Wash away the wild

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    La spossatezza dell'ultimo periodo si mescola a quel substrato di inquietudine che la porta a lanciare oltre le spalle sempre un paio di occhiate, ovunque si trovi. Mi sento osservata. Da quando è entrata in biblioteca, si è guardata intorno sicuramente più di dieci volte. Nessuno però la sta davvero guardando. Non è l'oggetto dell'attenzione di nessuno e pensa a studiare, Olympia, si intima ancora una volta. Trova difficile concentrarsi sul tomo di "Gestione dell'ambiente e del territorio magico" e si distrae molto di più di quanto abbia mai fatto in tutta la sua carriera da studentessa. Non è difficile capirne le motivazioni, non dopo l'approfondita chiacchierata avuta con suo fratello e Amunet. Un discorso, il loro, che aveva portato alla luce molti più zone d'ombra che di luce, fin troppi interrogativi che sembravano non trovare una vera e propria risposta reale. Perlomeno non su suolo umano. Si gratta la nuca, la rossa, imponendosi mentalmente un comportamento rigoroso e disciplinato. Non posso permettermi di perdere l'intero pomeriggio, si ritrova a pensare, guardando l'orologio che segna qualche minuto dopo le sette. Gli occhi verdastri si perdono nel conteggio delle pagine, con l'indice destro che le smuove delicatamente. Solo otto pagine in tre ore. Un forte senso d'ansia la travolge, lasciandola lì, inerme e sottoposta all'ondata di emozioni asfissianti che la colgono. Il cuore prende a batterle forte nel petto costringendola ad inspirare ed espirare a pieni polmoni, gettandosi intorno, di tanto in tanto, qualche occhiata come a volersi accertare che non la stia guardando nessuno. Come se li potesse davvero vedere, i volti degli altri, in quel momento di estraneità totale al mondo. Per quanto la sua condizione psicologica non sia ormai più uno stigma per lei, l'avere quegli episodi d'ansia pura non la mettono a suo agio quando è in mezzo ad altra persone. Fortuna vuole che ha deciso di sistemarsi in un tavolino abbastanza riparato, tra vari scaffali pieni di libri che non vengono spolverati davvero chissà da quanto. La respirazione, da quando le è stato insegnato a farlo in clinica, è la sua miglior arma. Il concentrarsi sul sentire il proprio ventre alzarsi e poi tornare alla sua posizione naturale ha sempre avuto l'incredibile capacità di calmarla nel giro di pochi istanti. E così accade anche ora. Lentamente, il battito torna ad essere quasi normale, costante, così come il respiro diventa sempre più tranquillo e meno affaticato. Stringe gli occhi, Olympia, grata che anche quel picco giornaliero sia arrivato e sia scivolato via altrettanto velocemente. La presa delle dita sul tavolino si fa sempre più lenta, mano a mano che riprende il controllo del proprio corpo. Okay, ci sono. E' un mantra, quello, che usa tutte le volte, per fare il punto della situazione, un modo per ricordarsi che è lì, presente, che è tornata ad essere il solo capitano della sua nave. Con un sospiro stanco, riapre gli occhi e la parvenza di un sorriso compare sulle sue labbra piene mentre gli occhi si concentrano nuovamente sulle righe finali di quel terzo capitolo. Le stesse righe che ha letto all'incirca sette volte senza assimilarne il significato, la testa troppo distratta e poco presente a se stessa. Alla fine, riacquistata un po' di lucidità, riesce a finire, annotando qualche appunto nel quaderno che ha di fianco. Si concede una nuova sbirciata intorno a sé, focalizzando pian piano l'attenzione su dei capelli color del grano che le risultano particolarmente familiari. Da quanto è seduto lì? Si domanda, aggrottando le sopracciglia a formare piccole righe sulla sua pelle. Come ho fatto a non vederlo prima? L'ennesimo punto interrogativo retorico mentre inclina la testa di lato nel fissarlo mentre è intento a leggere un libro. E' forse l'aver saputo che era presente anche lui dietro le tende o forse semplicemente l'aver preso piena coscienza del fatto che, almeno per quella sera, lei e lo studio sono decisamente in rapporti complicati, la spinge a