verdure varie, a costo di farsi portare in braccio in Sala Comune. Magari non da Otis o Émile, erano troppo magrolini per tentare l'impresa anche nei loro pensieri. « È Marv. » Tra una forchettata e l'altra - quando non stava usando le mani, oops - Theodor captava una parola ogni due di quanto si stavano dicendo i due vicini di panca, non riuscendo a seguire il filo della conversazione. Non era carino origliare, no, ma era anche vero che ormai erano talmente tanti seduti a quel tavolo che se avesse sbagliato la mira con la forchetta, beh, avrebbe rischiato di imboccare Émile. « ...fa vomitare. » What? « Non mi stuferò mai di dirtelo, Émile. Fa vomitare. Fa schifo. Lo odio. » No, non poteva accettarlo. « O' ma che dici?! Come fa a farti schifo! » Theodor si intromise nella conversazione a gamba tesa, muovendo il cosciotto di pollo che teneva in mano per aria, indicando poi il caposcuola. In quel momento, mentre mandava già un boccone che forse era stato un tantino audace, notò che Otis stava effettivamente mangiando del pollo, quindi la sua chiamata alle armi - cosce - si era rivelata insensata. « Colpa mia. Pensavo parlaste di pollo. Continuate pure. » Ecco, così imparo a origliare. Ma non riuscì a farne a meno... sapete no, la non-distanza sociale. Mentre si riempiva il piatto di verdure cotte, il norvegese adocchiò una tazzina insolita posizionata davanti al riccio che gli stava accanto. « Scusa ma che è quel coso? » Anche questa volta la domande era accompagnata dal puntare nella direziona interessata, non con il dito, non con una coscia di pollo, bensì con la forchetta carica di verdure. Rimase una manciata di secondi a fissare Émile negli occhi in silenzio prima di parlare di nuovo. « Vuoi broccoli? »


    Interagito con Theseus, Luigi aka Louis, Otis, salutata Alice e poi nuovamente Otis con un'aggiunta di Émile!
    Nominati: Grace, il preside prolisso e anti-pollo, Dean Moses sei carrrrino (da leggersi alla Camihawke) cià.

     
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    Non ne vuole parlare, vuole fare finta di non aver baciato Louis, e allora non ne parliamo — è con la testa pesante che, quest’anno, Lucy Weasley varca la soglia della Sala Grande. Scocca un bacio sulla guancia ad Otis, mormorandogli un «Congratulazioni, capo!», prima di fare un cenno anche ad Émile e ciondolare per tutta la tratta infinita verso il suo tavolo — la sala, ampliata magicamente per fare spazio anche a quelli del college, è immensa, e piena di studenti. Non si rende più conto se il ronzio che ha fisso nei timpani appartenga al Burlesque o alle mura di Hogwarts, ed ormai non le importa più. È con una faccia da funerale, la migliore del repertorio, che Lucy si lascia cadere accanto ad Alice, dov’è seduta Maddie, e poi Rue poco più in là. Saluta entrambe con un sorriso stanco, le occhiaie che confermano quanto poco abbia dormito, o quanto male. Alza il braccio medicato con aria tronfia, ed infila, quasi letteralmente, la testa nel piatto, «Souvenir di guerra», commenta, soltanto, rivolta alle amiche, «Brava, Mads, complimenti», si rivolge alla sua nuova Caposcuola con tono sincero, stendendo un’espressione soddisfatta, «Quest’anno ci divertiamo».
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    Lascia che il preside prenda la parola, senza seguire con attenzione il discorso che apre le danze — si risveglia dalla trance solo quando Bauldry incomincia a leggere i nomi scelti per le cariche scolastiche ed universitarie. Esulta, come previsto, per Otis e Maddie, e se fa un applauso per Friday, che fondamentalmente nemmeno conosce, la stessa cosa non si può dire quando sente il nome di Maeve — la rossa quella finta, insomma. Scocca un’occhiata divertita ad Alice, e poi alle altre, prima di ritrovare l’allegria per fare un fischio con le dita strette tra le labbra. Per quanto riguarda i senior, invece, si esibisce in profumati applausi e standing ovation per tutti, visto che, oltre ai suoi parenti, gli altri ragazzi scelti gravitano comunque attorno ai suoi cugini. Quando finalmente il banchetto ha inizio, si lascia di nuovo cadere sulla panca, per addentare un morso di ogni leccornia che le capita a tiro, « Santissimo Godric, Lu... Se ingerisco un altro atomo di qualcosa penso che butto giù tutto quello che non ho buttato giù stanotte » — e geme, Lucy, un verso addolorato, nonostante le scappi una risata, «Ti prego, Ali, ho famissima, non parlarmi di vomitare, mi è passato poco fa», si lamenta, ciondolando con la testa sulle spalle. Segue la scia di complimenti rivolti a Rue, alzando gli occhi al cielo, «Ottimo, ora praticamente tutti voi nella redazione siete miei amici», alza gli occhi, «Quest’anno allora mi tocca leggerlo davvero, il Doxy», punzecchia il fianco di Alice, scoccandole una linguaccia.
    Ma è quando l'amica esclama: « Ronnie! » che lo sguardo di Lucy segue il suo, per fissarsi su Veronica, «… oh!», la chiama, facendole posto, alzandosi per vedere se le serve una mano — sembra ancora più stanca di tutti, e non vuole che si affatichi. «Stai bene?», le domanda, facendo eco ad Alice, guardandola con intensità, come a chiedere se può fare qualcosa, senza impicciarsi troppo.


    Interagito con: Otis, Émi, Alice, Maddie, Rue, Ronnie
    nominati: Louis, Maeve, Friday, i senior
     
