{CHAPTER TWO 2.0} History has its eyes on you

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    « Non lo so.. io lo intitolerei Vita e bugie di Albus Potter - un viaggio tra testimonianze e scomode verità sulla vita di un (fasullo) imprenditore. » Rise, buttando giù un sorso di champagne anche per lasciarsi alle spalle tutta la tensione che aveva provato fino a quel momento. « Prenderanno di mira un po' tutti. Mi aspetto già il ritorno in auge di quella storia dello pseudonimo. » « Credo che raschieranno tutto il fondo del barile. Già hanno cominciato dal riformatorio. La prossima sarà la questione Laura come minimo. » commentò, sollevando le sopracciglia in direzione di Vicky, quella che in tutta la storia era stata più coinvolta. « E chi la legge più la Gazzetta?! Tu la leggi Jay? » « Nnnnnoooo!! » « Neanche io! » Un'altra risata lasciò le labbra di Albus alle parole del fratello, sporgendosi in avanti per scoccare un bacio sulla guancia del piccolo Jay, che ancora non aveva ben capito cosa fosse un gruppo editoriale ma ne era decisamente entusiasta. « Ma scherzate? Ci sta che rosichino un po' quegli scocciati del Daily. Per cercare di fare uno stage con loro studio tipo notte e giorno come m a i fatto prima, se la tirano. Ed è ora che ce la tiriamo noi. » Annuì con convinzione, indicando MJ come se avesse appena detto qualcosa di incredibilmente saggio. « Guardate che vi prendo tutti in parola, eh. Da oggi in avanti se trovo qualcuno con una copia della Gazzetta gli tolgo il saluto. » disse, aggrottando la fronte con ironica serietà mentre passava lo sguardo - e il dito indice - su tutto il gruppetto. « Raga, cioè, mezzo che non avete idea di quanto sono gasato per 'sta roba. Siete stati davvero dei bomber! Sono mega felice per voi! » Un grande sorriso prese largo sulle labbra del moro, che passò un braccio attorno alle spalle di Sirius, strizzandolo forte al fianco. « Sarà una grande avventura, ragazzi. Per tutti. » D'altronde in casa Potter funzionava così: ciò che era di uno, era anche di tutti gli altri. « Io vorrei sapere quand'è che noi tre ci mettiamo a parlare di affari, piuttosto! » Sorrise, sollevando il mento con fare finto altezzoso mentre si rigirava la flute tra le mani e lanciava uno sguardo a Vicky. « Già ci chiedono le raccomandazioni in famiglia, Vic. Siamo diventati pezzi grossi. » Ridacchiò, riportando lo sguardo ad MJ con un'espressione più bonaria. « Scherzo ovviamente. Non mi prendere a cazzotti. Lo sai quanto mi farebbe piacere averti a bordo. » Fece una pausa. « Sia te, sia Dory - che magari dovrei contattare uno di questi giorni. »
    In seguito al brindisi, Albus si allontanò per salutare altri amici e famigliari, stringendo mani sconosciute a destra e a manca come mai gli era capitato prima di allora. Fare rete è davvero più stancante di quanto pensassi. « Te l'ho mai detto che tortura cinese sono i tacchi? Non ti venisse mai in mente di provare a fare la heels dance. » Lasciò che Olympia si appoggiasse a lui, fornendole il braccio come sostegno e allungandosi per salutarla con un bacio sulla guancia. « Guarda, non era nei miei progetti a breve termine ma adesso che ti vedo tutta agghindata così quasi quasi ci penso. Dici che un vestito così mi starebbe bene? Non so quanto mi doni il rosso. » Rise, dandole un buffetto sulla tempia. « Mi sono informata anticipatamente, per vie traverse, che avessi un tuo ufficio qui dentro. » Fu leggermente sorpreso nel ritrovarsi un pacchetto tra le mani. « Lympy..non dovevi. » disse piano, con un sorriso intenerito, mentre faceva scorrere il nastro per rivelare il contenuto della scatola: un'etichetta dorata, con scritto "Mr. Albus Potter. Big boss". Nel leggere la dicitura, il moro si ritrovò a ridere di gusto. « Ci tengo molto che venga messa in bella mostra, per questo la didascalia la puoi riformulare con la magia a tuo piacimento. » « No guarda, verrà lasciata intatta perché tutti devono capire chi è il capobaracca e di che pasta è fatto. » Le strizzò una spalla, puntando gli occhi azzurri nei suoi. « Grazie..davvero. È un bellissimo pensiero. » « Ora vai, che il pubblico ti reclama! » Annuì appena, infilandosi il pacchetto nella tasca interna della giacca. « Va bene. Magari questi giorni ci vedremo con più calma per..un aiuto professionale. » Fece una pausa, indeciso se spiegarle in pillole cosa intendesse o attendere. Optò per la prima. « Mi piacerebbe implementare il posto dal punto di vista dell'ecosostenibilità, e dato che tu te ne intendi più di me, pensavo di coinvolgerti nel progetto. » Si strinse appena nelle spalle, affrettandosi a mettere le mani avanti. « Non devi rispondermi adesso. Pensaci e poi ne parleremo. » Si dileguò quindi con un'occhiolino nella sua direzione, venendo immediatamente intercettato da un gruppetto di investitori che lo tenne occupato per dieci minuti buoni prima di lasciarlo sgattaiolare via in direzione di Mun. Quando la trovò, spalancò gli occhi, scuotendo appena il capo con un grosso respiro e afferrando una seconda flute di champagne da un vassoio di passaggio. « I miei muscoli facciali stanno urlando. » disse, indicandole la propria stessa bocca. « Guarda. Non sto sorridendo. È diventata una paresi facciale venti minuti fa. » Buttò quindi giù un lungo sorso di champagne, lasciando che la mora lo prendesse leggermente in disparte. « Ho appena scoperto che mia nonna resta in Inghilterra fino al matrimonio. Propongo una fugga in serata a Las Vegas solo per liberarmi di lei. » « Sì mi sembra l'idea migliore. » Perché Delphine Rosier a Londra significa che non avremo pace fin quando non andremo in luna di miele. Che a questo punto io direi di estenderla a un mese tondo tondo anche soltanto per riprenderci psicologiamente dal trauma. « No guarda, non ce la posso fare. Minimo ci scappa anche il pranzo con tutte queste matte insieme. Preferisco tornare a litigare con gli avvocati per le scadenze del collaudo di questo posto. » Scosse il capo con veemenza. « No senti, la prossima roba grossa di famiglia, per quanto mi riguarda, sarà il giorno del matrimonio. Non prima. Anzi, a scanso di equivoci io direi di andarcene tutti da qualche parte per Natale. Io, te e i bambini. » « Papà, c'è zio Fred!! » La sua attenzione venne immediatamente catturata dal biondino, che gli tirò con forza una manica per indicargli il rosso in arrivo. Non appena incrociò gli occhi di Fred, Albus si sentì improvvisamente tornare un ragazzino, lo stesso che aveva fatto un enorme cazzata e non aveva la più pallida idea di come rimediarvi. Stirò quindi un piccolo sorriso imbarazzato in direzione del cugino, salutandolo con una leggera pacca sulla spalla. « Gran bel discorso là sopra, molto ispirante. Finalmente farete informazione anche per noialtri sportivi che non sappiamo leggere. » Nonostante tutto, le parole di Fred riuscirono a fargli sbuffare una risata dalle narici. « Prometto che metteremo tante figure. Colorate, per invogliare anche James. » « E trattateci bene nella pagina sportiva. Siamo rimasti a corto di una cacciatrice. » La grande assente della serata: Malia Stone. Ancora Albus sembrava non aver del tutto realizzato il fatto che una delle sue migliori amiche se ne fosse andata in Australia dal giorno alla notte. Tuttavia decise di non commentare, non lì. « Andrete alla grande comunque, ne sono sicuro. I Falcons e la nostra famiglia sono duri a morire - figuriamoci quando le due cose sono combinate. » Si lasciò andare un occhiolino giocoso. « Congratulazioni. Vi auguro il meglio da questa avventura. » « Grazie Fred, divertiti e..non so, spero di poterci beccare presto per un drink o qualcosa. » Quello che ti pare in realtà. Ho molto di cui doverti parlare.

    La serata era ormai bella che avviata da un po' ed Albus sembrava una trottola impazzita, intento com'era a parlare con chiunque gli si approcciasse mentre tentava di godersi la serata e far festa con le persone a lui più care. Stava proprio andando alla ricerca di Scorpius e Fitz quando un boato attirò la sua attenzione verso il portone d'ingresso dal quale entrò a passo svelto un manipolo di auror capitanato da Philip Collins in persona. « Papà, cosa succede? » chiese, accostandosi presto ad Harry con fare costernato. « Non ne sono certo ma credo che.. » Il padre, a dirla tutta, sembrava confuso quanto lui, con la fronte aggrottata e lo sguardo fisso sul proprio capo che si avvicinava a passo sostenuto a Byron Cooper. « Professor Byron Cooper, la dichiaro in arresto per l'omicidio della professoressa Edith Cornelia Brown. Ha il diritto di rimanere in silenzio. Qualsiasi cosa dirà potrà essere e sarà usata contro di lei in tribunale. Ha diritto a un avvocato durante l'interrogatorio. Se non può permettersi un avvocato, gliene sarà assegnato uno d'ufficio. Ha compreso questi diritti così come le sono stati letti? » La faccia di Albus perse velocemente tutto il proprio colore mentre le sue labbra si aprivano in muto stupore. « Non è possibile, deve esserci stato un errore. » pronunciò velocemente, poggiando il proprio bicchiere sulla prima superficie disponibile e facendo per incamminarsi verso il Capo Auror. A frenarlo, tuttavia, fu proprio Harry, che gli strinse le dita attorno al braccio, ricercando il suo sguardo con serietà per dirgli alcune parole sottovoce. « Non essere avventato, Albus. » Lo sguardo di Harry la diceva lunga: hai delle responsabilità, hai una famiglia, non esporti. Ma il ragazzo sembrò leggervi qualcos'altro, oltre a tutto ciò, e le sue iridi si fecero presto più scure mentre il suo sguardo si assottigliava. Tu non sei stupito. « Lo sapevi. » mormorò in un tono di latente accusa. « Non sapevo tutto. Io.. » In tutta risposta, Albus si divincolò dalla presa del padre con uno strattone violento, impedendogli di continuare a spiegarsi. « Ma sapevi abbastanza. » « Harry, Albus.. » Lo sguardo cinereo del ragazzo si spostò lentamente dal padre al signor Collins, prendendo un aspetto più neutrale, sebbene fosse evidente quanto la questione lo turbasse. « Porgo le mie più sentite scuse al Gruppo Peverell per questa improvvisata. Purtroppo la delibera del giudice è arrivata poco fa. Non potevamo permetterci fughe di notizie; un accusato a piede libero avrebbe creato inutili tensioni. Ho qui una copia del mandato d'arresto, qualora dovesse servirvi per.. rimediare al danno. Congratulazioni per l'inaugurazione. Ci vediamo domani in ufficio. » Un sorriso millimetrico e per nulla sentito segnò velocemente il volto del ragazzo, che afferrò il mandato con poca gentilezza. « Grazie, signor Collins. Le assicuro che me ne occuperò in prima persona e tratteremo la notizia con la professionalità e l'importanza che merita. » Fece una pausa. « Mi auguro che il QGA sarà altrettanto efficiente e tempestivo quanto oggi, quando si tratterà di collaborare con la stampa. » Mentre Philip Collins girava i tacchi, seguito dallo sguardo pressante di Albus, la voce di Vicky risuonava per tutta la sala. « SE ARRESTATE LUI DOVRETE ARRESTARCI TUTTI! » E mentre Greagoir Olivander accorreva a fermare la bionda, Albus si dileguò dal fianco del padre segna degnarlo di ulteriori attenzioni, ricercando la compagnia di Amunet e dei bambini. « Questa cosa non finisce qui. » disse piano all'orecchio della mora, lanciandole uno sguardo eloquente. Tutt'altro. È appena cominciata.

    Se ho saltato qualche interazione scusatemi - erano davvero tante ahhahaha. Però ho scritto in maniera generica che Albus ha ringraziato tutti <3
    Prima parte: interagito con Vicky, Sirius, MJ, Olympia, Mun e Fred. Citato James.
    Seconda parte: interagito con Mun e Pippo Collina. Citati Fitz, Scorpius, Greg e Vicky.


