{CHAPTER TWO 2.0} History has its eyes on you

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    Se proprio qualcosa deve succedere, ci dev’essere — è questo il mantra che Emilia si ripete durante tutto il rito di preparazione. La doccia, le creme, i capelli, il trucco, l'abito — è una scaletta ormai consolidata, quella con cui Emilia si prepara ogni qual volta le capita di mettere piede fuori casa. Va meglio — non sa come o perché, ma con Mun accanto va meglio. Come sempre, anche se pensava di essersela scrollata di dosso, Mun torna come un macigno a schiacciarla come la gravità terrestre. Non sa se prova ancora qualcosa in quel senso per lei, ed è la versione ufficiale che il suo cervello ha elaborato per non farla sentire in trappola, ma nel profondo Emilia sa che non arriverà mai il momento in cui Mun le sarà totalmente indifferente, in qualsiasi senso. E le va bene così, ha deciso che le va bene così — se è questo il prezzo per averla nella sua vita, è pronta a pagarlo, una, due, cento volte.
    La reticenza nel partecipare alla serata di Albus non riguarda il ragazzo, stranamente, ma ciò che è successo al rave — riguarda la paura che le attanaglia lo stomaco da due mesi, anche se, piano piano, con il passare dei giorni si è calmata. Non ha abbassato la guardia, non lo farebbe mai, ha semplicemente tentato di infilare il naso fuori dall’appartamento, ed ormai ci sta riuscendo piuttosto bene. Si alza ogni mattina e si reca a lezione, alla fine — è tornata ad essere una creatura funzionante, sforzandosi di superare ogni limite spingendo verso il traguardo. La vita mondana non l’ha più toccata molto, preferendo ancora restare a casa per tutto ciò che non riguardi il college, ma le visite ed i messaggi di Mun le stanno dando una mano. A volte la contatta per motivi stupidi, come una foto trovata in rete o nello sgabuzzino, all’interno degli scatoloni che racchiudono tutto il suo passato. Tutto il loro passato insieme, perché è raro trovare una fotografia, magica e non, di Emilia in cui Mun non appaia.
    Sta proprio riguardando vecchie fotografie, Emilia, mentre attende un orario adatto per partire — si è preparata in anticipo, e sarebbe anche ora di andare, ma non può vivere senza quei minuti di ritardo che è solita avere sempre, più per scelta che per reale disattenzione.
    Poggia nella scatola l’ultima fotografia sfusa, che la ritrae sorridente con la sua migliore amica — dev’essere il quinto anno, quando ancora stavano bene. Perché quei tempi sono esistiti, ed Emilia li ricorda — ha impressa nella memoria quella vita di prima, quella non è più riuscita a ritrovare nonostante i disperati tentativi.
    Non vuole crescere troppo, Emilia — forse perché la vita dopo i trent’anni non ha senso, forse perché fa paura lasciarsi tutto alle spalle, l’ha scoperto nel tornare a casa. A Berlino non c’era niente a trattenerla, e quegli anni restano come un limbo, chiusi nella sua testa — sembra che il tempo l’abbia solo sfiorata, un po’ più magra, coi capelli più corti e più scuri, ma fondamentalmente la stessa di sempre. A casa, invece, qualcosa è cambiato — la vita è andata avanti, e tutti con lei, lasciandola indietro, in un angolo. È una sensazione che non le piace, ma sta ingoiando la bile.

    Ha messo piede a Cherry Island come ci si infila in vecchi jeans che stanno stretti sulle cosce — ci si è strizzata dentro, ha fermato il battito cardiaco accelerato. Si è dovuta fermare per qualche secondo di fronte all’imponenza del castello, durante la traversata sui tacchi. Prende un respiro, riparte — il passo che non sarà mai malfermo, quel toc toc distinto sulle mattonelle.
    Si dirige all’interno come in apnea, Emilia, senza dare troppo peso ai visi che la circondano — la sala è piena, segno che è arrivata in ritardo ma non troppo, visto che il palco risulta ancora spoglio.
    È seduta al bar quando gli interventi cominciano e si susseguono — ha seguito con più voglia quello di Victoire, complice anche la sua bellezza solare ed accattivante che ha attirato il suo sguardo più lucido sul palco. Ha ordinato un analcolico che sta sorseggiando nell’inframezzo di lunghi sospiri, Emilia, perché sa che la possibilità di dare voce a persone «insicure, deluse e arrabbiate», come ha sottolineato Victoire, forse non esiste davvero. Nel profondo ci si ritrova, in parte, nel suo discorso — non lo ammetterebbe nemmeno sotto tortura, e sicuramente non lo darebbe a vedere ad un evento in mezzo alla folla. Ritrovarsi a prendere un analcolico per il terrore di non essere lucida, in caso si dovesse trovare nuovamente in una trappola mortale per cui è completamente impreparata, le vorrebbe far urlare che non è vero. Quella società equa e giusta non esiste, e dovrebbero tutti farsene una ragione — le parole della ragazza, però, le ha apprezzate davvero.
    Ad Albus, forse per la prima volta, Emilia dedica tutta la sua attenzione.
    « Molti preferiscono non parlare di ciò che è successo tre anni fa, ma solo di ciò che c'è stato dopo. Molti preferiscono dimenticare. », e forse no, non è preparata a sentirne parlare così apertamente, non è abituata a lasciare a tutto ciò che è successo tre anni fa nemmeno una piccola parte della sua giornata. Da quando ha messo piede a Berlino, Emilia non ha più aperto bocca sul Lockdown, sulle Logge e sul Doomsday — ha ritenuto poco produttivo rimuginare su tutto ciò che la ancorava ancora ad Hogwarts, ed ora è ferma in una sala che le sembra vuota. L’analcolico a base di ciliegia improvvisamente sembra troppo amaro.
    L’intervento di Albus si conclude su una nota libertina, il taglio del nastro Emilia lo guarda attraverso le spalle e le schiene di tutte le persone che la separano dal palco. Si alzerebbe per andare a cercare Mun, normalmente, ma il suo corpo le chiede ancora un momento.
    È seduta al bancone quando alla sua sinistra Beatrice Morgenstern ed Olympia Potter si fermano a fare una gara di shot — non si volta per salutare, ma le guarda con la coda dell’occhio, ascolta i loro discorsi con un orecchio solo, il resto della focalizzazione dedicato all’ambiente circostante.
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    Brindiamo ai cambiamenti, sì, si ritrova a pensare, mentre il suo cervello strascica una delle frasi che le arrivano all’orecchio. Porta il bicchiere alle labbra — Brindiamo ai cambiamenti.
    «Come stai?», salta i convenevoli, Emilia, il saluto imposto dalle regole di una convivenza civile, voltandosi di tre quarti verso Tris — poggia uno sguardo consapevole ma stanco negli occhi della ragazza, e si ritrova a pensare quanto sia davvero strano non conoscere nemmeno così bene una persona, eppure condividere un bagaglio di esperienza in comune. Forse il passato deve restare sepolto — almeno fin quando non torna strisciando dall’inferno in cui era rinchiuso.

    Ha lasciato Tris per dirigersi verso Mun, che individua quasi subito anche grazie all’abito che ha deciso di indossare. Segue lo scintillio del tessuto che la luce sbatte contro gran parte della sala attorno a lei, e si ferma solo passando accanto a Victoire, in compagnia di Ted Lupin. Le posa delicatamente una mano sul braccio per attirare la sua attenzione, e poi le scocca un sorriso. «Scusatemi», una cortesia per averli probabilmente interrotti, passa lo sguardo dalla ragazza a Ted soffermandosi per un secondo di troppo su entrambi, «Volevo farti i complimenti per il discorso», spiega, stirando le labbra in un sorriso più grande.
    Ha augurato una buona serata ad entrambi prima di scandagliare la stanza nuovamente alla ricerca di Mun — ma prima di riuscire a scovarla, i suoi occhi si posano sulla figura austera di niente meno che nonna Andromeda. Si lascia scappare lo sbuffo di una risata, Emilia, mentre s’infila nella folla per evitarla e raggiungere la Carrow, che riesce finalmente a trovare in compagnia di Albus.
    «Ehi», è un sorriso più sincero quello che dedica a Mun — scivola accanto a lei e le circonda la vita con un braccio per salutarla, prima di voltarsi verso Albus, «Per prima cosa, congratulazioni», fa a Potter, mantenendo lo stesso sorriso senza cedere, «Seconda cosa… ho visto tua nonna», si volta invece verso Mun, visibilmente trattenendo la risata di poco prima che la prende alla sprovvista.



    SONO UN MUCCHIO DI PIPPE MENTALI SKSATE.
    Interagito con: Tris, Victoire, Ted, Albus, Mun
    citati: Victoire, Olympia, La Nonna Che Non Vuoi
     
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    « Kira, tesoro, il vestito fucsia comunque, vorrei ribadirlo, ti stava d'incanto. » Cerca di non dare di matto, Kira, seppur, se si trovasse in un cartone animato giapponese, sarebbe al momento ben visibile quel famoso nervetto pulsabile sopra la fronte. Ha sempre cercato di non essere offensiva, con la povera ed estrosa Miss Poppins. Ma certe volte, o per meglio dire, quasi tutte le volte, c'è da dire che la donna glielo rende davvero parecchio difficile. « Te l'ho detto » Risponde allora, dopo un lungo respiro rilassante ed aver contato fino a dieci. « Al prossimo halloween me lo metterò » Che è? Ho pure promesso di metterla, quella sottospecie di meringa formato seta. Sono stata più gentile di quanto non avrei dovuto. Non rompetemi le palle. « Tra le altre cose, il commesso dell'atelieur sembrava davvero molto interessato a te, tesoro » Grazie, tu sei vecchia, Dash è maschio ed io avevo il culo di fuori con tutti quei tulle del cazzo. « Non era il mio tipo » « Lo so, cara, ma potevi evitare di terrorizzarlo » « Oh andiamo, gli ho solo tolto una mano di troppo dal mio culo » Rompendogli quasi il polso ma..Hey, non è colpa mia se gli uomini di oggi sono tutti così debolucci. « Piuttosto, Betsy, perchè non vai a.. » Rompere. « Intrattenere Dash e la sua ragazza? » « Sssst Kira! » « Sssst Kira » Le fa il verso la ragazza, fin quando, finalmente, è Dash a prendere la parola. « Allora, signore, constatato che siete una più bella dell'altra - e no, non posso darvi la mia personalissima classifica - vogliamo andare? Un bel sorrisone - sì, puoi fingere tranquillamente Kira- Rotea gli occhi al cielo, intercettando però l'occhiolino che Erin, la migliore amica di Dash, le rivolge, rubandole un risolino, seppur quasi del tutto impercettibile. -e si va in scena. » « Dobbiamo per forza? Ci sono venuta. Il mio l'ho fatto. Non posso tornarmene a ca- Ahia! »« Andiamo, avanti! » Il pizzicotto sul fianco da parte di Betsy, compreso di spintarella, la costringe ad avanzare. Sbuffa, Kira, sforzandosi con tutta sè stessa per non precipitare da quegli odiosissimi tacchi che suo fratello l'ha gentilmente costretta ad indossare.
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    Decide di starsene lì, impacchettata in quel suo vestito d'alta sartoria, un ricciolo ribelle a ricaderle sulla fronte ed un visibile broncio a storcerle le labbra scarlatte. Nemmeno la presenza di Erin Scamander ed i suoi modi di fare che ha sempre definito strambi quanto divertenti, o i numerosi flash che la colpiscono da diverse angolazioni, sembrano capaci di strapparle un sorriso. Aldilà di quanto si potrebbe prospettare, visti i preamboli, la stampa, a Kira, non ha mai dato granchè fastidio. Non che le piaccia stare al centro delle attenzioni, questo è chiaro, ma diciamo che non le dispiace poi così tanto, ecco. Tuttavia, ad oggi, niente sembra poter placare quel suo mood ancora più nero del normale (il che è un tutto dire, fidatevi, se potete vantare la sfortuna di conoscerla abbastanza bene). Ad infastidirla, probabilmente, la presenza della bionda di fianco a suo fratello, Victoire Weasley. Non che le abbia mai fatto nulla, la poverina, anzi. Non la conosce poi così tanto da avere il diritto di dettare giudizi sul suo conto e, in aggiunta, quelle poche volte che hanno avuto a che fare, la Weasley si è sempre approcciata a lei con tutta la serenità di questo mondo. Ma Kira è fatta così, e seppur sappia sia oltremodo sbagliato -ma questo, fidatevi, mai lo ammetterà!- non si fa poi troppi problemi ad odiare le persone per partito preso. Ed il partito di cui parliamo, questa volta, è la gelosia marcia che prova costantemente nei confronti di qualsiasi individuo di genere femminile si avvicini, per un motivo o per un altro, a suo fratello. Se poi questo individuo è bionda, occhi verdi, e bellissima..Vaffanculo proprio! Si morde il labbro inferiore, traendo un respiro di sollievo quando i due, alla fine, son costretti a recarsi sul piccolo palchetto che sta loro di fronte, per svolgere i propri discorsi. «Perché mi sento come se fosse il giorno più importante delle nostre vite?» Domanda Erin, mentre l'egiziana è ancora intenta a fissare in cagnesco il fratello allontanarsi insieme alla bionda. Sospira, prima di voltarsi verso la donna. Nonostante l'estrosità -a volte parecchio fastidiosa, per un muro come lei- della Scamander, a Kira è sempre stata simpatica, la signora -ops, signorina- Erin. E' strana, strana forte, su questo non c'è ombra di dubbio. Si è domandata spesso se fosse pazza pazza, ma alla fine, conoscendola meglio, ha deciso che è meglio non farsi troppe domande. « Delle vostre, di vite. Io nemmeno ci volevo venire » Mente, spudoratamente.
    Alla fine, tutto inizia con gente che non le pare di conoscere, se non forse di vista, e Kira decide di starsene lì, con una Betsy Poppins che di tanto in tanto la pizzica, ricordandole di battere le mani (« Ma se non so nemmeno chi cazzo sian- » « Forza! ») ed una Erin Scamander che sembra essere in preda ad un attacco di panico ogni due per tre (« La smetti di spremermi, Erin? » )Roba normale insomma.
    Poi però, per fortuna, quasi come a voler salvare le due ignare -ma non poi così tanto- donne da un morso in piena faccia, è Dash a prendere parola. E' allora che, seppur non lo dia a vedere, l'attenzione della svogliata Kira si focalizza interamente sulla figura del fratello. Piazzato lì, in mezzo a tanti altri, sembra illuminare tutto il resto. Un sorriso smorza quel suo costante broncio. Seppur forse non sia mai stata capace di dimostrarglielo, Kira ha sempre ammirato suo fratello. Sin da quando era più piccola, Dash ha ricoperto un importantissimo ruolo, nella sua esistenza. E' con lui, infatti, che in un primo momento, la piccola e selvaggia Kira Mira'j, raccattata da uno dei quartieri più malfamati di El Cairo, con un passato fin troppo orribile per essere raccontato, ha iniziato a parlare, dopo anni ed anni di silenzi. Ed è con lui che, ancora ad oggi, riesce un minimo a sbottonarsi, di tanto in tanto, permettendogli di sbirciare attraverso quel muro che, col tempo, ha eretto contro chiunque altro.
    ..Beh a parte la già supercitata Erin Scamander, che le si poggia su di una spalla, il mascara sciolto a colarle dagli occhi pieni di lacrime. Kira, dall'alto della sua fobia del contatto fisico, ha ormai imparato che con quella donna è inutile combatterci, abituandosi quasi addirittura al suo tocco, senza staccarle questo o quell'arto. « Mi stai macchiando la camicia » Kira Mira'j ed il suo master nel moral support. Sbuffa, sforzandosi di allungare un braccio, come a volerla carezzare. Con movimenti che sembrano quelli di un automa ma hey, ci sta provando! « Andiamo. Non ti ha nemmeno dedicato il discorso, dovresti picchiarlo più che emozionarti! » Le dice, anche questa volta, falsa come non mai, visto il sorriso sincero che le allarga le labbra, e che proprio non riesce a nascondere, quando il fratello finisce di parlare. Quindi batte le mani anche lei, unendosi ad un'Erin particolarmente eccitata ed una commossa Betsy. Un'emozione indecifrabile, ma non per questo meno forte, a scuoterle il petto. « Commossa? » « Ma non dire stronzate! » Distoglie lo sguardo da sua madre, per rivolgerlo verso il fratello, cercando di ignorare la risata compiaciuta della donna. Ti voglio bene, stronzetto.