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    « Ma tipo secondo te la spilletta potrò tenerla quando finirà l'anno o dovrò riconsegnarla a scuola?» Mugugnò con gli occhi pregni di gioia verso Nessie mentre risalivano il cortile per dirigersi verso l'ingresso di Hogwarts. Maddie scosse il capo, lasciando ricadere i lunghi boccoli biondi sulla camicia perfettamente stirata « Tu dici? Mhh, in realtà non ho mai chiesto questa cosa ad Emil, no. Però, vabbè, anche se fosse farò finta di perderla verso gli ultimi
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    giorni di scuola e la terrò con me...Come faccio a restituire una cosa andata persa? »
    Si strinse vagamente fra le spalle, tirando una veloce occhiata al piccolo orologio che portava al polso. Poggiò successivamente la schiena contro alla parete, ciondolando proprio dirimpetto alle sfarzose porte chiuse della Sala Grande: mancava ancora qualche minuto all'inizio del banchetto, e la grifondoro era davvero febbricitante. Si guardò un po' attorno, alzando di tanto in tanto la manina per salutare timidamente chi conosceva o chi si fermava a farle i complimenti per la spilla guadagnata. L'aveva lucidata così tanto che sembrava quasi brillare di luce propria. « Comunque fa un sacco strano vedere anche quelli più grandi al banchetto, sai che non riesco proprio a ricordare se lo scorso anno ci fossero o me...- MUUUN, CIAAAOOO! » Non appena le passò davanti, Maddie afferrò la cugina per un lembo della maglietta prima di buttarle letteralmente le braccia addosso e stringerla contro di sè, alzandosi appena sulle punte dei piedi pur di raggiungere una sua guancia per scoccarci un bacio sù. Sì, okei, forse ho un tantino esagerato « Fa vedere un po' la tua spilla, dove l'hai nascosta? Sono un sacco felice che ci siate anche voi! Comunque trovo molto-molto bello che Bauldry voglia creare una certa continuità tra college ed Hogwarts, così l'anno prossimo il distacco non sarà così netto. Almeno spero. Questa cosa mi mette un sacco d'ansia, più degli stessi M.A.G.O, giuro!» Ridacchiò, portando entrambe le mani a lisciarsi nervosamente la gonna sulle cosce. C'era davvero un botto di gente e più si avvicinavano le otto precise, più studenti si riversavano davanti all'entrata. La grifondoro era ancora intenta a trascinarsi l'amica dietro, tenendola sotto braccio, quando ad un certo punto si bloccò con gli occhi brillanti fissi sulla folla. « Ness...NESSNESSS Sussurrò, mollando la presa giusto per farsi piccola piccola dietro di lei, indicandole vagamente un gruppetto di collegiali non troppo distante « C'è il ragazzo del rifugio! Quello di cui ti avevo parlato per messaggio, dai! Quello del Mooncalf! » Allungò maggiormente il collo, facendo capolino oltre la sua spalla forse un po' più rossa in volto. Maddison sapeva che Benji frequentasse il college - aveva indagato bene, sapeva anche a quale facoltá fosse iscritto e conosceva esattamente i giorni e gli orari in cui lavorava allo Starbucks-, ma ripescarlo lì in mezzo, tra gli altri studenti, ebbe il potere di sorprenderla comunque. « Non lo guardare così palesemente però, sai che figuraccia se guardasse di qu-...Oddio si è girato. DISSIMULADISSIMULAAA» E quale modo migliore per dissimulare se non girarsi di scatto e impattare con la faccia contro il petto di Axel? La caposcuola indietreggiò giusto di qualche passo prima di massaggiarsi il naso con il palmo aperto della mano. Ti pareva? Sempre in mezzo! « Ouch, ancora non ho iniziato a rompere le scatole per il coprifuoco e già vuoi farmi fuori?» Borbottò mentre iniziava ad essere investita dalla massa di persone che aveva preso a muoversi - finalmente - oltre l'ingresso della Sala Grande, ora spalancato. Maddie lo guardò dal basso con sospetto, incrociando le braccia al petto « Sì, bravo, hai capito tutto: ora ti siedi giusto vicino a me così durante la cerimonia stiliamo una luuungaaa lista di regole che dovrai vedere di rispettare se non vorrai finire pietrificato in camera a partire dalle undici di sera. Ogni santo giorno da qui a giugno. » Perchè io ti conosco fin troppo bene e so che ti piace andare a spasso, e io punti per colpa tua non ne perdo! Lo sospinse verso il tavolo dei grifondoro facendo letteralmente leva con le mani contro le sue spalle prima di venir intercettata da Otis. Dava l'impressione di essere così calmo che era convinta sarebbe svenuto lì a momenti. «Madds, ciao, uhm...- Ehy, Otis! - Hai visto che bella la Sala... - Sì, proprio figa sembra enorme! - Bella la spilla... - Anche la tua, ti dona - Stai... - ...giuuusto andando a sedermi con Axel, già - Vai a sederti? Sì, certo... Allora a dopo» Che tipo strano. Gli incontri con lui erano sempre a dir poco singolari, soprattutto perchè Maddie ancora non era riuscita ad inquadrare perfettamente il tasso: certe volte la evitava, certe volte sembrava cercarla, altre volte invece era timido e quasi dava l'impressione di camminare sulle uova mentre conversava. Sarebbe rimasto un mistero per lei capire per quale motivo lo mettesse così in soggezione, ma era felice del fatto che, avendo entrambi strappato la carica di caposcuola, avrebbero potuto sfruttare le ronde per conoscersi meglio e, chissà, magari diventare ancora più amici di quanto già non fossero. Lanciò una rapida occhiata al tavolo serpeverde giusto per salutare Max e Derek a distanza, poi prese il suo posto accanto a Axel e seguì silenziosamente la cerimonia di apertura. « Santo Godriiiicccc, e io dovrei spiegare le regole a TUTTI questi primini?» Sussurrò verso Axel, alzando le dita di una mano - e poi dell'altra, ma non bastarono - giusto per portare il conto di quante fossero le nuove reclute sedutesi al tavolo di Grifondoro. Un modo come un altro per non pensare al fatto che sentisse LETTERALMENTE una guancia in fiamme: Rue Trambley la stava praticamente puntando con lo sguardo da quando si erano sedute al tavolo. Sperava in una autocombustione? Alla fine, esasperata, Madds le lanciò una provocazione bella e buona di sottecchi, sporgendosi in avanti giusto per farle capire che ce l'avesse solo ed unicamente con lei. Precisa e chiara. «H-a-i v-i-s-t-o c-h-e b-e-l-l-a? T-i p-i-a-c-e? » A me un casino. Sillabò con le sole labbra, da lontano, impettendosi ed indicando la spilla che fece appositamente lampeggiare sotto le luci. Forse una cattiveria che Maddie poteva anche risparmiarsi, in fin dei conti. Applaudì successivamente alle nomine di tutti i Caposcuola e Seniors - alzando maggiormente i toni quando vennero nominati Otis, le sue cugine ed il fidanzato di suo cugino (?)-, ed alla fine sorrise alle esultanze di Alice, Lucy e di tutti i suoi compagni di casata. Quell'anno si prospettava meraviglioso sin dal principio, d'altronde Emil l'aveva avvisata che sarebbe stato così!
    interagito: Nessie, Mun, Axel, Otis, Rue (CHE T'HO PROVOCATA PER CASO? S-C-S.)
    Citato/salutato: Benji (menzione d'onore(?)), Max e Derek, Alice e Lucy

     
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    C'era un gran vociare, oltre le maestose porte a doppio battente chiuse di fronte ad un gruppetto di bambini spaesati. Le giovani promesse del mondo magico, tutti avvolti nelle vesti nere della scuola di magia e stregoneria di Hogwarts. Spiccavano, tra tutti, due ragazzi che gli undici anni li avevano lasciati alle spalle da parecchio: sembravano due umani capitati in mezzo a dei pinguini. Ciò nonostante, Grimm non aveva occhi che per l'altro. Suo fratello, al quale aveva dato un ordine diverso, che era stato disatteso. Quando era arrivato a Hogwarts poche ore prima, non si aspettava di essere seguito da Arkham. Non era arrabbiato, in un certo senso distorto venir contraddetto gli faceva quasi piacere. « Chissà se finiremo nella stessa casata di Padre. » mormorò, meditabondo. Non conosceva nel dettaglio gli usi e costumi di Hogwarts ma era ben cosciente di ciò che tutti loro stavano per vivere. Chissà. Magari non arrivi a stasera. Lo pensò con la forza struggente di chi desidera farsi sentire. E sapeva che Arkham avrebbe sentito. Desiderare l'uno la morte dell'altro era una sorta di dimostrazione d'affetto, per loro. Nondimeno, non era escluso che non passassero dalle parole ai fatti, un giorno o l'altro. Nell'albero genealogico dei Nott figuravano ogni genere di crimine e perversione, dagli incesti agli infanticidi. Uccidere un fratello? Succedeva a generazioni alterne. Bizzarro pensare a quanto contrasto vi fosse nelle menti dei fratelli Nott e del resto del gruppetto. Eppure, anche sul viso di Grimm si dipinse una fanciullesca sorpresa quando vide per la prima volta il soffitto incantato della Sala Grande, le candele fluttuanti a mezz'aria e quell'immenso spazio che avrebbe trovato nettamente diminuito la mattina seguente, con sua grande confusione. Il banco di pinguini passò tra le tavolate di Tassorosso e Corvonero e vennero fatti fermare di fronte ad un alto sgabello, su cui era stato adagiato un cappellaccio vecchio e logoro. E la Cerimonia dello Smistamento ebbe inizio. Uno ad uno, in ordine alfabetico, gli studenti venivano chiamati e il Cappello Parlante - mai nome fu più azzeccato - li smistava in una delle quattro casate. Tutto proseguì in maniera lenta, finché l'incaricato non arrivò alla lettera N. Nott, Arkham. Grimm sentì un certo brusio alle sue spalle. I fratelli Nott non erano i primi discendenti delle grandi e famigerate casate di Mangiamorte a calcare quel pavimento; ciò nonostante, il loro cognome era stato udito ben poche volte pronunciato all'interno della Sala Grande. Il cappello borbottò qualcosa all'orecchio di Arkham, prima che strillasse il nome di Corvonero. « Nott, Grimm. » Il fatto poi che non uno ma due Nott si susseguissero uno dopo l'altro non lasciava presagire niente di positivo. Il ragazzino, pallido come se non avesse visto la luce del sole per quindici anni, replicò esattamente ciò che avevano fatto i compagni prima di lui e lasciò che il professore gli posasse in testa il Cappello. Questi iniziò a parlare. « Oh, un altro Nott? Non vi si vede spesso qui intorno! Vediamo.. mmh.. sei ambizioso e hai grandi sogni.. e sei altruista, vorresti aiutare il prossimo ma.. non ho mai visto pensieri tanto neri. Ma più di tutto, vedo una grande sete. CORVONERO! » Poté scendere dallo sgabello. Lanciò un'ultima penetrante occhiata al Cappello Parlante, quasi volesse farlo a pezzi per scoprirne il trucco. Si trattava dell'artefatto magico più antico e potente che avesse mai visto, talmente antico e talmente potente da continuare a funzionare nonostante il suo creatore fosse morto da secoli. Un pezzo di stoffa a cui è stato concesso il libero arbitrio. Il libero arbitrio. Chissà perché, trovò il pensiero squisitamente divertente. Seguì i passi di Arkham e vi si sedette accanto, nella lunga tavolata in cui tutti indossavano i colori blu e bronzo. « Ancora insieme. » sentenziò verso il fratello. Non la trovava una faccenda totalmente negativa, checché ne sembrasse gli piaceva avere i fratelli intorno e Arkham Nott era l'unica persona che conosceva nel raggio di migliaia di miglia.
    O quasi. Dovette ricredersi, non appena vide un viso incredibilmente familiare ma variato dagli anni. Hilde era stata la cosa più vicina ad un'amica d'infanzia che avesse mai avuto, in quelle sparute occasioni in cui Norwena Zabini era approdata a Polaris con la figlia al seguito. Lei, con la sua pelle scura che Grimm aveva trovato così esotica tanto che Ursula Nott le aveva dato il nomignolo affettuoso di "Dissennatore". Mia sorella sa essere una tale idiota, a volte. Anche Hilde, dunque, era una corvonero. « Si ricorderà di noi? » chiese ad Arkham. Le conoscenze dei fratelli Nott si contavano sulle dita di una mano ma Brunnhilde Zabini doveva aver incontrato centinaia di persone, centinaia di visi, centinaia di nomi. Le sorrise, prima di voltarsi verso un uomo che aveva preso parola. Pius Bauldry, il preside. Riversò su di loro una marea di informazioni che Grimm non tentò neppure di memorizzare, sarebbe stato sciocco. Si concentrò più sulle vibrazioni del momento. Provò una certa soddisfazione, quando Bauldry accennò al passato recente di Hogwarts. Qui, in questo punto preciso, qualcuno è morto. E là.. e là. Ovunque. Un immenso santuario d'ossa. Queste mura sono intrise di sangue. Avrebbe avuto di che meditare, nei prossimi mesi. Bauldry passò poi a nominare i cosiddetti "capiscuola". L'intera bancata si voltò verso un ragazza dai capelli rossi, Maeve, congratulandosi per chissà cosa. Si guardò intorno, perplesso. Che diavolo sta succedendo? Non capiva perché tutti fossero felici, con i quattro studenti che il preside aveva nominato. Perché hanno ricevuto una spilla? Sapessi. Ne ho a decine a casa! Lo sguardo confuso di Grimm incrociò quello di un suo compagno di casata, dagli ampi ricci castani, seduto proprio di fronte. « Chiedo venia. Cos'è un "Caposcuola"? E' stata.. promossa? » Davvero non capiva il senso di tutta quell'euforia.