     
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    « Li abbiamo cresciuti bene, non credi? Anche se il posto è diventato un po' troppo bianco per i miei gusti. Ma questo rimarrà tra noi. » Scruta la sala da un angolo remoto in perfetto silenzio, applaudendo di tanto in tanto in un silenzio religioso. Non ha commentato fino a quel momento né i nuovi arredi, né tanto meno la scelta di quella festa. La trovava eccessiva, forse addirittura fuori posto. Ora a casa sua si aggiravano le stesse personalità a cui Renton si era in prima battuta ribellata. Medimaghi, giudici, avvocati, imprenditori. Alcuni di quegli volti li riconosce, ma non si aspetta che loro facciano altrettanto. Le loro dita sulla sua pelle bruciano ancora. La violenza che nasconde quel viso pallido e atono, è smorzata dai piccoli sorsi del bicchiere da cui sorseggia il costoso Cosmopolitan che ha chiesto al bar. Casa sua non ha più le sembianze di un luogo spartano e in fondo, seppur la giovane Blake capisca la necessità di quel riammodernamento, percepisce la metamorfosi di Cherry Island come un sacrilegio. « Cresciuti mi sembra un parolone. » Asserisce infine con un tono appena divertito mentre scruta la figura del giovane Potter in mezzo alla folla. Era lo stesso ragazzo che si aggirava non poco più di qualche mese prima per il suo locale, atteggiandosi a gran musicista insieme alla band che aveva contrattato per le serate del Suspiria con musica dal vivo. « Verranno comunque a piangere alla prima difficoltà. » Non un'ipotesi. Piuttosto un dato di fatto. Che Byron sia diventato un punto di riferimento per molti di loro era innegabile. « Quanto meno stasera sono tutti felici. » E anche in quel caso, le parole della mora non sembrarono un'ipotesi auspicabile, quanto piuttosto una verità nascosta il cui senso ultimo avrebbe capito solo ed esclusivamente l'uomo al suo fianco. Anche Byron era felice; se non felice di certo era sereno, soddisfatto, persino orgoglioso. « Tratterrei comunque questo entusiasmo.. » Disse infine sollevando un sopracciglio con fare divertito. « ..il prossimo casino è dietro l'angolo. » Con loro è sempre così. Non riescono proprio a restare fermi. E' come badare a un branco di scimmie urlanti. Assottigliò appena le palpebre per un istante, volgendo lo sguardo alle sue spalle, per poi tornare con lo sguardo su di lui. Ancora? Non disse niente, consapevole dell'arrivo di Rocket, a cui rivolse un saluto con un cenno del capo. « Abbelli de casa! Come state? Ve vedo belli pallidi e inquietanti come sempre, me fa piacere! » In quel momento Renton comprese perché sotto sotto Rocky le piaceva: tra lui e un qualunque abitante di Leith c'erano delle differenze quasi impercettibili. Rumoroso, dall'accento decisamente invasivo e sempre con un bicchiere in mano. Se non fossi nel vecchio continente, saresti stato uno scozzese di tutto rispetto. « Frank? Immagino non ce l'abbia fatta a liberarsi, vero? Spero che per le feste passerà a trovarci..o magari potremmo fargli un'improvvisata tutti insieme. Italia..che ne diresti? » E forse è meglio così. A Frank sarebbe preso un coccolone se avesse visto come hanno trasformato questo posto. « E' la volta buona che smetto di essere pallida e inquietante. Perché no. Una vacanza non sarebbe male. » Commentò alzando il bicchiere in direzione dell'ex ribelle, sorridendo appena. Forse di una vacanza ne avevano davvero bisogno; dalla fine della ribellione entrambi non avevano fatto altro che lavorare senza sosta. Per quanti ami la Scozia, non mi dispiacerebbe evadere. Anche solo per poco. « Dovresti venire a vedere il Suspiria, Rocket. Se ti piace il gioco d'azzardo, dovresti provarci. » Non sto mica tentando di incoraggiare la dipendenza del gioco d'azzardo. Dico solo che qualche allenatore della serie A farebbe un sacco di ottima pubblicità. [...] Poco dopo fu il turno di Bobbie. « Lo so, sono decisamente il terzo incomodo. E anche fuori luogo in una serata del genere, ma per fortuna sono in buona compagnia. » « Tra Byron e la disapprovazione per le scelte dell'interior designer del gruppo Peverell? Siamo in due. » Gettò uno sguardo divertito a Byron prima di lasciare i due parlare, saltando da una figura all'altra all'interno della sala beandosi della multicolore bellezza di quelle emozioni così differenti. Felicità, orgoglio, incertezza, eccitazione, lussuria, invidia, odio. Non più lontano di qualche anno prima aveva avuto l'occasione di vedere dal vivo alcuni dei quadri di Pollock. Se dovesse spiegare la percezione che ha di quella sala la descriverebbe proprio così: come la Convergenza di Pollock.

    « Sai..in un certo senso mi sento come se oggi fosse il giorno del mio pensionamento: un'uscita di scena silenziosa. Se ne è andato un altro pezzo. Forse uno dei più importanti. E con esso, sento che se ne sia andato pure un pezzo del Governatore. » Lo sguardo chiaro della mora restò a contemplare il volto del suo compagno con un velo di intrinseca melanconia. Decise tuttavia di non appesantire ulteriormente l'atmosfera. « A trentasei anni d'altronde è proprio il momento di chiedere la pensione di invalidità. Ma che dico.. dopo questa sera direi di andare a sceglierti l'appartamento per l'aldilà. » No. Nonostante l'apatia in cui viveva per ovvie ragioni, Renton non era pronta a ritirarsi, né tanto meno lasciare che Byron vivesse nella convinzione che era il momento di ritirarsi a vita privata. E' tempo di riposare. Ma non certo di ritirarsi. Nel ronzio indistinto di voci della sala, riuscì a isolare i suoi pensieri, intrecciando le dita alle sue. Avrebbe voluto aggiungere altro, ma non ne ebbe il tempo. Il tutto si svolse in tempi celeri, che tuttavia, ai suoi occhi apparirono lenti. Un tormento che non lasciò trasparire nonostante fosse stata appena allontanata dalla figura di Byron. Un Auror si frappose tra loro obbligandola a indietreggiare. « Professor Byron Cooper, la dichiaro in arresto per l'omicidio della professoressa Edith Cornelia Brown. Ha il diritto di rimanere in silenzio. Qualsiasi cosa dirà potrà essere e sarà usata contro di lei in tribunale. Ha diritto a un avvocato durante l'interrogatorio. Se non può permettersi un avvocato, gliene sarà assegnato uno d'ufficio. Ha compreso questi diritti così come le sono stati letti? » Il freddo le gelò il sangue il sangue nelle vene, mentre indietreggiava di un passo, poi un altro e un altro ancora. Le gambe le tremarono più del dovuto; eppure, tutto ciò che fece fu mantenere lo sguardo fisso sul volto di Byron. È l'unico modo per uscire: mantenere la calma e la dignità. Ogni scenata potrebbe venir interpretata diversamente e qui dentro è pieno di giornalisti. Indagò in quel momento gli animi degli usurpatori a cominciare da quello di Philip Collins. Calma piatta e sangue freddo. Non una sola inflessione dominava l'equilibrio di quella sfera emotiva, così perfetta da sembrare fasulla. Un uomo innocente non ha nulla da temere di fronte alla giustizia. E se ce l'ha - beh, pregherò che la Storia abbia pietà di voi. Qualcosa si spezzò nell'animo di lei; il volto privo di emozioni seguì la figura di Byron incatenata, dirigersi verso l'esterno, seguito da un coro di giornalisti e Auror. Ma lei non si mosse, seguendo la figura fiera del Capo Auror spostarsi all'interno della sala.
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    Di soppiatto compì passi lenti tra la folla di persone, conscia che l'attenzione di tutti era rivolta verso l'esterno là dove la sua metà veniva già portata via. La violenza che montò nel petto della mora superò di gran lunga quella che provò nell'esatto momento in cui aveva messo piede a casa sua solo per vedersela mutilata. Posò una mano sul bordo dell'antico pensatoio, spostando le lunghe dita sotto la vasca. Premette un piccolo meccanismo in pietra sussurrando sotto voce poche parole. « Fuoco cammina con me. » Di colpo, un po' alla volta, il liquido presente nell'ampia vasca defluì, assieme ai tanti ricordi che via via molti dei ribelli avevano consegnato alla causa. Solo quando anche l'unico ricordo scomparve altrove, in un posto sicuro, la mora incontrò lo sguardo di un losco figurino che aveva visto molte, sin troppe volte. Con Byron uscito di scena, l'uomo si prese il tempo di scrutare la sala soffermandosi su qualcosa o qualcuno nello specifico. Come fai ad essere ancora qui? Senza di lui. Poi il volto deforme si focalizzò su di lei. Renton ne ignorò la presenza con indifferenza, spostandosi di poco nell'ambiente per raggiungere Dean in compagnia di una ragazza con la quale l'aveva già visto in precedenza. Si piacciono. Non le interessa. « Ti dispiacerebbe fare il turno di mattina domani? Non credo che riuscirò a pensarci io. Anzi, mi farebbe comodo se tu riuscissi ad aprire al mio posto. » Senza alcun saluto, né convenevoli di alcun tipo, posò lo sguardo su Daphne sorridendole appena. « Il tuo abito è bellissimo. Dovresti dare più credito al tuo gusto personale. » Pausa. « Buona serata. » E dicendo ciò si dileguò. Nessuno avrebbe saputo quando e da che parte Renton ha fatto la sua uscita di scena, né tanto meno se lo abbia fatto poco dopo quel breve scambio o molto dopo. [...] Devi salvarlo. Avrebbe sentito molto dopo nella propria mente. Si porta la bottiglia di birra alle labbra scuotendo la testa. Ci siamo già passate per questo discorso io e te, no? L'ironia che traspare da quelle parole è inconfondibile. Era diverso allora. Con loro era sempre diverso. Qual è il piano? Beve ancora prima di sospirare. Il piano è andare a riprendermi il mio uomo. Con pazienza. E prudenza. Gliel'avevo detto che che non era ancora l'ora di andare in pensione. Odio avere sempre ragione.

    Interagito con Byron, Rocky, Bobbie, Dean e Daphne.
    Uscita di scena in sordina e con troppissima pacatezza.

