{CHAPTER TWO 2.0} History has its eyes on you

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    18.00 -- « Sono nervoso a schifo. » Una frase, quella, che Albus aveva ripetuto almeno ogni mezz'ora dall'inizio di quella giornata. Dopo tanti sforzi e magagne era finalmente arrivato il momento di tagliare il nastro rosso di fronte alle porte del suo gruppo editoriale nuovo di zecca: il Gruppo Peverell, in onore della discendenza Potter dai tre noti fratelli. Chiaramente Albus e le persone maggiormente coinvolte nel progetto erano arrivate a Cherry Island in anticipo per assicurarsi che tutto fosse in ordine e dare gli ultimi ritocchi in vista dell'arrivo degli ospiti. « Fuori ci sta già un plotone di giornalisti e fotografi. Scriveranno le peggio cose su questa inaugurazione anche nel caso in cui dovesse rivelarsi impeccabile - e non lo sarà, perché non c'è mai nulla di impeccabile quando si tratta della mia roba. » Sto iperventilando. Ci ho ripensato. Chiudiamo tutto quando, non si fa nulla. Si voltò verso Mun, appoggiando entrambi i palmi delle mani sul pensatoio al centro dell'ingresso, una reminiscenza del Quartier Generale Ribelle che aveva deciso di lasciare al proprio posto. In fin dei conti simboleggiava proprio la memoria storica, uno dei valori su cui quel luogo si fondava. The ultimate measure of a man is not where he stands in moments of comfort and convenience, but where he stands at times of challenge and controversy. (Martin Luther King, Jr.) - rilesse le parole incise nella pietra, accarezzandole con la punta delle dita come a portarle all'attenzione della propria fidanzata. Un sospiro involontario uscì dalle sue labbra. « Secondo te come ha fatto Byron? » Fece una pausa, puntando lo sguardo interrogativo in quello di Mun. « Intendo a riunirci tutti e guidarci. Ogni volta che l'ho guardato mi ha sempre dato l'impressione di avere l'intera situazione sotto controllo. Emanava..non lo so, un'aura di autorità. Non c'era una crepa. Non c'erano insicurezze. Non c'era nervosismo. O se c'erano, non lo dava affatto a vedere. » Tirò un altro sospiro, appoggiandosi con la schiena fasciata dall'abito di elegante fattura alla fredda pietra del pensatoio. « Io non ho di certo in mano le sorti politiche del paese, né tanto meno la vita delle persone, eppure sono terrorizzato. » Come si fa ad avere quel sangue freddo? A non battere ciglio di fronte a responsabilità ed avversità? Nel chiederselo, abbassò lo sguardo sulla mano di Mun, lì dove capeggiava l'anello che lui le aveva messo al dito durante il Midsummer. E per un istante, uno solo, venne travolto dalla consapevolezza di quanta strada avesse fatto negli ultimi anni. Una consapevolezza, quella, che sembrò creargli un moto di vertigine, come se fino a quel momento fosse stato così impegnato a scalare una montagna da non rendersi effettivamente conto del lungo tragitto percorso, solo per poi voltarsi e rendersi conto che la terra era più lontana da sé di quanto immaginasse. Non era più un ragazzino, non era più la stessa persona che uscita dall'incubo del lockdown aveva guardato negli occhi quel fantomatico Byron Cooper come si guarda ad un mostro sacro. Albus era cresciuto. Tutti loro erano cresciuti. « Cinque minuti, Signor Potter. » Annuì velocemente in direzione di un ragazzo dall'azienda di organizzazione eventi. « Signor Potter.. » ripeté piano, con una risata sbuffata dalle narici, alzando gli occhi e scuotendo la testa ironicamente in direzione di Mun. Non mi ci abituerò mai davvero. Non in questi termini.

    19.30 -- Varie personalità avevano preso la parola sul palchetto posto di fronte l'entrata della struttura: Dash Meachum, Victoire Weasley, Byron Cooper e diversi altri, culminando con l'entrata in scena di Harry Potter. Per tutto il tempo, Albus, Mun e i bambini se ne erano stati accanto a quel pulpito, in silenziosa attesa, annuendo, sorridendo e applaudendo piano per un tempo che al giovane Potter parve interminabile e allo stesso tempo troppo veloce. Verso quella che sapeva essere la fine del discorso di suo padre, il cuore del ragazzo cominciò a battergli forte contro la cassa toracica, assordante. E quando lo chiamò a parlare, quella sensazione di vuoto allo stomaco e blackout completo lo assalì tutta insieme, facendo sbiadire il suo colorito verso un bianco carta e prosciugandogli la bocca. Nell'avvicinarsi al microfono sotto il rumore di un tiepido applauso di incoraggiamento e di alcuni flash dalle macchine fotografiche dei giornalisti, Albus avrebbe accettato di buon grado l'idea di tornare nel lockdown pur di non parlare di fronte a tutta quella gente. Prese un respiro profondo, arpionando le dita sul podio di legno su cui era posato il microfono. Forza Albus, come dice nonna Andromeda: prendi la vacca per i coglioni. Si schiarì dunque la voce, passando lo sguardo sui presenti fino ad incontrare quello di Byron Cooper, sicuro come al solito: l'uomo gli stirò un piccolo sorriso, annuendo appena. Credeva in lui. E se ci credeva Byron, per quale ragione lui non avrebbe dovuto? « Prima di ammorbarvi con un discorso noioso che probabilmente avete già sentito mille volte in diverse declinazioni, ci tengo a ringraziarvi tutti per essere qui presenti. Molti di voi hanno seguito questo progetto da quando era ancora l'ennesimo sogno delirante del sottoscritto. Apprezzo molto la pazienza che avete dimostrato nel trattare con me negli ultimi mesi. » Fece una pausa, sorridendo bonariamente. « Il Gruppo Peverell nasce sulle ceneri di un'eredità che ha cambiato radicalmente il mondo magico: la vita di tutti giorni, così come anche il modo di fare politica e informazione. Nel giro di pochi anni siamo stati catapultati in una società interconnessa in cui anche i più piccoli dettagli viaggiano alla velocità della luce. E in questa società, più ampia e democratica, l'informazione non è più un privilegio di quei pochi che hanno il potere sia di plasmarla che di veicolarla. E' di tutti. » Si fermò, guardando quelle facce che sembravano accogliere le sue parole con incredibile serietà. E' così che ci si sente? Ad essere presi sul serio, intendo. E' così che ci si sente ad avere una voce e l'opportunità di farla ascoltare? Ad avere una tale responsabilità nei confronti della collettività? Ovviamente si era preparato un discorso, quanto meno a grandi linee. A quel punto avrebbe dovuto parlare di quando un tempo il suo sogno fosse quello di diventare uno scrittore, arrivando alla conclusione che l'obiettivo di cambiare la realtà fosse stato raggiunto con l'istituzione del gruppo editoriale. Eppure qualcosa cambiò, nel momento in cui pronunciò quel fatidico "è di tutti". Cambiò perché nella sua memoria riemerso con lucidità i ricordi di ciò che lo aveva portato fin lì e di cosa, nello specifico, fosse cambiato con quel gruppo editoriale - cosa, alla luce del trascorso collettivo, lo rendesse rivoluzionario e fondamentale. Come la memoria storica del pensatoio che si cela dietro le porte alle mie spalle. Come in risposta a quel pensiero, raddrizzò un po' più la schiena, mentre un moto di sicurezza gli scivolava pian piano sotto pelle a dispetto di quel tuffo repentino nella totale improvvisazione. « Molti preferiscono non parlare di ciò che è successo tre anni fa, ma solo di ciò che c'è stato dopo. Molti preferiscono dimenticare. E io ritengo che di questo sia responsabile il mondo dell'informazione. » Fece una pausa, incontrando lo sguardo teso di sua padre tra lo folla. Negli occhi di Harry era impressa una chiara domanda: che cosa stai facendo, Albus? « Per tutta la durata del regime abbiamo avuto una classe media in ginocchio, politiche autoritarie e distinzioni sulla base del sangue. Di questo, i nostri mezzi di informazione non hanno mai parlato. Né prima, né durante, né tanto meno dopo. Quegli stessi mezzi che hanno la responsabilità di dirci cosa stia accadendo intorno a noi, di essere onesti e al di sopra delle parti. » Scosse il capo. « Mentirei se dicessi che questo progetto nasce soltanto dalla sognante speranza di un ragazzo giovane, perché nasce anche e soprattutto dalla delusione di una fiducia che è stata tradita da quelle persone le quali avevano il dovere di informarci - di farlo con coraggio, specialmente quando era più difficile. » Si arrestò, lasciando il tempo necessario a far sedimentare quelle parole. « Io non voglio essere come loro, che hanno cercato di screditare me e la mia famiglia prima ancora che questo progetto vedesse la luce. Così ragionano. Perché ancora non hanno capito di avere a che fare con un movimento completamente differente da un partito politico - con qualcosa che non deve nulla a nessuno se non la pura verità. » Fece un'altra pausa, più breve. « Possono smettere di parlare della rivoluzione, possono metterla all'angolo ed escluderla da salotti e palazzi, ma la rivoluzione c'è stata. » Tre quarti delle persone qui presenti oggi non sono più considerate fuorilegge come lo erano tre anni fa, ma le idee che li hanno resi tali continuano a vivere e sono tanto fondamentali per questo posto quanto i mattoni che lo tengono in piedi. « Noi non siamo un partito. Ma siamo la storia mai raccontata di un popolo nuovo. E da oggi, questa storia la racconteremo. » Fece dunque un cenno del capo, come a segnalare di aver concluso. « Grazie a tutti quanti. » Le labbra di Albus si stirarono in un sorriso contenuto, serio, mentre ritornava ad affiancare Mun per procedere al taglio del nastro. Non ebbe molto tempo per commentare ciò che aveva appena fatto, giusto quello concessogli da un bacio che le posò sulla guancia. « Scusami. Sono andato un po' fuori dai binari. »
    Il cerimoniale si concluse con quell'agognato taglio del nastro. Fecero le foto di rito, sorrisero, strinsero le mani che dovevano stringere e finalmente furono liberi di unirsi ai festeggiamenti all'interno del castello completamente messo a nuovo con un tocco più moderno. « Da uno a faccia sui manifesti quanto pensate che sarà inviperito l'articolo di domani sulla Gazzetta del Profeta? » chiese con un sorriso, avvicinandosi insieme a Mun al gruppetto costituito da alcuni familiari e amici più stretti. Alzò quindi la flute di champagne. « Beh..brindiamo ad altri slogan come "Albus Potter non ha senso". Le magliette hanno venduto alla grande. »

    Non c'è molto da dire raghi. Qui trovate le informazioni generali sulla struttura. Ovviamente il castello è stato completamente rimodernato per ospitare redazioni giornalistiche, studi televisivi e uffici. Del vecchio quartier generale è rimasto però l'iconico pensatoio all'ingresso (dove si tiene la festa). Il resto lo trovate nel post. Comunque, per farvi capire la natura di questo gruppo editoriale (che in seguito canonizzeremo in maniera più ufficiale anche nei censimenti), vi basti sapere che non è diverso da tanti altri. La cosa importantissima però, è che fino a questo momento nel mondo magico l'informazione è stata solo cartacea e via radio. Il Gruppo Peverell, invece, oltre a questi crea anche contenuti multimediali. Quindi ecco..è una mezza bomba per la loro società. Per quanto riguarda i pg, tutte queste informazioni gli sono state date nei discorsi precedenti a quello di Albus.

    Interagito con Mun e, alla fine, con amici e familiari vari.

