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.La cima più alta di Hogwarts è la torre di astronomia, dove i giovani stregoni scoprono le stelle e i loro effetti sulla magia. La torre è divisa in più piani e nel terzultimo vengono svolte le lezioni giornaliere.
Questa discussione rientra nel progetto quotidianità
Edited by {LAST HORCRUX} - 18/10/2020, 17:38. -
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Un’amicizia particolare quella che si era creata tra Bart Crouch ed Alice Watson. La conosceva ormai da cinque anni ed era dal primo anno di Alice che si davano appuntamento alla torre di astronomia per godersi un po’ di tempo per loro. Lo sguardo concentrato sul tomo di astronomia mentre la mano andava ad accarezzare dolcemente la testa della grifondoro poggiata sul suo stomaco. Quel giorno però Alice le sembrava più distratta del solito. Quando distoglieva lo sguardo dal capitolo sui buchi neri ed incrociava quello della grifondoro notava immediatamente come lei tornasse a guardare il libro. La situazione sembrava totalmente capovolta, era solito distrarre la sua amica dallo studio per alleggerirle il peso di quella estrema dedizione allo studio.
Gli era mancata la torre d’astronomia e quei momenti di riservatezza che condivideva con Alice, negli anni la cosa si era fatta sempre più rara, ma quando succedeva il serpeverde preferiva godersi ogni secondo insieme alla grifondoro. Sei particolarmente distratta. Avrebbe voluto dirle, ma preferì tenere quel pensiero per se nonostante l’atteggiamento della grifondoro non era il solito.
Il tonfo del tomo che si chiudeva e veniva poggiato a terra lo fece tornare alla realtà. Alice spostò la testa dallo stomaco del serpeverde e si sedette a gambe incrociate di fronte a lui. La radura alle spalle del balconcino dove si erano seduti faceva da sfondo ad una potenziale foto che avrebbe voluto scattare con molto piacere, ma la voce della grifondoro che lo chiamò ed i suoi grandi occhi verdi addosso lo avevano distratto da quel pensiero.
«Dimmi Alice » Gli occhi marroni del serpeverde si incrociarono con lo sguardo spaesato della grifondoro. « Non pensare male, volevo chiederti una cosa... » La frase venne lasciata in sospeso mentre con lo sguardo il serpeverde studiava tutti gli atteggiamenti di Alice.
« Ma secondo te... No... » Sentiva addosso lo sguardo smeraldino della grifondoro. Troppi giri di parole per i gusti di Bart, se fosse stata un'altra persona probabilmente avrebbe interrotto il discorso e se ne sarebbe andato sparando sentenze a zero senza alcuna ragione.
Si indicò mentre continuava con la domanda da formulare. Il serpeverde ancora non era arrivato alla soluzione per capire quale domanda gli avrebbe fatto Alice, ma forse una mezza idea l'aveva già.
« Io come sono? Sono carina? » Pensava fosse una domanda inerente allo studio, non pensava assolutamente che la grifondoro chiedesse all'amico un parere sul suo aspetto fisico.
« Mi sembravi troppo distratta.» Decise di non rispondere subito, ma di riprendere quello che aveva tenuto per se. Alice era distratta e quella domanda era frutto di qualcosa che era successo prima del rientro al castello. Da quando conosceva Alice era la prima volta che gli veniva chiesto un parere sul suo aspetto. Inarcò un sopracciglio continuando a guardare negli occhi la grifondoro. «Sì Alice, sei una bella ragazza» Rispose secco stringendosi nelle spalle mentre gli occhi si spostarono verso l'esterno. Il cielo iniziava a colorarsi arancione come i colori del tramonto. «Non dubitare mai di esserlo, menti a te stessa» Allungò la mano verso la tracolla per prendersi una sigaretta, che una volta presa andò a sistemare dietro l'orecchio. « Cosa è successo prima del rientro? Puoi parlarmene lo sai.» Iniziava a farsi un'idea di quello che poteva essere successo per scatenare una tale reazione nella grifondoro.