     
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    « ...Sei stato veloce, già hai terminato con i convenevoli? » La voce di Theo sembrò lasciarlo stupito, come se nonostante l'invito non si aspettasse davvero la sua presenza alla festa. Tuttavia il fatto che alla fine fosse venuta sembrò rallegrarlo ulteriormente, portandolo a stendere un sorriso sincero nella sua direzione. « Sì, ho preferito occuparmene prima che tutto il macello si riversi su quei due. » Poteva solo immaginare quante persone avrebbero fatto le congratulazioni ad Albus e Amunet quella sera. Dovrebbero vederle come prove generali per il matrimonio. « Dovrò andare a complimentarmi anche io visto che di fatto sono diventata molto amica di Jay, potrebbe offendersi e non venirmi più a cercare a casa di Bea per giocare se non lo facessi. » A quelle parole, Percy annuì con aria ironicamente seria, indicandogli il bimbo ancora intento a rigirarsi tra le mani la locomotiva che Percy gli aveva regalato. « Proprio poco fa mi diceva che la tua assenza l'avrebbe contrariato oltremodo. » Pausa. « Queste esatte parole, ovviamente. » Si strinse nelle spalle con un sorriso, portandosi il bicchiere di champagne alle labbra mentre lasciava vagare lo sguardo intorno a sé alla ricerca di alcuni amici. « Se lo stai cercando ho abbandonato Greg da quelle parti. Credo. Io faccio un giro, ci becchiamo tra un paio di drink. » « Grazie, credo che andrò a berci qualcosa dopo i discorsi di rito. Sentiti libera di unirti a noi, ovviamente. » « Grazie per avermi invitata. » Si avvicinò dunque per salutarla con un bacio sulla guancia. « Di nulla. Sono contento che tu sia venuta. Tra parentesi, in giro ci dovrebbero essere i nostri genitori, quindi ecco..non farti prendere un infarto se li vedi. » I genitori adottivi, ovviamente - quelli che non erano ad Azkaban. E così si divisero, andando ciascuno nelle rispettive direzioni. Quella di Percy, nello specifico, lo portò a Samuel Scamander, col quale scambiò alcuni giocosi convenevoli. « In compenso ti ho mandato a casa la carrozza con i cavalli bianchi. Come? Non ti è arrivata? Cazzo, devo aver sbagliato a dargli l'indirizzo. Anche tu, sei andato a vivere in culo al mondo. » Scosse il capo con aria ironicamente contrariata, arricciando le labbra. « Scuse su scuse. Con tutte le conquiste che hai all'attivo, ti credevo un gentiluomo. Che delusione. » Diede una pacca sulla spalla dell'amico con una breve risata, passandogli un bicchiere preso da uno dei vassoi. « La signorina Morgenstern dove si trova? Non dirmi che è gelosa di noi. Gliel'hai detto che mi sono proposto, con il buon cuore che mi ritrovo, di essere l'accompagnatore della coppia come entità unica? » « Non ho voluto farle sapere di noi, ma secondo me l'ha scoperto comunque, dato che non riesco più a trovarla. » Si guardò intorno nel dirlo, cercando la figura di Tris che, in quel momento, non riuscì a trovare tra la folla di persone accalcate nella sala. Tirò un sospiro, stringendosi appena nelle spalle. « Diamole tempo. » E così, tra una chiacchiera e l'altra, anche i due parabatai si separarono con la promessa di rivedersi in settimana.
    In seguito ai discorsi di rito, Percy riuscì finalmente ad intercettare Greg e Fitz, unendosi a loro per un brindisi tra amici. « Strano? Ma se, dallo scorso Agosto, io e te siamo diventati i ribelli per eccellenza! E col senno del poi, un po' mi sono pentito. Avrete letto senz'altro di Thomas. Sarà difficile organizzare riunioni tra amici, ad Azkaban. » Per quanto la situazione di Thomas fosse drammatica e l'avesse lasciato spiacevolmente stupito, una parte di Percy dovette costringersi a nascondere le labbra dietro il bicchiere per evitare che i due amici vedessero l'appena percettibile sorriso che minacciava di stendersi sulle sue labbra. Non perché la situazione in sé fosse divertente, ma più per il modo in cui Greg l'aveva esposta. « O negli Stati Uniti. » aggiunse, sollevando un sopracciglio con fare eloquente. Nathan e Thomas se ne erano andati quasi all'unisono, lasciando in sospeso molte questioni che forse, in sospeso, erano già destinate a rimanerci da prima. « Beh.. di certo questa serata mi sembra la perfetta metafora dell'evoluzione. » Annuì, scansando il discorso sui due ex compagni con un brindisi alle calende greche prima che un quarto compagno si unisse a loro. « Judah Carrow! Qual buon vento. » disse, stirando un piccolo sorriso verso il ragazzo. D'altronde, che anche con lui non si vedessero da un po' era noto. Non c'erano mai stati veri e propri attriti tra loro due - semplicemente avevano imboccato strade diverse, ciascuno per le proprie ragioni. Il fatto è che adesso la strada che avevi preso tu si è un po' bruciata, vero? « Mi piacerebbe partecipare alla reunion, che vi state raccontando di tanto divertente? » Ci pensò Greg a riassumere in breve il loro altrettanto breve discorso, lasciando Percy ad annuire semplicemente, con lo sguardo puntato sul giovane Carrow, in attesa di capire cosa nello specifico volesse dir loro. Perché vuoi dire qualcosa. Mi ci gioco il castello. « Stavo pensando..Fitz, quindi tu hai abbandonato definitivamente casa oppure hai intenzione di tornare ora che Nate è andato via? Perchè avevo intenzione di allungare la lista dei coinquilini visto che la solitudine non mi è mai piaciuta e quella casa è troppo vuota per una persona sola. Avresti problemi a riguardo? » Si voltò istintivamente a guardare Fitz, lanciando alcuni sguardi a Greg mentre il canadese rispondeva. « Quello è stato il primo posto in cui ci siamo riuniti dopo la fine di tutto. Senza pensatoi.. o stanze segrete.. o.. cose di quel tipo. Sarebbe un peccato gettare alle ortiche un luogo di ritrovo che potrebbe sempre ospitare anche solo per pochi giorni una povera anima in pena rimasta senza dimora fissa. » Dici a me? « [..] Sulle altre stanze hai via libera. Forse potrei chiedere a Scorpius se cerca un posto nel campus. Ma non mi vengono altre persone in mente. Sempre che voi due non cerchiate un posto a Hogsmeade. » « Io sto benissimo a Londra, grazie. » « Sì anche io sto a posto. » commentò semplicemente, stringendosi nelle spalle prima di calare nel silenzio. Fissò Judah per qualche istante prima di schioccare la lingua sul palato e inclinare il capo di lato. Ok forse stiamo facendo un po' gli stronzi. Prese dunque un bicchiere di champagne da un vassoio di passaggio, porgendolo a Judah. « Comunque ragazzi, non per dire, ma secondo me Judah non stava proprio chiedendo a noi tre rompipalle di andare a vivere con lui. Sbaglio? » chiese, voltando il capo in direzione di Judah con un sorriso gentile. « Cioè forse, e dico forse, ha un'idea più specifica e - francamente - anche migliore, rispetto all'uomo-mansarda, al vecchiardo e al sottoscritto dubleface che fa pure da animale domestico. » Fece una pausa, sollevando le sopracciglia e alzando una mano a mo' di discolpa. « Così. Prima facie. »
    [...] « Vedete quello che vedo io? » Si voltò di scatto verso l'entrata, seguendo con stupore il manipolo di Auror al seguito di Philip Collins mentre si facevano sempre più vicini alla figura di Byron Cooper. Istintivamente abbassò il bicchiere, poggiandolo sul bancone. « Professor Byron Cooper, la dichiaro in arresto per l'omicidio della professoressa Edith Cornelia Brown. » Lo sguardo corse immediatamente a Greg, colmo di significati. Perché Greg sapeva: era colui che avevano scelto come custode segreto. Poggiò una mano sulla sua spalla, avvicinandosi quanto bastava per sussurrare poche parole al suo orecchio senza tuttavia staccare lo sguardo da Collins e Cooper.
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    « Questa cosa non è materialmente possibile. » pronunciò velocemente, prima che Victoire Weasley cominciasse ad urlare, attirando tutte le attenzioni di Olivander. « Se non ci vediamo dopo, dì a Tris che passo da voi uno di questi giorni. » Annuì velocemente, voltandosi poi verso gli altri due. « Devo trovare Tris. Ci vediamo..dopo. » Parole che pronunciò distrattamente, stirando un sorriso meccanico in direzione di Fitz e Judah prima di cominciare a farsi largo tra la calca, individuando la figura della Morgenstern poco prima che Byron passasse loro davanti. Ma lo sguardo del ragazzo sembrò essere catturato da qualcos'altro - dal pensatoio, e nello specifico da Renton. Fissò i suoi movimenti e le parole che sussurrò a fior di labbra, svuotando completamente il recipiente. Perché? Cercò di fare un passo avanti per raggiungere la donna, ma un Auror lo fermò - forse temendo che stesse cercando di farsi strada verso Byron - rendendogli subito dopo impossibile ritrovare la figura della Blake. Troppi pensieri vorticavano nella testa del ragazzo mentre seguiva con lo sguardo l'ex Governatore, calmo al limite dell'assurdo. « Non possono avere delle prove. » disse sottovoce a Tris, scuotendo il capo tra sé e sé. Le uniche persone che ce l'hanno siamo noi, e non possiamo parlarne. Ciò significa che se delle prove fasulle sono state confezionate, e le sole persone in grado di smentirle non possono materialmente farlo..Byron Cooper verrà condannato. « L'ha fatto di nuovo. » Lo Shame. Lo ha fatto di nuovo. Ma perché dargli Byron quando sarebbe stato molto più facile dargli Tris e mettere in ginocchio tutto il branco? Lo sguardo di Percy corse istintivamente al pensatoio appena svuotato da Renton mentre i primi germogli inconsapevoli di un piano cominciavano a spuntare nel terreno fertile della sua mente.

    Interagito con Theo, Sam, Greg, Fitz, Judah e Tris
    Citate Vicky e Renton


     
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    « Non sapevo sareste venuti », sorride, Hermione, lanciando un'occhiata d'intesa al marito. «E perderci la serata di debutto di Albus? O la possibilità di mettere in imbarazzo i nostri figli facendo battute fuori luogo o intimorendo ogni ragazzo si avvicini a Dory - Ron, risponde, sarcastica, in riferimento a quando tale Paul Silver si è permesso di scherzare un po' più del dovuto con la quota rosa di casa Weasley. Quanto avrebbe voluto rimbeccarlo, Hermione! Si è soltanto limitata a dargli un pizzicotto sul braccio, stringendo così forte che si è fatta male lei stessa. Non dire altro o ti becchi un Avis in pieno viso! - la minaccia silenziosa, prima di trascinarlo via dai ragazzi e, purtroppo, trovarsi a salvarne altri dalle grinfie di Delphine Rosier. « Sei bellissima, mamma! Non sei geloso, Ron? ...-Niente, come non detto, è andato », ridacchia, la signora Granger, affondando la mano nella ciotola di noccioline e sgranocchiandone un po' per ammazzare il tempo. «E' una cosa sulla quale stiamo lavorando. Vero, RonRon?», lo punzecchia, tornando indietro con la mente a quando, invece, lei era stata gelosa. Il ricordo di Lavanda Brown si tinge di un amaro sottofondo, nel momento in cui ricorda anche il resto della storia. « Ahm..Mamma? Secondo te..Posso congratularmi, con Albus? Sì insomma.. Lo sai.. E l'ultima volta che abbiamo mezzo avuto a che fare ho quasi menato il migliore amico di James, facendo incazzare pure Vicky», ascolta attenta, Hermione, stringendo il bicchiere di vino bianco che ha appena ordinato. E' un argomento sul quale si è interrogata più volte. «Non rimuginare troppo su quello che potrebbero pensare i cugini. Non rispondi delle azioni o dei pensieri degli altri: solo dei tuoi. Se te la senti di andare, vai. Non c'è nessuna legge scritta che dica sia un dovere. Ma se vuoi un consiglio, al tuo posto l'avrei fatto.», conclude così, curvando le labbra in un rapido sorriso, prima di tornare a sorseggiare il vino e ad ascoltare le lamentele di Ron in merito al fatto che: «Mi ha pure rimproverato su come si tiene il bicchiere. Come se non fosse bastato il nodo della cravatta mezzo sciolto e la macchiolina sulla camicia... Cazzo c'ha, i raggi X?!», la Grifondoro allunga la mano sulla sua spalla, iniziando a dare dei colpetti gentili. Su, su, avanti, non ci pensare più. Neanche il tempo di trovare qualche frase impacchettata per la situazione, una formula di elogio nei confronti del marito - ma che t'importa delle critiche della Rosier! Tu vai benissimo così come sei - che Rudy torna in compagnia di Joy Scamander. « Ciao Hermione! Da quanto tempo! Tutto bene? Mamma qualche giorno parlava di fare una cena tutti insieme, non sarebbe una cattiva idea!», la saluta con calore, la signora Granger, facendole posto accanto a lei. «Ciao Joy! Hai ragione. Dobbiamo assolutamente rimediare. La mamma mi manca tanto. Le avevo proposto di venire, ma purtroppo non poteva.», risponde, triste per non poter contare sulle battute stravaganti dell'amica, in grado di colorare la serata di un'ulteriore sfumatura gioiosa. In quel senso, il nome scelto per la primogenita non avrebbe potuto essere più perfetto di così. «Stai davvero benissimo. L'abito è stupendo. Chi lo indossa ancora di più.», sorride gentile, facendole una carezza sul braccio, da brava mamma chioccia della situazione - nel frattempo chiedendosi, invero, come mai proprio Joy Scamander sia stata condotta in sua presenza. La stessa domanda, per l'appunto, se la pone Ron, accanto a lei, subito impettitosi per fare bella figura. « Vado a prendere qualcosa da bere, ti porto qualcosa? », la Grifondoro ci pensa su un attimo e poi risponde: «Grazie cara, giusto un bicchiere di Whiskey Incendiario. Io e Ron ce lo dividiamo.», commenta, decisa a non andare troppo su di giri. Anche perché, inevitabilmente, dei fotografi inclementi l'avrebbero immortalata. Diciamo che, per il capo dell'Ufficio di Applicazione della Legge sulla Magia, non sarebbe affatto una buona pubblicità. «E' una serata davvero magnifica.», sorride, Hermione, felice di trovarsi lì, nell'ex Quartiere Generale dei Ribelli, in tempo di pace. [...] « Professor Byron Cooper, la dichiaro in arresto per l'omicidio della professoressa Edith Cornelia Brown. Ha il diritto di rimanere in silenzio. Qualsiasi cosa dirà potrà... », accade tutto molto rapidamente. Hermione che posa il bicchiere di Whiskey con veemenza sul bancone, rovesciandone metà contenuto addosso a Rudy. Ron che cerca di tenerla per il polso, mentre lei sta già letteralmente volando in direzione di Harry.
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    Si gira, strattonando il rosso, neanche facendo il tentativo di sondare la mente del suo migliore amico. E' diventato un bravo Occlumante. Avrebbe potuto scagliare un Legilimens verbale, e per questo più efficace, ma non lo fa. La sua conferma arriva attraverso le parole del Prescelto: « Non sapevo tutto. Io.. », rimane pietrificata. Non ci posso credere. Si volta in direzione di Ron, furiosa. «Non ci posso credere.», commenta, prima che un brivido di comprensione, sommato all'espressione mortificata del marito, le attraversi la schiena. «Lo sapevi anche tu.», il desiderio di schiaffeggiarlo in pubblico, di agire d'impulso, come quella memorabile volta di tanti anni fa con Draco Malfoy, l'assale. «No vabbè io però non sapevo che...», Legilimens. Questa volta non si trattiene. Lo fa senza pensarci due volte. «Bugiardo.», di tutte le persone cui avrebbe dovuto - e potuto - nasconderlo, sua moglie era di certo quella più sbagliata. «Pensavo non ci fossero segreti tra di noi.», e con quel noi non si riferisce soltanto a loro due. Comprende anche Harry. Dopo tutto quello che abbiamo vissuto insieme. Mi sono sempre battuta al vostro fianco, sempre. E' questa la considerazione che avete di me? Credevate forse che sarei andata a cantarlo ai quattro venti? Che avrei scritto alla Gazzetta del Profeta per annunciare che una squadra Auror sta indagando sul professor Byron Cooper per l'omicidio della Preside? - tutti questi pensieri, Hermione li riversa letteralmente nella testa di Ron. Ma soprattutto, come avete potuto permettere che venisse arrestato senza prima un processo? - molla Ron da solo, subito inseguendo il fiume di gente che si spinge all'esterno ad osservare la scena di Byron Cooper strattonato via. E' allora che scorge Renton - è lei il motivo per cui non si precipita di corsa al fianco di Philip Collins, cercando di comprendere le ragioni di quell'arresto, almeno da un punto di vista giuridico. «Sarò il suo avvocato, se lo vorrete.», commenta, prima di abbracciarla rapidamente e sussurrarle sottovoce: «Andrà tutto bene.», oh, professor Silente. Avrei tanto bisogno di lei in questo momento. Trattiene le lacrime rabbiose, poi si precipita fuori ad osservare, come tutti gli altri, la scena. Victoire Weasley, in particolare, sembra terribilmente scossa. « SE ARRESTATE LUI DOVRETE ARRESTARCI TUTTI! », Hermione la raggiunge a grandi falcate, così come un altro ragazzo che conosce soltanto di vista, ma di cui ha sentito molto parlare: Olivander. « E' così, devono aver preso un granchio. E Cooper avrà modo di difendersi, giusto? Non siamo sotto la Zabini. », afferra soltanto l'ultimo pezzo della loro conversazione, per poi intromettersi. «Oh, Victoire..», la abbraccia stretta, accarezzandole i capelli. «Stai tranquilla.», sussurra, chiundendo gli occhi per riflettere meglio. Bisogna essere rapidi. Lei non ha un piano, mentre la squadra speciale Auror, presumibilmente, indaga da tempo. «Venite con me. A casa mia, adesso. Chi sa qualcosa, parli subito, abbiamo bisogno di conoscere i dettagli. Abbiamo bisogno di testimoni, ribelli, uomini di fiducia. E soprattutto di prove. «Qualcuno mandi a chiamare Beatrice Morgenstern e Percival Watson.» «Hermione!!», Ron la raggiunge fuori, trafelato: «Cosa stai facen..? Ma sono solo dei ragazzi.», la Grifondoro serra occhi e labbra a fessura. «Anche tu eri solo un ragazzo, Ronald Weasley. Forse te lo sei dimenticato.», commenta, prima di voltargli le spalle e continuare a stringere quelle di Victoire. «Si dà il caso che il signor Watson sia uno studente di Magisprudenza -», oltre che una persona che per certo sa qualcosa, per non dire molte cose, «- molto capace. Lo voglio subito a casa nostra. E se non ti sta bene te ne puoi anche andare!»

