{CHAPTER TWO 2.0} History has its eyes on you

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    Il primo flash dei fotografi la coglie di sorpresa. Quando aveva accettato di partecipare a quella festa non si era di certo immaginata una vera e propria passerella. Non sarebbe certo mancata a un evento così importante per Albus, ma ora qualcosa sembrava essere cambiata. Quel primo flash fu come un lampo che portò a galla cose antiche di cui si era dimenticata o che aveva tentato di seppellire nella sua memoria per paura che potesse farle più effetto di quanto dovesse. In fondo perché avrebbero dovuto? Perché dovrebbe far male? Era solo una ragazzina; diciannove anni e tutto da perdere. Quando si era recata per la prima volta al Ministero dopo la chiusura definitiva dell'Upside Down, non si sarebbe certo aspettata quell'orda di giornalisti. I flash delle macchine l'aveva confusa; al resto ci avevano pensato le domande. Cosa rispondi a coloro che ti incolpano di aver messo in pericolo i propri figli? E' vero che verrai messa sotto processo per l'omicidio di Edmund Kingsley? Cosa rispondi a chi incolpa Inverness di aver tradito l'Inquisizione, creando l'instabilità politica a cui abbiamo assistito? Colpe con cui Beatrice avrebbe imparato a convivere, perché in fondo, intimamente, Tris sapeva di non essere stata una brava persona e di aver agito seguendo un'etica che non tutti dovevano o potevano accettare. In quel frangente, non aveva saputo cosa rispondere, né ci aveva provato; prima che potesse aprire bocca e dire qualcosa di compromettente, qualcuno gli aveva avvolto un braccio attorno alle spalle conducendola verso gli ascensori che portavano ai piani inferiori del Ministero, là dove si sarebbero tenute per lunghe settimane tutte le trattative. Completamente impreparata a trattare coi giornalisti, si era completamente bloccata, non avendo né il coraggio di alzare la testa, né di scappare. In fondo, difendersi con le armi era un conto, difendersi a parole era un altro. E poi.. aveva davvero senso difendersi? Gli occhi chiari che incontrò nello spazio angusto di quell'ascensore avrebbero detto di no. Si erano guardati lungo quel breve tragitto che li avrebbe portati all'ultimo piano del Ministero della Magia, senza dire niente, e poi, come se niente fosse si erano seduti a quel tavolo, facendo finta che nulla fosse successo. Il primo flash di quella sera fu catartico.
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    Tris sollevò la testa, pianto lo sguardo di fronte a sé e lasciò che l'immagine di una ragazza decisamente più adulta venisse immortalata per i posteri. Ignorò ogni domanda ed evitò di riservare sorrisi di troppo in quella circostanza. Se qualcosa sarebbe comparso sui giornali del giorno seguente, doveva essere un'immagine imperscrutabile. Perché noi esistiamo, ma questo non vi dà il diritto di interferire o intuire cosa c'è tra le nostra mura. Posò fiera e rilassata al fianco del suo ragazzo, ma quasi con disinteresse perché i vostri flash non sono più rilevanti. « Comunque non pensare mi sia sfuggito l'outfit. Vedo che hai rivalutato la sartoria. Stai benissimo. » Un leggero sorriso venne rivolto unicamente a lui, scuotendo appena la testa. « Non potevo certo sminuire il mio debutto in società. Oggi si decidono le sorti di quanto verrò giudicata sulla stampa da qui ai prossimi anni. » Perché in fondo, quello era davvero il suo primo evento ufficiale al di fuori delle feste scolastiche. Per quanto in passato si fosse comunque impegnata a non risultare completamente fuori posto, quella era la prima volta in cui non si era permessa di sfigurare; non avrebbe dato un'immagine fuorviante di Inverness, né avrebbe dato adito ai giornali di scrivere ancora sciocchezze su quanto la sua gente fosse provinciale e sopra le righe. Seppure del mondo le interessava ben poco, con quest'ultimo, aveva imparato che era necessario convivere, specie quando quest'ultimo risultava ostile nei confronti di casa sua un giorno sì e l'altro pure. « Poi magari ci facciamo un tour del castello per vedere come l'hanno ristrutturato. E con l'occasione troviamo un punto tranquillo in cui potrai raccontarmi tutto quanto di questa conversione alla sartoria. » Sollevò un sopracciglio con fare piuttosto allusivo prima di scuotere la testa. Ridacchiò divertita per la prima volta da quando erano approdati sull'isola sentendosi sollevata ormai fuori dalla portata dei giornalisti. « Pare proprio che questa serata riservi tante sorprese. » Si portò alle labbra il calice di champagne che uno dei camerieri le offrì inumidendosi appena le labbra. « Questa è una proposta che non posso davvero rifiutare. Però.. attento a ciò che desideri. Potresti perderti un sacco di cose tra i comuni mortali così.. distraendoti tra tutti questi tour. » Gli stampò un bacio sulle labbra scuotendo appena la testa. Vennero interrotti dall'allegra famigliola della serata. Tris fece le congratulazioni a Mun, salutando con gentilezza i bambini, soffermandosi un po' troppo a giocherellare con la bimba tra le braccia di Albus, prima di stampare un leggero bacio sulla guancia del ragazzo. « Spacca stasera eh! Sarò da qualche parte nelle ultime file a giudicarti, quindi non deludermi. » A giudicarti ma anche a fare il tifo per te. Perché in fondo, per una strada ragione che non sapeva spiegarsi, Tris era davvero orgogliosa del suo sin eater, come se potesse veramente sentire a un livello spirituale il suo successo. Lasciò l'allegra famigliola in compagnia di Percy, congedandosi velocemente, per spostarsi nella sala altrove. Una figura nello specifico aveva attirato la sua attenzione a discapito delle altre, obbligandola a remare dritto verso un'aria leggermente meno carica di persone. Byron Cooper era lì, a scrutare la folla in solitaria. « Fuoco cammina con me. » Disse sulla scia di un leggero sorriso mentre gli passava un calice recuperato su uno dei vassoi lungo il tragitto. Lo affiancò con naturalezza, tentando di scrutare la folla dalla sua stessa prospettiva. La parola d'ordine dei ribelli sembrava in quella circostanza la cosa più adatta da utilizzare come un saluto. Lo sguardo della giovane Morgenstern si concentrò sulle figure architettoniche del vecchio castello; ne era passato di tempo da quando aveva calcato per la prima volta quelle pietre miliari. Ai tempi Byron e Tris andavano d'accordo solo in parte; forse era più lei a provare un senso di ostilità nei confronti di lui. Cooper aveva risvegliato il can che dorme e poi aveva addirittura deciso di stanziarsi al ridosso delle mura di casa sua. Inizialmente Tris l'aveva vista come un'invasione dei suoi spazi personali, eppure, ad un certo punto, quella stessa invasione era diventata l'arma più forte che avessero. I territorio da un capo all'altro di Loch Ness erano diventati la loro culla, lo spazio condiviso di un nuovo mondo. Un nuovo mondo che non è davvero mai nato. « Dici che ci abitueremo mai a tutto questo? Ne sono cambiate di cose da quando arrivavo qui con le scarpe piene di fango per mangiare quel porridge insapore alla mensa. » Storce appena il naso prima di incrociare le braccia al petto. « Spero ne valga la pena.. » Continua pensierosa, osservando da lontano la felicità di Albus nel discorrere con chiunque si avvicini per congrantularsi con lui. « ..a lui non l'ho detto, ma temo si tratti dell'ennesimo abbaglio. Non credo che qualcosa possa davvero cambiare a questo punto. » Si stringe nelle spalle con indifferenza. « La ruota non ha mai smesso di girare e quanto ci siamo detti tempo fa continua a sussistere. Forse adesso più che mai. » Sospirò profondamente rivolgendosi uno sguardo eloquente. « Però forse è giusto concederci una pausa per un giorno. Anche solo per illuderci. » Sperare che possa valerne la pena. Posò una mano sulla spalla di Byron rivolgendogli un sorriso gentile. « Potrebbe essere la volta buona.. tutti sembrano entusiasti. E poi, sono riusciti a convincerti di metterti uno smoking, professore Direi proprio che è la volta buona. » D'altronde, il buon umore di Percy aveva contagiato in parte anche lei, seppure non nella misura in cui si aspettava. Si sentiva comunque in un certo qual modo un pesce fuor d'acqua, come se quel posto, riempito di personalità che un tempo non vi avrebbero mai messo piede nemmeno sotto tortura, lo avessero in un certo modo macchiato, spogliato della sua importanza. Un dubbio che tuttavia venne in parte spazzato dai discorsi che si susseguirono sul parco, di fronte ai quali, Tris applaudì con un moto di orgoglio. Era bello; sapere che qualcuno stava ancora ricordando. Che determinate cose non erano semplicemente morte. [...] « Beh, ma buonasera! Avevo visto l'anteprima su Witza, ma devo dire che non rendeva affatto giustizia. » Abbassò per un istante lo sguardo sul proprio vestito; niente da fare, non si sarebbe mai abituata del tutto a quel tipo di mise. Sorrise tuttavia scuotendo appena la testa, prima di osservare a sua volta Olympia. « Pare proprio che entrambe ci siamo impegnate molto per stasera. Questo vestito è davvero meraviglioso! » Non che avesse dubbi su Olympia; sapeva essere impeccabile in ogni occasione, e lo era a maggior ragione quella sera. « Un giro di shottini al bancone? » Allargò appena le braccia annuendo con convinzione. « Ti prego! Ne ho proprio bisogno! Però questa volta proviamo a mantenere il contegno. Dopo l'ultima volta mi sono ripromessa quanto meno di non mischiare più. » E infatti fu ciò che fecero poco dopo. Col bicchierino di fronte a sé, osservò Olympia con un velo di curiosità. « Anche a te fa un po' strano tutto questo, vero? Mi sembra tutto molto cambiato.. non che sia una cosa negativa. Hanno fatto un ottimo lavoro. Il Quartier Generale ha sempre avuto bisogno di una mano di vernice. » Era strano un po' tutto; l'assenza di Malia, il fatto che tutto cambiasse lentamente attorno a loro. Forse anche Olympia e Tris stavano cambiando; ormai non erano le stesse ragazzine che complottavano sotto il naso del Ministero durante l'estate in cui tutti i loro amici erano rinchiusi a Portland. Sembravano più posate, decisamente più adulte. Forse ora riuscivano a realizzare con molta più lucidità cosa stesse accadendo attorno a loro. « Brinderei ai cambiamenti.. e alla consapevolezza che non tutti i mali vengono per nuocere. » L'esistenza stessa di quel posto ne era la riprova. Diede un leggero colpetto al bicchierino di Olympia, prima di buttare giù l'Incendiario rabbrividendo appena. « Per tutto il resto c'è Strega Moderna. » Alzò gli occhi al cielo e rise di gusto. Che la rivista di gossip non fosse stata prettamente gentile con loro non era certo una novità. Rendendosi conto di non essere da sole, voltò appena lo sguardo per incontrare la figura di Peter. Gli sorrise appena prima di indicarlo alla rossa. « Credo stia aspettando te. Vai.. abbiamo tempo per aggiornarci più tardi. Anzi! Ci conto.. » Individuò non molto lontano Percy in compagnia di Greg e Fitz che salutò con un leggero cenno della mano, prima di voltarsi verso il barista chiedendo un altro drink, in attesa che il giovane Watson la raggiungesse forse addirittura in compagnia degli altri due. Seppure era contenta, non sembrava particolarmente in vena di socializzare. Forse aveva bisogno di abituarsi a quella nuova piega e a tutto ciò che avrebbe portato con sé. O forse doveva solo scrollarsi di dosso la leggera vena malinconica. Non c'è niente di negativo in tutto questo. E' solo diverso.

    Interagito con Percy, Byron e Olympia;
    Nominati Peter e Greg.
    Sksate è un post tanti feels e pippe mentali. Se vi serve sta annegando il disagio nell'alcol al bancone.


     
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    Era stato un periodo pieno e assai movimentato per Hugo Weasley. La vita fuori dal College sembrava essersi infatti voluta ritagliare il proprio spazio dopo due anni di sacrifici. Era iniziato tutto dall'infortunio di Malia e dalla sua convalescenza, sfociata infine nella scelta drastica di accettare un'offerta di lavoro dall'altra parte del mondo. Nel giro di due mesi scarsi. Perfino un grande osservatore come Hugo aveva faticato a ritrovare, pensandoci, segnali che potessero presagire la decisione della sua migliore amica. Proprio in virtù dell'amicizia, però, le aveva augurato il meglio per la sua avventura australiana e l'aveva vista svuotare pian piano l'appartamento che avevano condiviso. I preparativi per il Certamen Salemianum e per la partenza oltreoceano l'avevano mantenuto discretamente impegnato; era stato solo al suo ritorno, due giorni prima del grande evento del Gruppo Peverell, che il silenzio nell'appartamento londinese di Whitehall Pl. si era sentito, assordante e pesante. Avrebbe dovuto cercare un nuovo coinquilino ma ci avrebbe pensato dopo la festa di inaugurazione del nuovo progetto di suo cugino.
    Non aveva mai smesso di sentire Albus ed erano settimane che gli parlava, in pillole, del modo in cui avrebbe rivoluzionato il mondo dell'informazione. Hugo non gli aveva nascosto di trovarla un'idea folle e per questo brillante, un vero e proprio terremoto nelle fondamenta conservatrici del mondo magico che ancora oggi non si era mai preoccupato di attingere a idee puramente babbane quali la multimedialità. Wiznet però aveva contribuito ad educare buona fetta della popolazione magica e Hugo pensava che la Comunità fosse pronta a fare un passo avanti. Motivo per cui, nonostante il jet lag l'avesse buttato letteralmente giù, non si sarebbe perso per nulla al mondo la serata a Cherry Island. [...] « Noi non siamo un partito. Ma siamo la storia mai raccontata di un popolo nuovo. E da oggi, questa storia la racconteremo. Grazie a tutti quanti. » Applaudì vigorosamente al discorso di Albus, perso in mezzo alla folla. Non poteva certo dimenticare il periodo in cui metà della propria famiglia era stata sbattuta su manifesti da ricercati, con taglie in denaro da far west, e nessuno aveva battuto ciglio nel mondo dell'informazione. Tutti si erano piegati alla legge politica e chi aveva osato alzarsi - l'Eco della Rivolta - ne aveva subito le conseguenze in prima persona. Ricordava molto bene il sé stesso della guerra civile, un piccolo ragazzino debole e spaventato che avrebbe voluto soltanto alzare la voce senza averne gli strumenti: sua cugina, Victoire Weasley, era stata un vero e proprio modello di riferimento in tal senso, ne aveva da sempre ammirato il coraggio e l'intraprendenza. Perché non occorre essere necessariamente guerrieri o grandi leader carismatici per ritagliarsi un ruolo fondamentale della storia e questo aveva fatto Vicky, agli occhi di Hugo. Era stata la voce in mezzo a tanto silenzio. Andò a congratularsi con entrambi i cugini una volta che finirono i loro discorsi e si concesse con loro un brindisi beneaugurante, prima del taglio del nastro e la nascita ufficiale della roccaforte del Gruppo. Infine, il party vero e proprio iniziò. Qua e là spiccavano volti conosciuti, molti dei quali appartenevano a membri della famiglia che salutava uno ad uno. Vagando qua e là per la hall del castello, incrociò Percy Watson. « Quanto tempo! » ironizzò, si erano lasciati neanche quarantott'ore prima di ritorno da Salem, dopo una settimana passata insieme al Certamen. Tutto sommato, si disse felice dell'esperienza oltreoceano anche e soprattutto per alcune conoscenze inaspettate: Hugo era sempre stato molto più vicino a Beatrice che al suo ragazzo, di cui di fatto non sapeva poi molto. Aveva scoperto un ragazzo estremamente colto e preparato, tanto da non sfigurare affatto all'interno delle fila dei Corvonero. « E la consorte? » gli chiese dopo qualche informale scambio di battute. Anche con Tris, in realtà, complice l'inizio del nuovo anno accademico si erano visti non più tardi di due settimane prima; ciò nonostante, la più influente personalità delle Highland scozzessi era, per ironia della sorte, anche una delle poche che conosceva familiari esclusi. Seguì quindi le indicazioni di Percy, che salutò con un'ultima vigorosa stretta di mano, e si avventurò verso l'open bar. Nel tragitto, incrociò un appariscente Peter Paciock: « Gran bella giacca Pete! » Lo lasciò libero pochissimi minuti dopo; si avventurò nella zona bar - ma non troppo, fece un giro largo per evitare suo cugino Fred piazzato al bancone - e trovò Beatrice solo dopo qualche ricerca. « Buonasera Tris! » Si posizionò accanto a lei, ordinando un drink. Uno qualunque, non ci capiva poi molto di alcolici o feste o vita sociale in genere. Una cosa, però, la capiva molto bene: gli stati d'animo che le persone lasciavano trasparire dal loro viso. La rigida Beatrice Morgenstern non faceva eccezione, per quanto composta la sua mimica non mentiva. « Tutto bene? Non voglio sembrare invadente, ma sembri più giù che alle lezioni di Diritto penale, il che è tutto dire! » La osservò profondamente per qualche attimo, prima di volgere un'occhiata intorno. Non era un mistero che Tris fosse stata un tassello fondamentale nella recente storia magica, ma Hugo poteva individuare così tanti strati sovrapposti. Fino a pochissimo tempo fa, questa era la sua terra. Ma le Highlands sono stati ridimensionate dopo i recenti dissidi politici tra le due realtà della Comunità e Inverness. Ma era anche la terra di Byron Cooper, un regno nel regno in cui Tris non era più la regina di nulla, solo un soldato fra tanti. Anche quello è andato e un nuovo regno è sorto. Un regno in cui, per la prima volta, Tris non ha un ruolo. Così tante memorie, tutte nel passato. Le sorrise con una certa dolcezza. « Il lato positivo è che questa serata finirà e con essa passerà anche la malinconia... al contrario di Diritto penale. Quello resta. » Per tuuuuutto il semestre almeno.

