Choose people who lift you up

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.     +1    
     
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Member
    Posts
    705
    Reputation
    0

    Status
    Anonymes!

    Seduta in Sala Grande da non meno di un'ora, col voluminoso tomo di Divinazione aperto sul tavolo, Maeve aveva letto lo stesso passaggio del capitolo di "Catottromanzia" almeno una ventina di volte - riprendendo dall'inizio ogniqualvolta la distrazione l'aveva portata a recepire pressappoco nulla di ciò che stava studiando. Era inconsueto, per una studentessa laboriosa come lei, perdere così tanto tempo con un argomento semplice come quello. E almeno teoricamente, grazie alla memoria che si ritrovava, le parole erano già impresse nella sua testa. Se le avessero chiesto di esporre l'intero concetto, era però certa di non essere minimamente in grado di reggere il confronto con le sue solite esposizioni dettagliate. Non era semplice disattenzione in fondo, a non permetterle di concentrarsi. Si trattava ancora dei primi giorni di lezione, non era davvero necessario mettersi in pari con ogni materia, eppure la rossa non solo aveva già studiato tutto il possibile, ma si stava tenendo occupata nel portarsi avanti anche con alcune discipline come quella della Branwell. Era uno sforzo non dovuto quello a cui stava sottoponendo, ma più riusciva a tenersi affaccendata con lo studio intensivo ed i doveri da Caposcuola, meno tempo passava a rimuginare e torturarsi su ciò che le era piombato addosso dalla sera del rave. Almeno di giorno. Considerato che di notte è diventato un optional ormai dormire. Superata l'angoscia iniziale, aveva finito col trovare troppe poche risposte, che mettessero a tacere tutti i dubbi ed i timori impossibili da ignorare. E, per quanto fosse di natura troppo razionale per piombare nel baratro della paranoia, avere la quasi totale sicurezza che tutto potesse essere attribuibile alla Loggia non l'aiutava nell'essere e mostrarsi la Maeve di sempre. Stava dissimulando, recitando la parte, conscia che la gente avrebbe visto soltanto la bella e scrupolosa Caposcuola dell'ultimo anno dalla fluente chioma ramata; la ragazza caratterizzata dalla serena imperturbabilità, ancora più indifferente del solito alle sciocchezze che preoccupavano i suoi compagni. Si stava interessando ai gossip, le notizie scabrose del Castello e le varie dinamiche interne, soltanto per non preoccupare ed allertare le amiche più strette. Dopo il banchetto, aveva evitato di far trasparire in alcuna maniera cosa la turbasse ed in parte ci stava riuscendo, fin troppo egregiamente. Lei stessa tuttavia, si vedeva per ciò che era davvero: completamente assente. Sbuffando, voltò pagina per proseguire con la lettura del modo in cui la magia adoperava gli specchi per usi chiarodivinatori o comunicativi; il senso di disagio andò ad espandersi, incontrollato ed irrazionale, quando delle banali righe d'inchiostro stampato - trattanti la descrizione di specchi capaci di far emergere il pericolo dall'interno di se stessi - la rimandarono in confusione. Anche i dettagli più insulsi riuscivano a riportarla in quel corridoio dal pavimento bianco e nero e le tende rosse. Gli specchi erano chiaramente un altro di quegli elementi ostili, dopo l'accaduto. Serrò le labbra, assumendo un'espressione accigliata. È troppo sperare che tutto ciò si rivelerà soltanto un brutto sogno? Per allontanare la sensazione di inquietudine, fece l'unica cosa che in quei primi giorni riusciva a darle conforto, facendola sentire meno sola: andò alla ricerca di Derek, fra i tanti studenti raggruppati lì attorno o in giro nelle prossimità della sala. Non lo rintracciò con lo sguardo, né tantomeno utilizzò mezzi consueti per carpire la presenza del ragazzo che non riuscì ad individuare nelle vicinanze. Probabilmente perché sei una vera e propria frana con questa cosa, Maevey. Lui è decisamente più bravo. Ad interrompere il flusso dei suoi pensieri, si frappose comunque un altro esponente Serpeverde. Un disturbatore di proporzioni smisurate, piuttosto di un puro supporto emotivo. tumblr_inline_oh0wlidKpu1rkaper_500 « Cercavo proprio te Vee! La mia gnocca Caposcuola preferita. » Alla faccia del sessismo. Cos'è tutta questa confidenza, poi? « Sto studiando, se non si tratta di una questione scolastica evapora Thompson. » Sibilò senza neanche sollevare lo sguardo dalle pagine del libro, mostrando ancora quella strana calma, artificiale e fittizia. Come avrebbe fatto di consueto, semplicemente ancor più priva d'enfasi nelle intenzioni. Donnie Thomposon, famoso per non essere in grado di recepire quando e come non valicare gli spazi altrui, non l'ascoltò minimamente e scavalcò la panca per sedersi di fianco alla Cousland. Lei, di conseguenza, continuò ad ignorarlo fingendo d'essere presa dallo studio. « Sai, mi stavo chiedendo.. » Ora lo Schianto, okay. « .. hai già visto quest'opera d'arte? » Sporgendosi verso la Corvonero con fare drammatico, le piazzò sotto gli occhi un volantino - rigorosamente fatto malissimo - che fino a quel momento non aveva ancora avuto l'onore di trovare affisso. « Ma cos'è questa cafonata? » Mormorò affettata, inarcando un sopracciglio mentre sfilava dalle mani del giovane il manifesto incriminato, allontanandosi da Donnie per il fastidio d'averlo ad una spanna dalla sua spalla. Veramente? Cosa siamo all'asilo? Se già di per sé una provocazione del genere l'avrebbe lasciata impassibile, o al massimo amaramente divertita dal basso livello intellettuale dei loro compagni di scuola, nello stato d'animo in cui versava leggere quell'attacco ingiustificato che denigrava lei e Maxime non scatenò nient'altro che apatia. « Ce ne sono altri? Dove l'hai trovato? » Non concedendo nemmeno uno sguardo all'altro, si alzò raccattando i suoi libri ancora con quella fredda indifferenza, fin troppo calma nelle movenze. « L'ho preso in bacheca proprio ora. Devo dire che questa immagine di te, nei panni di Poison Ivy, mi ha dato nuovi sogni bollenti. » Smise di ascoltarlo, non aggiunse un'altra parola e prese ad allontanarsi, dirigendosi istintivamente verso la bacheca studentesca lì fuori... prima che Max scoprisse l'ultimissima e desse fuoco all'intera teca per scovare il colpevole. « Eddai, tesoro! Ti ho avvisata, neanche un ringraziamento per questo cuore nobile? » Thompson, col suo essere inopportuno privo di garbo, valicò un altro limite a cui Maeve non era pronta: le andò dietro e le strinse un braccio, in una presa che non aveva nulla di irruento o minaccioso, ma che arrivò imprevista e non voluta... E che lei, ancora troppa scossa, coi lividi a ricordarle d'essere stata braccata e trattenuta, ricollegò alla sensazione d'orrore provata qualche notte prima nel Burlesque. Quell'incubo non sarebbe mai divenuto annebbiato, quei ricordi capaci di gelarle il sangue e contorcerle lo stomaco non sarebbero più svaniti, esattamente come i momenti vissuti durante il Lockdown. « Toccami di nuovo, chiamami ancora Vee o tesoro, e davvero l'unico ringraziamento che otterrai sarà un soggiorno a vita nel reparto lesioni permanenti del San Mungo. Te lo ripeto per l'ultima volta. » Strattonando il braccio si liberò dalla presa, costringendosi a rispondere in maniera caustica... la voce troppo tremante per incutere la minima autorità, venuta fuori in un soffio che a malapena le attraversò le labbra. [...] Aveva trovato almeno una ventina, di quei volantini. Chiunque avesse elaborato quell'infantile piano, non aveva preso in considerazione che ad una studentessa del VII anno sarebbe bastato castare un semplice incantesimo d'appello, per ritrovarsi la maggior parte di quei fogli fra le mani in un batter d'occhio. Non deve trattarsi di certo di un Corvonero. Altrimenti avrebbe saputo, che alla stessa maniera mi basterebbe un Avensegium per arrivare al responsabile. O i responsabili. Ma non l'aveva fatto, limitandosi ad accatastare i depliant e raggiungere il solito balcone in fondo al corridoio del quarto piano, sedendosi sul pavimento contro il muro mentre leggeva le offese gratuite sul retro di quei pezzi di carta. Non riuscì a prendere seriamente la faccenda, neanche dopo aver appreso quanti di quei fogli fossero stati sparpagliati su ogni piano. Non le era mai importato granché, dell'opinione immatura dei suoi coetanei; non le serviva, l'approvazione degli altri per sentirsi a posto con se stessa. Ancor meno le interessava in quei giorni, in cui questioni molto più serie l'assillavano e stava faticando perfino ad aggirarsi per il Castello, senza sobbalzare per i più inconsueti rumori. Aveva fatto sparire tutto più per la Picquery, la stessa che di lì a poco sentì ed intravide percorrere il lungo corridoio per raggiungere quel loro posto appartato. Pura coincidenza? « Ah, bene. Ne hai trovato uno anche tu. » esordì, scuotendo il viso, non appena la mora la raggiunse con uno dei manifesti accartocciato tra le mani. Le sorrise bonariamente, sollevando lo sguardo verso il cielo plumbeo in dirittura d'oscurarsi per l'ennesimo acquazzone di settembre. « Immagino siano i soliti privilegi della gente popolare. » Accennò una mezza risata bassa e sarcastica, che lentamente le scivolò via mentre scrutava la forma strana di una nuvola scura. « È buffo però... Le stronze, manipolatrici, cattivi esempi di condotta dovremmo essere noi. E alla fine, quelle attaccate pur senza aver mai fatto nulla di male, siamo sempre noi. Ingiustamente offese dalle stesse persone che, ci scommetto tutto, si credono i buoni della situazione. » Continuò a parlare, con placida pacatezza nel tono di voce, per mostrare a Max quanto poco le importasse essere etichettata in quella maniera. « Ma guarda un po', chi è invece che ingiuria gente che nemmeno conosce? Chi scrive commenti cattivi ovunque e non si fa andare bene la nostra completa indifferenza? Sempre loro. E questo perché sono un branco di frustrati, che non ha il coraggio d'esporsi e mostrarsi per ciò che sono realmente. Insultare noi, rende le loro vite più interessanti, probabilmente. » Alzò le spalle, poggiando la testa contro il muro in pietra dietro di sé. Quello appena esposto, era un pensiero razionale che poco si addiceva forse ad una comune diciasettenne, che avrebbe invece preso quell'affronto sul personale scatenando chissà quale reazione accalorata... Eppure Maeve, nel suo piccolo, era davvero convinta d'essere più matura della maggior parte degli altri. E voleva che anche Max non si facesse prendere dalla voglia di far giustizia. « Non so te, ma io non ho la minima intenzione di scendere a questi bassi livelli. Quindi non farò niente e controbatto con ulteriore noncuranza. » Come se avessi tempo e voglia, da dedicare a questi soggetti poi. « Utilizzo un aforisma di una donna decisamente intelligente, da cui prendere ispirazione: When someone is cruel or acts like a bully, you don't stoop to their level. Our motto is, when they go low, we go high. » la rossa ridacchiò a bassa voce nel ripetere una frase estrapolata da un famoso discorso della politica babbana, sicurissima che neanche mezzo adolescente in tutta Hogwarts la seguisse o conoscesse come lei. Lanciò poi un'occhiata all'amica, divertita. « E poi ci ho trovato anche un'utilità in tutto ciò. Mi hanno dato un'idea per il costume di un'eventuale festa di Halloween per quest'anno. Magari convinco anche un certo Serpeverde ad essere il mio Cavaliere Oscuro per una sera. » Non che abbia intenzione di partecipare ad un'altra festa in tempi brevi, anzi potrei anche oppormi all'organizzazione di altro... ma molto meglio sdrammatizzare.