    Interagito con Rudy, Joy, Ron-Harry, Renton, Vicky, Greg
    Citati Dory, Byron, Tris e Percy

     
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    « Oh si per favore. » Rise, passando un bicchiere di champagne a Vicky per poi farlo cozzare col proprio, lanciandole uno sguardo eloquente. « Alle figure di merda. » Forse sarebbe più opportuno brindare alle nostre facce da culo, ma per quello c'è sempre il secondo bicchiere. Sia mai che ad Albus rimanga troppo champagne avanzato! « Se ci fosse un goccino anche per me sarebbe fenomenale. » « Toh, chi si vede! » disse, allargando un sorriso in direzione di Ebby e chinandosi appena per salutarla con un veloce bacio sulla guancia prima di passare anche a lei un bicchiere. « Tutto bene? Io sto bene, sì. Però, che damerino quando ti ci metti d'impegno. » « Ma che impegno e impegno! Tutto naturale, oh. Guarda che so' proprio famoso per l'eleganza. » Fece una pausa, scrutandola velocemente da testa a piedi. Ma che te sei messa? « Però mi sa che me devo guarda' le spalle. » Si voltò velocemente in direzione di Vicky, mormorando piano « Ma è na tovaglia? » « Guarda che ti ho sentito benissimo, Ted, non fare questi commenti sul mio vestito perché, punto primo: non è una tovaglia. Punto secondo: l'ho pagato un sacco di galeoni e, sì, ci vanno necessariamente abbinate le converse. Ora se vuoi scusa...Betty! » Si morse il labbro inferiore per contenere una risata, alzando una mano a mo' di discolpa mentre la osservava dileguarsi, solo per poi voltarsi nuovamente verso la Weasley e sollevare le sopracciglia eloquentemente. « Tutte in quadra non ce l'ha. » Buttò quindi giù un generoso sorso dalla flute, guardandosi intorno per individuare alcune facce note che salutò con un sorriso e un cenno della mano. « Oh guarda.. ci stanno anche i Campbell. Te la ricordi Dorothy Campbell vero? » Si voltò interrogativo verso Vicky. « Mh? » mugugnò, come a chiederle di ripetere la domanda. Tuttavia gli bastò seguire lo sguardo di Vicky per capire di chi stesse parlando. Un sorriso divertito affiorò istintivamente sulle sue labbra. « Ah ma quindi è ancora viva! » « E' ai ferri corti col marito. Questo è ciò che ti becchi se decidi di sposarti a vent'anni. Per giunta con un cugino di secondo grado. » Checché se ne dicesse, Ted era un pettegolo di prima categoria e una frase del genere sortì subito l'effetto di farlo ridacchiare, facendo cenno alla bionda di farsi più vicina così da lasciarlo parlare a voce bassa. « Che poi dicono che lui in realtà sia di un'altra confessione - se hai capito cosa intendo. Cioè, mezzo che gira voce che lui se la fa con Damon Herbert. Te lo ricordi? Quello di Corvonero che c'ha avuto il crollo nervoso prima dei M.A.G.O. e l'avevano trovato a studiare nudo in Biblioteca tipo alle cinque di mattina. » Scosse il capo, lanciando un'occhiata eloquente a Vicky. « Fasse piscia' per quello è bruttino. » Anche quando non è proprio ufficiale. « Torno subito. » Annuì, seguendola con lo sguardo per qualche istante, giusto il tempo di vedere a chi stesse andando incontro. Zoe? Oddio pure quella ci sta?! Sarebbe da toccasse i coglioni se domani non scappasse la foto su tutti i social. Buttò quindi giù ciò che rimaneva della propria flute, allontanandosi a grandi passi in direzione del bar. « Un incendiario. » chiese velocemente al barista, stirandogli un sorriso prima di volgere lo sguardo altrove, ad osservare la sala per trovare qualcuno a cui rompere le palle. Il suo sguardo, inevitabilmente, andò a posarsi su Rudy..in compagnia di Olympia. Ahia. Quasi istintivamente cercò di individuare Peter, poco lontano e preso da tutt'altre faccende. « A lei. » « Grazie. » mormorò veloce, appropriandosi del bicchiere per dirigersi ad ampie falcate verso il cugino - uno dei pochi che poteva definire tale anche a livello di sangue. La rossa sembrava essersi appena dileguata quando il giovane Lupin poggiò una mano sulla spalla di Rudy. « Il lupo perde il pelo.. » lasciò il proverbio incompleto, sebbene il tono ascendente e lo sguardo che rivolse al compagno di squadra furono di per sé sufficienti a fargli capire di cosa stesse parlando. Lo fissò in silenzio per qualche istante, cercando di capire dal suo sguardo cosa stesse provando. Non che ce ne fosse chissà quanto bisogno: lo sapeva benissimo già da sé. Rudy non stava bene, non quando si trattava di Olympia. E di certo non aiutava il fatto che metà della famiglia avesse il dente avvelenato con lui. Ted li capiva - era normale, e in parte anche lui lo avrebbe preso a pizze per le cazzate che aveva fatto. Ma chi sono io per giudicarlo, no? Da quando era tornato tra loro, vederlo escluso e trattato un po' come Cristo che trascina la croce l'aveva fatto tornare sui propri passi, avvicinandosi un po' più al cugino. Sarai pure una testa di cazzo, ma direi che le tue colpe le stai scontando già abbastanza. Gli stirò un sorriso, battendogli la mano sulla spalla una seconda volta - questa, per avvolgergli un braccio attorno al collo e strizzarlo un po' in pieno spirito goliardico. « Sentiii..sta festaaaa..diciamocelo tra noi: è un po' na merda. » Pausa « Te lo ricordi il terrazzino, ve'? » Non un terrazzino, il terrazzino - quello che tutti quanti al Quartier Generale ritenevano irraggiungibile..ad eccezione di Ted e i suoi. Rivolse uno sguardo eloquente al moro, avvicinandosi quanto bastava a poter parlare con un tono di voce più basso. « Annamo a fuma', vah, che è meglio. » E chi lo sa? Magari una svampa d'erba ti aiuta a digerire tutto sto disagio.

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    « A cretini! Ma che - avete fumato? » Sussultò appena quando nonna Andromeda gli rifilò uno scappellotto potente dei suoi. « Oh, ma che c'hai? Avemo preso aria. » « Sie, na boccata de THC che se sente da qua. » Rivolse un'occhiata a Rudy, alzando gli occhi al cielo a fargli capire quale fosse il suo stato d'animo nei confronti delle continue ramanzine della nonna. « Ma guarda sti deficienti. Pieno come n'ovo de giornalisti e se vanno a fa' le bombe. » La donna schioccò la lingua sul palato, scuotendo il capo con veemenza prima di scolarsi un bicchiere di incendiario come fosse acqua. Anvedi chi parla! Stava per controbattere, Ted, quando una voce sovrastò tutte le altre nella sala. « Professor Byron Cooper, la dichiaro in arresto per l'omicidio della professoressa Edith Cornelia Brown. » La faccia di Ted perse improvvisamente sia espressione sia colore, puntando gli occhi leggermente arrossati sulla figura di Byron Cooper che, senza opporre alcuna resistenza, si faceva legare le mani dagli Auror. « Byron.. Byron... BYRON! Dì qualcosa! DIGLIELO CHE NON SEI STATO TU! » Fu proprio Vicky a dar voce a tutto ciò che Ted stava pensando in quel momento ma che era troppo scioccato per pronunciare. Le parole di lei sembrarono riportarlo alla realtà, destandolo dalla confusione che l'aveva immobilizzato. Ted era stato tra i primi ad unirsi ai Ribelli e a conoscere quella personalità così enigmatica: in lui aveva riposto la massima fiducia, prendendolo a punto di riferimento tanto politico quanto emotivo. Ci ha dato un tetto, ci ha dato protezione, ci ha dato un'alternativa, ma soprattutto ci ha dato uno scopo. Una lealtà, la sua, che non contemplava affatto l'ipotesi che Byron potesse essere colpevole di quel crimine. Non importava che non ne avesse alcuna prova - Ted, per punto preso, non ci avrebbe mai creduto. E come al suo solito, Ted agì di istinto, senza pensarci. « NO! NON POTETE! Non potete portarlo via così. » ruggì, avvicinandosi al gruppo degli Auror a grandi falcate per pararsi di fronte loro, come se potesse davvero impedirgli di proseguire. « Signore, la prego di togliersi. » rispose pacatamente un Auror, senza sortire alcun effetto in Ted. « Io non mi tolgo fin quando non mi date le prove schiaccianti di questa cosa. » « Signore, le ripeto - si tolga dal passo. L'iter della giustizia provvederà a- » « SE ARRESTATE LUI DOVRETE ARRESTARCI TUTTI! » « L'ha sentita. Ci arresti. Perché io di qui non mi tolgo. Ci arresti, avanti, ci arresti tutti! » « Se non si toglie immediatamente l'arresto per resistenza a pubblico ufficiale. » « Ted... » Lo sguardo di Byron sembrava pregarlo di togliersi di mezzo. Gli occhi di Ted si fecero lucidi, come se dentro di sé stesse combattendo una lotta impossibile da vincere. Cosa comportava la sua lealtà per l'ex Governatore? Farsi arrestare insieme a lui oppure dargli ascolto? In fondo al cuore il giovane Lupin sapeva benissimo quale fosse la scelta giusta, ma ammetterlo aveva un terribile sapore di sconfitta. Ahimè, l'orgoglio! Si morse il labbro inferiore con forza, piantando gli occhi in quelli dell'Auror e scuotendo la testa. No, non mi tolgo. Ma la volontà di Ted non servì a nulla, e proprio mentre stava per dare i polsi agli Auror, qualcuno riuscì a strattonarlo con forza, trattenendolo mentre gli Auror, con la via ormai libera, si facevano strada verso l'esterno. « LASCIAMI! LASCIAMI, PORCA PUTTANA! PERCHÈ L'HAI FATTO? PERCHÈ GLIELO HAI LASCIATO FARE? »