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Studiava gli atteggiamenti di Alice mentre rispondeva alla sua domanda. Sentiva addosso i grandi occhi cristallini della grifondoro, gli stessi occhi che cercavano di capire quale fosse la risposta del serpeverde a quella domanda che, in cinque anni di amicizia, non gli era mai stata fatta. Bartholomew non si nascondeva dietro alle domande che gli si ponevano. Rispondeva sempre con quello che pensava cercando di evitare giri di parole o di creare false aspettative al suo interlocutore, ma nonostante tutto con Alice aveva avuto negli anni alcuni atteggiamenti che rendeva il loro rapporto un contrasto di odio e amore.
Bart era felice di condividere quei momenti in compagnia della grifondoro, la torre di Astronomia era diventato il loro posto speciale ed era lì che risolvevano sempre i loro contrasti durante il corso dell’anno all’interno delle mura del castello. Perché Bartholomew Crouch, nonostante la maggiore età nel mondo magico, rimaneva comunque un ragazzino. Erano anni che conosceva Alice ed erano altrettanti gli anni in cui incrociandola in corridoio, o in giro per il castello, quando era in compagnia di altre persone trattava la grifondoro come una totale sconosciuta, come se cinque anni di conoscenze non fossero mai esistiti. Tutto per la felicità delle persone con cui era solito girare nel castello, semplicemente perché non voleva prendere una posizione ed esporsi in merito a certe vicende di cui Bart era, in parte, all’oscuro. Sapeva però di ferire la grifondoro con quegli atteggiamenti e, se nei primi anni non ci dava peso, in tempi recenti aveva capito di comportarsi come una totale testa di cazzo. Alice lo perdonava, quello era vero, ma fino a quanto sarebbe durata la cosa?
Gli occhi del serpeverde erano ancora fermi a guardare i colori di quel bellissimo tramonto che stava regalando quella giornata. Una giornata tutto sommato tranquilla, ma con quel momento intimo tra i due amici che rendeva il tutto più bello, era contento di stare lì con la grifondoro e voleva godersi ogni momento prima di dover andare via e separarsi da Alice.
« Non voglio mentire a me stessa, ma... » Ma è successo qualcosa che ti fa dubitare. Gli occhi attenti del serpeverde ritornarono subito su quelli cristallini della grifondoro mentre nella sua mente rispondeva a quella frase lasciata in sospeso. Alla fine Alice decise di raccontare ciò che era successo prima del rientro al castello. La grifondoro andò a sedersi meglio per guardare il serpeverde negli occhi dopo aver esordito con un Evabene ad alta voce. « Te lo racconto perché sei tu. » Lo sguardo cristallino della grifondoro incrociò quello del serpeverde. Si morse il labbro inferiore nascondendo un sorriso leggermente imbarazzato. Non era affatto un buon confidente Bart, ma quelle parole gli fecero capire quanto Alice ci tenesse a lui.« Ho baciato un ragazzo. La sera prima del Banchetto, ti ricordi? A quello stupido rave a cui non sei venuto. » Ah sì, il rave… Me ne hanno parlato tutti bene devo dire. Quando aveva saputo di quella festa organizzata da senior e caposcuola era ancora in vacanza con la propria famiglia. Quella fantastica donna che era sua madre per riallacciare i rapporti con i figli, dopo quello che aveva fatto, aveva deciso di partire con la famiglia per tutta l’estate, girando vari posti in Europa, cosa che non era dispiaciuta affatto al serpeverde, ma la presenza della madre aveva reso il tutto un po’ troppo odioso per i gusti di Bart. Erano partiti da Londra ed avevano girato molte delle grandi città europee. Il giorno del rave, Bart era ancora a Barcellona con la madre ed i suoi fratelli, sarebbero rientrati la sera stessa e, nonostante la grifondoro avesse avuto l’accortezza di avvisarlo del rave, il serpeverde decise di declinare l’invito per la poca voglia di far festa dopo una bella vacanza sì, ma interminabile con una delle persone che odiava di più al mondo. Annuì alla Watson mentre nella sua testa ritornavano i pensieri di quella vacanza estiva, lontana da quei pochi amici e dalle persone con la quale avrebbe preferito passare quei mesi lontano dal castello. « Però lui mi ha respinta. Credo che fosse ubriaco, ma ecco, sì... » Ed ecco qui la cosa che aveva creato dei dubbi nella testa della grifondoro, l’essere respinta