    Oltre al fratellino, nominate Hilde e Maeve e interagito con un malcapitato Louis



     
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    E' ancora qua. Le iridi del ragazzo incontrarono la superficie dello specchio, posandosi sulla spalla da cui aveva fatto scivolare il tessuto della camicia per osservare lo stato della ferita. Non sembrava affatto bella. Sebbene fosse riuscito ad arrestare l'emorragia, i segni della dentatura rimanevano, così come anche uno strano alone scuro sulla sua pelle leggermente abbronzata. Sospirò, estraendo la bacchetta e castando un incantesimo di disillusione. Sebbene infatti la camicia coprisse la ferita, voleva evitare che per una qualche ragione questa venisse scoperta e lo costringesse a dare spiegazioni. Nonostante il dolore che alcuni movimenti gli infliggevano, infatti, il giovane Serpeverde stava cercando di comportarsi in maniera il più possibile naturale, senza destare il sospetto dei compagni di Clavis con cui divideva la carrozza. Si era preso una breve pausa dalla rimpatriata solo per controllare lo stato della spalla. Sospirò, dunque, passandosi un po' di acqua sul volto e osservando la propria faccia smunta allo specchio prima di uscire dal bagno e ricongiungersi agli altri.
    [..] « Proposta: questa sera sfasciamo la stanza di Axel. » Rivolse un sorriso tirato ad Emi; la mente distante anni luce dalla conversazione che stavano svolgendo. « Perché no? » si ritrovò a proferire. Forse una distrazione potrebbe essere utile ai fini di togliere almeno momentaneamente la testa da tutta questa faccenda. Come se fosse possibile. « Dopo la cena, io mi faccio dire la parola d'ordine di Grifondoro da mia sorella. Uno di noi lo prende da parte e lo distrae per una mezz'oretta, mentre gli altri tre vanno nella sua camera e pensano al resto. Gliela facciamo trovare sottosopra. » Sollevò un sopracciglio, mentre sul suo volto si dipingeva la pallida imitazione di un'espressione divertita. « Stai riponendo molta fiducia nel fatto che Maddie ti dia la parola d'ordine della sua sala comune..per giunta nel suo primo giorno da Caposcuola. » E chi lo sapeva? Magari lo avrebbe fatto davvero, con una buona dose di occhi dolci e scongiuri da parte del fratellino, ma se Derek conosceva un pochino la bionda dei Carrow, le speranze di successo erano poche. Sospirò, scostandosi dal muretto a cui era appoggiato per avviarsi verso l'interno della Sala Grande. « In caso comincia a pensare a qualche Grifondoro alternativo a cui chiedere. »
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    Una volta entrati e separatisi, Derek rimase in compagnia del compagno di stanza, Friday. Stirò un sorriso nella sua direzione, cercando di mascherare al meglio quella stranezza che si sentiva ancora in corpo in seguito alla nottata appena passata. Non voleva pensarci, e in tutta onestà non voleva nemmeno dare preoccupazioni agli altri quando lui stesso non era del tutto certo di ciò che aveva vissuto. « Allora, sei pronto alla nuova avventura come Caposcuola? » Gli scoccò uno sguardo, mettendosi a sedere accanto a lui alla tavolata per poi poggiargli una mano sulla spalla con fare amichevole. « Sono molto felice per te, Friday. Te lo sei davvero meritato. » Nel dirlo, incrociò lo sguardo di un'altra novella spillata dal tavolo Grifondoro: Maddie. Le sorrise, rivolgendole un cenno di saluto con il capo prima di cercare altre facce familiari alla tavolata. Intravide subito Mia, che scrutò con una certa serietà per sondarne le condizioni, rivolgendole un veloce cenno prima di passare al preside, che nel frattempo ha iniziato il proprio discorso di inizio anno. Pius Bauldry, Derek non lo aveva ancora inquadrato: del suo operato aveva visto solo il Midsummer e la scelta dei Caposcuola - entrambe cose che lo avevano lasciato abbastanza soddisfatto. Cercò quindi di ascoltare le sue parole con quanta più attenzione potesse, applaudendo febbrilmente alle nomine dei vari spillati. Solo quando venne citata Maeve, l'applauso del ragazzo si fece più sentito, cercando il volto di lei alla tavolata Corvonero per rivolgerle un sorriso di incoraggiamento. Utilizzò quelle poche forze che aveva per ricercare il contatto con la sua mente, quasi stesse bussando con delicatezza alla porta della sua stanza per chiederle se potesse entrare. « Lo so che dopo ieri sera è difficile, ma cerca comunque di goderti questo momento - è il tuo. Non voglio che nessuno te lo tolga. » Si rendeva conto di quanto quelle parole, scambiate mentalmente con la ragazza, fossero una richiesta ai limiti dell'assurdo. Tutta la voglia di festeggiare e divertirsi era stata stroncata di netto la sera precedente. Distolse lo sguardo dalla rossa, senza tuttavia interrompere quel flebile contatto, quasi potessero in questa maniera ritrovarsi ad essere seduti vicini pur se a diverse tavolate. « Pensi che dovrei parlarne con Saw, di ciò che è successo? » le chiese, mettendosi in bocca un pezzo di pollo arrosto tra le cibarie comparse sul tavolo. « Se siamo in pericolo vorrei che lei lo sapesse, ma allo stesso tempo non so nemmeno da cosa metterla in guardia di preciso e di certo non voglio farla preoccupare per qualcosa che.. » la sua mente non riuscì a completare quella frase, non in parole definite quantomeno. Diversi scenari astratti vi si susseguirono, tanto veloci e incompleti quanto inarticolati, ma non per questo meno chiari a chi alla sua mente aveva accesso. Sospirò, prendendo un sorso di acqua mentre le sue iridi cercavano quelle di Maeve. Tuttavia, nel percorso della propria visuale, intercettò un altro sguardo dal tavolo Corvonero. Un tipo che non aveva mai visto, ma che di certo non sembrava un primino. « Nuovi arrivi nella tua casata? »

    Interagito con Emi, Friday e Maeve
    Salutate Maddie e Mia
    Citati Saw e Grimm