    Interagito con Percy, Peter e poi Tris e niente, fatte anche le congratulazioni a Albus e Vicky ma ve le ho risparmiate ame fate conto che Hugo sta là e vi ama

     
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    Alle cinque in punto del pomeriggio, Hermione picchietta col piede sinistro sul pavimento del salotto, in attesa che una certa figura familiare rientri a casa dal lavoro. Lei ha preferito prendere la giornata libera - vuoi perché i capelli cespugliosi necessitano di un lavoro dietro piuttosto complicato, prima di rendersi gestibili in vista degli eventi, vuoi perché, di fatto, ha già sbrigato tutte le scartoffie in anticipo. E' un'abitudine che si porta dietro dai tempi di Hogwarts, quella di non poter rimandare nulla: chi ha tempo non perda tempo. E' uno dei messaggi che ha sempre cercato di trasmettere ai figli, combattendo con il classico "fregatevene" del signor Ronald Weasley, al quale un'occhiataccia di rito non guasta mai. «Era ora!», sbotta, quando lui apre la porta di casa, le labbra strette in una fessura che non presagisce nulla di buono. Ron dice qualcosa tipo: quando torno presto è perché sono sfaticato, quando torno tardi è perché sono lento, ma insomma!, Hermione lo liquida con un: «Fila subito a prepararti, Ronald Weasley!», e quando la signora Granger pronuncia nome e cognome insieme, la sua parola diventa automaticamente legge. Ronald fa una smorfia divertita, alla quale Hermione sceglie di sorridere solo quando il marito ha ormai preso la via delle scale. Sia mai gli vengano mostrati dei segni di debolezza! [...] Un'ora dopo, i coniugi Weasley sono mano nella mano, d'amore e d'accordo - come sempre dopo gli innumerevoli bisticci -, pronti per affrontare la serata a Cherry Island. «Ho sentito Harry, è emozionatissimo.», Hermione batte le mani, visibilmente carica. Ron borbotta qualcosa tipo "e quando l'hai sentito? Mi escludete sempre!", alla quale la signora Granger risponde con uno sbuffo, spegnendo così l'ennesima miccia di screzio imminente ad opera della personificazione della gelosia - ovvero suo marito. «Signora Granger! Signor Weasley! Una foto, da questa parte!», un'impacciatissima Hermione si lascia trascinare dal braccio di Ron - ben più avvezzo di lei ai riflettori, nonché decisamente a proprio agio -, cercando di sorridere - ma senza scoprire troppo i denti, chissà per quale ostrogota ragione. «Siete emozionati per il risultato raggiunto da vostro nipote?», proprio quando Hermione sta per aprire bocca, Ron la precede con l'esuberanza di sempre: «Tantissimo! Albus è una persona speciale, l'ho visto crescere, diventare l'uomo che è adesso, davvero io...», e mille altri complimenti rivolti al giovane Potter. Hermione non può che sorridere, forse più per l'emozione del marito che per altro. Condivide appieno le sue parole, per cui non si sente di aggiungere altro. «Signora Granger, è preoccupata che Dor...», e lì subito fuga, senza neanche degnare di un saluto il fotoreporter un po' troppo invasivo, ben sapendo quale sia il discorso verso cui ha intenzione di parare. Sua figlia Dory scrive per la concorrenza, il Daily Prophet. «Prevedibilissimi!», rotea gli occhi, con Ronald accanto a lei che continua a ripetere: "Ah! Meno male che mi hai fermato, perché se rispondevo... Oh, se rispondevo!" - diciamo che quando i cuccioli di casa vengono anche soltanto sfiorati, lo spirito da padre protettivo emerge preponderante. «Lascia stare, Ron, godiamoci la serata. Guarda, c'è Harry! HARRY!», si sbraccia sorridente verso l'amico di sempre, prendendo posto accanto a lui e Ginny. «Sono così fiera di Albus. E' davvero cresciuto. Sono sicura che andrà benissimo, davvero. E' così speciale, le ultime parole le bisbiglia, in preda alle emozioni che Ron definisce - nell'insensibilità che, incredibilmente, Hermione ha imparato ad accettare ed amare di lui - sindrome pre-menopausale. Anche se non ha idea di cosa significhi. Subito dopo arriva il discorso del giovane Potter, condito di ideali che ad Hermione sembra di rivedere quasi in un déjà-vu.
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    « Noi non siamo un partito. Ma siamo la storia mai raccontata di un popolo nuovo. E da oggi, questa storia la racconteremo. Grazie a tutti quanti. », oh, Harry, è incredibilmente uguale a te. Un ragazzo pieno di coraggio, forza, orgoglio. Un ragazzo sensibile, profondo, altruista. Le due facce della medaglia: la sicurezza e l'insicurezza - entrambe fondamentali per formare un uomo vero. «Dory, tesoro!», Ron la ridesta dal flusso di pensieri chiamando a sé la figlia. Hermione quasi perde un battito osservandola in tutta la sua bellezza - forse perché riesce a vederne quella interiore, oltre che esteriore. La avvolge in un abbraccio stretto, domandandole se si sta divertendo. Avrebbe voluto chiederle come le fosse sembrato il discorso di Albus, che tipo di intervento le stimola, che progetti si potrebbero far partire per potenziare le idee e gli intenti, correggendo le possibili storture. Ma non è la serata adatta per discutere del loro mondo pieno di letture, inchiostro e aneddoti. E' tempo di divertirsi. Ne hanno bisogno tutti. I coniugi Weasley finalmente scovano nella folla anche Hugo, al quale Hermione tiene stretta la mano per la successiva mezz'ora, ora o intera serata - dipende dai punti di vista. «Tesoro, tutto bene? Come sta andando la serata? Oh, Beatrice, ciao cara.», saluta la famosa Morgerstern, prima di avvicinarsi all'orecchio di Hugo e domandare: «Caro, nonna Molly ci tiene ad averci tutti da lei al termine dell'evento. Ci vediamo più tardi, sì?», gli scocca un bacio sulla guancia - senza andare oltre perché, come i figli le hanno insegnato all'incirca tredici anni fa: "mamma, ci metti in imbarazzo!", e le altre solite problematiche dell'adolescenza. Insieme a Ron e Dory, Hermione saluta qualche altro conoscente, sino ad imbattersi nella famosissima Delphine Rosier. « Perché ci sarà un matrimonio, vero Amunet? », riesce ad ascoltare la chiarissima frecciatina, ed è proprio lì che, impulsivamente - evento raro se si parla di Hermione Granger -, sceglie d'intervenire. «Signora Rosier, buonasera! Ragazzi, è un piacere ritrovarvi. Oh, piccoli, ci siete anche voi!», arruffa i capelli di Jay e Lily, continuando poi il discorso: «Signora, ho appena ordinato dell'ottimo vino francese. Le andrebbe di unirsi a noi?», scorge l'espressione disperata di Ron, che in labiale le mormora: n-on far-lo Her-m-ione è un s-u-i-c-i-d-i-o, ma ormai la Granger ha scagliato la prima pietra. [...] E' proprio all'uscita che, infine, individua Rudy. «Tesoro.», lo ferma, informando anche lui sul magico piano di nonna Molly. «Oh, non fare caso a papà. E' reduce di una chiacchierata con miss Delphine Rosier. Tra una settimana si riprenderà.», Hermione punzecchia il marito, spiegando il motivo dello sguardo vuoto di lui. Cioè che miss Rosier non l'ha degnato d'una parola - evento che, per un insicuro Ronald Weasley, certamente non passa inosservato. «Comunque, vogliamo ordinare qualcosa? Non ho toccato un goccio di quel vino!»

    Interagito con Ron (missing), Harry (missing), Dory, Hugo, Tris, Delphine Rosier & tutto il gruppetto lì intorno, Rudy
    Non ho interagito direttamente con tutti i nipoti perché SO' TROPPI, ma VENITE pure voi da lei che ve se ama tantissimo.
    Nominato Albus

     
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    Cercava di ricordarsi tutti i passaggi del tutorial che aveva visionato attenta, con occhi giganti e verdastri sgranati, Molly Jane Weasley, mentre lanciava alla bell’e meglio un lembo della cravatta di Piti, nella speranza di ficcarlo nello spazio giusto. E ci riuscì, MJ: sembrava stesse riacquisendo una certa dimestichezza - che già non aveva - con le vicende materiali e quotidiane del mondo reale. Era forse la seconda o terza volta che chiudeva anche bene un nodo di una cravatta, se si escludevano i fallimentari tentativi di aiutare il suo sempre elegantissimo fratello maggiore; Arthur la osservava con fare inquietante sempre con un cipiglio molto più severo di quanto non facesse il suo migliore amico, con cui condivideva infatti una discreta bassa soglia d'attenzione. Certo, per motivi differenti, ma era la sintonia che contava ed era sempre contata, tra MJ Weasley e Peter Paciock.
    « Boh. Ad entrarci, nella testa delle persone. » Diede un paio di colpettini sul petto di Peter, sul punto del nodo di cui era anche discretamente fiera, tenendo la testa rossissima bassa. Si stava toccando l'argomento intoccabile ancora e, per quanto tentasse di non parlarne, alla fine era sempre più forte di lei. I suoi occhi giganti, tristi e malinconici, avrebbero parlato comunque per lei. « Sarebbe entusiasmante sì. Salire su una piccola navicella, rimpicciolirci ed entrare nella testa di Iago Turner per capire come la famiglia Weasley-Potter può spaventare qualcuno a morte tanto da cambiarlo nel profondo, in così poco tempo. O magari è proprio colpa mia, James e gli altri non c'entrano poi così tanto... » Era l'ennesima volta che la sua mente, di stampo naturale molto più libera e fantasiosa, tornava e ritornava sullo stesso punto come un disco rotto, che però rifiutava di essere aggiustato. Come se lo avesse scelto, come se avesse voluto continuare ad ascoltare la stessa canzone a ripetizione, fino allo sfinimento. Non alzò nemmeno lo sguardo, MJ, mentre il secondo pensiero più martellante del giorno offuscava nuovamente gli obiettivi presuntamente fissati con Piti e Karma. E se dessi forfait? « Senti, facciamo che per stasera ce lo scordiamo? Tu vai là, tappeto rosso, sorriso a trentaquattro denti da coglione, che te stai perdendo! Alzò lo sguardo incrociando quello di Piti, con un'espressione confusa e preoccupata, mentre un leggero sorrisetto le fece incurvare le labbra imbellettate. Dentro di sé, sapeva benissimo che non poteva nemmeno lontanamente essere quello il modo per conquistare l'attenzione di Iago, che non fosse affatto un tipo attratto da quel genere di eventi. Ma la messa in scena di Piti, rapidamente, trasformò il suo sorriso forzato in un sorriso caldo, divertito, reale. « - folla che implode perché, lasciamelo dire, hashtag le più bone di Wiztagram può solo accompagnare e, infine, Iago che ti guarda in televisione e si mangia le mani al punto che un'infezione all'osso non gliela toglie nessuno. Se te lo stessi chiedendo, non gliela sto mica mandando. Non porto rancore alle persone. » La faceva ridere, la faceva ridere sul serio, come sempre e come soltanto lui era in grado di fare. L'amore con cui si rivolgevano l'uno all'altro era qualcosa di unico per entrambi, sempre concentrati su loro stessi, sempre con la testa su mille mondi e mille idee, oltre la banale immaginazione. Ma l'argomento Iago era qualcosa che la toccava sempre troppo nel profondo tanto da non essere ancora in grado di scherzarci sopra, sensibile e suscettibile com'era. « Stai un po' esaaaagerando. Però sì, facciamo così allora. "Aiutami Peter Paciock, sei la mia unica speranza." » Mosse le braccia in maniera sistematica, imitando la voce robotica della Principessa Leila, prendendo spunto dalla scena su cui avevano tanto riso insieme anni prima. Per un secondo si scrollò di dosso ogni rimasuglio di forzato entusiasmo e lo guardò negli occhi, fin dove poteva arrivare la loro profonda connessione. Non stava giocando e basta, come facevano sempre: con lui voleva e poteva permettersi di essere davvero sé stessa. « No, grazie davvero, Solo. Senza di te sarei qualche galassia più lontana da tutti e da me stessa. Ti devo troppo » Gli disse sincera, scuotendo poi tutto il corpicino esile fasciato in un outfit sobrio ed elegante, per darsi la scarica di adrenalina necessaria ad affrontare quel pomeriggio. Anche se, con Piti accanto, sembrava già più facile. « Poi ci pensi, Leia e Solo che volano dritto al Quartier Generali dei Ribelli? Ed anche in tempi di apparante calma?? Un sogno che si avvera, siamo più loro che loro stessi. » Colorò il tono con una nota più grave nel ricordare che il luogo dove erano diretti fosse stato prima, in realtà, la roccaforte preziosa per molte delle persone che più amava, quando lei invece frequentava ancora Hogwarts. Ci era stata una sola volta, all'ombra dei cugini più grandi, che tutto avrebbero voluto tranne che vederla là, a rischiare la vita quando a stento era in grado di difendersi da sola. « Anche se la parte della tua consorte va a Lympy durante questo speciale. Io per oggi sarò più... la Leia del tuo Luke, tipo gemellini sìììì! Anche se dovremmo cambiare tutto quanto, a partire dai nomi in rubrica fino ai cartellon..Ah, al diavolo, Soletto. » E lo abbracciò fortissimo, all'improvviso, chiamandolo con l'unico appellativo con cui era dato che lo chiamasse, per dichiarargli tutta la sua gratitudine nel modo più sincero, diretto e fraterno che conosceva. Davvero gli doveva tanto: si era già convinta ad andare e solo perché era stato proprio Albus a chiederglielo, ma senza la mano di Peter a guidarla, MJ non sarebbe stata in grado di ritrovare un entusiasmo che lui solo sapeva risvegliare. Mentre poi l'amico si diresse verso la stanza della sorella al piano inferiore, scambiandocisi battute in tono di sfida già dalla soffitta, MJ guardò la sua immagine riflessa allo specchio. Si piaceva un po' di più, ma erano strascichi. Si sentiva comunque incompleta. « Ce la puoi fare, lo fai per Albus, ce la puoi fare. » Abbassò lo sguardo, mentre i suoi ricordi vagavano sull'ultima esperienza del Midsummer, quando Iago aveva stretto delicatamente la sua mano. Si asciugò una lacrima con un lembo rosso della magliettina ricamata, dicendosi che no, no, no, basta: doveva tenere tutti i pezzi insieme, almeno per quella sera. E così fece. Giunti a Cherry Island, MJ e Peter vennero investiti all'istante da una mandria impazzita di fotografi e simpatizzanti. Se l'aspettavano tutti, di vederli insieme: erano praticamente sempre insieme. Ma MJ non solo non era abituata a quelle attenzioni, non le piacevano ed aveva sempre dovuto forzarle e spremersi come un'arancia per non rovinare il clima generale alla sua famiglia. Non si sbilanciò, quindi: sorrise, parlottò all'orecchio di Peter e basta; di tanto in tanto lanciava occhiate al paesaggio incantevole, chiedendosi se anche a Iago sarebbe piaciuto quello spettacolo. Sorrise, pensando alla sua espressione unica, ai suoi occhioni da cerbiatto. Scosse la testa così da poter tornare sul momento presente. « Principessa di zio!!! Sei radiosa come nessun altro. » Sorrise nel contemplare quel quadretto: la piccola Lily Potter intimidita di fronte ai complimenti dello strano zio Peter, di cui ammirava la giacca - come del resto, quasi tutti i presenti. Si abbassò per raggiungere la sua piccola altezza, sorridendo come un'ebete di fronte all'espressione di puro entusiasmo della bellissima nipotina. « Lily... ma lo sai che lo zio Peter fa le puzzette di notte? » Le disse, assumendo il tono serissimo che si prendeva quando si raccontavano delle favole interessantissime ai bambini. Alzò lo sguardo in direzione di Mun, sorridendole. « Eeeeeeh sì, infatti il suo cagnolino ci rimane molto male quando se ne accorge. Ma se fai la brava lo zio te lo fa conoscere Chewbecca eh, così te lo fai dire anche da lui! » Spostò lo sguardo su Peter, sorridendo sotto le guance lentigginose. Le diede poi un bacio sulla guancia, alzandosi ed allontanandosi poi con Peter, facendo segno a Mun che magari sarebbero riuscite a parlare meglio più tardi. Flash e fotografi non sembravano voler lasciare loro scampo. « MJ, il pubblico richiede la propria fetta di Paciock. » Scosse la testa sorridendo, felice tuttavia nell'ammirarlo in tutta la sua splendente ed immensa personalità. Gli fece cenno di andare, rivolgendosi a lui ad alta voce, in modo che tutti l'ascoltassero. « E che tutta la torta accontenti il pubblico allora! Ciao Soloooo, vieni a trovare ogni tanto me, mio marito e i miei tre gemelli eterozigotiiiii! » Disse ironica e teatrale ad un Piti in allontanamento, prendendosi gioco dei fotografi e giornalisti astanti che l'avevano ascoltata attentamente, delusi nello scoprire a metà frase che si stava soltanto divertendo ad umiliarli un po'. Del resto, non erano lì soprattutto per lei e non le piaceva l'idea di godere di fama riflessa, dati i suoi ambiziosissimi piani per il suo futuro lucente, anche se Iago aveva fatto vacillare anche quelli. Con quel pensiero ad occuparle la mente, si diresse verso l'immenso Castello, proprio sotto il palchetto dove stavano per parlare suo zio, Victoire, Albus ed un certo Dash Meachum, che doveva aver già incontrato. Tutto era stato curato in maniera impeccabile, per suo gusto: si disse che avrebbe voluto congratularsi con Amunet e gli altri organizzatori. Ascoltò con attenzione prima l'intervento di Victoire, che MJ trovò molto d'ispirazione. Chissà cosa avrebbero detto i giornalisti del Daily, che sicuramente si erano intrufolati tra il pubblico; MJ si guardò intorno circospetta. « Ciò che mi sento di dire oggi a chiunque è in ascolto o ci leggerà nei prossimi giorni è - siate esigenti! Con noi e con tutti gli altri. Chiedete di più, informatevi di più, pretendente di più. » Applaudì quando prima sua cugina poi Harry terminarono di parlare, mentre gli occhioni verdeacqua si facevano lucidi non appena Albus mise piede sul palco, palesemente nervoso. Per un attimo, anche Iago aveva smesso di essere nella sua testolina strabordante. « Io non voglio essere come loro, che hanno cercato di screditare me e la mia famiglia prima ancora che questo progetto vedesse la luce. Così ragionano. Perché ancora non hanno capito di avere a che fare con un movimento completamente differente da un partito politico - con qualcosa che non deve nulla a nessuno se non la pura verità. » MJ era orgogliosa dell'uomo che stava diventando suo cugino. Le era sempre più chiaro, mentre il discorso voleva su nodi sempre più spinosi, di cui non tutti avrebbero trovato il coraggio di parlarne - forse nemmeno lei in primis. [...] « Noi non siamo un partito. Ma siamo la storia mai raccontata di un popolo nuovo. E da oggi, questa storia la racconteremo. Grazie a tutti quanti. » Applaudì fortissimo, fischiò fortissimo, sorrise moltissimo: attirò non volente attenzioni su di sé, nel tentativo di celebrare Albus nel modo più plateale possibile. Era il passo di cui il mondo magico aveva bisogno, MJ lo percepiva, mentre continuava ad applaudire osservandolo scendere dal palco per raggiungere Amunet. Era lo schiaffo all'orgoglio alla Gazzetta del Profeta e a tutte le altre testate che avevano smesso di abbracciare le idee che lei aveva sempre promulgato, pur non essendo riuscita ancora ad ottenere un contratto stabile. Ed era anche la sua occasione per fare qualcosa d'importante, a fianco di una delle persone che più stimava e a cui più era legata. Chissà cosa avrebbe pensato Iago di questa sua idea; se l'avrebbe appoggiata, o se avesse avuto altro da suggerirle. Avrebbe voluto ascoltare il suo parere, pensava, mentre caricava distrattamente su Witzgram una foto con Piti, una delle poche che apprezzò della passerella iniziale. Si diresse verso la combriccola di familiari per congratularsi con Albus, quando si trovò di fronte anche alla cugina Victoire; le sorrise caldamente, stringendole la mano. Vicky era il suo mito almeno quanto lo era Albus. « Da uno a faccia sui manifesti quanto pensate che sarà inviperito l'articolo di domani sulla Gazzetta del Profeta? » « Non lo so.. io lo intitolerei Vita e bugie di Albus Potter - un viaggio tra testimonianze e scomode verità sulla vita di un (fasullo) imprenditore. » Rise divertita, immaginandosi già quel titolo a caratteri cubitali in prima pagina. « Ma scherzate? Ci sta che rosichino un po' quegli scocciati del Daily. Per cercare di fare uno stage con loro studio tipo notte e giorno come m a i fatto prima, se la tirano. Ed è ora che ce la tiriamo noi » Noi chi? Lei non faceva parte proprio di nulla, ma sorrise ugualmente, divertita. Lasciava intendere i suoi intenti dietro quale parola buttata a caso per seminare qua e là. « Io vorrei sapere quand'è che noi tre ci mettiamo a parlare di affari, piuttosto! » disse con fare confabulatorio, mettendo le esili braccine attorno alle spalle dei cugini che avevano parlato sul palco. « Alby, comunque sei l'orgoglio del giornalismo del mondo magico inglese. Mi hai fatto venire la lacrimuccia, ho seguito ogni respiro. » Gli disse, guardandolo dritto negli occhi chiari. « E bravissima Mun, per... questo- » Disse, teatralmente indicando tutta la baracca, agghindata a dovere. « Sei proprio la donna che questo giovanotto si merita ed ha bisogno. » Le strizzò l'occhiolino - accecandosi da sola quasi - per lasciarle intendere quanto l'intervento femminile fosse quasi sempre assolutamente necessario. MJ era intenzionata ad unirsi al brindisi, quando però poi una notifica sul cellulare la distrasse: Iago aveva messo mi piace alla foto con Piti. Cosa? Ma che voleva? Fu il suo primo pensiero. Il secondo fu che aveva bisogno d'aria. Con un cenno del capo salutò i cugini, allontanandosi per raggiungere una balconata, una finestra, qualcosa!, quando i suoi occhi verdastri si incrociarono con quelli altrettanto grandi e chiari di sua cugina Olympia. Le sorrise immediatamente, felice di vederla lì; pensò subito a quanto fosse bellissima, con quel vestito molto più curato ed elegante del suo look, decisamente più casual in confronto. « Un incanto. Questo fiocco poi, un tocco di classe. » Si era anche dimenticata del fiocco! Era stata un'idea di Karma, una delle brillanti trovate della sua coinquilina per non farla passare inosservata, o almeno così diceva. Per MJ erano altri i modi per non passare inosservata, ma si fidava della sua amatissima e salva-vite amica per non sfigurare, in un evento come quello in cui le ragazze, ahimè, si davano davvero un gran da fare. « Ma smettila Lympy, che sei ancora più bella della versione colorata e disegnata di te su quell'infernale social. » Si lasciò baciare, sorridendo come un'ebete ancora una volta. Era bello sapere che la famiglia, uno dei presunti motivi per i quali era stata mollata dall'unica persona che avesse mai amato, non la trattava come se avesse sbagliato tutto o fosse sbagliata lei. Che il loro amore durasse. « Questo credo sia tuo. » Quindi era evidente che dovesse bere. Era la già la seconda offerta alcolica in cui incombeva. « Okay » disse, guardando il drink un attimo prima di avvicinarlo a quello della cugina, a mo di brindisi in due. Era contenta di essere lì con lei, che Olympia la stessa distraendo dal mistero buffo della notifica su Witzgtam. Lasciare qualcuno con parole brutali e mettergli like. Lei non parlava la lingua dei social, né avrebbe voluto farlo, ma una cosa del genere appariva strana anche a chi era rinomatamente deficiente in materia. Perché Iago avrebbe dovuto guardare cosa faceva, se prima aveva fatto di tutto per allontanarla? Gli importava o non gli importava? Le stava venendo il mal di testa. Mandò giù - più di - un sorso, mentre Olympia si era allontanata per raggiungere il fratello. Rimase un attimo indecisa sul da farsi, impalata come un'imbecille. Si domandava, si chiedeva, si purgava. Stava per sparire dentro di sé, quando Piti ne impedì nuovamente l'annegamento. « Allora, pace e amore con James? Dimmi di sì perché altrimenti un colpo di rivoltella sulla tempia non me lo toglie nessuno, né tanto meno la mia stessa mano. » Un altro problema da risolvere. Fece in mezzo secondo mente locale, assumendo la faccetta d'angelo di chi di aveva fatto di tutto per ignorarlo fino a quel momento. Sorrise, perché i famosi colpetti di tempia di Piti la stendevano, la mandavano ko e d'un tratto non era più una MJ produttiva. « Senti okay, so che devo. Ma mi avesse scritto un messaggio quel disgraziato, mi avesse detto qualcosa oh... » Ed arrivò la terza offerta alcolica; deglutì, MJ, guardando il bicchiere come uno stoccafisso, mentre pensava che l'ultima volta che si era ubriacata era andato tutto malissimo. Non avrebbe voluto riprodurre la sera del Rave, non ci teneva. « Offre la casa. » « Ma mi volete fuori stasera? No, ditelo. Rincoglionirmi così tanto da distrarmi, come se non sapete che vado fuori con mezzo drink e ci sono più possibilità che faccia cose che non devo fare » Tipo scrivere a Iago. Ma non lo disse e mandò giù un sorso di vino, mentre pensava di doverci andare piano. Non era proprio il caso di superare il limite, quella sera in cui già aveva fatto fatica ad assemblarsi e trascinarsi fin lì. Doveva andare tutto bene. Doveva filare tutto liscio. Stava per raggiungere nuovamente Albus per concludere le "trattative", per concentrarsi soltanto su di lui, quando il suo sguardo intercettò quello di James ed accompagnatrice. Era arrivato il momento, pareva. Damn Piti. Sorrise alla Scamander, sospirando prima di fare cenno a James di raggiungerla un po' più in là. Merda. « Jamie. Ciao, penso che sia arrivato il momento di conversare con il giusto distacco emotivo sulla questione "Rave" » Seh, distacco emotivo. Illusa e bugiarda che non era altro. « Ci sono un po' rimasta male che tu non ti sia fatto vivo, perché era ovvio che stessi male. Che sto male. » Nessun tentativo di fare la vittima, però, negli occhi della Weasley: bramavano soltanto un po' di empatia. Perché i giocatori di Quidditch della sua famiglia spesso non ne avevano? Alzò gli occhi, puntandoli proprio in quelli scuri del cugino. Sotterra l'ascia di guerra. Vi volete bene. « Però capisco che i miei gemelli siano stati decisivi quella sera...- » Disse scherzosa, nel tentativo esistenziale di non risultare pedante, di tirare su l'atsmofera, già pesante di per sé. Sì, insomma: al rave era fuori di sé. Un tentativo che in quel determinato caso la stava logorando dentro. Alzò i muscoli dei bicipiti praticamente inesistenti del suo braccio ossuto, che in confronto a quelli di James facevano ridere. Erano la metà della metà. Ma stava dicendo qualcosa di più importante. « -Ted aveva ragione. Io faccio parte di questa famiglia. Anche se a volte siete davvero presuntuosi, indisponenti e soprattutto matti scocciati... » E va bene MJ, arriva al punto. Non è il caso di continuare. « Tutto questo per dire, niente: che mi dispiace. Davvero. Se Iago ha qualche problema con voi, che si fotta » Gli sorrise, cercando di captare ogni reazione del cugino alle sue parole, chiare ed incisive. Stava quasi per crederci anche lei. Che si fotta. Prima che Iago fotta te, certo.

