Quite the people pleaser

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    7 settembre

    Da quando le tecnologie babbane erano state vietate ad Hogwarts, nonostante il bando non fosse più in vigore – ripristinata la Wiznet e tutto il resto – Otis aveva completamente perso l'abitudine a giocare ai videogiochi. Tuttavia, siccome quello era il paradigma sul quale si fondava l'amicizia tra lui e Ronnie, i due ragazzi avevano trovato un modo per adattarsi al meglio alle nuove regole stabilite nel Castello, sostituendo quei giochi virtuali – e
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    immersivi, stupendi, scioccanti, travolgenti – con i più tradizionali giochi da tavolo che appartenevano al mondo magico, rinunciando alle emozioni che regalavano le battaglie contro gli zombie in Call of Duty o alla gioia di mettere sotto i passanti con le auto babbane in GTA. Si stava giusto affacciando al mondo di Final Fantasy quando l'universo del gaming gli era stato strappato via dalle dita – e forse era stato meglio così, considerato lo status già sufficientemente poco cool di cui godeva il Caposcuola. Esattamente com'era poco cool in quel momento, mentre si recava di tutta fretta, dopo la cena, nel dormitorio di Grifondoro, per piazzarsi senza alcun preavviso nella stanza di Ronnie e costringerla a dedicargli un po' di tempo, come i vecchi tempi, per mangiare caramelle, parlare di niente in particolare e di tutto contemporaneamente, imprecare rumorosamente – nel caso di Ronnie – o sommessamente e auto-censurandosi – nel caso di Otis – ogni volta che il proprio personaggio veniva miseramente stracciato dall'altro, e magari riuscendo a distrarsi a sufficienza da non tornare con la mente a quanto accaduto la notte precedente, nella guferia. Sospirò, prima di tirare su col naso, impedendosi di indugiare anche solo per qualche secondo sul pensiero. Avanzava spedito, il Caposcuola, la propria spilla debitamente lustrata sempre appuntata in bella vista, una busta di patatine all'estratto di Grinzafico tenuta tra i denti, un pacchetto di caramelle assortite in mano (contenenti letteralmente ogni tipo di caramella prodotta da Mielandia) e il mazzo di Black Market nella tasca posteriore dei pantaloni; non si era neanche lontanamente preoccupato della possibilità di non trovare Ronnie nella propria camera, presentandosi attrezzato con l'equipaggiamento completo per trascorrere una serata semplicemente epica. Approfittò di un gruppetto di Grifondoro del primo anno per entrare nella Sala Comune, seguendoli disinvolto, e dopo un momento di esitazione nel quale faticò a ricordare il numero della stanza dell'amica, si decise a bussare con la mano libera. «Foppefa Biascicò, impedito dalla busta di patatine che teneva saldamente tra i denti, prima di aggrottare la fronte in un'espressione perplessa nel trovarsi di fronte qualcuno di molto diverso rispetto a Ronnie. Olivia Picquery, sulla soglia della stanza che condivideva con la Rigby, lo guardava seccata. Otis, dopo un'iniziale paresi, si decise a liberarsi la bocca dal pacchetto. «Non... Non sei Ronnie» Iniziò, imbarazzato. «Non sapevo che condivideste la stanza... Uhm... Ronnie non c'è?» Tentò, sporgendosi appena con la testa in avanti a sbirciare nella stanza, prima di rendersi conto di apparire invadente, e quindi indietreggiare. «Credevo ci fosse, uhm... Avevo portato delle cose... Per giocare a Black Market...» Esitò, mostrando alla ragazza gli snack che portava con sé e mordicchiandosi le labbra. «Va be', torno in camera allora, scusa il disturbo.» Si decise infine, con una stretta di spalle, chiaramente in difficoltà e leggendo limpidamente sul volto della ragazza il fastidio che quella situazione le stava provocando. «A meno che... Non so... Ti piacciono le patatine al Grinzafico?» Tentò alla fine, con un sorriso vagamente spaventato, porgendole il pacchetto. Sicuramente l'avrebbe scacciato in malo modo, ma il ragazzo si decise a fare comunque un tentativo, un po' perché non gli andava di rimanere da solo con Emi, un po' perché, per quanto lo terrorizzasse, Olivia era una sua collega al giornale, ed era giusto quantomeno provare a piacerle. Una missione impossibile, probabilmente, ma almeno poteva provarci.