     
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    « Oh, ma allora è tutto come a Venezia. » Ed effettivamente, le barchette che da Fort Augustus stavano accompagnando gli invitati a Cherry Island, le dava l'impressione di essere proprio come una delle star più in voga che calcava il red carpet dell'Hotel Excelsior. Ovviamente non viaggiava da sola; era accompagnata da un team piuttosto fornito di gente - in primis sua figlia, Lizzie, con la seguito i genitori estremamente emozionati, i fratelli Louis e Dominique che avevano ricevuto un permesso speciale da scuola per l'occasione e anche nonna Apolline che sembrava essersi già fatta piani specifici sul modo di condurre il salotto mediatico di quella sera. « Loulou, Dominique, mi raccomando, comportatevi a modo questa sera! Ci siamo capiti? » Fleur aveva usato le maniere forti coi figli quella sera; tutto doveva filare liscio, senza imbarazzi di alcuna sorta. « ..altrimenti niente regali di Natale. Si ma' ho capito! » « Tanto lo sappiamo che se qualcuno ci metterà in imbarazzo sarà quell'idiota di Sirius! » « Oppure Rudy e Olympia.. qualcuno ha novità in merito? Attendo la cena di Natale con ansia! » « Oppure James e le sue trecento ragazze.. ah no.. quello era Ted. O erano forse entrambi? » I fratelli Weasley sono certamente in vena di gossip quella sera. Tant'è che Victoire scocca le dita in direzione di entrambi prima di incenerirli con lo sguardo. « Ma farvi i ca - gli affaracci vostri, mai eh? » Bill Weasley si schiarisce la voce tappando le orecchie alla nipote, prima di scuotere la testa alzando gli occhi al cielo. Nonostante siano ormai grandi, le dinamiche famigliari tra quei tre non sono mai cambiati. Si vogliono bene, ma non riescono a fare a meno di continuare a battibeccare come a dieci anni. L'empasse si conclude nell'esatto momento in cui, giunti sul molo di Cherry Island, un incaricato aiuta a scendere le donzelle e allunga una mano a mo di saluto in direzione dei due uomini di casa. Un boato di giornalisti li aspettano poco oltre; e lì, Victoire si scatena. Il bagno di folla è qualcosa che ha sempre vissuto con estrema naturalezza perciò, quando le vengono chieste diverse foto in solitaria e insieme alla famiglia non si sottrae assolutamente, assecondando anzi i fotografi, durante i suoi momenti in solitaria. « VICTOIRE, VICTOIRE! UNA FOTO INSIEME A DASH MEACHUM! » Resta leggermente sorpresa nel vedere poco più in là, lungo il percorso che porta verso il castello il suo ex ragazzo e ora anche collega in pianta stabile. Certo, non è la prima volta che lo ha incontrato da quando hanno scoperto di trovarsi sulla stessa barca. Hanno saputo mantenere un rapporto prettamente professionale fino a quel momento, ma in fondo, la loro era ancora una questione in sospeso. Stira un largo sorriso nel incontrare la sua figura e gli va incontro salutandolo con due baci sulla guancia sotto i flash dei fotografi. « Come siamo eleganti questa sera! Non dovevi agghindarti così tanto! Non stiamo mica facendo la storia dell'informazione. » Lo affiancò sorridente, posando assieme a lui per qualche minuto, prima di dirigersi insieme all'interno della struttura. Era strano; il loro incontro era partito da una premessa decisamente sbagliata. Entrambi scrivevano ai tempi per un giornale a cui ora intendono fare da concorrenti. Lei poi, scriveva sotto nome falso, e non aveva il minimo riconoscimento. Molte cose erano cambiate da loro. Forse siamo cambiati anche noi. E in un certo qual modo, rincontrarsi da pari, entrambi con un bagaglio e successi giornalistici altrettanto rilevanti aveva un altro sapore. Vic si era sentita a lungo inferiore a Dash; ora riusciva finalmente a guardarlo da una posizione che le offriva le stesse opportunità. Era una belle sensazione, la rendeva orgogliosa, tanto di se stessa quanto di lui. « Hai idea di cosa dirai questa sera? » Io non ho la più pallida idea. Credo che improvviserò. [...] E infatti, fu ciò che fece.
    RID3Nns
    Quando il suo nome venne annunciato, Victoire rivolse un veloce occhiolino a Lizzie sospirando profondamente. Salì sul palco con estrema confidenza sorridendo ai presenti. Si schiarì la voce e si passò una ciocca di capelli dietro l'orecchio. « Wow, questa cosa si è fatta decisamente formale, non vi pare? Farmi parlare dopo Dash poi.. mi pare che sia già partita la macchina del fango! » Ci fu un leggero giro di risate nella sala a cui fece eco la stessa risata di Vic. Congiunse le mani dietro la schiena e volse lo sguardo in una derizione specifica nella sala, annuendo tra se e se. « Beh che dire.. per me tornare qui è un po' come tornare a casa. E' qui che ho mosso i miei primi passi come giornalista, e quindi tornarci ha un significato speciale. Quando ho messo piede qui dentro ero una ragazzina insicura, delusa e arrabbiata. Ciò che ho capito tra queste mura è che le persone comuni hanno sempre bisogno di una voce. In tempi di guerra e di pace, un sistema d'informazione libero e plurale è l'unico anticorpo che abbiamo contro qualunque forma di degenerazione. » Compie una pausa, tempo in cui abbassa lo sguardo e sorride tra se e se. « Ecco.. ciò per cui lavorerò tra queste mura sarà proprio questo. Vorrei permettere a sempre più voci insicure, deluse e arrabbiate di esprimersi e di diventare a loro volta gli anticorpi essenziali per un sistema più equo e più giusto. » Si morse il labbro inferiore sorridendo nuovamente. « Ciò che mi sento di dire oggi a chiunque è in ascolto o ci leggerà nei prossimi giorni è - siate esigenti! Con noi e con tutti gli altri. Chiedete di più, informatevi di più, pretendente di più. » Si stringe nelle spalle e s'inumidisce le labbra in un gesto sbarazzino. « Perché noi lo faremo. Saremo molto esigenti! Grazie! » Il giro di applausi durò il giusto. Vic tornò sotto il palco, e seguì il restante degli interventi in compagnia della sua famiglia. Si spostò solo dopo un po' all'interno della sala, durante i vari interventi, affiancando casualmente Ted. « Allora come sono andata? » Si portò alle labbra il bicchiere di champagne che aveva recuperato al bar, applaudendo uno degli ennesimi interventi, sollevando lo sguardo nella sua direzione. « Ti saresti mai immaginato che saremo tornati qui? » Sembrava tutto così surreale, eppure estremamente famigliare. « Certo.. qualcosa è cambiato, ma quello » E dicendo ciò gli indica il pensatoio al centro della sala. « ..è rimasto sempre lì. Secondo me è stata una giusta scelta. » [...] Vengono interrotti poco dopo dall'arrivo di alcuni famigliari tra cui nonna Apolline, nonna Andromeda e alcuni dei suoi cugini. « Da uno a faccia sui manifesti quanto pensate che sarà inviperito l'articolo di domani sulla Gazzetta del Profeta? » Si scostò da Ted quanto bastava, accarezzando la spalla di Albus con affetto. « Non lo so.. io lo intitolerei Vita e bugie di Albus Potter - un viaggio tra testimonianze e scomode verità sulla vita di un (fasullo) imprenditore. » Tutto sommato potrebbe suonare bene. « Prenderanno di mira un po' tutti. Mi aspetto già il ritorno in auge di quella storia dello pseudonimo. » Ma non m'interessa. Le vendite parlano per me. E infatti, Victoire si sentiva ormai in una botte di ferro e quella sera intendeva festeggiare, perché qualcosa si stava smuovendo nella giusta direzione.

    Interagito con Dash, Ted, Albus e i cugini che si trovano con loro al momento del brindisino


     
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    « CHE. FICATAAAAAAAAAA!! » fu la prima reazione di un Sirius Potter vestito di tutto punto, nel trovarsi di fronte al rinnovato castello di Cherry Island. Era la prima volta che ritornava sull'isola della ribellione da.. quanto? Non lo ricordava. O per meglio dire, ne aveva dei ricordi davvero sfumati e assai poco particolareggiati. Se si fosse fermato un attimo a riflettere più attentamente, forse si sarebbe accorto che Cherry Island aveva, nella sua memoria, la stessa patina opaca e fumosa che avevano tutti i suoi ricordi dall'evasione dal Lockdown. Il Lockdown stesso. Il campo estivo a Portland. Edmund Kingsley e le celle sotterranee. E Cherry Island, i miei fratelli e cugini della ribellione. Tutto così... vago. Scansò un paio di coppie per avvicinarsi al Pensatoio e sbirciarci dentro, seguito dai suoi genitori coi quali era arrivato. « Santo cielo Sirius, hai quasi vent'anni! Non correre! » provò bonariamente a redarguirlo Ginny. Non che ci fosse mai riuscita, Sirius era quel genere di bambino che continua a correre, cade e si rompe i denti. Harry, dal canto suo, trattenne a stento una risata divertita. Da chi diavolo aveva preso, suo figlio? L'ex Grifondoro li aspetto di fronte al pensatoio, con un grande sorriso sul viso. « Non ero così emozionato da quando sono stato ad Azkaban!!! » Ginny sgranò lentamente gli occhi mentre un manipolo di giornalisti, là accanto, si voltò fulmineo per scattare qualche foto. Lo sguardo di sua madre era molto, molto eloquente: se finisci in prima pagina col titolo bomba che sei stato in prigione, giuro che ti inseguo per casa come quando avevi cinque anni. « ....per il tirocinio, gente. Cioè.. era un tirocinio. College. Cose. » Si beccò uno scapellotto leggero da suo padre e insieme avanzarono nella calca. L'evento organizzato era immenso, ma a ben vedere era immenso anche il progetto che Albus e i suoi soci avevano messo in piedi: per un millennial come Siri, il lavoro del Gruppo Peverell era semplicemente l'inizio di un'epoca. Dopotutto, non amava particolarmente leggere la Gazzetta del Profeta - la trovava incredibilmente noiosa e così poco user friendly! - e preferiva raccogliere notizie qua e là su Wiznet. Da quel poco che aveva capito ascoltando i discorsi di Albus a tavola, invece, il gruppo editoriale aveva intenzione di rivoluzionare completamente il mondo dell'informazione ed entrare in un campo più visivo. Albus era sempre stato un grande visionario, dopotutto, ma abbastanza accorto da circondarsi di veri e propri professionisti. Non era un mistero quanto Sirius fosse fiero di suo fratello, che era riuscito a rimettere insieme i pezzi di un passato burrascoso e creare qualcosa di straordinario, ma vedere concretamente ciò che era riuscito a mettere su gli faceva battere il cuore più velocemente del solito. Si lasciò alle spalle i genitori per tuffarsi nella marea di presenti composta da lavoratori del Gruppo, famiglia al seguito dei suddetti lavoratori e una marea esorbitante di giornalisti e curiosi. Non molto lontano dal palco trovò i suoi familiari e i frontmen del gruppo editoriale; per un soffio non riuscì a beccare Albus, diretto sul palco, ma si affiancò comunque ad Amunet e i bambini, che salutò calorosamente. « Vado bene così?! » Aprì le braccia e abbozzò una piroetta, nel pochissimo spazio che avevano a disposizione, perennemente occupato da giornalisti alla ricerca della fotografia migliore. Uno stormo di essi si posizionò proprio davanti a loro, facendo sbraitare il piccolo Jay. « Non vedoooo!! Non vedo papàààà! » Lo zio Sirius corse in soccorso dell'ometto, gli si inginocchiò di fronte e lo prese sulle spalle. « Meglio?! » « Ssssssììììììì! » Scoppiò a ridere, con le braccia di suo nipote che quasi gli coprivano gli occhi, e si rivolse nuovamente a Mun. « Oh, Jude l'hai già visto? O è stato rapito da... » e si avvicinò alla cognata con gli occhi sgranati e vagamente spiritati. « ...nnnnooooooonnaaaa uuuuuhhhh! » Avrebbe voluto un tono di voce creepy, ma finì per far scoppiare a ridere la piccola Lily. Beh, va bene anche così. [...] Quando tutti i soci del Gruppo finirono il loro discorso, il dinamico duo Sirius-Jay batteva ancora le mani all'unisono. Il taglio del nastro ufficializzò la nuova vita di Cherry Island; il brindisi la benedisse, o almeno Sirius lo sperava intimamente. Albus e Mun, come anche sua cugina Victoire e un po' tutti i soci del Gruppo erano accomunati dall'avere bisogno di una nuova avventura positiva. « Da uno a faccia sui manifesti quanto pensate che sarà inviperito l'articolo di domani sulla Gazzetta del Profeta? » « E chi la legge più la Gazzetta?! Tu la leggi Jay? » « Nnnnnoooo!! » « Neanche io! » Con un bicchiere di champagne in mano - e uno più piccolo di succo per il nipote, ancora sulle sue spalle -, partecipò al brindisi. Si affiancò a suo fratello e a Vicky. « Raga, cioè, mezzo che non avete idea di quanto sono gasato per 'sta roba. Siete stati davvero dei bomber! Sono mega felice per voi! »

    Interagito maggiormente con Mun e i bambini, Albus e Vicky ma virtualmente anche con tutto il resto della femili!

     
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    « Finalmente un evento un po' più.. » si interruppe per un istante, cercando nella propria mente un modo carino per esprimere il contrasto con i precedenti « ..elegante. » D'altronde dopo un Midsummer e un rave, il giovane Watson sentiva il bisogno quasi fisico di un evento più impostato - più nelle sue corde. Porse quindi il braccio a Tris quando scesero dalla barchetta che li fece approdare a Cherry Island in perfetto orario. In quelle cose Percival era indubbiamente bravo: aveva il portamento giusto, le frasi adatte, il sorriso contenuto e più in generale l'aria di chi si sentiva completamente a proprio agio. L'aria sembra più fresca, quando ti trovi nel tuo elemento. « Beatrice! Percival! Di qua. » Si voltò fluidamente verso il fotografo di una qualche testata a lui ignota, poggiando la mano sul fianco di Tris con delicatezza e sorridendo tiepido prima di accostarsi all'orecchio di lei. « Comunque non pensare mi sia sfuggito l'outfit. Vedo che hai rivalutato la sartoria. » Le scoccò un occhiolino accompagnato da un sorriso. « Stai benissimo. » D'altronde non era esattamente cosa da tutti i giorni vedere Tris agghindata per un evento formale, e non era assolutamente cosa da Percy lasciarsi sfuggire l'occasione. Finito di posare per le foto di rito, i due si avviarono verso l'ingresso della struttura. « Poi magari ci facciamo un tour del castello per vedere come l'hanno ristrutturato. E con l'occasione troviamo un punto tranquillo in cui potrai raccontarmi tutto quanto di questa conversione alla sartoria. » Nel dirlo, le lanciò un'occhiata di sbieco, con le labbra incurvate in un mezzo sorriso che, per quanto contenuto, non lasciava all'immaginazione la sfumatura allusiva delle sue parole.
    Una volta dentro, fatte le congratulazioni del caso ad Albus e Amunet, il giovane rivolse lo sguardo ai due piccoli al loro fianco. Serio e impostato, raddrizzò la schiena, fissando il maggiore dei cuccioli Potter con simulata austerità prima di estrarre dalla tasca della giacca due pacchetti. « Signor Potter. » disse, inclinando il capo per passare poi a fare lo stesso con Lily. « Signorina Potter. » Due piccoli pensieri per dei bambini che, in quel giorno, si sarebbero probabilmente sentiti altrettanto importanti quanto trascurati. Nulla di speciale: si trattava di una fata giocattolo incantata per Lily e di una locomotiva della stessa natura per Jay. Fu proprio di fronte al maschietto che si piegò sulle ginocchia, mettendogli una mano sulla piccola spalla con fare bonario. « Questo è molto speciale. Da piccolo mio papà me ne regalò uno proprio così, aggiungendone un pezzo come premio per ogni occasione speciale. Quindi facciamo un patto: da oggi in avanti, se la tua mamma mi dice che sei stato bravo, io farò lo stesso. Una volta completato, poi, ci giocheremo insieme e ti dirò tutte le cose che ho imparato sui treni, va bene? » Il bimbo annuì solennemente, con gli occhi scintillanti di contentezza. « Come si dice, Jay? » « Graaaazie Percy. » E detto ciò, il biondino si allungò per scoccare un timido e veloce sulla guancia del giovane Watson. « Ci vediamo dopo, ragazzi. In bocca al lupo e congratulazioni di nuovo. »
    d53
    La cerimonia era ormai prossima all'inizio quando Percival si ritrovò ad affiancare il proprio sin eater. « Niente corsage, immagino. » commentò ironico, sollevando un sopracciglio in allusione alla conversazione per messaggio che avevano avuto alcuni giorni prima. Il rapporto tra Percy e Sam non era sempre stato dei migliori - anzi! Per lungo tempo i due non si erano sopportati, prendendosi a colpi di frecciatine ogni qualvolta fosse possibile. Eppure quella era stata l'ennesima incompatibilità su cui il fato aveva chiesto al giovane Watson di lavorare, sforzandosi ad essere meno inflessibile e più aperto nei confronti di chi semplicemente non era fatto con il suo stesso stampino. Ritrovarsi ad averlo come sin eater era stato uno shock sulle prime, ma col tempo, seppur lentamente, aveva imparato a farci l'abitudine e a trovare in Sam un compagno su cui contare in ogni situazione. « Confido nel fatto che riparerai offrendomi un drink dal free bar, più tardi. » Pausa. « Simbolicamente. » Ridacchiò, cominciando ad assumere una posizione più composta mentre il primo speaker saliva sul palco per dare inizio all'inaugurazione.
    [..] « Eccovi! » Aveva una flute di champagne in mano quando adocchiò finalmente Greg e Fitz, entrambi agghindati con l'eleganza che li aveva sempre contraddistinti. « Fa un po' strano, non trovate? » commentò, guardandosi intorno come ad indicare anche a loro l'ambiente circostante. « Sembra una di quelle feste a cui abbiamo sempre partecipato. E al contempo si tiene nel posto più simbolicamente distante da esse. » Sollevò entrambe le sopracciglia, come a sottolineare quella strana coincidenza. « Mi avessero detto di questo giorno qualche anno fa, avrei risposto "Ad Kalendas Græcas". » Sospirò, sollevando il proprio bicchiere in quello che sembrava un moto di felice rassegnazione. « Beh, brindiamo a queste Calende Greche. Che ce ne possano essere tante altre. »