    [...] « Che fai, tocchi? » Quando Dash le si avvicina, ricercando la sua persona con un braccio, lo prende in giro. Ha sempre scherzato sulla cecità del fratello. Non per offenderlo, ma in un certo qual modo per non farlo sentire diverso. Odia il finto buonismo, e la delicatezza che vien riservata a casi del genere solo perchè è più rispettoso così. « Non credo tu abbia ancora avuto il piacere di conoscere mia sorella Kira. » Gli poggia una mano sulla spalla, come a fargli capire che lei è lì, poi volge lo sguardo verso la ragazza che Dash sembra volerle presentare. (Lux) Bionda, gnocca, occhi chiari. Dio ma te c'hai un pallino fisso eh? Sospira, sforzandosi di sorridere. « Ciao » Borbotta, il tono di voce per niente amichevole, inizialmente. Poi si rende conto, dal modo in cui Erin sembra approcciarsi alla ragazza, che forse devono essere parenti. E allora respira a fondo, sforzandosi per sembrare un po' più amichevole. « Piacere, Kira » Lancia un'occhiata anche al suo accompagnatore, al quale rivolge un sorriso tirato. « Come avete avuto la sfortuna di conoscere mio fratello? » Tiè. « Ed Erin è tua..Sorella? Ma è matta davvero o si impegna a farla? -Non ti offendere che le ho chiesto se sei sua sorella e non sua madre!- » Urlacchia verso la bionda, l'eco di una risata ad accompagnare le sue parole, prima di avvicinarsi a Dash. « Interrompo qualcosa? » Chiede ai due, prima di rivolgersi a Dash.
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    « Certo che una menzione alla tua migliore amica la potevi anche fare. Sei sempre la solita diva » Scuote la testa, prima di mordicchiarsi il labbro inferiore. « Comunque.. » Forza Kira, non è difficile. « Bravo. Sei stato quasi convincente, lassù- » E direbbe anche dell'altro, se non fosse che, d'improvviso, suo fratello viene letteralmente rapito da quello che le sembra di riconoscere come quell'energumeno di Rocket Dragomir, l'allenatore dei Cannons. Quindi fa qualche passo indietro, con espressione da "non è problema mio", prima di imbattersi in una nuova figura apparsa dal nulla a far parte di quello strambo gruppetto. « Ahm, ciao. Non ci conosciamo ancora, credo. » Inarca un sopracciglio ed assottiglia lo sguardo, nella sua classica espressione made in Kira sempre così rassicurante, nel far sentire a proprio agio le persone che tentano -coraggiosisissimi- un approccio nei suoi confronti. No, tranquillo, non ci siamo ancora presentati. Carino che non ti ricordi nemmeno della mia faccia, per iniziare la nostra conversazione. Sguscia tra i suoi pensieri, involontariamente, ma decide stavolta di non esporgli i propri a voce alta. Sembra innocuo, quello che riconosce come Samuel Scamander, ed il sorriso che le rivolge non le dispiace. Vabene, diamogli una possibilità senza abbatterlo subito. « Sam, se non sbaglio ci scontremo sul campo a fine anno. » Possibilità che però non le pare il caso di riservare a Rocket Dragomir, sempre così discreto e bene educato da intromettersi tra loro. Dopo uno scambio di parole d'affetto, ed una confidenza alle orecchie del giovane Cannon che Kira, col suo udito da lupo, riesce a decifrare chiara e tonda, torna a guardare il ragazzo. « Vuoi che ti rispondo e continuare la conversazione con me o hai troppa paura che ti attacchi la rabbia? » Dice, indispettita dapprima, ma rilassandosi poi nel notare un piccolo particolare. « Uhm, ti vedo un po' insofferente, stai bene? » Chiede, con un che di apprensivo, sapendo quanto una pacca sulle spalle da parte di Rocket Dragomir possa non essere probabilmente un toccasana per il benessere della spina dorsale. « Non morirmi davanti che sei troppo grosso da occultare » Lo fissa qualche altro secondo, poi, quando crede che forse il poveretto non morirà seduta stante, sospira, di sollievo. Non voglio guai, mica per altro, oh. « Poi chi se le sopporta le tue Scamattine incazzate (Erin per prima)? » Una piccola risata, mentre si stringe nelle spalle. « Comunue, ahm, scusa. Non volevo dare dello stronzo anche a te, prima. E' solo che se potessi, al tuo coach staccherei la testa a morsi » Ed in effetti potrei. Ma credo sia un po' illegale. « Come fate a sopportarlo? » Scuote la testa, nell'adocchiare l'irriverente Rocket allontanarsi a grandi falcate, prima di tornare al ragazzo. Gli rivolge un sorriso. Tirato, ovvio, ma sincero. « Tornando a prima..Sì, credo proprio ci scontreremo sul campo a fine anno. Ti stai già preparando psicologicamente alla futura sconfitta? » Una linguaccia, prima di ridacchiare.
    Interagito con: Dash, Erin, Lux (e Zip), Sam, nominata Vicky (#kiragelosina)
     
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    Ben poche volte era successo, ma quella sera in quel di Cherry Island Seth Byrne era elettrizzato. Era totalmente all’oscuro di quale fosse il reale motivo di quella cerimonia se non aver saputo di una inaugurazione di un nuovo gruppo editoriale. Era stata Erin Scamander ad invitarlo in quel castello nelle highlands scozzesi e, nonostante i pochi accenni da parte dell’amica, aveva accettato di buon grado di presenziare a quella cerimonia anche se alla scozzese non aveva dato alcuna conferma pur di farle una sorpresa. Aveva capito l’importanza di quella cerimonia una volta arrivato al castello grazie alla presenza numerosa di fotografi, giornalisti e di molte personalità importanti della società magica inglese.
    Rimase in disparte ad ascoltare i discorsi che si susseguirono, non conosceva molto i ragazzi che si presentarono sul palco, ma tra quelle qualcuno era piuttosto famoso. Rise di gusto alla battuta di inizio discorso di Dash Meachum, aveva già sentito il nome del caporedattore da Erin che non mancava mai di nominarlo, era una persona alla quale la Scamander teneva moltissimo. Condivideva a pieno il discorso di Victoire Weasley e dell’importanza che avrebbe avuto il Gruppo Peverell per dare voce a chi, in quel momento storico, continuava a non averne in modo da dare uno smacco ad un sistema non equo e per niente giusto, batté fragorosamente le mani una volta che la ragazza scese dal palco. Devo ringraziare Erin per l’invito, chi l’avrebbe mai detto. Ascoltò poi il discorso del collega, insegnante universitario, Byron Cooper arrivando a percepire l’importanza di Cherry Island dal suo discorso. L’attenzione totale di Seth venne dapprima catturata dalla presenza su quel palco di Harry Potter e poi dal figlio Albus, la persona dietro la nascita del Gruppo Peverell.
    «Seth!!! Sei arrivato, sono contentissima!» Una Erin Scamander ancheggiando vistosamente notò subito la presenza di Seth avvicinandosi e stampando un bacio sulla sua guancia mentre Seth porgeva il calice di champagne ad una delle hostess.
    «Erin, sei bellissima. » Un grosso sorriso spuntò sul volto dell’americano «Anche io sono contento di vederti.» Ricambiando il bacio sulla guancia della bionda a sua volta.
    «Hai sentito il discorso? Quello era Dash Meachum, caporedattore. Un mio carissimo amico. Incredibile questa iniziativa, vero? Finalmente si fa informazione pulita. I giovani d'oggi... Sai, magari non sono così male. Tipo Albus Potter: c'ha due palle quanto Hogwarts - e Hogwarts è grande!» Fin troppo grande, ancora devo abituarmi. Pensò a quanto fosse grande il castello dove ora lavorava. «Certo! Non ho staccato gli occhi da quel palco. Era quello che ci voleva le informazioni vengono sempre travisate in modo che la gente si sente dire quello che vogliono. E’ giusto dare voce a chi non ne ha e chi se non i giovani sono i migliori per portare un vento di novità in questo mondo? » Ricordava perfettamente gli ultimi anni in America tra i media no-mag e quelli magici giravano sempre notizie fuorvianti pronti a sviare la verità di quello che succedeva. «Ricordavo fosse amico tuo, mi piacerebbe molto conoscerlo e congratularmi con lui.» Quale migliore occasione se non quella sera in presenza di Erin? «Beh parliamo del figlio di Harry Potter, no? L’eredità di quel cognome è importante, ma a quanto vedo questo ragazzo sa il fatto suo.» Come aveva detto Erin aveva veramente due palle quanto Hogwarts.
    Soliti discorsi di circostanza quando si parla di certe cerimonie e discorsi, ma la Scamander non si fece mancare nulla andando a parare proprio su quel commento che le aveva fatto su Wiztagram qualche ora prima: «Comunque, su Wiztagram avevi detto che ci sarebbero state delle sorprese per me. Mi vuoi per caso illustrare di cosa si tratta mentre mi offri un cocktail?» Come sempre non ti fai sfuggire nulla. «Credo di aver scritto di una sola sorpresa» Rise porgendo il braccio alla bionda e lasciandosi trascinare verso l’area ristoro: «Ma stasera era difficile portare con me questa sorpresa.» Una volta vicino all’area ristoro fece sedere Erin e si appoggiò al bancone vicino a lei: «Mi dispiace non aver mantenuto la parola, ma cercherò di farmi perdonare.» Le fece l’occhiolino per poi girarsi verso il barista che aspettava l’ordinazione dei due: «Sono un sex on the beach ed un vodka martini ti direi pure agitato e non mescolato, ma poi salta la mia copertura.» Immancabile la citazione a James Bond quando si ordinava un Vodka Martini. Si girò poi verso la Scamander: «Non so se l’ho detto prima, ma grazie veramente per l’invito.» La frase venne rimarcata da un sorriso sincero.

    Interagito con Erin
    Citato chi ha parlato sul palco. Seth è molto #proud di tutti anche se non vi conosce.
     
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    « Chiamala scema » Opinion without context. Rapidamente, un sorriso ironico si dipinse sulle labbra di Theo mentre lo sguardo dal taglio felino restava fisso in direzione del palco sul quale Albus Potter stava tenendo il suo ammirevole discorso di apertura « ...dico Amunet, chiamala scema. Guarda dov'è arrivato Albus e, beh - e si voltò da tutt'altra parte, a pizzicare una ruggente chioma rossa tra la folla - guarda dov'è invece Fred. Lady Carrow c'ha sicuramente visto lungo, i miei complimenti.» Più o meno tutti erano a conoscenza di cosa fosse accaduto tra i tre, anni prima, ed era difficile per una come Theo tenere lontana la lingua da simili commenti caustici, soprattutto in presenza del Re indiscusso dei pettegolezzi, mister Greagoir Olivander , raccattato all'ingresso del castello poco prima dell'inizio della cerimonia. « Ad essere più sveglia all'epoca un pensierino ce lo avrei fatto anche io, tu no? » perchè chi non vorrebbe la prospettiva di due figli a cui stare dietro, la propria libertà sicuramente dimezzata ed un carico immane di responsabilità a cui dover far fronte? Ci pensò un po' prima di reprimere un'espressione leggermente disgustata: quella vita non faceva sicuramente per lei « ...Comunque amo, - non ti girare perchè devi mostrarti un uomo sofisticato maaaaa ad ore tre c'è Fitz che secondo me ti sta letteralmente di-vo-ran-do col solo sguardo. Lo avevo detto che questo completo ti sta divinamente e come vedi ho sempre ragione. » Una leggera gomitata all'amico anticipò la fragorosa cascata di applausi che si riversò per tutta la sala, e Theo ne approfittò per sgusciare semplicemente via, con la promessa che sarebbe tornata da Greg il prima possibile. Afferrato un bicchiere lungo il tragitto, la mora puntò dritta verso il centro della sala, lì dove aveva incrociato lo sguardo del fratello (percy) , di passaggio nella direzione opposta alla sua « ...Sei stato veloce, già hai terminato con i convenevoli? » Mormorò, sfiorandogli una spalla « Dovrò andare a complimentarmi anche io visto che di fatto sono diventata molto amica di Jay, potrebbe offendersi e non venirmi più a cercare a casa di Bea per giocare se non lo facessi » Scherzò, voltandosi per indicare un punto indefinito alle sue spalle prima di mandare giù un sorso e rigirarsi il bicchiere fra le dita « Se lo stai cercando ho abbandonato Greg da quelle parti. Credo. Io faccio un giro, ci becchiamo tra un paio di drink » Lo sorpassò prima di ripensarci e bloccarlo per un braccio, serrando le labbra in una leggera quanto sottile linea « Grazie per avermi invitata » Un sussurro condito da un sorriso incerto che diceva più di quanto avrebbe mai avuto il coraggio di dire lei. Nell'ultimo periodo riconosceva di essere stata abbastanza assente - come lo era sempre stata, per carità, ma si rendeva conto di essersi davvero superata e, stavolta, senza avere ragionevoli motivazioni. Ma in fondo Theo era anche questo, egoismo ed egocentrismo, e c'era chi aveva imparato a conviverci e chi no. Percy apparteneva fortunatamente al primo gruppo. Dopo aver lasciato andare il fratello, Theo individuò i propri obiettivi - nonchè ormai vicini di casa, Albus ed Amunet , i quali sembravano essersi tirati in disparte rispetto tutti gli altri. La mora allora arricciò il naso, arrestando la propria corsa: forse non dovrei disturbarli, o forse sì visto che erano ad una presentazione pubblica con tanto di giornalisti e persone di un certo livello a seguito. Theodora Watson, seppur fasciata in un vestito in grado di farla sembrare la donna sofisticata che non era e che non sarebbe mai stata, alla fine realizzò che, no, probabilmente a nessuno dei presenti interessava se si sarebbe complimentata o meno con Albus ed Amunet, perchè fondamentalmente lei non era nessuno; aveva costruito così poco e, così poco, era riuscita a crescere rispetto a chi le stava attorno. Lei era ancora intrappolata nel tunnel della sua adolescenza mentre il mondo che aveva attorno si evolveva e mutava. Ne ebbe poi la più pura conferma quando, sollevato lo sguardo dal paradisiaco quadretto, incrociò in lontananza la figura slanciata di Oliver Baker . Chiacchierava e forse non l'aveva nemmeno vista, oppure l'aveva vista ed aveva fatto in modo di evitarla. Come biasimarlo, d'altronde? Sentì improvvisamente il bisogno di fumare, ma fece semplicemente dietrofront, promettendosi di trovare un altro momento per complimentarsi con Mun ed Albus, così come per affrontare Oliver. Sì, fai un respiro profondo, hai una serata intera a disposizione. Così, alla fine, Theo tornò lì dov'era partita: il bar, il posto maggiormente preferito e frequentato da un soggetto che troppe volte si lasciava andare all'alcol. « Del vino. Rosso. » Borbottò, poggiando stancamente la guancia contro un pugno chiuso della mano. « Il lato positivo è che questa serata finirà e con essa
    4FjD
    passerà anche la malinconia... al contrario di Diritto penale. Quello resta. »
    Theo si voltò alla sua destra, incontrando il volto di Bea decisamente giù di corda e le spalle di un ragazzo (Hugo) che a prima vista non riconobbe. Davvero sta cercando di flirtare parlando di diritto penale? Ed oltretutto sta cercando di flirtare con la ragazza di mio fratello? Ovviamente non si tirò indietro dal bussargli su una spalla, allungandosi semplicemente ed impettendosi appena « Mi spiace deludere le tue aspettative da uomo malinconico, ma credo tu stia importunando una donna già impegnata » Un sorrisetto sornione anticipò una lunga e soddisfacente sorsata di vino che quasi non le andò di traverso quando, finalmente, Theo fu in grado di scorgere il viso del giovane. Cazzo. I denti affondarono per un attimo nel labbro inferiore prima che potesse alzare un sopracciglio ad ammettere di aver preso un granchio « ...Almeno a te non ha rifilato la storiella sugli universi paralleli e su quanto la predestinazione possa essere fondamentale nella conoscenza di due persone » Alzò il calice verso Beatrice prima di poter continuare « Ciao Weasley. » Era passato qualcosa come un anno e più dall'ultima volta che Theodora aveva interagito con Hugo e, beh, forse c'era rimasta un po' male per come fosse andata a finire. « Secondo voi qui si può fumare? Dovrei provare ad uscire, ci manca solo che mi faccia buttare fuori per una sigaretta...cosa di cui nessuno si sorprenderebbe, ma vorrei evitare di farmi cacciare prima di mezzanotte, soprattutto con così poco alcol in circolo » e per una motivazione così scontata. Fece un cenno di saluto a Tris, successivamente, lasciando libero il proprio posto al bancone mentre la voce di Dean Moses che non tardò a sostituire la sua presenza. Solamente dopo tanto girovagare, alla fine Theo riuscì ad accedere ad un piccolo balconcino del castello e, una volta poggiata la schiena contro lo stipite della porta vetrata, afferrata la sigaretta ed averla accesa, approfittò della stasi momentanea per sbirciare tra la folla. Vicino a lei una fluente chioma rossa (Olympia) catturò la sua attenzione, così come catturò la sua attenzione anche la seconda ragazza (June) , vicina alla prima. « Solitamente io e la solidarietà femminile viviamo su due pianeti contrapposti e totalmente distinti, ma posso dirvi che sembrate entrambe un po'...tese? » S'intromise, sfilando il filtro dalle labbra ed estendendo l'invito a fumare, allungando semplicemente il pacchetto di sigarette verso le due. « Se non sbaglio tu devi essere Potter, Olympia. Sì, insomma, assomigli troppo ai tuoi fratelli per non esserlo. E tu invece sei...Rosier, forse? Devi scusarmi, ma non sono molto brava nell'associazione nome-volto, ma sicuramente da qualche parte ti ho vista.»
    CIAO UN GIORNO IMPARERO' ANCHE IO A SCRIVERE POST DECENTI GIURO. (cit.)
    Interagito con: Greg, Percy, Bea, Hugo, Olympia e June
    Citato: Albus e Mun, Oliver, Dean
     