    Interagito con Vicky, Ebby e Rudy
    Citati Zoe, Olympia, Peter

    Nell'ultimissima parte qualcuno un po' più intelligente di lui lo ha salvato da un arresto sicurissimo. Non ho fatto nomi, quindi liberissimi di farvi urlare in faccia da questo ingrato


     
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    Cosa si era aspettata quando aveva deciso di prendere parte all'evento organizzato dal Gruppo Peverell, non era chiaro. In verità, Zoe non ci aveva nemmeno pensato troppo, seguendo il suo personalissimo mantra per cui Un party è sempre una buona idea - soprattutto se permette di sfoggiare un bel vestito. Era bastato l'arrivo in barca, seguito da un'accoglienza impeccabile, a stampare un sorrisino intimamente soddisfatto sulle labbra dipinte di rosso mentre, aggrappata al braccio di Arthur, lasciava scorrere le iridi azzurre da una parte all'altra della sala, soffermandosi di tanto in tanto su qualche individuo di particolare rilievo. Aveva promesso a James di non vivacizzare la serata, ma ciò non significava che non potesse osservare. Amunet Carrow in primis, ovviamente. Il loro primo incontro per revisionare i bozzetti di Madame Cabot si avvicinava di giorno in giorno e, nel frattempo, da sempre infastidita all'idea di farsi trovare impreparata, Zoe Finnigan aveva fatto i compiti a casa, raccogliendo qualunque informazione possibile sulla sua nuova cliente. Ne soppesò discretamente le reazioni durante l'intero discorso di Albus Potter, prima di unirsi all'applauso della folla con sincero apprezzamento. « Davvero illuminante. » Commentò, lasciando che il migliore amico la scortasse sulla soglia del salone. « Anche Victorie è stata perfetta. Due dosi di eleganza, una di schiettezza e mezza di sarcasmo. La combinazione perfetta. » Arthur scoppiò a ridere e Zoey gli rifilò un delicato schiaffetto sul polso, allentando la presa. « Non lo avrei riassunto in questo modo, ma non oso certo contraddirti. Ti spiace se vado a fare le mie congratulazioni? Tra un'ora devo essere di nuovo in ufficio. » La ragazza gonfiò le guance e sovrappose le labbra in un piccolo broncio, indispettita. « Di già? » Protestò, sgranando leggermente gli occhi e tirandolo delicatamente per la manica della giacca, quasi volesse trattenerlo. « Ma è ancora prestissimo! Lavori sempre, a qualunque ora del giorno e della notte. E non abbiamo nemmeno bevuto un drink. » Sfarfallò rapidamente le palpebre in un atteggiamento più capriccioso che civettuolo. Non puoi dirmi di no. Sarebbe crudele, Artie. « La prossima volta mi faccio perdonare. Brunch al tuo caffè preferito e passeggiata in centro, promesso? » Un sospiro sollevò pesantemente la cassa toracica della bionda che annuì, rassegnata. « Va bene. » Brontolò, roteando gli occhi al cielo mentre il suo accompagnatore le stampava un bacio sulla guancia. « Ma se entro cinque anni non diventi Capo Auror la nostra amicizia finisce qui. » Gli scoccò un'occhiata ricolma di aspettativa, intrisa di un palpabile disappunto. Sarebbero comunque degli idioti a dare quel posto a qualcun altro. « Va pure. E salutami Albus. » Gli sistemò il colletto della giacca con minuziosa attenzione e si aprì in un sorriso, di nuovo allegra, congedandosi in direzione del bar. « Un margarita, per favore. » Rivolse un sorriso angelico al barman e si voltò in direzione della sala, appena in tempo per scorgere la figura familiare di Dory con la coda dell'occhio. « Miss Weasley! » La richiamò, con una mezza risata, prendendola sottobraccio prima di rivolgersi al barista. « Facciamo due margarita, tesoro. » Gli rivolse un rapido occhiolino e riversò tutta la sua attenzione su Dory, stringendola in un abbraccio caloroso e impregnato dal solito profumo dolce dalle note vanigliate che la contraddistingueva. « Oh, finalmente! Mi sei mancata tantissimooo! » Sospirò profondamente, le labbra distese in un sorriso emozionato. Sebbene si fossero tenute in contatto, erano passati anni dall'ultima volta che aveva visto Dory e c'erano tante - troppe - cose di cui avrebbero dovuto aggiornarsi. « Dobbiamo assolutamente trovare un attimo per chiacchierare come si deve, magari una giornata alla spa? - però guardati, sei stupenda! » Fece un passo indietro per scrutarla meglio ed infine annuì, soddisfatta ed orgogliosa; che fosse farina del suo sacco o che avesse approfittato di un aiuto esterno, quella sera Dory era meravigliosa. Io l'ho sempre detto che sarebbe bastato pochissimo per farti risplendere. Afferrò i drink che il barista aveva spinto verso di loro e ne mise uno in mano all'amica, facendo scontrare delicatamente il suo bicchiere con il proprio. « A noi! E alla serata, ovviamente. » Bevve un rapido sorso, la gola rinfrescata dal sapore dolciastro del drink. « Allora... cosa ne pensi? Come cugina dell'uomo del momento e come impiegata di un'altra testata, intendo. » Sollevò entrambe le sopracciglia, senza nascondere la propria curiosità. « A dispetto delle differenze di target, credo che sarà interessante vedere come il Mondo Magico reagirà al nuovo faro dell'informazione. » Sulla scacchiera non c'è posto per tutti, solo i più forti sopravvivono. [...]

    Quando l'attenzione di Dory era stata richiamata dall'ennesima conoscenza, Zoe si era scusata e ne aveva approfittato per fare un rapido giro della stanza, ritrovandosi di tanto in tanto a salutare qualche viso noto, l'espressione ricolma di un entusiasmo perfettamente artefatto ogni qual volta qualcuno chiedeva notizie di suo padre, ai suoi occhi immeritevole di tanta stima ed affetto. Ironico come si possa essere un pessimo padre ed un ottimo amico. Conscia della profonda amicizia che li legava sin dai tempi di Hogwarts, Zoe aveva accuratamente evitato i genitori della maggior parte dei suoi amici, limitandosi a rivolgere un sorriso ai coniugi Weasley, impegnati in una fitta conversazione con un'elegante donna anziana che, a giudicare dall'espressione dipinta sul suo viso, stava mettendo a dura prova i nervi di Ron Weasley. « Grazie. » Afferrò tra le dita affusolate lo stelo di un calice di Champagne che un cameriere di passaggio le aveva offerto, mentre lo sguardo chiaro vagava sulla stanza alla ricerca di Victoire. Sapeva che si trattava di una serata importante per lei e, dopo il successo del suo discorso, Zoe ci teneva a farle personalmente le congratulazioni. Impiegò qualche istante ad individuarne la chioma bionda, affiancata da quella scura di Ted Lupin. Memore della notte del rave, l'espressione sul viso di Zoe si indurì impercettibilmente, affilandone i lineamenti in maniera sgraziata. Davvero, Victorie? Di nuovo? Ciò a cui Zoe aveva assistito, così come l'articolo con cui si era prodigata a far ricadere eventuali sospetti su Joy Scamander, erano ancora un argomento tabù tra loro, tanto che la giovane americana era ormai convinta che Victoire non sospettasse in alcun modo della sua recente scoperta. Trattandosi di una faccenda delicata per molteplici ragioni, dopo la prima impazienza iniziale Zoe aveva deciso di farsi momentaneamente da parte. Victoire era una donna adulta, una madre, ed era perfettamente in grado di gestire da sola una situazione che aveva tutto il potenziale per rivelarsi disastrosa. Tuttavia, quella vista la infastidì non poco, solleticando un istintivo quanto egoistico moto di irritazione. Assottigliò istintivamente le labbra quando lo sguardo cristallino dell'amica cozzò con il proprio, sorseggiando lentamente il contenuto della flute. « Se non ti conoscessi meglio potrei pensare che hai un'ossessione per Ted Lupin. Gusti discutibili davvero. » Le labbra dietro il bicchiere si stirarono in un sorrisetto ironico, impercettibilmente amaro. Di chi stiamo parlando veramente, Vicky? « In tal caso è indubbiamente una fortuna che la mia opinione di lui non sia mutata di una virgola rispetto a qualche anno fa. Anzi, se possibile è persino caduta più in basso. Esiste forse un cliché più insulso? » Le rivolse un sorriso dolce, complice, nonostante la fermezza dello sguardo stonasse con il tono di voce frivolo e leggero. Per la prima volta in anni di amicizia, Zoe la stava studiando, metaforicamente in attesa dinanzi ad un bivio. O sei una dannata ipocrita oppure pensi che io sia fottutamente stupida. Entrambe opzioni che Zoe non era disposta a tollerare. « I giornaletti ti stanno davvero mettendo in una pessima posizione. Voglio dire.. [...] » La lasciò finire di parlare, il mento che scandiva, annuendo, ogni difetto di Ted Lupin, mentre lo sguardo rimaneva fisso su Victoire, studiandone discretamente ogni movimento, espressione, incertezza. « Secondo me potresti fare molto di più. Non ti sei un po' stancata di seguire le sue tracce? » L'ennesimo sorso di Champagne seguì quella domanda, soffocando sul nascere una risposta impulsiva di cui Zoe si sarebbe certamente pentita. Il mio talento, certo. Perché è davvero questo che ti preme, senza alcun secondo fine. Ora stai insultando la mia intelligenza. Deglutì, inumidendosi le labbra e approfittando di quei pochi istanti per mantenere a bada l'irritazione crescente, il desiderio di smantellare ciascuna di quelle falsità anche solo per riversarle addosso il proprio orgoglio ferito. « Condivido il tuo punto di vista ma non sottovaluterei così tanto i giornaletti se fossi in te, Vic. » Dondolò il bicchiere con un movimento elegante del polso esile, apparentemente assorta in chissà quali pensieri. « Talvolta le posizione scomode si rivelano proficue nel momento più inaspettato. » Perché se al posto mio ci fosse stata un'altra il tuo nome ora sarebbe su tutti i giornali, e non per i tuoi meriti professionali. La serietà che ne permeò i lineamenti, facendo variare il colore delle iridi verso il grigio, durò solo qualche istante. Con un battito di ciglia, Zoe afferrò il biglietto da visita e la sua espressione si sciolse in un sorriso affettuoso. « Sono bellissimi. Dico davvero. » Distolse lo sguardo dai caratteri sopra il bigliettino per riportarlo su di lei. « Victoire Weasley, giornalista. Gruppo Peverell. » Lesse ad alta voce, sollevando il bicchiere verso di lei in un brindisi. « Sembra ieri che ne parlavamo alla Tana. » Ridacchiò. « Ma sono contenta per te, te lo meriti. Hai lavorato duro. » Troppo per rischiare di mandare all'aria la tua reputazione per qualche scopata con la persona sbagliata. « E complimenti anche per il discorso. Sei stata incredibile. » Lo pensava realmente, sin da quando erano bambine e quella lieve differenza di età aveva fatto sì che, prima ancora che un'amica, Victoire rappresentasse un acerbo punto di riferimento per Zoe. « Semmai volessi cercare altre opportunità, chiamami. » Annuì, soffocando un sospiro. Una chiacchierata non potrà certo farci male. Rigirandosi il bigliettino tra le dita, fece per riporlo nella pochette quando l'attenzione di tutti i presenti venne attirata da un vociare proveniente dall'altro lato della sala. « FATE LARGO! » Fu istintivo cercare di avvicinarsi, ma tra i movimenti degli invitati Zoe perse di vista Victoire, sgusciando con ben poca delicatezza tra i presenti. Pur avendo trascorso gli ultimi anni in Florida, si era documentata attentamente sugli eventi più o meno recenti che avevano sconvolto il Mondo Magico inglese e l'arresto di un uomo del calibro di Byron Cooper non poteva certo passare inosservato. A maggior ragione se effettuato ad un evento di tale rilievo. « Non c'è che dire, gli inglesi non hanno alcun rispetto per il galateo. » Si ritrovò a commentare, serafica, affiancandosi ad Oliver e scolandosi quel poco che restava nel bicchiere. Ben lontana da futili maschere e pettegolezzi, la mente di Zoe iniziò a lavorare in tutt'altra direzione, quando le esclamazioni di stupore vennero sovrastate dalle proteste e da voci familiari. Ma se qualcuno aveva già trattenuto Victoire, lo stesso non si poteva dire per Ted.
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    « Olly. » Lo richiamò, senza più alcun sarcasmo, indicandogli il coinquilino con un cenno del mento. Gli si affiancò sino a trattenere il Falcon, frapponendosi il più possibile tra lui e l'Auror per aiutare Oliver a spingerlo via. « Zoe Finnigan, Strega Moderna. Su quali prove si basa questo arr- » Infastidì appositamente il ministeriale più vicino, dando modo a Oliver di trascinare via Ted, ritrovandosi spinta all'indietro in malo modo a sua volta. Scoccò un'occhiataccia all'Auror e sistemò la spallina del vestito, affiancando i due ragazzi con espressione contrita. « Adesso basta. » Sbottò in direzione di Lupin, con voce bassa ma ferma, più adulta. « Stai solamente dando spettacolo e nulla di tutto questo sarà di aiuto in vista di un processo. » Lo sapevo che eri stupido ma ora stiamo esagerando. « Eventuali scenate sono solo oro colato per la stampa. » E per chiunque possa giovare da un arresto in pubblica piazza, se vogliamo essere complottisti. « Tra l'altro, non c'è di che. Inizi ad essere in debito con me, Lupin. » Poi sono io quella che non deve combinare casini, vero James? Si gettò un'occhiata alle spalle per sincerarsi della situazione ed infine sospirò, roteando gli occhi al cielo. « Non so voi ma io ho bisogno di un drink. » Ed anche bello forte.