    Interagito con Tris, Mun, Sam, Greg e Fitz




    Edited by psychomachia - 2/11/2020, 20:52
     
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    « Kira, tesoro, il vestito fucsia comunque, vorrei ribadirlo, ti stava d'incanto. » Arriva alle orecchie di Dash l'ennesimo tentativo di Betsy Poppins di convincere sua sorella del fatto che il completo con i pantaloni che alla fine ha scelto le sta ovviamente d'incanto, ma certo, il vestito fucsia.. « Sei già bella preparata alle possibili invettive che arriveranno da quell'adorabile creatura che è mia sorella, sì? Non dovrebbe essere poi troppo distante dai battibecchi che hai di solito tu con tua madre in fondo. » Si abbassa verso la bionda al suo fianco per poterle sussurrare all'orecchio, con un lieve accenno di risata, non appena scendono dalla barca che li porta dritti dritti di fronte al vecchio castello usato dai Ribelli come base. Lui lì, prima di quei mesi di andirivieni, ci ha messo piede solo in seconda battuta durante la Ribellione. La roccaforte che ha conosciuto lui è sicuramente quella di Hogsmeade, lì dove si è rifugiato insieme a Magda dopo quel fatidico 31 Ottobre e la Voce nella Radio. Tornarci ora, dopo qualche mese di abitudine, non gli fa più strano come a Luglio, quando il risentire quelle mura intorno a sé gli hanno quasi provocato un attacco di panico, totalmente imprevisto per uno come lui. Ora è calmo, rilassato, in una totale pace mentre sorride e alza la mano per salutare in direzione delle luci dei flash che illuminano, di tanto in tanto, i suoi occhiali scuri dalla classica montatura tartarugata. « Allora, signore, constatato che siete una più bella dell'altra - e no, non posso darvi la mia personalissima classifica - vogliamo andare? Un bel sorrisone - sì, puoi fingere tranquillamente Kira - e si va in scena. » Dice alle tre donne con un sorriso affabile mentre si chiude il primo bottone della giacca bordeaux. « Ma non aspettiamo Magda? » Ridacchia, scuotendo la testa. « Sono certo che sia già qua, da qualche parte, intenta a capire come non essere immortalata in nessuna foto. » Fa in tempo a dire prima di essere letteralmente bombardato da domande, fotografie, richieste improbabili. I muscoli intorno alle labbra cominciano a fargli male e fa una battuta a riguardo al microfono di un'intervistatrice che ridacchia. « VICTOIRE, VICTOIRE! UNA FOTO INSIEME A DASH MEACHUM! » Ha bisogno di un veloce salto qua e là, lasciandosi guidare dal flusso delle voci mentali che sente nella sua testa per trovare quella del fotografo che ha avanzato questa richiesta. Osserva tramite i suoi occhi Vicky, per qualche istante, e si gira verso di lei, come d'istinto, per rivolgerle un sorriso. Come sono i loro rapporti? Estremamente professionali, così come lo sono i baci che si scambiano e vengono immortalati dagli obbiettivi delle macchine fotografiche. « Come siamo eleganti questa sera! Non dovevi agghindarti così tanto! Non stiamo mica facendo la storia dell'informazione. » Non può che ridacchiare, portando indietro la testa, prima di lasciare che il braccio si muova verso la sua vita per posare
    insieme a lei. « Io mi sono agghindato? Vogliamo parlare di te? Giustamente ti sei messa la prima cosa che ti capitava per una serata così, all'acqua di rose. » Scrolla la testa, impostando l'ennesimo sorriso per la stampa. « Sei radiosa, Ridley. » Alla fine dice, abbassandosi appena verso di lei con un sorriso. « O almeno, lo immagino. » Scoppia a ridere allora, muovendosi insieme a lei verso l'entrata della struttura. « Hai idea di cosa dirai questa sera? » Il bastone da passeggio ticchetta sul pavimento duro dell'edificio e lui si ritrova a sorridere. « Ah, perché, dobbiamo tenere un discorso? » [..] E seppur ironico, sapendo benissimo di dover dire qualcosa, non si è preparato effettivamente nulla, decidendo di dire tutto ciò che gli viene in mente sul momento. Accompagnato da una delle signorine che dirige l'organizzazione, si ritrova sul palchetto a sorridere, lasciando trapelare tutta l'enorme sicurezza che sente di avere. « Okay, mi è stato affidato il compito di rompere il ghiaccio. E lo chiedono ad un cieco, sembra quasi l'inizio di una barzelletta. » E lo fa così, cercando di coinvolgere con una battuta l'intera e folta assemblea che si è radunata per il lancio epocale di quell'idea illuminata che ha avuto Albus. Un'idea che, gli ha detto più volte, gli è venuta proprio in contrapposizione alla vecchia guardia giornalistica. La stessa che ha tentato di mettere un bavaglio davanti alla bocca in passato, costringendolo persino a fare interviste sportive invece che il suo solito lavoro, mortificandolo per mesi e mesi prima di vedere una luce in fondo al tunnel. E' con questa consapevolezza pesante nel cuore che si avvicina nuovamente al microfono. Questa volta più serio. « Sono grato di essere qui oggi. Grato della seconda possibilità che mi è stata data, dopo un primo banco di prova decisamente fallimentare. Grato che Albus Potter abbia pensato in grande e che abbia pensato ad un sistema nuovo, senza bavagli sulla bocca o lacci a stringere i polsi. » Lascia qualche istante alla folla di capire, fino in fondo, ciò che veramente intende. Prende un gran respiro e si appresta a finire quel suo intervento. « Se me lo permetti, Albus - e così dicendo si ferma giusto qualche istante, voltando il capo alla sua sinistra, lì dove l'ha sentito attendere il suo turno pochi istanti prima - vorrei dedicare la mia parte di questa vittoria ad una persona. Una persona che anni fa, durante una conferenza stampa dopo l'ultima partita di campionato, alla domanda "A chi vuoi dedicare questa vittoria?" rispose che la dedicava a tutti coloro che forse, in quel momento, vivevano nella paura ma che non sarebbe stato sempre così perché non erano soli. E aveva ragione perché non lo sono mai stati. Questo nuovo inizio, pronto ad abbracciare l'intera collettività che ha fame di verità e libertà, perché ne è rimasta digiuna per anni, la voglio dedicare a lui. A lui che aveva già in cuor suo questo desiderio liberale, a cui mi sento di poter dire che, in fondo, nel nostro piccolo, tra queste quattro mura, si proverà veramente a fare la differenza, raccogliendo in qualche modo la sua eredità, affinché nessuno si possa sentire più solo. » O abbandonato da una società che preferisce tacere e guardare da un'altra parte. Sente la tensione sciogliersi intorno a lui e un singolo applauso apre le porte a quello generale che si alza dalla sala al quale risponde con un sorriso bello ampio sul viso barbuto e curato. « Mi dicono che ho già parlato troppo. Buona serata e grazie ancora! » [..] « Luxanna, ti prego, divertiti un po' senza pensare ad altro questa sera. » Intercetta la ragazza dopo aver sentito Erin chiamarla. « E no, ovvio che non lo sto dicendo per il semplice fatto che ho la bacchetta di tua zia puntata contro la schiena, ti pare. » Scherza su, prima di cercare la vicinanza di Kira con il braccio destro. « Non credo tu abbia ancora avuto il piacere di conoscere mia sorella Kira. » Fa le presentazioni prima di bere un altro sorso di champagne, zompettando di voce in voce fino a trovare quella di Lizzie. Per un istante sente l'istinto di andarle incontro, di salutarla, di abbracciarla, ma è un qualcosa di passeggero, ricordandosi bene di non incasinare ancora di più la cosa agli occhi di quell'angioletto. « Allora, c'è qualcuno d'interessante che è già entrato nel tuo radar? » Domanda, sporgendosi verso Erin. « Prometto che, dopo due di questi, sarò prontissimo a calarmi nuovamente nel ruolo di spalla come quella volta in Portogallo. » Un sorrisetto furbo al ricordo di quell'estate decisamente piena di sorprese per entrambi. « Devi solo dirmi che tecnica vuoi usare questa volta. »

    Interagito con Erin, Kira, Vicky, Albus, Lux.

     
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    C’erano diversi motivi per cui sarebbe stato meglio evitare di andare a quell’evento, quella sera. Il primo – e quello principale – era dato dalla voglia di scappare da due persone che sapeva per certo sarebbero state a quell’evento. Probabilmente era sbagliato nascondersi ed evitare il confronto, ma poteva dire che lei non aveva fatto nulla che potesse metterla davvero in crisi. Insomma, si aspettava che quella che considerava la sua migliore amica facesse un passo verso di lei e tentasse quantomeno di spiegarsi, ma non era accaduto e ciò l’aveva solo ulteriormente convinta di quanto fosse recidivo il comportamento di Victoire. Per quanto tempo l’aveva presa in giro? Era mai stata davvero sincera con lei? Non ne aveva idea. Ciò che sapeva, però, era che se l’aveva perdonata una volta e aveva provato a chiudere un occhio, la fiducia era ormai persa. Il problema non era di certo Ted. Insomma, lei aveva chiuso quella parentesi e non provava più nulla per il suo ex ragazzo. Ci aveva impiegato un bel po’ di tempo, ma ce l’aveva fatta. Era rimasta semplicemente delusa da due che per un bel po’ di tempo erano state le persone più importanti per lei. L’idea che li avrebbe di certo trovati entrambi lì non la entusiasmava minimamente, ma avrebbe partecipato perché quell’evento sanciva un nuovo inizio per l’informazione. Aveva particolarmente a cuore l’argomento, anche perché rispecchiava molti dei suoi ideali: una cattiva informazione portava ad avere pregiudizi e i pregiudizi generavano paure e incomprensioni. E lei, che stava cercando di affermarsi come attivista, sapeva quanto fosse importante dire la verità e di arrivare al cuore delle persone, nonostante spesso significasse dire cose che la gente non voleva davvero ascoltare. Quindi, sotto quel punto di vista, poteva essere un “1 a 1”. « Lily, hai visto i miei orecchini? » Ciò che era evidente, mentre le ragazze si preparavano era che Joy era agitata, quasi come se stesse per tenere lei un discorso quella sera. Lo stile formale della serata rispecchiava il suo stile, ma comunque aveva un po' faticato a scegliere il suo outfit. « Mi dispiace, sto perdendo la testa. » Ammise, dopo pochi secondi, dopo aver costatato che li aveva avuti in mano durante tutto questo tempo. Si sistemò i pendenti, girandosi poi a guardare sua cugina e sua sorella, che erano ormai pronte.« Siete stupende. » Ammise, avvicinandosi a loro per abbracciarle – non troppo, così da non sgualcire i vestiti. Prima di essere davvero pronta - psicologicamente, piuttosto che fisicamente - , però, aveva bisogno di Sam. Lo intercettò al volo, mentre stava andando verso la cucina. Gli aggiustò la cravatta, anche se essenzialmente era perfetta, prima di lasciarlo andare. « So che ci sarà l’open bar, ma ho bisogno di un tuo cocktail. » Non era poi una richiesta d’aiuto tanto implicita. […]
    Gli faceva uno strano effetto essere lì. Si respirava ancora la storia di quel posto e sembrava che ogni pietra di quell’isolotto volesse raccontare cosa aveva davvero vissuto. Durante il periodo della Ribellione non si era mai davvero esposta, appoggiando comunque gli ideali di coloro che avevano reso Cherry Island il loro quartier generale. Quindi, la ripartenza proprio da quel posto, le sembrava piuttosto simbolica. Albus Potter aveva fatto davvero un’ottima scelta. « Non so te, ma io mi sto sentendo piccola così in questo momento. » Rivelò ad Ander, avvicinando il pollice all’indice, mentre sul palco salivano lentamente tutte le persone che avrebbero tenuto un discorso. La realtà era che Joy ammirava tutte quelle persone che avevano il coraggio di parlare. Ammirava quelle persone che ci avevano messo la faccia, avevano rischiato la loro vita. Con un bel po’ di rum che scorreva nel suo corpo, ormai, era più capace di ascoltare gli altri, che dar retta al suo nervosismo. Era stata in silenzio mentre ascoltava Dash Meachum. Aveva inevitabilmente pensato al loro incontro, quando gli aveva chiesto una mano per il suo discorso. Ora, era lui a tenerne uno e riconosceva tutti i consigli e le strategie che lui le aveva dato in precedenza. Era rimasta in silenzio anche mentre ascoltava Vicky. Nonostante tutto, era fiera di lei. Non era stato facile, in precedenza, per Vicky. Quel progetto era anche una sorta di sua rivalsa e avrebbero riconosciuto tutti – senza alcun dubbio – quanto fosse in gamba. Era delusa da lei, ma non poteva negare le sue qualità. Aveva ascoltato anche tutto il discorso di Albus. Alla fine, non erano poi tanto diversi: anche lei voleva farsi portavoce di storie che solitamente non venivano raccontate. Anche lei voleva che la sua voce venisse ascoltata. Quindi, per lei, il suo discorso era stato illuminante. […]
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    Non vi ho ancora detto il secondo motivo per cui sarebbe stato meglio non partecipare a quell’evento. Ultimamente, a tutti gli eventi sociali a cui partecipava succedeva qualcosa che la faceva sentire a disagio o semplicemente infastidita, oppure, semplicemente, si metteva in ridicolo da sola. « Complimenti, Vicky. E in bocca al lupo per… tutto. » Il suo sguardo si spostò in direzione di Ted, quasi involontariamente, che stava proprio al suo fianco. « Sei stata bravissima. » Le sorrise, congedandosi quasi immediatamente. Ecco, si riferiva a quello quando diceva che si metteva in situazioni spiacevoli da sola. Non l’aveva fatto con cattiveria, chiunque la conoscesse sapeva che non era in grado di fare cose simili. Victoire era sempre stata la sua migliore amica, dopotutto, ci teneva a congratularsi per quel sogno che si stava avverando. Si allontanò il più velocemente possibile da quei due, sentendosi davvero una sciocca. Perché aveva dovuto fare quel teatrino? Non poteva mandarle semplicemente un Gufo, il giorno dopo? Fortunatamente, intercettò sua sorella e James e riuscì – per pochi secondi – a distrarsi. « Tuo fratello è stato bravissimo! Dovresti prendere lezioni da lui, sai, per ciò che dire alle interviste! » Scherzò, avvicinandosi per dargli un bacio sulla guancia. Ovviamente lo stava solo punzecchiando un po’, non stava di certo deridendolo! « Siete proprio da copertina, comunque! » Sussurrò all’orecchio di sua sorella, salutandola. Non aveva ancora visto sua zia. Le sarebbe piaciuto salutarla, però, al momento, sentiva proprio il bisogno di bere qualcosa. Era decisamente frustrata nei suoi confronti, perché sapeva che le sue parole sarebbero state travisate. Insomma, non voleva di certo fare la parte della iettatrice! Avrebbe pensato che portasse sfortuna? Si stava davvero per deprimere. Ormai tutti stavano imparando che il posto dove trovare Joy Scamander, durante le feste, era proprio vicino al tavolo degli alcolici.