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    « Semo arrivati » Gaudio e giubilo proprio. Non lo guarda nemmeno in faccia mentre scende dalla barchetta che li ha accompagnati nella traversata del lago - era decisamente più comoda la porsche nera, questo c'è d'ammetterlo. Vorrebbe tirare fuori un'arma a caso dalla propria pochette - capite che disagio? Ha una pochette nera talmente scomoda da non avere una tracolla così da costringerla a stringerla costantemente tra le dita - e puntarla addosso a uno dei tanti presenti che continuano ad urlare i nomi dei vari invitati per avere un briciolo della loro attenzione per tirare su uno dei loro articoletti con cui forse riusciranno a portarsi a casa la giornata. O usarla su se stessa che forse è anche più veloce come cosa. « Allora, ce sforziamo a faglieli du o tre sorrisi per la stampa? » E' solo allora che si volta verso di lui, con i lunghi capelli scuri, sistemati sapientemente da Deli in delle morbide onde, che si muovono seguendo il suo movimento repentino. « L'unica cosa che vorrei fare loro è una cosa che non posso fare seppur i miei medi fremano dalla voglia da quando i signorini della stampa, qua, hanno deciso di mettere Inverness alla gogna l'anno scorso. Quindi no, i sorrisi non rientrano di certo nel contratto che ho firmato quando ho accettato di finire in questa bolgia Dantesca. » Commenta, decidendo di aggiungere un sorriso vagamente simpatico per cercare di non mortificare l'uomo ancora di più. Perché in fondo mica è colpa sua. No, col cazzo, è decisamente colpa sua perché se non mi avesse invitato non mi sarei sentita invogliata a venire e me ne sarei stata a casa, con Puddin, Eddy e le nuove puntate di quel telefilm natalizio con i due adolescenti, che è sempre la stessa storia, ma è il giusto accompagnamento per la tazza di cioccolata calda impregnata di marshmallow. Invece è lì, a due passi dai fotografi, stretta in una tutina che è quanto di più elegante e sofisticato è riuscita a tollerare di indossare, con gli occhi cangianti che scandagliano quel breve tratto che li divide dall'entrata del castello. Devo trovare il punto cieco per aggirare il casino. Pensa mentalmente, piuttosto impalata e fossilizzata nel punto in cui si trova. « Te..Te sta bene » « Grazie. » La bocca risponde autonomamente senza averci pensato su, troppo concentrata a capire come sfuggire a quella trappola del diavolo, sapendo bene che, se venisse riconosciuta come "Quell'Auror, guarda caso abitante di Inverness, a cui è girato il culo e ha dato le dimissioni di punto in bianco per quattro informazioni che le erano state richieste sul proprio conto", così com'è stata definita dalla Gazzetta, parafrasando un po' qua e là, potrebbe di certo cavare qualche occhio. E proverebbe anche ben più di un pizzico di goduria nel farlo. Comunque, quando lancia un'occhiata a Rocky e capisce cosa effettivamente le ha detto, abbassa lo sguardo sul proprio vestiario, decisamente in imbarazzo sì, ma dissimulando tutto con una stretta nelle spalle. Sta per dire una di quelle stronzate alla "E' la prima cosa che ho trovato nell'armadio" quando lui l'anticipa lasciandola lì, a roteare gli occhi al cielo. « Seh insomma pensavo saresti venuta in tuta. M'hai stupito! » Scocca la lingua contro il palato, per poi rivolgergli un'occhiata dall'alto verso il basso, arricciando le labbra con fare divertito. « Anche te, chi se lo aspettava che avessi pure una cravatta in quell'armadio trash che ti ritrovi. » Il massimo dei complimenti che si può aspettare da lei, sentendosi già di essersi sforzata abbastanza, per quanto, in tutta onestà, sta veramente bene tutto ripulito, con la barbetta sistemata e quella camicia inamidata che lo fascia come un guanto. « 'nnamo dai, o rischiamo de perdece er discorso » Sbatte le ciglia e annuisce, robotica. Ecco sì, andiamo che è meglio.
    Non pensava fosse possibile, non dopo l'assedio della stampa e tutti quei flash, ma il discorso di Dash Meachum è forse la parte peggiore di tutto l'intero evento per lei. Non tanto per le sue parole ma per la reazione sopra le righe di Rocky, che deve aver dimenticato evidentemente di non trovarsi in uno stadio di Quidditch tanto urla e sembra un capo ultras. Bobbie si guarda intorno, guardinga, facendo qualche passo di lato con quella tipica espressione da "Io non lo conosco questo qua", lo stesso che la chiama per nome poco dopo incitandola ad applaudire all'amichetto con cui si faceva le treccine durante la Ribellione. « Puoi essere meno teatrale? Ti.Prego. » Sibila, a labbra strette, lanciandogli giusto un'occhiata di sottecchi. Puoi essere un pelo meno italiano, per una volta? Lei si scioglie in un applauso composto, forse leggermente più trasportato nel momento in cui finisce di parlare Vicky, una delle poche persone che è riuscita a non starle subito sulle palle, tanto da dirsi anche ben disposta a rilasciare una breve intervista per entrare a fare parte del suo libro sulle donne rivoluzionarie. E' poco dopo aver sentito anche l'intervento di Albus che decide, con passo felpato, di muoversi verso la parete più vicina, sostando ai margini per evitare l'ammasso di gente che, come prevedibile, si forma non appena le dichiarazioni sul palco si concludono. Con la coda dell'occhio vede il bar, poco lontano e vi si muove con estrema velocità, molto più agile sui tacchi di quanto sarebbe disposta ad ammettere, dati gli insegnamenti impartitegli in Accademia. « Un black russian. » Chiede al barista con un dito alzato e un gomito poggiato contro il bancone. E' nell'attesa che si guarda intorno, un po' annoiata e scorge gli sguardi di due dei suoi studenti, Beatrice e Hugo ai quali rivolge un qualcosa che parrebbe essere un sorriso. Continua a percorrere i volti che ha intorno prima di irrigidirsi nel fermarsi sulla figura di Erin. Che ci fa ad un evento del genere? Si domanda, inarcando impercettibilmente un sopracciglio. Ah già, è amica del cieco. Continua a fissarla, mentre fa i suoi soliti teatrini estrosi, conditi di risate sguaiate, al fianco di uno dei nuovi professori di Hogwarts, che ha intravisto un paio di volte lungo i corridoi del castello. Ma per favore, potresti essere più prevedibile di così? Rotea gli occhi, salvata dall'arrivo del suo drink. « Ecco a lei. Desidera altro, miss? » Lancia un'occhiata al ragazzo con un mezzo sorriso divertito nel sentirsi appellare così. Sta per dire di no, ma poi si blocca. « Un white russian per la bionda laggiù. » Indica la Scamander con il mento prima di sorridergli enigmaticamente e scivolare via. Si muove ai limiti della sala, sfuggente e speranzosa abbastanza da passare completamente inosservata. E' quando passa accanto al nuovo padrone di casa che alza il bicchiere nella sua direzione. « Congratulazioni, signor Potter! » Un sorriso di sfuggita prima di scivolare velocemente via, lasciandolo alle sue conversazioni. « Lo so, sono decisamente il terzo incomodo. » Si intromette così tra Byron e Renton, andando a salutare lei con una leggera stretta di mano. « E anche fuori luogo in una serata del genere, ma per fortuna sono in buona compagnia. » Si stringe nelle spalle, ironica, alzando il bicchiere a rendergli evidente la sotto trama della sua battuta, prima di prendere un sorso. « Comunque ti volevo solo dire che ci dobbiamo sentire per la lezione congiunta della prossima settimana. Ho buttato giù un programma veloce ma è bene parlarne insieme. No, ovviamente non stasera, lo so. Chi sono io per rialzare il mood della festa parlando di qualcosa d'entusiasmante come la lezione più figa della storia? » Lancia un'occhiata divertita a Renton. « Passo da te domani. » Una promessa con la quale li lascia tornare alla loro intimità, prendendo nuovamente a muoversi lungo la sala. Un giornalista le blocca la strada. « Signorina Herondale, mi sembrava di averla riconosciuta. » Bobbie sgrana gli occhi e senza pensarci troppo, agguanta la persona che ha più vicino, stringendo la presa intorno alle sue braccia per trascinarla di fronte a sé, a mo' di scudo, contro la sua volontà. « Credo proprio abbia sbagliato persona. » E così dicendo sgattaiola via, alla ricerca di un
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    posto appartato e lontano un po' da tutti. « Me dici dove t'eri stradata? Me so girato e 'nc'eri più! » Si volta a guardarlo, con il mento che sfiora delicatamente la spalla sinistra. « Se fossi rimasta un secondo in più ad assistere alla tua crisi da cheerleader attempata, probabile che ti avrei steso lì. Dovresti ringraziarmi, ti ho evitato una figuraccia di fronte alla stampa. » Quanta magnanimità. Finisce il proprio bicchiere per poi poggiarlo su un vassoio che le passa di fronte. « E' strano essere qui, di nuovo, dopo tanto tempo, vero? » Torna a guardarlo, fissando la profondità di quegli abissi cristallini che portano con loro una gran dose di fanciullesca innocenza, uno dei tratti che gli ha sempre invidiato, una delle sue più grandi dote. Un bambino nel corpo di un adulto. « Lo sai che per me non è mai stato davvero casa questo posto. » Commenta, storcendo le labbra. La causa dei Ribelli è stata per lei una causa collaterale, d'abbracciare per lealtà ad Inverness e alla Matriarca, ma poco di più. Lei che ha sempre pellegrinato per il mondo fino a quel momento, non ha mai davvero sentito propria una missione che non la toccava nel profondo. E' sempre stata piuttosto al di sopra, vivendo il tutto in funzione della protezione per la propria famiglia. « Te lo ricordi quel periodo? Sembra ancora ieri, quando stavamo a litigà per chi doveva usà prima il bagno. Madonna quanto te odiavo quando te ce piazzavi dentro per ore! » Arriccia la bocca, il labbro superiore che tocca quasi il naso mentre si ritrova a pensare quanto sia curioso quel comportamento. Ma immagino sia normale risultare così nostalgico quando si rimette piede in un posto che ha significato così tanto. « Mi piace fare lunghe docce, è forse un reato? E no, non per lo stesso motivo che piace a te. » Inarca le sopracciglia con fare eloquente, come a voler smorzare quella vena di sentimento che sente serpeggiare nella voce di lui. « Di certo era un reato il tuo cucinare la peperonata ad ogni ora del giorno. Ancora mi ricordo quando hai fatto vomitare persino l'amico tuo con la puzza di cipolla alle sette di mattina. » Era stato davvero divertente assistere alla sceneggiata tra Frank e Rocky, con il primo che, tra un conato e l'altro gli lanciava addosso le peggio imprecazioni, e il secondo che cercava di aiutarlo, provando a fare la pace neanche avessero cinque anni. E' forse il ricordare i volti e quelle scenette che le pone al centro di un moto di ricordi inaspettato, costringendola a distogliere lo sguardo. Forse non mi sentivo a casa qua, ma di certo ho trovato una famiglia qua in mezzo. « Grazie di esser venuta. Avevo..Uhm..Avevo bisogno di te » Piega le labbra in un sorriso che le gonfia le guance. « Lo so. » Un'occhiata che dice più di mille parole. In fondo sono qua per questo. « Allora! Che famo? Du foto assieme me le concedi? 'Nnamo sei pure bona oggi, quando ce ricapita? » Sbuffa con convinzione, Bobbie, mentre gli assesta uno schiaffo sulla nuca. « Ma vaffanculo va. » E detto questo prende a camminare nuovamente verso il bar, fermandosi giusto per lanciargli un'ulteriore occhiata da sopra la spalla. « Vuoi venire oppure rimani là con la faccia da baccalà? » Ridacchia prima di raggiungere un posto poco trafficato del bancone, accertandosi in anticipo di non incontrare persone non desiderate. « Le foto te le scordi, te l'ho già detto. Non ci tengo a finire nuovamente sui giornali, figuriamoci sui giornaletti che intessono legami, relazioni, matrimoni segreti peggio delle babushke italiane che passano le giornate sui balconi a parlottare. » Pregiudizi ne abbiamo? Chiede al barista una vodka liscia questa volta e aspetta che Rocky faccia la sua ordinazione, girandosi di spalle, entrambi i gomiti bloccati contro la superficie alle sue spalle. « Come sta Nana? » Chiede poi, quasi sovrappensiero. « Ogni tanto la vedo al campo che si allena, sta diventando sempre più veloce. » Ammette con un sorriso per poi lanciargli un'occhiata. « Qualche volta mi piacerebbe sapere se papà ha mai avuto la luce, che hai tu negli occhi nel parlare di tua figlia, quando parlava di me. » Commenta con un sorriso quasi amaro sulla bocca che nasconde subito dietro il bicchiere, umettandole con un sorso di vodka. In fondo non li ha mai davvero vissuti i suoi genitori e quando avrebbe potuto, era ormai troppo tardi. « E' una stronzata, lascia perdere. » Gli occhi guizzano oltre le spalle di lui, di nuovo puntati su Erin. « C'è anche la pazza. » Se ne esce poi fuori, accennandogli la donna con il capo. « Quanto è quotato il suo non sapersi assolutamente comportare in pubblico come l'ultima volta? » Quella in cui mi ha urlato in faccia come una matta, davanti all'intero Quartiere Generale.

    Interagito con Rocky, Erin (mandato un drink), Albus, Byron, Renton e di nuovo Rocky.
    Salutati Beatrice e Hugo, nominati Deli, Vicky, Seth, Nana.
    Se a qualcuno servisse, si è fatta scudo con qualcuno a caso - trascinandolo letteralmente - per poi lasciarlo in balia di un giornalista.

     
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    Era seduto con i polpacci sul bordo della barchetta, Ander, ammirando il paesaggio che si stendeva davanti agli occhi di una parte misera della famiglia Scamander, come a dar loro il benvenuto a Cherry Island. Sorrise, alle parole del cugino, con cui stava cambiando chiacchiere da quando avevano preso il largo e alla vista del Castello, che si ergeva in tutta la sua imponenza davanti ai suoi occhi di ghiaccio. Pensò che sarebbe stato gratificante acquistare un posto del genere per viverci, un giorno; anche - e soprattutto - da solo. Avrebbe voluto possedere la ricchezza necessaria per comprarselo, con mobili d'arredo e quadri d'epoca annessi. Sarebbe potuta sembrare un'aspirazione pomposa, ma tant'era: quegli stessi occhi di ghiaccio sognavano in grande, l'avevano sempre fatto. Aveva infine accettato di prender parte a quell'evento che né lo interessava né lo riguardava, il giovane Lysander, e senza la presenza del gemello - con cui viveva fasi alterne in simbiosi - era decisamente restio nel volersi trattenere a lungo. Aveva commissionato alla sarta un abito elegante su misura e si era pettinato i capelli in maniera meno selvaggia del solito, ma più per noia che per diletto; perdersi la giornata che avrebbe consacrato il suo vecchio compagno di casata, Albus Potter, a nuovo imprenditore nel settore della comunicazione nel mondo magico... avrebbe voluto dire tagliarlo fuori da possibili risvolti interessanti. Ed erano i risvolti interessanti su cui si basava la sua carriera, oltre alla preparazione atletica e alla velocità sulla scopa, certo. Oltre ai requisiti considerati base. Ma per quanto dovesse ammettere di essere bel lungi dal disprezzare convintamente le luci della ribalta, Ander aveva un suo codice d'onore personalissimo che lo portava, appunto, a digerire con ben poca facilità situazioni in cui le attenzioni erano riservate a qualcun altro. Quando poi questo qualcuno era lontano da lui tanto da non comprenderne nemmeno facilmente le motivazioni e da chiedersi se ne fosse meritevole, non era capace di far altro che starsene zitto e sorridere forzatamente ogni tanto, se andava bene. Da quando aveva messo piede fuori dal legno della barchetta sull'isola, infatti, il suo umore era cambiato come le nuvole nel cielo sopra di loro, facendo scivolare via l'entusiasmo naturale che aveva quando passava del tempo con i suoi cugini. Quando i fotografi pagati per un evento che concerneva i Potter, poi, assalirono lui, Samuel e Joy, richiamando a gran voce la loro presenza, con un sorrisetto furbastro sulle labbra carnose, preannunciò fuga certa, già pensieroso di trovare un luogo più tranquillo, dove fingere soltanto per metà. « Vieni qua, dove credi di andartene tu? » Peccato che Samuel lo riconobbe subito, a differenza della stampa, che lo vedeva come un ragazzino viziato e dal temperamento incauto e prendeva ogni suo sorriso come sfida, o ne era spaventata; probabilmente per via di quella volta che, da ubriaco, aveva distrutto la macchina fotografica di un paparazzo contro la macchina vera e propria di un altro... O almeno, erano quelle le cose che scrivevano di solito su di lui. « Non appena becchiamo gli altri ne facciamo una tutti insieme, così facciamo contenta nonna una volta per tutte! » Assecondò il cugino, piazzandosi di fianco a lui e sistemandosi il lembo della giacca che era stato appena tirato da Sam. Doveva essere in ordine: il suo aspetto contava più di altra cosa, visto che la voglia di partecipare già stentava ad esserci. Fece qualche scatto, sorrise, fece il bravo; poi si spostò anche in mezzo tra lui e Joy ed una fetta di fotografi si riversò immediatamente del tutto su di loro. Si guardò intorno, Ander, visibilmente impaziente. Avvicinò le labbra all'orecchio del cugino, quando sotto i flash delle macchinetta fotografiche arrivò ad essere quasi del tutto spazientito. « Sempre se stasera non mi mettono dentro per omicidio. Dove-diavolo-è-Luxanna? » Sorrise bellamente, ma una parte di lui davvero non era sicura di come avrebbe reagito quando avrebbe visto sua sorella minore in compagnia dell'hippie con cui usciva da mesi. Ander non era andato né al Midsummer né al Rave Party, non aveva avuto modo di conoscere questo Zipper - che sembrava fosse stato anche un suo concasato; era stato troppo impegnato con la giocatrice dei Portree Pride che aveva frequentato per mesi e che, qualche giorno prima, l'aveva lasciato dopo averlo accusato di tradimento. Opsie. Proprio accanto a Sam si muoveva lentamente, come lente erano le sue interazioni con le personalità di spicco intorno a loro, per cui Lysander abbassava lo sguardo, pur di non salutare. Si guardava intorno ma si sentiva come in un campo minato, peggio che sul campo vero e proprio. Stava per estrarre qualcosa dalla sua tasca, proprio quando si riconciliarono anche con una quindicenne zia Erin irrequieta. « Amore mio! Ti prego, vammi a prendere un cocktail perché non credo di farcela, penso che potrei morire di commozione ancora prima del discorso. Qualcuno ha da accendere? Oh, merda, forse essendo luogo chiuso non si può fumare. Secondo te sarebbe disdicevole farsi di Erballegra in una situazione formale del genere? No vabbè fottesega, usciamo un attimo e ci facciamo un tiroooOOOH! Che eleganza! Che stile! Amore della mia vita! Joy, sei la favola che questo mondo non si merita. » Scosse la testa, ridacchiando alle parole della zia preferita di sempre - non gliel'avrebbe detto, ma era ovviamente così. Come si poteva non amarla? Rendeva tutto più vivo, più frizzante, meno banale. « Okay zia, prima respiriamo poi ti porto il drink. No, non puoi fumare qui dentro e no, non puoi piangere perché ti rovini il trucco - mannaggia a Salazar, senti che m'avete fatto, voi e i vostri discorsetti - E sì, poi vi prego, ce ne fumiamo una fuori. Di corsa. » Rise di gusto alle parole del cugino e poi fece cenno alla zia e a Sam di seguire la traiettoria della sua mano, con cui prima indicò il contenuto della sua tasca, poi fece loro cenno con l'indice sul naso di mantenere il segreto. Di lì a poco avrebbe cercato un posto più tranquillo dove girarsene una, se lo disse mentre controllava che nessun occhio indiscreto si fosse accorto del giro losco di informazioni. Gli mancava solo essere arrestato per possesso illegale. Si avviò con la cugina fino al palchetto dove di lì a poco avrebbero preso la parola i Potter-Weasley e l'accompagnatore della zia, che era l'unico ospite a parlare contro cui non aveva nulla di contrario a priori. « Non so te, ma io mi sto sentendo piccola così in questo momento. » Le sorrise, ammirando tutta la semplicità e la bellezza di sua cugina, il cui sguardo si perdeva sognante oltre il palco. Ander infilò una mano nella tasca elegante dei pantaloni, la tasca vuota. « Dovresti alzare le tue aspettative, Gioia. » Le disse con un sorrisetto sghembo qualche minuto dopo, quando ormai Albus aveva già iniziato il suo discorso. Non era arrivato neanche a metà che Ander fece cenno a Joy, indicandole direzione in cui si stava allontanando se mai avesse voluto raggiungerlo, lasciando la sala gremita di gente. Si spinse oltre la folla, verso il l'interno del castello, ormai vuoto. Si guardò intorno per orientarsi. Sentiva gli echi degli applausi alle sue spalle, quando finalmente aveva scorto in lontananza quella che sembrava una balconata vuota che dava sulla riva. Stava per dirigersi verso lo scorcio, quando udì un sibilìo, anche piuttosto rumoroso e fastidioso. « PPSSS, tu! » Si guardò intorno perplesso, Ander, non scorgendo altro che antichi arazzi, qualche pianta decorativa e statue di cavalieri qua e là. « OOOHHH?! Qui, a...no, a destraaaa! Dentro la pianta! » Fece tutto il giro con il capo biondastro, Lysander: sopra verso il soffitto, sotto verso il pavimento, a sinistra verso una statua eeee... poi finalmente destra. Dentro la...? Alla vista del viso angelico che scorse dietro una foglia, non riuscì a trattenere una risata fragorosa, finalmente divertita per davvero. « Ebony Burke. Vedi vedi. » Disse, scrutandola da testa a piedi, fasciata in un... vestito? Panno? praticamente da buttare, che si salvava sulla sua figura soltanto per il fatto che fosse il suo fisico tonico ed allenato ad indossarlo. Era tra le prime volte che la vedeva davvero da così vicino, considerando che solitamente tentava di spedirgli le pluffe sul nasino semi-perfetto che ora vedeva ad un palmo dal suo. E non era un brutto spettacolo, tutto sommato. Ma Ander non riusciva a smettere di ridere, come se avesse avuto ancora sedici anni e fosse stato il bulletto di quartiere, che di fatto non aveva mai smesso di essere. « Non. dire. niente. Nonriderenonciprovare. » Provò a fare qualche secondo di silenzio, portandosi una mano sulle labbra per coprirsi la bocca. Ma no, proprio non riusciva a smettere di ridere. « Non dirmi che è la vostra nuova patetica strategia di marketing per assicurarvi gli sponsor. Perché se così fosse, ci metterei mezzo secondo a... » Ma Ebby interruppe le sue paranoie, decisamente fuori contesto rispetto alla ridicolezza della situazione in sé. Chi avrebbe osato presentarsi così ad una cerimonia piena di giornalisti di ogni genere? Soprattuto se facevi parte di una delle squadre più quotate della stagione. « Puoi passarmi la tovaglia? Dai sbrigati, non ho tutto il giorno, e non guardarmi così che non sto scherzando! » Tra tutte le richieste possibili, quella gli sembrò assurda di primo acchito. Era perplesso, ma la Burke non sembrava intenzionata a tollerare un secondo d'attesa di più. « La tov-? » « La tovaglia, quella-che-sta-sul-tavolo, trascinala via! Dammela, forza! » Si avvicinò quasi come riflesso condizionato verso il tavolo poco distante da loro, Ander, continuando ad aggrottare le sopracciglia, dubbioso. Alzò il braccio muscoloso per allungarsi ed afferrare il lembo laterale della desiderata tovaglia, quando un pensiero che gli balenò in testa lo spinse a fermarsi così com'era, col braccio a mezz'aria. « Non credo che mi vada poi così tanto, sai? E se invece... » « No, muoviti, non mi interessa. » Che caratterino Ebby Burke. Perché questa fretta? Immaginò il motivo di tanta urgenza data la pressione dei media che condividevano, ma qualcosa lo spinse a pensare che ci fosse dell'altro, qualcosa di assolutamente segreto ed indicibile che la spingeva a pretendere così tanta tempestività. Pretendere, addirittura, da qualcuno come Lysander Scamander, urlando e scalciando come una bambina impaziente. Ander si passò una mano sul mento, accarezzandosi la corta barba mentre sorrideva pensieroso. Sospirò sonoramente, prima di sottrarre la tovaglia al tavolo e tergiversare un secondo di più; infine la lasciò cadere, arrotolata, sui palmi eleganti delle sue manine femminili. « Possiamo dimenticarci di questo episodio? » Ovviamente no che non possiamo. Ma non lo disse e continuò a sorridere, mordendosi il labbro inferiore mentre appoggiava le braccia sul tavolo per sorreggere il proprio peso. « Potremmo, certo... » E sospese il periodo volutamente, mentre la osservava compiere attività rapide e imprecise con la suddetta tovaglia, che andò a farle da vestito. Non avrebbe saputo dire quale dei due fosse peggio. « Ma credo che verrà ritirato fuori quando meno te lo aspetti, Burke. » le disse, mentre sti stizziva ad alzò il sopracciglio quando lei gli diede una pacca sulla spalla, infastidito dal contatto fisico. « Per stasera, beh.... Mi dovrai un favore. ED ANCHE BELLO GROSSO! » le urlò dietro serissimo, mentre la biondina spariva tra i corridoi, verso il luogo di ritrovo delle comitive di quella sera nefasta. Tornò sui suoi passi lentamente, a rallenty rispetto alla Burke, scoprendo che fortunatamente il momento dei discorsi era finito ed ora toccava alla sua parte preferita: i festeggiamenti. Gli unici ed i soli per cui era valsa la pena imbellettarsi a dovere per un evento targato Potter. Individuò subito sua zia da lontano, insieme ad un accompagnatore diverso rispetto a quello con cui l'aveva lasciata. « Scusa » fece, piazzandosi proprio davanti all'uomo che, ad occhio croce, le stava offerto da bere pensando che potesse chiunque. Cambio di programma, zia, dunque.
    « Zia, io esco un po' a prendere aria, quando ti liberi dalle tue compagnie promiscue, sai dove trovarmi. » Le disse, stampandole un bacio sulla guancia e facendole il gesto "fumare", sorridendo fintamente al tizio prima di rubare un cocktail a caso al bancone e sparire tra la folla. Sorseggiava un qualcosa che doveva essere un Martini Rosso, Ander, controllando il telefono: suo fratello si chiedeva com'era l'aria all'evento e nessuna risposta di Edric al suo invito ad imbucarsi clandestinamente. Insomma, una palla totale. Doveva ammettere però che il mezzo discorso di Albus Potter gli era piaciuto, dunque se lo avesse incontrato, forse - probabilmente - chissà, avrebbe anche potuto perdere cinque minuti preziosi del suo tempo per accennagli mezzo complimento. Forse sì. Sorseggiava il Martini, controllando di tanto in tanto l'orologio al polso e chiedendosi dove diavolo fosse sua sorella, quando si ritrovò proprio davanti ai due cercatori più famosi d'Inghilterra. « Lilac Scamander » le disse, assumendo l'espressione di chi, dopo averla squadrata da testa a piedi, sembrava gradire totalmente ciò si trovava davanti ai suoi occhi. Era davvero bellissima, la piccola grande Lily. Peccato non poter dire lo stesso del suo accompagnatore, il più grande piantagrane nella breve storia della sua carriera. Le si avvicinò all'orecchio e, minuziosamente, le scostò una sciocca di capelli dal viso. « Attenta a non farti rubare la scena » Spostò appena il capo verso di lui per indicarlo, tanto velocemente da risultare impercettibile per chiunque altro non fosse stato Lily. « James. Più Potter del solito stasera, eh » Cosa voleva dire, lo sapeva solo Ander. « Tuo fratello è stato forte. Speriamo che il successo non travisi tutte queste buone...intenzioni. » Gli disse, calcando ogni parola come se fosse pesata a dovere col bilancino. « Ai Potter. Eroi di tutti giorni ed ora, anche della giustizia tipografica. » Era palesemente sarcastico e Lily l'avrebbe odiato per questo, ma con James proprio non riusciva a trattenersi: anni di partite perse e quella era soltanto una piccola vendetta, un accenno di discreta goliardia. Alzò il bicchiere come per fare un brindisi, fintissimo e con la faccia da culo che si ritrovava, senza staccare gli occhi di dosso a quelli del maggiore dei Potter. Mandò giù un sorso e posò il bicchiere vuoto, afferrandone da un vassoio uno di vino rosso, facendo cenno di saluto alla cugina. Si inumidì le labbra, mentre camminava nuovamente verso l'area del castello esplorata poco prima. Era decisamente arrivato il momento dell'erballegra: in attesa di migliore compagnia, quello era ciò che di meglio aveva da offrire a sé stesso. Si avvicinò fino alla balconata, appoggiando i gomiti. Fece un sospiro sonoro, osservando il panorama. Era davvero bellissimo ed i Potter dovevano averci investito molto. Delicatamente lasciò scivolare la mano destra nella tasca, toccando più volte l'esterno prima di infilarla all'interno. Panico. Cazzo. Non sentiva niente. Non c'era niente! Si guardò intorno, poi per terra, poi si sporse fino alla ringhiera per vedere se la magica sostanza, fino a poco prima nella sua tasca, fosse per caso finita di sotto. « Dannazione. »