     
    .
  2.     +1    
     
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Member
    Posts
    473
    Reputation
    0

    Status
    Anonymes!
    « Di chi si tratterà questa volta? » Si ritrova a commentare decisamente incuriosita, con i passi che si arrestano non appena svolta l'angolo, gli occhi leggermente sgranati e le dita che corrono verso il cellulare, pronte a stoppare la musica che si è sparata nelle orecchie fino a quel momento, camminando per tornare verso la Sala Comune Serpeverde prima di cena. Ci sono due ragazzine che ridacchiano di fronte ad uno dei tanti volantini attaccati lungo entrambe le pareti che portano verso l'ingresso dei dormitori verde argento. Inclina la testa di lato, la mora, pronta a leggere da sopra le spalle di una delle due. Ma poi si riconosce in una delle vignette e l'espressione, da incuriosita, tremola leggermente fino a diventare altro. « No vabbè, non è vero. » Si ritrova a commentare, con un sorrisetto che ha del profondo sarcasmo in esso, allungando il braccio tra le due per strappare da sotto i loro occhi il piccolo manifesto reazionario per poi appallottolarlo velocemente, dandolo in pasto alle fiamme del primo braciere vicino che illumina l'intera galleria. « Ma quel segaiolo di primo ordine non c'ha proprio niente da fare tutto il giorno. » Perché è chiaro che è il suo ennesimo attacco a cazzo di cane. Esclama ad alta voce, mentre arrivano le reazioni stizzite delle due che cominciano a protestare sommessamente. « Che brutta fine ha fatto quel pezzo di carta, mh? Se volete continuare a leggere quelle stronzate potete sempre seguirlo. » Sorriso finto che si apre sul suo volto prima di voltare loro le spalle ancora una volta, intenta a strappare gli altri gemelli di quello appena bruciato. Poi, ricordandosi che con la magia farebbe sicuramente fatto prima, li appella tutti con un colpo di bacchetta. Tutti belli impilati e stretti contro il petto mentre si chiarisce cosa ne vuole fare. Non ci pensa nemmeno a rientrare in camera, decide invece di girare i tacchi e prendere a salire le scale più velocemente che può, ritrovandosi qualche altro bel manifesto da aggiungere alla sua pila già bella fornita. Dove sei piccola pulce? Si domanda la mora, con il caschetto che le balla intorno al volto, schiaffeggiandole a tratti il collo mentre si guarda intorno, circospetta, pronta a captare qualsiasi movimento. Si sente quasi un segugio, sull'attenti, in assetto di caccia. E' forse la musica che ha ripreso a suonarle nelle orecchie che la fa sentire così piena di potere, così impertinente, dettandone il passo con il suo ritmo e persino il battito cardiaco. Riesce quasi a percepire l'adrenalina che le pulsa nelle vene, arricchendone il sangue. Di notte vanitosa, di mattina aggressiva. E' arrabbiata? Nah, può incazzarsi davvero per una mezza sega che riempie il castello di volantini senza alcun senso o ratio logica, per sua semplice frustrazione universale? No. Di giorno una monella e una bambina cattiva. E' infastidita? Una punta, in fondo sta perdendo del tempo prezioso. Sì cose da femmina. E' divertita? Un po' anche qui perché la caccia le è sempre piaciuta. Prendere le persone per sfinimento ancora di più, costringendole ad una lenta ed esaurente dipartita. E' per questo che continua a muoversi per il castello, raccogliendo fogli a destra e sinistra fin quando non svolta l'ennesimo angolo del quarto piano e si ritrova di fronte al balconcino dietro il grande orologio. Il loro posto. Lo stesso dove si trova già Maeve, l'altra protagonista del meraviglioso volantino. « Ah, bene. Ne hai trovato uno anche tu. Immagino siano i soliti privilegi della gente popolare. » Sorride, a sua volta, con un angolo delle labbra che sale verso l'alto gonfiandole la guancia. « Privilegi quando il proprietario di questo attacco d'arte è talmente cagasotto da non firmarsi - come se ce ne fosse poi bisogno? Lo sopravvaluti. » Risponde, agitando i fogli verso la rossa per poi poggiarli proprio sopra quelli già raccolti da lei. « È buffo però... Le stronze, manipolatrici, cattivi esempi di condotta dovremmo essere noi. E alla fine, quelle attaccate pur senza aver mai fatto nulla di male, siamo sempre noi. Ingiustamente offese dalle stesse persone che, ci scommetto tutto, si credono i buoni della situazione. [..] Insultare noi, rende le loro vite più interessanti, probabilmente. » Poggia le spalle contro la parete alle sue spalle con la lingua che guizza fuori dalla bocca per umettare il labbro inferiore mentre scuote la testa. « Le persone si convincono così di essere gli eroi della storia, da sempre. In fondo si dovranno pur raccontare qualcosa per rendere un po' meno triste la loro vita e renderci antagonisti, perché indifferenti totalmente, è di certo la strada più semplice. » Si stringe nelle spalle, piuttosto indifferente di fronte alle opinioni altrui, come sempre. « Senza capire che, in fondo, i cattivi sono i personaggi più interessanti di ogni racconto. » Hanno un passato difficile, ricco di traumi, cicatrici, ferite che danno loro una profondità tale da diventare dei personaggi a tutto tondo, tridimensionali abbastanza da essere veri, rispecchiando assai meglio la realtà del mondo. Sorride lanciandole un'occhiata di traverso atta a sincerarsi che non se la sia davvero presa sul personale per quegli attacchi continui da parte di chi, in fondo, non sa cos'altro fare nella vita che aprire la bocca, dargli fiato così a caso, tanto per dire di aver fatto qualcosa, qualcosa d'estremamente importante ai loro occhi di paladini di chissà quale legge. Non li hai mai presi davvero in considerazione, Max, i pensieri altrui sulla sua persona. Specie quelli che arrivano dalle persone angelicate, quelle che si credono i buoni, come dice Maeve. Che ne sanno loro chi sono io? Non è di certo la loro frustrazione
    tumblr_inline_pjlabizuOo1t8d1vp_540
    che mi definirà come persona.
    « Non so te, ma io non ho la minima intenzione di scendere a questi bassi livelli. Quindi non farò niente e controbatto con ulteriore noncuranza. » Un po' se lo aspettava, Vee è di certo più matura di lei sotto quel punto di vista, tanto da citarle niente di meno che il suo prototipo di donna da quando l'ha conosciuta. A lei sta la caccia come alla rossa sta la calma e tranquilla noncuranza. Così sbuffa fuori una mezza risata mentre si tasta le tasche alla ricerca del pacchetto di sigarette. Lo trova nella destra, magicamente estesa per tenerci dentro qualsiasi cosa. « Non posso fare nemmeno un piccolo, piccolissimo, discretissimo falò davanti alla Sala Comune di Tassorosso? » Sbatte le ciglia, con un fare angelico che poco le appartiene ma di cui si agghinda in simili occasioni. « Uffa. Prima volevo farlo con le copie del giornaletto e "No Max, ti metti nei casini con il nuovo preside e poi addio anche all'ultima speranza che hai di arrivare ai MAGO quest'anno". Ora non posso farlo nemmeno con questa carta straccia. Dimmi tu se ti sembra giusto continuare a limitare la mia creatività, senza dare alcuno sfogo ai miei bisogni di giustizia piromane. » Scuote la testa, visibilmente divertita, portandosi il pacchetto al volto per accogliere direttamente una sigaretta, leggermente alzata rispetto alle altre, tra le labbra. Nemmeno fa più il gesto verso l'amica, sapendo bene che declinerebbe come tutte le passate proposte. « Neanche un Levicorpus innocente? Magari così il sangue gli arriverebbe al cervello, per una volta in vita sua. » E ho i miei dubbi pure su questo, sia mai che gli si blocchi l'afflusso nelle parti basse. « Dammi un contentino. Uno piccino. » Porta le mani congiunte davanti al petto, a volerla pregare, prima di scoppiare a ridere per accendersi la sigaretta con la punta della bacchetta. « E poi ci ho trovato anche un'utilità in tutto ciò. Mi hanno dato un'idea per il costume di un'eventuale festa di Halloween per quest'anno. Magari convinco anche un certo Serpeverde ad essere il mio Cavaliere Oscuro per una sera. » Un "Uhhhhhh" fuoriesce involontario dalle sue labbra mentre allunga il braccio per lasciar volar via la cenere dalla punta della sigaretta al di là del balconcino di ferro. « Date le attuali dichiarazioni piuttosto compromettenti immagino che stia procedendo tutta alla grande, mh? » Una domanda che lascia cadere lì, come se nulla fosse. Un quesito però che si porta dietro giorni e giorni di pensieri che hanno affollato la mente della moretta nell'osservare, in silenzio, il comportamento leggermente strano dell'amica. Dopo il rave, i segni della stanchezza erano rimasti per qualche giorno sul suo volto sempre composto e fresco, mai fuori ordine e questo, alla fine, aveva insospettito non poco Max che però era rimasta in silenzio seguendo l'esempio di lei che, in fondo, sembrava non voler parlare di quel qualcosa che si portava dentro con tanto riserbo e mistero. Fa un paio di tiri, in silenzio, continuando a guardare oltre il balconcino, lasciando che gli occhi olivastri si perdano per la distesa incantevole che incornicia le mura di Hogwarts. « Allora pesa o no lo scettro del potere di un Caposcuola? » Alla fine le chiede, con disinvoltura, decidendo di prendere l'intera questione con le pinze, girandoci un po' intorno senza arrivare dritta al sodo. Cosa assai inusuale per una come lei, ma si sforza di non essere diretta immaginando la possibile chiusura a riccio dell'amica. Ancora una volta. « Più che altro, mi dispiace tanto per te e Maddie. Sicuro dovrete fare tutto da sole, visti gli altri due soggetti. » Accenna un mezzo sorriso, alzando un angolo delle labbra. « Che poi circolano voci riguardo al fatto che il Tasso prenderà a breve il volo verso..non mi ricordo dove, ma non è importante. Confermi o neghi? »