    Interagito con Lily, Lux e Sam, poi Lysander, Vicky (e Ted?), poi Lily (di nuovo) e James
    Citati Albus, Dash e Erin
     
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    « Sono nervoso a schifo. » Distoglie lo sguardo dallo specchietto in cui sta controllando per l'ennesima volta il rossetto, inclinando appena la testa di lato. A quel punto per il giovane Potter, quello era un mantra che stava ripetendo almeno una volta al giorno sin da quando avevano spedito gli inviti per l'eventi, e che si era ripetuto diverse volte nel corso dell'intera giornata. Come dargli torto d'altronde; Mun per prima sarebbe stata messa sotto scrutinio, e per quanto volesse convincersi che non le interessava del giudizio della gente, la verità è che quella sera si giocava la vera partita del suo reinserimento in società. Prima di quel momento, Mun aveva sbracciato per farsi riaccettare, in primis dalla sua famiglia e poi da tutto ciò che attorno a essa ruotava. Quella sera tuttavia, era lei a invitare loro nel suo mondo - un mondo nuovo, diverso. Qualcosa di diverso.. e forse di speciale. « Fuori ci sta già un plotone di giornalisti e fotografi. Scriveranno le peggio cose su questa inaugurazione anche nel caso in cui dovesse rivelarsi impeccabile - e non lo sarà, perché non c'è mai nulla di impeccabile quando si tratta della mia roba. » Richiuse con uno scatto improvviso lo specchietto sollevando un sopracciglio. « E invece lo sarà - impeccabile intendo. Perché tu hai un'arma segreta d'assalto. » Sfoggiò un sorriso radiante, accarezzando con dolcezza il braccio di lui, sbattendo le palpebre con insistenza. Me, ovviamente. E Mun si era impegnata non poco affinché quell'evento come tutte le fasi precedenti andassero in maniera impeccabile. Aveva contrattato il miglior planner di Londra per l'occasione e non aveva badato a spese a discapito delle insistenze del reparto contabile a stare attenti con le spese. C'erano cose su cui era stata intransigente, a partire dalla risonanza che doveva avere quell'evento. L'aveva vista quasi come una prova generale prima del matrimonio. Se questa cosa fila liscia, il matrimonio sarà un gioco da ragazzi. « Secondo te come ha fatto Byron? Io non ho di certo in mano le sorti politiche del paese, né tanto meno la vita delle persone, eppure sono terrorizzato. » Mun stirò istintivamente un sorriso colmo di tenerezza, sistemandogli appena i capelli sulla fronte. Era a sua volta in ansia, colma di dubbi e di incertezze, ma quella, ai suoi occhi, era la prima cosa positiva che accadeva loro da mesi, forse addirittura da anni. « Mmmh, vediamo.. » Disse sollevando appena lo sguardo con fare apparentemente pensierosa. « Credo che tu sappia perfettamente come fare - tenere la situazione sotto controllo, dico. » Sollevò un sopracciglio scoppiando a ridere. « Quel tasto c'è già. Devi solo.. uhm.. come dire.. » Si inumidì appena le labbra scuotendo la testa. « ..ricalibrarlo. So qualcuno che può aiutarti a fare un po' di pratica. » Dicendo ciò posò un leggero bacio sulle labbra di lui sull'orlo di una risatina civettuola. Infine gettò lo sguardo di ghiaccio in quello altrettanto chiaro di lui con più serietà. « Andrai alla grande. E' la cosa giusta. E noi ce la stiamo facendo. A discapito delle malelingue e di tutto ciò che è andato storto.. ce la stiamo facendo. Tutti quanti. » Voleva vedere in quell'evento l'inizio di qualcosa a cui aveva sempre aspirato. Un mondo di mezzo, qualcosa che andava al di là della vecchia società in cui erano nati e cresciuti. « Cinque minuti, Signor Potter. » Mun si coprì appena la bocca assistendo alla reazione del fidanzato con un moto di palese divertimento. Lo prese a braccetto e gli fece forza, obbligandolo a dirigersi verso entrata del castello dove avrebbero lentamente dato il benvenuto a tutti gli invitati. « Prego Signor Potter, dopo di lei! » [...] Ascoltò con vivido interesse tutti gli interventi, posando di tanto in tanto un bacio sulle manine di Lily, seduta comodamente tra le braccia del padre. Il suo vestitino in pendant con il fiocco rosa cipria che aveva tra i capelli corvini, le donava l'aspetto di una bambolina di porcellana che Mun non poteva fare a meno di ammirare di tanto in tanto quasi ne fosse completamente catturata. Era cresciuta così tanto, e così in fretta. La prese in braccio solo quando fu il turno di Albus. Mun intimò Lily ad applaudire, prima di incontrare lo sguardo di Siri. « Vado bene così?! » Lo misurò dalla testa ai piedi, osservando con attenzione ogni dettaglio della mise del più giovane dei Potter. Un abito di sartoria, senza dubbio - minimo c'è lo zampino di tua madre. Annuì in direzione del ragazzo con fare molto orgoglioso. « Stai benissimo! » Ed effettivamente vestito così, Sirius apparve ai suoi occhi forse per la prima volta adulto. E d'altronde lo era; lo erano ormai tutti. Ridacchiò tra se e se posando la tempia contro la spalla di lui nel veder la premura con cui sollevò sulle proprie spalle Jay, e si concentrò sul discorso di Albus. Gli occhi le brillarono di orgoglio e ammirazione durante l'interno intervento che, nonostante avessero ripassato insieme diverse volte, aveva assunto una piega differente, forse anche e soprattutto sulla scia delle domande che avevano preso a tormentarlo evindemtenete già prima della festa. « Noi non siamo un partito. Ma siamo la storia mai raccontata di un popolo nuovo. E da oggi, questa storia la racconteremo. Grazie a tutti quanti. » E a quel punto, Mun non potendo applaudire, emanò un leggero grido di incitamento, intimando Lily a battere le manine, mentre altrettanto faceva Jay e chiunque si trovasse lì per ascoltare quel discorso. « Oh, Jude l'hai già visto? O è stato rapito da... nnnnooooooonnaaaa uuuuuhhhh! » Alzò gli occhi al cielo scuotendo la testa. Sin da quando aveva fatto presente a Sirius della presenza dei suoi parenti, sembrava essere entrato in fibrillazione. Certo, provava a buttarla sul ridere, ma era chiaro che non avesse preso l'evenienza di trovare la famiglia Rosier al completo all'evento. « Non è arrivato con loro. La mamma, la nonna e lo zio sono arrivati insieme - non dirlo troppo in giro ma io e June abbiamo un piano per aggirarli il più possibile. » Perché l'unico modo per non cadere preda allo scrutinio di Delphine Rosier e dei suoi figli, era semplicemente evitarli. Venne ben presto affiancata da Albus e travolta dai riti del caso tra taglio di nastri, ringraziamenti e strette di mano. Mun non si mostrò di certo timida di fronte ai fotografi, anzi, ricambiò le attenzioni dei flash con sorrisi, saluti
    Wuoxc1n
    e sguardi civettuoli. Che i riflettori non le dispiacessero sembrò chiaro sin dall'inizio, specie perché non si sottrasse dal posare come una vera piccola stellina in divenire. Quella sera, Mun sembrava rifarsi per tutta la cattiva pubblicità ricevuta negli ultimi anni, per ogni critica immeritata, per ogni rifiuto ricevuto proprio dal mondo che avrebbe dovuto aprirle la strada verso quegli stessi riflettori sotto i quali ora si beava unicamente grazie alla perseveranza e la forza che quella piccola sua famigliola aveva dimostrato in quei pochi anni condivisi insieme. [...] « Amunet, tesoro. Me-ra-vi-gliosa! » Affiancò Deimos, alzandosi in punta di piedi per stampargli un gentile bacio sulla guancia, mentre si lasciava ammirare dalla vera matriarca in comando di casa Rosier. Sua nonna era una donna decisamente esigente; per incontrare i suoi gusti bisognava fare salti mortali e anche tutto ciò non sarebbe bastato. « Grazie di essere venute. » Asserì radiosa stirando un sorriso pacato in direzione della madre al fianco del fratello e della nonna. « Per me significa tanto. Spero la festa sia di vostro gradimento. Ho preso esempio dalle migliori. » Sollevò lo sguardo verso Deimos, cercando la sua approvazione. Che le donne di casa Rosier fossero esperte nell'arte delle feste era ormai cosa risaputa; che amassero poi ricevere complimenti in merito ai loro memorabili ricevimenti era solo che scontato. Parlarono del più e del meno; Mun raccontò loro la storia della fortezza di Cherry Island prima ancora che i ribelli la prendessero in custodia e per un istante, quando anche Jude e June si affiancarono alla combriccola, sembrarono quasi una famiglia normale. I rapporti non erano certo dei migliori, ma nessuno di loro avrebbe rischiato di fare una scenata, specie con tutti i giornalisti e i fotografi presenti. « Spero di vedervi prima o poi tutti quanti a cena da me. Devo anticiparvi che intendo restare in Inghilterra almeno fino al matrimonio.. » Pausa. « Perché ci sarà un matrimonio, vero Amunet? » Mun strinse il braccio della cugina con una leggera pressione, segno che Delphine stava già entrando nella zona delle frecciatine. « Immagino che June sarà una delle damigelle. Ovviamente Deimos porterà la sposa all'altare e Judah sarà uno dei testimoni e.. » E giù di piani che portò Mun a mordersi la lingua. Non era tanto il fatto che sua nonna dicesse delle cose sbagliate, quanto piuttosto il fatto che stesse già tentando di mettere il piedino nella porta circa i preparativi. « Un passo alla volta, nonna.. che dici? Godiamoci questa me-ra-vi-gliosa serata! » Stirò un sorriso strattonando il braccio di June, e facendo al contempo cenno a Judah di seguirle. Si congedarono tutti e tre in fretta e furia. « Davvero resta in Inghilterra? E' gravissimo. Come minimo ficcherà il naso in ogni cosa da qui fino a quando se ne va.. » Sempre se non dovesse sentirsi troppo a suo agio a Cambridge decidendo di restare. Alzò gli occhi al cielo e sospirò. Prese da un vassoio un bicchiere di champagne e osservò i due con un moto emergenziale. « Forse era meglio non invitarla. Offesa però in Francia. » Infine si rivolse direttamente a Judah posando la tempia contro la sua spalla. « E' una tragedia! Possiamo tornare a quando non voleva vederci perché avevamo rinchiuso la mamma in una casa di cura? » Una faccenda ostica quella, che tuttavia non sarebbe mai stata compresa dalla signora Rosier. Certo è facile criticare quando non sei tu a dover trattare con una mina vagante. E chissà se ha smesso di esserlo. « A parte tutto, prima ti cercava Siri. Sta con gli altri nella zona dell'open bar. » Prende a braccetto anche June e inizia già a dirigersi in quella direzione. « Prendiamoci un drink insieme. Dovete vedere il vestito della mia bambolina. Questa sera è beeeeellissima! » [...] Ritrovato Albus nella folla, salutò velocemente alcuni dei presenti aggiunti alla compagnia, prima di prendere il suo fidanzato leggermente in disparte. Si portò il bicchiere di champagne alle labbra e sbuffò. « Ho appena scoperto che mia nonna resta in Inghilterra fino al matrimonio. Propongo una fugga in serata a Las Vegas solo per liberarmi di lei. » Gettò uno sguardo in direzione dei famigliari di lui; nonna Molly, nonna Andromeda e nonna Apolline già in vena di far polemica, discutendo tra loro animatamente. « No guarda, non ce la posso fare. Minimo ci scappa anche il pranzo con tutte queste matte insieme. Preferisco tornare a litigare con gli avvocati per le scadenze del collaudo di questo posto. » Quasi quasi, preferisco tornare dietro le tende.