     
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    Veronica non si era ripresa dalla sera prima, affatto. Nonostante la stanchezza, non era riuscita a chiudere occhio sul treno, rifugiandosi in un vagone assieme a Mia e Shai per cercare di mettere in ordine tutto ciò che le era accaduto nell'arco di poche ore. Inutile dire che anche solo il tradurre a parole gli avvenimenti era risultato difficile per la giovane Grifondoro, che aveva passato gran parte del viaggio a sospirare, mettersi le mani tra i capelli e fissare un punto a caso nel vuoto. Cosa cazzo è successo? Una volta uscita da quell'incubo, aveva avuto a malapena il tempo di lavarsi di dosso quella melma nera che l'aveva imbrattata da cima a fondo, infilandosi subito la divisa scolastica - quasi come se una parte di sé volesse aggrapparsi a un'idea di ordine prestabilito, di equilibrio, per riacquisirne a sua volta. Una volta arrivata al castello non aveva nemmeno disfatto i bagagli. Si era diretta subito nella Sala Trofei. « Dov'erano? » mormorò tra sé e sé, tastando le pareti con l'aria di chi sta cercando qualcosa con peculiare attenzione, facendo caso al ricordo di una sensazione tattile. Si arrestò di colpo quando le sue dita scivolarono su un mattone liscio, privo della ruvidità che contraddistingueva tutti gli altri. Estrasse quindi la bacchetta, pronunciando una veloce formula che lo fece spostare, rivelando una calza di natale ormai vecchia e sporca. La aprì velocemente, sospirando di sollievo nel notare che le sue cose erano ancora tutte lì: un pugnale, un foglietto stropicciato in cui erano scritti disordinatamente alcuni luoghi del castello e orari e infine un paio di fiale da pensatoio. Quelle cose, Veronica le aveva nascoste lì al momento della ricostruzione di Hogwarts: una sorta di polizza d'assicurazione nel caso in cui la storia si fosse ripetuta. Prese solo il coltello, infilandoselo nello stivaletto e rimettendo tutto il resto al proprio posto prima di schizzare via verso il cortile. A breve la Sala si sarebbe riempita di gente e lei non aveva alcuna intenzione di dare nell'occhio.
    Si era ricongiunta a Mia e Shai per fumarsi una sigaretta prima dell'inizio del banchetto. Seduta a cavalcioni del muretto, aveva fatto scivolare il calzettone quanto bastava per far intravedere l'arma ai due compagni. « L'avevo nascosta durante la ricostruzione di Hogwarts..per sicurezza. Non lo so ragazzi, forse sto andando in paranoia ma dopo ieri sera non voglio andare in giro senza protezioni. » disse nervosamente, portandosi la sigaretta alle labbra con le pallide dita tremanti. Ne prese un tiro veloce, sbuffandolo dal lato delle labbra prima di spegnere la cicca sul muretto e buttarla nel pozzo. « Andiamo, dai. » li intimò, a bassa voce, facendosi strada verso l'interno del castello. Quando fu il momento di raggiungere i tavoli, Ronnie si separò dai due amici con la promessa di ricongiungersi più tardi, avviandosi poi in direzione della tavolata Grifondoro. Prima di arrivarci, tuttavia, notò Benji. Cambiò quindi velocemente la traiettoria, raggiungendolo a grandi falcate per posargli una mano sul braccio con discrezione. Gli rivolse uno sguardo a metà tra il complice e il serio, fissandolo in silenzio per qualche istante prima di proferire a bassa voce « Come stai? » Sembriamo due stracci. Aspettò la sua risposta prima di umettarsi le labbra, guardandosi intorno con fare circospetto. « Senti..penso che dovremmo parlare di ciò che è successo, cercare di..capire..non lo so, Benji, voglio andare a fondo di questa situazione perché non mi sento affatto tranquilla. Anche in treno non ho chiuso occhio e ho come l'impressione che stanotte dormirò con un occhio aperto - se dormirò. » Sospirò. « Ti va di vederci domani pomeriggio? Dovrei finire le lezioni verso le quattro. »
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    In seguito allo scambio con Benjamin, Veronica aveva raggiunto la tavolata di Grifondoro, mettendosi a sedere sul primo posto libero. Il preside, infatti, aveva già iniziato a parlare, e di certo la giovane Rigby non voleva farsi riconoscere come quella in piedi che cercava le proprie compagne; si era quindi ripromessa di unirsi a loro una volta concluso il discorso. Ascoltò distrattamente, applaudendo piano alle varie nomine e stirando qualche sorriso in direzione degli spillati che conosceva. Ne rivolse uno particolarmente caloroso a Sirius, seduto poco distante da lei, e un altro ad Otis. Quando ebbe via libera per alzarsi, passò alla schiena del nuovo Senior, stringendo una mano sulla sua spalla per attirarne l'attenzione giusto il tempo di un sorriso e di un veloce « Congratulazioni, Siri. » prima di raggiungere le proprie compagne di stanza e farsi posto accanto a loro grazie anche all'aiuto di Lucy. « Eccomi. » « Ronnie! Come stai? » Una merda, Alice. Grazie. Sorrise appena, stringendosi nelle spalle. « Stai bene? » « Ancora in hangover. » fu la sua risposta stringata, pronunciata con un sorriso stanco e un'alzata di spalle. « A un certo punto vi ho perse. Forse avevo bevuto un po' troppo. Come è finita la vostra, di serata? » chiese, mettendosi poi in bocca un pezzo di quiche mentre passava lo sguardo tra Alice, Lucy e Olivia.

    Interagito con Mia, Shai, Benji, Siri, Alice, Lucy e Olivia
    Citato Otis

     
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    «Ma poi Lou mi racconti che diavolo è successo a questa benedetta festa?» Mai più. Quel giorno giuravo a me stesso che non avrei mai più partecipato ad una festa in vita mia - almeno non la notte precedente al primo giorno di scuola. Nonostante fossero passate ORE dall'evento, io ancora sentivo martellare nella testa la musica house ed i vari: "STASERA SE SBOCCIA RAGAAAA". Poi, sì, sentivo ancora la voce petulante di mia madre che mi chiedeva in modo isterico se il prossimo passo, dopo quella piccola fuga fatta a sua insaputa pur di partecipare al rave, sarebbero stati i centri sociali. Madooo ma perchè urlate tutti? Ero rimasto con gli occhiali da sole tutto il santo giorno, ed ancora li avevo addosso mentre cercavo di stropicciarmi gli occhi da sotto le lenti scure: avevo cercato di rimandare quel momento il più possibile, ma alla fine mi arresi all'idea di non poter partecipare alla cerimonia conciato come Ray Charles. Dovevo assolutamente toglierli. «Il dramma. E' successo il dramma. » Borbottai, nascondendomi dietro di lui pur di non farmi vedere da Shai, che ci passò accanto. E la mia serata sarebbe dovuta continuare così? Io che evitavo gente? Beh, in fondo non sarebbe stato così complicato, dovevo solamente evitare Shai (e già lo avevo fatto), Friday, Alice, Domiziana, Max, Theodor, Emil, il ragazzo a cui avevo rovesciato addosso il cocktail e forse altri due/tre che avevo spintonato mentre andavo al bagno. Cioè, praticamente mezza Hogwarts. « Credo giusto di aver limonato qualcuno, all'incirca. O qualcuno ha limonato me, boh. Cioè tipo che ricordo tutto ma non ricordo niente, c'hai presente?» Sì, perchè la cosa peggiore di tutta la vicenda era che mi sentivo SUPERconfuso. Sapevo cos'era successo, ma non riuscivo proprio a ricordare COME fosse successo, le dinamiche mi sfuggivano completamente - anche colpa del fatto che avessi passato tutta la notte a condizionarmi così tanto che alla fine ero arrivato al punto da non riuscire più a distinguere cosa fosse vero e cosa invece mi fossi semplicemente immaginato. Vi dico solo che nella mia testa ero stato io a baciare tutti gli altri, e non il contrario. Non appena Alice raggiunse Otis io svicolai indietro di qualche passo, lasciandomi praticamente inghiottire dalla folla che avevo alle spalle prima di rispuntare fuori e rispondere all'alzata di spalle di Otis con un'alzata di spalle altrettanto casuale. L'importante è che Alice non mi abbia visto. « HALLO! » - « PORCAMIS-! » Saltai, coprendo le labbra con entrambe le mani pur di bloccare sul nascere l'esclamazione fatta di cuore. Ma possibile che Theo non compaia MAI in modo normale? Prima o poi mi farà venire un infarto! Ed ecco che già uno della lista che dovevo evitare non ero proprio riuscito ad evitarlo. PURF! Storsi il naso ed abbassai la testa fra le spalle quando il tasso iniziò a baciare l'aria, ricordandomi vagamente zia Gertrude che ogni volta sputacchiava anche un po' nel farlo. « Fatti bei sogni? » - « Incubi stupendi, grazie» Un po' timoroso lo guardai sfrecciare via e, dopo aver salutato Otis con una pacca sulla spalla feci altrettanto, sgusciando verso il tavolo dei corvi. Okè, mettiti seduto, guarda il piatto così evitiamo di fare danni. Bene? Bene. « Mi raccomando, stasera solo succo di zucca o spremuta di pera speziata, eh. » La voce di Max mi raggiunse come una carezza ed io, un po' titubante, alzai semplicemente un pollice verso di lei quasi a dirle: "Sisì, tranqui!". Cioè nemmeno il giorno prima mi aveva sbraitato addosso e
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    sembrava letteralmente volermi ammazzare ed adesso mi sorrideva affabile? Mi metteva un sacco di timore, così come mi mettevano timore tutte le serpi. Lo sguardo però, inevitabilmente, corse verso il tavolo dei tassi, ripescando tra le tante cravatte gialle e blu proprio quella di Emi. Oddio, già saprà di Domiziana? Che poi la cosa bella era che gli avessi tirato anche una BIDONE MICIDIALE sul treno, dovevamo vederci ad uno degli ultimi vagoni ed io nemmeno mi ero fatto vivo. Chissà se fosse arrabbiato o deluso, ma di certo non avevo intenzione di scoprirlo proprio quella sera. LU' CI PENSIAMO DOMANI. Ora avevo decisamente cose più importanti da fare, tipo fare un meritatissimo passaggio del testimone con Maeve. Sì, proprio lei, quella che sembra tirarsela un botto con cui credo di non aver mai parlato. Decisamente troppo in alto per i miei target....ma tutti in generale erano decisamente troppo in alto per i miei target. « Che bello sapere- » esclamai dal nulla quando prese posto vicino a me, battendo entrambe le mani sul tavolo « -che una ragazza così brillante abbia preso il mio posto per portare in alto il buon nome di Corvonero» oddio, messa così sembra che ce stai un po' a rosicà bello mio. E in effetti un po' ci rosicavo, perchè senza quella spilletta sentivo un vuoto contro il petto. Proprio come se mi mancasse un pezzettino. « Cioè, quella cosa - indicai la spilla che indossava, appiattendomi contro il tavolo - è fottutissimo potere allo stato puro. Puoi fare quello che ti pare, quando ti pare, con chi ti pare » in realtà non era propriamente così, ma l'importante era dare l'impressione di crederci davvero. « I quadri ti dicono tutte le parole d'ordine per i passaggi segreti, tipo c'hai presente quando arrivi al primo piano e giri a destra e ti fai tutto il corridoio? Ecco. Lì c'è un uomo con i baffi - credo sia Ser Emlot, o qualcosa del genere - il suo passaggio porta fino al settimo piano in un batter. d'occhio. A lezione arrivavo sempre tipo rapidissimo perchè non dovevo farmi tutte le scale ogni volta!» Peccato però avessi omesso che Ser Emlot fosse un gran burlone e si divertisse e staccarsi gli occhi dalle orbite o a ribaltarsi il corpo come se fosse un tessuto doubleface tirandosi semplicemente la lingua. LA LINGUA, CAPITE? Infatti credo di aver usato quel passaggio segreto sì e no due volte l'anno precedente. Ma Maeve questo non lo sapeva, l'avrebbe scoperto da sola. IHIH che burlone! Giocherellando con gli occhiali da sole posati sul tavolo, poi, attesi l'inizio della cerimonia - ED IL CIBO SOPRATTUTTO -, rimanendo completamente SCIOKKED non appena il cappello parlante nominò un cognome abbastanza particolare: Nott. Ma quei Nott? Ma Nott quelli dei libri sui purosangue e sulle famiglie magiche originarie? Vabbè ma sicuro finiscono a Serpeverde! E invece pensate la mia sorpresa a vedere Nott Uno e Nott Due sedersi al tavolo dei corvonero. CORVONERO. Dai Louis, saranno Nott per modo di dire, e non quei Nott proprio quelli. Anche perchè due in una botta sola? Ma ti pare? I Nott sono eremiti praticamente da mezzo secolo, si studia pure! Però raghi, a me questi sembrano un sacco grandi. Cioè, non sono del primo anno sicuro. Avrei tanto voluto parlarne con Emil ed Otis, ma purtroppo erano da tutt'altra parte della Sala Grande. Raddrizzando la schiena con nonchalance, il mio sguardo attento andò a posarsi sui due sconosciuti che presero posto PRATICAMENTE davanti a me, trattenendomi - solo Merlino sa quanto - dal chiedergli se fossero Nott puri o dei Nott sottomarca. Che poi, diamine! Quel libro enorme sulla purezza di sangue mi aveva da sempre affascinato. Con un sorriso curioso accolsi sia il biondino che il fratello al tavolo, tentando di tornare con la concentrazione verso il Preside pur di non fare figuracce epiche. Presi ad applaudire senza riserve alle nomine dei nuovi Caposcuola e Seniors - non senza tradire una profonda fitta al cuore visto che il mio momento di gloria c'era giá stato e non sarebbe piú tornato. Ahia. - ed esultai non appena venne nominata Maeve. « Chiedo venia » Sbarrai impercettibilmente gli occhi, colto alla sprovvista. Non mi aspettavo che quello nuovo mi parlasse. Chiede il vino? Pensai tra me e me, non avendo colto appieno per via della confusione. Sí bello, so' d'accordo con te che questo sia un banchetto ma chiede il vino me pare esagerato . Gli allungai ingenuamente la brocca d'acqua in tutta risposta. « Al massimo c'è succo di zucca...» Ma lui continuò « ...cos'è un "Caposcuola"? E' stata.. promossa? » Ma in che senso? Passai una mano sulla guancia prima di portare le dita a grattarmi il mento. Davvero frá? Non sai cosa sia un caposcuola? Greveeee. Mi allungai verso di lui, afferrando una carota da un vassoio per addentarla. « Sí, è tipo stata promossa, se cosí possiamo dire. Diciamo che il Caposcuola è uno studente cosí diligente, ubbidiente e bravo nello studio che si guadagna il fardello di tenere a bada tutti quelli che non lo sono.» Annuii, indicando vagamente le clessidre apposte vicino al tavolo dei professori « La sfida dei Caposcuola è praticamente impegnarsi per riempire quelle cose lí e far vincere la Coppa delle Case alla propria casata di appartenenza! Cioè, è come se fossero i capitani di una squadra, capí? Una sottospecie di ruba bandiera senza bandiera » No, secondo me non aveva capito. Io a spiegarmi proprio 100% capace. « Ma tipo, scusa la domanda, ma te e...tuo fratello - giusto? - a che anno siete? » agitai la carota morsa verso di lui, annuendo in contemporanea « Che poi penso proprio che uno di voi due finirà in camera con me, c'ho un sesto senso per 'ste cose. Sicuramente avremo occasione per conoscerci meglio » ODDIO POTREI DIVENTARE AMICO DI UN NOTT, CAPITE? « Sono Louis, comunque. Paciock. AsCiANThèH! » O qualcosa del genere. Non ero molto bravo col francese.