rassettare le sue cose, infilando tutto nella tracolla, per poi scivolare lentamente verso il suo tavolo. Sorride, per quanto i suoi lineamenti siano palesemente stanchi e assorti sedendosi sulla seggiola di fronte a lui. « Buonasera, bella chioma! » Lo saluta, alzando entrambe le sopracciglia non appena i loro occhi si incontrano. Un "Come stai?" dopo quanto le è stato raccontato le sembra decisamente stupido, perciò non può far altro che fissarlo con espressione eloquente mentre si appresta a fargli una delle proposte che il biondo ha sempre ben accettato. « Non volevo disturbarti - o forse sì - ma tanto la biblioteca sta per chiudere, quindi ti sto soltanto facendo un favore quando ti chiedo se ti va di farmi compagnia per una sigarettina. » Il sotto testo è piuttosto facile da decifrare e la rossa non aspetta poi troppo tempo prima di alzarsi in piedi per anticiparlo nell'uscita laterale, quella che dà su alcune scale d'emergenza di ferro. Alza
    lo sguardo verso di lui solo qualche istante dopo aver sentito il rumore dei suoi passi avvicinarla. « E' una misticanza di erbe rilassanti e non..- stupefacenti Lascia la frase in sospeso, lanciandogli un'occhiata di traverso, tendendo appena un angolo delle labbra in una smorfia. Nessuno dei due, di certo, vuole perdere la presa e il controllo della propria mente, ma magari di distendere i nervi, questo sì. Si appoggia alla balaustra alle sue spalle, incrociando gli stivaletti uno sopra l'altro, mentre le dita di una mano si muovono veloci sopra il palmo dell'altra, in ciò che ha fatto ben più di una volta, in sua compagnia soprattutto. « Ho saputo cos'è successo. » Comincia così, continuando a girare la sigaretta senza però guardarlo negli occhi, come a volergli dare spazio. « Sono contenta che ti sia ripreso e che stia bene ora. » Quando "bene" non si sa propriamente quale significato abbia in questo caso. Ma è vivo, questo è l'importante, come lo sono molte delle persone che le sono più care in vita sua e non c'è altra cosa positiva al momento, ma tanto le basta. « Come vanno le nuove lezioni? » Gli chiede poi, cambiando improvvisamente discorso, scegliendo la strada del "Ci vogliamo rilassare? Allora forse parlare del rave non aiuta poi tanto". « Se non mi sbaglio dovremmo avere un corso in comune da Ottobre. Pozionistica trasfigurata, una roba del genere credo » Lo fissa per qualche secondo, inarcando appena un sopracciglio ramato. « Quanto sei felice di avermi in classe con te per qualche mese? » L'espressione del suo viso si dipinge, in pochi istanti, facendole riacquistare una certa brillantezza divertita nel ricordare quanto, durante gli anni, abbia cercato di instaurare con lui una forma di competizione scolastica - per quanto gli anni di didattica impartitele a casa e le conseguenti lacune parlassero da soli. Non poteva farlo con Albus, sempre poco interessato agli studi e all'idea di far anche solo prendere aria ai libri scolastici, quindi provava a farlo con lui, anche solo per rispondere al bisogno di autodeterminazione che il suo approccio ad Hogwarts, in una decisamente tarda età rispetto ai suoi coetanei, le richiedeva. Era infatti solita mettersi al tavolo del fratello e del biondo, studiando cose che lei, avrebbe studiato solo l'anno successivo. « Prometto che non rivelerò a nessuno quanto ti facessi le ciapet in Trafigurazione del settimo quando io ero ancora al sesto. » Sorride, tronfia, chiudendo la sigaretta con la punta della bacchetta per poi rigirarsela tra le dita. « Vado io? » Domanda per poi stringere il filtro con le labbra, accendendone la punta. Fa subito un profondo tiro e lascia uscire fuori la nuvola di fumo rado in un sorriso prima di decidere di sedersi sulla prima scala, con la schiena poggiata contro l'impalcatura. Poi si porta pollice e indice della mano libera di fronte alla bocca, fingendo di chiudere a chiave la serratura che vi è sopra. La chiave immaginaria, poi, viene lanciata via. « Non avrebbe avuto validità la promessa di mantenere i tuoi segreti altrimenti! »
     
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