    Interagito con Albus, Siri, Jude, June e Deimos



     
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    « Oh, no, Rafa, aspetta, mi si è incastrato il tacco. » Parte numero "Ho perso il conto" delle figuracce che Olympia Potter ha collezionato da quando ha messo piede fuori casa fino alla traversata con la barca del lago di Loch Ness per arrivare a Cherry Island. E' inciampata nel vialetto, ha sbattuto il polso contro la porta della stazione delle Passaporte, ha perso - e poi ritrovato grazie a santo Rafael - un orecchino e ora eccola lì, che si aggrappa al braccio del coinquilino mentre cerca, con discrezione, di liberare il tacco dal bordo della barca, agitando su e giù e la gamba destra. « Fingi indifferenza, parlami di qualsiasi cavolata ti venga in mente, sorridi, ridi ma ti prego tienimi, non posso cadere a faccia in giù davanti a questa mandria di giornalisti e fotografi. » Le riesce quasi ad avvertire, le bestemmie in spagnolo che popolano la mente del ragazzo mentre, dopo istanti di tentativi e sudori freddi, il tacco si libera e lei può trarre un respiro di sollievo. Un sollievo che è comunque momentaneo perché lei non è decisamente una persona da stampa, da flash e fotografie a valanghe. Il solo vedere in lontananza quelle luci intermittenti le provoca una stretta allo stomaco che la costringe a rendere più salda la stretta sul braccio del ragazzo. « Sai cosa ci manca ora per concludere in bellezza? Che mi si squarci il vestito. » Sdrammatizza, con una risata nervosa che lascia trapelare tutta l'agitazione che la sta animando in quel momento. La mano destra corre a sistemarsi la chioma ramata, dalle fluenti onde lasciate libere da qualsiasi acconciatura, e l'altra mano si muove lungo il corpetto dell'abito, premurandosi che ogni cosa sia effettivamente a posto e ben celata come dovrebbe essere. « Quanto è quotato il cianuro nella mia tisana di domani sera? » Una routine, quella, che avevano cominciato ad osservare nel 28 di Woodstock Street da poco prima che Azura decidesse di lasciare il paese. Uno stare insieme senza effettivamente costringersi a parlare di qualcosa, con le labbra impegnate a bere per poter fare qualsiasi altra cosa. « Ricordati l'Occamy. » Lo intima, con un sorrisetto timido prima di cominciare a cercare i suoi famigliari, Peter e Dory nella folla, non prima comunque di essere travolti da qualche scatto rubato qua e là. Alla fine intravede i suoi genitori, saluta James e Lily - momento che viene immortalato immediatamente - e finalmente intercetta Peter. Dal vestiario decisamente discreto, che passa inosservato il giorno del mai. Sgrana gli occhi verdognoli, con un sorrisetto vivace che compare sulle sue labbra. « Però, ci siamo proprio impegnati ad essere memorabili questa sera. » Gli indirizza il complimento prima di essere interrotta da una voce maschile alle sue spalle. « Olympia, una foto con Peter! Da questa parte. » Gelo. Fissa prima lui, con una punta di terrore, per poi lanciare un'occhiata dietro di sé. « Tu, sì, insomma..ti va? » Lei è certa solo del suo imbarazzo, preventivato di certo, ma non per questo meno presente. Alla fine si scioglie in un sorriso, forse non troppo convincente, guardando l'obiettivo da sopra la spalla, per poi decidere di sistemargli la giacca con la mano destra, risalendo il bavero lungo il petto. « The show must go on, non dite così nell'ambiente? » Lo punzecchia poi, quando sono liberi di muoversi verso l'entrata, intercettando nuovamente Rafael e poco dopo Dory, assieme a sua madre e zia Hermione, con i fotografi che richiedono l'ennesima foto di quel quadretto tutto al femminile. « Vi prego, ho decisamente fatto la mia parte per minimo due anni. Possiamo entrare ora? » C'è una nota di ironica insofferenza mentre stringe la mano della cugina per poi incamminarsi dentro l'edificio insieme agli altri. Qualcosa si muove dentro di lei quando il piede destro si poggia sul pavimento del castello e la catapulta direttamente a tre anni prima, quando lì dentro è entrata una ragazzina spaventata, inesperta, acerba, al fianco di un'amica del padre e di Eric. Si gratta istintivamente il collo, sentendo un moto di nostalgia cavalcarle dentro, minacciandola di riempirle gli occhi di lacrime non appena intravede il famoso Pensatoio nelle vicinanze del palco. Vale ancora quel ricordo, varrà sempre, pensa con un sorriso mesto nell'incontrare gli occhi di Byron. E quel sentimento di malinconia continua a pervaderla mentre ascolta i vari interventi che si susseguono sul palco, rimanendo accanto alla sua famiglia, con le braccia di sua madre attorno al busto, di tanto in tanto. Applaude, sorride a Lily che le fa le sue smorfiette tipiche non appena Albus sale sul
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    palco. « Possono smettere di parlare della rivoluzione, possono metterla all'angolo ed escluderla da salotti e palazzi, ma la rivoluzione c'è stata. Noi non siamo un partito. Ma siamo la storia mai raccontata di un popolo nuovo. E da oggi, questa storia la racconteremo. » Un moto d'orgoglio si aggiunge alle altre emozioni nel vedere il fratello così adulto, con tutto il carisma che ha ereditato da loro padre. Si mordicchia il labbro inferiore, conscia che non si toglierà il rossetto ultra resistente, prima di riversare tutta la sua ammirazione nell'applauso che sfocia. « Okay, mi serve un drink, ora. » Annuncia alla combriccola, fermando al volo un cameriere per prendere ognuno un calice. E poi arrivano il brindisi per Albus, le battute alle quale ridacchia guardandosi intorno fintanto non incontra gli occhi di MJ alla quale sorride. Non lascia trapelare il fatto che si è accorta perfettamente che non c'è il ragazzo del Midsummer al suo fianco. « Un incanto. Questo fiocco poi, un tocco di classe. » Arriccia il naso dopo aver depositato due baci sulle sue guance. « Questo credo sia tuo. » Lascia scivolare tra le sue dita il calice in più che ha recuperato dal vassoio, facendola sembrare così tanto un'ubriacona. Fa cozzare i due bicchieri in un brindisi silenzioso, prima di mandare giù un sorso. Vede con la coda dell'occhio Albus distaccarsi dal resto del gruppo. « Arrivo subito! » Si congeda per poi rincorrerlo - non con troppa fluidità -, prima di raggiungerlo e poggiargli la mano sul braccio per fermarlo prima che vanga avvicinato da qualcun altro. « Te l'ho mai detto che tortura cinese sono i tacchi? Non ti venisse mai in mente di provare a fare la heels dance. » Gli dice ridacchiando, mentre infila la mano nella borsetta magica per tirare fuori una scatolina di velluto verde bosco. « Mi sono informata anticipatamente, per vie traverse, che avessi un tuo ufficio qui dentro. » Sciabola le sopracciglia ramate aspettando che sveli l'etichetta dorata che vi è all'interno, che riporta la dicitura scura "Mr. Albus Potter" e poco sotto "Big boss". « Ci tengo molto che venga messa in bella mostra, per questo la didascalia la puoi riformulare con la magia a tuo piacimento. » Fa una piccola risata mentre torna a guardarlo negli occhi. « Ma la sostanza non cambia, sei stato incredibile lassù. Non ne avevo di certo alcun dubbio, ma ne ho avuto nuovamente conferma. Sono davvero orgogliosa di te, fratellino. » Si sporge verso di lui, ad avvolgergli la schiena con un braccio per poi depositare un bacio sulla sua guancia. « Ora vai, che il pubblico ti reclama! » Gli dà una leggera spintarella verso la folla con un sorriso mentre gira i tacchi per tornare verso Dory e si imbatte in Tris. « Beh, ma buonasera! » La saluta, facendo su e giù con gli occhi. « Avevo visto l'anteprima su Witza, ma devo dire che non rendeva affatto giustizia. » Dice e poi si guarda intorno, come se mancasse qualcosa nell'equazione, sapendo perfettamente chi manca. Malia che è sempre stata il collante tra di loro, la cui partenza ha probabilmente lasciato spiazzato lei quanto lo ha fatto con la rossa. Ma potremmo provare ad abituarci a fare senza, di tanto in tanto? « Un giro di shottini al bancone? »

    Interagito con Rafa, Peter, Dory, MJ, Albus e Tris.
    Salutati James, Lily, Vicky, Byron..non mi ricordo più ma sicuro altri famigliari qua e là

     
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    « Ma ancora con ste barchette che andiamo? Quando lo vedo glielo dico ad Albus che doveva costruire un ponte. » « Seh vabbè, è arrivata. Il ponte su Loch Ness. Abusi edilizi e dove trovarli. » « Ma sta zitto! Ma che ce vuoi capire tu di abusi edilizi. » « C'ho vissuto per diciotto anni dentro ad uno, vedi un po'. » « Diciotto? A casa mia? Ma magari t'avessi avuto sulla groppa per diciotto anni e basta. » Non poteva essere un evento di famiglia senza i classici battibecchi tra Ted e nonna Andromeda. Il ragazzo era passato a prenderla alla casa di Hogsmeade, rendendole piuttosto palese la propria sfiducia nei confronti delle sue capacità di smaterializzarsi nel luogo giusto. Così, dopo diverse lamentele, la donna aveva accettato, un po' perché sapeva che il nipote tutti i torti non li avesse, e un po' perché le faceva piacere andarci con lui - entrambe cose che non avrebbe mai ammesso ad alta voce, come d'altronde non lo avrebbe mai fatto nemmeno lui. « Comunque a me sta cosa del rinfresco me preoccupa. Tra tu' cugino e su' moglie me sembrano due col braccino corto su ste cose. Anvedi che se rivela esse du cagatine de piccione sul piatto. » Eeeh su questo ti devo mezzo dare ragione, nonna. Tuttavia, nonostante condividesse le stesse preoccupazioni di Andromeda, Ted sbuffò pesantemente, aiutandola a scendere dalla barchetta. « Aoooo, che te tiri? So' lucida ma le ossa mie c'hanno na certa, nun te crede. » « Manco abbiamo cominciato e già te stai a lamenta' di tutto, dai che con sto ritmo manco le cagatine de piccione ce rimangono. » Sollevò lo sguardo sulla donna, scuotendo il capo in un moto di sdegnosa incredulità. « Comunque che tu eri na Black non ce credo manco se me risorgesse Cygnus per dirmelo. » « Bono quello! » Scivolarono quindi in una risata, mentre nonna Andromeda cercava appoggio sul braccio del nipote nel percorrere il pezzo di strada che li divideva dall'ingresso dell'edificio. Si fermarono di fronte a diversi fotografi, sorridendo e rispondendo brevemente alle domande che gli vennero poste - questa volta con un linguaggio decisamente più corretto e cordiale rispetto a quello che si riservavano l'un l'altra nel privato. Solo una volta la vera personalità di Andromeda emerse a galla. « E' molto carino che tu abbia deciso di farti accompagnare da tua nonna, Ted. Posso chiederti come mai? » Fece per aprire la bocca, ma Andromeda lo tagliò subito. « L'insegnante de sostegno c'aveva er giorno libero. » In altri casi Ted l'avrebbe rimbeccata, ma la maniera ironica in cui la nonna era riuscita a fargli schivare quella domanda palesemente improntata al gossip lo fece scoppiare in una risata. Si strinse quindi nelle spalle, lanciando un'occhiata al giornalista. « L'hai sentita. »
    [..] Prima che l'evento iniziasse, nonna Andromeda si defilò per riunirsi al Concistoro (termine che Ted utilizzava per descrivere il gruppetto delle nonne), lasciando il ragazzo libero di ricercare gli altri parenti e amici. « Mamma mia quanto siete wiztagrammabili. » commentò, allargando le braccia nell'avvicinarsi a James e Lily. « On your way to break the internet, proprio. Dai raga, ci si becca dopo tutta la trafila per bere, ok? » Che come minimo sti discorsi ci faranno due coglioni allucinanti. Diede quindi una pacca sulla spalla di James, rivolgendo un veloce occhiolino alla bionda prima di dileguarsi alla ricerca degli altri Falcons. Salutò June da lontano, facendole cenno di beccarsi più tardi, mentre si faceva strada in direzione di Fred. D'altronde, dopo le notizie uscite dal rave preferiva non mettere insieme quei due al di fuori dell'ambiente di squadra. Salutò quindi il cugino con una poderosa pacca sul culo. « Sì ok bella sta serata, ma quando se magna? » Ridacchiò, dando di gomito al rosso mentre prendevano posto tra il folto capannello di gente che si stava agglomerando di fronte al palchetto per ascoltare coloro che a breve avrebbero iniziato a parlare. In accordo al farsi sempre più silenzioso dell'ambiente, Ted si chinò appena in direzione di Fred per parlare a bassa voce. « Ti dico solo che nonna Tonks ha già trovato il primo difetto in questa roba: Albus non ha fatto costruire un ponte su Loch Ness. Male. Malissimo. » Gli lanciò uno sguardo eloquente, scuotendo il capo con ironico disappunto. « Io c'avrei messo un'autostrada, se devo essere onesto. » fu il suo commento alla questione, accompagnato da un gesto del braccio lanciato in avanti. « Spianamo tutte le Highlands, Fred. Così. Belle pare. Na stirata de cemento co n autogrill nel mezzo. Poesia. »
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    « Allora come sono andata? » Stirò le labbra in una smorfia, facendo ciondolare il capo da una parte all'altra, come a voler lasciare ad intendere un "così così" prima di sciogliersi in un sorriso bonario. « Scherzo, sei stata bravissima. Congratulazioni..davvero..per tutto. » Tra i vari discorsi, quello di Vic era stato uno dei pochi che Ted aveva davvero ascoltato senza lasciar vagare la propria mente altrove. Per lo più, mentre le parole degli altri facevano da sottofondo, il giovane si era ritrovato a guardarsi intorno per riconoscere punti di quel luogo che un tempo era stato la sua seconda casa: il Quartier Generale dei Ribelli. Lui e Vicky erano stati tra i primissimi ad unirsi alla causa, nonché tra i pochi presenti ad averlo effettivamente messo in piedi e vederlo inaugurare. Sospirò, riportandosi il bicchiere alle labbra. Tempi ormai andati. « Ti saresti mai immaginato che saremo tornati qui? » Quasi potesse sapere esattamente cosa Ted stesse pensando in quel momento, Vicky diede forma a quella domanda. « Onestamente? » Chiese, retorico. « E' il fatto di non esserci tornato per tutto questo tempo a sembrarmi più strano. Non lo so..mi sento come se non ce ne fossimo mai andati. E adesso.. » si guardò intorno, indicando velocemente l'ambiente con un cenno della mano « ..guarda. Non fosse per il pensatoio direi che è uno dei tanti palazzi di Londra. » Le labbra del giovane si stirarono in un sorriso amaro. Era bello quel luogo. I lavori fatti lo avevano rimodernato da cima a fondo, rendendolo decisamente più arioso e di buon gusto, ma nonostante ciò Ted non poteva fare a meno di sentire un pizzico di triste nostalgia nei confronti di quella baracca un po' fatiscente su cui tanto avevano sudato. Non sarà stato il massimo dell'accoglienza, ma era casa nostra. « Certo.. qualcosa è cambiato, ma quello è rimasto sempre lì. Secondo me è stata una giusta scelta. » Gli occhi del ragazzo si puntarono sul pensatoio, pensierosi. Annuì. « Sì. Sì, lo è stato. » [..] Stava per aggiungere altro al giocoso discorso tra Vicky e Albus quando l'arrivo di Joy lo bloccò completamente. Nel giro di un istante, nella sua testa si affollarono mille domande, tutte relative al cosa la bionda stesse per dire loro. Pochi scenari contemplavano un esito positivo dell'interazione. « Complimenti, Vicky. E in bocca al lupo per… tutto. Sei stata bravissima. » Onesto. Intercettò velocemente lo sguardo di Joy, senza dire nulla. Era meglio così. Ci mancava solo che aprisse bocca e creasse qualche disastro diplomatico con tutti quei giornalisti intorno. Stirò quindi un sorriso millimetrico, aspettando che se ne andasse prima di rivolgere un'occhiata eloquente a Vicky. « Altro champagne? »