    Interagito con: Keeping up with the Scamanders tutti </3, Ebony, James, Seth.
    Nominati Lux, Zip, Edric, Albus.

    Fate ciò che volete di quest'uomo!
     
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    « Cioè, guarda te. Sei perfetto. » Perfetto. Quanto avrebbe voluto contraddire Sirius e puntualizzare l'inesattezza dell'aggettivo da lui usato. Jude non si sentiva perfetto, così come sentiva che nulla di ciò che aveva attorno gli apparteneva direttamente, e forse Sirius questo ultimo aspetto era riuscito a comprenderlo. Difatti la sua espressione si fece più seria quando il giovane rampollo dichiarò la propria inadeguatezza, arrecata più dall'invidia che da una vera lontananza da quel mondo sfarzoso che, nella realtà dei fatti, gli piaceva anche. Un sorriso tirato anticipò la mano del piccolo Potter che, rapidamente, invitò Judah ad allontanarsi in una bolla immaginaria.« Ehi.. sei un po' in para? » Come sempre, Sirius, sapeva centrare il punto. Benchè Judah non amasse particolarmente venir smascherato, in quel momento chiuse semplicemente le labbra in una linea sottile ed inarcò le sopracciglia in segno di scialba approvazione, senza nascondere però un sottile velo di dubbio. « Non è proprio paranoia, ma qualcosa che comunque gli assomiglia molto. » Sbiascicò, concedendosi un altro sorso dal bicchiere che, nervosamente, iniziò a rigirarsi fra le dita. Intanto non poteva fare a meno di guardare di sottecchi tutte le persone che lo circondavano, andando a ripescare tra la folla i volti della madre e della nonna. Chissà cosa pensano di me, probabilmente che io sia un fallito! Nella sua testa era più che comprovato che i suoi familiari potessero avere un parere così unanime sul suo conto. « Cosa ti sta pesando, questa roba in generale o il contesto, la famiglia, tuttecose? O.. solo Albus? » Gli occhi a quel punto guizzarono nuovamente sul volto del giovane Potter, al quale Jude rivolse semplicemente un lungo sospiro. Un po' detestava quel terzo grado senza fronzoli, ma d'altra parte ringraziava comunque il cielo per non dover affrontare tutto da solo, entrando in un loop estenuante che probabilmente lo avrebbe condotto in uno stato di psicosi ossessiva. Accennò brevemente a rispondere, ma rimase sospeso sul filo dell'indecisione non appena ragionò su quanto una risposta limpida e sincera potesse gravare sulla coscienza di Sirius. Seppur Judah disprezzasse con ogni più piccola particelle di sè stesso Albus Potter - attualmente ancora di più -, dirlo a Sirius sarebbe stato come colpirlo allo stomaco. E fortunatamente il giovane Carrow ne era cosciente. Così, alla fine, optò semplicemente per scuotere il capo, a fargli capire ingenuamente che non avesse nulla di preoccupante e, nella migliore delle ipotesi, tutto quel malessere sarebbe finito di lì a poco. « Mi sa che l'ho capito cosa ti sta passando per la testa ora.. ma ti posso dire di non fossilizzarti? Cioè, lo so che sembra l'inaugurazione di Albuslandia e che ha fatto un discorso da Ministro della Magia ma tu dimenticalo, è una roba che coinvolge tante persone.. compresa tua sorella! » A quelle parole Jude irrigidì appena i muscoli ed indurì la mascella. Seppur in un mondo ideale Sirius avrebbe dovuto essere un po' come il principe Harry della famiglia Potter, con tanto di rinnegamento a seguito, Jude non voleva proiettare le sue fissazioni mentali sul ragazzo. Un po' perchè comprendeva come ci si sentisse a non avere più una famiglia alle proprie spalle come punto di riferimento certo, un po' perchè sapeva che instillare nella mente di Siri l'idea di avere un bivio davanti, una scelta da compiere, avrebbe comportato probabilmente una rottura netta fra i due. Insomma, Paperella in quel caso avrebbe scelto la famiglia - così come già una volta gli aveva chiaramente riferito -, e JJ era semplicemente troppo egoista per permettersi di rimanere in balia dell'ennesimo abbandono. Pensa a Mun. Pensa solamente a Mun, se proprio non vuoi pensare ad Albus. « Hai ragione, ma ogni volta viene da chiedermi se ce la farò, se potrò mai ...arrivare così in alto.» Perchè mio padre pensava che non ce la farò mai, quindi lo penso anche io, e sto male ogni volta che ne ho le prove tangibili. « Deimos alla mia età era già alla guida della Gringott, Mun alla mia età ha già una carriera avviata, una famiglia...ha tutto. » e io? Io che cazzo ho? Scosse il capo impercettibilmente prima di passarsi le dita sulla barba incolta che gli adombrava il volto spigoloso. « Verrà anche il tuo momento.. e il mio. E il nostro. E quel giorno, saranno loro ad applaudire a te, perché te lo sarai meritato e perché ti amiamo tutti tantissimo. Tutti, Jude. » Il tocco di Sirius lo rincuorò, tanto che Jude sciolse il sorriso tirato in un sorriso sincero e grato per quelle parole - parole in cui non credeva del tutto, certo, soprattutto nella parte in cui Siri sottolineò quanto Jude fosse amato dal mondo intero. Sapevano entrambi non fosse così. « Ora però non ti bacio, che secondo me tua nonna ci sta spiando dall'altra parte della sala e scleramale! Mi fa un po' paura quella donna.. e, cioè, sono cresciuto con Molly Weasley!! » - « Posso dire chissenefrega? » Biascicò, mollando un bacio sulla tempia di Sirius prima di prenderlo per mano e tirarlo nuovamente in mezzo alla calca, carico di un nuovo entusiasmo. « Anzi, hai già avuto il piacere di conoscere mia
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    nonna? Forse dovrei dirle che ho intenzione... »
    e lasciò la frase sospesa a metà, interrotto dalla vista di Fitz, Percy e Greg, tirati in disparte. Ciò che ne rimaneva del Clavis. Con una nota di malinconia Jude tirò dritto, conducendo Sirius direttamente davanti la temibile Sagitta e la nonna, ancora più temibile della prima. « ...Mamma, nonna » Mormorò, accennando ad un mezzo inchino « Siri, perchè non porti qui qualcuno della tua famiglia, per favore? Dovrei parlarvi di una cosa, però forse sarebbe meglio che ci sia qualcuno dei tuoi perchè - beh, per me decido io, ma tu sei ancora il piccoletto di casa. » Inutile anticipare che sia Sagitta che Delphine si guardarono un po' sorprese « ...Ci becchiamo qui fra un quarto d'ora, ti va? » - « Judah, non credo tu abbia bisogno di renderti ridicolo davanti a tutti pur di farti notare » E come dar torto a nonna Delphine che, tutta d'un pezzo, aveva già capito che quell'annuncio avesse a che fare con la megalomania di Jude. Chi non conosceva l'impulsività di Jude meglio dei suoi familiari più stretti? « Perchè non vai a parlare con tua cugina, piuttosto, e lasci in pace il povero Potter che sta solo subendo i tuoi deliri da troppo - e me ne dispiaccio davvero molto. Mio nipote è sempre stato così, caro, e so meglio di chiunque altro come si dimentichi presto delle persone quando si rende conto non gli servano più. Dovremmo chiedere a Sagitta, dico bene? » In un attimo crollò il gelo, ma Jude sistemò elegantemente i polsini della camicia, inspirando a pieni polmoni pur di non rispondere alla provocazione « ...Anzi, trascina anche Albus, sarei felice di complimentarmi con lui oltre che renderlo partecipe della cosa. E' di famiglia. Un quarto d'ora, io devo fare una cosa. » Jude lasciò lì Sirius e il resto della famiglia, procedendo spedito verso i suoi ex compagni del Clavis, ficcandosi tra Greg e Fitz per poggiare la schiena contro il bancone del bar. « Mi piacerebbe partecipare alla reunion, che vi state raccontando di tanto divertente? » Schioccò la lingua contro il palato, massaggiandosi successivamente la punta del naso con la punta delle dita, pensieroso « Stavo pensando..Fitz, quindi tu hai abbandonato definitivamente casa oppure hai intenzione di tornare ora che Nate è andato via? Perchè avevo intenzione di allungare la lista dei coinquilini visto che la solitudine non mi è mai piaciuta e quella casa è troppo vuota per una persona sola. Avresti problemi a riguardo?»

    Parlato zolo con: Siri, nonna e ciò che ne rimane dei Chiavini
    citato: Albussino
     
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    Lyra era seduta al tavolo di uno dei migliori ristoranti di Londra, il preferito di suo padre. Lo aveva evitato a lungo, ma alla fine non aveva potuto fare a meno di accettare il suo invito a cena. Non lo vedeva da giorni, ma lei non era una codarda e non poteva continuare a rimandare. « Come sta andando il tirocinio? » Lyra fece una smorfia mentre si portava alle labbra il bicchiere di vino bianco. « In realtà stiamo aspettando le riassegnazioni, quindi per ora ho solamente gli esami a cui pensare. » Esami che la tenevano parecchio impegnata. Nonostante ciò era più che curiosa di scoprire a quale ufficio sarebbe stata assegnata per quella nuova esperienza. Essere la figlia di Draco Malfoy, ex viceministro, non le aveva reso le cose più facili; anzi il suo diritto superiore sembrava deciso a farle scontare i rancori che provava verso suo padre. « Se vuoi posso chiedere... » « No grazie, non ne ho bisogno. » Scosse la testa delusa, ormai era abituata alla scarsa fiducia nelle sue capacità, ma nonostante ciò ogni volta non poteva fare a meno di chiedersi perchè. Perchè sentisse quello spasmodico bisogno di sminuirla, di farla sentire incapace. Piccato dal suo improvviso mutismo spostò il discorso su suo fratello Scorpius. « Ripetimi perchè tuo fratello ha declinato il mio invito. » Perchè è più furbo di quanto non sia io. Ma in realtà aveva semplicemente un posto migliore in cui essere. « C'è la serata inaugurale del nuovo polo mediatico di Albus, la compagnia Peverell. » Era un progetto ambizioso ma sicuramente rivoluzionario. « L'ennesima pagliacciata, ma non dovrebbe stupirmi dato che tuo fratello e Albus sono culo e camicia da sempre. » Non la stupiva il severo giudizio del padre, dopotutto non aveva mai amato particolarmente i Potter. Nonostante tutta l'acqua passata sotto i poti era ancora bloccato da vecchi e inutili rancori. « Invece è una cosa ammirevole, hanno semplicemente scelto di non essere i cagnolini del ministero. » Il senso di giustizia di Albus avrebbe fatto sì che mai il giornale sarebbe stato censurato o macchinato dai poteri forti, da chi seduto da uno scranno pensava di poter controllare ogni fonte di informazione. « Non ti ci mettere anche tu Lyra. » Il padre si fece versare altro vino mentre la fulminava con il suo sguardo cristallino; uno sguardo sotto al quale si era sempre sentita indifesa e inerme. « Cosa non dovrei fare? Avere delle idee mie che si discostano dalle tue? » Essere un persona pensate con delle idee proprie. Ancora una volta Draco si mostrava per quello che era, un maniaco del controllo che non faceva altro che tentare di tenerla sotto al proprio controllo. Delusa e amareggiata vuotò il suo bicchiere di vino e si alzò dal tavolo facendo un semplice cenno al cameriere. « Potrebbe gentilmente chiamarmi un taxi volante? » Era vestita di tutto punto e l'ultima cosa che voleva fare era smaterializzarsi e presentarsi ad una festa del tutto scompigliata. « Come al solito grazie per la bella serata, ma forse avrei fatto meglio ad ascoltare Scorpius e andare con lui. » « Lyra siediti. » Lo sguardo del padre sembrava non lasciar adito a ribellioni, ma la giovane Malfoy era stanca di dover sempre fronteggiare il suo stesso padre; di sentirsi sminuita e messa in discussione. « No, non sono un burattino e fino a prova contraria sono più che maggiorenne...buona serata. »
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    Si lasciò alle spalle un Draco fremente di rabbia, se solo non fossero stati in un luogo pubblico e frequentato non si sarebbe risparmiato dal tentativo di farla desistere. Ma se c'era una cosa che Draco Malfoy non sopportava erano le scenate in pubbliche, deleterie per la sua immagine di uomo politico. Scivolò tra i tavoli senza esitare, lasciandosi alle spalle una serata che non sarebbe mai dovuta cominciare. Salì sul taxi tirando un sospiro di sollievo. « Dove la porto signorina? » « Ness Island grazie. » Si librarono nel cielo crepuscolare, quella tonalità di blu che precedeva il nero della notte; illuminato solamente dalle luci di Londra. Il viaggio fu breve e senza troppi scossoni, ringraziò il conducente e scese dall'abitacolo. L'ingresso era popolato da fotografi e dai classici ritardatari; coloro che arrivavano appositamente per ultimi nel tentativo di evitare le luci dei riflettori. « Miss Malfoy da questa parte! E' vero che i suoi genitori stanno divorziando? » « Ha già conosciuto la nuova fidanzata di suo padre? » I classici avvoltoi. La recente separazione dei suoi genitori era sulla bocca di tutti. Per quanto sua madre aveva tentato di mettere a tacere le voci non era passato inosservato il suo cambio di residenza. « E' vero che suo padre intende candidarsi alle prossime elezioni come Ministro della Magia? » Lyra non lo escludeva, dopotutto suo padre era un uomo ambizioso e diventare Ministro della Magia era sicuramente una carriera che prendeva in considerazione. Ignorò abilmente tutte le scomode domande, un'abilità che aveva sviluppato negli anni. Il suo lungo abito argentato rifletteva la luce dei flash, quasi come se brillasse di luce propria. Aveva una profonda scollatura e uno spacco altissimo, ma per il resto era di semplice seta, quasi impalpabile al tocco, e senza troppi fronzoli. Si lasciò alle spalle le chiacchiere e si unì alla folla all'interno, proprio mentre il discorso di Albus entrava nel vivo. Tra la folla vicino al palco riconobbe la chioma bionda del §fratello, accompagnato dalla stessa ragazza con cui l'aveva trovato alla festa d'estate. Si ripromise di avvicinarlo più tardi per salutarlo e per aggiornarlo sull'interessante uscita dal padre. Prese un bicchiere di champagne e cercò un punto in cui poter fumare tranquillamente una sigaretta senza rischiare di bruciare il vestito di qualcuno. Mentre abbandonava il punto più gremito venne superata da un volto leggermente conosciuto. Qualcuno che altrettanto abilmente perse un piccolo pacchettino dalla tasca dell'abito. Si chinò leggermente per raccoglierlo e subito riconobbe il famigliare odore di erba allegra. Qualcuno sa ancora come divertirsi. Divertimenti a cui Lyra aveva messo fine quando pensava che la sua vita stava per cambiare radicalmente, divertimenti che poi non aveva più riabbracciato. « Dannazione. » Picchiettò brevemente il ragazzo sulla spalla e sventolò il pacchetto sotto al suo naso. « Perso qualcosa? » Lysander Scamander era uno dei cugini di Sam, e proprio grazie a quest'ultimo aveva avuto modo di conoscerlo brevemente. « Sono certa che qualcuno sarebbe stato più che felice di divertirsi a tue spese. » Lasciò che il ragazzo si riprendesse la sua preziosa scorta e prese le sue sigarette, abilmente nascoste nella sua minuscola pochette da polso. Accese la sigaretta e lasciò che la nicotina le bruciasse la gola. Lyra fumava raramente, solo in momenti di intenso stress e dopo l'incontro con il padre sentiva il bisogno di scaricare la tensione. Lasciò vagare lo sguardo tra la folla, incappando nell'alta figura di §James circondato dal suo nutrito gruppo di amici. Poco lontano §Emilia si godeva la compagnia del §festeggiato della serata e della sua futura consorte. « Ti nascondi da qualcuno o stai solamente cercando di evitare di dividere la tua preziosa scorta con i classici scrocconi? » Lyra si appoggiò alla colonna e liberò una flebile scia di fumo dalle labbra dipinte di rosso.