    Interagito con Piti, Mun, Lympy, Albus, Victoire, James.
    Nominato il distruttore = Iago, Ted, Karma


    Edited by birdwoman - 8/11/2020, 19:22
     
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    La serata sembrava procedere a gonfie vele, almeno per i canoni di un piccolo ragazzino mai realmente approcciatosi a cene di gala. Non che ne fosse mai stato estraneo, i Potter continuavano ad essere una delle più importanti e influenti famiglie del mondo magico: Sirius però, durante gli anni dell'adolescenza, aveva sviluppato un piccolo rifiuto all'idea di vestirsi da pinguino e camminare in lungo e in largo in mezzo a gente importanza della Comunità. In mezzo a nomi tanto importanti e personalità così carismatiche, si era sentito come una paperella fuori dal proprio laghetto, stretto in abiti troppo perfetti per un ragazzino abituato alle felpe da trapper, costretto ad un silenzio che non gli era mai appartenuto. Quella paperella tuttavia stava crescendo e la serata a Cherry Island ne fu la prova concreta. Certamente si sentiva ancora fuori dal proprio ambiente e mai sarebbe stato un animale da alta società, ma un lato di sé aveva sviluppato quasi una certa disinvoltura nell'andare in giro con un bel vestito e un cravattino al collo. Si sentiva bello come poche altre volte si era sentito. Bello ma neanche troppo al centro dell'attenzione: una volta che si era allontanato da Harry e Ginny, i giornalisti e fotografi avevano seguito loro lasciando da parte il loro figlio più anonimo. Il bello di essere fratellino di un capitano della Lega Quidditch e di un novello imprenditore digitale! Non vi ho mai voluto così bene come stasera bros! Libero quindi dalle insidie della stampa e da Jay, che si era deciso a lasciar libero insieme ai genitori, aveva potuto gironzolare in lungo e in largo per dispensare i propri saluti. In fondo, metà dei presenti avevano rappresentato una fetta importante della sua vita. Si fermò a salutare gli zii Hermione e Ron e poco dopo incontrò anche sua cugina Dory, che probabilmente non vedeva dal Natale scorso; incontrò Angelina e George in compagnia di Roxanne ma la zia sembrava troppo occupata a cercare con lo sguardo Fred, perché non si bucasse con una siringa nel braccio in mezzo alla hall del castello; poco più in là individuò Beatrice Morgenstern in compagnia di Percy Watson - cavolo, perché non è venuto Tommy?! - e tra la folla non passò inosservata la giacca pazzesca di Peter Paciock che già aveva apprezzato online.
    original
    Siri, insomma, sembrava divertirsi parecchio. Non poteva negare però di sentire una certa mancanza al proprio fianco. Ognuno degli amici e parenti che aveva incontrato aveva un accompagnatore; Siri aveva Judah, ma non l'aveva ancora incontrato quella sera. Dopo il rave, non gli era sembrato opportuno costringere il ragazzo a partecipare ad un evento che sarebbe syato davvero delicato per lui, se ne rendeva conto; anche nelle settimane precedenti, del poco che sapeva sul progetto del Gruppo editoriale gli aveva raccontato solo il minimo indispensabile per tenerlo al corrente e poco più. Era certo che non sarebbe mancato ad un evento tanto importante per la vita di Amunet, ma allo stesso tempo non aveva voluto sovraccaricarlo di pressione con un'ennesima serata ufficiale tra fidanzati dove fare bei sorrisi di fronte alla famiglia. Peggio, alle famiglie! Stavolta è presente pure la sua! Ma, nondimeno, con gli occhi lo cercava di qua e di là: la sua presenza gli era indispensabile. « Quanti ne hai già bevuti di questi? » Quasi scattò quando si vide rubare il bicchiere da Judah, che finalmente era riuscito a trovarlo in mezzo a tutta quella gente. « Solo due... e mezzo? » Ci fu un preciso momento in cui nessuno dei due parlò. I loro occhi viaggiavano l'uno sopra l'abito dell'altro, senza che le parole riuscissero o volessero davvero articolarsi in frasi di senso compiuto. Non era la prima volta, per Sirius, che vedeva il proprio ragazzo impeccabile in un abito costoso che ne faceva risaltare l'intrinseca eleganza; al contrario, per Carrow, era un battesimo del fuoco. « Ho sempre creduto che da quest'altra parte della società saresti stato bene, ma non così bene. Secondo me sei ancora in tempo per cambiare, puoi sempre dichiararti il ricco erede perduto di qualche famiglia ormai passata nel dimenticatoio...Tipo potresti fare l'Anastasia della famiglia Dolohov o dei Greyback. » Si morse appena il labbro inferiore, soffocando una risata. Non perse tempo a sottolineare che, tecnicamente, un ricco erede di una importantissima famiglia lo era già, solamente non era perduto e la sua famiglia non era composta da ex mangiamorte chiusi in carcere o morti. Perché polemizzare? Gli occhi di Judah dicevano così tante cose, non si era mai sentito così apprezzato da lui come quella sera. « Ne posso scegliere solo una del dimenticatoio? Ce ne stanno un botto di altre più interessanti ancora al top! Potrei spacciarmi per un Carrow.. » e gli si avvicinò quel tanto che bastava per allisciargli un po' la cravatta. « Cioè, guarda te. Sei perfetto. » Sirius in fondo non era mai stato bravo negli arzigogolati giochi di parole e nelle sottili allusioni. Ai suoi occhi, Judah Carrow non aveva un solo difetto. « Sai che mi sento davvero fuori luogo? Credo siano passati mesi dall'ultima volta che ho preso parte ad una cosa del genere - almeno con la testa, intendo, non ho nemmeno voglia di parlare con nessuno, che sia qualche Dio sceso dalla terra dei potenti, mia madre o semplicemente i camerieri per ordinare i drink » Il sorriso di Sirius si offuscò un poco divenendo più serio, niente affatto triste. Era fermamente consapevole che, con Judah accanto, sarebbe stato perennemente diviso tra la dicotomia tra lui e uno qualunque dei propri familiari, peggio ancora se Albus. Ne era passata di acqua sotto i ponti eppure Judah e Albus si potevano ancora vedere pochissimo nonostante tutti gli sforzi di Siri e Mun. Alla fine, i due cognati erano silenziosamente arrivati alla conclusione che forzare troppo la mano dei rispettivi compagni avrebbe sortito solo effetti negativi: viste le premesse con cui avevano iniziato, era già tanto se riuscivano a stare nella stessa stanza senza aumentare il tasso di omicidi della Gran Bretagna. « Ehi.. sei un po' in para? » gli chiese con delicatezza, la stessa con cui gli prese una mano per scostarsi un po' da un gruppetto di gente e riuscire a scambiare quattro chiacchiere. Era felice, grato perfino, ogni volta che Judah provava a scrostare un po' il muro in cui era sempre stato rinchiuso, per comunicare come si sentisse, cosa provasse realmente. Era sempre complicato parlare con Jude di cose più intime, ma negli ultimi mesi si stavano impegnando entrambi per essere chiari e diretti, senza troppe cose non dette: questo aveva aiutato anche Siri, non proprio il più sagace dei maghi, a comprendere alcune dinamiche mentali del proprio fidanzato. Si appoggiò con una colonna, in disparte, tenendosi molto vicino al giovane Carrow. « Cosa ti sta pesando, questa roba in generale o il contesto, la famiglia, tuttecose? O.. solo Albus? » Non ci girò molto intorno, non aveva senso. Per quanto fosse al settimo cielo per il fratello, per quanto i moti del cuore di Judah non avrebbero potuto intaccare tale felicità, non aveva alcuna intenzione di sminuire ciò che il fidanzato sentiva, positivo o negativo che fosse. « Mi sa che l'ho capito cosa ti sta passando per la testa ora.. ma ti posso dire di non fossilizzarti? Cioè, lo so che sembra l'inaugurazione di Albuslandia e che ha fatto un discorso da Ministro della Magia ma tu dimenticalo, è una roba che coinvolge tante persone.. compresa tua sorella! » Vedila come una vittoria di Mun, quindi dei Carrow, quindi anche tua. Davvero pensi di non aver influito, anche in millesima parte, su tutto questo? Gli si avvicinò un po', per accarezzargli il viso. « Verrà anche il tuo momento.. e il mio. E il nostro. E quel giorno, saranno loro ad applaudire a te, perché te lo sarai meritato e perché ti amiamo tutti tantissimo. Tutti, Jude. » E fino a quel giorno, continuerò a ripetertelo ogni volta che entrerai nella tua bolla. « Ora però non ti bacio, che secondo me tua nonna ci sta spiando dall'altra parte della sala e scleramale! Mi fa un po' paura quella donna.. e, cioè, sono cresciuto con Molly Weasley!! »

    Nella prima metà ho nominato-interagito con un botto di gente quindi se volete, Siri è venuto a salutarvi.
    La seconda metà manco ve lo dico, non è importante saltatela pure ciàààà

     
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    Le note di un sassofono si distendono in una melodia infinita e il tempo sembra scorrere differentemente. Lo spazio, anche, non ha le nostre stesse leggi. Rivolse stancamente lo sguardo gelido all'emissario, quel volto parzialmente bruciato che ormai aveva imparato a conoscere a menadito negli anni passati a vederlo costantemente nei propri sogni. « Cosa c'è questa volta? » D'altronde, come era emerso già da Halloween dell'anno precedente, nessuno in quella realtà si muoveva mai in maniera del tutto gratuita; c'era sempre un calcolo, un movente. Era stato così quando lo avevano spinto a fondare la ribellione ed era stato così anche in seguito, ogni qualvolta si trovasse vicino ad un punto di svolta nell'ordine delle sorti generali. « Volevo solo farti gli auguri per domani. Sarà un gran giorno. » « Per Albus Potter. » si affrettò ad aggiungere, laconico, come a voler sottolineare quanto poco credesse a quegli auguri disinteressati - tra l'altro per un qualcosa a cui lui aveva partecipato in maniera soltanto marginale. In tutta risposta, il volto dell'interlocutore fece spazio ad un sorriso dal lato che ancora poteva permettersi di produrlo. Quel classico sorrisetto di chi sa più di quanto dice e se ne compiace, lasciando ben ad intendere la propria superiorità. « Ricorda chi sei, Byron Cooper. Ricorda: Fuoco cammina con te. » I due si guardarono intensamente, in silenzio. « Come se mi aveste mai permesso di dimenticarlo. »

    « Questa cosa non mi fa stare tranquillo. Succederà qualcosa stasera. » aveva detto a Renton, dopo averle raccontato in breve il sogno di quella notte. Solo lei poteva davvero comprendere le implicazioni delle sue pseudo-visioni, solo lei, che le aveva viste mischiarsi alla realtà fin dall'inizio della loro storia. Nel tempo Byron non ne aveva mai davvero parlato con altri, riservando a chi di dovere alcune pillole di verità, senza tuttavia fornire il quadro completo, riservato esclusivamente alla sua compagna. Le aveva quindi chiesto di portare con sé un paio di lame dei cacciatori, nascondendo alcune sotto al proprio smoking come ormai non faceva da diverso tempo. Non sapeva davvero cosa aspettarsi, ma qualunque cosa fosse, non voleva che lo colpisse impreparato e così si era attrezzato per il peggior degli scenari: un ritorno. « Alcuni dei nostri hanno nascosto delle armi nel castello, quando abbiamo ripulito tutto. Non penso che i Potter le abbiano trovate durante i lavori - e anche se lo hanno fatto, dubito che le abbiano tolte. Nel dubbio, questi sono i posti. » Nel dirlo le passò un piccolo foglio di carta ingiallito dal tempo, su cui l'inchiostro segnava una mappa approssimativa del Quartier Generale, con alcune croci sui punti di interesse. Fissò Renton per qualche istante, come ad accertarsi che avesse compreso prima di farle un leggerlo cenno del capo. « Andiamo. »
    [..] Si era comportato in maniera molto naturale, posando austero di fronte ai fotografi che glielo avevano chiesto e conversando alla solita maniera con amici e conoscenti. Non era sua intenzione rovinare la serata, né tanto meno fomentare timori ancora infondati di una qualche catastrofe. Sapeva solo che qualcosa sarebbe successo - qualcosa di non necessariamente grosso, ma di sicuro importante. Tuttavia, quando venne chiamato sul palco, vi salì con tranquillità, mettendo a tacere le proprie preoccupazioni. Quel cipiglio da Governatore Ribelle, d'altronde, non glielo avrebbe mai tolto nessuno. « Buonasera a tutti quanti. » cominciò, serio, sciogliendosi tuttavia in un sorriso tiepido per attenuare quei suoi tipici tratti granitici. « Per chi mi ha già sentito parlare, prometto che questa volta sarò breve per davvero. » Una leggera risata si sparse tra gli ex ribelli, quelli che ben sapevano quanto i discorsi di Byron potessero andare per le lunghe. « Non è la mia serata e sinceramente sono stato colto di sorpresa quando i Potter mi hanno chiesto di spendere qualche parola su questo palco. Questo posto non è mai stato mio. Non l'ho mai considerato tale. Il permesso di riutilizzarlo, non è stato dunque un qualcosa che mi sono sentito di concedere. » Fece una pausa. « Cherry Island è sempre stata di tutti, anche quando ce la siamo lasciati alle spalle. E il fatto che torni ad essere un luogo di importanza per il mondo magico inglese non solo mi riempie di orgoglio, ma mi fa capire che nulla di ciò che abbiamo attraversato è stato invano. » Fece un veloce sospiro. « Cherry Island fa parte della nostra identità collettiva e da oggi, anche della nostra cultura. Grazie a tutti coloro che hanno scelto di tener viva la memoria. » Un sorriso contenuto si stese sulle labbra dell'uomo mentre ringraziava il pubblico con un cenno del capo, lasciando spazio sul podio ad Harry Potter, a cui strinse la mano con solidarietà prima di ricongiungersi al resto del pubblico.
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    « Fuoco cammina con me. » Le parole di Tris rievocarono in Byron il ricordo del proprio sogno, portandolo istintivamente a tastarsi in sordina una manica della giacca per sentire la presenza della lama che vi aveva nascosto. « Fuoco cammina con me. » andò quindi a ripetere, chinando appena il capo come in un rituale di saluto prima di accettare il calice che l'alpha gli porse. Ne prese un piccolo sorso, guardandosi intorno velocemente come se stesse perlustrando l'ambiente in cerca di un qualunque segno di disordine. « Dici che ci abitueremo mai a tutto questo? Ne sono cambiate di cose da quando arrivavo qui con le scarpe piene di fango per mangiare quel porridge insapore alla mensa. » Ridacchiò. Faceva davvero schifo quel porridge. Ma era pur sempre qualcosa di caldo. « Confido nel fatto che le scarpe piene di fango siano cambiate solo per stasera. Sarebbe un peccato perdere certe tradizioni. » D'altronde, che i cacciatori fossero avvezzi ad uno stile di vita spartano anche in tempi di pace, quello non era mistero. « Spero ne valga la pena..a lui non l'ho detto, ma temo si tratti dell'ennesimo abbaglio. Non credo che qualcosa possa davvero cambiare a questo punto. La ruota non ha mai smesso di girare e quanto ci siamo detti tempo fa continua a sussistere. Forse adesso più che mai. Però forse è giusto concederci una pausa per un giorno. Anche solo per illuderci. Potrebbe essere la volta buona.. tutti sembrano entusiasti. E poi, sono riusciti a convincerti di metterti uno smoking, professore Direi proprio che è la volta buona. » Sospirò, poggiando una mano sulla spalla della ragazza. Checché se ne dicesse, Byron aveva sempre avuto un occhio di riguardo per Tris, forse perché la vedeva simile a sé o forse perché, senza troppi giri di parole, tutti gli umani sono inclini a favoritismi. « Il cambiamento delle coscienze è un qualcosa che non mi sono mai davvero aspettato, ma forse, in piccola parte, c'è stato lo stesso. Dubito che il Gruppo Peverell riuscirà a cambiare il mondo da solo, ma oggi abbiamo vinto lo stesso, anche solo per il semplice fatto che qualche anno fa tutto questo sarebbe stato impossibile. » Ritrasse la mano, stringendosi appena nelle spalle. « Mi piace pensare che una parte di questo successo sia stata possibile grazie ai nostri sforzi collettivi. Quindi celebriamo la possibilità di poter parlare e poter combattere ancora un altro giorno. » Le sorrise, portandosi alle labbra il bicchiere per prendere un ultimo sorso del liquido rimasto. Le strizzò quindi la spalla, rivolgendole un piccolo sorriso di incoraggiamento. « Forse la mia generazione non era ancora pronta, ma ho piena fiducia in voi ragazzi: non smettete mai di combattere, neanche quando sembra di farlo contro i mulini a vento. Il mondo comincia a guardare verso di voi per una guida. » Le rivolse un veloce occhiolino, congedandosi da lei per andare a congratularsi con Albus e Amunet, passando poi a Vicky e infine a Dash. Quando ebbe finito di salutare tutti tornò al fianco di Renton, passandole un bicchiere di champagne preso da un cameriere di passaggio. « Li abbiamo cresciuti bene, non credi? » commentò, con un'inflessione velatamente ironica sottolineata da un'occhiata sbieca e un sorriso appena percettibile. « Anche se il posto è diventato un po' troppo bianco per i miei gusti. Ma questo rimarrà tra noi. » Nel guardarla, il suo sguardo sembrò venir catturato di colpo da una figura alle spalle di Renton. Meredith? Assottigliò appena le palpebre, confuso nel vedere la donna urlargli qualcosa con fare allarmato, senza che tuttavia alcun suono uscisse dalle sue labbra. Non riesco a sentirti, Meredith. E come era apparsa, scomparve.
    Interagito con Renton e Tris
    Citati Mun, Vicky e Dash