    Interagito con James, Lily, June, Fred, Vicky e Joy


     
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    Erin sente parlare del progetto editoriale di Dash da settimane. Ma vederlo realizzato nero su bianco è tutto un altro discorso. Caccia un urlo spaccatimpani nel momento in cui riceve l'invito ufficiale - iniziando a vantarsi di essere l'accompagnatrice del caporedattore l'esatto istante dopo. Lucille che continua a rimarcare "quando te lo scopi?", facendole roteare gli occhi, Pervinca che la accompagna a scegliere l'abito perfetto per la serata - e la cravatta di Dash, perché non sia mai che il suo date opti per un colore diverso! - ed ecco che l'esuberante Tina è pronta a varcare la soglia del piccolo appartamento di Hogsmaede costantemente unto di olio, benzina e chi più ne ha più ne metta, per inforcare il red carpet dell'evento del secolo a Cherry Island. « Allora, signore, constatato che siete una più bella dell'altra - e no, non posso darvi la mia personalissima classifica - vogliamo andare? Un bel sorrisone - sì, puoi fingere tranquillamente Kira - e si va in scena. », Erin sbatte le palpebre delicatamente, facendo l'occhiolino a Kira come a rassicurarla che, essendoci lei al suo fianco, avrà sicuramente di che divertirsi. In effetti, lo spirito della big Scamander prende subito il sopravvento: spintona la gente che si accalca per far emergere la figura di Dash - deve brillare! - dunque si porta al fianco del caporedattore, rispondendo alle domande che lui sceglie bellamente d'ignorare: sì perché Dash è sempre stato un uomo brillante, capace... Il signor Meachum è la vera svolta di cui il paese ha bisogno... L'Inghilterra ha per le mani un diamante allo stato puro... Ed altre frasi impacchettate - alle quali comunque crede sul serio - condite da un sorriso a ottantotto e più denti. Questo finché non le giunge la voce di un fotografo che esclama: « VICTOIRE, VICTOIRE! UNA FOTO INSIEME A DASH MEACHUM! »,
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    ma anche meno, coglione, chi te credi. Borbotta in direzione di Kira: «Che gran maleducato.», riferendosi a quel deficiente del fotografo. Da lei definito mentacatto per due ragioni: uno - perché l'ha ignorata bellamente. Due - perché sapendo che Erin è l'accompagnatrice del signor Meachum, galateo, etica, fronzoli e buona norma impongono che venga proposto a lei per prima di essere immortalata insieme all'uomo della serata. «Guarda come gli trema il braccio! Combinerà un pasticcio con le foto. Tutte sfocate, sicuro. Pf. Non ho parole.», dopo di ché annuncia: «E' ora di salvare tuo fratello, non credi?», e se lo va a riprendere senza troppe cerimonie, scoccando un sorriso di cortesia a Victoire Weasley mentre le annuncia: «Oh! Dash ha proprio ragione! Sei incantevole!», squittisce ad una tonalità leggermente più alta del solito, per poi voltare i tacchi insieme all'amico che, sì, è decisamente non vedente: soprattutto per aver definito radiosa la sua ex ragazza. Ma che te pascola pe' il cervello? Avena? Orzo, farro e cinque cereali? Erin tira un lungo, lunghissimo sospiro, imponendosi mentalmente di non fargli terzo, quarto e quinto grado perché in fondo è la sua serata. E nessuno deve rovinarla. «Beh, in bocca al lupo per il discorso, signor Meachum. Sono super fiera di te, ti prego non farmi piangere davanti a tutti, comunica rapidamente al suo orecchio, intendendo la minaccia pronunciata a bassa voce nella maniera più seria possibile. Non. Ti. Rischiare. A. Farmi. Apparire. Come. La. Mestruata. Di. Turno. Glielo riferisce un'altra volta, mentalmente, puntando gli occhi azzurro ghiaccio nei suoi e poi sciogliendosi in un sorriso d'incoraggiamento. Il mio migliore amico è caporedattore, qualcuno mi raccolga col cucchiaino dal pavimento, grazie, prego, arrivederci. «Perché mi sento come se fosse il giorno più importante delle nostre vite?», domanda a Kira, prima di intercettare Sammyno suo e allontanarsi nella sua direzione, dopo aver detto alla ragazza che l'avrebbe raggiunta a breve. «Amore mio! Ti prego, vammi a prendere un cocktail perché non credo di farcela, penso che potrei morire di commozione ancora prima del discorso. Qualcuno ha da accendere? Oh, merda, forse essendo luogo chiuso non si può fumare. Secondo te sarebbe disdicevole farsi di Erballegra in una situazione formale del genere? No vabbè fottesega, usciamo un attimo e ci facciamo un tiroooOOOH! Che eleganza! Che stile! Amore della mia vita! Joy, sei la favola che questo mondo non si merita.», stritola in un abbraccio sua nipote, gli occhi letteralmente a cuore che la squadrano dalla testa ai piedi. Suo malgrado, è costretta a spegnere in fretta l'abbraccio, per non rovinarle - e non rovinarsi! - il vestito. «Te lo dico. Fossi uomo, ci proverei finché non cedi. Cioè, credimi, non ti si può proprio resistere stasera. Sei fottutamente divina. Dunque, dicevamo? Erballegra?», la nostra schizzata di turno rivolge uno sguardo spiritato a Sam, prima di lasciare la combriccola di nipoti a chiacchierare sereni nel momento in cui Dash parla. Si scapicolla in prima fila tempo record. « Okay, mi è stato affidato il compito di rompere il ghiaccio. E lo chiedono ad un cieco, sembra quasi l'inizio di una barzelletta. », Erin applaude fragorosamente e lancia occhiate eloquenti ai presenti per far capire che è il suo migliore amico e che lo conosce da secoli. « Se me lo permetti, Albus, vorrei dedicare la mia parte di questa vittoria ad una persona. », Erin si aggrappa a un tipo accanto a lei, affermando: «Sono certamente io.», in realtà non è lei, ma non ha il tempo di arrabbiarsi e sbraitare perché è troppo impegnata a frenare la valanga di lacrime che sciolgono il mascara delle sue ciglia. Avevi promesso!, sbuffa, poggiandosi a Kira per ottenere un po' di moral support. Quando scorge Luxanna poco più indietro, la afferra per mano facendo una radiografia completa al suo accompagnatore - E così tu sei Zip Trambley e ci dai dentro con mia nipote! Beh, caro mio, se desideri mantenere la parità dei tuoi coglioni non farmi incazzare - al quale rivolge un sorriso smielato. «Amo, il trucco è andato a farsi benedire, vero? Non è che mi presti un po' di rimmel?», domanda alla bionda, poco prima che l'eroe della serata faccia il proprio ingresso trionfale. « Luxanna, ti prego, divertiti un po' senza pensare ad altro questa sera. E no, ovvio che non lo sto dicendo per il semplice fatto che ho la bacchetta di tua zia puntata contro la schiena, ti pare. », la big Scamander lo fulmina silenziosamente, sfidandolo a fare il contrario e a non ritrovarsi poi col culo a strisce firmato da lei. Mi assumerebbero subito da Versace per aver lanciato una nuova moda. « Allora, c'è qualcuno d'interessante che è già entrato nel tuo radar? », Erin lo guarda basita. Risponde con un secco: «No.», per poi salutare la prima persona a caso che passa, così da cambiare argomento. Il contrattempo serve a farla sbollire, così da mantenere la promessa fatta a se stessa: non rovinare la serata di Dash perché se le merita, anche se mette prima il lavoro anziché la propria migliore amica, ma è una cosa che, appunto, per una serata, possiamo tollerare, pace e amore. O forse non può tolleralo neanche per una sera, miss egoncentrismo. « Prometto che, dopo due di questi, sarò prontissimo a calarmi nuovamente nel ruolo di spalla come quella volta in Portogallo. Devi solo dirmi che tecnica vuoi usare questa volta. », Erin chiude gli occhi per un istante, meditando sul da farsi. Quando li riapre, scorge quelli scuri di Seth Byrne poco distante. Lo saluta con una mano, un sorriso sgargiante dipinto in volto. «Dici che ho davvero bisogno di tattiche? Mi sottovaluti, signor Meachum. Guarda come si fa!», e si dirige ancheggiando vistosamente nella direzione dell'amico, stampandogli un bacio vigoroso per guancia. «Seth!!! Sei arrivato, sono contentissima!», battito di ciglia. «Hai sentito il discorso? Quello era Dash Meachum, caporedattore. Un mio carissimo amico. Incredibile questa iniziativa, vero? Finalmente si fa informazione pulita. I giovani d'oggi... Sai, magari non sono così male. Tipo Albus Potter: c'ha due palle quanto Hogwarts - e Hogwarts è grande!», e via con discorsi di circostanza sul contenuto dell'evento, per poi andare a parare lì dove le interessa. «Comunque, su Wiztagram avevi detto che ci sarebbero state delle sorprese per me. Mi vuoi per caso illustrare di cosa si tratta mentre mi offri un cocktail?», cinguetta, per poi tirarselo dietro verso l'area ristoro.

    Interagito con Dash, Kira, Victoire, Sam, Joy, nipoti in generale, tizio a caso (chiunque voglia intervenire è il benvenuto), di nuovo Kira, Luxanna, Zip, Dash e Seth.
    Nominato Albus.


     
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    Anni prima, Fred Weasley sarebbe arrivato a Cherry Island prima ancora di Albus Potter e avrebbe riempito la sala di striscioni e fuochi d'artificio pronti a scoppiare.. almeno finché la sicurezza non lo avesse beccato riportando il giusto tenore alla serata. Il vecchio Fred, insomma, non si sarebbe perso un trionfo così clamoroso del suo migliore amico per niente al mondo, a costo di arrivare sull'isola a nuoto. Dopo tutta l'acqua passata sotto i dannati ponti, a convincerlo del tutto a presenziare era stato James. Parlare con lui gli aveva dato modo di riflettere - più di quanto già non facesse solitamente, tormentandosi - sul proprio torpore e su quanto, a conti fatti, non fosse mai riuscito a scrollarsi di dosso il proprio passato. Ma poi, ci aveva mai davvero provato? Il rave al Burlesque era stato solo un timido esperimento e anche là aveva fallito su tutti i fronti. Aveva baciato Juniper, già, ma sotto l'effetto di sostanze stupefacenti era convinto di star baciando Amunet. Un casino nel casino, che aveva tutta l'intenzione di dimenticare. Con la stessa facilità avrebbe voluto dimenticare anche Amunet Carrow, che insieme ad Albus sarebe stata la regina indiscussa della serata; ne era cosciente Fred, mentre metteva piede nel rinnovato castello di Cherry Island, divenuto oramai l'avanguardia delle telecomunicazioni magiche. Non che Fred Weasley ci capisse granché, non che fosse mai andato molto oltre la pagina sportiva. Fred era stato uno di quelli che la ribellione l'aveva vissuta passivamente, da studente, e solo nell'ultimissimo periodo aveva contribuito da Sin Eater. La ribellione e la guerra civile erano altri due tasselli che avrebbe volentieri lasciato alle spalle. L'urlo dei flash delle macchine fotografiche lo investì una volta varcata la soglia del castello, un aspetto della nuova vita da giocatore della Lega a cui non si sarebbe mai abituato; come il lampo prima del tuono, i flash avevano anticipato di poco il branco di giornalisti che lo accerchiò. « Signor Weasley, sono trapelate notizie circa suoi gravi problemi di salute. Cosa dichiara in proposito? » Come dice Jenna? Se non puoi dire la verità, resta sul vago. Ma sul vago credibile. « E' stato solo.. uno dei tanti piccoli incidenti di percorso della vita di un atleta. Ma voglio rassicurare voi e i Falconers: nulla che possa frenare il nostro campionato! » Cazzate, gli erano servite due settimane per rimettersi in sesto e altre due per ritornare alla normalità, senza perdere un polmone per strada. Ma, due mesi dopo, poteva dire che fosse acqua passata. « Quanto alla questione di lei e miss Rosier e l'articolo di Strega Moderna, entrambi non avete mai smentito pubblicamente. Era un silenzio-assenso? » Le gote di Fred si tinsero impercettibilmente di rosso. Quell'articolo l'aveva imbarazzato non poco. « Lei non è qui con me, no? Tra me e Juniper c'è solo una bella amicizia, una profonda stima e l'unica alchimia che vedrete è quella sul campo.. che poi è l'unica che conta, dico bene? Con permesso. » Si svincolò velocemente dal gruppo di giornalisti e si immerse velocemente nella calca. L'obiettivo principale della serata era evitare il più possibile i genitori, che con un po' di fortuna sarebbero stati distratti da Roxanne per tutta la sera, e ricongiungersi con il resto della squadra. Dopotutto, il desiderio di James di voler ricompattare la squadra dopo la partenza di Malia Stone era stato una forte leva a che il battitore presenziasse. « Sì ok bella sta serata, ma quando se magna? » Una rumorosa pacca sul fondoschiena annunciò l'arrivo di Ted, alla quale ricambiò con una altrettanto vigorosa pacca al petto. « Ti avviso, se non hanno preparato un catering degno di questo nome, l'uscita già so dove sta. Oggi me la sento di kebab, sei invitato! » Non escludeva comunque di farci un salto lo stesso, catering o no. Mandare avanti l'economia locale è il primo dovere morale di chi prende uno stipendio da serie A, così la pensava Fred. « Ti dico solo che nonna Tonks ha già trovato il primo difetto in questa roba: Albus non ha fatto costruire un ponte su Loch Ness. Male. Malissimo. » Scoppiò a ridere, cercando istintivamente intorno a sé la figura di quella sagoma di nonna Andromeda. « Eh, perché venendo lei qui tutti i giorni, immagino senta proprio la necessità di un ponte! » « Io c'avrei messo un'autostrada, se devo essere onesto. » « Ma perché non levare proprio il lago? Via l'acqua, prende spazio! » « Spianamo tutte le Highlands, Fred. Così. Belle pare. Na stirata de cemento co n autogrill nel mezzo. Poesia. » Si ritrovò a ridere come un deficiente sulla sua spalla, come in effetti non faceva da diverso tempo. « Sottoporrò la questione alla Morgenstern se si fa viva. Ma figurati se non viene, stiamo sbocciando sotto casa sua. »