    Menzionato qua e là James, Mun, Arthur, Hermione, Vicky, Joy.
    Interagito con Arthiebell, Dory, Vicky, Olly, Ted.

    Un applauso a Zoe che ha fatto la sua buona azione annuale (per la seconda volta, js). Mo sino al 2022 non se ne parla più, addio.
    Ted Lupin ci devi il tuo primogenito.
     
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    « Wow. Non provavo tanta tensione da quando mi scoprì a fumare una sigaretta a quindici anni. » June aveva perfettamente interpretato lo stato d'animo generale, non a caso una volta fuori dal circolo famigliare, Mun si sentì già più sollevata. Pensa se ci tocca anche qualche cena di famiglia. Io a Natale non ci sono, metto già le mani avanti. « Stiamo parlando di Delphine Rosier, la regina della passivo-aggressività e del giocare sui sensi di colpa. Come minimo ti avrebbe inviato centinaia di missive risentite e ti avrebbe ricordato questa offesa imperdonabile sino alla morte. » Delphine Rosier sarà pure la regina del passivo-aggressivo, ma io sono la regina delle spunte blu. E Mun avrebbe potuto tranquillamente ignorare tutto quel groviglio di drammi finché non le avrebbe avute sotto casa. Decise tuttavia di non dire quelle cose a voce alta, conscia del fatto che Jude non le avrebbe poi tanto gradite. glia come sopportava benissimo quella del suo compagno, ma non era il momento adatto per ricamarci sopra. « Non ha detto nulla di che, è normale che voglia vederti sposata il prima possibile visto che a quanto pare sarai l'unica a darle questa gioia nel breve periodo. Sicuramente non è una tragedia come quella che è capitata a noi... » E infatti, come volevasi dimostrare. Alzò gli occhi al cielo e sospirò. « La smetti di prendere le sue parti? Decido io quando sposarmi, non di certo lei. » Sentiva di mettere in chiaro quella posizione specie perché in cinque minuti di conversazione il membro senior della famiglia Rosier era già riuscita a organizzare tutto il suo matrimonio senza nemmeno interpellarla. « E comunque è stata tutto fuorché gentile. Ci tratta come un branco di ragazzini. » E seppur giovani, nessuno di loro era più un ragazzino. June aveva un lavoro di tutto rispetto, lei aveva una famiglia e Judah portava avanti un indirizzo universitario tutto fuorché semplice. Avevano delle responsabilità, vivevano da soli e si curavano delle loro vite ciascuno secondo i propri dettami. « Non mi va bene che ficchi il naso di continuo nelle nostre vite. E prima che tu mi dica che si sta preoccupando, vorrei ricordarti che fino a un paio di mesi fa non si preoccupava affatto. » Certo, tutti loro avevano una qualche forma di colloquio con Delphine a intervalli regolari - momenti in cui venivano sottoposti a un total check di tutti i loro fallimenti e di quanto stesse andando male nella loro vite. Ma quella non è preoccupazione. E farci sentire in colpa. Perché siamo un branco di nipoti "disfunzionali". Come se ce ne fossero di normali. Judah si congedò con un palese senso di fastidio e Mun dal canto suo lo seguì nella sala finché la sua figura non sparì nella folla. « Ma che cosa gli è preso? Possibile che non è mai di buon umore? » Sospira gettando uno sguardo sconsolato alla cugina scuotendo la testa con un palese senso di disapprovazione. « Lo so che la nonna sa essere impegnativa, ma per stasera lasciala a me. Tu meriti di goderti la serata assieme ad Albus. Poi ci inventeremo qualcosa per farla tornare in Francia il prima possibile, dovessimo incarcerarla e portarcela di peso. » Il morbido sorriso che le rivolse fu accompagnato da un abbraccio con cui Mun quasi strangolò la povera June. « Ti devo un favore. Comunque resti per l'after party vero? Voglio dire quando tutta questa massa di giornalisti va via, sbocciamo per davvero. » Perché in fondo c'erano tante cose da festeggiare, e Mun non vedeva l'ora di condividere quel successo insieme alle persone a cui voleva bene. [...] « I miei muscoli facciali stanno urlando. Guarda. Non sto sorridendo. È diventata una paresi facciale venti minuti fa. » Il sorriso di lei si allargò istintivamente, posando il mento contro il suo petto alla ricerca di un qualche attenzione in più. « Non ci crede nessuno, signor Potter. » Asserì sollevando entrambe le sopracciglia gettandogli uno sguardo allusivo. Si guardò attorno per assicurarsi che nessuno potesse origliare la loro conversazione. I bambini erano lontani, in compagnia di Harry e Ginny che proprio in quel momento si scambiavano i convenevoli del caso con la sua famiglia, mentre il restante dei loro conoscenti e amici erano troppo occupati a godere dell'ottimo open bar che aveva richiesto per la serata. « Se vuoi posso darti qualche ragione in più per sorridere. » Asserì carezzandogli appena la schiena mentre si inumidiva le labbra. « Magari quando la maggior parte di questa gentaglia sarà oltre il terzo bicchiere e nessuno farà più caso all'assenza di persone a caso. » Si strinse nelle spalle posandogli un bacio leggero sul collo, attenta a non sporcarlo di rossetto. E lì per un po' presero a parlare del più e del meno, tentando di ignorare il desiderio di evadere dalla folla anche solo per qualche minuto. « No senti, la prossima roba grossa di famiglia, per quanto mi riguarda, sarà il giorno del matrimonio. Non prima. Anzi, a scanso di equivoci io direi di andarcene tutti da qualche parte per Natale. Io, te e i bambini. » Sì, così veniamo disconosciuti. Di nuovo. « Un bel posto in montagna senza ricezione e anche a prova di posta via gufo. Per esempio l'Islanda. » E sulla scia dei discorsi di prima, pensieri piuttosto specifici si materializzarono nella testa della piccola Carrow, nonostante la presenza di così tante persone. I suoi occhi di ghiaccio furono piuttosto eloquenti in merito, ma prima che potesse aggiungere altro sulla scia del mood che si stava materializzando nelle sue viscere, venne interrotta dall'arrivo di corsa sulla scia di Jay. « Papà, c'è zio Fred!! » Incantesimo rotto. Mun tirò un lungo sospirò arrossendo di colpo, mentre si posizionava quasi istintivamente alle spalle del moro, abbassando lo sguardo. Non era certo il modo migliore per concludere un piccolo flirt pubblico, tanto meno quanto, i suoi occhi incontrarono quelli di Fred per un unico breve momento. « Gran bel discorso là sopra, molto ispirante. Finalmente farete informazione anche per noialtri sportivi che non sappiamo leggere. E trattateci bene nella pagina sportiva. Siamo rimasti a corto di una cacciatrice. » « Andrete alla grande comunque, ne sono sicuro. I Falcons e la nostra famiglia sono duri a morire - figuriamoci quando le due cose sono combinate. » Una conversazione quella che sembrò andare avanti per diverso tempo senza tenere minimamente conto della sua presenza. In tutta risposta, Mun decise di acconsentire a quella tensione senza fare assolutamente nulla per smorzarla. Nonostante tutto, Fred intendeva continuare a punirla, scaricando su di lei tutte le colpe. Non era certa se il suo fosse un comportamento volontario, oppure se in alternativa l'indifferenza del rosso nei suoi confronti era del tutto spontaneo, ma di certo stava sortendo l'effetto desiderato. Essere ignorata era qualcosa che la piccola Carrow mal recepiva. « Congratulazioni. Vi auguro il meglio da questa avventura. » Stirò un leggero sorriso, senza aggiungere assolutamente nulla, attendendo che il rosso si congedasse. « Non ci credo.. mi ha davvero.. ignorata. » Non c'era una sola circostanza in cui Mun potesse accettare quell'atteggiamento di buon grado, nemmeno di fronte a un ex a cui evidentemente ha fatto un gran torto. Certo, ora Albus si becca tutte le congratulazioni ed io il comportamento passivo-aggressivo. Ma non è forse ciò che aveva sperato? Forse; ora che però stava sperimentando quel trattamento non le piaceva più. Per fortuna venne distolta piutosto in fretta dall'arrivo di Emilia. « Eh. Per prima cosa, congratulazioni. Seconda cosa… ho visto tua nonna » L'arrivo di Emilia risultò providenziale. La prese a braccetto rivolgendo uno sguardo leggermente dipettoso ad Albus prima di allontanarsi insieme allla migliore amica per cercare un punto in cui sviperare in tranquillità. « Ci fumiamo una sigaretta? » [...] Stava molto bene Emilia, e Mun non mancò di farglielo notare. Appoggiata contro la ringhiera di uno dei terrazzini, si accende in fretta e furia una sigaretta osservando l'amica con la palese emergenza di vuotare il sacco.
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    « Hai sempre avuto ragione su Fred sai? Non ci si crede. Si presenta qui a fare le congratulazioni ad Albus ignorandomi completamente. » Non le era proprio andanto giù. « Non ci si crede! Capisco che non siamo propriamente in buoni rapporti - non per mia scelta che sia chiaro - però così è davvero una mancanza di rispetto. » Scuote la testa e alza gli occhi al cielo. « Una volta ha detto che sono tossica e ha addossato su di me tutti i suoi problemi. Però no, no, col cazzo che le cose restano così Em! Non intendo farmi mancare di rispetto, per giunta alla mia festa! » Una parte di sé avrebbe semplicemente voluto che le cose con Fred si appianassero di colpo dopo tutto quel tempo. « E' lui che mi ha lasciata in prima battuta! E ora io devo pagare per tutto ciò che è andato storto nella vita di Fred Weasley Jr. Guarda sono piena! » E mentalmente si è già annotata tutte le cose che avrebbe detto dall'inizio alla fine a Fred alla prima occasione. Evidentemente la delicatezza non funziona. E allora non sarò educata. Infine dopo l'ennesimo tiro di sigaretta getta il mozzicone nel posacenere e le sorride, accarezzandole appena il braccio. « Sono comunque molto contenta che tu sia venuta. » E soprattutto sono contenta che tu abbia deciso di abbandonare la tua stanza per uscire di nuovo nel mondo. Ma seppur Mun avrebbe preferito continuare a intrattenersi per un po' come la migliore amica, il trambusto all'interno della sala, la obbligò a rientrare avvicinandosi un passo alla volta verso la scena clue della serata. Un intenso vociare prese a spargersi nella sala, mentre diversi sguardi ricercavano il suo con aria grave e un palese senso di smarrimento. « Immagino non fosse nel programma. » Sagitta l'affianca posando una mano sulla spalla della figlia, mentre la piccola di casa Carrow assiste al momento dell'arresto con un'aria palesemente scioccata. Scuote la testa infine, non sapendo esattamente cosa dire, né come comportarsi. A giudicare dalle sagome di giornalisti che seguono il gruppo di Auror fuori dal castello, e le urla che si susseguono poco dopo, sa già che la sua serata è stata completamente eclissata da niente meno che Byron Cooper. E lì, Mun sperimenta la stessa sensazione che ha provato prima con Fred, ma molto peggio. Stringe i pugni e sospira. « Non ci credo.. mi hanno letteralmente distrutto la festa. » Non vuole nemmeno comprendere le ragioni ultime di quanto sta succedendo, né sembra essere interessata alle sorti di Byron. Tutto ciò che pensa è che il terreno franco in cui hanno investito è stato appena distrutto prima ancora di aver dimostrato di che pasta è fatto. « Sorridi, Amunet. Nessuno vuole vedere una padrona di casa presa alla sopravvista. » Mun getta di colpo uno sguardo contrariato alla madre. Sul serio? La signora Carrow mima un sorriso che si allarga sulle sue labbra, e Mun, dopo qualche iniziale esitazione fa altrettanto. « Brava. Ora come ci comportiamo? » Di scatto quella conversazione sembra essere diventata una vera e propria lezione di galateo. « Come ci comportiamo Amunet? » Insiste la donna esercitando una leggera pressione sulla spalla di lei. Lei si morde il labbro inferiore e capisce; non mi piace quello che sta succedendo, voglio tornare a casa. Fosse stato per lei sarebbe letteralmente fuggita a nascondersi direttamente sotto le coperte. « Come se niente fosse successo, mamma. » « Come se niente fosse successo, esatto. » Di scatto le sembra di essere tornata in passato, ai tempi in cui era appena adolescente. A raggiungerle infine e proprio Delphine Rosier, ma prima che lei possa tentare di mettere il dito nella piaga, Mun rivolge un largo sorriso cordiale ad entrambe. « Scusatemi, devo trovare assolutamente Jay e Lily. » Ed effettivamente ritrovare i bambini era il modo più semplice per ritrovare una parvenza di serenità. Si spostò quindi nella sala gettando sorriso a destra e manca, continuando a mostrarsi naturale e affatto turbata. Eh si, la giustizia farà il suo corso. Non dobbiamo mica oscurare la nostra buona disposizione per questo piccolo.. « ..ma no, si figuri signora Duncan. Sono certa che domani sapremo molto di più in merito. Il Quartier Generale sta solo facendo il suo lavoro. » La signora Duncan abbassa la voce, posando una mano sul polso di Mun, avvicinandosi quanto necessario per poterle rivolgere poche parole all'orecchio. « Ma lui è stato invitato sul palco dal tuo fidanzato. » Beh tecnicamente no. « Albus sta bene.. vero? Non è che.. oh Amunet, tesoro. Soffrirei se dovessi vederti ancora.. come prima. Per colpa sua. » Era chiaro che Dorothy Duncan rientrava nella risma delle persone ultrasettantenni, ex Astra, che credeva di poter far passare ogni cattiveria per premura. « Signora Duncan eppure dovrebbe saperlo che anche la prima volta il mio fidanzato è quasi finito in galera perché è stato nominato durante una trasmissione radiofonica. » « Certo certo.. l'ho detto al mio Tony che così non si fa giustizia. » « Eh.. non vogliamo mica ricadere negli stessi errori del passato. Si goda la serata. » Stira un sorriso e va oltre. Lily, Jay e Lizzie si trovano in compagnia della nonne. Si abbassa quanto necessario per accogliere l'abbraccio del bambini, stringendolo forte al proprio petto, per poi prendere in braccio Lily ormai decisamente agitata. « Questa cosa non finisce qui. » Evitò di fargli notare quali erano gli animi di parte della sala in merito a quell'arresto e tutto il vociare che aveva suscitato e avrebbe suscitato a maggior ragione nei giorni a venire. Era chiaro che il suo stato d'animo era tutto fuorché pronto ad accogliere altre critiche. « Sorridi Albus. » Asserisce infine rivolgendogli un sorriso eloquente mentre le passa con naturalezza Lily. Se c'è una cosa che la bambina sa fare è proprio risollevargli l'umore. « Concludiamo la serata in modo dignitoso. » Ai danni ci pensiamo da domani.