    Edited by namacissi; - 11/1/2021, 12:11
     
    .
  3.     +1    
     
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Member
    Posts
    705
    Reputation
    0

    Status
    Anonymes!

    « Privilegi quando il proprietario di questo attacco d'arte è talmente cagasotto da non firmarsi - come se ce ne fosse poi bisogno? Lo sopravvaluti. » Ed eccola, l'entrata in scena targata Maxime Picquery. Non si sarebbe aspettata nient'altro di meno, Maeve, dall'amica. Conosceva il lato impetuoso e veemente della moretta, così in netto contrasto col suo essere noiosamente più flemmatica, d'aver voluto limitare i danni che quei volantini avrebbero potuto scatenare, iniziando a farli sparire prima del tempo. Non aveva temuto una replica ostinata della Serpeverde soltanto perché su quei fogli ridicoli ci fossero accuse così insulse e provocatorie ai suoi danni; conosceva Maxime, se avesse avuto un qualsiasi tipo di reazione di getto contro il malcapitato fautore di quell'affronto, non sarebbe stato solo ed esclusivamente per se stessa. Perché per quanto chi non le conoscesse tendesse a descrivere la Picquery come quella del gruppo indifferente ed unicamente concentrata su di sé, la rossa sapeva fin troppo bene che Max l'avrebbe fatto anche per difendere Maeve stessa da critiche ed accuse infondate - e che, in una qualche maniera, avrebbero ferito anche il più imperturbabile degli individui a lungo andare. Se non altro, sembra che tu l'abbia presa bene. « Quindi stiamo dando per buono che il responsabile sia lui? » commentò, lasciandosi andare ad una risata bassa mentre osservava la moretta affiancarla sul balcone. La catasta di volantini si fece più numerosa, con l'aggiunta dei fogli raccattati dalla mora; ma Maeve smise di darci più peso del dovuto, nell'attimo in cui comprese quanto Max fosse poco turbata dalla faccenda. Forse perché, in fin dei conti, era il soggetto a cui riuscirono ad attribuire subito la colpa ad "impensierirle" poco. Non ci aveva pensato all'istante, la Corvonero, troppo intenta a rimuginare su situazioni ben più gravi che atti di spacconeria rasenti al bullismo - oltretutto insensati. Non aveva neanche memoria del nome del Tasso, studente di un anno indefinito, che aveva preso a tampinarle con scherzetti, provocazioni e sciocchezze che soltanto i ragazzini avrebbero potuto mettere in atto. Tutto molto infantile e tollerabile, se si limita a questo... ma se ha tutta questa insofferenza nei nostri riguardi, qualcuno dovrà pur dirgli qualcosa prima o poi. Anche perché a Maeve, pur dopo essersi sforzata di ricordare cosa avessero potuto fare per guadagnarsi quell'astio gratuito, veniva in mente soltanto un incontro ai limiti del comico in biblioteca. Uno scontro stupido risalente a mesi prima. « Un punto a Tassorosso per la creatività; ma, con tutto il rispetto per un piccolo insolente, mi aspettavo un avversario più... temibile. » accompagnò la sua voce, venata da un certo sarcasmo, scuotendo il viso e sollevando lo sguardo verso l'alto. « Le persone si convincono così di essere gli eroi della storia, da sempre. In fondo si dovranno pur raccontare qualcosa per rendere un po' meno triste la loro vita e renderci antagonisti, perché indifferenti totalmente, è di certo la strada più semplice. Senza capire che, in fondo, i cattivi sono i personaggi più interessanti di ogni racconto. » - « Cos'è che ci rende le cattive della loro storia, poi? Perché io, sinceramente, devo ancora capirlo. Tre quarti, delle stupidaggini che vanno in giro a raccontare, sembrano uscite dai classici film da cliché improponibili. Forse non lo sanno, che alla fine nella realtà, sono quelle come noi a vincere. » aggiunse, con calma, prendendo a giocherellare con l'orlo della gonna che si passò fra le dita nervosamente. « [...] Neanche un Levicorpus innocente? Magari così il sangue gli arriverebbe al cervello, per una volta in vita sua. Dammi un contentino. Uno piccino. » inclinò la testa di lato e arcuò un sopracciglio, fissando l'amica con fare complice. « Buttercup del mio cuore non istigarmi. Per una volta potrei essere malleabile e di supporto in operazioni del genere, ma il mio ruolo da Caposcuola me lo impedisce. » E meno drammi si scatenano in questo periodo, meglio è. Si schiarì la gola, iniziando a pensare a qualche stratagemma per distrarre Max e darle almeno una parvenza di soddisfazione per quell'oltraggio appena subito da entrambe, ma la conversazione slittò subito verso un Soggetto ben diverso ad importanza - che la mise subito sull'attenti. « Date le attuali dichiarazioni piuttosto compromettenti immagino che stia procedendo tutta alla grande, mh? »tumblr_inline_ou4ypogUxW1rkaper_540 Distolse per un breve istante lo sguardo dall'amica, puntandolo in un punto indefinito del promontorio che si ritrovavano davanti a quell'altezza, sebbene dalla sua posizione da seduta riusciva a distinguerlo soltanto parzialmente. « Sì. Più che alla grande. L'Albatros è... » Cosa Maeve? Cos'è Derek? « ... una continua sorpresa. Di quelle belle. E disarmanti. » spiegò con voce più dolce, non rendendosi neanche conto del sorriso più genuino che le spuntò sulle labbra mentre ripensava a tutti gli eventi delle ultime settimane. All'infuori del tragico epilogo della serata del rave, al quale cercava di non pensare ossessivamente per non finire nella paranoia, i momenti vissuti con Derek da Febbraio in poi l'avevano investita in pieno con una tale forza ed un'imprevedibilità impossibile da contrastare. E non voglio neanche farlo. È questo ciò che mi lascia senza parole. Così come il mio essere costantemente in pensiero per lui, dopo ciò che è successo al rave. Sta meglio sì, all'apparenza sembra essere tornato tutto alla normalità, però... lo sento che non è davvero così. Non posso biasimarlo, ma non posso neanche fare a meno di assicurarmi che stia bene. Che Max fosse lì a chiederle delucidazioni tuttavia, diede l'ennesima conferma alla Corvonero su quanto dovesse apparire a tutti fin troppo inaccessibile nel mostrare i propri sentimenti. Non le veniva facile, raccontare di quelle strane emozioni che iniziavano a minacciare di prendere il sopravvento - e che sotto certi versi, l'avevano ormai preso con fin troppa prepotenza. Fra amiche, sarebbe stato in fondo normale chiedere qualche consiglio per non sentirsi così spaesata, ma non era in alcuna maniera la Cousland quella del gruppo ad essere più aperta e dalla parlantina sciolta quando si trattava di sentimentalismi - e quelle romanticherie così estranee alla persona metodica qual era. Non che parlarne con Saw sarebbe semplice comunque. Mi mette a disagio anche solo pensare, di dirle quanto inizi a sentirmi legata a suo fratello. Nana invece... è Nana. Probabilmente ha una visione troppo distante dalla mia. A conti fatti, escludendo