    Interagito con Lysander, citati brevemente gli Gneni, James ed Emilia

     
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    Mantenere il contegno di fronte a una folla inferocita di fotografi non è mai stata cosa difficile per James Potter. Animale sociale per eccellenza, ha sempre avuto un rapporto decisamente disteso con gli operatori del mondo giornalistico. Non ha mai trovato difficile e fastidioso mostrarsi spontaneo di fronte ai flash dei fotografi, e quella sera, nonostante le decine di domande indiscrete, non è diverso. E' tranquillo e perfettamente a suo agio al fianco della Cercatrice dei Cannons, e nonostante la sua temerarietà nel non rispondere ad alcun tipo di provocazione o domanda di troppo dei giornalisti, appare divertito e sereno nel mostrarsi in pubblico al fianco della bionda. E' una cosa non da niente apparire in pubblico al fianco di una ragazza; per i più quello è il chiaro segnale del fatto che sono andati oltre lo stadio del flirt. E' come una dichiarazione di intenti; go public, lo definiscono in gergo giornalistico. Ma nonostante ciò il giovane Potter non sembra provare alcun tipo di imbarazzo nel fluttuare su quella sottile pattina di sottintesi e commenti maliziosi. « Beh è stato davvero interessante.. » Asserisce mentre afferra due coppe di champagne porgendone una alla bionda, mentre si dirigono verso la sala principale del castello. Per James la sede operativa dei ribelli è un posto alquanto sconosciuto. Durante la ribellione, non è mai stato fermo in un posto solo, visitando la struttura solo di tanto in tanto. Viene quasi subito intercettato da sua madre. La saluta con un bacio sulla guancia, stringendo al proprio fianco Lily. « Mamma, ti presento Lilac. » La rossa sorride. « Lilac, tesoro, sei incantevole. » Operante nel mondo del Quidditch da una vita e capo del Dipartimento di Sport Magici per diversi anni, Ginevra Potter conosceva chiunque avesse volato nella Lega del Quidditch per più di un paio di mesi. « ..anche tu stai bene. » Continua poi dando una leggera carezza al maggiore della sua cucciolata, prima che a raggiungerli sia proprio Harry Potter in persona. Fa gli onori di casa anche con lui, fermandosi a parlare del più e del meno per un po', evitando con grande nonchalance rendere le cose imbarazzanti o innaturali. Almeno i miei sanno ancora essere persone discrete; e infatti, in quanto a discrezione gli sposi Potter si comportarono in maniera eccelsa come al solito. D'altronde con tutti i guai in cui si erano ficcati, vederli per una sera tutti e quattro i fratelli Potter in una situazione pressoché normale doveva essere un grosso sollievo per Ginevra e Harry. Assistettero insieme ai discorsi susseguitisi sul palco. Ad un certo punto il moro aveva persino avvicinato le labbra all'orecchio della bionda sussurrandole qualche parola di troppo all'orecchio.
    « Vieni da me dopo, oppure dovrò accompagnarti a casa come un vero gentiluomo? » Chiede in un sussurro al suo orecchio mentre il primo intervento di Dash Meachum inizia. « Sono pronto a farlo sai.. » Continua esercitando una leggera pressione sul fianco di lei mentre posa un bacio leggero sui suoi capelli. « ..ma una parte di me spera in una conclusione differente della serata.. » Vengono interrotti da un boato di applausi che lo obbliga a battere le mani a sua volta nonostante abbia sentito l'intervento solo a tratti. E continua così lungo l'intero spezzone di interventi, prestando maggiore attenzione solo all'intervento di Albus, di fronte al quale si permette di fischiettare contento e orgoglioso degli obiettivi del fratello minore. [...] « Tuo fratello è stato bravissimo! Dovresti prendere lezioni da lui, sai, per ciò che dire alle interviste! » Scoppia a ridere abbracciando l'amica con premura prima di posarle un bacio sulla guancia. « We, adesso non esageriamo. Fino alla prova contraria sono ancora un maestro nell'evitare le catastrofi mediatiche. Se non è questo un merito.. » Alza il bicchiere in direzione di Joy, guardandola di sottecchi, prima di squadrarla dalla testa ai piedi. « Dillo che sei in fase acchiappo. Stasera stai benissimo.. » Pausa ad effetto prima di poter essere incastrato. « ..come sempre! » Sia mai che mi sento dire che faccio complimenti di merda. « Appena salutiamo un po' di gente, riunione al bancone.. e non accetto un no come risposta. » Poco dopo i suoi occhi incontrano quelli della sua anima gemella. In realtà non si erano già visti all'entrata, oltre ad aver passato diverse ore quello stesso giorno insieme, prima della festa, ma non è per questo che eviterà di passare un po' di tempo con Ted. Certo che non è affatto semplice conciliare la presenza di Ted e Joy alla stessa festa. Gli fa cenno di vedersi tra poco al bar, senza risparmiarsi uno sguardo imbarazzato di fronte al saluto fugace appena scambiato con la migliore amica, nonché ex ragazza dell'altro. Nel vederlo spostarsi nella sala insieme a una bionda a caso, scuote la testa e alza gli occhi al cielo. Certa gente non riesce a fare a meno di essere tossica. Non condivide tutto ciò con Lily, sia per una questione di cameratismo, sia perché non vuole immischiarsi nella faccenda più del dovuto. « C'è solo un capitano! » « Eccolo che arriva.. » Commenta in direzione di Lily prima di salutare Peter con una pacca sulla spalla, ricercando al suo fianco Olympia. A quel punto James si stava già abituando all'idea dei due insieme, ed era anche contento - seppur ancora preoccupato - che i due si frequentassero. La rossa tuttavia, non era con lui. « Fra-ti-emme, stai d'incanto. First lady! » « Ammazza, pure tu sei sobrissimo stasera. » Commentò con un tono scherzoso la giacca del migliore amico. « Oh guarda che dopo ci dobbiamo beccare a bere qualcosa. Quindi prendi Oly e fai in modo di esserci per quando farò il brindisino. » Il brindisino? Si, il brindisino. [...] « Giuro che è sempre strano vedervi con qualcosa di diverso dalla divisa o dalla roba da allenamento. Quasi non vi riconosco vestiti come si deve! Ci vediamo dopo per bere qualcosa? Prima ho visto Ted e… beh, presumo che anche Fred sia da qualche parte.» Potrei dire la stessa cosa. June stava d'incanto quella sera, non che fosse mai davvero fuori posto o meno impeccabile. Nonostante risultasse estremamente sbarazzina e disinteressata sul fronte modaiolo, riusciva sempre ad essere la punta di diamante dei Falcons. « Si si Fred è venuto. Ho dovuto fare una grande opera di convincimento ma è qui da qualche parte. Anzi, dobbiamo bere tutti insieme. Se lo vedo lo recupero io.. » Rimasti nuovamente da soli, osserva per qualche istante June scomparire nella folla prima di voltarsi verso Lily. « Mi sa che tutta questa storia del bacio del rave fa ancora un po' strano.. » Si stringe nelle spalle e alza gli occhi al cielo. Mai un giorno senza drammi in questa lega. « Non chiedere.. non so niente. A volte fatico un sacco a stare dietro a tutte le vicende della mia famiglia e annessi. Però.. stavo pensando. Ora io lo so che non è che la gente deve vedersi necessariamente sul lavoro. » E dicendo ciò posa entrambe le mani sulle spalle della giovane Scamander. « Però.. stavo pensando. Fred non se la passa molto bene, Joy idem.. sono entrambi single. Non lo so.. » La butto lì. « Magari tra uno shottino e un altro.. » Buttata lì proprio a casaccio. [...] « James. Più Potter del solito stasera, eh. Tuo fratello è stato forte. Speriamo che il successo non travisi tutte queste buone...intenzioni. » Lysander Scamander, signori e signore. Stira un sorriso millimetri in direzione del giovane Scamander, portandosi la seconda coppa di chamapagne alle labbra. « Non ci sono mai abbastanza Potter. Purtroppo la nostra a differenza di altre è una specie in via di estinzione.. » Non ha gradito il commento su Albus, né tanto meno la frecciatina diretta alla sua persona. « Ai Potter. Eroi di tutti giorni ed ora, anche della giustizia tipografica. » Sollevò un sopracciglio rivolgendo uno sguardo perplesso a Lily. « Credo si chiami obiettività dell'informazione però.. » Commenta con garbata diplomazia. Joy sarebbe orgogliosa di lui. Sono o non sono il migliore nell'evitare le catastrofi? « ..mi rendo conto che può essere letta anche in maniera differente. » Oserei quasi pensare che sei un po' invidioso, Scamander. « Ah.. la banalità del male. » Commenta in maniera spensierata stringendosi nelle spalle prima di veder congendare Lysander senza ulteriori cortesie. Resta a fissare il punto in cui è scomparso per qualche istante prima di sospirare. « Alle feste non ci si annoia proprio mai. » Mi chiedo chi mi prenderà a pugni questa volta.
    E infatti, dopo aver lasciato Lily andare a salutare qualcun altro tra i suoi amici, viene investito dalla personalità frizzantina della cugina MJ. Appoggia la spalla contro una delle colonne portanti della sala, scrutando i presenti con un leggero distacco, prima di rivolgerle un leggero sorriso. E' un po' tutto strano tra loro, dopo il rave, ma nonostante questo, James ha tentato di ignorare la questione il più possibile, preso com'era dai suoi di problemi. « Jamie. Ciao, penso che sia arrivato il momento di conversare con il giusto distacco emotivo sulla questione "Rave" » Oh ecco, finalmente. Mi stavo già stancando di avere altre situazioni strane anche in famiglia. « Sono d'accordo.. però.. non dobbiamo per forza.. » ..farlo stasera. Prima di poter finire la frase però, la piccola Weasley continua. « Ci sono un po' rimasta male che tu non ti sia fatto vivo, perché era ovvio che stessi male. Che sto male. » Quelle parole lo lasciarono leggermente sorpreso. Non era certo un insensibile, James, anzi.. tutto il contrario e si dispiaceva anche per i problemi della cugina. Resta però che io non ho fatto proprio niente. « Però capisco che i miei gemelli siano stati decisivi quella sera... Ted aveva ragione. Io faccio parte di questa famiglia. Anche se a volte siete davvero presuntuosi, indisponenti e soprattutto matti scocciati... Tutto questo per dire, niente: che mi dispiace. Davvero. Se Iago ha qualche problema con voi, che si fotta. » Restò per un po' in silenzio, a sguardo basso, annuendo tra se e se senza sapere di preciso cosa dire. « Senti MJ, non importa possiamo parlarne un qualunque altro giorno. E' andata. » Non poteva però nascondere del tutto un velo di disappunto e di delusione che provò nel sentirsi ancora una volta velatamente attaccato. « Non ti ho chiamato perché ho avuto tante cose per la testa.. » Però non si tratta solo di quello. « ..ma anche perché sinceramente non ho capito perché hai scaricato tutto su di me. Serio MJ, lo dico per te, rilassati! L'unica che sta vedendo questa famiglia come un covo di presuntuosi, indisponenti e.. - aspetta com'era.. matti? - l'unica sei te insomma. » Dice quelle parole con un tono rassegnato, stringendosi nelle spalle. « Ted vive con Oliver che gioca nei Cannons.. io sto uscendo con Lily, e metà della nostra famiglia ha amicizie tanto nei Falcons quanto nei Cannons. A me sinceramente di cosa pensa Iago interessa poco.. però questa ostilità nei suoi confronti l'hai vista solo te. Stavamo scherzando.. tutti quanti. » E sinceramente mi scoccia anche il fatto che devo giustificarmi in merito, perché è semplicemente impensabile che devo sentirmi che sono indisponente per una fottuta battuta. « E poi.. MJ.. sinceramente è solo un fottuto sport. Scendiamo in campo per divertire la gente. Non stiamo combattendo la Terza Guerra dei Maghi. » Contestualizziamo, che cazzo! « Finché la gente va allo stadio io vengo pagato comunque. Di chi tifa il tipo con cui stai uscendo, non mi frega niente.. volevamo solo rompere il ghiaccio. Ma se per te, osannare la squadra che tifa Iago era così importante, forse il problema non è nemmeno di Iago. » Posa una mano sulla spalla della cugina, stirando un sorriso gentile, seppur celi una leggera dose di delusione. Si sente confuso. Mi stai voltando le spalle per una cazzata, e mi stai giudicando sulla base di nulla. « Torno da Lily. Ne parliamo un'altra volta, che dici.. » [...] La sorprese alle spalle in un momento in cui la sorprese da sola. « Allora.. cosa vuoi fare? Ancora non ho beccato nessuno dei miei fratelli. Tu li hai visti? » Dicendo ciò si accorse della scena al bar. Le diede una leggera gomitata osservando proprio suo cugino in compagnia della sorella di lei. Non solo ho occhio per queste cose, ma sono un cazzo di oracolo. « Ci mettiamo la carica dei centouno o li lasciamo da soli? »

    Interagito con Lily, Joy, Peter, Junie, Ander, MJ;
    Nominati Ted, i brotherz, Fred e boh pure qualcun altro ma non me lo ricordo.
    Scusatemi se mi sono scordata qualcuno.. non è cattiveria, è che ho dovuto mettere insieme un botto di interazioni.