     
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    «COSA SIGNIFICA “HO SOLO PANTALONCINI E MAGLIETTE”?!» Daphne allontanò il cellulare dall’orecchio, stringendo gli occhi mentre le grida di sua madre miravano a perforarle i timpani. «Possibile che alla tua età non sai ancora vestirti per una festa formale?» «Eddai, mamma, rilassati..» «DUE MASCHI HO PARTORITO, DUE MASCHI!!» ribadì e la sua voce si alzò di un paio di note. Le pareva di vederla: sicuramente stava camminando avanti e indietro per la cucina, misurandola a grandi falcate e brandendo il fedele mestolo con il quale, più volte, aveva minacciato la figlia quando era piccola. La Harpie roteò gli occhi dando un morso al panino di Tim che si era fatta fare da asporto, piazzando entrambi i gomiti sopra il tavolo della cucina. «Vefrai che fualfuofa trofo..» «STAIPARLANDOCONLABOCCAPIENA!» Daffy inghiotti il boccone in fretta. «No..» «NON ERA UNA DOMANDA, DAPHNE.» Ahi. Quando mamma Baker tirava fuori il nome completo della figlia significava che le cose si stavano facendo serie. Passarono alcuni secondi di silenzio, durante i quali Daffy si chiese come sarebbe uscita viva da quella situazione. Ma proprio mentre si stava psicologicamente preparando ad un altro grido della donna, accettando passivamente la consapevolezza che ciò l’avrebbe lasciata sorda, sua madre sospirò. «Ti prego, fatti aiutare da quella santa donna di June.. Promettimelo.» Daphne non avrebbe saputo dire se quella era una supplica o una minaccia. Conoscendo sua madre, probabilmente la seconda. «Ok mamma.» «E portati dietro un giacchetto che la sera è freddo.» «Si, ma’.» «Salutami June.» «D’accordo, mamma.» «Ah, tuo padre mi ha scaricato Vistagram.. Chi è quel Dean che ti scrivono sempre nei commenti?» «CCCCZZZZ Mam-czzzz non tczzzz ‘ento più. Ti chiam-czzzzz doman-czzzzz. CIAO!»
    [...] «No,June.. Io mi metto i pantaloncini. Mia madre mi crocifiggerà davanti a casa, ma così sembro una di quelle bamboline che si mettono in cima all’albero di Natale.» allargò le braccia per poi farle ricadere lungo i fianchi mentre si fissava allo specchio. Teneva le spalle incurvate in avanti e la faccia delusa di chi ad un appuntamento al buio si aspettava Brad Pitt ed invece si ritrovava a cenare con Marione l’Idraulico di Frosinone. Le dita afferrarono il fiocco che le stringeva la vita raddrizzandolo. Aveva messo dei piccoli fiori rossi tra i capelli lasciati sciolti sulle spalle. «La commessa ha saputo fare bene il suo lavoro.» E l’ho pagato pure un sacco di soldi. Che cazzo mi ero fumata? «Boh. Giuro che dentro il camerino mi stava meglio.» Forse erano le luci o forse i complimenti della commessa che la osannava come una dea greca. Ma la verità era che quando se lo era provato non gli aveva dato così tanta importanza. Se lo era infilato giusto il tempo di assicurarsi che fosse della sua taglia. Si era recata a Londra tre giorni prima, infilandosi in uno di quei negozi i quali di solito non degnava nemmeno uno sguardo. Commesse sorridenti l’avevano accolta con gentilezza, prendendole il cappotto e facendola danzare tra abiti e stoffe colorate. Non era abituata alla sensazione di quei tessuti a contatto con la pelle, non era abituata a vedere prezzi del genere sul cartellino. Ma forse sia Mun che sua madre avevano ragione: si sarebbe dovuta abituare. E non le era parso così male quell’abito. Alla fine, il rosso le era sempre piaciuto. «June, mi dai una mano con il rossetto? Dubito che Oliver sia un guru del make up quindi non mi resta che rompere le scatole a te..» Suo fratello sarebbe arrivato da un momento all’altro. Era stato davvero dolce da parte sua proporsi per accompagnare le due ragazze alla festa. Le era parso di capire che Dean non avrebbe partecipato e lei non si sentiva nella condizione di insistere. Alla fine non era la sua ragazza, giusto? In realtà non avrebbe saputo dire a che livello si trovava la loro relazione. Uscenti? Si, forse “uscenti” è la parola giusta. Si voltò infilando gli orecchini e guardando la figura di June avvolta nel suo vestito viola che le calzava come un guanto. Sembrava fatto apposta per lei. «Wow.» Spalancò gli occhi restando con le mani sospese a mezz’aria. «Sei…. Stupenda Fu l’unico aggettivo che le venne in mente in quel momento, seppur si rendesse perfettamente conto che non era abbastanza per descrivere la coinquilina. «Ehy, non avrai intenzione di rubare tutta la scena, mhm? Mi merito qualcosa anche io!» le diede una leggera gomitata sul braccio, facendole un occhiolino. Poi qualcuno suonò il campanello. «ARRIVO OLLYYYYY!!» gridò la ex Grifondoro illuminandosi in volto e precipitandosi giù per le scale. Aprì la porta e, alzandosi in punta di piedi, gettò le braccia intorno al collo del fratello. Le scoccò un bacio sulla guancia per poi tornare indietro di un passo, ammirandolo dalla testa ai piedi e facendo un fischio di approvazione. «EHY JUNE, PRESTAMI LA MAZZA CHE STASERA DEVO TENERE LONTANE UN PO’ DI RAGAZZE!» vociò facendo entrare il fratello e chiudendogli la porta alle spalle. Fece una risatina. «Siamo quasi pronte, giuro! Puoi sederti dove vuoi. Sul tavolo della cucina c’è una bottiglia di vino aperta con tre calici. Prendine uno e appena abbiamo fatto ti raggiungiamo. Questa serata non può partire senza un brindisi.» Si sollevò i lembi del vestito per poter camminare con più facilità e raggiungendo la rampa delle scale. «Ci sono un’Harpie, una Falcons ed un Cannons nella stessa casa.. O è l’inizio di una barzelletta o di un film dell’orrore..» borbottò a voce alta in modo che Oliver e Juniper potessero sentirla.
    [...] «Oliver, Daphne, da questa parte!» Daffy strinse un braccio attorno alla vita del fratello, posando la testa sulla sua spalla e sorridendo ad una macchina fotografica. Qualche passo più in là, altri fotografi avevano accerchiato June. Socchiuse un po’ gli occhi quando una raffina di flash gli vennero scaricati addosso. Forse sono venuta ad occhi chiusi.. Daphne Baker, tu si che sai farti pubblicità. «Ehy, Daffy, perché non hai ancora fatto il provino per i Cannons?» «Hai paura del confronto con tuo fratello?» La Cacciatrice lanciò uno sguardo a suo fratello quasi ad implorarlo di essere il suo salvagente in quel mare di pettegolezzi gratuiti. «Bhè, che dire, i Baker conquisteranno ogni squadra.» fece una risatina nervosa, portandosi una ciocca di capelli dietro l’orecchio. «E poi non è che per forza io debba diventare una Cannons.. Scommetto che Oliver sarebbe un ottimo Harpie!» rise, facendo ridere anche alcuni dei fotografi. «Daffy come mai non sei qui con Dean Moses?» Eeeeeed eccoci qua. « Miss Baker, quanta splenditudine questa sera. » Sia lodato Krishna! «Sam!» Si voltò verso di lui, dedicandogli un enorme sorriso. Strizzò l’occhio mentre lui le baciava la guancia. «Bel completo. Sembriamo i Gemelli Meraviglia!» commentò riferendosi al colore simile dei loro vestiti. Si mise in posa, come una moderna Venere di Botticelli, cercando di non ridere alla posa del giovane Scamander. Salutò i fotografi con la mano chiedendosi si se sarebbe mai abituata a tutto quello. «Ci becchiamo dopo al bar, mhm?» gli toccò la spalla, salutandolo con un gesto della mano. Non appena si voltò notò Oliver riemergere dalla folla di fotografi avvolto ancora da qualche flash. Si guardò ancora intorno, per poi raggiungere il fratello. «Abbiamo perso Junie. Questi giornalisti sono una sorta di avvoltoi! Ce ne erano un sacco con il logo di Strega Moderna. Sono proprio curiosa di quali cavolate pubblicheranno domani.» borbottò prendendolo sottobraccio. «Andiamo, Albus sta per parlare!» Lo prese sottobraccio, trascinandolo verso il palco.
    [...] Battè le mani, unendosi agli applausi della gente accanto a lei, sorridendo in direzione di Albus che salutava la folla radunata per ascoltare le sue parole. «E’ stato strepitoso!» commentò guardando il fratello. «Direi che ci siamo meritati qualcosa da bere, mhm? Oh, guarda c’è Joy! EHY JOY!!» Vociò alzando una mano in aria e sventolandola per attirare l’attenzione della compagna di squadra. Chissà dove era Lily. «Vado a prendere qualcosa da bere, ok?» scoccò un bacio nella guancia del fratello dirigendosi verso il bar. Posò le mani sul bancone tamburellando le dita ed esibendo un sorriso smagliante, sperando così di attirare l’attenzione del barista, intento a versare un cocktail in due bicchieri di vetro. Forse per attirare l’attenzione non serviva un sorriso. Se solo avessi le tette di June.. Fu allora che notò le figure sedute poco distanti da lei. «Ciao Tris!» sorrise alla ragazza per poi spostare lo sguardo verso Hugo. Lo salutò con la mano. Lo conosceva come il coinquilino di Malia. Doveva ricordarsi di scriverle il prima possibile. «Desidera?» Daffy si girò verso il barista. ”Desidera”? We, Coso, prima di tutto ti calmi! «Si.. Ben.» squittì sporgendosi appena sopra il bancone per leggere il nome ricamato sulla sua camicia nera. «Un Moscow Mule, grazie.» Forse le avrebbe fatto bene.


    Interagito con June, Oliver, Sam, Joy, Tris, Hugo.
    Citati Dean, Mun, Albus, Lily e (guest star) le tette di June.


    Edited by peppermint. - 8/11/2020, 10:03
     
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    « Ma quindi ancora niente? » « Eh no, niente. Mamma mia, mi sta salendo l'ansia. E' da tre giorni che fisso quella cazzo di cartina. » Che Dean avesse a cuore il proprio paese era indubbio. Nemmeno la distanza era riuscita a togliergli quel tipico spirito americano di appartenenza; gli Stati Uniti, the land of the free, con tutti i difetti e le contraddizioni che li avevano sempre contraddistinti ma che non riuscivano comunque a scalfire l'amore verso la terra in sé. Molti compagni inglesi gli avevano chiesto il perché di quel tipico comportamento americano, super patriottico e anche un po' arrogante, ma lui non aveva saputo dargli alcuna risposta al di fuori del "perché? Per voi non è lo stesso?". Ed era proprio quello spirito a fargli tenere il naso appiccicato al telefono cellulare, sulla pagina web del sito babbano Politico, a fissare la cartina colorarsi di blu e rosso mentre i numeri dei conteggi salivano. Una parte di lui non aveva messo alcuna speranza nella vittoria di Joe Biden - forse più per protezione psicologica che altro -, ma ormai, col passare dei giorni e la rimonta progressiva del candidato dem, anche le speranze di Dean erano iniziate a salire. Però non voglio illudermi. Se mi illudo e poi vince di nuovo Trump è peggio. « Bah certo che siete strani comunque. Le vostre elezioni sembrano un po' un circo, fatevelo dire: siete davvero poco seri e.. » « ..e molto americani? » « Sì, non sapevo come altro dirlo. » Rise alle parole dell'amico italiano, piazzato sul divano di casa sua come ormai era praticamente di prassi. Quella sera sarebbe stato lui a prendere il suo posto ai Tre Manici, dandogli la possibilità di presenziare all'inaugurazione del Gruppo Peverell. « Che poi non capisco perché ti frega così tanto della politica babbana. » « Senti Federi', tu solo che zitto devi stare dato che mi hai fatto i coglioni quadri con Salvini, io sono Giorgia e compagnia ballante. » « Nun me li nominare, D, che mi partono i cinque minuti. Pure la mascherina di Trump si è messo, quel coglione a pedali. » « Ecco, lo vedi? » In tutta risposta, l'amico sbuffò. « Vabbè, come sto? » Si voltò in direzione del ragazzo, aprendo le braccia per farsi ammirare in tutta la sua serietà. Non sapeva quanto tempo fosse passato dall'ultima volta che aveva messo uno smoking - forse era il ballo di Halloween? Chissà - e per quanto non amasse una mise così formale, non voleva nemmeno presentarsi come un cafone a un evento importante come quello a cui era stato invitato. « Te scoperei pure io che sono del partito della gnocca, quindi direi che puoi passare, dai. » « Si sente che vieni proprio dalla patria di Dante, amo. »

    Dean era riuscito ad arrivare poco prima dell'inizio ufficiale dell'evento, tranquillamente snobbato dai fotografi se non quei pochissimi che avevano interesse di fare gossip su qualunque cosa ci fosse tra lui e Daphne. In fin dei conti, Dean era un emerito signor nessuno: una presenza costante nella vita di tantissime giovani celebrità, ma mai davvero al centro della scena. Molti suoi follower derivavano proprio da questa dinamica: miglior amico di Samuel Scamander, miglior amico di Beatrice Morgenstern, coinquilino di Lily Scamander, amico di giocatori di Quidditch e personalità note del mondo magico, e infine possibile interesse amoroso di Daphne Baker. Dean era quell' "amico di" che tutti seguivano per trovare tasselli della vita altrui. Un'altra persona, probabilmente, si sarebbe sentita a disagio con quell'attenzione indesiderata e nemmeno rivolta a sé, ma a lui non fregava nulla. D'altronde la pseudo-vita su internet non era mai stata la sua priorità.
    La prima faccia nota che individuò tra la folla fu Peter Paciock, un compagno del Club di teatro. « Paciock, dillo che vuoi finire sulle pagine patinate come il best dressed della serata. » commentò ironico, abbassando la voce mentre i primi interventi cominciavano ad aprirsi sul palco. Applaudì distrattamente: alcuni non sapeva proprio chi fossero. « Questa cosa dovrebbe essere caruccia. Da quello che ho capito è molto multimediale. Immagino che nel mondo magico cominceranno a fiorire attori e personalità televisive. » Fece una pausa. « Roba grossa. Cambierà tutte le dinamiche di influenza sociale. » E con esse il modo di far politica, oltre che informazione. Sarà una corsa all'oro per accaparrarsi visibilità, me lo sento. Non dubitava che molti dei parrucconi presenti a quella festa avessero il culo non poco girato nei confronti di quel progetto: molto potere sociale sarebbe stato tolto dalle loro mani a partire da quel giorno. Applaudì più forte quando vide comparire sul palco Dash Meachum, giornalista per cui nutriva il più profondo rispetto, oltre che compatriota. Gli altri interventi si susseguirono, chi più lento e chi più scorrevole, incontrando sempre un'accoglienza e una chiusura piuttosto calorosa da parte di Dean. « Se becchi Fawn dille di cercarmi, ok? Non sono ancora riuscito a vederla. » chiuse, in seguito all'intervento di Albus, congedandosi da Peter per andare alla ricerca di altri suoi amici.
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    « Un Moscow Mule, grazie. » « Fanne due, capo. » aggiunse veloce, poggiando una mano sulla spalla di Daphne prima di scoccarle un grosso sorriso a trentadue denti e piantarle un veloce bacio sulle labbra a tradimento. « Ah! Sono riuscito a riconoscerti pure senza il bicchiere in mano..tecnicamente. Husband material. » Rise di gusto, appoggiando un gomito sul bancone lucido del bar. Quanto è fancy sta roba. Da noi se non ci stanno almeno tre dita di appiccicaticcio è serata morta. « Mi dicono che da ora in avanti ti dovrai preparare alle interviste televisive. O peggio..ai programmi in diretta. Live: non è la Skeeter. Commenti a caldo su questa nuova parte del tuo lavoro? » D'altronde quello era un cambiamento radicale anche per il mondo del Quidditch: la gente li avrebbe seguiti da casa, osservando ogni loro mossa in campo e non, sbirciando dietro a quelle personalità che fino ad allora avevano potuto conoscere quasi esclusivamente tramite la carta e il suono gracchiante di una radio. Se Wiztagram aveva cambiato tutto, il Gruppo Peverell avrebbe compiuto il mutamento estremo. « Direi comunque che sul fattore visivo ci siamo già. Sei davvero bellissima, Daffy. » La fissò per qualche istante, rivolgendole un sorriso sincero prima che il suo sguardo captasse le figure di Tris e Hugo nel proprio campo visivo. « Ehy! » disse, alzando la voce per farsi sentire dai due. « M-ma..non è l'alpha più top del Corso Auror quello? E ci sta pure Beatrice Morgenstern! » Rise, invitando i due con un cenno della mano ad unirsi, mentre il barista metteva i bicchieri di Moscow Mule sotto i loro nasi. Preso un sorso dal proprio drink, assestò una poderosa pacca sulla spalla a Hugo, che aveva conosciuto meglio durante il Certamen, salutando poi la migliore amica con un bacio sulla guancia. « Tris, tuo fratello dove l'hai nascosto? Aaah ragazzi, voi lo dovreste conoscere quel vecchio lupo di Holden. E' uno spasso. Me lo figuro già, ci scommetto tutto che se ne è uscito con "ma mi si nota di più se vengo e me ne sto in disparte o se non vengo per niente?". » Rise. Ovviamente Dean non conosceva molto bene il fratello di Tris, ma l'aveva incrociato abbastanza volte da essersi formato un'idea in testa di che tipo potesse essere. Rivolse lo sguardo a Daffy, pensando sopra le proprie parole per qualche istante prima di arricciare il naso e scuotere il capo. « Nah, tu è meglio se non lo conosci. E' troppo figo. Dopo mi bidoni sicuro. »