Ella, che non reputava neppure come una vera e propria amica quanto una conoscenza ancora in prova, Max era quella che Maeve reputava la più vicina nella linea di pensiero. E quella che sa molto più di tutte, fin dove la tua inesperienza si spinge Maevey, ricordiamocelo anche questo. Se non altro, poteva essere la prima con cui confidarsi un minimo, considerata la marea di altre omissioni che stava tenendo per sé da quando era finita nel corridoio degli orrori oltre le tende del Burlesque. Un briciolo di verità ve la devo. E non voglio che pensiate cose strane su me e Derek, vedendomi assorta. Persa in quel groviglio di pensieri, venne ridestata dalla voce della Serpeverde, rendendosi conto di averle concesso una risposta fin troppo concisa riguardante l'Hamilton... e che Maxime avesse glissato su altro, prima che potesse riuscire ad aggiornarla su sviluppi che si era tenuta per sé per tutta l'estate ed oltre. « Allora pesa o no lo scettro del potere di un Caposcuola? Più che altro, mi dispiace tanto per te e Maddie. Sicuro dovrete fare tutto da sole, visti gli altri due soggetti. Che poi circolano voci riguardo al fatto che il Tasso prenderà a breve il volo verso..non mi ricordo dove, ma non è importante. Confermi o neghi? » Si strinse nelle spalle, ritornando col viso in direzione della mora, indirizzandole un sorriso stringato. « Non pesa più di tanto. All'infuori delle ronde notturne un po' una palla, in fondo è solo un continuo star dietro a ragazzini che pensano di essere più furbi del sistema, giocando ai ribellini che se ne fregano delle regole. Friday non è male, dopotutto. Sembra abbastanza ligio al dovere, per ora. » Fece una pausa, inarcando un sopracciglio, voltandosi maggiormente col busto in direzione dell'altra. « In realtà credo che i professori si accorgano praticamente di tutto, ma il più delle volte preferiscono delegare a noi l'arduo compito di punirvi e sottrarre punti. E sì, a quanto pare Tassorosso resterà a breve senza Caposcuola. Qualche nome papabile per la sostituzione? Il nostro stalker non è fra di questi, sia chiaro. » sciogliendosi pian piano, scoppiò infine in una risata divertita, dalla durata troppo breve ma finalmente sincera prima di rifarsi progressivamente silenziosa. « Max... devo dirti una cosa. » Prese un respiro, sollevando le gambe nude tenute distese fino ad allora, passandoci le braccia attorno quasi a schermarsi dal fresco venticello dovuto all'altezza del posto. « Siamo amiche, in genere ci diciamo tutto subito... Non arrabbiarti, se questa cosa arriva un po' in ritardo. » Un po' tanto, in ritardo, considerato che abbiamo passato le vacanze insieme ad agosto, siamo state ad un rave, abbiamo festeggiato di tutto e di più ed altri giorni si sono susseguiti senza che io ne abbia fatto parola. « Qualche settimana fa Derek è stato da me. È venuto a Stornoway, quest'estate, prima della partenza d'entrambi. » Il sorriso le si allargò di nuovo incontrollabilmente, mordendosi il labbro inferiore per sentirsi il meno possibile ridicola per quelle reazioni assurde, non staccò gli occhi dal viso dell'amica per scrutarne ogni possibile variazione d'espressione. « Mi ha chiesto se... » mi fido di lui. E si bloccò, all'improvviso. Si fosse trattato di altro, qualsiasi altra vicenda che l'avesse riguardata da vicino, parlarne con le amiche più strette che avesse - o Theseus in alternativa - sarebbe stato l'approccio più naturale da adottare. Avrebbero sviscerato insieme l'argomento, scherzandoci su come spesso accadeva per le più svariate questioni, anche prendendosi in giro a vicenda. Ma in quel momento, con le voce che le si incrinò in gola, Maeve capì che se non avesse raccontato quasi nulla di ciò che stesse accadendo di preciso con Derek - fra appuntamenti, la caccia per il Midsummer, il ballo e l'ultima fuga notturna estiva prima del 31 agosto - l'imbarazzo, il suo essere introversa nelle questioni così personali o le inibizioni inculcatele dai Cousland, poco c'entrassero. Se sono stata così ermetica è perché... riguarda solo noi. Solo me e Derek. È una cosa nostra. « Mi ha detto che non ha intenzione di frequentare nessun'altra. » Riuscì a confessare finalmente, tutto d'un fiato, come se potesse trattarsi di chissà quale assurdo segreto capace di farle avvampare il viso. Probabilmente, chi li aveva osservati dall'esterno in quegli ultimi tempi, ci era perfino già giunto a quella conclusione inevitabile... Ma confidare il fatto in maniera concreta a Maxime, seppur senza scendere in alcun dettaglio su tutto il resto, diede alla Caposcuola in prima persona ancor di più la consapevolezza che ormai fosse molto più che presa e incuriosita dal giovane Hamilton. Davvero non l'avevi ancora capito, Maevey? O volevi non vedere l'inevitabile? Per Rowena, un giorno di questi mi viene un collasso. Me lo sento. « Max... » continuando a scrutare la mora, strinse con più forza la presa sulle gambe, poggiando il viso contro le ginocchia - rendendosi ancor più piccola di quanto già non fosse. « Come si fa a capire, quando quella che pensavi fosse un'affinità imprescindibile, inizia a diventare qualcosa... di più? Qualcosa di più importante. » Quella lunga frase sussurrata, le venne fuori con una facilità estrema, una volta preso il via; anche se non riuscì nemmeno a pronunciarlo, il nome di quel papabile sentimento in fase di sviluppo in lei - ed anche solo farne riferimento fra le righe, fu capace di farle sentire ancora più calore affluirle praticamente in ogni angolo del corpo, insieme all'ormai immancabile spasmo nello stomaco "made in Derek". « Lo sai, quanto io poca esperienza abbia in merito e quanto selettiva sia. Non mi accontenterei mai. E... non mi sono mai sentita così. È... » Strano. Incontrollabile. Bello ai limiti del descrivibile e fastidioso al tempo stesso. Fa anche una paura fottuta; ma ormai è come se non potessi più farne a meno. Non entrò in merito a tutto quel mix di sentimenti, emozioni ed impulsi che l'avevano ormai colpita a causa del moro in questione, limitandosi ad emettere un basso lamento, sollevando poi le braccia per nasconderci sotto la testa e il viso. « Ahh, voglio sprofondare. Io non mi imbarazzo mai. Cos'è tutta... questa... roba nuova?! » la risata liberatoria le venne fuori soffocata, per via della posizione che mantenne per una buona manciata di minuti, prima di decidersi a riemergere ricercando gli occhi della compagna. « Lascia stare... Parliamo sempre di me, in questi ultimi tempi. Tu come stai? » borbottò, scostandosi i capelli scompigliati dalla faccia, risistemandoseli dietro le spalle nel tornare composta. « Sai, aspetto ancora che tu ti senta pronta per rivelarmi chi sia il tuo qualcuno. » Perché qualcuno dev'esserci Maxime. E non lo so soltanto perché l'hai ammesso tu stessa, qualche mese fa.