    Farei prima a scrivere con chi non ho interagito/citato, ma komunqwe:
    Interagito: Otis, Theo, Max, Maeve e con cucciolo di Nott 1 e Nott 2
    Citati: tutti gli altri che trovate in grassetto sottolineati (?)
     
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    Avesse avuto il pieno potere decisionale, Maeve avrebbe passato l'intera giornata del 1 settembre in una sola e singola maniera: rintanata sotto le coperte, lontana da tutto e tutti, in una qualche baita sperduta nel nulla... possibilmente a fingere che le ultime ventiquattrore non fossero mai esistite. Più o meno, brevi intermezzi piacevoli a parte. Non potendo sfuggire dalle proprie responsabilità, oltre ad essere conscia di non poter scappare proprio da nessuna parte, aveva quindi stampato sul viso il sorriso più finto che possedesse, calandosi nei panni di novella Caposcuola sin da quando aveva raggiunto King's Cross quella mattina. Con zero ore assolute di sonno alle spalle, l'emicrania che minacciava di farle implodere a fasi alterne il cervello e la consapevolezza che la nottata appena passata fosse impossibile da definire e cancellare, aveva recitato la parte con chiunque avesse incrociato. I primini da rimettere in riga sul treno, così che indossassero le divise generiche e la smettessero di subissarla di domande; i colleghi spillati, almeno all'apparenza in fibrillazione per il ruolo da ricoprire, rispetto alla sua quasi completa apatia; Lavanda Goldstein, trovata da lei ed Otis in corridoio, in uno stato pessimo. Aveva dovuto trascinare la ragazza in bagno prima che rigettasse lì davanti a tutti, stabilendo un nuovo livello di doveri da Caposcuola: rimettere in sesto la gente coi tipici postumi post sbornia e raccoglierne i pezzi - nonché il vomito. Mantenersi occupata, spostandosi di continuo fra vagoni colmi di gente assonnata o in piena catalessi, l'aveva quantomeno tenuta attiva e distante dai pensieri angoscianti. Aveva finto col stabilire un piano, per quel giorno: fingere che non fosse accaduto nulla, fintanto non avessero capito cosa diamine fosse realmente successo nel Burlesque. Ed era la linea che aveva seguito, almeno all'apparenza, assumendo un atteggiamento ancor più sfuggente del solito - che, chi non conosceva la Corvonero, avrebbe attribuito al suo solito essere inafferrabile. Fin quando non arrivarono al Castello, funzionò. In salita verso l'ampio cortile, col sole ormai calato, Maeve aveva dovuto abbandonare le spesse lenti scure dietro le quali si era nascosta da occhi indiscreti. Avrebbe potuto occultare il suo stato fino ad un certo punto, neanche il più coprente dei make-up avrebbe però mascherato del tutto le occhiaie o fatto sparire l'aria stanca. Sospirò, poggiandosi contro uno dei muretti esterni attendendo l'apertura della Sala Grande, spostando di traverso lo sguardo verso la folla ammassata. Sfuggendo da alcuni visi familiari, andò alla ricerca di una testolina in particolare, in quella fiumana di uniformi. Rintracciandone i colori verde e argento, non fu difficile intravedere Derek, in compagnia dei suoi amici - l'aria spossata esattamente come quella della rossa. Almeno con te non devo fingere. Non avevano trovato altra strada, dopo l'accaduto e il poco tempo concesso loro per metabolizzare. D'altronde, quale alternativa avevano? Raccontare tutto alle autorità, o agli Auror, li avrebbe messi in una posizione più che scomoda. Eravamo ad un rave clandestino, dove giravano alcol e droga indisturbati, addirittura con dei minorenni presenti. Non ci crederebbero mai. Finiremmo soltanto ancora di più nei guai. In quella prima giornata, dovevano solo far finta che non fossero rimasti bloccati in una realtà infernale; che lei in prima persona non avesse visto soccombere una dozzina di ragazzi, più volte; che qualcuno non le avesse brutalmente invaso la mente, violando ciò che di più intimo ci fosse. Devo solo fingere di non averti visto morire centinaia di volte. In una tortura infinita che non mi farà dormire per i prossimi vent'anni. Deglutendo, Maeve strinse le braccia al petto con forza, distogliendo le iridi più ombrose del solito dal moro. Fortunatamente ci pensarono un paio di ragazzini Corvonero a guadagnarsi la sua attenzione che, tentando di ripescare i loro bauli nelle tante file accatastate prima dell'ingresso, discutevano animatamente di un qualche scambio di figurine. Per poco non fecero cadere tutti i bagagli impilati, in un effetto domino. Ci si diresse incontro, non prima d'aver roteato gli occhi già esausta. « Bambin-ragazzi, lasciate perdere i bauli e le valigie. Come sapete, ritroverete tutto nelle vostre camere, terminato lo Smistamento e il banchetto. Adesso non è il momento. Dentro, su. » Ancora una volta, così come per tutto il viaggio, Maeve si rivolse ai più piccoli con tono conciliante e voce tranquilla, indirizzandoli verso l'entrata non appena i portoni vennero spalancati. Ed era anche pronta a seguirli, non fosse per la voce che le arrivò dritta dalle spalle, seguita da una presa sul braccio. Reagì con un brusco movimento istintivo, sobbalzando, non avendo sentito arrivare Max da dietro di sé. « Ehi, tutto bene? Pensavamo fossi morta dopo tutti i messaggi che ti ho mandato stanotte. Fortuna ti ho vista di sfuggita a fare la ronda sul treno, altrimenti ero pronta ad allertare già gli Auror. » Prese un respiro, prima di voltarsi verso la mora e Nana. Mentire a loro sarà ancora più complesso. « Ehi, ciao! Sì, scusa. Avrei dovuto avvisarti e dirti che non tornavo a dormire da te, ma si era fatto tardissimo ormai e... u-hm mi era morto il cellulare. » bofonchiò in tutta fretta, abbozzando un sorriso carico di scuse, sfuggendo agli occhi verdognoli di Maxime per lisciarsi la gonna - millimetricamente accorciata come quella delle altre - sulle cosce. « Oddio, Vee, ma stai bene? Che è successo? » Ecco, grazie per avermi confermato che sto di merda. « Ma sì, sto bene. È solo il primo - ed ultimo - hangover della mia vita. Colpa del Domiziana e il poco sonno. » Datemi un Oscar, signori. Ebbe il tempo di spiegare, assumendo l'atteggiamento più simile alla Vee di sempre, salvata in corner da ulteriori indagini grazie all'intervento della Branwell che spronò tutti a prendere posto all'interno. Ritrovandosi la mano della Picquery contro la sua, la strinse con più enfasi di quanto avrebbe fatto in condizioni normali, aggrappandosi alla presa dell'amica fintanto non dovettero separarsi per via delle tavolate diverse. « Io sono qua. Se hai bisogno di qualcosa, mi guardi e usciamo subito, okay? » Annuì, rivolgendole un ennesimo "sto bene" ed un'ultima stretta energica alla mano. Dirigendosi poi al tavolo dei Corvonero, si fermò dall'avanzata verso la parte più anteriore, riconoscendo Theseus a distanza. No, non ce la faccio a mentire anche a lui ora. Senza pensarci, scavalcò la panca e si sedette al primo posto libero che trovò nel mezzo, non badando di fianco a chi si fosse accomodata compostamente. Prese a sistemarsi la gonna, accavallando le gambe, aggiustando poi i polsini della camicia così che non scoprissero troppa pelle. Quei lividi che nascondeva, per quanto dolenti, erano una prova concreta. E l'aiutavano a sentirsi meno pazza. Ancora troppo scossa, quando il riccio alla sua sinistra sbatté all'improvviso le mani sul tavolo, sobbalzò. « Che bello sapere che una ragazza così brillante abbia preso il mio posto per portare in alto il buon nome di Corvonero» Lo guardò di sbieco, spostando gli occhi da una parte all'altra, quasi ad accertarsi che un loquace Louis Paciock si stesse riferendo proprio a lei. « Immagino fosse un complimento. Quindi... grazie? » commentò con un pizzico di sarcasmo nella voce, arcuando un sopracciglio e scrutando il ragazzino da sotto le ciglia. « Cioè, quella cosa è fottutissimo potere