    Edited by the educator - 24/9/2020, 18:04
     
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    La scuola era iniziata da nemmeno una settimana, e già Olivia non vedeva l'ora che finisse. Non tanto per le materie o lo studio, dopotutto aveva sempre avuto una pagella invidiabile -nonostante le apparenze- quanto piuttosto per la compagnia. Che Olivia Picquery odiasse tutti -o quasi tutti (un quasi che comprendeva forse sua sorella e..Sè stessa?)- là dentro non era stata certo una novità ormai da anni, ma quest'anno la sua lista nera sembrava esser aumentata a dismisura. Forse perchè, d'improvviso, persino quei pochi eletti che non detestava più di tanto, alla fine, c'erano caduti con tutte le scarpe in quel buco nero. Non era tipa da soffrire di solitudine, Olivia. Dopotutto di avere amici non le importava più di tanto. Non credeva nel valore dell'amicizia, che considerava qualcosa di inesistente ed effimero, generalmente dettato da semplici quanto superficiali rapporti di convenienza reciproca, e per questo le fregava ben poco di mostrarsi gentile con le persone, tra le mura del castello, per ricavarsi dei volti amici. Eppure dopo la discussione avuta con Alice e Lucy, sembrava esser rimasta..Ferita? Una cosa impossibile per lei, che con quel carattere che si ritrovava preferiva piuttosto infilarsi cento e uno spilli negli occhi piuttosto che ammettere qualcosa di simile, eppure quell'avvenimento sembrava averla segnata, in qualche modo. Cambiata, forse? Toc toc. Alza lo sguardo, Liv, adocchiando la porta chiusa della sua camera. E' sola, lì dentro; Ronnie non ha idea di dove sia, e per quanto riguarda Alice e Lucy preferisce non farsi domande. Quindi sbuffa, scocciata per l'impossibilità di smollare il compito di alzarsi dal letto a qualcun altro.
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    Non dice niente, mentre le sue dita affusolate vanno a poggiarsi attraverso il pomello della porta, per aprirla e... «Foppefa ...Ritrovarsi davanti Otis Branwell. Wow, se questo era un tentativo di migliorarmi la giornata, dai piani alti dovete avere a disposizione un budget davvero basso. Pensa -e pensa e basta, questa volta, stranamente senza esprimere quel pensiero a voce alta- inarcando d'istinto un sopracciglio, e poggiando la spalla sinistra alla porta. «Non... Non sei Ronnie» « Tu dici? » Lo incalza, sarcastica, con un lieve sbuffo a farle svolazzare una o due ciocche di capelli color lilla. «Non sapevo che condivideste la stanza..- « Da circa un anno, a dire il vero, ma va bene » - Uhm..Ronnie non c'è? » Domanda Otis, sporgendosi quel tanto che gli basta per sbirciare dentro. « Non so » Commenta, svogliatamente « Controlla dentro il baule, magari la trovi » «Credevo ci fosse, uhm... Avevo portato delle cose... Per giocare a Black Market...» Socchiude un occhio, Olivia, come a voler decifrare le sue parole, abbandonando però le speranze fin troppo velocemente. «Va be', torno in camera allora, scusa il disturbo.» « Come ti pare » Risponde e basta, le dita affusolate che vanno già a poggiarsi attraverso la maniglia della porta, per richiuderla velocemente e lasciarsi alle spalle quella sensazione di disagio. Ma è un disagio differente, il suo, questa volta. Non si tratta infatti di quella sua solita voglia di infilare le dita negli occhi alle persone, no. Questa volta Liv è a disagio, forse diremmo addirittura dispiaciuta che il Tassorosso sia pronto a togliere il disturbo. Non che abbia qualcosa a che fare con Otis Branwell in sè, -non del tutto, forse- bensì quella sensazione di..Solitudine che si sente addosso da quando lei ed Alice hanno litigato. Ma sospira, nonostante tutto, lo spazio che la divide dal ragazzo che diminuisce sempre di più, mentre lei è pronta a rinchiudersi in quella sua particolare gabbia, come una bestia pericolosa che è meglio non disturbare. «A meno che... Non so... Ti piacciono le patatine al Grinzafico?» Ma alla fine, in maniera del tutto inaspettata, è proprio lo stesso Otis a ribaltare la situazione. Blocca la porta, Liv, le mani che vanno a stringere il pacchetto di snack che lui le sta porgendo, gentilmente. « Patatine al Grinzafico.. » Ripete, per poi ricercare il suo sguardo; lo fissa, ma questa volta c'è dell'ironia nei suoi occhi scuri. « Ma tu strano lo sei di nascita o ti ci impegni proprio ad esserlo? » Non aspetta una vera e propria risposta, rientrando in camera per andarsi a sedere sul proprio letto. « ...Siediti, mi metti ansia lì impalato- Dice, incrociando le gambe, in un tentativo di esser gentile. ..A modo suo. -Non ti mangio, sta' tranquillo. Credo che mangiare un caposcuola sia illegale » Che, forse, nel gergo di Olivia Elettra Picquery, potrebbero essere dei complimenti circa la sua nuova carica. O forse no. « Hai anche qualcosa di commestibile, in quei sacchetti? » Il tono di voce è carico di quella sua solita burbera indifferenza che la caratterizza; si sofferma per qualche momento, come esitante. Poi sospira « Beh? Black Market dicevi » Si sforza per piegare le labbra color vinaccio in un sorriso. Non ci credo che lo sto per fare. « Che cos'è? »
     
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