da qualcuno. Aveva già immaginato fosse successo qualcosa, ma non pensava si riferisse a dei problemi amorosi. Alice era sempre stata criptica, non parlando mai della sua vita amorosa e, Bart aveva fatto lo stesso, in questo erano molto simili, tenevano certe cose per sé senza ammorbare l’altro con i propri problemi, ma quello che era successo al Burlesque aveva sicuramente fatto del male alla grifondoro tanto da portarla ad aprirsi e parlarne con il serpeverde. « Allora mi chiedevo cos'avessi che non va. » Non hai niente che non va. Era pronto a rispondere a quella frase, ma era meglio elaborare un discorso più serio, più adatto che una frase buttata a caso tanto per rincuorarla. «Siamo ancora ragazzi Alice.» Esordì vedendo lo sguardo triste della grifondoro: «Nella vita capiterà di essere respinti più e più volte.» Facendo una leggera pressione delle braccia a terra si sedette a gambre incrociate in modo da poter essere faccia a faccia con la Watson: «Succede a tutti, può capitare di prendersi una sbandata per qualcuno che non ricambia.» Poi se era ubriaco, lasciamo perdere. «Ma questo non deve essere un pretesto per pensare di avere qualcosa che non va o di pensare che il problema sei tu.» Perché infondo tutti abbiamo dei difetti, basta riconoscere quali sono. «E’ successo pure a me di essere respinto, ma alla fine sti cazzi, ecco. » La filosofia di vita di Bart si racchiudeva in quella breve frase finale, la vita dava sempre delle opportunità, in tutti gli ambiti, l’importante era non fermarsi alla prima difficoltà, ma piuttosto andare avanti ed apprendere dagli errori del passato, ma sapeva che non tutti la pensavano come lui.
«Che rimanga tra noi.» Le prese le mani e puntò lo sguardo negli occhi cristallini della grifondoro: «Io non avrei rifiutato un tuo bacio.» Gli occhi castani del serpeverde rimanevano fermi a guardare le iridi verdi della grifondoro, mentre nella sua testa iniziava a pensare che forse era stato un bene non partecipare a quella festa prima del rientro al castello.. -
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«Sti cazzi, quindi. » Vide la grifondoro sorridere, un sorriso sincero. Era felice che la Watson avesse capito il suo discorso e sperava di averla aiutata ad anelare tutti i dubbi che le erano saltati in testa. Sembrava che tutto fosse risolto se solo Bart non se ne fosse uscito con quella frase.
«Ma che dici Bart? Non dire queste cose. » Notò dapprima l’imbarazzo che aveva creato ad Alice dicendo quella frase, ma notò anche il cambiamento di umore subito dopo. Non aveva detto quella frase con cattiveria, non avrebbe rifiutato un bacio da Alice questo non lo negava, ma sapeva anche che avrebbe potuto creare dei problemi con quella frase. «Fossi stato in quel ragazzo, non lo avrei rifiutato.» Aveva gli occhi della grifondoro puntati addosso, avrebbe dovuto correre ai ripari e sistemare ormai quello che aveva detto, ma la discussione venne riportata nuovamente sui suoi atteggiamenti quando era in compagnia delle sue compagne di casata. «Mi ignori per i corridoi praticamente ogni volta che ci sono anche Max e Nana, ed adesso mi dici che non avresti rifiutato un mio bacio? » Il danno era fatto non poteva tirarsi indietro. Abbassò immediatamente lo sguardo non riuscendo a sostenere quello della mora di grifondoro, non riusciva a guardarla negli occhi. «A quale versione di te dovrei credere davvero? » In quel momento piombò un silenzio quasi imbarazzante, non sapeva realmente cosa rispondere. Supponeva che Alice si sarebbe arrabbiata lo stesso, qualsiasi risposta avrebbe dato, ma non poteva più scappare da quello che ormai avrebbe dovuto affrontare. «Io non…» Lo aveva guardato dritto negli occhi per capire la verità, per conoscere finalmente cosa avrebbe detto quel ragazzo che era tanto amico in privato, ma solamente uno sconosciuto in compagnia di altri. «Non voglio ferire nessuno, ma so già che lo sto facendo.» Lo sapeva benissimo, avevano affrontato sempre in parte quella discussione, ma Bart cercava sempre di sviarla su altro stavolta però doveva affrontarla ad ogni costo. «Ti conosco da anni come conosco da molto tempo anche Max.» Alzò lo sguardo per guardarla finalmente negli occhi: «Reputo speciali questi momenti insieme a te, ma tra di voi non c’è un buon rapporto.» Sospira: «Voglio bene ad