    Si congratulò con sua cugina Victoire per il discorso e per il progetto in sé, che sembrava la perfetta coronazione della sua carriera da giornalista, quindi la lasciò insieme a Ted e si portò oltre. L'attenzione del rosso venne inevitabilmente attirata da un gruppetto poco lontano dal palco, su cui spiccava il piccolo Jay sopra le spalle di quello spilungone di Sirius. Poco oltre, intercettò la figura di Albus e, non poteva che essere così, quella di Amunet, meravigliosa nel suo abito da sera. Rimase là, in disparte, ad osservare quel quadretto familiare di cui non sentiva di far parte ma al quale, allo stesso tempo, lo legavano vincoli e doveri. Uno fra questi gli imponeva di avvicinarsi e fare le proprie congratulazioni. Glielo devo. C'è anche lei ma questo è il suo progetto. E' il momento più alto che Albus abbia mai raggiunto e io sto qua e fissarlo come un coglione. James aveva avuto ragione su tutti i fronti: mantenere il pesante fardello del rancore non avrebbe giovato a nessuno, men che meno ai due cugini né a tutto l'universo di familiari che ronzava loro intorno. Non guardarla. Ignorala. Sei qui per Albus e Vicky. Concentrati su loro. Decise di avvicinarsi, vincendo le proprie titubanze. « Papà, c'è zio Fred!! » squillò il piccolo Jay in modalità vedetta. Batté un cinque al bambino e salutò diversi altri familiari, prima di avvicinarsi ad Albus. « Gran bel discorso là sopra, molto ispirante. Finalmente farete informazione anche per noialtri sportivi che non sappiamo leggere. » Titubante, goffo come poche altre volte si era sentito in vita propria, abbozzò un passo avanti per abbracciare suo cugino. Non ricordava nemmeno più l'ultima volta che l'aveva fatto, dovevano essere passati anni. Eppure, mista all'amarezza per il loro rapporto mai rinsaldatosi, c'era nel cuore di Fred un profondo senso di commozione e orgoglio. Eccoci qui, entrambi nel punto più alto delle nostre carriere. Non è andata come previsto, non ci siamo arrivati insieme.. ma eccoci qui lo stesso. « E trattateci bene nella pagina sportiva. Siamo rimasti a corto di una cacciatrice. » e lo fissò intensamente. Avrai saputo. Un altro tassello della nostra adolescenza è partito dall'altra parte del mondo. Com'è che tutto il passato sembra sgretolarsi intorno a noi? Gli assestò una pacca sulla spalla. Avrebbe voluto girare i tacchi e andarsene ma istintivamente si voltò verso Mun, proprio là, accanto al suo uomo. Dietro un grande uomo, dopotutto, c'è sempre una grande donna: Amunet non aveva parlato sul palco ma molto della serata urlava il suo nome a chi sapeva ascoltare. « Congratulazioni. Vi auguro il meglio da questa avventura. » [...] Cercò di raccogliere tutto l'autocontrollo possibile, per non sembrare che stesse letteralmente scappando via da una situazione tanto spinosa. Ma, di fatto, così stava facendo. Avesse avuto un manico di scopa a portata di mano, sarebbe volato via verso il primo kebabbaro utile, come anticipato a Ted. Senza manico di scopa, la direzione più ovvia da intraprendere gli parve quella dell'open bar. Riuscì a posarsi al banco dopo qualche minuto di fila. « Prendo la prima cosa analcolica che ti passa sotto mano e che non sembri un succo di frutta. » Dopo il ricovero al San Mungo e l'aver sfiorato la morta, soprattutto per mano di sua madre, Freddie aveva intenzione di andarci con i piedi di piombo. Le cicatrici del rave di fine Agosto, poi, erano ancora là e non si sentiva poi così sicuro a bere chissà cosa da chissà chi. In attesa del proprio bicchiere, si guardò intorno e notò, poco distante, una figura familiare: Joy Scamander, cacciatrice delle Holyhead Harpies. Credo di averle lanciato un bolide o due durante la scorsa stagione. Appena ricevuto il bottino - un Virgin Long Island - le si avvicinò poggiandosi con un gomito al bancone accanto alla cacciatrice. « Hai la faccia di una che non riesce a stare nei tacchi dal divertimento! Ti prego, non così travolgente o rischiamo di abbassare il tono della serata salendo sul palco e improvvisando un karaoke! » disse il depresso che non può neanche sbronzarsi. Non male come idea comunque. Dovrebbero chiamare l'ambulanza per Mun, quella schioppa se le rovinano la serata di gala. Le tese una mano, ridendo. « Fred Weasley, la concorrenza. Hai già chiesto? » e le indicò con un gesto il barista. Freddie, ma sicuro sicuro che ti ricordi come si fa a conoscere una ragazza?

    Interagito con Ted e Vicky, Albus e Mun e alla fine con Joy

     
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    « So che ci sarà l’open bar, ma ho bisogno di un tuo cocktail. » Quando una serata comincia con queste premesse non può che essere un tratto di montagna russa tutta in discesa. A testa in giù. Sì perché il cocktail da uno diventano due, spartiti ovviamente con Joy, e durante la traversata in barchetta insieme a lei e il buon cugino Ander, l'atmosfera si stempera talmente tanto da farlo arrivare davanti alla frotta di fotografi e giornalisti con un bel sorriso rilassato stampato sulle labbra rosee. Niente sembra toccarlo davvero, nemmeno le domande indiscrete alle quali è arrivato assolutamente preparato. « Non vediamo il tuo +1. Si è nascosto da qualche parte o sei effettivamente da solo? » « Sam, cosa ti aspetti da questa nuova stagione da battitore? C'è una squadra che temi in particolare? » « Commenti a caldo per i lettori di Strega Moderna riguardo la liaison tra Juniper Rosier e Fred Weasley? » « Sam, Sam! Che ci puoi dire riguardo il volo silenzioso intrapreso da Miss Stone per l'Australia? » Risponde con frasi già belle confezionate per lui da Rey, che sembrano dire tutto e non dicono effettivamente nulla, qualche sorriso, qualche moina e qualche domanda più improvvisata che desta le risate di qualche intervistatore dalla penna magica che non perde una sola parola. Essenzialmente però non si lascia scomporre di facciata, seguendo alla perfezione la linea che è stata consigliata anche a sua cugina. La stessa a cui si stringe non appena un paio di fotografi li chiama a gran voce. « Metti su il tuo sorriso più falso per la stampa, Sunny! » Le intima nell'orecchio, abbracciandola con naturalezza prima di scoppiare a ridere chissà poi per cosa. « Vieni qua, dove credi di andartene tu? » Richiama l'attenzione di Ander, afferrandolo per il bordo della giacca scura per trainarlo vicino a sé per una fantastica foto di gruppo famiglia. « Non appena becchiamo gli altri ne facciamo una tutti insieme, così facciamo contenta nonna una volta per tutte! » Commenta poi prima di intravedere, poco distante, Daffy. « Miss Baker, quanta splenditudine questa sera. » Le sorride per poi depositare un bacio sulla guancia, prima che l'ennesimo fotografo li chiami per farli mettere in posa. E lui lo fa, allargando le braccia per indicare tutto il suo splendore alla stampa. « Beccatevi tutta questa roba! » Ride, scuotendo la testa, qualche centinaio di foto dopo, prima di tornare a guardare l'amica. Con la coda dell'occhio intravede June sullo sfondo, alla quale rivolge un sorriso e un rapido cenno della mano. « Ci vediamo dentro, okay? » E' così che lascia la mora al suo momento sotto i riflettori e torna a raggiungere il resto della famiglia, varcando così la soglia del castello dei Ribelli. C'è stato solo una volta, dopo aver perso la posizione su Hogsmeade, una veloce tappa prima di mettere le tende per dei lunghi mesi a casa di Rudy, ad Inverness. Ah, a proposito.. « Ma dove cazzo sei? Che facciamo? Giochiamo a saltare una festa per uno. Fa così tanto Ladyhawke. Alza il culo, su! » Gli manda un vocale prima di essere intercettato da sua zia. Che è decisamente su di giri ed evidentemente nel pallone. Non può che scoppiare a ridere di fronte alla sua evidente eccitazione e così le posa le mani su entrambe le spalle come a voler catturare la sua attenzione. « Okay zia, prima respiriamo poi ti porto il drink. No, non puoi fumare qui dentro e no, non puoi piangere perché ti rovini il trucco - mannaggia a Salazar, senti che m'avete fatto, voi e i vostri discorsetti - E sì, poi vi prego, ce ne fumiamo una fuori. Di corsa. » Perché un conto è fingere di facciata, un conto è ciò che si muove dentro di lui, tra ondate di fastidio a più riprese mentre i suoi occhi scandagliano la sala e ondate di depressione che lo vorrebbero a testa in giù sopra un barilotto di
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    birra, in quel preciso istante. « Niente corsage, immagino. » A salvarlo non poteva che arrivare il suo parabatai al quale lancia un'occhiata divertita. « In compenso ti ho mandato a casa la carrozza con i cavalli bianchi. Come? Non ti è arrivata? Cazzo, devo aver sbagliato a dargli l'indirizzo. Anche tu, sei andato a vivere in culo al mondo. » Ridacchia prima di beccare un bicchiere di champagne da un cameriere per poi indicargli la figura di sua zia per portargliene uno gemello. Torna poi a guardare Percy, inclinando la testa per osservare lo spazio intorno a lui. « La signorina Morgenstern dove si trova? Non dirmi che è gelosa di noi. Gliel'hai detto che mi sono proposto, con il buon cuore che mi ritrovo, di essere l'accompagnatore della coppia come entità unica? » Continua a scherzare con il ragazzo, così come non è mai stato in grado di fare prima che quello strano filo decidesse di legarli, indissolubilmente, come a prendersi beffe degli anni passati a prendersi per il culo o ignorarsi del tutto. « Confido nel fatto che riparerai offrendomi un drink dal free bar, più tardi. Simbolicamente. » Alza le sopracciglia, annuendo. « Ricordati che tu mi devi ancora una partita a laser game in settimana! » Ribatte prima che il silenzio cali e gli interventi sul palchetto prendono a susseguirsi. [..] « Allora, com'è che mi avevi detto? Che ti dovevo fare da bodyguard al tavolo degli alcolici, sbaglio? » Indirizza un'occhiata a Joy, con l'evidente sorrisetto beffardo che fa cap0lino sulle sue labbra nel ritrovarsi al bancone come avevano pianificato ancor prima di mettere piede sull'isola. L'alcol è la miglior arma per rilassarsi e plasmare la realtà a proprio piacimento. E partono subito con un giro di vino rosso, spinto, senza pensarci troppo. « Insomma, l'hai già beccato? Hai fatto la superiore come avevi deciso? » Le lancia un'occhiata di sottecchi, con il gomito poggiato contro il bancone mentre continua a guardarsi intorno. Storce le labbra, ad un certo punto, riportandosi il bicchiere alle labbra. « Scusami un attimo. Ci vediamo poi fuori con zia. » E scivola via, muovendosi tra gli invitati, sorridendo a questo e quell'altro, riconoscendo uno Skeeter aggirarsi furtivo, alla ricerca di chissà quale scoop e alla fine trova Lux. « Oh, ma finalmente chi si vede! Meachum ti fa galoppare anche questa sera? » Le scocca un bacio sulla guancia prima di fissare la ragazza al suo fianco. Che riconosce dopo qualche istante. La nuova cercatrice delle Harpies dal cognome impronunciabile. « Ahm, ciao. Non ci conosciamo ancora, credo. » Sai che bella figura di merda se ci siamo già presentati. Allunga comunque la mano verso di lei con un sorriso genuino. « Sam, se non sbaglio ci scontremo sul campo a fine anno. »

    Interagito con Joy, Ander, Daffy, Rudy, Erin, Percy, di nuovo Joy, Lux e Kira.
    Salutata June, citata Tris



    Edited by scamander¸ - 4/11/2020, 21:57
     
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    Un accorato Peter Paciock non manca di sottolineare la perfezione dell'abito della migliore amica, chiedendole poi di annodargli la cravatta. «Boh. Ad entrarci, nella testa delle persone.», sacrosanta verità, ancor più sentita dopo gli ultimi aggiornamenti sulla relazione tormentata tra MJ e Iago. La classica storia del non è colpa tua, ma... Eh già. Quel famoso ma che tutto è in grado di rovinare. «Senti, facciamo che per stasera ce lo scordiamo? Tu vai là, tappeto rosso, sorriso a trentaquattro denti da coglione, che te stai perdendo!, accompagna le ultime parole con dei movimenti teatrali, «- folla che implode perché, lasciamelo dire, hashtag le più bone di Wiztagram può solo accompagnare e, infine, Iago che ti guarda in televisione e si mangia le mani al punto che un'infezione all'osso non gliela toglie nessuno. Se te lo stessi chiedendo, non gliela sto mica mandando. Non porto rancore alle persone.», fa una smorfia che in realtà sottolinea l'esatto opposto, prima di voltarsi in direzione dello specchio della stanza di MJ. «Criminaleeee!», urla poi, ovviamente riferendosi a Karma. Siccome lei non risponde - figuriamoci se smuove il culo per il fratello cui dovrebbe portare rispetto osannandolo sopra ogni cosa, figuriamoci bis -, è Peter a trotterellare per i corridoi, spalancando porte a caso sino a trovare quella giusta.
    «Do you remember the 21st night of September?», si annuncia canticchiando mentre muove qualche passo swag nella sua direzione. «Approvone incondizionatone?», e la tortura finché, per sfinimento, la nostra stellina non è costretta a dire sì. Soddisfatto, prende a braccetto MJ e promette che sarà una serata meravigliosa. Nel dubbio, però, mette il telefono modalità aereo... Non sia mai che miss Hannah Abbott si accorga del disastro nel bagno di casa sua, dove un'intera trousse di trucchi è andata a farsi benedire causa Chewbecca scatenato. Questa è la volta buona che si licenzia dal ruolo di nonna del carlino. Peter ed MJ arrivano a Cherry Island in perfetto orario, a braccetto, pronti a far gossip sull'intera popolazione presente. Un po' di chiacchiere dopo, l'attenzione dell'eroe Grifondoro viene canalizzata sulla figura che chiunque al mondo dovrebbe amare alla follia. E cioè miss Potter. «Principessa di zio!!!» - vi abbiamo fregati eh - «Sei radiosa come nessun altro.», commenta, ben sapendo di non essere zio naturale. Ad ogni modo, di fronte a quel gioiellino di Lily Potter, chiunque si auto-proclamerebbe zio per partito preso. «Tutta sua madre ah!», ruffiano come pochi, ma ha anche dei difetti - leggere foglietto illustrativo per ulteriori informazioni. Sta per iniziare a congratularsi con Amunet quando viene intercettato da una voce sconosciuta: « Olympia, una foto con Peter! Da questa parte. », si volta appena per studiare la situazione - fotografi, fotografi, giornalisti, ancora fotografi e... Miss Potter uno punto zero. «MJ, il pubblico richiede la propria fetta di Paciock.», fa spallucce, dunque raggiunge Lympy, visibilmente più agitata di lui. « Tu, sì, insomma..ti va? », ma ti pare. Praticamente il loro primo incontro dopo la vacanza prolungata di Peter è partito con una foto. «Mi va all'incirca così!», e ovviamente procede nel solito modo teatrale, facendo fare ad Olympia una piroetta che, se i fotografi sono in gamba, risulterà davvero spettacolare. «Se non erro questa posa ci mancava.», commenta, in riferimento alla sfilza di foto che ha sfruttato per ricattarla ed ottenere ripetizioni gratuite di Erbologia. Comunque raga, manco io mi credevo l'anno scorso, cioè, com'è che non semo scoppiati tutti a ridere quando le ho detto sta cosa non me lo spiego ancora. « The show must go on, non dite così nell'ambiente? », piega la testa di lato, Peter, mentre sorride ad altri fotografi che continuano a tempestarli di click compulsivi. «Qualcosa del genere. Di solito quando la situa si mette male e devi darti da fare per non peggiorarla ulteriormente. Ma non mi sembra questo il caso. Cioè, se parlavi di Albus, beh, farà un figurone. Se parlavi di noi, oh, che te lo dico a fa'?», peggio degli svarioni del rave e del sentore di forze mistiche che vogliono divorarci l'anima non può essere, giusto? - si dirigono verso l'ingresso, portandosi al cospetto del palco e applaudendo spasmodicamente ad ogni parola del bello de casa. Anzi no, quello è James - mazza speriamo non sia diventato Legilimens de botto che altrimenti me mena male per il volta-bandiera verso Alby. Comunque solo ed escludivamente temporaneo, ci tengo a sottolinearlo qualora stessi effettivamente violentando la mia mente. «C'è solo un capitano!», piccolo urlo da stadio in direzione di James. «Fra-ti-emme, stai d'incanto. First lady, si rivolge prima al fratello-non-di-sangue, poi alla sua accompagnatrice, scherzando sulla presunta relazione tra i due - un po' alla stregua dell'intero Wiznet negli ultimi tempi. «Orsacchiotto!», saluta Ted, prima che l'amico venga travolto da una folla impazzita di armata lupette. «La fragola 'nglie manca di certo.», utilizza un termine totalmente a caso per fare un chiaro parallelismo, poi si lascia assorbire completamente dal discorso di Dash Meachum, Vicky ed Albus. Per una volta riesce a star zitto senza fare battutine, senza rompere la magia del momento. Un sonoro bravi! a suggellare l'approvazione nei confronti dell'iniziativa, poi ripesca MJ dalla folla e commenta: «Allora, pace e amore con James? Dimmi di sì perché altrimenti un colpo di rivoltella sulla tempia non me lo toglie nessuno, né tanto meno la mia stessa mano.», per non dire che mi suicido. Ruba da un vassoio due calici di vino, ne porge uno ad MJ. «Offre la casa.», solito scherzetto di rito. La sua attenzione viene successivamente catturata da Olympia, nei pressi del bancone, insieme a Beatrice Morgerstern. Quando la Potter è da sola si avvicina, sussurrandole all'orecchio: «Avevi ragione. Sai, sul discorso Everdeen.», lascia che lo sguardo percorra l'abito di Olympia. «Cambiano soltanto i capelli rossi. Che comunque sono il tocco di classe, così per dire.»