allo stato puro. Puoi fare quello che ti pare, quando ti pare, con chi ti pare » Un sorriso apparve lentamente sulle labbra della ragazza, mentre le iridi smeraldine si posavano con più insistenza su Louis, intuendo senza nemmeno conoscere il soggetto in questione a cosa stesse per andare incontro. Paciock che mi fa il discorsetto del passaggio di testimone. È proprio follia ormai. « I quadri ti dicono tutte le parole d'ordine per i passaggi segreti, tipo c'hai presente quando arrivi al primo piano e giri a destra e ti fai tutto il corridoio? Ecco. Lì c'è un uomo con i baffi - credo sia Ser Emlot, o qualcosa del genere - il suo passaggio porta fino al settimo piano in un batter. d'occhio. A lezione arrivavo sempre tipo rapidissimo perchè non dovevo farmi tutte le scale ogni volta!» Maeve lo ascoltò almeno in parte, silenziosa e immobile, aspettò che il Corvonero terminasse. « Grazie, ne farò buon uso. Saluterò Ser Emlot da parte tua, semmai dovesse servirmi quel passaggio. » Replicò asciutta, tamburellando con le dita sul legno, non staccò gli occhi da quelli del giovane quasi a poterne carpire i pensieri. O per metterlo in soggezione. « Comunque ti svelo un segreto. Per contraccambiare, sai? » fece un pausa, sporgendosi appena di qualche centimetro verso di lui, il tono come il sorriso che le era apparso sulle labbra apertamente beffardi. O almeno si sforzò, d'apparire minacciosamente ironica. Era più la copia sbiadita di se stessa. « Non mi serve una spilla per esercitare il potere, Paciock. » E, tornando del tutto diritta al suo posto, si apprestò a chiudere la conversazione per assistere allo Smistamento. Seguire la cerimonia con attenzione fu impossibile, ascoltò alla rinfusa anche le parole del nuovo Preside, concentrandosi piuttosto sulle sue movenze. tumblr_o5a38eQNk41tw5rq0o3_r2_250Ogni gesto e movimento deciso dell'uomo, la fecero ricalare pian piano in un mutismo selettivo e un apparente stato dissociato. Andò alla ricerca di alcuni volti, trovando Mia al tavolo Serperverde e, voltandosi leggermente verso il tavolo dei Grifi, riuscì ad adocchiare in lontananza anche Veronica. Almeno ci siamo arrivati tutti al banchetto. Pur cercando fra i collegiali, non riuscì invece ad individuare una particolare chioma corvina, fra tutti quei visi e la confusione complessiva. Si ridestò, tornando presente in Sala, soltanto quando venne raggiunta dagli applausi scroscianti ai quali si accodò senza troppa enfasi. « ..per Corvonero, Maeve Cousland. » Era proprio questo il modo in cui avrei voluto iniziare l'anno e la carica. Certo. Nuovamente, si districò fra sguardi e congratulazioni, imprimendosi sulle labbra un sorriso costruito. Continuò con quella finta carrellata, finché un brivido le corse lungo la schiena, riversandosi dentro di sé. Ancor prima di entrare in contatto con uno specifico paio d'iridi scure, riconobbe quella sempre più familiare scossa arrivare, soffermandosi negli occhi di Derek. Rivolse al ragazzo il primo sorriso più caldo e dolce delle ultime ore, annuendo quasi a fargli intendere d'averlo avvertito e aver capito cosa le stesse tacitamente chiedendo. Appena le loro menti entrarono in completa connessione, l'angoscia dovuta alla nottata passata, per quei brevi attimi in cui il collegamento andò a risaldarsi col Serpeverde, quasi si acquietò. Come se Lui fosse lì di fianco a lei. Questo è sempre più inspiegabile. Per evitare spiacevoli intrusioni come la notte precedente, si guardò comunque bene dall'abbassare del tutto le proprio difese mentali a chiunque. « Lo so che dopo ieri sera è difficile, ma cerca comunque di goderti questo momento - è il tuo. Non voglio che nessuno te lo tolga. » La voce di Lui le arrivò come una carezza nella testa, coi pensieri che presero a fluire senza sforzo eccessivo dalla sua alla propria mente. « Ci sto provando... Ma non ci riesco, non come vorrei e dovrei. » Si perse praticamente tutto il discorso successivo di Bauldry, concentrata esclusivamente sull'Hamilton, continuò a guardarlo a distanza anche mentre fingeva d'essere presente a ciò che le accadesse attorno. « Pensi che dovrei parlarne con Saw, di ciò che è successo? Se siamo in pericolo vorrei che lei lo sapesse, ma allo stesso tempo non so nemmeno da cosa metterla in guardia di preciso e di certo non voglio farla preoccupare per qualcosa che.. » Grazie al legame, percepì l'intero filo del discorso e le preoccupazioni del moro anche senza che lui terminasse quel pensiero fattosi più vago e frammentato. La rossa strinse le labbra, fece un sospiro stanco e distolse lo sguardo da lui, prendendo a pensare razionalmente alle possibili implicazioni d'ogni decisione da prendere. « Io non crederò mai alla versione sulle allucinazioni Derek. Avremmo potuto restarne invischiati insieme noi due, per via di... questo. Ma eravamo in troppi lì dentro. E in troppi abbiamo avuto la stessa sensazione, vedendo le stesse cose. Provando la stessa paura. » Le allucinazioni non lasciano lividi e segni tangibili, non possono trasmetterti questo senso di inquietudine perenne anche dopo ore. E noi non eravamo nemmeno sotto l'effetto di stupefacenti. Fece una breve pausa, prendendo a giocherellare con la forchetta ed il cibo che aveva meccanicamente infilato nel suo piatto al termine delle celebrazioni. Non ci provò neppure ad assaggiare qualcosa; con lo stomaco chiuso, tutto ciò che avrebbe potuto ingerire aveva la consistenza del caffè nero. « Ma credo anche che prima di correre ai ripari, allarmando più persone di quante ne siano già coinvolte, forse dovremmo capire se davvero tutto sia ricollegabile a ciò che stiamo pensando senza avere il coraggio di nominarla. » La ragazza si umettò le labbra, mentre l'inquietudine tornava ad aleggiare nei suoi occhi per qualche attimo. Scrollò le spalle, allontanando quelle emozioni negative e le preoccupazioni per non coinvolgervi il ragazzo. « Se vuoi dirlo a Saw, ti capisco e hai il mio appoggio in ogni caso... Però pensa anche al panico che potresti scatenare in lei. È una paura che vorrei risparmiare a chiunque, almeno finché non ne saremo un minimo più sicuri o ne avremo ragionato anche con gli altri... da lucidi. » Ritornò a ricercare la figura di Derek, poggiandosi al bordo del tavolo. « Posso tenerla d'occhio, finché non decidi. » Dovremmo tenere d'occhio tutti, in verità. « [...] Cioè, è come se fossero i capitani di una squadra, capí? Una sottospecie di ruba bandiera senza bandiera » Esalò un flebile sbuffo dalle labbra, per via di Paciock, ancora al suo fianco intento a trapanarle il cervello con la sua parlantina; lanciando uno sguardo esasperato verso il moro, scosse il viso lentamente, come se ogni movimento più energico potesse accrescere il mal di testa. « Ragazzi, è più semplice di come Paciock la sta mettendo. In poche parole: siamo i secondini di Hogwarts. » Aggiunse con un sorriso piuttosto forzato, infilandosi nella discussione affinché non sembrasse del tutto un'ameba intenta a scambiarsi occhiate intense col Serpeverde. « Nuovi arrivi nella tua casata? » « Sì. Dovrebbero essere due Nott. Credo fratelli, da quanto sta blaterando Paciock. » Lasciando perdere le pietanze poco invitanti, si sporse di lato spostandosi quel minimo che le permettesse di ritornare in linea visiva con l'Hamilton. « Come va la spalla? » Malgrado la preoccupazione della giovane fosse palpabile, gli indirizzò un sorriso candido e innocente per ciò che fosse in procinto di chiedergli, col solo scopo d'alleggerire almeno un po' la tensione. « Siamo ancora in tempo per boicottare tutto? Soltanto per stasera.. potremmo scappare di nuovo. È ancora valida, la tua proposta d'essere i figli ribelli? » L'afosa sera di luglio in cui Lui gliel'aveva domandato, dopo essere sgattaiolati via da casa sua, le sembrava distante anni addietro.