     
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    « Di tutti i posti in cui pensavo di dover espormi sulla situazione politica americana, un evento targato Albus Potter è l'ultimo che mi aspettavo. » Saluta Scorpius con una pacca sulla spalla, riservando la stessa accoglienza al padrone di casa. Ha raggiunto i due amici di bevute con leggero ritardo, dopo essersi fermato un po' troppo in compagnia dei giornalisti. Che lo volesse o meno, quella sera non vestiva solo i panni del migliore amico intento a sostenere le buona riuscita del successo di Albus, ma doveva necessariamente mostrarsi anche in linea con l'atteggiamento diplomatico del padre rispetto all'apertura del nuovo gruppo editoriale del Regno Unito. Nonostante i buoni rapporti e un amicizia decennale con i big della Gazzetta, i Gauthier hanno sempre preferito immischiarsi ben poco negli affari inglesi, mantenendo piuttosto un clima collaborativo con la stampa al di là dell'oceano. Essendo il colosso della sua famiglia un big deal tanto in Canada quanto negli States, non potevano permettersi di mostrarsi apertamente ostili nei confronti di quell'iniziativa. Vista poi la viciananza tra il maggiore di casa e il giovane Potter, vestire i panni del rappresentante di punta del gruppo editoriale di famiglia era diventato un must. « Teso? » Chiede di scatto al moro sollevando un sopracciglio con fare allusivo. Sapeva che se la sarebbe cavata e che anzi, avrebbe fatto un lavoro di tutto rispetto. Se c'era qualcosa di cui era sicuro era che Albus sapeva mettere sufficiente passione nelle cose da non risultare mai fuori posto. « Sbaglio o tu invece sei da solo? » Compie una leggera pausa volgendo lo sguardo verso il biondo. « Viste le voci di corridoio, mi aspettavo di vederti in dolce compagnia. » Ok, forse ti sto punzecchiando un po' troppo. « Peccato. Sembrava simpatica.. anche se un po' manesca. » Un po' tanto manesca. « Beh, vi lascio. Devo cercare Greg. In bocca al lupo, Al.. e.. confido di vedervi entrambi più tardi per un giro di bevute. » Fu allora che individuò nella folla la chioma dorata di Betty Branwell. Restò a osservarla per qualche istante prima di avvicinarsi. « Mi sembrava di aver visto questi occhioni da cerbiatta. » La sua personale parte preferita della giovane Branwell. Lo sguardo. Le sorrise, avvicinandosi quanto bastasse per salutarla con un leggero bacio sulla guancia. « Sei incantevole. » Si rivolse poi al suo accompagnatore, allungando una mano nella sua direzione. « Fitzwilliam Gauthier. Non so se ti ricordi di me. Andavamo a scuola insieme.. ma immagino che era all'incirca una vita fa. » E noi tutti siamo ormai persone differenti. Perché non cominciare da capo. Di Aidan ricordava poco se non la sua improvvista partenza. Di quella si era parlato abbastanza; il Serpeverde scomparso nella notte. Non ricordava di averci mai parlato, specie perché il ragazzo era un anno avanti rispetto a lui. Tuttavia, considerato che ora sembrava esser tornato a frequentare ambienti a lui cari, oltre a frequentare - perché si frequentano forse? - una persona per lui importante, gli sembrò giusto ricominciare col piede giusto. « Magari dopo riusciamo ad aggiornarci.. sulla vita, immagino. » Dicendo ciò si congedò, attirato come dal canto di una sirena verso altri lidi. Lui era in compagnia di una loro comune conoscenza. Restò quindi a contemplare quell'immagine per tutto il tempo necessario; stava parlando con Theo Watson quando i loro sguardi si incrociarono, ma Fitz decise di agire con discrezione, attendendo che la mora liberasse il campo. « Complimenti Theo, sei meravigliosa. » Disse quando, le loro figure si incontrarono brevemente prendendo poi le direzione opposte. Raggiunse quindi Greg, porgendogli una delle coppe di champagne recuperate lungo il tragitto. « Oh guarda che coincidenza! Non mi aspettavo proprio di vederti! » Disse con un'espressione fintamente sorpresa mentre gli porgeva una delle due coppe. Erano arrivati separatamente e in solitudine avevano calcato anche la passerela che portava alla festa. In fondo non avevano mai parlato dell'atteggiamento da mantenere in pubblico, specie di fronte a orde di giornalisti. Allo stato attuale, le cose tra i due erano davvero ambigue. Fitz non vedeva nessun altro, né sembrava provare un particolare interesse nel farlo, ma al contempo, non sembrava particolarmente interessato a decidere a che punto fossero. Ciò di cui era certo è che, fino a quel momento le giornate trascore in compagnia del biondo non erano mai state noiose. Ascoltarono insieme gli interventi, commentando di tanto in tanto alcune delle dichiarazione. Fitz appludì con vigore quando l'amico salì sul palco e altrettanto fece quando il suo discorso si concluse, gettando di tanto in tanto uno sguardo in direzione di Greg. Come stava vivendo quella situazione? Di certo doveva riportargli alla mente diversi ricordi per i quali, Fitz sembrava provare addirittura una punta di invidia, considerato il suo marginale coinvolgimento in tutto ciò che quel posto significava per alcuni degli incitati. « Allora è bello tornarci? Dico qui.. » Vi era una punta di genuina curiosità nella sua domanda. « Soprattutto non più con la consapevolezza di fare qualcosa di illegale. » Scoppiò a ridere e scosse la testa. « Anche se ammetto che quel pizzico di illegalità ha un po' di je-ne-sais-quoi. » E invece lo sapeva eccome, Fitz. Lo sapeva e glielo tramise senza particolare vergogna mentre squadrava dalla testa ai piedi il giovane Olivander. Si morse il labbro inferiore e sospirò profondamente portandosi la coppa di champagne alle labbra. « Dovrai raccontarmi un po' meglio tutta la vicenda prima o poi. » [...] « Eccovi! » Salutò Percy con una stretta di mano, prima di ricercare al suo fianco la sua dolce metà. Evidentemente anche la Morgenstern è impegnata nel duro gioco delle relazioni pubbliche. « Fa un po' strano, non trovate? Sembra una di quelle feste a cui abbiamo sempre partecipato. E al contempo si tiene nel posto più simbolicamente distante da esse. Mi avessero detto di questo giorno qualche anno fa, avrei risposto "Ad Kalendas Græcas". » L'ossimoro per eccellenza. Storse il naso, Fitz, annuendo appena con un'espressione divertita. Non sapeva più quale era il significato de le loro feste, né ricordava l'ultima volta che avevano passato una serata normale in compagnia degli altri.
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    Allo stato attuale gli sembrava ci fossero due barricate. Una cosa che appariva piuttosto ridicola a maggior ragione ora che una parte della barricata aveva ricevuto un colpo mortale. Nate era partito, e poi.. poi c'è il destino di Thomas. Nonostante gli asti passati, ancora non aveva metabolizzato completamente quanto era accaduto. « Beh.. di certo questa serata mi sembra la perfetta metafora dell'evoluzione. » Gli unici che forse non si sono evoluti abbastanza siamo proprio noi. Noi come branco. Noi come società. Un noi che non esiste nemmeno più. « Alle Calende Greche. » Disse a sua volta alzando il proprio bicchiere in direzione degli altri due. « Mi piacerebbe partecipare alla reunion, che vi state raccontando di tanto divertente? » Lasciò spazio agli altri due di discorrere con Judah, non sentendosela né di andarsene, né di mostrarsi particolarmente propenso nei confronti del giovane Carrow. Quella sera, diversamente da altre volte sembrava più propenso nei confronti degli altri, ma in fondo, decise di andarci comunque coi piedi di piombo, considerato il suo umore altalenante. « Stavo pensando..Fitz, quindi tu hai abbandonato definitivamente casa oppure hai intenzione di tornare ora che Nate è andato via? Perchè avevo intenzione di allungare la lista dei coinquilini visto che la solitudine non mi è mai piaciuta e quella casa è troppo vuota per una persona sola. Avresti problemi a riguardo? » Lo sguardo di Fitz saettò con una certa confusione da Greg a Percy, non sapendo esattamente come interpretare quella richiesta. Mi sta buttando fuori definitivamente o mi sta chiedendo di tornare? O nessuna delle due? A quel punto, che non sapesse trattare con Judah Carrow era abbastanza evidente. Restò per un istante a rifletterci su - più a quali parole scegliere che al contenuto di quest'ultime. « Se devo essere sincero non so quale sia la situazione a questo punto. Avevo concordato con Nate che avremmo deciso un giorno per discutere del passaggio di proprietà. » Ma tutto ciò accadeva prima fosse lui a decidere di andarsene inaspettatamente. « Ho il biglietto da visita del suo avvocato. Visto che dubito fortemente che vorrà ancora la mia parte di proprietà, se non sei a corto di soldi potresti invece provare a ottenere tu la sua. » Un piccolo passo. Si inumidì le labbra e osservò tutti e tre. « Quello è stato il primo posto in cui ci siamo riuniti dopo la fine di tutto. Senza pensatoi.. o stanze segrete.. o.. cose di quel tipo. Sarebbe un peccato gettare alle ortiche un luogo di ritrovo che potrebbe sempre ospitare anche solo per pochi giorni una povera anima in pena rimasta senza dimora fissa. » E dicendo ciò rivolse uno sguardo eloquente a Percy. Non gli aveva mai chiesto perché dopo l'assemblea aveva dormito per diversi giorni a casa loro, ma questo non significava che non aveva capito. « Mi piacerebbe conservare la mansarda. Anche solo come appoggio per qualche sera quando faccio tardi in aula studio.. » Si stringe nelle spalle; non è mai stato del tutto contento di lasciare la sua amata mansarda per evitare di discutere con gli altri. « Sulle altre stanze hai via libera. Forse potrei chiedere a Scorpius se cerca un posto nel campus. Ma non mi vengono altre persone in mente. Sempre che voi due non cerchiate un posto a Hogsmeade. »

    Interagito con Scorpius, Albus, Betty, Aidan, brevemente Theo, Greg, Percy e Judah.


     
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    « Lily, hai visto i miei orecchini? », la voce di Joy cattura l'attenzione della Serpeverde, intenta a raccogliere i capelli biondi in una coda di cavallo bassa. Si guarda intorno con fare circospetto, analizzando ogni centimetro di spazio della stanza spaziosa - e al contempo visibilmente disordinata. «No, non mi pare.. Piuttosto, non è che tu hai visto i miei? Credevo di averli posati sulla scrivania.», sbuffa, per poi accogliere l'improvvisa illuminazione. Pepper. Sorride divertita: è segno che il piccolo Snaso si stia definitivamente riprendendo. Una volta allacciata la famosa cerniera dell'abito, sulla quale ha a lungo scherzato con James, Lily si precipita in cucina e agguanta la sua Pepper dalla cuccia morbida e accogliente. «Mostriciattolo. Tira subito fuori gli orecchini. Avanti.», inizia a solleticarle il ventre, provocando un'esplosione di gioielli e cianfrusaglie d'ogni tipo. Tra cui le chiavi dell'armadietto dello stadio di Chudley. Era pure ora. Mi sa che devo scusarmi con Ander - rimugina sul fatto di avergli assestato almeno una dozzina di pizzicotti, convinta che dietro sfinimento si sarebbe deciso a renderle le chiavi rubate per scherzo. Invece eri proprio tu, teppistella! Mette giù Pepper promettendole una scorpacciata di Galeoni - che infatti subito consegna, neanche fosse una camera blindata alla Gringott, solo perché non ha cuore di uscire di casa portandosi sulla nuca lo sguardo straziato dello Snaso. « Siete stupende. », Joy decreta il suo verdetto una volta completata l'infinita preparazione. «E tu? Ti sei vista? Sei il sole!», esclama Lily, ammirando non poco il fisico slanciato della sorella, avvolto in un abito che le calza a pennello. «E tu, Lucina? Nessuna anticipazione sulla serata? Il signor Meachum non ha spifferato niente? Sono troppo curiosa di saperne di più - ammetto di aver provato a sondare il terreno Potter con scarsi risultati, fa spallucce, colpita dal cameratismo tra i discendenti di Peverell. Le ricorda un po' la fiducia cieca che vige solida all'interno del nucleo Scamander. Da questo punto di vista ci capiamo eccome. Sorelle e cugini prendono la via di Cherry Island in perfetto orario, ed è proprio una volta messo piede lì che la truppa viene letteralmente assaltata da uno sciame di persone. Per non parlare del momento in cui Lily sfiora il braccio di James, immortalato da un indescrivibile quantitativo di fotografi e, possibilmente, titolo di uno dei paragrafetti di Strega Moderna dell'indomani, della serie - Liles prossimi al matrimonio, che la piccola Scamander sia incinta? -, ed altre simili varianti. « Beh è stato davvero interessante.. », asserisce James porgendole una coppa di champagne. Lily la fa tintinnare contro la sua, prima di bere. «E mi sa che ancora non abbiamo visto niente.», risponde lei, in febbricitante attesa del discorso di Albus - un po' come tutti, quella sera. « Lilac, tesoro, sei incantevole. », una voce calda e sicura si accompagna allo schiocco di un bacio sulla guancia. Ginevra Potter - la cara e dolce Ginny, come tante volte mamma Luna l'ha descritta -, le si affianca in un sorriso smagliante. A parte il giusto livello di ansia da prestazione relativo al fatto che si tratta della madre di James - cosa che le fa strabuzzare appena gli occhi nel momento in cui lo ricorda -, i muscoli facciali di Lily si rilassano, modellandosi sull'espressione di Ginny. «Buonasera signora Potter! Grazie mille, davvero.», forse avrei dovuto evitare il termine signora? Però, insomma, neanche chiamarla direttamente col nome... Aiuto, ormai è andata. Alla signora Potter si affianca ben presto il marito, cicatrice a saetta simbolo di una generazione. Che esempio - Lily non può fare a meno di pensare, volando per un attimo con la mente all'aneddoto raccontato da mamma sulla spedizione per recuperare la Profezia all'Ufficio Misteri. Le brillano gli occhi quando parla dei suoi amici. L'Ordine della Fenice che li ha raccolti tutti, per quel che vale, continuerà ad esistere sempre finché i suoi membri nutriranno tanta stima, rispetto ed affetto reciproco. «Buona serata anche a voi, a presto!», li saluta così, Lily, quando la coppia si congeda, rivolgendo loro un sorriso contento e guardando di sottecchi James. Ride piano, lasciando che la tensione scivoli via. «Oh, beh. E' stato interessante anche questo.», commenta Lily, esprimendo l'accezione positiva di quell'aggettivo. L'incontro coi Potter è stato la cosa più naturale del mondo. Aspetta di vedere come farà mamma Luna - immagina già una caccia ai Nargilli in giardino, con Pepper e... Oh. Salt. Si rende subito conto di avercelo addosso nel momento in cui una sensazione di solletico si intensifica sul fondoschiena. «Oh, a quanto pare siamo in tre.», borbotta, mostrando l'Asticello arrampicatosi sul suo dito indice. Salt è il trovatello che ha scovato nei prati scozzesi circostanti la villetta di nonna Lucille, nella breve vacanza di inizio Settembre. Il signorino si lancia su James, arrivando sino al papillon e iniziando a tirarne le estremità per raddrizzarlo. «Gli ho insegnato bene.», si vanta, Lily, afferrando il tenero Salt e riponendolo al sicuro sulla propria spalla. « Mamma mia quanto siete wiztagrammabili. On your way to break the internet, proprio. Dai raga, ci si becca dopo tutta la trafila per bere, ok? », la coppia viene intercettata da Ted subito dopo, strappando un sorriso amaro a Lily. Oh, quanto vorrei ridere alle tue battute e al contempo prenderti a pugni! - è questa la sensazione che prova di fronte all'amico, ex ragazzo di Joy, ed immagina che James possa capirla alla perfezione. Si trovano, più o meno, nella stessa situazione: tra due fuochi. «Prometti di riservare per noi i tuoi cocktail migliori o ti recensirò malissimo all'armata lupette.», gli fa l'occhiolino, per poi tornare a concentrarsi sul primogenito Potter. Il quale avanza una proposta decisamente allettante. « Vieni da me dopo, oppure dovrò accompagnarti a casa come un vero gentiluomo? Sono pronto a farlo sai.. ma una parte di me spera in una conclusione differente della serata..», una piacevole sensazione di pelle d'oca solletica Lilac Scamander quando James affonda le labbra provocanti tra i suoi capelli chiari.
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    «Dici che per forza una cosa escluda l'altra?», mi chiedo in che modo decada lo status di gentiluomo tra le mura di casa tua - riflette, facendo la finta tonta in un siparietto di pessima recitazione. «Nel dubbio accetto il rischio di concludere la serata alla tua maniera, i gentiluomini sono un terribile cliché destinato a naufragare miseramente. Mai fidarsi del sorriso angelico dipinto sulle labbra dell'insospettabile di turno. « Noi non siamo un partito. Ma siamo la storia mai raccontata di un popolo nuovo. E da oggi, questa storia la racconteremo. », il discorso di Albus contribuisce a metterla di buon umore. Le ricorda la discussione affrontata con Tris solo qualche mese prima, quando la necessità di unire poli opposti si è fatta impellente. Quando è emersa la loro inconfutabile diversità, che non per forza rappresenta una trappola. A volte può essere l'elemento di congiunzione. Fanno parte di un popolo variegato: non del partito "Inverness", "Chudley Cannons", "Ministero della Magia" e chi più ne ha più ne metta. Bisogna raccontare una storia nuova, come ha detto Albus. « Siete proprio da copertina, comunque! », Joy scherza con James e la riporta coi piedi per terra. Lily poggia la testa sulla sua spalla, scoccandole un bacio in guancia. Salt inizia a fare le feste alla sua Scamander preferita - mostriciattolo, guarda che non ha portato foglioline per te, siamo ad un galà!, lo rimbecca Lily con lo sguardo, ripromettendosi poi di regalargli un po' di menta del Mojito che ha assolutamente intenzione di ordinare di lì a breve. « Lily! Sei mille volte più bella che su Witzagram! », un'esuberante Juniper Rosier saluta sorridente lei e James, facendo alcune battute sulla mise elegante della serata. Lily ridacchia, aggiungendo poi: «Oh sì, poco fa Ted ci ha calorosamente invitati per un brindisi tutti insieme. E comunque, June, sei una visione! Sono dell'idea che vanno organizzati più eventi, se questo è il risultato.», le fa l'occhiolino prima che la ragazza scivoli via tra la folla. « Mi sa che tutta questa storia del bacio del rave fa ancora un po' strano.. Non chiedere.. non so niente. A volte fatico un sacco a stare dietro a tutte le vicende della mia famiglia e annessi. Però.. stavo pensando. », James ammette di essere all'oscuro di eventuali retroscena sul disguido del rave, da Lily seppellito a livello inconscio pur di non esserne ulteriormente turbata. Poi ipotizza un possibile flirt tra Joy e Fred. «Sai che non lo so? Nell'ultimo periodo mi è sembrata... Presa. Inizio a pensare ci sia qualcuno dietro, chissà. Ancora non mi ha detto nulla. Nel frattempo..», prima di poter indicare a James altri amici da salutare, viene intercettata da suo cugino. « Lilac Scamander. Attenta a non farti rubare la scena. » , la bionda gli rivolge una delle sue occhiatacce di disappunto: la stessa che si è beccata Pepper qualche ora fa, prima che uscisse. «Lo ritieni possibile, Lysi?», commenta sarcastica, utilizzando un soprannome inconsueto solo per dargli fastidio. «Tu attento a non combinare casini.», gli schiocca un bacio sulla guancia, dunque gli sussurra: «E magari facciamo un po' meno il mitico, che dici? Nonna Lù ti darebbe tanti di quei ceffoni..!», e rischi di essere disarcionato dalla scopa dalla sottoscritta al prossimo allenamento. «Hai visto Luxanna per caso? Hai fatto il bravo, domanda, roteando gli occhi, sapendo perfettamente quanto Lysander sia geloso in certi contesti. Il cuginetto le schiocca un bacio volante prima di vuotare il contenuto del proprio bicchiere ed allontanarsi dalla coppia. Di nuovo soli, è Lily a quel punto a portare le mani avanti e a sottolineare: «Chi era che faticava a star dietro alle vicende della propria famiglia?», ridacchia, ironizzando sugli Scamander - che, comunque, allo stesso modo di James Potter nei confronti dei propri fratelli, non tradirebbe mai. Prima di poter aggiungere altro, viene distratta dalla chioma di MJ alle loro spalle. «Pare che le tue attenzioni siano richieste. Non metterci troppo.», commenta, bevendo un sorso dello champagne e dirigendosi verso il bancone. «Mojito o White Russian?», capta soltanto un pezzo di conversazione di fianco a lei e commenta, senza farsi troppi problemi: «Mojito tutta la vita.», ne ordina uno per sé ed uno per Joy, che vede arrivare poco dopo, insieme all'amico Rafael. « Buonasera. Secondo voi, posso darmi all'alcol subito o è troppo presto? », Lily risponde alzando il proprio bicchiere, invitandolo a ordinare qualcosa e a brindare con lei. «Direi che non è mai troppo presto. Ciao Rafa! Stai benissimo. Posso presentarti Salt?», il suo amichetto Asticello fa capolino da dietro i capelli, guardando incuriosito il ragazzo. Poi decide che gli sta simpatico e saltella sulla sua giacca, infilandosi nel taschino. «Riportamelo poi, però, eh!», esclama Lily, prima di essere strattonata qua e là dai presenti e confondersi tra la folla. Completato il giro di saluti, James la sorprende alle spalle: « Allora.. cosa vuoi fare? Ancora non ho beccato nessuno dei miei fratelli. Tu li hai visti? », domanda lui, prima di indirizzare lo sguardo di Lily sulla scena al bar tra Joy e Fred. La giovane Scamander si chiede se effettivamente possa essere una strada percorribile - e soprattutto che non finisca come la storia con Ted. «Direi che Joy riuscirà a cavarsela.», e se ha bisogno di una mano basta mandare un messaggio, come ci siamo accordate all'incirca dieci anni fa. «Lympy e Siri sono lì. Albus, beh... Inavvicinabile, com'è giusto che sia.», dice Lily, indicando i fratelli Potter in diversi punti del salone. «Per quanto riguarda i miei desideri per questa sera.. A parte un po' di normalità, ovvio, direi che del sano alcol sarà sufficiente.», la sua seconda coppa di champagne - andarci piano è la regola numero uno dopo gli eventi del rave - viene sorseggiata lentamente, senza perdere il contatto visivo con James. «Ripensandoci, potremmo aggiungere anche questo.», si avvicina a James e gli dà un bacio veloce, sotto lo sguardo compiaciuto di sua zia Erin che, da lontano, improvvisa uno strano esilarante balletto.

