If I'm still growing up

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    « Beh, direi che oggi abbiamo fatto abbastanza. Voi che dite? » Con la voce un po' affaticata, il giovane Tassorosso plana con un movimento repentino sull'erba fresca, saltando giù dalla propria scopa ancor prima che abbia raggiunto il terreno. I compagni di squadra lo seguono a ruota, confermando a gran voce la volontà di concludere quell'allenamento sfiancante ma altrettanto soddisfacente. Fa ancora un po' fatica, Emi, a ricoprire la figura di leader della squadra: per quanto abbia sperato con tutto se stesso durante l'estate di ricevere il titolo di capitano, ora che è stato insignito di quel privilegio si ritrova a dubitare più del solito su come gestirlo. Nella ricerca di uno stile tutto suo di conduzione della squadra, ha provato un po' di tutto: a essere autoritario, democratico, liberale, facendo un po' il giocoliere con quel suo nuovo potere, nello sforzo di farlo sempre con il dovuto rispetto per i propri compagni. Questi ultimi sembrano apprezzare abbastanza, e ciò aiuta il giovane a rilassarsi. « Bene, allora ci vediamo a cena! E per il prossimo allenamento direi che possiamo anche fare per venerdì prossimo, se per voi va bene. Ma magari ci mettiamo d'accordo meglio tra qualche giorno. » E con queste parole si congeda dalla squadra, che si dirige quasi nella sua totalità verso gli spogliatoi del campo.
    Soltanto Émile rimane, fermo al centro dell'ovale di prato, a ponderare qualche pensiero, mentre elimina qualche foglia secca dalla coda della scopa. Lo sguardo, di tanto in tanto, corre sugli spalti, lì dove
    un'assorta Anges D'Arcy si perde tra le pagine di un libro. Non sembra voler distogliere l'attenzione dal proprio studio, nemmeno sotto gli occhi curiosi del giovane, il quale tuttavia giurerebbe di averla vista rubare qualche occhiata verso il campo - e verso di lui - durante l'allenamento. O forse mi sto immaginando tutto come al solito. Molto probabile anche quest'ultima ipotesi, considerata la facilità con cui la mente del Tassorosso spesso si ritrova a vagare le ipotesi più remote e assurde, dando vita a sogni ad occhi aperti degni di qualche Oscar.
    Sbuffa e, con un'improvvisa risoluzione in corpo, percorre a grandi falcate lo spazio che lo separa dall'accesso agli spalti, per poi salirne i gradoni a due a due, il fiato ancora corto per lo sforzo dell'allenamento. Quando le si siede accanto le rivolge un sorriso sereno, il petto che si solleva rapidamente mentre tenta di riprendere il respiro. « Che fai? » Allunga il collo, spiando per qualche secondo il contenuto del libro che sta rapendo l'attenzione della Serpeverde. Si accerta che il manico di scopa sia ben sistemato accanto a sé, in modo che non cada giù sugli spalti, dopodiché lancia uno sguardo malizioso alla compagna. « Domanda retorica. Lo so che sei qui per ammirare la mia bravura e i miei muscoli sul campo. » Nell'esatto istante in cui Émile pronuncia quelle parole, si sente un po' ridicolo. Smorza allora la tensione che avverte addosso con una mezza risata, mentre si solleva le maniche della felpa grigia fino ai gomiti. La verità è che Nessie lo rende nervoso da un po'. Per la precisione, dal 3 agosto 2020, ore 19.30 (circa). Con quel bacio improvviso, nella stanza di Maddie, la mora l'aveva scombussolato, per poi spezzargli il cuore gli istanti successivi, con il suo decidersi a far finta di nulla. E da quel momento le cose erano diventate strane, tra loro due, per lo meno per la restante parte della vacanza. Una volta a Hogwarts, Émile si è sforzato di mettere da parte quel ricordo e comportarsi con lei come sempre, da amico, riuscendoci per lo più, nonostante l'innalzarsi di alcune barriere tra loro. Gli abbracci, i baci sulla guancia, le carezze, perfino gli sguardi prolungati ora sembrano avere un altro significato per lui, e talvolta si ritrova a detestare questo suo risveglio ormonale - così l'ha definito Otis col suo fare saccente - perché pare avergli tolto tutta l'innocenza dell'infanzia in un solo attimo.
    E in fondo, Émile probabilmente non se ne è ancora accorto in pieno, ma la fanciullezza lo sta pian piano abbandonando, a partire dai lineamenti più definiti, da quel sottile strato di barba che ogni tanto adombra parte delle sue guance chiare, un po' a chiazze; dai dieci centimetri di altezza che ha guadagnato durante l'estate e dalla voce più profonda di un'ottava. Émile non lo sa ancora, ma sta cambiando, e anche il suo modo di fare e parlare pian piano si adatta in modo più naturale - e non più forzato - alla nuova maturità acquisita. Nessie a lui sembra la stessa. Forse più carina del solito, con il suo nasino sottile arrossato dal freddo e le gambe magre coperte dalle calze pesanti della divisa verde-argento. Incrocia le braccia sulle ginocchia, il biondo, scoccandole un'occhiata curiosa di traverso. « Allora, sai già da che cosa travestirti questo Halloween? Io probabilmente da zucca. Sarà banale ma ho trovato questo costume enorme in cui puoi nascondere un mucchio di caramelle. Figata. » Aggrotta la fronte, poco convinto di quell'uscita. Quanto sei ridicolo da uno a cento? Probabilmente novantanove, Em, e questo solo perché il Quidditch ti dà un briciolo di credibilità.
     
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