entrambe per questo non voglio ferire nessuno» Riabbassò nuovamente lo sguardo, non riusciva per niente a guardare Alice negli occhi. «Sono un codardo che non vuole affrontare la cosa.» Non era lì per autocommiserarsi né tanto meno cercare di impietosire la grifondoro, ma riconosceva il suo errore dopo tutti quegli anni: «Questo mi porterà a perdere entrambe.» Rialzò lo sguardo trovando definitivamente il coraggio di mantenere lo sguardo nuovamente negli occhi: «Vuoi sapere a quale versione dovresti credere? Questi momenti insieme dovrebbero farti capire qual è la versione reale.» E allora perché non ti comporti così anche in presenza delle altre? Immaginava una risposta del genere da parte di Alice e, per evitare di farla uscire dalla bocca della grifondoro cercò di continuare il discorso: «E’ una situazione che mi mette in notevole difficoltà, non riesco a dividermi né a fare una scelta.» Strinse la mano destra in un pugno sentendo le unghia nella carne: «Sono state le mie azioni a portare ad oggi questo discorso che prima o poi doveva essere affrontato.» Gli occhi studiavano ogni minima reazione della grifondoro mentre cercava di spiegare i motivi delle sue azioni nel corso di tutti quegli anni: «Non mi rende felice ignorarti in corridoio o dover ridere alle battutine di Max e Nana.» Conosceva in parte quello che era successo senza mai prendere le difese né di una né di un'altra, cercava sempre di tenersi in disparte. «Se deciderai di andartene e non volermi parlare più, capirei. » Tanto ormai la cazzata l’hai fatta. Sperava vivamente che le cose non andassero come aveva previsto.. -
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Aveva notato lo sguardo della grifondoro rimasto dritto senza mai vacillare a differenza di quello di Bart che per tutto il discorso precedente non era riuscito a guardarla negli occhi per più di qualche secondo se non per la parte finale. «Sai Bart, per assurdo ho avuto un discorso simile con Liv, la sorella di Max, proprio qualche giorno fa... Siamo compagne di stanza da anni, eppure lei ha scelto di andarsene perché crede che sia io a non rendermi conto del dolore che prova sua sorella. E può anche essere, voglio dire... non ci conosciamo nemmeno un po' in realtà, io e Max. » Aveva avuto modo di conoscere Olivia nel corso dei suoi anni al castello e del suo rapporto con la sorella maggiore. L’amicizia va bene, ma la famiglia viene sempre prima di tutto. Un pensiero che non decise di condividere nonostante la sua idea di famiglia era incasinata per quello che aveva fatto la madre a lui ed i suoi fratelli, ma come avrebbe fatto Olivia anche Bart avrebbe scelto sempre i suoi fratelli rispetto ad un amicizia. Aveva capito il discorso di Alice, non proferì parola ascoltando la grifondoro che continuava a parlare: « Vuoi sapere la verità vera? A me non importa se mi sparla dietro o se sabota le mie interviste, se pensa di stare meglio in questo modo. Tentando di distruggere gli altri. Io non sono così. A me interesserebbe solo ricevere il rispetto che io le ho sempre dato e lei non mi da per un motivo che non mi appartiene più, da chissà quanto tempo.» E sull’ultima frase collego immediatamente il filo del discorso arrivando comunque al motivo principale dell’odio tra Alice e Max: Domiziana.
«Ma come ho chiesto a Liv di scegliere tra me e la sorella, non chiederei mai nemmeno a te di farlo. » Perché siete diverse. Non voleva interrompere il discorso della grifondoro continuando a rimanere in silenzio, sentendo che Alice non aveva ancora finito di parlare. Notò subito delle lacrime rigarle il volto, ma Alice gli sorrise. « Non sei un codardo, Bart. Sei molto coraggioso invece.» Nel momento stesso che la grifondoro disse quella frase, Bart notò che le distanze tra i due si erano accorciate, più di prima. «Graz… » Stava per risponderle, ma il gesto che fece la grifondoro bloccò le parole del ragazzo. La mano della mora si poggiò sul viso del serpeverde sentendo poi le soffici labbra della grifondoro sulle sue. Aspetta… Ricambiò il bacio di Alice mentre entrambe le mani si poggiarono dolcemente sul viso di Alice. Non rifiutò quel bacio, non lo avrebbe fatto, come già le aveva detto qualche minuto prima, ma il gesto della grifondoro una volta che tornarono a guardarsi negli occhi lo lasciò particolarmente basito.