    No raghiz, non me frega che la gif è bimbo-minchiosa.
    Interagito con MJ, Mun, Olympia, James, Ted
    Citati Iago, Albus, Dash, Vicky, Tris



     
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    Riluttante come sempre, quel giorno non sarebbe potuto essere da meno. Seppur infiocchettato a dovere, l'espressione di Jude non era riconducibile a quella di uno splendente rampollo raggiante felice dell'ennesima festa in giacca e cravatta tipica del suo ambiente. Questi sono eventi che potrebbero cambiare la tua vita, quindi vedi di sorridere! La voce della mamma gli rimbombava in testa petulante, mentre, col suo calice di champagne in mano - non più tanto pieno -, passava gli occhi sulla folla che lo circondava, riconoscendo di tanto in tanto qualche volto noto. Probabilmente in altri tempi il giovane non avrebbe tardato a fiondarsi con un certo entusiasmo verso chi, in un modo o nell'altro, gli avrebbe potuto strizzare l'occhio ed avrebbe potuto ricordare il suo nome in futuro; però quella volta non aveva sinceramente voglia di costruire enormi chiacchierate sul nulla, preferiva di gran lunga rimanere in disparte ed escludersi rispetto alle false moine che non l'avrebbero condotta da nessuna parte se non all'ennesimo stato confusionale. Jude non sapeva cosa cazzo fare della sua vita, davvero, ergo qualunque strada avrebbe scelto d'intraprendere in quel momento - che fosse avvicinarsi ad un apprezzatissimo medimago o ad un pezzo grosso del Wizengamot - gli sarebbe parsa la scelta più ridicola che avrebbe potuto compiere. Per il momento si godeva l'imbarazzo di festeggiare l'ennesima vittoria di Albus e della famiglia Potter annessa, famiglia di cui - udite, udite - faceva parte anche lui. In fondo alla folla, poggiato con le spalle ad un colonnato, aveva seguito il discorso di apertura senza dimenticarsi di sospirare di tanto in tanto quasi a recriminarsi di essere capitato nell'universo sbagliato, dove ricopriva sempre l'ultimo posto in fondo alla classifica. E a pensare che fino a qualche anno prima avrebbe potuto dare di matto, è ironico. Di mala voglia, alla fine, si armò di tutta la buona volontà possibile per ricongiungersi ai suoi cari, i quali non aveva nemmeno salutato al suo arrivo. Mun fu la prima che riconobbe in mezzo agli altri, ed era normale fosse così visto che aveva una singolare aurea dorata, di quelle che risaltano fra il grigiore senza particolare sforzo. Di fianco a lui, lungo il cammino, si accostò anche Juniper, la cugina, a cui rivolse semplicemente un sorriso di circostanza: con la mamma e la nonna presenti, Jude già immaginava quello che avrebbe dovuto affrontare, ricordando i precedenti. « [...] Ovviamente Deimos porterà la sposa all'altare e Judah sarà uno dei testimoni e.. » Testimone. Il mento di Judah si alzò all'incirca, così come si inarcarono le sue sopracciglia in un monito di sorpresa che appianò con una generosa sorsata. Aveva sempre pensato che il suo ruolo perfetto sarebbe stato quello di padrino per Lily, e non di testimone di qualcosa in cui credeva meno di zero - benchè volesse bene a sua sorella, sia chiaro -. Probabilmente avrebbero dovuto pensarci prima del battesimo della piccola ad interscambiare lui e Sirius, ormai era troppo tardi per tornare indietro. « Davvero resta in Inghilterra? E' gravissimo. Come minimo ficcherà il naso in ogni cosa da qui fino a quando se ne va..Forse era meglio non invitarla. Offesa però in Francia. » Lasciatemi dire che Jude non gradì particolarmente l'uscita di Amunet, perchè sì, era cosciente di quanto sua madre e sua nonna potessero essere pesanti, ma in fin dei conti era tutto ciò che rimaneva ad entrambi. E nessuno dei Potter/Weasley era mai stato meno rompipalle, cioè, ammettiamolo! Amunet poteva benissimo sopportare la sua famiglia come sopportava benissimo quella del suo compagno, ma non era il momento adatto per ricamarci sopra. « Non ha detto nulla di che, è normale che voglia vederti sposata il prima possibile visto che a quanto pare sarai l'unica a darle questa gioia nel breve periodo » ed ironicamente lanciò un'occhiata alla cugina « Sicuramente non è una tragedia come quella che è capitata a noi... » - « E' una tragedia! Possiamo tornare a quando non voleva vederci perché avevamo rinchiuso la mamma in una casa di cura? » Un altro sospiro profondò e lievemente infastidito riempì ancora una volta il petto di Judah mentre la sorella poggiava la testa sulla sua spalla. Beh, giustamente è tutto più semplice quando hai un'intera famiglia fuori dai giochi. « Per quanto mi riguarda tornerei ancora più indietro. » Mugugnò cautamente, staccandosi da lei con la scusa di sistemarsi la cravatta ed i gemelli della camicia sotto la giacca. « A parte tutto, prima ti cercava Siri. Sta con gli altri nella zona dell'open bar. Prendiamoci un drink insieme. Dovete vedere il vestito della mia bambolina. Questa sera è beeeeellissima! » Già, Sirius, Jude tra una rosicata e l'altra si stava quasi dimenticando di lui e della sua euforia adolescenziale. Risposto che avrebbe raccattato il piccolo Potter unicamente per portarlo a vedere la nipote - sperando vivamente che ciò non avrebbe davvero comportato anche un imbarazzante drink face to face con Albus - , JJ salutò sorella e cugina per dirigersi alle spalle del ragazzo, a cui sfilò il drink non appena gli fu davanti « Quanti ne hai già bevuti di questi? » Gli occhi appena più scintillanti del rampollo andarono a posarsi sull'impeccabile eleganza di Sirius, andando a colmare giusto quanto bastava quel buco di pessimismo cosmico che portava in cuore come il foro ancora caldo di un proiettile. « Ho sempre creduto che da quest'altra parte della società saresti stato bene, ma non così bene. Secondo me sei ancora in tempo per cambiare, puoi sempre dichiararti il ricco erede perduto di qualche famiglia ormai passata nel dimenticatoio...Tipo potresti fare l'Anastasia della famiglia Dolohov o dei Greyback. » Ironizzò bevendo ciò che rimaneva del suo drink - il terzo nel giro di nemmeno dieci minuti. Dal canto suo, Jude sperò che Sirius potesse cogliere il velato complimento. « Sai che mi sento davvero fuori luogo? Credo siano passati mesi dall'ultima volta che ho preso parte ad una cosa del genere - almeno con la testa, intendo, non ho nemmeno voglia di parlare con nessuno, che sia qualche Dio sceso dalla terra dei potenti, mia madre o semplicemente i camerieri per ordinare i drink »


    Citato: Albus
    Interagito: Mun, June, Siri.
     
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    Madre de Dios, dame la fuerza. Gli occhi di Rafael si alzano al cielo con una rapidità tale da essere a tanto così da fare addirittura rumore. « Oh, no, Rafa, aspetta, mi si è incastrato il tacco. » Il suo nome era stato invocato talmente tante volte che A) si sentiva quasi una divinità, e B) stava valutando l'idea di cambiare identità e diventare un Fernando. Oppure un Guzmán, ce l'ha la faccia da Guzmán no? « Dove vuoi che vada: siamo su una barca. » Certo, poteva sempre buttarla a marelago, ma non avrebbe avuto molto senso: Rafael non era tipo da cattiverie gratuite. E poi, scusate, fare un torto a un Potter non era come tirare un cricco sul naso al re di Spagna? Sacrilegio! « Fingi indifferenza, parlami di qualsiasi cavolata ti venga in mente, sorridi, ridi ma ti prego tienimi, non posso cadere a faccia in giù davanti a questa mandria di giornalisti e fotografi. » Eh già, perché non era abbastanza il fatto che fosse una festa, no, doveva essere una festa con una grande risonanza mediatica e una pletora di giornalisti, fotografi e potenziali imbucati. Tranquillamente la descrizione che Rafael darebbe al suo inferno personale. Grazie Olympia, grazie. « Sono molto bravo con l'indifferenza. » Applicata 24/7 nei confronti di ogni persona che vedeva al college, per strada e addirittura in famiglia qualche volta. Si risparmiò il commento su un'eventuale caduta della ragazza e, addirittura, si assicurò di tenerla stretta al massimo delle sue possibilità mentre cercava di risolvere il suo problema-calzature. « Sai cosa ci manca ora per concludere in bellezza? Che mi si squarci il vestito. » Lo spagnolo regalò alla coinquilina un'occhiata a metà tra l'incuriosito e il preoccupato. « La serata, por desgracia, sarà lunga e... non so quanto ti convenga sfidare la sorte così tanto. Penso tu abbia finito la fortuna con l'orecchino, non credi? » Disse persona credente ma non praticante che, in bestemmia o in preghiera, chiamava continuamente all'appello tutti i santi e la Madonna. « Pensa positivo. » Quanto poco credibile la cosa detta da lui, quanto. « Quanto è quotato il cianuro nella mia tisana di domani sera? » Un sorriso si dipinse prontamente sul volto dello spagnolo: l'argomento chiaramente lo divertiva parecchio. « Per chi mi hai preso? Riconosceresti subito il peculiare retrogusto. No, pensavo più all'arsenico o, meglio, la belladonna. » Non aveva smesso di sorridere ancora, il ché poteva sembrare un po' molto inquietante in effetti. « Ricordati l'Occamy. » Quelle parole causarono come un glitch nell'espressione di Rafael: per un attimo smise di sorridere - i suoi diabolici piani di avvelenamento crollanti così - ma subito la faccia gli si illuminò d'immenso a immaginare la sua vita con un bellissimo occamy. Quella sì che era una vita che valeva la pena di essere vissura. « Ricordati tu l'occamy! » Un patto è un patto e lui, nonostante i vari difetti legati al suo essere burbero e asociale, era una persona di parola che si aspettava altrettanto dagli altri. Sì, questa cosa è un po' bipolare: da una parte non si fida della gente e non le dà una briciola di fiducia, dall'altra si aspetta che tutti si comportino in un determinato modo nei suoi confronti. Vabbè, non si è mai detto che fosse un ragazzo equilibrato Rafael Júlio Ricardo Montoya de la Rosa y Ramírez. « SCUSA! Sei il figlio di Ramírez? Ramírez del ministero spagnolo? » Un flash e una domanda inaspettata travolsero il ragazzo all'improvviso. Davvero c'era qualcuno che sapeva come funzionava il mondo al di fuori del proprio giardino? Lo spagnolo ne era profondamente colpito. A suo avviso, gli inglesi erano un po' come gli americani: pensavano che il mondo girasse intorno a loro e alle loro faccende. « Assolutamente no, si sbaglia. » Sforzò ogni fibra del suo corpo, impiegò ogni briciolo di controllo per regalare al fotografo la migliore imitazione di un accento british. Non seppe dire se la cosa gli riuscì o meno. « E sì, il completo è Hugo Boss. » Sfoggiò il suo sorriso da Bruce Wayne e, molto velocemente, lasciò che i fotografi mangiassero vivi Olympia e i suoi conoscenti. Era pur sempre serpeverde. « Già qui? » Domandò alla rossa quando, incredibilmente, si ricordò di lui. Nulla da togliere alla coinquilina eh, ma Rafael aveva deciso di partecipare con la consapevolezza che - al 89% - sarebbe stato lasciato alla guazza, accompagnato da un bicchiere di whisky. A proposito. « L'alcol c'è? » Sì, c'era. Intercettò prontamente un bicchiere di... bleah. Troppo dolce per i suoi gusti. Se non fosse stati in un luogo come quello, in una situazione del genere, avvolto in un completo con tanto di papillon, Rafael avrebbe sputato tutto nel bicchiere per poi rimetterlo sul vassoio. Ma non lo fece, no. Da pravo cristiano si limitò a soffrire in silenzio, stoico, ascoltando i vari discorsi che si susseguirono - registrando e reputando interessante per la sua persona giusto un ottavo del totale - e iniziando a rivalutare la questione avvelenamento-coinquilina-truffaldina. Valeva davvero un occamy tale supplizio? Mentre se lo domandava, una faccia conosciuta fece capolino tra la folla. Fermi tutti: erano tante facce conosciute. « Buonasera. » Joy, Lily e James potevano essere la sua ancora di salvezza. Beh, almeno uno di loro... lo sperava tanto. « Secondo voi, posso darmi all'alcol subito o è troppo presto? » Non voleva fare subito la figura dell'ubriacone, meglio cercare consenso dove sperava di poterlo ottenere. « Tutti uno più bello dell'altro comunque. » Sorrisone a tutti e tra ma con la testa, se non si fosse inteso, stava già sguazzando nel whisky.

    Interagito con Olympia, Joy, Lily e James. Non abbandonatelo, potrebbe ubriacarsi e tuffarsi ad angelo nel lago.

     
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