    Scusate il post lunghino
    Interagito con Joy, Lux, James, Ted, June, Lysander, qualcuno al bar - se vi serve ha risposto che lei vota il mojito -, Rafa, di nuovo James
    Citati Albus, Tris, Fred, MJ, Lympy, Siri & in generale un po' tutti.
    Guest star Salt nel taschino di Rafa


     
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    Aveva l'aspetto di uno che non dormiva da diverse settimane. Nonostante il passo svelto e la mano sollevata sopra la testa che impugnava una serie di carte confidenziali, nonostante il fiero portamento e il volto apparentemente disteso, Philip Collins, sembrava essere invecchiato di colpo di almeno dieci anni. Aveva lavorato senza sosta negli ultimi giorni, attendendo con una certa dose di impazienza l'esito del mandato di arresto a nome dell'impuntato. La Corte dell'Wizengamot si era presa il suo tempo, passando in rassegna ogni prova presentata dalla squadra Auror che si era occupata degli indagini della morte di Edith Cornelia Brown. Trovare il colpevole della morte dell'ex Preside di Hogwarts era stato uno dei primi impegni del nuovo governo guidato da Alexander Crane e ripercorrere i fatti non era stato semplice, specie a distanza di diversi mesi dall'accaduto. L'esito definitivo era giunto circa venti minuti prima; da lì, tutto era accaduto in fretta. Philip aveva convocato la squadra responsabile delle indagini, e insieme si erano recati a Cherry Island in seguito a una segnalazione che attestava la presenza dell'imputato all'inaugurazione del nuovo gruppo editoriale Peverell. « FATE LARGO! » Continuava a dire uno degli Auror scansando qualcuno dei fotografi più invadenti che si stavano accalcando al seguito della squadra Auror. Chi era fuori dal castello di Cherry Island e aveva assistito allo sbarco delle forze dell'ordine non aveva avuto alcun dubbio sul fatto che quelli non erano solo dei semplici invitati arrivati lì per presenziare all'evento. « La prego, faccia un passo indietro. » Disse una seconda a una giornalista che tentava di infilarsi in mezzo alla squadra compatta provando a strappare una qualche dichiarazione a caldo di quanto stava accadendo. Le bacchette sguainate e gli sguardi vigili, la presenza dei distintivi appuntati sulle giacche dei quindici uomini che entrarono in gruppo compatto all'interno della sala a festeggiamenti già inoltrati, lasciò la sala di stucco. Al loro seguito un boato di giornalisti imbestialiti che tentavano di strappare per primi l'esclusiva che avrebbe certamente dominato le prime pagine di ogni giornale il giorno successivo. Avrebbe preferito agire con discrezione, Philip, ma evidentemente un evento così pubblico non gli avrebbe mai permesso di agire con tempestività e altrettanta discrezione. Gli Auror restarono uniti alle sue spalle, mentre l'uomo, individuato il target, si avvicinò a lui con estrema calma e pacatezza. Un cenno del capo in direzione di Harry Potter, che lo salutò a sua volta con altrettanto rispetto, prima di volgere lo sguardo fulgido in direzione di colui per cui si era spinto così a nord rispetto alla sua base operativa. « Professor Byron Cooper, la dichiaro in arresto per l'omicidio della professoressa Edith Cornelia Brown. Ha il diritto di rimanere in silenzio. Qualsiasi cosa dirà potrà essere e sarà usata contro di lei in tribunale. Ha diritto a un avvocato durante l'interrogatorio. Se non può permettersi un avvocato, gliene sarà assegnato uno d'ufficio. Ha compreso questi diritti così come le sono stati letti? » Il silenzio in attesa della risposta dell'imputato è distorto solo dal rumore costante dei flash, e degli incantesimi che due degli Auror castano sui polsi dell'uomo. E' la prassi, indipendentemente dalla sua reazione. Una volta ricevuto l'assenso da parte di Byron, Philip Collins dà le necessarie direttive ai suoi uomini per portare via l'accusato. Al seguito degli Auror che lo scortano, un tumulto di giornalisti che tentano di strappare una qualunque dichiarazione da parte sua. Alcuni della squadra, restano invece al fianco del Capo Auror, che si sposta nella sala alla ricerca dei padroni di casa. « Harry, Albus.. » Saluta entrambi con una stretta di mano e uno sguardo costernato. « Porgo le mie più sentite scuse al Gruppo Peverell per questa improvvisata. Purtroppo la delibera del giudice è arrivata poco fa. Non potevamo permetterci fughe di notizie; un accusato a piede libero avrebbe creato inutili tensioni. » Pausa. E non c'era nulla che il nuovo governo voleva meno di un'opinione pubblica inferocita a causa della poca tempestività già dimostrata in precedenza dalle precedenti amministrazioni. « Ho qui una copia del mandato d'arresto, qualora dovesse servirvi per.. rimendiare al danno. » Il massimo che poteva fare per non arrecare loro un danno di proporzioni catastrofiche. Il suo, era anche un modo per mettere in chiaro la buonafede delle sue azioni. Il mandato era datato poco più di una mezz'ora prima. Aveva solo fatto ciò che il codice degli Auror gli imponeva di fare. « Congratulazioni per l'inaugurazione. Ci vediamo domani in ufficio. » Disse infine, posando una mano sulla spalla di Potter Senior stirando un leggero sorriso colmo di scuse. Dicendo ciò saluta ancora una volta i presenti, dirigendosi verso l'uscita.
    Il boato di giornalisti continuò a ronzargli attorno anche fuori, nell'aria gelida del nord. Philip Collins si fermò solo per qualche istante senza rispondere ad alcuna domanda nello specifico. « Domani mattina è indetta l'udienza preliminare del professor Cooper. In quell'occasione la Corte Wizengamot deciderà se ci sarà una cauzione e a quanto ammonterà. Non posso darvi altri dettagli in merito all'indagine. Il processo sarà comunque pubblico e le carte verranno via via pubblicate secondo le leggi dello stato. Su tutto il resto non spetta a me dare giudizi, né decidere quale sarà la sorte del professor Cooper. Faccio solo il mio lavoro. Giudicare sulle prove e decidere della sua colpevolezza o innocenza, spetta al ramo giudiziario. » Questa era stata la trafila dello stato di diritto fino a quel momento e quella sarebbe rimasta anche da quel momento in poi. Philip e i suoi avevano fatto il loro lavoro. Una volta consegnato nelle mani della giustizia, il resto del lavoro non spettava più a lui, e considerata la particolare posizione dell'imputato, non vedeva l'ora di lavarsene le mani. « Non ho altro da dire mi dispiace. Davanti alla legge tutti sono innocenti fino alla prova contraria. Fate largo per favore. » E così come era arrivato, Philip Collins se ne andò, lasciando quella festa di stucco, senza altro per le mani se non un dubbio più che lecito: Byron Cooper potrebbe aver ucciso Edith Cornelia Brown.

    --nb. Leggere lo spoiler per ulteriori informazioni.

    I dettagli della dinamica sono tutti descritti nel post. La squadra Auror è giunta all'incirca a metà della serata. Questo significa che chiunque voglia far arrivare ancora i propri pg anche se non hanno ancora postato possono comunque farlo. Ovviamente l'ambientazione è chiave: ci troviamo nell'ex quartier generale dei ribelli e ad essere stato arrestato è l'ex governatore dei ribelli. Sulle reaction fate vobis in base ai vostri personaggi.
    Per gli Auror. E' stato già accennato nel post che questa è un'indagine molto speciale. Questo significa che è stata abbastanza top secret. Nonostante tutti gli Auror e anche i tirocinanti sapessero che una piccola squadra stava indagando giorno e notte sulla morte dell'ex Preside di Hogwarts, nessuno sapeva né quale fossero gli esiti delle indagini, né quando questi esiti sarebbero arrivati. Surprise!
    Per tutto il resto, buon shocked day AGAIN!



     
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    « Abbelli de casa! Come state? Ve vedo belli pallidi e inquietanti come sempre, me fa piacere! » Non era semplice far spuntare un sorriso sulle labbra di Byron, ma di certo Rocket Dragomir era una delle poche persone capaci di compiere un tale miracolo. Salutò il compagno con una pacca sulle grosse spalle da mezzo gigante. « Rocky. Sempre in forma. È un piacere rivederti qui in..beh..circostanze più felici, direi. » In fin dei conti la soddisfazione di Byron stava proprio in quelle piccole cose: vedere i propri compagni condurre delle vite serene, col proprio lavoro, la propria famiglia e le normali preoccupazioni di tutti i giorni. Almeno questo siamo riusciti a conquistarcelo. « Frank? Immagino non ce l'abbia fatta a liberarsi, vero? Spero che per le feste passerà a trovarci..o magari potremmo fargli un'improvvisata tutti insieme. » Si strinse nelle spalle, rivolgendo un'occhiata interrogativa a Renton. Sebbene non si sentisse ancora tranquillo in seguito al sogno di quella notte, fare dei piani per il futuro prossimo non gli sembrava una cattiva idea. « Italia..che ne diresti? » Tanto nessuno di noi due ha famiglie con cui passare le vacanze natalizie. « Se vedemo quarche volta? Ndo ve ne state sepolti? » « Certamente. Dovresti passare a trovarci: abbiamo casa ad Hogsmeade e..beh..siamo praticamente sempre lì. Tra io che insegno e lei con i due locali non è difficile trovarci. » Si lasciarono così, con la promessa di rivedersi presto per aggiornarsi sulle reciproche vite. « Sono soltanto io o anche te hai l'impressione che non lo rivedremo fino al prossimo evento importante? » chiese, lanciando un'occhiata ironica a Renton prima di portarsi il bicchiere alle labbra. D'altronde, che Rocket fosse un uomo impegnato non era un mistero per nessuno: allenare una squadra di Quidditch non è un lavoro che lascia moltissimo tempo libero. E fu proprio in seguito a quelle parole, che anche Bobbie arrivò a salutarli. « Lo so, sono decisamente il terzo incomodo. » Sorrise gentilmente alla compagna di branco. « Fossi arrivata solo un paio di minuti prima, sarebbe stata un'uscita a quattro. » « E anche fuori luogo in una serata del genere, ma per fortuna sono in buona compagnia. » Non lo siamo un po' tutti? Mi sembra di essere diventato vecchio di colpo, a stare qui. « Comunque ti volevo solo dire che ci dobbiamo sentire per la lezione congiunta della prossima settimana. Ho buttato giù un programma veloce ma è bene parlarne insieme. No, ovviamente non stasera, lo so. Chi sono io per rialzare il mood della festa parlando di qualcosa d'entusiasmante come la lezione più figa della storia? » Annuì con fermezza a quelle parole. « Sì, potremmo incontrarci anche domani in tarda mattinata. Il sabato credo sia il giorno migliore per parlarne, non essendoci lezione. » « Passo da te domani. » Salutò anche lei, augurandole un buon proseguimento di serata mentre tornava al suo drink e, soprattutto, alla compagnia di Renton.
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    Tra brevi chiacchiere e saluti di rito, la serata sembrava procedere in maniera tranquilla, nonostante la natura di Cooper lo portasse a starsene sempre un po' all'erta, pronto a cogliere situazioni e movimenti sospetti intorno a sé. « Sai..in un certo senso mi sento come se oggi fosse il giorno del mio pensionamento: un'uscita di scena silenziosa. » Si guardò intorno, indicando a Renton quell'ambiente ormai praticamente irriconoscibile. « Se ne è andato un altro pezzo. Forse uno dei più importanti. E con esso, sento che se ne sia andato pure un pezzo del Governatore. » Sospirò, portandosi il bicchiere alle labbra. Non pensavo che questo giorno sarebbe arrivato così presto, ma forse è meglio così. Significa che di me non c'è più bisogno - che della Ribellione, nel senso più stretto, non c'è più bisogno. Ma nonostante tutto, non riusciva a non provare una fitta di nostalgia, sebbene razionalmente si rendesse conto di quanto ingiusto ed egoista fosse quel sentimento. In fin dei conti ho lottato per questo: perché potessimo avere un futuro, perché questi ragazzi potessero fare esattamente ciò che sta facendo oggi Albus Potter e ciò che farà domani qualcun altro tra loro. Fece per aprir bocca e aggiungere qualcos'altro quando un boato alle porte della struttura gli bloccò la parola, portandolo a scattare con gli occhi verso l'entrata, pronto a reagire. Ma non furono mostri o fantasmi a varcare la soglia di Cherry Island, quanto piuttosto il capo Auror con una squadra al proprio seguito. E fu veloce, l'istante di dubbio e curiosità che saettò sotto forma di domanda nella sua mente, smorzato dal rendersi conto Philip Collins stava camminando proprio nella sua direzione. « Professor Byron Cooper, la dichiaro in arresto per l'omicidio della professoressa Edith Cornelia Brown. Ha il diritto di rimanere in silenzio. Qualsiasi cosa dirà potrà essere e sarà usata contro di lei in tribunale. Ha diritto a un avvocato durante l'interrogatorio. Se non può permettersi un avvocato, gliene sarà assegnato uno d'ufficio. Ha compreso questi diritti così come le sono stati letti? » Rimase interdetto di fronte a quelle parole, quasi si aspettasse che da un momento all'altro qualcuno se ne uscisse fuori col dire che era tutto uno scherzo, o che di improvviso i suoi occhi si aprissero sul soffitto di camera propria per rendersi conto che tutto ciò faceva solo parte di un sogno. Avrebbe voluto dire tante cose, a cominciare da un semplice "avete preso la persona sbagliata", ma tutto ciò che si ritrovò a fare fu annuire lentamente, lasciando che gli Auror castassero un incantesimo sui suoi polsi per ammanettarlo. È l'unico modo per uscire: mantenere la calma e la dignità. Ogni scenata potrebbe venir interpretata diversamente e qui dentro è pieno di giornalisti. « Li ho compresi. » disse pacatamente, mantenendo la testa alta senza tuttavia incrociare lo sguardo di nessuno mentre gli Auror lo scortavano fuori dal complesso. Gli unici occhi che cercò furono quelli di Renton, a cui rivolse un'occhiata che, a modo proprio, voleva essere rassicurante. Un uomo innocente non ha nulla da temere di fronte alla giustizia. E se ce l'ha - beh, pregherò che la Storia abbia pietà di voi. Nella via d'uscita, passò di fianco a Tris, a cui rivolse una veloce occhiata, concedendosi di scandire alcune parole silenziose col labiale. « Tienili a freno. » Non c'era bisogno di aggiungere altro - lei avrebbe capito il senso delle sue parole. In quel momento non potevano permettersi disordini da parte degli ex ribelli più fedeli e di tutte quelle teste calde che non aspettavano altro se non l'opportunità di insorgere. Alla soglia della porta, lo sguardo ceruleo di Byron si posò sulla figura dell'uomo dal volto bruciato a metà, conscio di essere l'unico a vederlo - con l'eccezione di Renton, forse. Non parlò, la figura, ma per qualche ragione le sue parole risuonarono comunque nella testa di Cooper. « Nell'oscurità di un futuro passato il mago desidera vedere. Un uomo canta una canzone tra questo mondo e l'altro. » Gli occhi di Byron si piantarono in quelli del muto interlocutore, rivolgendogli un cenno col capo appena percettibile. Fuoco, cammina con me.
    Interagito con Rocky, Bobbie, Renton e Tris
    Uscito dalla festa (#lol) SERVING JAILBIRD ELEGANZA REALNESS AND LEAVIN' Y'ALL GAGGIN'