    Interagito con Peter, Daphne, Tris e Hugo
    Citati Dash e Fawn

     
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    Nei giorni seguenti il messaggio di Mun, dopo l'entusiasmo iniziale per l'evento di inaugurazione ufficiale del Gruppo Peverell, June aveva pian piano dovuto fare i conti con piccolissimi dettagli a cui, sul momento, non aveva dato molta importanza. La consapevolezza che, per la prima volta da quando si era trasferita in Inghilterra, la sua famiglia ed i suoi amici, compagni di squadra inclusi, avrebbero potuto interagire le procurò la spiacevole sensazione di camminare costantemente sul filo del rasoio. A nulla erano valse le rassicurazioni, per così dire, dei Falcons: era certa che i suoi compagni di squadra avevano buone intenzioni ma non si erano (ancora) mai ritrovati faccia a faccia con le altissime aspettative di Delphine Rosier, sovente condite con complimenti al vetriolo. Non solo si trattava di persone provenienti da svariati ambienti, spesso appartenenti a famiglie di ideali contrapposti ma qualunque comportamento sconveniente avrebbe segnato la definitiva condanna della sua scelta professionale e, inevitabilmente, si sarebbe riversato sulla riuscita della serata. La povera June si era ossessionata nell'immaginare qualunque tipo di scenario - leggasi: catastrofe - rischiando di dimenticarsi di un dettaglio fondamentale per sopravvivere a sua nonna: il vestito. Per una donna dai gusti difficili come Delphine Rosier, secondo June biologicamente programmata per trovare di che lamentarsi in ogni situazione, l'apparenza non era certo meno importante della posizione sociale o di incarichi prestigiosi. Per la prima volta dopo mesi, si era trascinata di malvoglia sino alla mansarda ed aveva trascorso l'intero giovedì pomeriggio a rovistare tra gli abiti accuratamente riposti nell'armadio ampliato con la magia, la maggior parte mai indossati e ancora nelle confezioni originali, su cui spiccava la firma del sarto di turno. Ne aveva provati un'infinità - tra abiti troppo scollati, abiti soffocanti, abiti paradossalmente troppo scollati e soffocanti e modelli che non la convincevano nemmeno adattati con la magia - e scartati altrettanti, prima di trovare quello giusto. « No,June.. Io mi metto i pantaloncini. [...] » L'aria sconsolata di Daphne le strappò una risatina. Non sai quanto ti capisco. « Sembri me ogni volta che mi obbligavano a indossare qualche vestitino tutto fronzoli e merletti per qualche pallosissimo evento da adulti. » Non che si sentisse diversamente, in realtà. Occasioni importanti a parte, June era ben felice di cedere al fascino senza tempo degli indumenti elasticizzati e delle scarpe comode, un classico intramontabile assieme al pigiama infilato dentro i calzini e alle pantofole spugnose durante la stagione invernale. Cercò il profilo di Daphne nello specchio, trovandola alle sue spalle. « Traumi infantili a parte, sei meravigliosa. » Infilò l'ultima forcina per fermare il raccolto laterale e la raggiunse, lisciandole il tessuto dell'abito all'altezza della schiena. « E' un abito stupendo e il modello ti dona molto. Senza contare che il rosso è indubbiamente il tuo colore. » Le strinse delicatamente le spalle in un gesto incoraggiante, un sorriso sincero dipinto sulle labbra rosse. « I fotografi faranno a botte per accaparrarsi la foto migliore. » Le fece l'occhiolino e sparì in bagno lo stretto necessario per liberarsi del pigiama. Indossò l'abito e si guardò nello specchio, sistemando le poche pieghe con la punta dei polpastrelli, intimamente soddisfatta. Sebbene fosse un po' troppo brillante per i suoi gusti, si trattava di un modello classico, non troppo corto né troppo scollato, e relativamente comodo. Per quanto si possa considerare comodo un vestito del genere, ovviamente. Se non altro non dovrò preoccuparmi di mostrare le mutande alla stampa. « June, mi dai una mano con il rossetto? Dubito che Oliver sia un guru del make up quindi non mi resta che rompere le scatole a te.. » Coraggiosa a pensare che invece io lo sia! Si sporse appena oltre la porta socchiusa. « Arrivo subito, intanto prendi la cipria. Ho letto non so dove che se ci tamponiamo le labbra, dopo il rossetto, dovrebbe resistere di più e sbavare di meno. » Tornò in camera di Daffy camminando in punta di piedi per non strisciare la stoffa, alla ricerca dei tacchi, incerta su dove fossero finiti. « Pronta? Giuro che farò del mio meglio per non trasformarti in un clown! » Le fece cenno di sedersi sulla sedia della scrivania, quando Daffy si fermò di colpo. « Sei…. Stupenda! » June arrossì leggermente, grattandosi nervosamente la spalla. In seguito alla Guerra i Rosier si erano sempre mantenuti ai margini della vita mondana e politica inglese, presenziando solamente ad occasioni particolarmente rilevanti e per lo più di stampo culturale, ma, in Francia, June non era sfuggita all'educazione formale e ai salotti che sua nonna riteneva fondamentali per una giovane donna dalla sua ascendenza. Da bambina li aveva trovati incredibilmente noiosi, combinando spesso qualche marachella di poco conto, e durante l'adolescenza li aveva profondamente detestati, defilandosi alla prima occasione disponibile. « Grazie. Credo che sia stato realizzato per mia madre. » Arricciò il naso, cercando di rilassarsi. « Comunque, il ross- » Venne interrotta dal rumore del campanello e dal grido di Daffy che, elettrizzata, sparì oltre la porta urlando il nome del fratello. June scosse il capo, divertita, e ne approfittò per indossare le scarpe. Sistemò la bacchetta nella fodera lungo il fianco dell'abito e si avviò al piano inferiore, sporgendosi oltre le scale affinché Daphne la udisse. « Mi spiace ma non posso, mi serve per tenere a bada mia nonna! Ho promesso a Mun che alla peggio l'avrei tramortita, magari ci scappa pure l'eredità. » Scese di sotto, rivolgendo un largo sorriso a Oliver. « Hey, Oliver! Come va? » Gli si avvicinò e gli stampò un bacio sulla guancia, fingendo di accigliarsi nell'osservarlo. « Sai una cosa, Daffy? Forse la mazza ti serve davvero. » Scoppiò a ridere, senza riuscire a punzecchiarla oltre. Comprendeva sin troppo bene il suo istinto di protezione. « Scherzo, scherzo! » Alzò le mani, con aria innocente. « Stai benissimo, Olly. » Sorrise e si avvicinò a Daffy, sventolandole il rossetto davanti al naso con espressione sorniona. Pronta ad affidarmi la tua faccia?

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    [...] Arrivare a Cherry Island fu un’esperienza curiosa, tanto che June si sporse più volte dalla piccola barchetta che condivideva con i fratelli Baker, percorsa da un misto di impazienza e nervosismo che le impediva di stare ferma. Una volta messo piede a terra, ebbe appena il tempo di salutare padre, nonna e zia che l’attenzione degli invitati si indirizzò al palco, dove si susseguirono diversi oratori, nomi conosciuti nel mondo magico e tutti significativamente legati alla nascita del Gruppo Peverell. Durante l’intervento di Albus, le iridi chiare di June si soffermarono più volte su Mun, poco distante, e le labbra rosse si piegarono in un sorriso nel notare quanto fosse raggiante. Sapeva che avevano lavorato duramente su quel progetto, indubbiamente ambizioso e fondato su principi esemplari. Applaudì vivacemente fino a quando gli invitati iniziarono a disperdersi; dopo aver fatto un cenno di assenso in direzione di Ted, mimando il gesto di bere una flute di Champagne e consolidando la promessa con tanto di croce sul cuore, si avviò in direzione del bar assieme a Daffy e Oliver, ritrovandosi d’un tratto circondata da giornalisti e fotografi. « E io che pensavo di averla fatta franca! » Scherzò, con un’impercettibile punta di sarcasmo, suscitando diverse risate. « Signorina Rosier, cosa ne pensa dell’iniziativa del Gruppo Peverell? » Stupidamente, quella domanda la colse alla sprovvista. Per lo più i giornalisti si limitavano a quesiti di tipo sportivo, indiscrezioni o pettegolezzi. « È indubbiamente lodevole e, come hanno spiegato meglio di quanto possa fare io, essenziale. Se non ne condividessi gli ideali non sarei qui. » Come tutti gli altri, mi auguro. « A questo proposito, è venuta senza accompagnatore, eppure sia Samuel Scamander che Fred Wealsey sono qui, è forse colpa delle indiscrezioni pubblicate da Strega Moderna? » Bingo! Si era preparata all’eventualità di simili insinuazione e la accolse con un caloroso sorriso, stringendosi nelle spalle. « Oh, andiamo! Siamo ad un evento prestigioso, ho dato il meglio di me con trucco e lustrini e questo è ciò che attira la vostra attenzione? » Fece una piccola smorfia, contrariata. « Potrei quasi offendermi… » Si sporse a leggere il nome del giornalista, appuntato sul pass. « Ethan! » Concluse, sfoggiando un finto broncio indispettito. L’uomo fece per replicare ma fu anticipato da una donna che gli tagliò la strada, sbucandogli da sotto il braccio. « Quindi al momento non c’è nessun uomo nella sua vita? » Si trattenne dall’impulso di sbuffare, il sorriso leggermente più tirato. Possibile che la mia esistenza debba ruotare attorno ad un uomo? « Ma certo che c’è, ma chére. » Momento di pausa tattico, per dare un po’ di suspance. « L’unico uomo della mia vita è proprio laggiù! » Così dicendo sollevò la mano destra ad indicare la figura slanciata ed elegante di suo padre, intento a conversare con il resto della famiglia. E la folla va in deliriooo! « Se volete scusarmi, non sono ancora riuscita a salutarlo. » Incurante del resto delle domande passò oltre, cogliendo con la coda dell’occhio il saluto di Sam. Ricambiò rapidamente e infine raggiunse il gruppetto di famigliari, a cui si era appena aggiunto Judah. Si posizionò abilmente tra Mun e Felix, a cui stampò un bacio sulla guancia, sfoggiando il suo miglior sorriso di circostanza. « Spero di vedervi prima o poi tutti quanti a cena da me. » Si costrinse ad annuire, incrociando le dita dietro la schiena ben consapevole che ciascuno dei presenti, Felix Rosier compreso, avrebbe fatto di tutto pur di scampare ad un simile invito. « Perché ci sarà un matrimonio, vero Amunet? » In quell’istante avvennero due cose, strettamente collegate al contempo, opposte. Prima, June provò un fortissimo desiderio di bere; poi, ringraziò mentalmente di non avere un drink in mano perché, davanti a tanta delicatezza, avrebbe sicuramente rischiato di strozzarsi con il suo contenuto. Nessuno ha tanto talento nel risultare inopportuno come Delphine Rosier. Lo fa con tanta normalità che sembra quasi elegante. « Signora Rosier, buonasera! […] » L’intromissione di Hermione Granger la colse di sorpresa, tanto che June si ritrovò a battere le palpebre, confusa, prima di ricambiare il saluto. Scoccò una rapida occhiata a Mun, avvertendo la sua presa sul suo braccio rinsaldarsi. Automaticamente intrecciò il braccio a quello della cugina, sfiorandole il polso con le dita, in una muta rassicurazione. « Un passo alla volta, nonna.. che dici? Godiamoci questa me-ra-vi-gliosa serata! » June annuì, già pronta a congedarsi. « Ci vediamo dopo, non esagerate con lo Champagne! » Rifilò a Delphine un sorriso angelico, seguito da un’occhiata di ringraziamento alla signora Granger e si allontanarono velocemente. « Wow. Non provavo tanta tensione da quando mi scoprì a fumare una sigaretta a quindici anni.» Ironizzò, gettando rapidamente un’occhiata oltre la spalla. « Forse era meglio non invitarla. Offesa però in Francia. » June scosse il capo, incapace di frenare una risatina. « Credi davvero che sarebbe bastato a fermarla? Stiamo parlando di Delphine Rosier, la regina della passivo-aggressività e del giocare sui sensi di colpa. Come minimo ti avrebbe inviato centinaia di missive risentite e ti avrebbe ricordato questa offesa imperdonabile sino alla morte. » Il rapporto tra June e Delphine era sempre stato burrascoso e, forse più di altri, la primogenita dei Rosier riusciva a comprendere l’inquietudine di Mun. « Non ha detto nulla di che, è normale che voglia vederti sposata il prima possibile visto che a quanto pare sarai l'unica a darle questa gioia nel breve periodo. » Ecco, appunto. Non sia mai che il cocco di nonna non prenda le sue difese! Scoccò a Judah un’occhiata in tralice, mordendosi l’interno della guancia per non rispondere sarcasticamente alla sua velata frecciatina. « Prendiamoci un drink insieme. Dovete vedere il vestito della mia bambolina. Questa sera è beeeeellissima! » Il sorriso tornò a fare capolino sulle sue labbra. « Prima l’ho intravista, è meravigliosa! Dopo voglio assolutamente fare una foto assieme, con tutti questi fotografi ci sarà qualcuno disposto a scattarne una. Ho una cornice a casa che sarebbe perfetta sul camino. » Quando Judah si congedò da loro, June trattenne Amunet per un istante. « Lo so che la nonna sa essere impegnativa, ma per stasera lasciala a me. Tu meriti di goderti la serata assieme ad Albus. » Le rivolse un’occhiata d’intesa, gli occhi chiari attraversati da un lampo di malizia. « Poi ci inventeremo qualcosa per farla tornare in Francia il prima possibile, dovessimo incarcerarla e portarcela di peso. » E sto scherzando solo fino a un certo punto. […] Facendosi largo tra gli invitati, June scambiò qualche parola con alcuni conoscenti, invertì percorso una quantità innumerevole di volte per sfuggire dai giornalisti più agguerriti e firmò persino un paio di autografi, premurandosi di gettare qualche occhiata in direzione di Delphine, Felix e Sagitta, pronta ad intervenire in caso di necessità. « Lily! » Chiamò, riconoscendo il profilo slanciato della ragazza. La abbracciò delicatamente, scostandosi di un passo per ammirarla meglio. « Sei mille volte più bella che su Witzagram! » Accompagnò le parole con un rapido occhiolino e si voltò verso James, con un delicato colpetto sul braccio. « Giuro che è sempre strano vedervi con qualcosa di diverso dalla divisa o dalla roba da allenamento. Quasi non vi riconosco vestiti come si deve! » Rise, divertita. « Ci vediamo dopo per bere qualcosa? Prima ho visto Ted e… beh, presumo che anche Fred sia da qualche parte.» Si guardò attorno per scorgerne la chioma rossa, avvistando unicamente quella di Olympia, poco distante, in compagnia di Peter. « Ah, ricordati la promessa.» Sollevò il mignolino davanti al suo viso, tacito rimando alla chat whatsapp, e indirizzò un ultimo sorriso a Lily, prima di allontanarsi. Fece per raggiungere la giovane Potter quando le iridi cristalline si soffermarono su una figura familiare e decisamente fuori luogo in mezzo a tanti invitati tirati a lucido. « Rudy! » Squittì, la voce un po’ più acuta del solito, prendendolo rapidamente a braccetto per trascinarlo il più lontano possibile da un gruppo di fotografi. Ci manca solo che qualcuno spiattelli la sua foto in prima pagina proprio ora. Si fermò solo in prossimità del bagno, scoccandogli un’occhiata da capo a piedi. « Che ti è successo? Sembri scappato da Azkaban! » Senza rendersene conto, usò un tono di voce più inquisitorio di quanto avesse voluto. Si schiarì la gola, nel tentativo di risultare meno critica. « Scusa, non intendevo… » Cosa, esattamente? Lei e Rudy non erano certo amici, a malapena li si poteva considerare compagni di squadra. Durante gli allenamenti e le occasioni ufficiali June si era sempre comportata cordialmente con lui ma, al contempo, non era mai stata realmente amichevole. In un certo senso aveva sempre preso le parti di Olympia, immedesimandosi con ciò che l’amica aveva passato. Dopo gli ultimi squilibri all’interno dei Falcons aveva soppesato quel suo comportamento, a tratti indubbiamente infantile, domandandosi se avesse alimentato la tensione all’interno della squadra. Sospirò silenziosamente, sollevando lo sguardo su di lui. « Stai bene? » Hermione Granger ha avuto la pazienza di sorbirsi mia nonna, il minimo che posso fare è ricambiare il favore. « Aspetta, ti aiuto a darti una sistemata. » Sfilò la bacchetta dall’asola sul fianco e la agitò velocemente, trasfigurando gli abiti dell’altro in qualcosa di più formale e ordinato. « Che ne dici? Secondo me può andare.» Così. Diplomatica e assertiva. « Tra l’altro… forse è meglio se ti sciacqui la faccia. » Azzardò, notando che era parecchio malconcio. « Se ti serve del ghiaccio vado io, è meglio evitare che i giornalisti ti vedano così. » Ora mi merito un’intera bottiglia di Champagne, non solo un bicchiere!


    Interagito con Daffy, Oliver, Mun, Judah, Lily, James, Rudy
    Ricambiati i saluti di Ted e Sam.
    Citato Olympia e Peter, Hermione.
    Menzionti Fred e Ted.

    Se vi serve, incontratela (?), prendetela, fate quel che vi pare.