«Io… Ecco… » Le sue sicurezze andarono a farsi benedire dopo quell bacio, cosa significava realmente Alice per lui? Quel bacio lo aveva confuso più del dovuto. «Mi..Mi dispiace, devo andare. » Si allontanò lentamente da Alice recuperando la sua tracolla ed avviandosi verso le scale della torre, scappando nuovamente da una situazione che lo aveva messo in estrema difficoltà.. -
.Muoversi nella notte era un'abitudine per Harvey, tanto che ormai conosceva quel castello meglio delle sue cazzo di tasche. Si nascondeva in ogni anfratto buio, passando del tutto inosservato; dopotutto quando cresci imparando a non svegliare quell'ubriacone di merda di tuo padre non puoi fare a meno di diventare una cazzo di piuma. Il suo vecchio aveva la tendenza a diventare manesco quando veniva svegliato all'improvviso. Dopo l'ennesimo occhio nero aveva imparato a camminare sulle fottute punte. Inoltre la notte era il momento perfetto per effettuare lo scambio. I clienti di V lasciavano i soldi dietro ad un mattone movibile, lui li ritirava e al suo post lasciava la tanto apprezzata erba. Ovviamente non erano tanto supidi da utilizzare lo stesso mattone, questo cambiava ogni settimana; a volte addirittura più spesso. Tolse quello segnato da V e trovò mezza del prezzo richiesto dalla ragazza. « Coglioni, non siamo mica una cazzo di impresa benefica. » Prese i soldi e dimezzò la dose che avrebbe dovuto lasciare, quegli stronzi avrebbero dovuto pagare per ogni fottuto grammo richiesto. Altrimenti tanto valeva che iniziassero a fumarsi il rosmarino. Mentre rimetteva tutto apposto sentì dei passi salire velocemente le scale, poteva essere l'acquirente, ansioso di mettere le mani sulla roba, così come un caposcuola o un prefetto. Harvey si tirò il cappuccio sulla testa e si nascose in un anfratto buio e polveroso che lo nascondeva ad occhi altrui. La figura era quella di una ragazza, corse velocemente verso la ringhiera; quasi come se stesse cercando di respirare più aria possibile. Solo quando il volto fu completamente illuminato dalla luna riconobbe Ella. Da quell'estate si erano semplicemente intravisti nei corridoi e alle lezioni in comune. Harvey aveva infatti il brutto di vizio di allontanarsi quando le cose si complicavano, quando toccavano corde più profonde. Lui era un casino, la sua vita era un cazzo di casino e l'ultima cosa che poteva fare era aiutare gli altri con la loro merda. Ma nonostante ciò non poteva certo rimanere in quel fottuto angolo per tutta la notte. «Direi che dobbiamo smetterla di incontrarci così no? » Di notte, completamente soli. « Non ti avevo preso per un animale notturno Ella. » Ma chi più di lui poteva capirla meglio?! I demoni escono dalla loro tana soprattutto di notte, quando la guardia è meno alta e le difese sono più facili da penetrare..
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.Torna a respirare solo dopo aver poggiato le dita contro il freddo della ringhiera, Ella.
Piano, come ad aver paura di essere sentita anche dalla sua ombra per terra, il chiarore opalescente della notte le illumina il volto e le ciglia chiare. Ha avuto un incubo, ma è riuscita a calmarsi piuttosto in fretta — è tornata alla realtà lentamente, come Rudy le ha insegnato, mettendo mano a questo e a quello per stabilire un contatto.
Il problema è arrivato quando non è più riuscita ad addormentarsi, allora ha chiuso le tende del baldacchino e ha letto un po’ alla luce della bacchetta. Ma neppure quello ha funzionato: faceva troppo caldo, sentiva la stoffa della camicia da notte appiccicata alla pelle ormai come un ulteriore strato. Non riusciva a respirare, faceva troppo caldo. E perciò ha deciso di alzarsi, Ella, di afferrare il primo cappotto lungo che si è trovata nell’armadio e gli stivali alti, per essere sicura di non avere freddo, ed infine lo zainetto di tela.