     
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    Trovarsi là aveva una valenza particolare per Vic, per questo trovò speciale ed estremamente naturale fermarsi a parlare con le persone, specie perché a differenza di altri ambienti che aveva dovuto frequentare negli ultimi anni, all'ex Quartier Generale si sentiva a casa. Quel castello era il primo posto che lei e Lizzie avevano potuto considerare una casa lontana da casa. Un posto che si erano conquistate, in cui aveva un ruolo e in cui veniva accettata non solo perché parte di un numeroso branco come quello dei Potter-Weasley ma perché era effettivamente utile. Avvicinarsi a Ted in mezzo alla calca le era sembrato quanto mai naturale. Nessuno avrebbe fatto caso a loro, né si sarebbero straniti nel vederli parlare in una situazione di quel tipo, specie perché, mentre i discorsi si susseguivano sul palco, l'attenzione di tutti era rivolta altrove. « Onestamente? E' il fatto di non esserci tornato per tutto questo tempo a sembrarmi più strano. Non lo so..mi sento come se non ce ne fossimo mai andati. E adesso.. guarda. Non fosse per il pensatoio direi che è uno dei tanti palazzi di Londra. » Sollevò entrambe le sopracciglia rivolgendogli un'espressione sinceramente sorpresa. E' il fatto di non esserci tornato per tutto questo tempo a sembrarmi più strano. Erano tanti i significati velati che celava quell'unica frase. Solo in pochi avrebbero potuto carpirne l'intima sfumatura. E in fondo, seppur per molto tempo Victoire si sia allontanata di spontanea volontà dalle vicissitudini createsi nel Regno Unito, non ne era certo rimasta all'oscuro. Erano stati anni complessi, quelli che avevano seguito la ribellione. Più e più volte mentre lo stesso Ted o altri parenti e amici l'aggiornavano su quanto stesse accadendo, aveva sperato che qualcuno le dicesse torna, c'è bisogno di te, qui. Ma tutto ciò non era mai accaduto. « Chi l'avrebbe detto.. » Disse di scatto con una nota di divertimento tentando di far ritrovare un pizzico di buon umore al moro. « ..sotto sotto Ted Lupin è un sentimentalista. » Vicky amava pensare che non lo fosse. Posso smettere quando voglio, era il suo motto per eccellenza. Poteva smettere con le relazioni, con le amicizie; poteva addirittura smettere con la famiglia, con le cattive abitudini. Non c'era una dipendenza che fosse una che potesse davvero distoglierla dal suo progetto di vita. Eppure, sotto sotto, anche la bionda sapeva non fosse davvero così. Deglutì innumidendosi le labbra, pronta a dire qualcos'altro, ma prima che potesse farlo, venne di colpo interrotta dalla presenza di una terza persona sulla scena. « Complimenti, Vicky. E in bocca al lupo per… tutto. » Si bloccò a quel punto, sgranando gli occhi. I sensi di colpa presero a vorticare di colpo nella sua mente annebbiando tutto il resto. Schiuse per un istante le labbra mentre lo sguardo saettava da Ted a Joy per un paio di volte, prima di fissarsi sulla figura della miglior amica. Non aveva ancora parlato dopo il rave; Vicky aveva preferito semplicemente barricarsi nel castello di carte che era il suo lavoro, evitando qualunque forma di confronto. Era ciò che sapeva fare meglio; scappare. « G-grazie.. » Farfuglia, tentando di separare la sfumatura di delusione che corrodeva lo sguardo della giovane Scamander rispetto a tutte le altre emozioni che era chiaro provasse. « Stai molto bene, comunque. Sono contenta che tu sia qui. » Frasi fatte come se piovesse, quasi come se quel allegro terzetto non avesse mai condiviso niente. Eppure un tempo eravamo amici. Tutti insieme stipati a Hogwarts assieme a James e tanti altri, avevano vissuto i migliori anni delle loro esistenze. Come siamo arrivati a ridurci così? « Sei stata bravissima. » Stira un leggero sorriso in apnea, sospirando profondamente prima che sia la stessa Joy a liberare il campo. A quel punto Vicky vorrebbe dire qualunque cosa. Una qualunque, pur di fermarla. Joy mi dispiace. Sono stata una merda. Ricominciamo da capo. Ti prego dimmi qualunque cosa. Dimmi cosa pensi. Ma nulla di tutto ciò esce dalla sue labbra, restando lì paralizzata. « Altro champagne? » « Oh si per favore » Disse tutto d'un fiato spostandosi verso la zona del bar. [...] Tutto ciò che avevano fatto per un po' era stato osservare la folla. Di tanto in tanto Vicky si era abbandonata a qualche commento di troppo nei confronti degli invitati, commentando con un certo disappunto determinate presenze. Sembrava conoscere a memoria i curriculum di qualche persona importante avesse avuto la faccia tosta di presentarsi a quell'evento. Discorsi che non era certa quanto Ted apprezzasse, ma che lei continuava a portare avanti, senza grandi pretese da parte dell'altro. « Oh guarda.. ci stanno anche i Campbell. Te la ricordi Dorothy Campbell vero? » Una loro ex compagna dei tempi di Hogwarts. Ma certo che te la ricordi. Te la sei portata al letto. « E' ai ferri corti col marito. Questo è ciò che ti becchi se decidi di sposarti a vent'anni. Per giunta con un cugino di secondo grado. » Di scatto, mentre sorvola la folla con il solito sguardo indagatore, è una figura nello specifico ad attirare la sua attenzione. Li sta osservando in maniera piuttosto insistente da un angolo della sala. Un comportamento piuttosto insolito se si considera il fatto che Victoire e Zoe sono buone amiche. Stai seguendo me o Ted? Conoscendo l'amica, probabilmente entrambe le cose. Rivolge uno sguardo veloce al giovane Lupin e si scolla il resto del bicchiere. « Torno subito. » Disse solo senza perdere di vista l'amica nemmeno per un istante. L'affiancò poco dopo sorridendole pacatamente mentre accettava l'ennesimo bicchiere di champagne offertole da uno dei camerieri. « Se non ti conoscessi meglio potrei pensare che hai un'ossessione per Ted Lupin. » Volge uno sguardo dall'altra parte della sala in direzione del ragazzo sollevando un sopracciglio. « Gusti discutibili davvero. » Nonostante sembrasse non essere affatto al corrente sulle ultime notizie di gossip, Vicky aveva una grande capacità di multitasking e qualunque cosa potesse entrare anche solo lontanamente nella sua ristretta cerchia di interessi o persone a cui voleva bene, meritava tutta la sua attenzione. « I giornaletti ti stanno davvero mettendo in una pessima posizione. Voglio dire.. un soggetto di dubbia importanza.. non di certo una cima, con una dubbia capacità di imparare le buone maniere. » Pausa. « Guardalo! Il tuo talento è davvero sprecato. » Che Vicky fosse pessima, non era certo una novità. Che al di là della sua capacità compulsiva di dissimulare ci fosse dell'altro tuttavia, non era altrettanto evidente. Ma lo avrebbe palesato di lì a poco. « Ci sono cresciuta con quello là e posso assicurarti che tutta l'attenzione che riceve non fa altro che ingigantire il suo ego. Sai com'è.. bene o male purché se ne parli. » Alza gli occhi al cielo e scuote la testa. « Secondo me potresti fare molto di più. Non ti sei un po' stancata di seguire le sue tracce? » Eh Zoe? Non ti sei stanca. Ti prego stancanti. Di scatto apre la borsetta e tira fuori un biglietto da visita. Porta il suo nome, e il suo nuovo impiego presso il Gruppo Peverell. Lo consegna all'amica e le sorride con un che di amicante. « Li ho fatti fare un paio di giorni fa. » Continua con un tono che svela una nota di orgoglio. « Finalmente sono una giornalista con un ufficio. Ci credi? » Ci aveva messo tanto per farsi un nome, per poter effettivamente essere una giornalista in grado di accettare o rifiutare le offerte di lavoro, decidere in quale progetti buttarsi e quali invece declinare. « Semmai volessi cercare altre opportunità, chiamami. » Vivere di gossip è la tomba del giornalismo. Ma ciò, Victoire decide di tenerselo per sé. Non voleva certo offendere Zoe, né metterla sulla difensiva. Pensava davvero che al di là di tutto la sua caccia alle streghe sulla vita di Ted era uno sciocco modo di disperdere tante energie e talento. Che di mezzo ci fosse anche un tornaconto personale, era un altro paio di maniche.
    Avrebbe voluto aggiungere altro in merito, ma il boato che prese a vorticare nella sa catturò tutta la sua attenzione. Stava per raggiungere nuovamente la sua famiglia quando niente meno che Philip Connor il Capo Auror fece irruzione nella sala assieme a un gruppo piuttosto numeroso di Auror. Vicky gettò uno sguardo veloce in direzione di Dash e uno altrettanto eloquente in direzione di Albus tentando di studiare le loro reazioni in merito, quasi volesse assicurarsi di non essere l'unica sorpresa da quell'improvviso cambio di programma. E poi accadde. Mentre si spostava nella sala fece in tempo per vedere due degli uomini di Collins incatenare Byron nello stesso momento in cui gli venivano letti i diritti fondamentali di un qualunque cittadino dichiarato in arresto. La bionda si fece spazio tra la folla, finché non si trovò a pochi passi dalla scena madre. Incredula e confusa, osservò le reazioni del diretto interessato. Calma piatta.
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    « Ha compreso questi diritti così come le sono stati letti? » Byron era accusato di aver ucciso Edith Cornelia Brown, la donna per cui tutte le parti coinvolte nella guerra civile avevano votato affinché prendesse il posto di Edmund Kingsley alla guida della nuova Hogwarts. Impossibile. L'immagine idealizzata che dominava la mente di Vicky non le avrebbe permesso nemmeno lontanamente di poter contemplare una simile aberrazione. « Li ho compresi. » « No no no no, scusate, deve esserci un errore. State prendendo la persona sbagliata. » Qualcuno l'afferra per un braccio, mentre uno degli Auror si frappone fra lei e i due che stanno già portando via l'ex Governatore. « Byron.. Byron... BYRON! Dì qualcosa! DIGLIELO CHE NON SEI STATO TU! » Salta appena alzando la voce, dimenandosi dalla presa che la tiene incatenata sul posto. La sala intera sembra paralizzata; nessuno dice niente. Nessuno fa niente. Gli unici a muoversi in gruppo compatto sono i fotografi che seguono già la processione diretta verso l'esterno. « E lasciami andare! » Continua a dire tentando di liberarsi dalla stretta di chiunque la sta tenendo sul posto. « SE ARRESTATE LUI DOVRETE ARRESTARCI TUTTI! » La voce acuta della giovane Victoire Weasley saetta nella sala attirando se possibile ancora più attenzione sull'accaduto. Il suo sguardo, velato di lacrime, continua a proiettarsi nella calca che si sta dirigendo verso l'esterno, mentre ringhia silenziosamente tra i denti. Solo dopo diverso tempo viene liberata da quella presa, ma quando infine raggiunge l'esterno, di Byron non c'è più nemmeno l'ombra e tutto ciò che resta al suo seguito è una massa di persone sotto shock.


    Interagito con Ted, Joy e Zoe e dato spettacolo.
    Nominati Albus, Dash e Byron.
    Qualcuno ha trattenuto Vicky dal farsi arrestare. Al momento è all'esterno scioccobasita. Se qualcuno la vuole raggiungere, fate pure.


     
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    er bacchetta


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    Dire che Greagoir Olivander avesse voluto partecipare alla serata del Gruppo Peverell per pura curiosità non era esatto, non totalmente almeno. Oltre all'inevitabile entusiasmo provocato da un progetto nuovo e accattivante, le antenne da giovane imprenditore qual era Greg erano drizzate immediatamente. Certo l'Emporio Olivander non aveva bisogno né di pubblicità, né di sponsor né tantomeno di fornitori ma è regola basilare del gioco degli affari quella di cercare sempre aria fresca, nuove amicizie e incontri interessanti nei luoghi più disparati. Cherry Island, quella sera di Novembre, pullulava letteralmente di incontri interessanti! Da quando Olivander era entrato nella grande sala del castello, non aveva fatto altro che intessere pubbliche relazioni per portare avanti i propri affari, almeno fino a quando non si riunì con la sua migliore amica segnando ufficialmente l'inizio della parte goliardica della serata. « Chiamala scema... dico Amunet, chiamala scema. Guarda dov'è arrivato Albus e, beh guarda dov'è invece Fred. Lady Carrow c'ha sicuramente visto lungo, i miei complimenti. Ad essere più sveglia all'epoca un pensierino ce lo avrei fatto anche io, tu no? » Seguì la stessa traiettoria di Theo e vide da un lato la golden couple della serata, dal lato opposto della barricata un Fred Weasley solo come un cane. Chiamala scema. « Lo sai che con me sfondi davvero una porta aperta. Io ero Team Potter prima ancora che andassero di moda. » Poco distante dal battitore dei Falcons, si trovava il suo capitano in compagnia della sua ultima conquista. Ah, quante volte durante gli anni di scuola Greg aveva riempito la testa di Theo di così tante storie, nei confronti di James Potter? « I Potter più interessanti comunque sembra abbiano il brutto difetto di non filarmisi per niente, sono di un'altra parrocchia. Brutta gente. » Fortunatamente, al contrario dei maschi bianchi etero basic della famiglia Potter, c'era qualcun altro nel mondo che aveva dimostrato apprezzare ciò che il giovane artigiano aveva da offrire. « ...Comunque amo, - non ti girare perchè devi mostrarti un uomo sofisticato maaaaa ad ore tre c'è Fitz che secondo me ti sta letteralmente di-vo-ran-do col solo sguardo. Lo avevo detto che questo completo ti sta divinamente e come vedi ho sempre ragione. » Un'espressione visibilmente compiaciuta fiorì sul viso di Greg, che intimamente moriva dalla voglia di disattendere l'ordine dell'amica e voltarsi verso il canadese. Complice la crescente maturità e le lezioni imparate da anni di disavventure emotive, Greagoir stava mettendo un freno alla propria foga nelle relazioni; si era imposto di viversi Fitzwilliam in maniera serena e tranquilla, senza andare alla ricerca di etichette o conferme continue come avrebbe fatto sicuramente in passato. Ci vediamo da più di tre mesi? Allora siamo fidanzati. Siamo fidanzati? Perché questo sabato non ci siamo visti allora? Forse dovremmo iniziare a pensare ad una convivenza, a progettare un futuro insieme? Al diavolo tutto. Non si era mai sentito tanto libero come in quegli ultimi mesi, senza le pressioni derivanti dal Clavis o chi per loro. Stava proprio per iniziare il discorso dei padroni di casa quando Theo si allontanò per lasciar posto al giovane Gauthier. « Oh guarda che coincidenza! Non mi aspettavo proprio di vederti! » « Non puoi combattere il destino tesoro, ormai dovresti saperlo. » Accettò di buon grado il bicchiere offertogli, che ripagò con un piccolo bacio posato all'angolo della mandibola, il punto perfetto per inspirare il profumo scelto da Fitz per la serata. Perfetto, l'aggettivo giusto. Non avevano mai parlato di come comportarsi ad un evento pubblico: nel dubbio, Greg optò per comportarsi nella maniera più naturale e spontanea possibile. Iniziarono dunque le dichiarazioni delle autorità e dei singoli interessati. Un forte applauso arrivò da parte del bacchettaro quando a parlare fu Victoire. A lei lo legava non soltanto un'amicizia di vecchia data che risaliva ai tempi della scuola, ma una connessione molto più profonda che li aveva avvicinati durante la Ribellione. Non erano state poche le volte in cui si era interfacciato con la Weasley o aveva consegnato proprio a lei le forniture mensili di bacchette per i ribelli. Vederla ora calcare le scene in un luogo tanto significativo, dopo aver rischiato rispettivamente la morte e il carcere, lo riempiva di un certo orgoglio fraterno. « Allora è bello tornarci? Dico qui.. » Qui. Si guardò intorno, cercando di ricordare la prima volta che aveva calcato il suolo di Cherry Island. Una cosa la ricordava: la paura viscerale che aveva di mandare in fumo il lavoro di intere generazioni che l'avevano preceduto. E se lo avessero scoperto? E se il Regime avesse deciso di distruggere il loro negozio o, peggio ancora, di chiuderlo con qualche cavillo legale? Nonno Garrick ne sarebbe morto e centinaia di avi Olivander si sarebbero rivoltati nella tomba. « Soprattutto non più con la consapevolezza di fare qualcosa di illegale. Anche se ammetto che quel pizzico di illegalità ha un po' di je-ne-sais-quoi. » Greagoir Olivander in versione outlaw era decisamente qualcosa di inedito. « E' strano, senza dubbio. Non è facile la vita del contrabbandiere quando hai così tanto da perdere. » Eppure, così tante volte si era sentito un completo codardo, rispetto a tanti altri ribelli che ci avevano messo la faccia, il corpo, tutto ciò che avevano. Io cos'ho fatto? Solo quello che faccio ogni giorno, al caldo e col culo coperto a casa mia. « Dovrai raccontarmi un po' meglio tutta la vicenda prima o poi. » Un giorno o l'altro avrebbe dovuto far pace anche con quella parte della sua vita. Annuì verso di lui; gli avrebbe raccontato tutto, prima o poi [...] Quando infine si congiunsero con Percy, l'umore di Greg si era già disteso nuovamente, grazie ad un repentino cambio di argomento nella conservazione e a del buon champagne. « Fa un po' strano, non trovate? Sembra una di quelle feste a cui abbiamo sempre partecipato. E al contempo si tiene nel posto più simbolicamente distante da esse. Mi avessero detto di questo giorno qualche anno fa, avrei risposto "Ad Kalendas Græcas". » Si lasciò andare ad una contenuta risata, sfiorando la spalla dell'amico. Ricordava molto bene i tempi in cui aveva scelto Percival Watson come suo vice Presidente per il Clavis Aurea e di tutte le feste a cui avevano presenziato, sentendosi come fossero gli ospiti d'onore. Quante cose erano cambiate. « Strano? Ma se, dallo scorso Agosto, io e te siamo diventati i ribelli per eccellenza! » esclamò, un palese riferimento alla rimpatriata che Montgomery aveva organizzato e che sia Greg che Percy avevano disertato. « E col senno del poi, un po' mi sono pentito. Avrete letto senz'altro di Thomas. Sarà difficile organizzare riunioni tra amici, ad Azkaban. » e alzò il bicchiere per unirsi al brindisi. Un brindisi a cui si aggiunse la persona che meno si aspettava. « Mi piacerebbe partecipare alla reunion, che vi state raccontando di tanto divertente? » Judah Carrow?! Sogno o son desto? Nonostante il loro legame, Greagoir non aveva mai stretto veramente un rapporto col giovane rampollo, anche a causa dei loro caratteri diametralmente opposti. Lanciò un'occhiata a Fitz: gli sembrava piuttosto evidente che si fosse unito solo perché il canadese era presente ma Gauthier rimase per le sue e il biondo non voleva aumentare un silenzio già di per sé imbarazzante. « Judah Carrow in persona! Prego, unisciti a noi, prendi un bicchiere. Stavamo giusto parlando di vecchi amici e nuovi animi. » ma non volle ulteriormente approfondire l'argomento Montgomery di fronte al moro. Lo stesso Judah aveva altro per la testa, nuovi piani per la loro casa a Hogsmeade; Greg fu felice di fare un passo indietro e stare ad ascoltare. « Forse potrei chiedere a Scorpius se cerca un posto nel campus. Ma non mi vengono altre persone in mente. Sempre che voi due non cerchiate un posto a Hogsmeade. » « Io sto benissimo a Londra, grazie. » fu l'unico apposto che diede alla conversazione.

    La riunione tra amici comunque non durò tantissimo. A trarli d'impaccio arrivarò, provvidenziale, un folto gruppetto di maghi che attirò l'attenzione dei presenti a causa del richiamo costante dei flash delle fotocamere magiche. « Vedete quello che vedo io? » chiese confuso ai tre amici, indicando i maghi la cui divisa non lasciava spazio a molti dubbi. Erano auror, con tanto di distintivo al petto, guidati da Philip Collins in persona: quando il Progetto Minerva era salito al potere dopo regolari e democratiche elezioni, la Gazzetta del Profeta aveva stilato una lista dei nuovi alti funzionari con tanto di foto e curriculum. Quel Collins sembrava uno con gli attributi. Lo dimostrò in tutto e per tutto quando questi si fermò nientemeno che di fronte a Byron Cooper. Dichiarandolo in arresto. « Cosa cazzo sta succedendo. » mormorò, ormai totalmente privo del suo solito, elegante savoir faire. In arresto per l'omicidio della professoressa Edith Cornelia Brown. Sgranò gli occhi nel momento stesso in cui riuscì a metabolizzare ciò di cui gli auror stavano accusando Cooper e si voltò di scatto verso Percy. Era stato lui a guidarlo a Inverness un anno prima, insieme a lui aveva accettato di diventare il Custode dei segreti di Beatrice e della capitale dei cacciatori. Non è possibile, si disse lì per lì. Ma era davvero impossibile? Byron Cooper da sempre si era dimostrato un personaggio sibillino e con tanti misteri tra le dita. Non era al corrente di quale fosse il legame tra Cooper e i cacciatori del Credo né riusciva a trovare una motivazione plausibile. Negli occhi di Greg regnava unicamente la confusione. « SE ARRESTATE LUI DOVRETE ARRESTARCI TUTTI! » La voce squillante di Vicky lo fece rabbrividire. Avrebbe dovuto parlare con Tris ma, ci avrebbe messo la mano sul fuoco, dall'altra parte della sala stava cadendo dalle nuvole anche lei. Si avvicinò repentinamente a Watson. « Se non ci vediamo dopo, dì a Tris che passo da voi uno di questi giorni. » Parlò a voce molto bassa, nel vociare che si stava alzando in sala. « Scusami ma devo allontanarmi. » Questioni di Ribellione, era il sottotesto che avrebbe voluto suggerirgli con uno sguardo colmo di apprensione. Si tuffò quindi tra la folla per seguire le urla dell'amica che lo condussero all'esterno del castello, insieme a tante altre persone con il viso tirato dalla confusione. Victoire era là, appena illuminata dalle luci esterne e due righe di lacrime sul viso. La raggiunse velocemente per avvolgerla in un abbraccio rassicurante. « Ci sarà stato un errore. » fu la prima cosa che gli passò per la mente. Si allontanò un poco per guardarla negli occhi, una mano le riavviò delicatamente i capelli. « E' così, devono aver preso un granchio. E Cooper avrà modo di difendersi, giusto? Non siamo sotto la Zabini. » Avrà un regolare processo, avrà degli avvocati, avrà la giustizia dalla sua. Ma Greagoir non aveva avuto la stessa reazione di Victoire. Greagoir non avrebbe messo la mano sul fuoco, sull'innocenza di Byron Cooper. « Respira. Andrà tutto bene. »

    Interagito con Theo, Fitz, Percy e Judie. Dopo il casino, ha raggiunto Vicky fuori.
     
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