    Edited by murphylaw‚ - 9/11/2020, 01:07
     
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    « Vuoi affrettare il passo? » Mugugna un Rudolph Black particolarmente irritato. Non che sia una novità, in effetti, ma questa volta è diverso. ..O forse non poi così tanto, ma questi son dettagli. (!!) Ebony Burke gli arranca accanto, sfatta, spettinata, e con un'espressione che ha dell'indecifrabile stampata sul viso stravolto. Anche lui, a guardarlo bene -ma anche non troppo bene- non è proprio il massimo. Jeans strappati, più del normale, maglietta bianca ormai resa grigiastra, un graffio a percorrergli la guancia sinistra. Pronuncia, quando sono ormai quasi -e finalmente!- giunti a destinazione. Fermatosi a qualche metro dall'ingresso le lancia un'occhiata, giusto per accertarsi che sia ancora tutta intera. Non le chiede se sta bene, ma c'è dell'apprensivo nel modo in cui la scruta, veloce, ma attento. In fondo è fatto così, Rudy. Un orso, scontroso ed inavvicinabile, senza ombra di dubbio, ma dall'animo buono, in fondo. Capace -seppur a suo modo- di prendersi carico persino della salute di una ragazza conosciuta da giusto qualche ora, e con la quale -fino a poco tempo prima- non si sono scambiati parole o gesti diremmo..Affettuosi. « Mh. Non mi sembri messa tanto male » Mormora allora, il tono burbero, ma non poi così tanto. Per un attimo incrocia il suo sguardo col proprio, poi lo distoglie, immediatamente, piantandolo chissà dove. « Bene. Non ti voglio sulla coscienza » Dice, come a voler nascondere una leggera -ma non troppo- nota d'imbarazzo « Poi chi le sopporterebbe tutte le Arpie aizzate contro di me per la tua dipartita? No grazie. Me ne è già bastata una- » Fa una smorfia, scuotendo la testa. « A proposito. Lo specchietto della macchina me lo ripaghi » E' l'ultima cosa che le dice, prima di adocchiare i primi gruppetti di persone sparsi qua e là davanti l'ingresso dell'imponente struttura. « Dici che ci siamo persi il discor- » Sta domandando, quando un fin troppo luminoso flash lo costringe a battere le palpebre due o tre volte. Riacquistata la vista, alza lo sguardo, trovandosi di fronte ad un ragazzetto poco più che diciottenne -con ogni probabilità-, smilzo, ricciolino, e con un paio d'occhiali fin troppo grande per il viso scavato. « Non ci credo, Ebony Burke e.. » Lo sguardo ceruleo del ragazzino si posa su di lui, e non ci sarebbe bisogno di alcun senso ipersviluppato, per intravedere il terrore improvviso palesatosi nei suoi occhi. « ..E Rudolph Black. Oh. Ahem. Sì. Beh-eheheheh! Io direi che forse è meglio andare.. » « Lo penso anche io, sai? » Risponde il lupo, un ringhio che nulla ha di rassicurante a sovrastare la sua voce. « Okay » Pronuncia allora, seguendo con la coda dell'occhio il passetto veloce ed impacciato del povero giornalista in fuga. « Domani ci sveglieremo sposati e tu probabilmente incinta » Annuncia, ormai rassegnato a quelle dinamiche. Scuote la testa, e con un sospiro, le lancia un'ultima occhiata. « Beh, che dire? E' stato un piacere, Burke. Speriamo di non rivederci mai più »
    [...] Ebbene, poteva considerarlo ufficiale: si era perso il discorso ufficiale. Ottima strategia per riappacificarti coi tuoi cugini, Black, perderti il loro discorso. Sospira, avanzando tra la folla. Quel posto sembra ad oggi così diverso, eppure al tempo stesso così tremendamente uguale, da costringerlo a ripercorrere alcuni ricordi che preferirebbe di gran lunga ignorare. Sembra passato un secolo, da quando lui, in quella stessa struttura, ci aveva messo piede come ribelle. Uno stato d'animo che -nonostante tutto- fa fatica a dimenticare. Perchè quell'anno, per Rudolph Black, volente o nolente che fosse, era stato l'anno della rinascita. L'anno in cui Ron ed Hermione l'avevano accolto tra le loro braccia. L'anno in cui, in un modo o nell'altro, era riuscito a riavvicinarsi ad Olympia. L'anno in cui era riuscito finalmente a sentirsi parte di qualcosa. Di una famiglia. Di una causa. Di una qualsiasi cosa che -dopotutto- avrebbe potuto risanare gli innumerevoli lividi che avevano sporcato la sua anima per fin troppo tempo. E se la ricorda bene quella sensazione, Rudy. Quell'entusiasmo. Quel senso di appartenenza. Quella consapevolezza di non esser solo, per una volta.
    Tutto così maledettamente diverso da ora. E' solo Rudy, in disparte. Vede gran parte dei suoi compagni di squadra raggruppati qua e là, ma non si avvicina. Non è fatto per queste cose, Black. Gli sembra ormai così dannatamente difficile, trovare una scusa per interagire con gli altri. Cerca Ted con lo sguardo, forse l'unico della squadra che non lo odia poi così tanto, ma non riesce ad intravederlo da nessuna parte. Allora si impegna ad individuare qualsiasi altro volto amico, quando, voltatosi, si ritrova faccia a faccia con.. « Rudy! » (!!) « June? » Sicuramente non il volto amico che si sarebbe aspettato. Ma non ha neanche il tempo di pensare, l'ex Grifondoro, che la ragazza l'ha già arpionato, per tirarlo via dal mirino dei fotografi. Si guarda attorno, Rudy, poi torna a lei, una nota di confusione palesemente stampata sul volto. « Che ti è successo? Sembri scappato da Azkaban! » « Ascolta, non ho voglia di..- » Litigare. « Scusa, non intendevo… » Okay, questo è inaspettato. Inarca un sopracciglio, il giovane Black, la testa che va a piegarsi leggermente di lato. Lui e Juniper Rosier non hanno mai avuto un gran bel rapporto, se rapporto possa definirsi l'ignorarsi pressochè a vicenda, in verità. Non che si siano mai effettivamente scontrati, in passato, non in maniera diretta, perlomeno. Ma Rudy ha sempre saputo, o quanto meno immaginato -per ovvie ragioni- quanto la Rosier non abbia mai nutrito grande simpatia nei suoi confronti e, abituato ad ignorare un certo tipo di dinamiche, non ha mai trovato modo nè interesse nel rimediare alla cosa. Eppure adesso la Rosier è lì, a fissarlo con un che di preoccupato nello sguardo ceruleo. « Tranquilla » Esordisce allora, smontando leggermente quel muro che li ha sempre separati. « Tanto lo sappiamo tutti che Azkaban sarà il mio futuro. Sei anche veggente, Rosier? »
    Scherza. Probabilmente non dovrebbe essere tanto amichevole con lei. Sa che, al momento, non scorre buon sangue tra la compagna di squadra e il suo migliore amico, Sam. Non che si sia addentrato granchè nella questione, ma li ha letti i social, i giornali. E seppur sappia che probabilmente la ragazza non abbia alcuna colpa, in quella faccenda -da ciò che ha potuto sentire negli spogliatoi, o dal semplice fatto che suo cugino Fred non ci stia poi tanto bene di testa ed una cosa del genere da parte sua non è poi una gran novità- non gli fa certo piacere, tutto quel casino. « Stai bene? » Ma si rivela gentile nei suoi confronti, June, e trattarla male senza motivo, per partito preso non gli sembra poi il caso. Una delicatezza quella che, da un anno a questa parte, non ha riscontrato nei propri confronti, da un numero illimitato di persone. Juniper Rosier compresa, probabilmente. Annuisce « Non è ancora arrivato il momento in cui potrai liberarti di me, mi dispiace! » « Aspetta, ti aiuto a darti una sistemata. » « No aspetta non- » Importa. Ma non ha il tempo di dire null'altro che, con un colpo di bacchetta, la ragazza l'ha già.. Rimesso a nuovo. « Che ne dici? Secondo me può andare.» « Però.. » Mormora allora, dando un'occhiata a quel completo total black, perfettamente nel suo stile. « Pure stilista! » Una leggera risata, prima di scuotere la testa, alle preoccupazioni della Rosier. « Era solo qualche graffio, non ansiare, Rosier! » Annuncia « Però..Ahm..Beh, grazie » E le rivolge un sorriso. Forse il primo da quando si sono conosciuti. « E' stato..uhm. Carino, da parte tua » e vorrebbe chiederle il perchè di una simile gentilezza, ma alla fine decide di non farlo. Per non rovinare il momento, ed accettare -nonostante tutto- quel suo strano tentativo di..Pace. « Se sei disposta ad accettare una nostra ipotetica tresca sui giornali domani, ti offro qualcosa! Ti va? »
    [...] « Tesoro » E' di nuovo in disparte, il giovane Black, quando quella voce lo fa sobbalzare. Si volta, di scatto, un grosso sorriso ad illuminargli il volto costantemente imbronciato. (!!) « Mamma! » Esclama, e gli sembra così strano sentire quella parola trapelare con così tanta naturalezza dalle proprie labbra. In tanti anni, è da fin troppo poco tempo, che Rudy ha smesso di appellarsi ai coniugi Weasley-Granger come Ron ed Hermione. « E..Papà? » Il tono è titubante, nel vedere l'espressione stravolta sul volto dell'uomo. «Oh, non fare caso a papà. E' reduce di una chiacchierata con miss Delphine Rosier. Tra una settimana si riprenderà» Insomma, solita roba alla Ron Weasley. « Ah. Okay, ora è tutto chiaro » Afferma, trattenendo a stento una risata. « Non sapevo sareste venuti » E' così bello avervi qui. Non lo dice -seppur vorrebbe- ma lo pensa. Lo pensa eccome. Non che non li abbia visti, negli ultimi giorni, ma averli qui ad una festa che non si sente di chiamare tale, bloccato per com'è nel non sapere se avvicinarsi o meno a questo o quel cugino, o nell'osservare da lontano Olympia assieme a Peter, così vicini tra loro, lo aiuta a sentirsi un po' meno fuori posto. Un po' meno estraneo. « Sei bellissima, mamma! Non sei geloso, Ron? ...-Niente, come non detto, è andato » Ride. «Comunque, vogliamo ordinare qualcosa? Non ho toccato un goccio di quel vino!» « Andiamo, magari col cibo riusciamo a recuperarlo! » [...] « Ahm..Mamma? » Domanda poi, di punto in bianco, dopo aver rubato uno stuzzichino dal piatto del povero Ron. « Secondo te..Posso congratularmi, con Albus? Sì insomma.. Lo sai.. » Gli sto abbastanza sulle palle. « E l'ultima volta che abbiamo mezzo avuto a che fare ho quasi menato il migliore amico di James, facendo incazzare pure Vicky » Poi abbiamo salvato il culo al mondo tutti assieme, ma non so se vale come pace fatta. Questo evita di dirlo, avendo nascosto a sua madre tutto ciò che ne è stato del Rave e specialmente del post rave, ferita all'addome annessa e connessa. « Dato che non è stato nessuno dei due ad invitarmi pensi che.. » Potrei provarci? Non termina le frasi, come fa sempre quando si trova a disagio, sperando che anche questa volta, come ha sempre fatto, Hermione abbia una soluzione per lui. [...] « Ehi! » E' nel voltarsi verso il banco degli alcolici, che adocchia un viso conosciuto. (!!) Joy Scamander si materializza sotto il suo sguardo impreparato, perfettamente infilata in un abito che, come altre volte, non lascia poi tanto spazio all'immaginazione. Ma te lo fai apposta ad ogni festa a cui partecipo, a vestirti così, Scamander? Spera con tutto sè stesso che la giocatrice non sia una Legilimens, mentre distoglie lo sguardo, per piazzarlo sul bicchiere che lei tiene in mano. Da ora in poi guarderò lui. Tutto il tempo. « Stai molto bene vestita da femmina » La riformuliamo? Che dici? « ..Cioè. Intendo. In abiti più eleganti rispetto la divisa della squadra! » Annuisce, sperando che sua madre lo salvi al più presto. « E visto? Questa volta non ti sono nemmeno venuto sul culo! » ..Ora, fermiamoci un attimo. Sappiamo tutti che Rudolph Black non è mai stato dotato di chissà quale dizionario aulico. Ma questa, diciamocelo, GLI E' USCITA DAVVERO MALE. « ...Venuto a sbattere, volevo dire! » E CONTINUA SEMPRE PEGGIO « Sì insomma per il fatto che ci scontriamo sempre ogni volta che ci incontriamo! Hai capito no? -Senti la conosci mia madre? Fate conoscenza mentre vi porto da bere MAMMAA! » [...] Sta decidendo se suicidarsi con un coltello da burro o una forchetta, quando, una bottiglia alla mano ed un calice già semivuoto nell'altra, si volta per tornare dalle due donne. Ma è proprio a quel punto che un imprevisto, o per meglio dire, l'imprevisto, gli sbarra la strada. La vede, più vicina di quanto si sarebbe mai aspettato. (!!) Olympia Potter. Non che non l'abbia già praticamente osservata per tutto il tempo, da quando è arrivato, ma vedersela lì, a pochi centimetri di distanza..Beh, è tutta un'altra storia. Una storia che si conclude in un finale per nulla lieto, che vede un povero Rudolph Black calare lo sguardo verso il vestito di lei -scollatura e spacco annessi e connessi- e letteralmente soffocarsi coi residui di quella sorsata di vino rosso che aveva mandato giù qualche istante prima. Si gira dall'altro lato, per non tossirle addosso -o non darle il peso di averlo visto morire, probabilmente- poi però, fin troppo sfigato per scampare ad una simile situazione con una soluzione facile quale la morte, torna a guardarla, asciugandosi gli occhi improvvisamente carichi di lacrime. « Olympia » Farfuglia, respirando a fondo, la voce ancora leggermente strozzata dalla mancanza d'ossigeno. Cerca di non soffermarsi troppo su di lei con lo sguardo, per evitare di soffocarsi nuovamente. « Ciao » Wow. Grande accoglienza. « Ehm.. » Sospira, rendendosi conto di non esser capace di non guardarla, quasi come fosse un magnete. La fissa, imbambolato come suo solito, non tralasciando neanche un centimetro di pelle scoperta. « Sei.. » Bellissima. Per un istante, un solo istante, sembra dimenticare tutto il contesto che li ha ormai come protagonisti. E per un istante, solo un istante, prova quella stessa, meravigliosa sensazione di un tempo, quando tutto ciò che sta ammirando, poteva ancora definirlo come proprio. Ma poi un invisibile schiaffo in pieno viso lo fa tornare coi piedi per terra. « E' molto bello il vestito, ti sta molto bene » E a quel punto, assieme alla realtà, tornano anche altre mai del tutto assopite emozioni. « Perchè l'hai messo? » Una domanda che gli trapela spontanea dal petto, con un tono più inquisitorio di quanto non dovrebbe. Lo sguardo che ricade sullo scollo, e lo spacco sopra la coscia subito dopo. Gelosia. Serra la mascella ed i pugni assieme. « ..-Cioè, intendevo.. » Si riprende subito dopo, cercando di rilassarsi « Come mai questa scelta? Non è il tuo solito stile » Respira a fondo « Da quel che ricordo, almeno. Ma ottima scelta, però. Sei bellissima » La più bella di tutte. « -Ecco..Non passi inosservata. » Fin troppo. A quel punto, per non ricadere nel raptus di pochi secondi prima, distoglie lo sguardo. « Credo proprio di essermi perso il discorso iniziale. Siamo arrivati piuttosto in ritardo.. » Fa una pausa « Comunque, Albus e Vicky saranno stati fantastici come sempre, non ho dubbi. Sai se li troverò mai, qui in mezzo? » Torna a guardarla, seppur distrattamente. « Stavo andando a portare da bere ad Herm- mamma e Joy. Vuoi..Sì ecco..- » Esita qualche momento « Vuoi unirti a noi? »
    Post enorme SCUSATE PER SEMPRE ma io e le interazioni multiple non sappiamo coesistere.
    - Interagito in ordine (ho cercato di evidenziarvi in ogni modo possibile e immaginabile) con:
    Ebony, June, Hermione, Joy ed Olympia
    Nominati Sam amore della mia vita e i cuginetti Albus e Vicky qua e là
     
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    Probabilmente James aveva ragione a dire che esagerava nell’approcciarsi in quel modo ad eventi del genere. Era quasi come se stesse andando al patibolo, mentre invece non era altro che una festa in cui per di più c’era l’open bar. Poteva cercare di vedere il lato positivo della cosa? Insomma, c’erano solo due persone che non aveva davvero voglia di vedere, ma ci sarebbe stata la sua famiglia, le sue amiche di squadra e altre persone che non l’avevano tradita in nessun modo. Quindi, probabilmente, non sarebbe andata poi così male. Doveva semplicemente ricordare tutti i lati positivi che ci sarebbero stati nel trascorrere una serata del genere. Inoltre, quell’evento era anche un po’ di Lux. Sua cugina stava crescendo – non solo anagraficamente – e tutto quello la commuoveva. Era la Scamander maggiore, alla fin dei conti, e per lei tutti i suoi cugini erano come fratelli. La riempiva d’orgoglio vederli avere successo e vedere quanto fossero cresciuti. L’aveva intravista al fianco di Dash Meachum e si era ripetuta che sarebbe andata da loro prima della fine della serata per potersi congratulare. Proprio mentre quest’ultimo era sul palco, era stata intercettata da sua zia Erin. «Te lo dico. Fossi uomo, ci proverei finché non cedi. Cioè, credimi, non ti si può proprio resistere stasera. Sei fottutamente divina. Dunque, dicevamo? Erballegra?» Scoppiò a ridere di gusto alle sue parole, scuotendo la testa. Era il primo momento della serata in cui si sentiva davvero con il cuor leggero, da quando aveva messo piede in quel posto (l’altro era stato quando Sam le aveva fatto compagnia nello scolarsi diversi drink, ma quello era ancor prima di arrivare lì!). « Zia, sei bellissima! Sembri uscita da un libro delle fiabe! » Sempre una parola buona per tutti, anche se era assolutamente vero che sua zia irradiava tantissima luce quella sera. « Erballegra? Ti faccio sapere tra un po’ di quanta ne ho bisogno.. » Sam prese in mano la situazione, cercando subito di placare gli animi delle giovani Scamander. « Okay zia, prima respiriamo poi ti porto il drink. No, non puoi fumare qui dentro e no, non puoi piangere perché ti rovini il trucco - mannaggia a Salazar, senti che m'avete fatto, voi e i vostri discorsetti - E sì, poi vi prego, ce ne fumiamo una fuori. Di corsa. » Scoppiò nuovamente a ridere, notando quanto suo cugino si fosse calato nel ruolo da bodyguard – e anche di consulente d’immagine, probabilmente. « Ha ragione. » Non c’era alcun modo di contestarlo. […]
    Si era allontanata da sua zia per poter raggiungere Victoire e Ted. Era chiaro che non si aspettavano uno scambio del genere, l’aveva potuto intuire dal loro sguardo. Però lei non era lì per fare casini, non aveva alcuna intenzione di finire sui giornali per qualche scandalo. Non era assolutamente nelle sue corde, come aveva dimostrato con il suo silenzio riguardo la faccenda rave. Era ancora un po’ sconvolta da quell’incontro, anche se non era successo nulla, quindi le fece molto piacere vedere Daffy che la salutava da lontano. «Direi che ci siamo meritati qualcosa da bere, mhm? Oh, guarda c’è Joy! EHY JOY!!» La salutò con un gran sorriso, correndo da lei. « Daffy, sei bellissima!! Ti prego, dimmi che hai visto Sam e avete fatto delle foto insieme perché siete coordinati e sembra che l’abbiate fatto di proposito! » Esclamò, riferendosi al colore dei loro vestiti che era quasi identico. Insomma, se avessero fatto delle foto insieme, sarebbero sembrati quei modelli che sfilano per lo stesso stilista e che quindi hanno uno stile simile o quelle coppiette che si vestono coordinati di proposito. Insomma, in ogni caso, erano bellissimi! […] « Secondo voi, posso darmi all'alcol subito o è troppo presto? » Sorrise alle parole di Rafael mentre lo guardava. Aveva sempre uno stile impeccabile, ma in quel completo stava davvero divinamente! « Lo stai chiedendo davvero a me? Non è mai troppo presto per bere! » Era ovvio, no? Lei aveva iniziato a bere ancor prima di arrivare a quell’evento, però ora stava per tornare davvero troppo lucida, quindi aveva bisogno di ripristinare il livello alcolico nel suo corpo. « Prima o poi entrerò nel gruppo degli alcolisti anonimi. Puoi farmi compagnia, se vuoi! » Scherzò con il suo amico, dirigendosi verso il tavolo degli alcolici. […]
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    « Allora, com'è che mi avevi detto? Che ti dovevo fare da bodyguard al tavolo degli alcolici, sbaglio? » Guardò complice suo cugino, mentre prendeva il primo bicchiere di vino della serata. Il motivo per cui aveva chiesto a Sam di farle da bodyguard, era duplice: il primo era che sperava che suo cugino avrebbe allontanato persone indesiderate e l’avrebbe salvata da una replica dal rave e, secondo, perché lui era la persona migliore che conoscesse per bere praticamente tutta la sera. « Insomma, l'hai già beccato? Hai fatto la superiore come avevi deciso? » Annuì mentre portava il bicchiere alle labbra, concedendosi un lungo sorso. « Insomma, lui è ancora vivo, io non sto piangendo… Direi che è stato un successone! » Sì, non era andata poi tanto male, alla fin dei conti. Lo sguardo di Joy seguì quello di suo cugino e rimase di sasso quando Sam se ne andò, dicendole che l’avrebbe raggiunta più tardi. Per tutte le cavallette, fa che non mi succeda niente. Mai più Sam come bodyguard! Ha assolto le sue mansioni in due minuti!!! Si concesse un altro sorso di vino. Insomma, cosa poteva andare male? Non era la prima volta che rimaneva da sola in un grande evento, quindi si stava facendo paranoie per nulla. E poi era una donna forte e indipendente, sarebbe stata in grado di allontanare possibili disavventure. « Stai molto bene vestita da femmina » Ecco, forse troppo presto. Il viso di Joy assunse una smorfia quasi sofferente nel sentire le parole di Rudy. Era praticamente una pugnalata al cuore ogni volta che si incontravano. « ..Cioè. Intendo. In abiti più eleganti rispetto la divisa della squadra! » Che sofferenza. Ho bisogno di più alcool. Le sopracciglia di Joy erano particolarmente inarcate, mentre cercava di capire quanto dovesse offendersi in quanto Rudy le aveva praticamente detto che non era per nulla femminile. « …Grazie? » Perché alla fine stava cercando di essere gentile, vero? « E visto? Questa volta non ti sono nemmeno venuto sul culo! » Strabuzzò gli occhi. Okay, ora doveva assolutamente tacere: primo, perché la stava mettendo in imbarazzo; secondo, perché quel luogo era pieno di giornalisti. Fece per dire qualcosa per intimarlo a star zitto, ma troppo tardi. « ...Venuto a sbattere, volevo dire! » Okay, ora lo voleva davvero picchiare. Qual era quella regola? Contare dieci volte prima di dire qualcosa? Rudy ne aveva davvero bisogno. « Sì insomma per il fatto che ci scontriamo sempre ogni volta che ci incontriamo! Hai capito no? -Senti la conosci mia madre? Fate conoscenza mentre vi porto da bere MAMMAA! » Joy si nascose letteralmente il viso tra le mani. Stava davvero sprofondando dalla vergogna. Assunse nuovamente il suo sorriso migliore, mentre Hermione Granger si avvicinava a loro, o meglio, a lei dal momento che Rudy aveva convenuto che fosse una buona idea scomparire. Insomma, non era una cattiva idea. « Ciao Hermione! Da quanto tempo! » Le sorrise gentilmente, cercando di capire il perché quelle due persone erano esattamente l’opposto caratterialmente. La donna che aveva di fronte era un’amica di vecchia data di sua madre ed era conosciuta per i suoi modi di fare eleganti e precisi. L’opposto di Rudy, in pratica. « Tutto bene? Mamma qualche giorno parlava di fare una cena tutti insieme, non sarebbe una cattiva idea! » Proprio qualche giorno prima Luna le aveva detto che le sarebbe piaciuto organizzare una cena con tutti i suoi vecchi amici. Gli anni passavano e indubbiamente le persone si perdevano di vista, ma sua madre aveva sempre parlato con una certa ammirazione di coloro con il quale aveva combattuto anni prima. Si guardò intorno. Dov’era finito Rudy? Non che si sentisse in soggezione a parlare con Hermione, ma aveva bisogno di alcol. Quella serata stava diventando più lunga del previsto. « Vado a prendere qualcosa da bere, ti porto qualcosa? » Appena ebbe la sua risposta, si spostò verso il tavolo degli alcolici, che non era poi così lontano. Perché era così stanca? Non ne aveva idea. Ordinò subito due bicchieri di vino – uno da bere subito e l’altro non appena sarebbe tornata da Hermione -, un po’ persa nei suoi pensieri. « Hai la faccia di una che non riesce a stare nei tacchi dal divertimento! Ti prego, non così travolgente o rischiamo di abbassare il tono della serata salendo sul palco e improvvisando un karaoke! » Si guardò un attimo intorno, prima di capire che Fred Weasley stava parlando proprio con lei. Si ritrovò un attimo davvero confusa. Insomma, non lo conosceva per nulla, fatta eccezione dal punto di vista sportivo, ovviamente. Però sapeva che lui aveva baciato June durante il rave, motivo per il quale Sam aveva pensato bene di ubriacarsi il giorno seguente. Non lo considerava di certo il “nemico”, ma si sentiva un tantino in colpa per suo cugino. « Dipende da quanto sei bravo a cantare. » Sorrise con gentilezza, come era suo solito. Lei se la cavava, ogni tanto si era anche divertita a postare qualche video su Witzagram, ma di certo quello che era lì non era il palcoscenico ideale per lei. « Fred Weasley, la concorrenza. Hai già chiesto? » Gli strinse la mano, annuendo. « Ho dovuto schivare un bolide o due firmato Fred Weasley. Joy Scamander. » Ma questo lo sapeva già, giusto? « Sì, questi sono i miei! » Indicò i due bicchieri di vino, afferrandone subito uno. Finalmente. « Brindiamo? Direi… alle serate formali senza karaoke? » Che razza di brindisi era mai quello? Ah, qual era l’ordinazione di Hermione?