    Interagito con June, Judah, Albus, Fred ed Emilia
    Probabilmente Mun si è fermata per commentare questo bruttissimo momento con ogni persona possibile e immaginabile, minimizzando il tutto PERCHE' NON E' SUCCESSO NIENTE.



     
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    Tamburellò le dita sul marmo del bancone lucido, dondolandosi impercettibilmente avanti e indietro sul posto, stando comunque sull’attenti per non rischiare di cadere da in cima a quei tacchi. Perché diamine li aveva messi, si chiese? Infondo l’abito era abbastanza lungo per nascondere i suoi piedi e, volendo, i suoi peccati. Pensandoci a mente lucida, e non in preda al delirio da preparazione da cui si era fatta trascinare nel pomeriggio, avrebbe potuto indossare anche un bel paio di comodissime scarpette da ginnastica. Poi, però, pensò a cosa sarebbe successo se un colpo di vento o qualsiasi altro incidente non previsto avesse spostato il vestito, rivelando a tutti -e soprattutto ai fotografi- il suo oscuro segreto. Come minimo, sua madre, avrebbe bruciato ogni rivista ritraesse la figlia in quelle condizioni, anche a costo di doversi intrufolare nelle case altrui o dover rovistare nella posta dei vicini. A causa della posizione politica del padre in America, i fratelli Baker erano cresciuti sotto i riflettori e la madre aveva sempre fatto del suo meglio per proteggerli dalle malelingue in cerca solo di uno scoop. Già le sembrava di udire la sua voce: “Sei la vergogna dei Baker!!” con tanto di frusta in mano pronta a farla scoccare più volte sulla schiena della figlia minore. No, forse era meglio non rischiare. « Fanne due, capo. » Drizzò la schiena e spalancò gli occhi nel momento esatto in cui riconobbe quella voce. Si voltò di scatto, sorridendo quando si ritrovò davanti il volto di Dean. Quando lui posò le labbra sulle sue, Daphne fu certa di essere arrossita. Forse prima o poi si sarebbe abituata all’idea che Dean Moses stesse baciando proprio lei. « Ah! Sono riuscito a riconoscerti pure senza il bicchiere in mano..tecnicamente. Husband material. » Fece una risatina, stringendosi nelle spalle. «Un punto per te. Anche se c’è da dire che se questa fosse una partita a Cluedo anche io avrei cercato subito al bar e non certo in un posto come la biblioteca.» Stava diventando prevedibile come una noiosa donna di mezza età. « Mi dicono che da ora in avanti ti dovrai preparare alle interviste televisive. O peggio..ai programmi in diretta. Live: non è la Skeeter. Commenti a caldo su questa nuova parte del tuo lavoro? » Daffy premette le mani sopra le orecchie come se non volesse sentire ciò che Dean aveva appena detto, facendo una smorfia. Successivamente scosse la testa, sospirando. «Può andare bene
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    finché non cominciano le domande “Che bagnoschiuma usi?” o “Che ne pensi del verde come colore dell’estate 2021?”. Non credo che alla gente interessi sapere certe cose.. O magari mi sbaglio e le vecchiette che seguono la Skeeter non vedono l’ora di provare l’emozione di lavarsi con il più economico dei bagnoschiuma come faccio io.»
    Scrollò le spalle con un’espressione pensierosa. «La mia paura è che si cominci a concentrarci più su certe cose piuttosto che come giochiamo a Quidditch.» Per non parlare di chiacchiere, finti scoop e pettegolezzi che verranno fatti su ciò che pare interessare di più a tutti: le nostre vite sentimentali.. Anche se certe cose, in effetti le fanno già. «Inoltre non sono brava a parlare in pubblico. A sette anni per la recita di Natale a scuola dovevo recitare una poesia. Ebbi un vuoto totale e me ne rimasi lì come una fessa a guardare il vuoto finché la maestra non salì sul palco a trascinarmi via come si fa con un pezzo di legno.» « Direi comunque che sul fattore visivo ci siamo già. Sei davvero bellissima, Daffy. » E se prima era solo leggermente arrossita adesso la ex Grifondoro aveva l’impressione che la sua intera faccia stesse andando letteralmente a fuoco. Rimase a fissarlo per una manciata di secondi, con una mezza espressione di sorpresa e pensando che no, non era sicuramente legale saltargli addosso in mezzo a tutta quella gente. Riuscì finalmente a sorridere, grattandosi nervosamente la guancia con le dita e pregando che il suo drink arrivasse il prima possibile così che il freddo del ghiaccio potesse stemperare di un poco la sua faccia. Sembri davvero un’idiota, Baker. «Oh, anche tu.. Non che gli altri giorni tu non lo sia.. Però stai molto bene, ecco..» Indicò i vestiti di Dean. Ed ecco la scivolata di potenza verso “scemolandia”. «Voglio dire.. Mi piace la tua camicia.. Non che non mi piacciano le tue altre camicie..» VI PREGO, FERMATELA. «... Si, insomma.. Hai capito.» Si, ha capito che non ci sai proprio fare, Daffy. « M-ma..non è l'alpha più top del Corso Auror quello? E ci sta pure Beatrice Morgenstern! Tris, tuo fratello dove l'hai nascosto? Aaah ragazzi, voi lo dovreste conoscere quel vecchio lupo di Holden. [...]» Tris, Hugo, voi siate lodati per aver tolto dagli impicci ‘sta disadattata. Afferrò il suo bicchiere portandosi immediatamente la cannuccia alle labbra e prendendo un bel sorso. Ne aveva assolutamente bisogno. « Nah, tu è meglio se non lo conosci. E' troppo figo. Dopo mi bidoni sicuro. » Lo colpì con la spalla, sbilanciandosi un poco, sbuffando con un sorriso. «Oh, bhé allora meglio di no! Tris promettimi che se arriva gli metterai subito una busta di carta in testa, almeno non corriamo rischi!» scherzò rivolgendosi alla ragazza.
    [...] La serata stava andando alla grande. Si stava divertendo e non riusciva a smettere di salutare gente. Alzò una mano sventolandola in aria quando vide Mun, mostrandole il pollice come a volerle dire che stava andando tutto per il meglio e che Albus era stato davvero grande. O almeno fino a quel momento. « FATE LARGO! » « La prego, faccia un passo indietro. » Cosa stava succedendo? Si girò verso il punto da cui erano giunte le voci, rendendosi conto solo in quel momento del silenzio che era sceso nella stanza. «Sono Auror..» constatò forse più rivolta a sé stessa piuttosto che a Dean al suo fianco. Percepì il suo corpo irrigidirsi e quella sensazione spiacevole che sembrava essersi assopita da qualche parte tornò a farsi sentire sempre più chiaramente. Stava per accadere qualcosa. No. Perfavore, no. Osservò la folla che si apriva per far passare le forze dell’ordine che, contrariamente al loro nome, aveva come l’impressione che presto avrebbero scatenato il caos. « Professor Byron Cooper, la dichiaro in arresto per l'omicidio della professoressa Edith Cornelia Brown. Ha il diritto di rimanere in silenzio. [...] » Daphne trattenne il respiro, le labbra leggermente dischiuse in un’espressione di sorpresa. Cosa??. E come con la pace prima della tempesta, dopo alcuni attimi di sgomento generale, la folla esplose. A Daffy sembrò di essere in mare, sballottata dalle onde senza sapere cosa fare. « Byron.. Byron... BYRON! Dì qualcosa! DIGLIELO CHE NON SEI STATO TU! SE ARRESTATE LUI DOVRETE ARRESTARCI TUTTI! » Le grida di Victoire Weasley le fecero venire la pelle d’oca. Istintivamente cercò la mano di Dean, stringendola. Forse aveva smesso di respirare. Aveva smesso di quantificare il tempo. Non sapeva se fossero passati pochi secondi o molti minuti. Poi, una donna. Una donna stava venendo verso di loro. Lo percepiva perché li stava guardando. L’aveva già vista prima, ma non ricordava dove. Daffy non si mosse di un millimetro, immobile ad osservarla mentre lei si fermava a qualche passo dagli ex Grifondoro. « Ti dispiacerebbe fare il turno di mattina domani? Non credo che riuscirò a pensarci io. Anzi, mi farebbe comodo se tu riuscissi ad aprire al mio posto. » Era la proprietaria dei Tre Manici di Scopa, Renton Blake. Ora la riconosceva. Sbarrò leggermente gli occhi quando l’attenzione della donna si posò su di lei. « Il tuo abito è bellissimo. Dovresti dare più credito al tuo gusto personale. » Pausa. « Buona serata. » Avrebbe voluto dire qualcosa, ma la donna se ne era già andata. La osservò sparire tra la folla. Sembrava fluttuare in aria invece che camminare. «Cosa è successo?» sembrava che avesse bisogno di sentirlo da qualcun altro, da Dean, una voce di cui si fidava. Si guardò intorno. Per un attimo ebbe l’impressione di non conoscere nessuno. Dov’era Oliver? E Juniper? No, no, no. Non scivolare via, Daffy.

    Interagito con Dean, Tris, Renton.
    Nominati Hugo, Oliver, Juniper.
     