Non è la prima volta che scappa dal dormitorio, per quanto sia difficile da credere — ha volte ha semplicemente bisogno di respirare. La Torre di astronomia è diventato un posto prediletto per schiarirsi la mente, e Max le ha insegnato quale percorso prendere per evitare, con un margine di rischio, Prefetti e Caposcuola.
Ha portato con sé il libro per sicurezza, penzola fuori dalla tasca del cappotto, mentre la bacchetta la tiene nella manica, salda al polso grazie ad un elastico per capelli. Si sente già meglio — si passa una mano nella cascata di capelli perlacei, li prende e ne solleva una parte per una manciata di secondi. Il freddo le brucia le guance, ma è un dolore quasi piacevole — ha scelto un cappotto abbastanza pesante per minimizzare il problema perfino nella fretta di lanciarsi fuori, e per una volta è grata al suo istinto.
« Direi che dobbiamo smetterla di incontrarci così no? », sobbalza assieme al suo stomaco, Ella, quando la voce taglia il silenzio. Non ha bisogno di voltarsi per capire a chi appartiene quella voce — è con una folata di vento che la sua attenzione si sposta per l’ennesima volta su di lui, su come ha sperato dopo il ritorno a scuola di sentire la sua voce di nuovo, possibilmente mentre si rivolge proprio a lei. Non riesce a capire perché non l’ha più cercata o non le ha più mostrato interesse dal primo settembre, da quando l’ha ignorata a King’s Cross, « Non ti avevo preso per un animale notturno Ella. »
Ma in fondo è felice di vederlo. Sospira, Ella, arriccia gli angoli delle labbra in un sorriso imbarazzato, come presa in contropiede, «Dormo raramente», sono le uniche sillabe che gli dedica. Fa sporgere la bacchetta quanto basta per lanciare un Accio non verbale. Nasconde una piccola soddisfazione quando un paio di cuscini arrivano per terra dal piano di sotto. Li sistema per godere meglio della visuale mozzafiato che si presenta davanti ai suoi occhi — a debita distanza, ma abbastanza vicino. Si accomoda su quello a destra, posando un palmo a terra per reggere la posizione scomoda in cui scruta la volta celeste. «Non c’è un luogo simile, a Durmstrang», commenta, delicata come il miele, «È…», mozzafiato, ma si perde nella note.. -
.« Dormo raramente » Un tratto che a quanto pare avevano in comune. Quando non era impegnato a sgattaiolare fuori dalla stanza di qualche compagna rimaneva sveglio nel proprio letto, impegnato a fissare il soffitto; solitamente con una sigaretta tra le labbra. Odiava ammetterlo ma quando era più piccolo le notti erano per lui infinite, soprattutto quando suo padre tornava a casa troppo ubriaco per rendersi conto di cosa facesse. Spesso urlava, sbattendo qualsiasi cosa gli capitasse tra le mani; maledicendo tra i denti la puttana che l'aveva abbandonato. Harvey rimaneva sveglio, fino a quando non lo sentiva collassare; a volte nel suo stesso vomito, altre nel suo letto. The night is dark and full of terrors. « Dormire è sopravvalutato...per quello ci sono sempre le lezioni di storia. » Solitamente erano le preferite del ragazzo per appisolarsi, solitamente sfruttava la sua posizione nascosta per chiudere gli occhi; il tono soporifero del professore faceva il resto. Due cuscini lo sorpassarono velocemente, salvo poi posarsi ai piedi della ragazza. Ella si sedette su quello di destra, lasciando al ragazzo l'altro. Harvey non poté fare a meno di chiedersi se quello non fosse un tacito invito a raggiungerla. Per quella sera aveva fatto esattamente ciò che doveva, l'acquirente sarebbe passato solo il giorno successivo a ritirare il suo prezioso acquisto. Nonostante ciò non si sentiva ancora pronto a tornare nel suo dormitorio. «Non c’è un luogo simile, a Durmstrang. È…», Spaventoso. Preferiva di gran lunga il panorama di giorno. Durante la notte l'unica cosa visibile chiaramente era la volta celeste, il resto era completamente avvolto nell'oscurità; quasi come se stessero fluttuando nel nulla. Raggiunse la ragazza, lasciandosi cadere al suo fianco sul secondo cuscino. « Se devo essere sincero vengo qua sopra per la solitudine, non proprio per il panorama. » E per affari. Ma dubitava che fare cenno a quel dettaglio fosse la cosa giusta da fare. Per il ragazzo erano semplici affari, il modo più facile per arricchire le sue tasche. L'ambiente in cui era cresciuto l'aveva lasciato con poco e niente, motivo per cui si era dovuto rimboccare le mani e fare di necessità virtù. « Come hai fatto a sgattaiolare qua sopra senza farti beccare dai prefetti di ronda? » Ella non era proprio una che passava inosservata e come lui veniva da una casata situata nei sotterranei; richiedeva una certa maestria risalire fino alla torre di astronomia senza essere beccati..