    Interagito con Erin, Sam, Daffy, Rafael, di nuovo Sam, Rudy, Hermione, Fred
    Citat Lux, Dash, Vicky e Ted e June???

    Idk, penso che siano tutti!!
     
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    « Sei sicuro di non volere il completo nero? » Sua madre lo guardava attraverso lo specchio mentre sistemava i gemelli ai polsi, gemelli che lei stessa le aveva regalato quando era stato nominato capitano dei cannons. « Si sono sicuro, è troppo formale. Senza contare che con quello mi sento un pinguino. Forse quando si sposerà Daffy. » Sua madre alzò le mani al cielo esasperata. Non appena aveva varcato la soglia della casa dei genitori l’aveva vista storcere il naso nei confronti del suo semplice completo blue navy; rincuorata solo dal fatto che aveva scelto di indossare i gemelli a cui lei teneva tanto. « Nessuno dei miei figli mi da soddisfazione e se tua sorella continua così dubito che si sposerà. » Meglio così ovviamente. Sua sorella non si sarebbe mai sposata se fosse dipeso da lui. Big brother mode: on. « Inoltre perché indossi gli occhiali? Non hai le lenti a contatto apposta? » La lieve miopia da cui era affetto non gli causava mai grandi disturbi motivo perché cui era solito portare le lenti a contatto, ma ogni tanto sentiva il bisogno di riposare la vista e sfruttare gli occhiali che era solito usare quando studiava. « Mamma non verrò bullizzato per gli occhiali e certamente non creerò scandalo. » Sua madre scossa la testa contrariata, dopo una vita sotto i riflettori si sentiva un’esperta del mondo del jet set, cercava costantemente di proteggerli da qualsiasi cattiva pubblicità. « L’altro giorno ho letto un articolo interessante...» Ora sí che aveva la sua attenzione. «...ma ancora più interessante era l’autrice...Zoe, la tua ex ragazza. » Ovviamente sua madre stravedeva per Zoe, ancora oggi non si spiegava perché si fosse lasciati. L’unica a sapere la verità era Daffy ed Oliver preferiva che rimanesse così. Era alquanto riservato e sbandierare ai quattro venti la fine della sua relazione non era ciò a cui aspirava; soprattutto quando sua madre non faceva altro che rimpiangere una ragazza che alla fin della fiera non era mai esistita. « Non capisco dove tu voglia arrivare. » Fortunatamente la donna non sapeva che Zoe aveva avuto la brillante idea di presentarsi alla sua porta come se nulla fosse; come se fossero due vecchi amici con mille cose da raccontarsi. « Eravate così belli al ballo di Natale invid... » Insofferente alle parole della madre le scoccò un grosso bacio sulla guancia. « Scusa mamma, ma le mie dame aspettano e tu mi hai insegnato che non è bene far aspettare una signora...figuriamoci due. » Indifferente alle sue proteste si smaterializzò dalla casa paterna di fronte a quella che la sorella divide con la sua migliore amica e avversaria. Non sopportava mentire ai suoi genitori, ma allo stesso tempo sua madre aveva il brutto vizia di impicciarsi troppo nella vita dei suoi figli; aveva perso il conto dei damerini che aveva presentato alla sorella nella speranza che catturassero la sua attenzione. Suonò il campanello e subito udì la voce della sorella risuonare all'interno. « ARRIVO OLLYYYYY!! » Sorrise di fronte all'esuberanza di Daffy, un vero toccasana rispetto al mondo ingessato in cui erano cresciuti. Non si tirò indietro dall'abbraccio della sorella, avvolse un braccio intorno alla sua esile vita e la strinse brevemente a sé. «EHY JUNE, PRESTAMI LA MAZZA CHE STASERA DEVO TENERE LONTANE UN PO’ DI RAGAZZE!» Rise di gusto d fronte al suo lato protettivo. « Vedi di fare la brava, non ti perderò d'occhio...sappilo! » Dopotutto fino a prova contraria era e sarebbe rimasta sempre la sua sorellina. « Hey, Oliver! Come va? Sai una cosa, Daffy? Forse la mazza ti serve davvero. » Ricambiò il saluto della ragazza e seguì entrambe all'interno dell'abitazione. « Comunque invece di ricoprirmi di complimenti dovreste lasciarmi il tempo di fare i giusti apprezzamenti. » Squadrò entrambe le ragazze e non poté fare a meno di definirsi fottutamente fortunato. « Dopotutto quanti avranno la fortuna di presentarsi alla festa con al proprio braccio non una, ma ben due splendide donne? » Nessuno ecco chi. «Siamo quasi pronte, giuro! Puoi sederti dove vuoi. Sul tavolo della cucina c’è una bottiglia di vino aperta con tre calici. Prendine uno e appena abbiamo fatto ti raggiungiamo. Questa serata non può partire senza un brindisi.» Alzò le mani e si fece da parte, lasciando che le ragazze finissero di prepararsi. «Ci sono un’Harpie, una Falcons ed un Cannons nella stessa casa.. O è l’inizio di una barzelletta o di un film dell’orrore..» « Oppure di un porno. » Disse tra sé e sé senza farsi udire dalla ragazze, per fortuna era uno scenario che non si poteva applicare in alcun modo al loro caso, soprattutto considerato che una delle due ragazze era sua sorella.
    [...] «Oliver, Daphne, da questa parte!» Nonostante le luci abbaglianti dei flash entrambi sorrisero alle fotocamere, più che abituati a mostrarsi all'obbiettivo. La carriera politica del padre in America li aveva infatti spesso resi il bersaglio dei più fantasiosi pettegolezzi. Inoltre la strada sportiva che entrambi avevano scelto non li rendeva invisibili. « Ricordati sempre di mostrare il lato migliore... » Sussurrò all'orecchio della sorella. Ignorò volutamente le domande che puntavano ad insinuare una sorta di zizzania tra i due fratelli; entrambi erano talmente legati che non facevano altro che godere dei successi dell'altro e soffrire per le sconfitte. Per fortuna ci pensava la sorella a sdrammatizzare quelle stupide domande. «E poi non è che per forza io debba diventare una Cannons.. Scommetto che Oliver sarebbe un ottimo Harpie!» « Su questo ci può giurare sorellina. » Giocavano in ruoli diversi e volevano costruirsi una carriera senza che uno dei due fratelli potesse essere paragonato o messo in ombra dell'altro. Essere nella stessa squadra avrebbe inavvertitamente e anche involontariamente portato a fare dei confronti. «Sam! Bel completo. Sembriamo i Gemelli Meraviglia!» Fece un cenno verso il compagno di squadra, mentre cercava di lasciarsi alle spalle anche le domande più inopportune. « Su gemella meraviglia, qui abbiamo sete e vogliamo evitare di essere subissati da altre domande. » Rimase in compagnia fino al discorso di Albus Potter, discorso a cui brindò insieme al resto dei presenti; il fatto che quel progetto ambizioso fosse nato da uno di loro dava speranza; dava una voce a chi come loro non aveva fatto altro che lottare per qualcosa di diverso, rifiutandosi di piegarsi al volere delle istituzioni. In poco tempo si ritrovò abbandonato anche dalla sorella e fu così che da due dame passò a zero. « Abbandonato dalla mia stessa sorella...quasi non ci si crede. » Prese un calice di champagne e spiò tra la folla alla ricerca di volti conosciuti.


    Interagito con daffy e June
    citato Sam
    e niente per ora è del tutto libero quindi servitevi pure di lui
     
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    « Anche a te fa un po' strano tutto questo, vero? Mi sembra tutto molto cambiato.. non che sia una cosa negativa. Hanno fatto un ottimo lavoro. Il Quartier Generale ha sempre avuto bisogno di una mano di vernice. » Annuisce, quasi sovrappensiero, con gli occhi fissi di fronte a sé, puntati su una bottiglia qualunque, le dita strette intorno al bicchierino di tequila. « E' cambiato tutto. » Commenta caustica, dopo aver buttato giù l'intero contenuto e aver accolto tra le labbra lo spicchio di limone finale. Si volta allora verso di lei, sorridendo. « Ma c'è sempre quello lì pronto a ricordarci tutto. Quello che era e quello che eravamo. » E quello per cui combattiamo. Fa un cenno con il mento verso il Pensatoio, immaginando i loro ricordi, lasciati liberi di correre nel liquido argenteo nel momento in cui hanno abbracciato la causa dei Ribelli, danzare assieme sulle note di una melodia vivace. Torna poi a guardare la mora, scrutandone gli occhi limpidi e cristallini. Gli stessi che ha osservato più e più volte durante i loro incontri furtivi, nei fine settimana ad Hogsmeade di tre anni fa, dove si scambiavano informazioni, si aggiornavano e facevano un po' la spola, Tris per i Ribelli fuori, Lympy per i simpatizzanti della causa dentro le mura di Hogwarts. Ritrova in quel pensiero un legame probabilmente più forte di quanto si sia mai immaginata e per questo è costretta a trattenere una risata, gonfiando le labbra. « Anche perché chi se lo vuole dimenticare come gliel'abbiamo fatta sotto il naso? » Io no di certo. « Brinderei ai cambiamenti.. e alla consapevolezza che non tutti i mali vengono per nuocere. Per tutto il resto c'è Strega Moderna. » Altro giro, altra corsa e questa volta si va di Incendiario. « Ti prego, facciamo partire il toto scommesse su chi sarà fidanzato con chi e chi sarà l'amante di chi domani? » Dice con un che di leggero, un po' confortata da quel sentirsi al sicuro lì, nel cuore dell'allora Ribellione che continua a riflettersi in un passaggio di testimone ad una Stampa libera, finalmente. Lì, tra i suoi famigliari e i suoi amici più cari, lì così lontano da un rave allucinogeno e mistico. Butta giù il Whiskey e stringe gli occhi per il bruciore che le provoca lungo la gola. « Credo stia aspettando te. Vai.. abbiamo tempo per aggiornarci più tardi. Anzi! Ci conto.. » Riapre gli occhi, prati verdognoli velati di lacrime, per seguire lo sguardo di lei. Sorride a Peter, leggermente rossa in viso prima di tornare da Tris, decisamente grata nell'averle sentito pronunciare quel "Ci conto". « A dopo! » Un piccolo occhiolino prima di sentire la voce di Peter arrivarle all'orecchio, facendola rabbrividire e sorridere al tempo stesso. «Avevi ragione. Sai, sul discorso Everdeen. Cambiano soltanto i capelli rossi. Che comunque sono il tocco di classe, così per dire.» Fa una leggera piroetta, a braccia aperte, lasciando che l'orlo del vestito si apra appena sul fondo, in una piccola ruota composta. « Purtroppo niente fiamme vere questa volta, ma ci conto per la prossima. » Ma anche no. Prossima volta si torna ai vestiti con i fiori dai colori pastello. Si ritrova a commentare con un sorrisetto sulle labbra, perfettamente conscia di aver oltrepassato la sua zona di confort con quell'azzardo di vestito, ma in fondo almeno una volta della vita ci può anche stare, no? Di certo è anche grazie a quei bicchierini bevuti insieme a Tris che non si sente più a disagio. Poco ma sicuro. « Tu invece, dovrei dirmi sorpresa per questo estro artistico.. » Commenta, con i polpastrelli della mano destra che seguono i ghirigori che impreziosiscono la parte alta della tua giacca. « Ma in effetti è così tanto da te da farmi sorprendere da non averci pensato prima. » Ridacchia, prima di tornare a guardarlo negli occhi. « MJ sta bene? » Discreta guarda nella direzione della rossa, chiedendo poi al barman un bicchiere di acqua tonica, lasciando cadere in picchiata l'asticella del suo etilometro per quella serata. Non aggiunge che ha scorto della tristezza nei suoi occhi, no, questo se lo tiene per sé mentre sorseggia e si guarda intorno. « Comunque, incontri speciali con qualche regista emergente? So che ce ne dovrebbe essere qualcuno, da qualche parte in mezzo a questa ressa, che cerca di accaparrarsi qualche esclusiva per la rete televisiva. » Continua, con i denti bianchi che riluccicano oltre il bordo cristallino del bicchiere. E' in quel momento che viene investita da un flash accecante che le fa lacrimare all'istante gli occhi. Almeno un po' di preavviso, caspiterina si ritrova a pensare, voltandosi di scatto verso il fotografo che si trova a debita distanza, al quale vorrebbe rivolgere uno sguardo carico di fastidio, ma alla fine opta per un sorriso di circostanza per poi dirigere i propri occhi altrove. Ad incontrare quelli di Mun. « Devo andare a congratularmi con la padrona di casa e a beccarmi qualche bacetto da Jay, si spera. Non sei geloso, vero? » Sciabola le sopracciglia con fare divertito, prima di scoccargli un bacio sulla guancia per allontanarsi nella direzione della mora. E nel tragitto, ovviamente, si ritrova di fronte lo sgambetto del destino. Benissimo. « Olympia. Ciao. Ehm..Sei.. » « Quassù. » Indica a Rudy la propria faccia, con un sorriso evidentemente tirato sulle labbra. « Ciao a te! » Non che non si aspettasse di non vederlo lì presente, sarebbe stato strano il contrario, ma di certo tutto avrebbe voluto tranne ritrovarsi a parlarci. Non dopo ciò che aveva scoperto dall'amabile incontro con la parte di famiglia che ha tenuto nascosto a chiunque, compresa lei. « E' molto bello il vestito, ti sta molto bene » Sta per rispondere con un diplomatico grazie, con aria sfuggente mentre cerca oltre le sue spalle gli occhi di Mun ma lui l'anticipa. « Perchè l'hai messo? » Torna inevitabilmente ai suoi occhi color pece, con un sopracciglio ben inarcato a sottolineare la sua evidente confusione. Perché il suo tono di voce quasi inquisitorio, per un istante, la fa sembrare di essere tornata indietro nel tempo, ai primi momenti in cui la sua gelosia incontrollata mirava qualsiasi cosa avesse intorno, sparando a zero per ogni minima cosa. Così, come se non fosse già abbastanza il silenzio misto al risentimento che si sta portando dentro da un mese ormai, cerca con tutta se stessa di non replicare, dandogli il beneficio del dubbio. « ..-Cioè, intendevo.. Come mai questa scelta? Non è il tuo solito stile. Da quel che ricordo, almeno. Ma ottima scelta, però. Sei bellissima. Ecco..Non passi inosservata. » Si mordicchia l'angolo destro delle labbra accennando un sorriso imbarazzato per poi riportarsi l'acqua tonica alla bocca. « Visto che Cherry Island oggi cambia volto, mi sentivo in vena di metamorfosi a mia volta. Giusto per una sera, volevo essere qualcos'altro. » Si guarda intorno, come a voler abbracciare quell'intero ambiente dove, in passato, hanno mangiato e bevuto, dormito, lavorato spalla contro spalla. « Comunque grazie! Anche te stai bene, chissà che un giorno non ti sentirai in vena di cambiare colore anche tu. » In fondo di sorprese te ne hai riservate sempre tante. Non lo aggiunge, mordendosi la lingua con i denti e si costringe a rimanere lì,
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    nella perfetta parte dell'educata mentre i suoi occhi vagano sul suo completo scuro come la notte più buia. Scorge poi, con la coda dell'occhio, lo sguardo di sua nonna che si posa su di lei. Si guardano e la donna arriccia le labbra, forse un po' preoccupata. Olympia risponde semplicemente con una stretta di spalle. « Credo proprio di essermi perso il discorso iniziale. Siamo arrivati piuttosto in ritardo..Comunque, Albus e Vicky saranno stati fantastici come sempre, non ho dubbi. Sai se li troverò mai, qui in mezzo? » Getta un'occhiata alle proprie spalle, ad indicargli il punto della sala dove si trovava prima, in compagnia della sua famiglia. « Ho avuto la fortuna di beccarli subito dopo i loro discorsi, ora è leggermente complicato trovarli in primis, trovarli da soli ancora di più, però chissà, magari la sorte è in tuo favore. Comunque ti sei perso la parte migliore, ma l'arrivare puntuale non è mai stato il tuo forte, lo sappiamo. » Le labbra scarlatte si stirano in un sorriso, questa volta quasi genuine, prima di tornare una linea piatta e incolore nel sentirlo parlare di nuovo. « Stavo andando a portare da bere ad Herm- mamma e Joy. Vuoi..Sì ecco..Vuoi unirti a noi? » Non riesce a controllare la propria reazione, questa volta, sgranando gli occhi di fronte a quella proposta che ha quasi dell'ingenuità di fondo. Si scosta appena di lato incontrando gli occhi di zia Hermione poco dietro quelli di lui e un po' distante, la figura di Joy. Un sorriso affilato compare sul suo volto, complice forse l'incattivimento covato nei confronti del ragazzo in quel mese. Io, te, Joy e zia, che bel quadretto famigliare. Aspettami che arrivo eh! « Non credo sia il caso. » Risponde al suo invito con fare asciutto, per poi riportarsi alla bocca il bicchiere per berne tutto il contenuto. Si sente decisamente a disagio, una situazione stramba che non ha mai vissuto prima e che non sa bene come affrontare. E poi ci sono le foto che circolano online di loro due assieme che rendono tutto ancora più tragicomico. « Ma bevi un bicchiere anche per me, mi raccomando! » Un altro sorriso imbarazzato prima di scartarlo di lato e guardarsi intorno. Non vede più Mun e allora fa una piroetta su se stessa, alla ricerca di un qualsiasi volto famigliare al quale ancorarsi con forza. Ed è June ad attirare il suo sguardo, poco distante da lei, con un bel calice di champagne in mano. « A che numero sei? » Le domanda affiancandola con un sorrisetto sghembo, affidando ad un cameriere il suo bicchiere vuoto prima di complimentarsi con lei per quanto è bella. « Mi sbaglio oppure ho visto veramente Delphine aggirarsi per la sala? » Le domanda inarcando le sopracciglia con fare eloquente. Lei ha già avuto il piacere di conoscerla, durante la loro vacanza di due anni prima in Provenza. Un incontro veloce, il loro, ma pur sempre abbastanza consistente da darle la possibilità di tratteggiare un proprio ritratto psicologico della donna. Di certo una persona di carattere e dal pugno duro. « Quante persone ha fatto già piangere? » Continua con un sorrisetto divertito prima di tornare improvvisamente seria nel guardarla in volto. « Non ha ricominciato mica con la solita musica, vero? » Le chiede poi, accertandosi nel guardarla dritta negli occhi, che non vi sia alcuna tristezza nata dai soliti discorsi sul suo matrimonio andato in fumo. Le dà una leggera spintarella con la spalla, con fare divertito. « Anche perché è già deciso che il suo brillocco finirà sulla mia mano, no? Non possiamo deludere la nostra fanbase. »

    Interagito con Tris, Piti, Rudy e June
    Menzionati MJ, Mun, zia Herm, Joy.