    Edited by ~Zireael - 24/11/2020, 03:22
     
    .
  4.     +3    
     
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Member
    Posts
    473
    Reputation
    0

    Status
    Anonymes!
    « Non pesa più di tanto. All'infuori delle ronde notturne un po' una palla, in fondo è solo un continuo star dietro a ragazzini che pensano di essere più furbi del sistema, giocando ai ribellini che se ne fregano delle regole. Friday non è male, dopotutto. Sembra abbastanza ligio al dovere, per ora. » Le lancia un'occhiata di sbieco, prendendo un altro tiro di fumo per poi lasciare che il labbro inferiore fuoriesca appena in avanti, per un esemplare broncio. « Una palla come il fatto che non puoi essermi di supporto in operazioni correttive suppongo. » Commenta con un'alzata furba di sopracciglia prima di lasciarla proseguire. « Spero vivamente che al caro Pio non passi nemmeno per l'anticamera del cervello il nome di Jimmy Fallon. Dai, okay l'essere tenerini, coccolosi e petalosi, ma non può andare a pescare il più cagasotto di Tassorosso per farlo Caposcuola, su. Sarebbe una barzelletta vivente. » Scuote la testa, con convinzione, trovando che il nome del loro adorabile stalker fosse in assoluto il meno indicato a ricoprire una simile carica, tanto importante tra le quattro mura del castello. « Però ora ti propongo un altro scenario: Ella Caposcuola. Cioè quanto sarebbe mindblowing? Magari sarebbe la mossa giusta per scuoterla un po', chi lo sa. » Rimugina un po' sopra la cosa prima di essere inevitabilmente richiamata dalle parole e dal tono di voce della rossa. Si volta a guardarla, gli occhi leggermente sgranati. « Siamo amiche, in genere ci diciamo tutto subito... Non arrabbiarti, se questa cosa arriva un po' in ritardo. » Rimane immobile sulle prime, mentre la mente prende ad elaborare vari scenari che potrebbero andare ad incastrarsi con ciò che le ha appena detto Maeve, per poi sciogliersi in un annuire silenzioso che sembra volerle dire di continuare con ciò che vorrebbe dirle. « Qualche settimana fa Derek è stato da me. È venuto a Stornoway, quest'estate, prima della partenza d'entrambi. » Le sopracciglia si inarcano appena, pensando improvvisamente al peggio, così com'è successo subito il rave, la sera del banchetto quando l'ha vista tanto spenta quanto piuttosto turbata e logorata da qualcosa, ma si rilassano poco dopo notando il sorriso bambinesco che si profila sulle sue labbra rosee. Allunga le gambe, Max, mentre fa un altro tiro, voltando il capo per lasciare che il fumo non le finisca in faccia per poi tornare a fissarla, impaziente. « Mi ha chiesto se... » Lei si blocca e Max rimane così, appesa e tormentata dal sapere la fine di quella storia. In fondo, per quanto la curiosità in generale non le appartenga troppo, sembra fare un'eccezione quando si tratta delle persone a lei più care. « Mi ha detto che non ha intenzione di frequentare nessun'altra. » Non può trattenersi dal sorridere, trovando estremamente adorabile il rossore che le accalda le guance e la tanta attesa di cui ha caricato quella confessione, facendola sentire un po' spettatrice partecipe dell'articolato mondo emozionale della Cousland. Su quello, dopotutto, si è sempre trovata molto affine alla rossa: entrambe fin troppo prese dal mondo, dalle ambizioni, da qualsiasi altra cosa, da non saper mai bene come esprimere certe verità, tenute perlopiù taciute e silenti dentro di loro. Ed è effettivamente quasi un onore essere messa al corrente di cosa passa per il cuore di Maeve, tanto sono rari e sporadici certi attimi fuggenti. « Beh, è una cosa bella no? » Si ritrova a commentare dopo qualche istante e un sorriso sincero a tirarle su gli angoli delle labbra. « Cioè, ne siamo contente, giusto? Certo, mi sembrava una cosa ormai appurata, ma sentirselo dire credo sia..- » non trova effettivamente una parola, forse perché lei non si è mai ritrovata in quella situazione. Perlomeno non con una persona che le fa battere il cuore. « - davvero top? » Non scova niente di più poetico ma è comunque un'immagine che sembra essere perfettamente in linea con i pensieri piuttosto realistici della Picquery. « Max...Come si fa a capire, quando quella che pensavi fosse un'affinità imprescindibile, inizia a diventare qualcosa... di più? Qualcosa di più importante. » Fa una smorfia, una di quelle che sembra precedere una frase del tipo "Roba pesante questa, è?" Un tale carico emotivo sul quale la mora ha bisogno di pensare qualche secondo buono. « Lo sai, quanto io poca esperienza abbia in merito e quanto selettiva sia. Non mi accontenterei mai. E... non mi sono mai sentita così. È... » Si ritrova a sorridere di fronte alla palese sensazione che le colora il viso dello stesso colore dei capelli mentre prova a dare un nome a quel qualcosa che forse un nome già ce l'ha ma a cui lei veramente non vuole darglielo. Perché fa paura, cazzo, da morire. « Credi che io abbia così tanta più esperienza di te? » Si ritrova a chiederle, a metà tra il sarcasmo e l'onestà. « Quelle "tre parole, sette lettere" non le ho mai dette nemmeno io. » Si ritrova a confessare senza vergogna alcuna mentre finisce di fumare la sigaretta per poi spegnerne il mozzicone contro la pietra alle sue spalle, mimando uno "shh" nel mentre. « Ti ricordo che il segreto professionale di questo magico momento cuore a cuore ti impone di essere soltanto Vee e non Maeve Cousland, intransigente Caposcuola Corvonero che toglie i punti a destra e sinistra come fossero caramelle. » Sciabola le sopracciglia, con divertimento, prima di tornare improvvisamente seria. « Però mi sono innamorata, questo sì. » E lo sono tuttora. « Perché è questo il verbo che non vuoi usare, perché sembra più grande di te, con tutte le conseguenze che si porta dietro, ma è esattamente questo. » Un po' la canzona, un po' cerca di infonderle tutto il suo appoggio che, ora come forse mai prima di quel momento, è incondizionato così com'è estremamente intimo il momento che condividono. E mentre pensa a cosa risponderle, effettivamente, tutto ciò che le viene in mente è la sera del compleanno di Domiziana a Bora Bora. E poi ancora Halloween. E di nuovo il suo compleanno al rave. Il bacio. I baci. E poi quella notte, il caldo emanato dalla sua pelle, tanto vicina da sentirla attraverso le lenzuola, ma altrettanto distante mentre le dava le spalle. E ora nemmeno riesco a parlarle. Deglutisce guardando fissa di fronte a sé, focalizzandosi su un punto non ben identificato in fondo al corridoio. « Te ne accorgi quando non riesci a pensare ad altro, anche durante le lezioni - nel mio caso, soprattutto durante quelle -, quando ne cerchi lo sguardo in mezzo ad una folla e quando lo incontri, sorridi come un'emerita deficiente. Quando qualcuno dice qualcosa che ti fa ridere e ti giri a cercarlo per vedere se ha fatto ridere anche lui. Quando senti le maledette farfalle nello stomaco non appena ti sfiora. Quando ogni passo in più ti fa paura ma ti eccita sapere cosa c'è dopo, quale altra esperienza potreste vivere insieme. » L'espressione che le rivolge sembra chiederle se anche una delle cose che ha appena elencato le sembra vagamente famigliare. « E se posso dare un giudizio esterno, assolutamente imparziale: tu non è che sei solo cotta a puntino, per un'affinità imprescindibile, tu sei molto di più e già da un po' di tempo. » La fissa negli occhi verdastri e arriccia le labbra in un sorriso prima di darle un buffetto sulla spalla non appena lei si chiude a riccio, completamente imbarazzata. « Ahh, voglio sprofondare. Io non mi imbarazzo mai. Cos'è tutta... questa... roba nuova?! » Si unisce alla sua risata, spensierata a sua volta, la testa che incontra il muro alle sue spalle. « Lascia stare... Parliamo sempre di me, in questi ultimi tempi. Tu come stai? Sai, aspetto ancora che tu ti senta pronta per rivelarmi chi sia il tuo qualcuno. » Domanda, in fondo, più che lecita. Se l'aspetta da mesi e ora non può che arrivare nel momento più sbagliato, considerati i rapporti piuttosto freddi con Nana. Storce le labbra, stringendosi nelle spalle. Okay, ci siamo. « Okay, credo sia arrivato il momento di vuotare il sacco a mia volta. Mi sembra giusto. » Fissa un attimo il soffitto, prendendo un gran respiro, per poi tornare a guardare di fronte a sé. « Allora, sì insomma, il mio qualcuno..- Ma cosa? Tu brutto deficiente! Hai pure il coraggio di continuare? Aspetta che ti prenda e il sangue al cervello non te lo toglie nessuno. La gente mi ringrazierà per questo servizio pubblico. » Si alza in tutta fretta, non appena in fondo al corridoio compare la figura di Jimmy, tutto intento a riappendere nuovi manifesti del suo odio nei loro confronti. Sfodera la bacchetta senza pensarci troppo e comincia a corrergli dietro non appena il topolino prende la via della fuga a manetta. « Vee, ci vediamo a cena! » Urla prima di svoltare l'angolo.

    E' passato del tempo da quando si sono ritrovate nel loro terrazzino a parlare in una totale confidenza e intimità e Max non ha davvero trovato più un momento buono per parlare. Ora è quasi Natale e quello è il loro penultimo weekend prima delle vacanze, ottimo per fare gli ultimi acquisti che sono rimasti ad entrambi da sbrigare. « Quest'anno papà starà da zia e credo riuscirò a vederlo prima di partire per la Svizzera. » Si ritrova a commentare, decisamente su di giri, non appena escono da Mielandia, lei tra le mani un frappuccino bello carico da zuccheri che la fa sentire subito a casa. Ne prende subito un sorso, emozionata come lo è sempre quando riesce a trovare un po' di New York anche nel Regno Unito e lo fa troppo velocemente tanto che la coglie quella strana sensazione di ghiaccio generale. « Oddio, oddio, mi si è gelato il cervello! » Salta su i piedi, aspettando che quel fastidio le scivoli via mentre ridacchia nell'incontrare nuovamente lo sguardo olivastro della rossa. La prende a braccetto, dopo essersi risistemata meglio lo sciarpone LV a proteggerle il viso fino al naso, incamminandosi così verso la piazza di Hogsmeade per attraversarla tutta e portarsi verso l'Emporio, lì dove hanno deciso di cercare qualcosa per Ella. « Comunque dicevo: papà. Vorrei fartelo conoscere. Finora hai incontrato solo la parte peggiore dei miei geni e mi farebbe davvero piacere presentartelo. » E' importante per lei, le si legge in faccia e non fa nulla per nasconderlo. Non è un mistero per nessuno il rapporto quasi simbiotico che ha intrecciato fin da quando ha ricordi con Thomas Picquery, l'eroe della sua storia, il principe azzurro di ogni sua fiaba mentale. E il farlo conoscere a Maeve è forse uno dei più grandi passi d'apertura - e uno degli ultimi - che si sente di fare nei confronti della rossa. Già, ma comunque manca un altro pezzo importante. Scocca la lingua contro il palato, Max, mentre alcuni raggi di sole incontrano la neve che si è accumulata il giorno prima lungo i lati delle strade, andando così a riempire il campo visivo della mora di punti luce. « Vee, ti devo dire una cosa. » Arresta il suo passo bruscamente, costringendo la rossa a fare lo stesso, legate come sono. Si guarda intorno, giusto un istante e poi torna a guardare lei. « Ora io te la dico, ma tu mi prometti che non ti arrabbi per il ritardo e soprattutto che non collassi qua, seduta stante. » Non è nemmeno una richiesta ma più una presa di posizione, una sorta d'imposizione. « Okay, ti ricordi quando abbiamo parlato dei nostri "qualcuno"? Bene, il mio qualcuno ha un nome, un nome che conosci molto bene. Ma un sacco. » Continua a ritardare, a prendere tempo, sapendo bene di aver ormai lanciato il sasso e di non poter più recuperarlo in alcun modo. Ma poi perché dovrei? Voglio che venga fuori, ne ho bisogno. « E' Domiziana. E' tipo sempre stata lei. E lo è stata la sera del rave quando ci siamo baciate e lo è stata anche dopo quando..-» continua a manetta, in un vero e proprio flusso di coscienza, senza darle il tempo di metabolizzare perché vuole arrivare in fondo senza interruzioni « - quando l'abbiamo fatto e niente, sono tanto contenta per questo ultimamente anche se non mi piace il Natale, ma è anche grazie al fatto che arriva papà, sì, però è più per Nana, ecco. » Arriva in fondo e si blocca, cercando di decifrare lo sguardo dell'amica in silenzio. « Non te l'ho detto prima perché dopo il rave mi sembravi strana, come se fosse successo qualcosa di grosso con Derek e poi ho cominciato ad essere strana io con lei e non le ho parlato per due mesi buoni, cioè te ne sarai accorta, non volevo rimanerci da sola. » Una delle punte peggiori che ha mai raggiunto in vita sua, quella, una delle decisioni più stupide. « Perché mi sono cagata sotto, scusa il francesismo. Ma ora sta andando tutto per il verso giusto, per una volta: lei, papà, una vaga decisione sul mio futuro e ho capito di essere pronta a dirlo. » A dirtelo. Le lascia ancora qualche altro minuto. « Se stai per stramazzare a terra, ti prego dimmelo prima perché almeno mi preparo psicologicamente a smaterializzarmi, anche se all'ultima lezione non è andata benissimo, dato che mi si è spezzata la gamba destra. Dettagli!»
     
    .
  5.     +2    
     
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Member
    Posts
    705
    Reputation
    0

    Status
    Anonymes!