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.« Dormire è sopravvalutato… per quello ci sono sempre le lezioni di storia. », aggrotta un sopracciglio, Ella, lasciandosi scappare un sorriso divertito. «A me piacciono le lezioni di storia…», commenta, scostandosi la cascata di capelli da una spalla all’altra. Prevedibile, le dice una vocina sul fondo della testa, ma cerca di scacciarla subito per non cadere di nuovo nell’imbarazzo.
Perde di nuovo l’attenzione nel buio che li circonda, dove in qualche modo si è sempre sentita a casa, come se la notte non facesse così paura, non davvero. La notte dopo una certa ora era tranquilla, ed Ella ormai era al sicuro — lo era perfino nei suoi sogni, e ce la stava mettendo tutta per cercare di ricordarlo.
Sente distintamente il peso del corpo di Harvey cadere sul cuscino, ma continua a scrutare la volta celeste. « Se devo essere sincero vengo qua sopra per la solitudine, non proprio per il panorama. », si volta finalmente nella sua direzione, Ella, ma non completamente, «Mia madre amava questo posto, ma solo di notte, perché soffriva di vertigini, e di notte non poteva vedere nulla».
Resta in silenzio, quindi, dopo essersi accorta di aver forse parlato troppo, distoglie lo sguardo, prima di sentire di nuovo la sua voce: « Come hai fatto a sgattaiolare qua sopra senza farti beccare dai prefetti di ronda? ».
Le scappa un risolino, «Mia cugina Max mi ha insegnato il percorso migliore, e…», sorride, torna di nuovo a giocare con i capelli, li scosta sulla schiena, lasciandoli cadere all’indietro, «Con un po’ di fortuna, soprattutto», alza le spalle, «Sono silenziosa e passo facilmente inosservata, penso, quindi…».. -
.«A me piacciono le lezioni di storia…» Non ne dubitavo. Harvey non era per niente sorpreso dalla cosa; dopotutto era una studentessa modello e a differenza del ragazzo non sfruttava i compagni come copertura per schiacciare un pisolino. « Vuol dire che adesso avrai una pessima opinione di me? » Cosa che la ragazza avrebbe decisamente dovuto avere per ben altri motivi. Il serpeverde aveva più difetti che pregi e li sventolava senza farsi troppi problemi in merito. «Mia madre amava questo posto, ma solo di notte, perché soffriva di vertigini, e di notte non poteva vedere nulla» Annuì semplicemente, invidioso del tono affettuoso che la ragazza usava nei confronti della madre; un affetto che lui aveva smesso di provare per la propria madre da moltissimo tempo. Le poche volte che la menzionava l'appellava con nomignoli poco lusinghieri; epiteti che probabilmente avrebbero sdegnato chiunque. Harvey fortunatamente era insensibile all'opinione altrui, sua madre era una stronza arrivista e tale sarebbe rimasta per il resto dei suoi giorni. « Beh sarà contenta che anche tu riesca a trovare un po' di pace qui sopra... » O perlomeno lo supponeva il ragazzo, non era esattamente ferrato in materia di rapporti materni. «Mia cugina Max mi ha insegnato il percorso migliore, e…Con un po’ di fortuna, soprattutto. Sono silenziosa e passo facilmente inosservata, penso, quindi…» Harvey non poteva fare a meno di fissare ipnotizzato i capelli della ragazza, lo ammetteva raramente ma aveva un debole particolare per le bionde. Si costrinse a riportare l'attenzione sul volto della ragazza, concentrandosi sulle sue parole. Quindi Max è tua cugina...il mondo era un fottuto buco di merda. Conosceva Max, quasi in maniera biblica, ma non gli sembrava il caso di sbandierarlo in quel momento. « Allora devo dire che hai imparato in egregiamente, una studentessa da eccezionale. » La ragazza non smetteva mai di stupirlo, era stregato dalla luce che emanava ma allo stesso dalle ombre che sembravano nascondersi dietro i grandi occhi azzurri. « Tua cugina ti avrà però avvisata che spesso puoi incontrare coppie intente a pomiciare... » se non a fare ben altro... La torre era di fatto una location piuttosto ambita, i più temerari sfidavano addirittura le basse temperature invernali..