     
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    'sono stati gli zinghiri'
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    « Semo arrivati » Annuncia un Rocket Dragomir particolarmente a tiro. Seppur sia più che abituato ad eventi del genere, quello è un outfit che non fa decisamente per lui. Ma per Dashino suo, tuttavia, questo e altro. « Allora, ce sforziamo a faglieli du o tre sorrisi per la stampa? » E' solo a quel punto che si volta verso la sua..Compagna. Barbara Herondale gli sosta accanto, avvolta in un abito che, seppur classico e non scadente nel volgare, mette in risalto ogni sua forma. Non che non l'abbia già vista, qualche ora fa, quando era passato a prenderla sotto casa con la sua modestissima porsche (« Ho scelto quella nera così semo abbinati! Visto che chiccheria? »), ma adesso che può osservarla così, più da vicino, e non seduta in questo o quel sedile beh..E' tutta un'altra storia. « Te..- » Si schiarisce la gola, dopo imbarazzanti minuti di estremo silenzio, trascorsi nell'osservarla imbambolato come un idiota. « -..Te sta bene » Farfuglia, una mano a grattarsi la nuca, come fa sempre quando si trova a disagio. O imbarazzato. Non è certo la prima volta che le propone di partecipare ad un evento assieme, questo è vero. Ma è anche vero che si tratta di una di quelle rare, rarissime volte in cui Bobbie ha deciso di accettare il suo invito. Specie dopo..Beh, tutto quello che è successo negli ultimi tempi. Respira a fondo, dunque, distogliendo lo sguardo e sperando vivamente che il rossore delle sue guance in fiamme si confonda con il colore della sua barbetta incolta. « Seh insomma pensavo saresti venuta in tuta. M'hai stupito! » Dice, cercando di riaggiustare il tiro. « 'nnamo dai, o rischiamo de perdece er discorso »
    Rientrare in quel luogo, è alla stregua di cimentarsi in un vero e proprio tuffo nel passato. Sembrano passati secoli da quando, soltanto qualche anno fa, proprio entro quelle mura prendevano vita degli ideali che avrebbero fatto la storia. Sospira, Rocky, rendendosi conto di quanto la presenza di Bobbie, lì accanto a sè, lo aiuti a superare in maniera un po' meno complicata -se non a tratti dolorosa- quella fase. E' contento di averla lì. Lo fa sentire completo, in un certo qual modo. Protetto, potremmo addirittura dire, da quella nostalgia inevitabile nel ricordare che quel periodo, nonostante tutte le sue brutture, è stato probabilmente il migliore, tra loro due. Almeno sei ancora qui. Pensa, mentre le lancia un'occhiata di sottecchi, restando però in silenzio e senza dirle una sola parola, ma sapendo che, nonostante si sforzi con tutto sè stesso di nasconderle quelle sue emozioni, lei le starà probabilmente percependo, una ad una.
    « Sono grato di essere qui oggi » Per fortuna, alla fine, Dash inizia a parlare. « WOOOOOOOOOOOO! » Urla allora Rocket, battendo le mani sin da subito, nel silenzio generale. « QUELLO E' IL MIO UOMO!! » Continua, senza smettere di applaudire, come una ragazzina al suo primo concerto, senza fregarsene dei vari sguardi su di sè. « [...] Mi dicono che ho già parlato troppo. Buona serata e grazie ancora! » « ER MEJO! ER MEJOOOOOO! -Bobbie su, nnamo con ste mani, non stai a pettinà l'aria- UN APPLAUSOO!!!!! Te possino me sto a commuove. Oh signora mamma di Dash venga qua piangiamo assieme. La capisco, la capisco, crescono così in fretta sti pischelli.. »
    tumblr_inline_pd5tkqPv2W1rifr4k_540
    [...] « Signor Dragomir, la prego, una foto! » « Signor Dragomir, chi è la sua nuova compagna? » « Signor Dragomir, di qua! » « N'attimo, n'attimo! » Esordisce il gigante, con un sospiro che ha del teatrale. « Arrivamo subito. Bobbie me raccoma- ..Ndo cazzo sta? » Si guarda attorno, non intravedendo più la propria compagna. Scuote la testa, sconsolato, senza però stupirsi più di tanto se la ragazza si sia intrufolata in qualche angolino pur di non farsi inquadrare dai flash. « Vabbe cì famose sto serfie, coso1 e cosa2 unitevi pure voj'arti su! Ecco sì così..Più a destra che sennò pari 'ndecapitato. Okkè. Ar mio tre dite "Weasley e Silente so du stronziiiiii!" » Segno della vittoria con le dita e via! Si dilegua, alla ricerca di Barbara, che sembra decisamente essersi eclissata nel nulla. Al suo posto, però, intravede la coppia del terrore, Byron e Renton, che saluta con un discreto « Abbelli de casa! Come state? Ve vedo belli pallidi e inquietanti come sempre, me fa piacere! » una piccola pausa, prima di continuare « Se vedemo quarche volta? Ndo ve ne state sepolti? » per poi allontanarsi, nell'adocchiare lui, il suo uomo, poco più distante. Dash Meachum. Si acquatta a quel punto dietro l'amico, fino poi a raggiungerlo, venendo immortalato da alcuni flash in una posa tipo questa. « Eccolo eccolooooo! » Esordisce, una volta acchiappato il poveretto da dietro, in uno dei famosi abbracci delicati made in Rocket Dragomir (NB: Mezzo gigante da parte di padre). « You did it, you crazy son of a bitch you did it! » Lo stritola quel tanto che basta -e pure di più, per non sbagliare- prima di lasciarlo andare, finalmente. « Fenomenale, fenomenale! Tutta quella roba sulla solitudine.. Mannaggia a te se ce ripenso piango! » Pausina d'effetto. « Quarche giorno de questi festino privato nella mia bettola, io, tu, e qualche amica bionda e bona cor reggiseno in braille! Vedi che ce conto, eh » E' soltanto quando percepisce lo sbuffo scocciato di qualcuno alle sue spalle, che nota che l'amico non era da solo. « Oh scusate signorine! Rocket Dragomir, piacere. Oh ma te sei una delle gattine della Silente! Giusto? » « E te sei il capitano degli stronzi! Giusto? » « ..-E tu sei..? » Sorride, rivolto verso la bionda, prima di notare un altro volto conosciuto. « Il mio Scamander preferito! Stai qua e manco me saluti? » Esordisce, buttando un braccio sulle spalle del povero Samuel Scamander. « Che me le recuperi le altre stelline che se famo un serfie de squadra da prima pagina? Daje. Mò me do, ve lascio soli! Signorine.. » Un mezzo inchino, prima di rivolgersi più intimamente ai due amici, a voce bassa. « - Dash recordate che la roba co le minorenni è illegale. Esperienza NON personale, ovviamente. E Scamy, vedi che quella morde. Se te piji la rabbia te giochi er campionato. - Beh, buona serata ragazzi! »
    [...] Sta ancora cercando Bobbie, quando, alla fine, gli sembra di intravederla, di spalle. La squadra per qualche momento, soffermandosi alcuni minuti in più sul suo didietro -a scopo puramente scientifico, che credete?- fin poi avvicinarsi. « Me dici dove t'eri stradata? Me so girato e 'nc'eri più! » Le sguscia accanto, e d'un tratto, tutta quella spavalderia dimostrata fino a pochi istanti prima, nello girare tra questo e quel gruppetto di gente, sembra venir meno. Da un po' di tempo a questa parte, quando si trova in sua presenza, è sempre una certa forma di disagio, ciò che lo pervade. Un disagio non del tutto negativo, certo, ma che lo costringe costantemente a pesare le parole, i gesti, le reazioni. Tossicchia, schiarendosi la gola. « E' strano essere qui, di nuovo, dopo tanto tempo, vero? » Le domanda allora, d'un tratto, l'espressione stranamente seria. Ricerca il suo sguardo, come a volerle comunicare tante di quelle cose. Cose che però non dice e che, come sempre, ringrazia lei non possa leggere attraverso i meandri confusi della sua mente. « Te lo ricordi quel periodo? » Io sì, perfettamente. « Sembra ancora ieri, quando stavamo a litigà per chi doveva usà prima il bagno » Una risata che tanto differisce dalle sue solite, sguaiate e caciarone, gli scuote il petto. Amara. Forse triste. « Madonna quanto te odiavo quando te ce piazzavi dentro per ore! » Adesso invece mi manca così tanto aspettarti, con la consapevolezza che, prima o poi, quella porta l'avresti riaperta, ed io avrei potuto rivederti. « Grazie di esser venuta. Avevo..Uhm..Avevo bisogno di te » Per affrontare tutto questo senza farmi soffocare dai rimpianti. Distoglie lo sguardo, poi respira a fondo. « Allora! Che famo? Du foto assieme me le concedi? 'Nnamo sei pure bona oggi, quando ce ricapita? » Ma alla fine, nonostante tutto, torna il solito Rocket Dragomir di sempre.
    Un sapore amaro in bocca che manda giù a fatica.
    Interagito (molestato) con:
    Bobbie, Dash, Byron e Renton salutati (kinda), Lux, Sam e poi di nuovo Bobbie.
     
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    « Vuoi affrettare il passo? » Con i pugni serrati lungo ai fianchi, un broncio da far invidia al più antipatico dei Sette nani, l'instancabile Ebony Burke scoccò un'occhiata sinceramente assassina verso l'armadio tutto muscoli che aveva davanti a sè - nonchè l'ultima persona con cui avrebbe mai immaginato di condividere la strada verso Cherry Island: Rudolph Burbero Black. « Certo tesoro, aspetta che adesso metto le ali. » Brontolò sarcasticamente, tentando comunque di raggiungere il passo sostenuto e trottante del ragazzo che quasi sembrava divorare l'asfalto ad ogni nuova falcata. Ovvio che sia facile per te, Burbero Black, sei alto qualcosa come diecimila metri. Se messi a confronto, il giocatore dei Falcons sarebbe potuto benissimo essere la custodia della piccola - e malconcia - Ebony, che in quelle condizioni trasandate sembrava essere ancora più invisibile e mingherlina del solito. Sporca di fango dalla testa ai piedi, con i capelli bagnati, appiccicaticci ed il volto forse un po' scavato dalla stanchezza, la ragazza avrebbe voluto solamente tornarsene a casa e dimenticarsi di quell'episodio, ma purtroppo non poteva farlo, avendo assicurato alla sua migliore amica - Betty - di non mancare all'evento. Si sarebbe arrabbiata se l'avesse abbandonata lì con una motivazione assurda che per altro sembrava essere uscita da un film degno di oscar: "No, scusa, non posso proprio venire perchè sono stata arrestata dalla polizia babbana assieme a Rudy Black e sono appena evasa! Vorrei riposarmi, okey? Okey. Have fun, cià, ciàciàcià." Giustamente Elizabeth non ci avrebbe creduto, soprattutto quando, appena due giorni prima, una Ebony piuttosto pesaculo le aveva già palesato la propria non voglia a partecipare. Che sfiga. Arrivati davanti all'ingresso principale, lì dove le voci ed addirittura i brindisi iniziavano a farsi più sofisticati, la giocatrice delle Harpies incrociò le braccia al petto prima di posare i propri occhioni in quelli di Burbero Black, cosciente che in quel momento le loro strade si sarebbero divise, così come giusto che fosse. « Mh. Non mi sembri messa tanto male » No, infatti, sembro solamente appena uscita da una discarica. « Tu sì, invece. Sei ridotto malissimo. » E non si dica che Ebby non sia franca e sincera, perchè diamine se lo era. Lo soppesò sotto le ciglia folte prima di ammorbidire l'espressione: dopotutto, sì, la bionda aveva ogni sacrosanto il diritto di avercela con Rudy, ma in fin dei conti era anche solamente grazie a lui se ne era uscita - mezza - intera. Puoi sembrare carina almeno per una volta, guarda che non è difficile! Nemmeno se Rudy e quel troll di portiere dei Falcons sono la stessa persona « ...Però, cioè, almeno mi hai portata fin qui sana e salva» - « Bene. Non ti voglio sulla coscienza » Eh, cuore mio, credimi: nessuno vorrebbe avere sulla coscienza una pazza come Ebony Burke, diciamo che sei stato fortunato. « Poi chi le sopporterebbe tutte le Arpie aizzate contro di me per la tua dipartita? No grazie. Me ne è già bastata una- » Un timido sorriso spuntò sulle labbra della giovane che, nemmeno per un'istante, tentennò nel guardare Rudy - andiamo, quando mai i pazzi distolgono lo sguardo?. Così concentrata sui lineamenti arricciati del suo volto, Ebony non percepì nemmeno quella sottile nota di imbarazzo che si era infiltrata clandestinamente nella loro discussione. « A proposito. Lo specchietto della macchina me lo ripaghi » - « Ooooh, ssssiiiì. Dammi giusto il tempo di controllare in tasca. Io ti ripago lo specchietto e tu i jeans stracciati e l'infinità di tempo che mi hai fatto perdere» Ed Ebby era pronta a rifilare la supercazzola più potente della storia, di quelle che ti capitano servite su un piatto d'argento una sola volta nella vita. La bionda ficcò prontamente le mani in tasca, facendo finta di cercare soldi che - ovviamente - non aveva. Tutta scena, una scena che si sarebbe conclusa con due dita medie belle alzate nella sua direzione. « Non ci credo, Ebony Burke e.. » Inutile anticiparvi che non riuscì nell'intento e, anzi, dopo essere stata accecata dal flash della macchinetta fotografica, quasi realizzò seriamente di essere ridotta in pessime condizioni, come una pezzente. Fu proprio ad allora che le balenò in testa l'idea che tra gli invitati -ma guarda un po' che caso strano - potesse esserci James Potter vestito di tutto punto. Divenne piccola come un pizzico. « Domani ci sveglieremo sposati e tu probabilmente incinta » Nascosta dietro di lui come in attesa dell'arrivo del secondo flash a tradimento, Ebby fece semplicemente capoccella oltre il braccio di Rudy, sospirando arrendevolmente « Nah, l'ultima volta credo di averti screditato a sufficienza su Quattro Scope, nemmeno un cretino abboccherebbe ad un articolo del genere » Riassunto per i non abbonati a Quattro Scope: " Lo detesto, lo odio, la prossima volta che me le para tutte lo butto giù dalla scopa". Già, proprio credibile una relazione fra loro due. « Beh, che dire? E' stato un piacere, Burke. Speriamo di non rivederci mai più »

    (...) L'unica persona che le serviva trovare in quel momento era Betty , ma lasciatemi dire la sincera verità: non era semplice cercarla nascondendosi dietro ogni pianta e colonnato pur di non farsi vedere in quelle condizioni, ed un gratta e netta non sarebbe stato sufficiente a risolvere la situazione. Insomma, Ebony sentiva già di aver firmato la sua condanna mentre strisciava contro le pareti dell'intero perimetro della sala, allungando di tanto in tanto il collo per scorgere volti sorridenti e vestiti scintillanti mentre si chiedeva perchè avesse scelto di andare lo stesso viste le circostanze. Per James o per Peter che sicuramente sarebbero stati presenti? Per non deludere le aspettative di Betty che le aveva chiaramente anticipato che le avrebbe fatto conoscere quella persona di cui ultimamente parlava tanto? Troppo. Oppure probabilmente perchè, in fondo, Burbero Black non si era rivelata una cattiva compagnia così come invece Ebby immaginava, e a conti fatti si era addirittura divertita a scortarlo fin lì, per mezzo di quella rocambolesca avventura? Non era dato saperlo. Approfittando di quella che capì essere una confusione post brindisi, Ebbs alla fine si arrese all'idea di dover saltare allo scoperto se davvero aveva intenzione di trovare Elizabeth. « PPSSS, tu! » Sporgendosi oltre i rami di una pianta enorme, Ebby richiamò l'attenzione della prima persona che le capitò sotto tiro - perchè sticazzi, preferisco fare una figura becera col primo sconosciuto che mi capita sottomano piuttosto che, che ne so, James Potter! « OOOHHH?! Qui, a...no, a destraaaa! Dentro la pianta! » Bene amici, conoscete il paradosso del: "becco sempre chi non vorrei beccare in momenti del genere"? Esatto! Immaginatevi l'espressione della giovane quando realizzò di aver richiamato l'attenzione di Lysander Scamander, ossia l'ennesima persona che detestava all'interno del mondo del quidditch - non che fosse complicato, detestava tutti! Ebbs roteò gli occhi. « Non. dire. niente. Nonriderenonciprovare. » Pausa condita di sguardo minaccioso « Puoi passarmi la tovaglia? Dai sbrigati, non ho tutto il giorno, e non guardarmi così che non sto scherzando! La tovaglia, quella-che-sta-sul-tavolo, trascinala via! Dammela, forza!» Si guardò attorno prima di mollargli una leggera spintarella e far cenno di sbrigarsi, roteando una mano. Fortuna voleva che Ebby fosse capitata ad un evento per simil ricconi - o quasi - quindi anche le tovaglie sembravano essere di un certo livello; e se i programmi di realwitchtime+ - di cui
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    era un'assidua telespettatrice - potevano trasformare un vecchio calderone in un cappello da strega, Burke poteva benissimo trasformare una tovaglia in un vestito fiabesco. Non appena Ander accennò anche solo a sfiorare l'oggetto, Ebby fu più veloce nel tirarlo dietro al colonnato e trascinarlo velocemente verso ai bagni, appesa ad un lembo della sua giacca. « No, muoviti, non mi interessa. » Praticamente Ebony finì col sequestrare una persona - e che persona: forse sicuramente la meno indicata al ruolo di fata madrina di Cenerentola. Ed infatti Ander non si rivelò essere di grandissimo aiuto, e probabilmente, sotto quella costrizione, finì con il detestare ancora di più Ebbs e le sue stranezze. Ma chi poteva saperlo con assoluta certezza? Erano solo supposizioni. « Possiamo dimenticarci di questo episodio? » Brontolò infine, prima di mollarlo lì con una fraterna pacca sulla spalla e sgusciare nuovamente via, ma questa volta allo scoperto, col suo fantastico vestito stranamente in tinta con le decorazioni del castello di Cherry Island. Mentalmente sulle note di M to the B - e con ai piedi ancora le scarpe da ginnastica -, Ebony Burke si diresse verso la prima persona che parve riconoscere - evitando abilmente quella gallinaccia della Rosier che, in tutto il suo splendore, l'aveva quasi sfiorata nel centro della sala. « Se ci fosse un goccino anche per me sarebbe fenomenale » Senza nemmeno curarsi con chi stesse parlando, Ebony piombò davanti Ted Lupin con una certa strafottenza « Tutto bene? Io sto bene, sì. Però, che damerino quando ti ci metti d'impegno.» E a proposito, dov'è tuo cugino? Perchè non ti sta appiccicato al culo come al solito? Delusa dall'assenza di James al fianco della sua fida spalla, Ebby tirò fuori un grosso sospiro ma non prima di aver afferrato un bicchiere da uno dei vassoi di passaggio. « Guarda che ti ho sentito benissimo, Ted, non fare questi commenti sul mio vestito perche, punto primo: non è una tovaglia. Punto secondo: l'ho pagato un sacco di galeoni e, , ci vanno necessariamente abbinate le converse. Ora se vuoi scusa...Betty!» Alzata una mano in direzione dell'amica - finalmente ritrovata - Ebony smollò il bicchiere vuoto fra le mani dell'amico e sgusciò verso la bionda che, a quanto sembrava, era in dolce compagnia. « Non puoi capire cosa mi è successo.» Mugugnò, baciandola rapidamente su una guancia « Quindi, sei tu il famoso uomo delle tenebre nonchè reginetto del ballo di mezza estate? Betty mi ha parlato tantissimo di te - cioè, no, non esageriamo. Un bel po'. Io sono Ebony, quella che sarebbe stata al posto tuo se tu avessi scelto di non venire»

    CIAO UN GIORNO IMPARERO' ANCHE IO A SCRIVERE POST DECENTI GIURO.
    Prima parte in scroll: inutile ai fini del party but necessaria e tutta per Burbero Black (sennò mi usciva un post enorme e kosì non vi konfondete)
    Seconda parte:
    Interagito con: Ander; Ted; Betty e Aidan
    Citati: Jeimz (immancabile); Junipie
    Very important thing: se vi dovesse capitare di interagire con Ebby, sappiate che attualmente gira con una tovaglia addosso tipo quelle tizie dei tutorial improponibili che spuntano di tanto in tanto nei video facebook/instagram che tipo si costruiscono i reggiseni con un paio di calzini e cose del genere. Kiau.
     
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55 replies since 1/11/2020, 22:10   3637 views
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