    « Credi che io abbia così tanta più esperienza di te? Quelle "tre parole, sette lettere" non le ho mai dette nemmeno io. Ti ricordo che il segreto professionale di questo magico momento cuore a cuore ti impone di essere soltanto Vee e non Maeve Cousland, intransigente Caposcuola Corvonero che toglie i punti a destra e sinistra come fossero caramelle. Però mi sono innamorata, questo sì. Perché è questo il verbo che non vuoi usare, perché sembra più grande di te, con tutte le conseguenze che si porta dietro, ma è esattamente questo. » Per un istante, la rossa pensò di chiudere il discorso in tutta fretta, nonostante fosse stata lei per prima ad entrare in un argomento così tanto complicato. Non si aspettava una reazione così espansiva e loquace dell'amica, non credeva neanche che Max avrebbe preso così tanto seriamente quella sua richiesta di delucidazioni. Maeve dovette tenere a bada un'infinità di sentimenti contrastanti mentre ascoltava, sforzandosi di fare in modo che il suo imbarazzo e il disagio non trapelassero dall'espressione del volto, con risultati non molto soddisfacenti. « Io non... » mi stavo riferendo all'amore. Avrebbe voluto continuare la frase, ma si bloccò, zittendosi prim'ancora di giungere da sé alla conclusione che - per una volta - la mora al suo fianco fosse pienamente nella ragione. Quell'indicibile parola con la A, quel verbo che Max a differenza sua aveva avuto il coraggio di prendere in considerazione, lei non era riuscita a menzionarlo mai prima di quella giornata. Anche pensarlo, era off-limits. Con l'andare dei mesi, aveva attribuito alla sua sintonia naturale con Derek un'infinità di nomi: affinità, attrazione, intesa e chimica fuori dal comune, empatia, addirittura dedizione da parte sua - perché se già prima di conoscerlo nessuno era degno delle sue attenzioni, da Febbraio lei non ci pensava neanche a paragonarlo al resto del mondo. Ma andiamo Max, chiamarlo... Amore? Si morse a fondo il labbro inferiore, raggomitolandosi ancor di più nella sua posizione sul pavimento, distolse lo sguardo dall'amica - quasi potesse evitare in quel modo di far notare il proprio imbarazzo crescente. Non che perdersi con le iridi verso il cielo potesse aiutarla poi tanto. Che la rossa non fosse avvezza, a tutta quella roba sentimentale - e non solo! - Max l'aveva scoperto ormai da temp, ed anche se spesso e volentieri la punzecchiava giocosamente, su quel balcone non era in procinto di infierire ancora nella sua inesperienza. Fu proprio la serietà con la quale la mora prese a risponderle, che spinse Maeve a porgerle ulteriori domande, sebbene fosse perfettamente consapevole che nessuno potesse davvero aiutarla a far luce sull'entità del sentimento che provava. Era lei stessa l'unica alla quale avrebbe dovuto porgere dei quesiti e forse, una parte della giovane, ci era già giunta alla conclusione; si trattava però di una di quelle consapevolezze rimaste inespresse, per la quale le serviva ancora del tempo, prima di accettarla a pieno. « Te ne accorgi quando non riesci a pensare ad altro, anche durante le lezioni - nel mio caso, soprattutto durante quelle -, quando ne cerchi lo sguardo in mezzo ad una folla e quando lo incontri, sorridi come un'emerita deficiente. Quando qualcuno dice qualcosa che ti fa ridere e ti giri a cercarlo per vedere se ha fatto ridere anche lui. Quando senti le maledette farfalle nello stomaco non appena ti sfiora. Quando ogni passo in più ti fa paura ma ti eccita sapere cosa c'è dopo, quale altra esperienza potreste vivere insieme. » Allo sguardo inquisitorio della Serpeverde, alla quale lanciò una rapida occhiata esasperata ed afflitta per la palese "sconfitta", non replicò se non sospirando ed emettendo un flebile gemito lamentoso che andò a soffocare contro le gambe. In parte, riuscì a ritrovarsi nelle parole con le quali Max tentò di spiegare quel sentimento indefinibile. Ma soltanto in parte... E non perché sia troppo, rispetto a ciò che provo. Semmai è il contrario. È troppo poco rispetto a ciò che sento io quando penso a Derek e sono con lui. Non è solo un pensiero costante, si fa sempre più persistente e fisso; non sono solo farfalle nello stomaco, quelle sono belle che andate già dalla prima sera, carbonizzate dal fuoco impetuoso che mi scorre dentro; non è più sola sintonia. Non è mai stata, soltanto quella. Non è una cotta e nemmeno una stupida infatuazione, come accade a tutti i nostri coetanei, che si stancano e perdono interesse dopo qualche giorno. Affondò ancora di più col viso sulle ginocchia, nascondendosi maggiormente dagli occhi verdognoli della Picquery, prese ad esalare un serie di lamenti che poco avrebbero avuto di comprensibile per l'altra. La Maeve di qualche mese addietro, quella prima dell'interesse scattato con l'Hamilton, sarebbe scoppiata in una risata fragorosa se soltanto Maxime avesse menzionato un suo possibile coinvolgimento emotivo con un loro compagno... o che avesse potuto provare qualcosa del genere per un qualsiasi essere umano, perfino. Era troppo metodica, selettiva, pretenziosa, fredda all'apparenza. Ed il fatto che si fosse fatta un'idea dell'amore e le relazioni tutta sua, leggermente idealizzata anche a causa dei grandi classici che adorava leggere, di certo non l'aveva aiutata nel farsi andare bene qualcosa che non fosse quantomeno totalizzante. Ci si era quasi rassegnata, all'idea che avrebbe dovuto aspettare molto più delle altre, per trovare ciò che voleva. Ed è anche questo il punto: io con lui non mi accontento in nulla. Anzi, tutto va sempre oltre ed al di fuori di qualsiasi aspettativa si possa avere. Ciò che la spaventava maggiormente, per ironia, era un perfetto controsenso: non era più spaventata, non come aveva iniziato ad esserlo i primissimi tempi. Com'era ovvio e naturale alla loro età, come sarebbe stato scontato da parte sua, avrebbe dovuto respingere quella che le avevano insegnato a definire una distrazione, contrastando l'idea di rendersi debole con un sentimento che considerava profondo - e che invece, stando a ciò che le avevano instillato i Cousland come legge universale, era soltanto effimero ed abbagliante. Lei tuttavia, da mesi, stava facendo tutto il contrario rispetto a ciò per cui l'avevano preparata: si stava esponendo sempre di più, addirittura arrivando a permettere al ragazzo di superare le sue barriere mentali di spontanea volontà, scoprendo la sua natura da Legilimens come mai aveva fatto con nessun'altra persona - familiare, o meno. È così che ti senti tu, Max? Perché se provi anche solo la metà di questo, allora siamo fregate entrambe. Chi è questo tuo qualcuno però? Com'è possibile che non me ne sia accorta, se è un nostro compagno di scuola e ti distrae perennemente a lezione? « E se posso dare un giudizio esterno, assolutamente imparziale: tu non è che sei solo cotta a puntino, per un'affinità imprescindibile, tu sei molto di più e già da un po' di tempo. » Buttò fuori un sospiro profondo, rifacendosi improvvisamente seria e scostando il volto da sotto le braccia, ricercò gli occhi verdi dell'altra. « È così evidente? Dimmi che non sembro una sottona, perché non lo sarò mai. No, anzi, non dirmelo. Non voglio saperlo. » Non mi interessa, ciò che possono pensare gli altri. Biascicò scoppiando in una risatina nervosa, scuotendo il viso e riprendendo poi ad occultarsi alla vista dell'altra. Tergiversare su di lei, non fu soltanto un obbligo per liberarsi dall'impiccio. Era la prima volta che Max faceva riferimento a quella fantomatica persona capace di farle battere il cuore, quindi provare ad ottenere un nome fu tanto naturale quanto semplice per la Corvonero. « Okay, credo sia arrivato il momento di vuotare il sacco a mia volta. Mi sembra giusto. Allora, sì insomma, il mio qualcuno..- Ma cosa? Tu brutto deficiente! Hai pure il coraggio di continuare? Aspetta che ti prenda e il sangue al cervello non te lo toglie nessuno. La gente mi ringrazierà per questo servizio pubblico. » Si preparò, psicologicamente, a dar supporto a Max qualsiasi fosse stata l'identità del suo qualcuno. Risedendosi composta, almeno un po', lasciò andare la testa contro il muro dietro di sé aspettando con pazienza che la mora arrivasse al punto... ma ancora una volta, qualcosa le impedì di scoprire chi fosse il fortunato. Sbuffò, nello scorgere a sua volta la fonte della distrazione che portò Max a saettare via nel corridoio, riportandosi in piedi con lentezza ed anche piuttosto di malavoglia. « Dai, Max lascialo perdere. » Ruotando gli occhi infastidita, raccolse tutti i volantini sparpagliati lì attorno, non intenzionata a vendicarsi del piccolo stalker come l'amica né tantomeno a corrergli dietro. « Non costringermi a sottrare altri punti a Serpeverde! » 5a513c4e211aead394de76a97ef4fa157d856663[...] Era passato qualche tempo da quella chiacchierata interrotta bruscamente. L'aria Natalizia accompagnava ormai ogni uscita al di fuori del Castello, festa sempre più vicina che aveva portato entrambe le ragazze in giro per Hogsmeade, alla ricerca degli ultimi regali. Col suo speziato e caldo Chai Tea alla mano, Maeve ne sorseggiava piccole dosi man mano che la passeggiata con Max si prolungava, con la sua lista ormai completata - all'infuori di un unico regalo, probabilmente il più importante, che doveva ancora arrivarle dagli Stati Uniti perché impossibile da recapitare via gufo considerato il valore e la fragilità. Come fanno i babbani ad affidarsi a questi tempi di consegna? È veramente improponibile. Certo, sarà anche più sicuro, però uffa... « Quest'anno papà starà da zia e credo riuscirò a vederlo prima di partire per la Svizzera. Oddio, oddio, mi si è gelato il cervello! » Rallentò l'andatura, una volta fuori da Mielandia, voltandosi verso la mora per accertarsi non fosse in procinto di stramazzare al suolo per lo sbalzo termico e la probabile congestione che prima o poi si sarebbe beccata. « Ma mi sembra anche ovvio: ti pare normale bere quella roba ghiacciata a Dicembre? » Inarcò un sopracciglio, canzonandola giocosamente. « Comunque dicevo: papà. Vorrei fartelo conoscere. Finora hai incontrato solo la parte