    Interagito con Max, Nana, Louis, Derek, i fratellini Nott.
    Citato/cercato: Otis, Theseus, Mia, Veronica, Mun, Saw.


    Edited by ~Zireael - 22/9/2020, 23:36
     
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    Ha passato una bella estate, Ella — si è divertita, si è rilassata, per quanto poco lo credeva possibile. I mesi al Portland Summer Camp sono passati un po’ così, tra una lettura ed un bagno nel mare, tra giochi e scherzi stupidi ma, in fondo, divertenti e la consapevolezza di essere sola, senza Rudy, ma al sicuro. Non ha idea, Ella, del perché si sia sentita così tranquilla, ma non può che esserne contenta. Rudy ha chiamato ogni singolo giorno, ed Ella, prevedibilmente, non si è comportata come una ragazzina controllata ed oppressa, anzi, aspettava con impazienza quelle telefonate per raccontargli di questo o di quello.
    Ed è con un gran sorriso che varca la soglia della Sala Grande, magicamente ampliata per fare spazio a tutti, studenti e collegiali, la maggior parte di questi ultimi presente soprattutto perché amici o famigliari degli spillati di quest’anno.
    Il suo sguardo, durante la traversata verso il tavolo di Tassorosso, cade su quello di Serpeverde, dove vede le amiche riunite — ed il primo istinto è quello di camminare a passo svelto verso di loro, ma si ricrede, poi, quando si rende conto che sarebbe più appropriato sedersi al proprio tavolo almeno fino alla fine delle nomine.
    Ed arriva, quindi, la divisa inamidata e stirata senza una piega, accomodandosi graziosamente dove il tavolo è piuttosto vuoto — ma non per molto, quando tre ragazzi di cui non conosce il nome prendono posto accanto a lei.
    «Fiùùù, mi sembra di aver attraversato la Scozia a piedi!», esclama uno, ed Ella sorride sotto ai baffi, « Quanto sei drammatico, io trovo che la Sala Grande così sia ancora più magica. », risponde un altro — Sono d’accordo, si ritrova a pensare, guardandosi attorno. Rispetto a Durmstrang, Hogwarts sembra un luogo fatato — il cielo stellato sopra alle loro teste è qualcosa di così magico che Ella non riesce a fare a meno di sollevare lo sguardo ogniqualvolta mette piede nella Sala Grande, ed il calore dei lampadari e della luce chiara con cui illuminano i tavoli la fa sorridere. Durmstrang è cupo, buio e freddo, mentre Hogwarts, Ella, lo definirebbe come uno dei luoghi più belli. « No no, io sono d'accordo con lui. Una tortura arrivare fin qui. », e non può fare a meno di lasciarsi andare ad una piccola risata, Ella, abbassando lo sguardo con imbarazzo per evitare che si voltino nella sua direzione — non vuole certo disturbarli, non quando sembrano affrontare un discorso in maniera così concitata.
    Quando il nuovo preside incomincia a parlare, Ella si volta interessata verso il podio, seguendo con attenzione tutto il discorso d’apertura. Hogwarts tornerà ad essere casa, promette Pius Bauldry, ed Ella non può fare a meno che sorridere calorosamente — non si è mai sentita così tanto a casa prima di aver messo piede al castello, passando da lì alla villa ad Inverness dove abita con Rudy.
    Quando poi l’uomo comincia a sciorinare i nomi dei Caposcuola, Ella si ritrova ad applaudire contenta per tutti — Maddison Carrow non ha idea di chi sia, ma si ritrova a voltarsi verso il proprio Caposcuola, Otis, non appena comprende che sia uno dei tre ragazzi seduti accanto a lei. Gli sorride calorosamente, continuando ad applaudire. Si alza perfino in piedi per Maeve, voltandosi verso il tavolo di Corvonero per vedere la sua chioma rosso fuoco — tenta di fare un cenno di saluto, ma non riesce a farsi notare. Spostando poi lo sguardo verso la tavolata di Serpeverde nota prima le amiche e poi Friday, il novello spillato dei verde-argento — applaude, con veemenza, scostando gli occhi verso il podio quando il preside incomincia ad annunciare i Senior — non li conosce, nessuno di loro, eppure batte ancora le mani con più gentilezza, finché uno dei cinque nomi non risveglia in lei un’eco lontana. Olympia Potter — non conosceva il cognome, ma quando riesce finalmente ad individuare la figura, Ella sobbalza. Sa perfettamente chi sia, o quantomeno chi sia per Rudy, e per lei — ha visto un paio delle loro fotografie, nella casa di Inverness dove ora vive con il fratello, ma non ha mai domandato, pensando che sia meglio non girare il dito nella piaga. Le uniche informazioni sporadiche che ha sulla ragazza, infatti, vengono in realtà da quei pochi momenti in cui Rudy l’ha nominata, passando immediatamente oltre, una ferita chiaramente ancora aperta.
    Vorrebbe alzarsi per andare a parlarle, Ella, ma non sa esattamente cosa dirle — immagina che presentarsi finalmente come la sorella di quello che è, o è stato, ad Ella non è ben chiaro, suo marito non sia la maniera migliore per cominciare una conversazione. Ecco perché se ne sta ferma, Ella, ponderando il da farsi con minuziosità, finché non decide di lasciar perdere, almeno per ora. Si dice che cercherà di parlarle quando la vedrà meno circondata da persone, anche per non metterla, e non mettersi, in imbarazzo.
    Quando finalmente il banchetto appare davanti ai loro occhi, finito il discorso di Bauldry, Ella fa per alzarsi — prima, tuttavia, si volta in direzione dei tre ragazzi, spinta da chissà che forza sovrannaturale. «Sono Ella, piacere», balbetta, quasi, a tutti e tre, con un sorriso imbarazzato, «Volevo- congratulazioni», fa ad Otis, rivolgendogli un’espressione più distesa e sicura, sincera nella sua delicatezza.
    Prima di raggiungere il tavolo di Serpeverde passa dai Corvonero, posando delicatamente una mano sulla spalla di Maeve, «Ciao», mormora, prima di avvicinarsi in un abbraccio improvvisato quanto tremolante, «Come stai?», domanda, quindi, slegandosi dalla stretta e ciondolando ancora in piedi, «Complimenti per la carica, te la meriti davvero», e le regala un gran sorriso, prima di scostare lo sguardo sull’ultimo tavolo verso il fondo della sala. «Stavo pensando di- raggiungerle per mangiare insieme, vuoi- vuoi venire con me?», le chiede, quindi, quasi in un tentativo di tirarle su il morale — sente nell’aria che ci sia chiaramente qualcosa che non va, ma non vuole invadere i suoi spazi, perciò cerca un compromesso più semplice e che le possa quantomeno evitare una porta sbattuta in faccia.
    In mezzo ai Serpeverde scivola accanto a Max, per poi rizzare impercettibilmente la schiena, «Posso sedermi con voi?», domanda, visibilmente presa in contropiede dalle sue stesse azioni per non averlo chiesto prima di accomodarsi effettivamente. Se vi dà fastidio, blatererebbe di solito, ma tiene la bocca chiusa, per non mettersi più in imbarazzo di quanto necessario. Mentre fa vagare lo sguardo attorno a sé, poi, si ferma prima sugli inconfondibili riccioli di Derek, seduto dall’altra parte del tavolo e più in là rispetto alle ragazze, in compagnia, come al solito, di Friday — mentalmente, si segna di congratularsi anche con lui, quando ne avrà l’occasione — e Harvey, del quale incrocia lo sguardo per una manciata di secondi, rivolgendogli un sorriso appena accennato, per poi scostare gli occhi sul banchetto.
    «Come avete passato l’estate?», domanda, quindi, sollevando il capo dal piatto che non ha ancora riempito, «Vi siete divertite in vacanza? Le foto erano bellissime!», aggiunge, sorridendo, voltata di tre quarti verso le amiche.