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.« Vuol dire che adesso avrai una pessima opinione di me? », sorride, Ella, abbassa lo sguardo. Non potrei mai avere una pessima opinione di te — c’è qualcosa, qualcosa che ormai ha ben presente, ma non riesce a pronunciare ad alta voce. «In realtà…», interviene, con un fil di voce, «no… abbiamo gusti diversi, tutto qui», si stringe nelle spalle, si volta di tre quarti, sciogliendo le gambe per lasciarle stese, a riposare, così lunghe — oltre al cappotto si intravedono solo sprazzi di pelle, dal polpaccio in giù, eppure Ella si preoccupa che sia troppo, che a nessuno possono piacere delle gambe così lunghe.
Non gli imporrebbe mai i suoi gusti in ogni caso — Ella si ritrova a girare intorno a quel pensiero, mentre nel buio pesto del cielo che circonda la torre una stella comincia a brillare sempre di più. «Sta morendo», alza il braccio, tenta di indicargli la stella che intende. Allora si avvicina un po’, per indicargliela meglio. L’astrologia l’ha sempre interessata, come conseguenza diretta dell’amore di sua madre verso il firmamento.
Parlare della mamma non fa male, non così tanto — la sente, in fondo, solo a volte; ne è convinta, ma non l’ha mai detto a nessuno.
« Beh sarà contenta che anche tu riesca a trovare un po' di pace qui sopra... », da più vicino riesce a scorgere uno strano luccichio nei suoi occhi. Ha bevuto un paio di bicchieri di vino solo una volta nella vita, Ella, eppure Harvey la fa sentire positivamente brilla — a tratti ubriaca, e deve ancora capire, da sola, se è una cosa positiva o meno.
Non ci sono tante persone che sono a conoscenza della morte dei suoi genitori — Ella non si è mai ritrovata a spiegare nulla ad anima viva, ma è quasi certa che Max lo sappia, e di conseguenza anche le altre amiche. Ma è sorprendentemente facile mormorare che «Penso che sia contenta», ed alza le spalle, Ella, si stringe nel cappotto. «Non è più… con noi da qualche anno», allarga di poco il sorriso, cerca di non trasformarlo in una smorfia. Proprio come le è stato insegnato: le brave le ragazze sorridono, scuotono i capelli dorati e subiscono qualsiasi cosa venga loro lanciato. «Mio padre è morto per ultimo», la voce è più ferma, è più facile glissare sulla morte di quell’essere crudele — questo, però, non lo aggiunge.
È tranquilla, abbastanza per considerare il rischio corso per raggiungere la torre come qualcosa che ne valga la pena. La calma, la fa sentire vicina alla mamma. Ed incontrare Harvey, forse, non è così spaventoso come poteva rivelarsi perfino da soli.
« Allora devo dire che hai imparato in egregiamente, una studentessa da eccezionale.», sorride, Ella, con un pizzico di soddisfazione che le colora le guance. « Tua cugina ti avrà però avvisata che spesso puoi incontrare coppie intente a pomiciare... », quasi si strozza con la sua stessa saliva, Ella, in una reazione genuina ma così fuori luogo per le sue abitudini. «Non l’ha esattamente menzionato», arrossisce appena, Ella, senza la possibilità di controllare come veramente appare sotto alla luce argentea, «Però… immagino possa succedere», aggiunge. Incrocia le braccia sotto al seno, quindi, scrutando il profilo del Serpeverde con curiosità, «Tu… perché sei venuto qua, invece?», sussurra..