peggiore dei miei geni e mi farebbe davvero piacere presentartelo. » Annuì, riprendendo a camminare a passo lento, osservando distrattamente le vetrine addobbate a tema Natalizio. A differenza dei genitori di Savannah, che aveva soltanto intravisto qualche volta a casa Hamilton, Rocket e Cassandra, che conosceva un po' di più, Maeve non aveva ancora avuto il piacere di incontrare di persona il famoso Thomas Picquery. Sapeva per certo che quell'uomo le sarebbe piaciuto, a priori. Non tanto per il ruolo che aveva ricoperto negli USA, per via del lavoro al Ministero, quanto per il modo in cui Max ne parlava - quasi fosse il suo eroe personale. La giovane dei Cousland non aveva mai provato quel genere di sentimento per nessuno dei suoi genitori, né alcun familiare. A volte si ritrovava a chiedersi come sarebbe stato, avere un Rocket come padre, una figura genitoriale che ti amava incondizionatamente e colmava di attenzioni e frasi affettuose; od anche un solo Thomas, che pareva conoscere sua figlia più di quanto ci si potesse aspettare, considerato il troppo tempo che passava distante da lei e Liv. I suoi genitori neanche si sforzavano di colmare il perenne distacco, o conoscerla davvero all'infuori gli obblighi e doveri di cui le avevano fatto carico soltanto perché era una Cousland. « Magari riusciamo a vederci nel mezzo, prima di Capodanno? Calcola che starò a Stornoway ovviamente, quindi se mi liberi dalla tortura del Vecchio, decisamente meglio. E poi sono curiosa anch'io di conoscere finalmente tuo padre. » Continuando a camminare e a sfilare davanti ai vari negozietti colmi di altri studenti, fece un pausa, sistemandosi il colletto del cappotto per una folata di vento gelido. « Anche se immagino che essendo ormai a pochi mesi dalla fine di Hogwarts, potrebbe venire più spesso a trovarti a casa ad Hogsmeade no? Anzi, a proposito, come sono i prezzi d'acquisto? O il loft l'hai affittato? Sto già pensando a Settembre, sì. E no, mi dispiace infrangere i sogni di gloria delle Mean che ci vedono tutte insieme in un appartamento superchic, ma preferisco vivere da sola almeno per un po'. » tentò di compiere un ulteriore passo, guardando di sbieco la mora alla quale rivolse un sorrisetto soddisfatto per quella quasi conquistata indipendenza, ma venne bloccata dai movimenti dell'altra. « Vee, ti devo dire una cosa. Ora io te la dico, ma tu mi prometti che non ti arrabbi per il ritardo e soprattutto che non collassi qua, seduta stante. » Perché dovrei arrabbiarmi o collassare? Corrugò la fronte perplessa, fermandosi di botto per via dell'arresto improvviso di Max, si strinse appena nelle spalle ed annuì così che la mora proseguisse. Riprese a sorseggiare il suo tè, non aspettandosi chissà quale rivelazione, cambiando in fretta opinione non appena notò l'agitazione palpabile nell'espressione ed il tono di voce della Picquery. « Okay, ti ricordi quando abbiamo parlato dei nostri "qualcuno"? Bene, il mio qualcuno ha un nome, un nome che conosci molto bene. Ma un sacco. » Allontanò il bicchiere di carta ecologica dalle labbra, in procinto d'aggiungere qualcosa, ma non sapendo esattamente cosa dire per supportare Max preferì restare in silenzio ed accennarle un sorriso. Non fiatando, provò ad andare ad intuito, per scovare il possibile nome che la mora stava per tirare fuori. In che senso lo conosco un sacco? Gli unici amici maschi coi quali ho un rapporto più stretto sono Theo ed Andy. Il primo lo elimino a priori, ce ne saremmo accorti, il secondo mi hai ribadito non essere il tuo tipo... Quindi chi è? Oh, no aspetta: non è che stai parlando di Caél? Non che mi darebbe fastidio, ma non è proprio il tipo da relazione stabile. Però lui non è a lezione con noi e mi pare di aver capito sia un Serpeverde, quindi no. Di chi diamine stai parlando? I lineamenti del viso della giovane andarono a corrugarsi lievemente mentre si faceva sempre più pensierosa; mordendosi nervosamente le labbra, venne colta all'improvviso da un sospetto infondatissimo ed irrazionale per via della gelosia, alla quale il più delle volte non riusciva a dare un vero e proprio freno. Non. Derek. Cazzo Max, te l'avevo chiesto dall'inizio se ci fosse stato altro o provavi qualcosa. Se viene fuori che è lui, stavolta tiro su una discussione epocale, altro che non collassare. Egoisticamente, la rossa sapeva perfettamente che se dell'Hamilton si fosse trattato, lei a quel punto non avrebbe potuto farci proprio nulla per non ferire Max. Com'è che lo chiamano? Un punto di non ritorno? Non posso fare dietrofront con lui, per non far stare male te. È... impossibile. Per favore, dimmi che non è lui, non chiedermi indirettamente di scegliere... perché questa volta perderesti Max. E non voglio rompere di nuovo il gruppo, a causa dei miei sentimenti e scelte individualistiche. « E' Domiziana. E' tipo sempre stata lei. E lo è stata la sera del rave quando ci siamo baciate e lo è stata anche dopo quando.. quando l'abbiamo fatto e niente, sono tanto contenta per questo ultimamente anche se non mi piace il Natale, ma è anche grazie al fatto che arriva papà, sì, però è più per Nana, ecco. » Maeve si ritrovò ad ascoltare, temendo stesse per essere sganciata la bomba del secolo, eppure nonostante lo sconcerto fu palese sul suo viso arrossato dal freddo, non commentò subito né ebbe alcun tipo di reazione estrema. Si distese piuttosto, riprendendo a respirare e rilassando le spalle, come se nella sua mente analitica ma troppo estranea ai sentimenti di quel tipo, finalmente ogni pezzo stesse iniziando ad andare al proprio posto nel definire il rapporto speciale che legava Max e Nana. « L'avete... fatto? » No, aspetta... in che senso? A rilento, superata la sorpresa, i vari interrogativi e lo shock per non esserci arrivata subito, sgranò gli occhi e schiuse le labbra recependo di botto - e in ritardo - ogni messaggio. « Oh. Oh, ho capito. » Sono un'idiota. Come ho fatto a non capirlo prima? Era tutto così evidente. Era tutto lì, sotto il mio naso, a partire dalla sua scelta ricaduta su Domiziana sin dall'appuntamento per San Valentino. Passò qualche altro attimo in silenzio, sfilando il braccio dalla presa dell'amica, soltanto per voltarsi del tutto verso di lei ed arrivare ad afferrarle la mano con la sua libera. « Lo ammetto: non me l'aspettavo, ma al tempo stesso è tipo... la cosa più giusta che potesse accadere? Insomma, il tuo rapporto con Nana è sempre stato speciale ai miei occhi, solo che non mi ero resa conto di quanto effettivamente lo fosse. » Sulla labbra della Caposcuola apparve un sorriso addolcito, che subito dopo mutò insieme al tono di voce in uno più carico di rammarico, quasi per dimostrarle quanto si stesse sentendo in colpa per non aver capito tutto prima e non esserle stata di supporto. « E quindi adesso... state insieme? Oh, cielo sì che state insieme. È fantastico. Sei innamorata di lei, da sempre? Certo che sì, era ovvio che fosse lei. Gliel'hai detto? E lei come ha reagito? Prova lo stesso, immagino. Okay. Okay, ora respiro. » E poi partì. Spinta dalla curiosità, la felicità di scoprire due delle sue migliori amiche legate da un sentimento diverso dall'amicizia e la voglia di scoprire tutti i retroscena, subissò Max di domande alle quali non le diede neanche modo di replicare. « E... l'avete fatto. » Concluse infine, con un commento che aveva più dello sognante per il suo lato sentimentale, che altro. Max l'avrebbe capito dal modo in cui prese a guardarla, in preda alla contentezza e l'entusiasmo, che la Corvonero ai pregiudizi non ci stesse pensando minimamente. Non avrebbe potuto neanche infuriarsi con l'amica, per averci messo così tanto a confessare. In fondo anche lei stava tenendo per sé un paio di segreti dall'entità spaventosa, così come non raccontava pressoché nulla di ciò che accadeva fra lei e l'Hamilton. Certi momenti non possono essere descritti.. Non perché soltanto privati, ma sarebbe proprio impossibile condividerli con altri, se non col diretto interessato. « [...] Se stai per stramazzare a terra, ti prego dimmelo prima perché almeno mi preparo psicologicamente a smaterializzarmi, anche se all'ultima lezione non è andata benissimo, dato che mi si è spezzata la gamba destra. Dettagli Il corpo di Maeve fu scosso da una sonora risata, mentre rendeva più salda la presa sulla mano dell'amica, uno dei pochi gesti che riusciva ad utilizzare per dimostrare a lei e le altre il proprio affetto. « No, sto bene. Io... sono solo felice per voi. È una cosa bella, perché mai avrei dovuto arrabbiarmi? Sei veramente una sciocca. » La sua risata si spense pian piano, lasciando spazio ad uno sguardo più severo che riservò alla mora, soltanto perché aveva creduto potesse infuriarsi per una notizia assolutamente positiva. Dopotutto, sembra andare davvero tutto bene, dopo il modo orribile in cui è iniziato quest'anno scolastico... Scuotendo il viso per allontanare ancora una volta i pensieri riguardanti la Loggia, ridistese le labbra in un sorriso entusiasta. « Okay, allora! Sai che non ti riempirei mai di domande, soltanto per colmare la mia insaziabile curiosità, com'è successo un attimo fa... Ma sai anche che per qualsiasi cosa, puoi rivolgerti a me. Sono qui, per quanto possa capirne di questa roba dei sentimenti, coi miei consigli per nulla romantici. Sono sentimentale, chiaro? Non scambiamo le due cose! Sentimentale è molto diverso da romantico. » Una risata bassa echeggiò nuovamente fuori dalle labbra rosee della Corvonero, soprattutto per smorzare quel momento in cui il suo lato più emotivo venne fuori. Sollevò lo sguardo verso il cielo nuvoloso, sdrammatizzando come suo solito. Riprese a bere a piccoli sorsi dal suo bicchiere, dal contenuto pressoché gelato ormai, tornando anche a cercare il braccio di Max per riprendere a passeggiare anziché star lì piantonate nel bel mezzo della stradina. « Ora capisco... "Andy e Bart non sono nel mio stile, preferisco il biondo al moro, occhi chiari". Quanti altri messaggi velati mi avevi dato? Che poi ribadisco, perché è proprio necessario: molto meglio gli occhi e i capelli scuri. Siete veramente scontate! »