    Interagito con: Otis, Émile e Theodor, Maeve, Max, Saw e Nana + Harvey (sorry, la maggior parte delle interazioni sono lei che guarda la gente, lo sapete che non le hanno insegnato a parlare)
    Citati: un po' tutti gli spillati, in particolare Olympia + #DerekRiccettiStupendi, Friday, Rudy
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    « Per essere uno che ha appena ricevuto la sua seconda spilla, non mi sembri molto felice. » notò Harry, da dietro una grande tazza di tè fumante, dopo aver buttato un occhio ad un Sirius non particolarmente loquace. Quello stesso Sirius che saltava in giro per casa pressoché per ogni piccolezza vagamente positiva gli capitasse nella vita. La vita da auror aveva negli anni dato a Harry Potter la sottile capacità di leggere il viso delle persone; quello del suo ultimo figlio, poi, era sempre stato un libro aperto. « E' tutto a posto? » Col cavolo. Il rave era stato un completo disastro. Sembrava stesse andando tutto nel migliore dei modi, finché sempre più persone intorno avevano iniziato a sentirsi male. Suo cugino era addirittura finito al San Mungo... ed era stato il caso più lineare! Albus e Mun si erano addirittura volatilizzati. Non che, così su due piedi, avesse potuto immaginare il gran casino che era successo sotto il suo stesso naso; più probabile pensare che avevano semplicemente deciso di tornare a casa prima del tempo. « Sssssìììì? Tutto a posto Pa', na meraviglia! » disse, dissimulando due paia di evidenti occhiaie e un mal di testa che non gli stava dando tregua. Sirius era stato tra quelli fortunati e si era portato a casa soltanto una sbronza. Ma il solo fatto che tanti altri fossero stati male, così tanto male, gli fece pensare inevitabilmente che la sua più grande paura di organizzatore si era avverata: qualcuno aveva effettivamente fatto entrare della droga. Non sapeva chi - Vicky? Ted? Altri perfetti sconosciuti? - sapeva soltanto del profondo senso di frustrazione e rabbia, nell'aver speso tante energie e tante parole inutili circa la politica drug free. Non poteva certo immaginare che fosse solamente la punta di un iceberg ben più profondo. « Vai coi tuoi fratelli stasera? » Tranne James, ci sarebbero stati tutti. Siri alzò le spalle. « Boh, credo che ci troveremo là. Mi faccio portare da Maki, tranquillo.. e sì, questo autunno me lo faccio il patentino, non guardarmi così. » [...] Il cattivo umore però non passò. Quando, alle otto meno qualcosa, era ancora su un muretto di fronte al portone di ingresso di Hogwarts, il muso era talmente lungo da arrivare fino al Lago Nero. L'unica cosa luminosa era la spilla da Senior che il preside Bauldry gli aveva fatto recapitare poco meno di un mesetto prima e che non aveva potuto lasciare a casa. Saltò giù quando, dopo una lunga attesa e tanti collegiali in arrivo, intravide Albus e consorte avvicinarsi. « Yo signori! » Se Siri aveva il viso tirato e stanco, quello di suo fratello e di Mun sembrava appena uscito da sotto un Nottetempo incidentato. « Belli riposati anche voi ah? Credevo ve ne foste andati via prima.. » ma, come spesso accadeva, Siri credeva male. Si incamminò con loro oltre il portone della scuola. « Rimanete per il banchetto? » Non poté trattenere un moto di sorpresa nel vedere la Sala Grande così.. grande! Le quattro tavolate erano state pressoché ingigantite per far posto a chiunque, studenti e collegiali. Istintivamente, si voltò verso destra per ricalcare i passi che l'avevano guidato, ogni giorno per sette anni, verso il tavolo dei Grifondoro. Solo qualche passo dopo, notò un'ovvietà: Albus e Amunet avevano vestito di verde e argento, ai gloriosi tempi. « Volete unirvi? Embrace your inner gryffindor! Sennò lasciatemi uno spazietto, vi raggiungo durante il dolce k? Così stiamo un po' insieme. » Iniziò intanto a cercare qualche posticino. Il suo senso dell'orientamento si ritrovò confuso di fronte ad una tavola tanto ingrandita. Non so più dove mi sedevo due anni fa! Fortunatamente, Tommy Prince era rimasto negli anni il suo imprescindibile punto di riferimento. Nell'avviarsi verso di lui, salutò diversi visi conosciuti: quasi tutti i suoi cugini avevano ormai varcato i confini del diploma ma una familiare chioma pel di carota vestiva ancora la tunica bordata di rosso. « Weee Lucyyyy! » urlicchiò sventolando un braccio verso la cugina. Si sedette quindi accanto a Tommy. « Sei vivo? Tutto intero? Non ti ho mai visto così sfatto aahah » e gli diede una piccola, innocente spallata. « Che fico che Bauldry ci abbia invitato, sembra di essere tornati a scuola! Tu che mi svegliavi la mattina perché ero sempre in ritardo, ti ricordi? Merlino che tempi! » Due anni fa, zì. Calmati. Una mano sulla spalla lo costrinse a voltarsi, ma chi l'aveva toccato era già dall'altra parte. Tipico. « Congratulazioni, Siri. » e Sirius si voltò verso Ronnie con un sorriso a trentadue denti. « Grazie Ro'! Prossimo passo, store manager del Toyland! » e sventolò la mano vedendola andarsene. Il nuovo preside non tardò molto a prendere parola. Ricordava Pius Bauldry come un professore severo e aveva ringraziato il cielo quando Yaxley gli aveva soffiato il posto facendolo andare via. Per far spazio ad un sostituto proprio giusto in tempo per i M.A.G.O.! Il discorso di Bauldry fu accorato e a tratti perfino commovente: maggior unità tra studenti e collegiali era ciò che Sirius avrebbe perseguito, nel suo piccolo, come Senior. Quando infine passò alla nomina ufficiale delle cariche, ad ogni nuovo nome prese ad applaudire. Si sporse in avanti per intercettare lo sguardo di Maddison Carrow per farle ancora una volta le congratulazione e lo stesso fece con sua sorella e con Mun. « ..per il Dipartimento di Magitecnologie e Innovazione, il signor Sirius Potter.. » Quanto a sé, non riusciva a levarsi di dosso quel sorriso bambinesco e felice. L'anno da Caposcuola aveva contribuito tantissimo a responsabilizzare un piccolo Sirius ancora immaturo e inesperto; l'anno da Senior sarebbe stato all'insegna di un'ulteriore maturazione. E dopotutto, l'umore era migliorato. La vista del sontuoso banchetto non fece altro che renderlo ancora più felice. Si fiondò velocemente sul calice che aveva davanti. « Mado il succo di zucca di Hogwaaarts!! Cioè mezzo è la cosa più buona del mondo! Ma perché non lo portano in Caffetteria? Cioè si compra da qualche parte? Mi ci riempio il frigo! »

    Interagito con Albus e Mun, con Lucy, Veronica e l'iconico Tommy non esiste tavolo di Grifondoro senza Tommy fight me <3
     
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25 replies since 14/9/2020, 17:55   1777 views
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