     
    .
  6.     +1    
     
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Member
    Posts
    473
    Reputation
    0

    Status
    Anonymes!
    « L'avete... fatto? » Max è evidentemente su di giri, con mezzo cervello ancora fuori uso per la coltre di gelo che vi si è calato sopra e l'altra metà energicamente sveglio come non le capita spesso. Non si può comunque trattenere dallo sciabolare le sopracciglia scure con eloquenza, immaginando di andare a solleticare il suo lato più pudico, pregustandone anche il candore delle guance che si vanno tingendo di porpora. « Oh. Oh, ho capito. » Non arrossisce però. Peccato. Anche se oddio, e se ora si incazza perché ho aspettato finora a dirglielo? Si lascia prendere la mano libera, fissandola dritta negli occhi. Almeno ha l'altra mano occupata, darmi una sberla non sembra rientrare nel ventaglio delle opzioni. Oh, sta sorridendo, fermi tutti. « Lo ammetto: non me l'aspettavo, ma al tempo stesso è tipo... la cosa più giusta che potesse accadere? Insomma, il tuo rapporto con Nana è sempre stato speciale ai miei occhi, solo che non mi ero resa conto di quanto effettivamente lo fosse. » Non può che sorridere a sua volta, mordicchiandosi il labbro inferiore divertita. Non è la prima volta che sente quell'aggettivo, speciale, riferito al rapporto che la lega a doppio filo a Nana da quando ha messo piede ad Hogwarts. Anche quando ha vuotato il sacco con Savannah, lei stessa l'ha descritto allo stesso modo lasciando a Max quella sensazione di esclusività sulla punta della lingua, un qualcosa che, dal di fuori, per quanto si potesse provare, sarebbe stato sempre e soltanto inaccessibile, come protetto da una campana di vetro infrangibile. Ed è bello, è una sensazione davvero particolare quella che le provoca quella definizione ripetuta, tanto da sentirsi stringere inaspettatamente lo stomaco che la porta ad arricciare il naso con un'espressione in volto che sembra volerle comunicare un "Sorpresa!". « E quindi adesso... state insieme? Oh, cielo sì che state insieme. È fantastico. Sei innamorata di lei, da sempre? Certo che sì, era ovvio che fosse lei. Gliel'hai detto? E lei come ha reagito? Prova lo stesso, immagino. Okay. Okay, ora respiro. » Il sentire Vee parlarle senza alcuna traccia di rabbia per non aver parlato prima o alcuna forma di giudizio la rilassa all'istante, con gli occhi verdognoli che si fissano in quelli di lei mentre le stringe una mano, in segno di una gratitudine che non esplicita a parole ma che spera possa comprendere comunque. « Okay, aspetta che vado per gradi. Non lo so se stiamo insieme, cioè non ne abbiamo parlato tipo a voce - lo dovrei fare, iniziare il discorso intendo? Tu l'hai affrontato con Derek? E' una cosa che si fa? Dio quanto mi sento stupida. » Ci si sente davvero ma continua a ridacchiare, forse spensierata e tranquilla a livello psicologico come ricorda poche volte di essere stata in vita sua. « Diciamo che non ho mai avuto dubbi su quello che sentivo per lei, non è con lei che ho capito che i ragazzi non facessero esattamente al caso mio, quindi non è stato uno shock infinito, l'ho semplicemente capito subito. » Annuisce. « Immagino che sia lo stesso per lei, sì. » Non le racconta di quanto sia stato assurdo sentirla dire "Ti amo" proprio a lei, della tempesta che quelle due parole le avevano creato dentro, facendola dubitare persino di essersi mai sentita effettivamente viva prima. Decide di non raccontarglielo perché quella non è la sua parte di storia, quella piccola gemma fa parte del racconto di Nana, se mai vorrà condividerlo con qualcun altro al di fuori di Max. « E... l'avete fatto. » Prende ad annuire ma poi registra il leggero tentennamento nella voce di lei e inarca un sopracciglio, incuriosita da quel cambio. Si sente le labbra improvvisamente secche, dietro la sciarpa calda, e se le umetta con la punta della lingua, domandandosi cosa stia passando per la testa dell'amica. « No, sto bene. Io... sono solo felice per voi. È una cosa bella, perché mai avrei dovuto arrabbiarmi? Sei veramente una sciocca. » Scuote la testa, mentre la inclina verso l'alto per ridere, con una grande nuvola di fumo caldo che
    tumblr_inline_qip2x6q2WW1x7g4xc_500
    fuoriesce dal tessuto della sciarpa. « Ehy, non guardarmi così, è una posizione strana la mia, non è che non mi fidassi di te ma non è facilissimo da dire, ecco. » Improvvisamente torna seria perché sì, per quanto si fidi delle sue amiche, non è stato per niente facile fare coming out, esporre una parte di sé che fino a quel momento non era pronta a vedere nemmeno lei stessa. « Okay, allora! Sai che non ti riempirei mai di domande, soltanto per colmare la mia insaziabile curiosità, com'è successo un attimo fa... Ma sai anche che per qualsiasi cosa, puoi rivolgerti a me. Sono qui, per quanto possa capirne di questa roba dei sentimenti, coi miei consigli per nulla romantici. Sono sentimentale, chiaro? Non scambiamo le due cose! Sentimentale è molto diverso da romantico. » Riprende a camminare verso la piazzetta di Hogsmeade, prendendo la rossa sotto braccio, entusiasta e bambinesca quasi da saltellare al suo fianco. Ma quel suo ritornare sul discorso "curiosità" stuzzica nuovamente il suo lato meno discreto. Le sopracciglia si inarcano appena mentre la bocca si arriccia in una smorfia. « Ora capisco... "Andy e Bart non sono nel mio stile, preferisco il biondo al moro, occhi chiari". Quanti altri messaggi velati mi avevi dato? Che poi ribadisco, perché è proprio necessario: molto meglio gli occhi e i capelli scuri. Siete veramente scontate! » Non può che sorridere a quelle parole, un qualcosa di debole, che ha il sapore amaro sulle sue labbra al pensiero di quanti ragazzi ha usato per cercare di mettere a tacere quella predisposizione per tutt'altro. « Com'è che tu ti ricordi i miei messaggi di mesi fa e io non ricordo nemmeno che ho mangiato ieri? » Le domanda. « Lo trovo un pochino ingiusto, chiunque ha deciso come donare la memoria deve aver fatto qualche errore con le dosi e cioè, perché devo rimetterci io? » Beve ancora un altro po' prima di scuotere il contenitore tra le mani per sentire quanto ancora gliene rimane. « Allora diciamo che il mio stile è più non avere un qualcosa di troppo tra le gambe, niente barba e zero vene sulle braccia. » Le indirizza un'occhiata furba ed eloquente. « Ma per quanto tu possa dire che è una scelta scontata, li hai visti bene gli occhi di Nana? » Non si vergogna minimamente di fronte al fatto che sarebbe in grado di dire con assoluta certezza quante sono le pagliuzze dorate nel suo occhio destro, di come la pupilla dell'occhio sinistro è bordata da un filo di azzurro più scuro rispetto al resto. « Comunque se vuoi riempirmi di domande, sai di poterlo fare. » Le lancia un'occhiata di traverso prima di riprendere a bere dalla cannuccia, cercando di farlo quanto più lentamente possibile, sempre sull'attenti, pronta a scoprire se i suoi pensieri si congeleranno nuovamente, da un momento all'altro. « Quasi che immagino il versante che vorresti andare a toccare. » In effetti sarebbe così facile entrarti in testa per capire se ti stai davvero trattenendo da chiedermi qualcosa sul sesso. La fissa, si abbassa la sciarpa affinché possa vedere il sorrisetto sibillino che è nato sulle sue labbra giusto per rendere ancora più palese la cosa. « Non ho problemi a parlarne, in caso. » Continua, la lingua che passa sopra l'arcata superiore dei denti lasciando così gonfiare il labbro superiore. « O magari possiamo non parlarne e passare direttamente alle compere mirate per il nostro soggiorno in Svizzera, dove fingiamo tutte di crederti quando dici che dormirai nella nostra stessa stanza? » Il sorriso si fa più beffardo. « Dai, buttiamo giù una lista veloce: candele profumate, oli per i messaggi, lingerie sexy, preservativi. » Conta ogni cosa elencata con l'ausilio delle dita. « Sì dai, direi che sono cose che possiamo trovare anche qui ad Hogsmeade. » Abbandona il suo fianco, scivolando in avanti, diretta nuovamente verso il cuore del villaggio, prima di voltarsi a guardarla. « Allora? Andiamo, su su. »


    Edited by anesthæsia¸ - 26/3/2021, 15:28
     
    .
5 replies since 15/10/2020, 18:17   200 views
  Share  
.