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    «Dici che ho davvero bisogno di tattiche? Mi sottovaluti, signor Meachum. Guarda come si fa!» "Guarda" che simpatico uso di parole. Fa uno strano verso con la bocca, scuotendo la testa. Non ha bisogno di un paio di occhi per sapere quanto Erin se ne sia andata piuttosto stizzita. Il tono di voce, d'altronde, quasi sibilante ne è una prova piuttosto evidente. Tutte queste scenette non l'hai mai fatte in Portogallo. Non fa in tempo a dire o fare altro verso Kira e Luxanna che si sente stritolare in una morsa quasi asfissiante che lo costringe a stringere forte le dita intorno al proprio bastone. « Eccolo eccolooooo! You did it, you crazy son of a bitch you did it! » Non poteva che essere ovviamente Rocky, che non ha alcuna intenzione di lasciarlo, a ben vedere e i flash continuano ad immortalarli, con Dash che cerca di assumere una faccia quanto più divertita e meno sofferente possibile. « Direi che può bastare, che dici? » Commenta verso l'amico con un principio di rantolo che gli risale la gola. « Insomma, a meno che tu non voglia appropriarti del momento clou della serata uccidendomi qua, davanti a tutti. Di certo le prime pagine di domani sarebbero tutte le tue. Comincio già a sentire se ad Azkaban hanno la tua taglia della tuta arancione? » Ridacchia e cerca di non tossire troppo mentre finalmente torna a respirare, con le braccia possenti del mezzo gigante lontane dal proprio torace. « Fenomenale, fenomenale! Tutta quella roba sulla solitudine.. Mannaggia a te se ce ripenso piango! » « Certo, se avessi pianto, ma almeno in silenzio, sarebbe stato eccezionale, davvero! » Una frecciatina amichevole al suo essere stato estremamente rumoroso durante il suo discorso, da averlo riconosciuto senza alcun bisogno di averlo visto arrivare. « La prossima volta mi prometti di portare anche il capo ultras della curva dei Cannons? Sennò mi offendo. » C'è il solito tono di sarcasmo ad arricchirgli la voce ma è effettivamente contento che Rocky sia lì e che il suo supporto sia sempre costante, da farlo effettivamente sentire con le spalle ben riparate. « Quarche giorno de questi festino privato nella mia bettola, io, tu, e qualche amica bionda e bona cor reggiseno in braille! Vedi che ce conto, eh » Non può non scoppiare a ridere, appoggiandosi a lui dopo una bella pacca assesta sulla spalla. In fin dei conti è un gran caciarone, portatore sano di inquinamento acustico, ma alla fine è colui che rialzava gli animi anche ai tempi, sempre con quella parola di troppo che serviva a far tornare una parvenza di buonumore generale, anche quando le cose sembravano vertere per il peggio. « Mh, Rocky, non per essere indelicato, ma quello che ha bisogno ancora delle istruzioni alla mano sul come togliere i reggiseni sei tu. » Le sopracciglia svettano verso l'alto al di sotto della montatura scura dei suoi occhiali. « Anche se hai una figlia, sì, il discorso non cambia. » A maggior ragione, direi. « Però oh, chi sono io per dirti di no? Deduco comunque che tale creatura non sia colei che ti ha accompagnato stasera. » Non una domanda, più una semplice e limpida constatazione di quelli che è certo essere i fatti così come sono in realtà. Anche perché sa bene con chi è venuto, avendo sentito personalmente Delilah. « Peccato per la sorella che non è venuta. Che è una tra le mie più care amiche, tra parentesi. » Sorride alla gentile voce della cameriera che offre loro un calice a testa e si aliena per qualche istante quando l'amico si intrattiene con altri nipoti di Erin. La mente si apre e comincia a saltellare, di persona in persona, trovandosi di fronte a resistenze varie, di tanto in tanto, costringendolo a passare oltre per poi concentrarsi su una conversazione in particolare, che parla di sorprese, sorprese che non possono essere rivelate in quella sera. Si ritrova a sorridere, sardonico, con le dita che si stringono appena contro l'impugnatura del bastone. Annuisce a un qualcosa che dice Rocky, senza effettivamente aver capito. Poi si concentra meglio, tornando presente a se stesso e pensa quasi di usare gli occhi dello Scamander per indirizzare il bastone nella traiettoria dell'amico, per uno sgambetto in piena regola. « Sciacquati la bocca prima di parlare di mia sorella! » Gli indirizza dietro l'avvertimento con fare canzonatorio, prima di capire di essere forse di troppo in quel frangente. « Beh, signori, ci rivediamo nel corso della serata! Divertitevi. » Tu non troppo, . Glielo dice mentalmente, prima di scivolare via in un sorriso beffardo. Passa i minuti successivi a rispondere a domande, mettersi in posa, sorridere e ricominciare tutto da capo. « Un brindisi me lo concedi? » La voce di Betsy gli arriva affettuosa da dietro, mentre la sente carezzargli il braccio. « Sei l'unica che non deve chiedere. » Risponde alla madre con un gran sorriso, prima di essere intercettati da Magda che si unisce a loro nell'avvicinarsi al bancone. « Scusatemi un attimo. » Si congeda velocemente dalle donne per avvicinarsi al fantastico duo poco distante. « Scusami tanto per l'interruzione, ma Erin ha dimenticato di presentarci prima e volevo rimediare. Dash Meachum. » Affianca la bionda per poi sorridere al suo amico Seth. « Se dopo vi va, mi farebbe piacere che vi uniate a noi per un brindisi. » Affabile prosegue, prima di voltarsi verso l'amica, abbassandosi quel tanto che basta per parlarle all'orecchio. « Lo sai che non vale con chi hai già scopato, sì? » Sorride beffardo, tastando con naturalezza il pavimento con la punta del bastone per tornare sui suoi passi. Trascorrono nemmeno quelli che appaiono come pochi istanti al giovane, che sente un improvviso chiacchiericcio strano alzarsi da un punto ben definito della sala, per poi propagarsi. Si morde il labbro, evidentemente colto alla sprovvista, usando la sua abilità per poter vedere cosa stia succedendo attraverso Magda. « Professor Byron Cooper, la dichiaro in arresto per l'omicidio della professoressa Edith Cornelia Brown. » All'istante, il cervello di Dash non sembra connettere e accostare bene le parole agli effettivi fatti. Rimane imbambolato, a guardare, unendosi al silenzio tombale che ha colto l'intera platea, intramezzato, di tanto in tanto, dal flash di qualche macchina. « Harry, Albus.. » Saluta entrambi con una stretta di mano e uno sguardo costernato. « Porgo le mie più sentite scuse al Gruppo Peverell per questa improvvisata. Purtroppo la delibera del giudice è arrivata poco fa. Non potevamo permetterci fughe di notizie; un accusato a piede libero avrebbe creato inutili tensioni. » E' quando sente queste parole che non può che sorridere, amaramente. Sì, certo, come no. La risonanza mediatica di questo evento faceva troppa gola, immagino. E' totalmente disincantato mentre intorno a lui il caos prende piede, ruggendo nella voce di Vicky e Ted che cercano evidentemente di farsi arrestare a loro volta. « A cosa abbiamo appena assistito? »
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    « Non lo so. » « Non può essere stato lui, perché avrebbe dovuto? Non ha senso. » La voce di Magda gli arriva distante, ovattata dal resto del mormorio generale. Dash forse rimugina poco sopra il fatto che sia stato effettivamente o meno Byron ad uccidere la vecchia preside di Hogwarts, l'unica cosa che conta nella sua testa, in quel momento, è come rimediare ai danni. E così cerca la testa di Albus in mezzo al casino, intrufolandoci giusto giusto nel momento in cui viene a sapere che Harry sapeva probabilmente abbastanza della storia. Un bel gancio dritto sui denti a tutti quindi. Completamente di sorpresa. Da una parte è incazzato, davvero tanto, per quel casino inaspettato e, per uno come lui, meticoloso e sempre attento al dettaglio, è tutto deragliato fin troppo fuori dai binari. Dall'altra sa che c'è bisogno di una pezza e così si lascia investire dalla miriade di domande dei giornalisti presenti di altre testate consapevole di dover sfruttare al meglio la situazione per far sì che il Gruppo Peverell non cada completamente in ginocchio, ombreggiato fin dal giorno zero da una notizia più rilucente e di spicco. « Signor Meachum, cosa può dirci riguardo l'imminente processo? E' stato davvero Byron Cooper? » « Devo essermi perso il momento in cui sono stato promosso a capo Auror tanto da saper rispondere accuratamente a simili domande. » La butta sullo scherzo, sdrammatizzando un po' la situazione per cercare di salvare le apparenze, con un sorriso quanto più disteso e naturale possibile. Che poi, in tutta onestà, come faccio a sapere qualcosa se è appena successo? La giornalista ridacchia. « La pazienza è l'unica arma che abbiamo per ora. Semplicemente attendiamo risvolti. » Finisce così, sapendo di aver messo una mezza toppa con un semplice cerotto quando la ferita è uno squarcio dal polpaccio alla coscia. « Di certo non sarà facile dimenticarsi questa serata. » Rimugina, non appena tornato vicino alla madre e la segretaria. « Com'è altrettanto certo che, da domani, dovremo fare chiarezza su questa faccenda. Dovremo perseguire la verità, così come ci siamo pubblicamente impegnati a fare questa sera. » Chiede un bicchiere di scotch e, quando lo servono, lo porta immediatamente alla labbra, per inumidirle con il liquido dorato. « Spero soltanto di non dover scrivere che Collins, alla fine dei giochi, aveva ragione. »

    Interagito con Erin, Rocky, Kira (mentalmente), Seth.
    Menzionati Delilah, Vicky, Ted e Albus.

     
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    « Hai ragione, ma ogni volta viene da chiedermi se ce la farò, se potrò mai ...arrivare così in alto. Deimos alla mia età era già alla guida della Gringott, Mun alla mia età ha già una carriera avviata, una famiglia...ha tutto. » Capiva perfettamente i sentimenti di Judah perché, in buona parte, li aveva provati anche lui. Dopotutto, era pur sempre il figlio del Bambino-che-è-sopravvissuto, del ragazzo che ancora più piccolo di lui aveva sconfitto Lord Voldemort. I suoi fratelli maggiori, poi, non se la passavano di certo peggio: James, dopo un promettente esordio da auror che le circostanze avevano fatto fallire, si era reinventato con successo ed era arrivato agli apici della Lega di Quidditch; Albus invece, bastava solamente guardarsi intorno. E poi ci sono io, che se supero un esame piango di gioia. Decisamente capiva cosa provasse il suo ragazzo. « Posso dire chissenefrega? » Sì, ti prego! Alla fine dei conti, fregarsene era la sola cosa che potessero fare. Per i baci in pubblico, sì, ma soprattutto per i successi degli altri arrivati prima dei loro. Intrecciò le dita alle sue e si lasciò guidare nuovamente tra la gente in festa, restandogli vicino per poter sentire ciò che aveva da dire nonostante l'ambiente. « Anzi, hai già avuto il piacere di conoscere mia nonna? Forse dovrei dirle che ho intenzione... » Quasi rischiò di inciampare sui suoi piedi. No che non aveva ancora conosciuto Delphine Rosier! Lo si poteva capire dalla totale assenza di traumi psicologici negli occhi del piccolo Potter. Una parte di sé avrebbe voluto scappare, un'altra però era consapevole di non poter fuggire dalla famiglia della persona che amava. E poi che bella faccia! Quante volte ho tirato Jude a cene e cenone a casa mia? Lui i miei nonni li ha conosciuti! Si armò quindi di tutto il coraggio che il Cappello Parlante aveva visto in lui smistandolo nei Grifondoro e, con un sorriso che ostentava soltanto nervosismo, arrivò al cospetto delle matriarche di casa Carrow. « ...Mamma, nonna » - « BONSUAR! » fu l'unica cosa che Siri riuscì a dire, con un'ottava di voce più alta, con l'unica parola di francese che era riuscito ad imparare. Mun in fondo gli aveva detto che il francese avrebbe fatto sicuramente colpo su nonna Delphine; la figura che stava facendo il povero Sirius comunque era tutta fuorché brillante. Il figlio del grande Harry Potter, che pena. Sagitta Carrow già l'aveva conosciuta in tempi non sospetti e ancora non aveva idea di cosa la vedova provasse nei confronti di Sirius. Disgusto? Accettazione? Tolleranza? Difficile dirlo. Ancora più difficile dire come sarebbe uscito dal primo confronto con Delphine. « Siri, perchè non porti qui qualcuno della tua famiglia, per favore? Dovrei parlarvi di una cosa, però forse sarebbe meglio che ci sia qualcuno dei tuoi perchè - beh, per me decido io, ma tu sei ancora il piccoletto di casa. Ci becchiamo qui fra un quarto d'ora, ti va? » Annì, confuso. Gli era facile capire di trovarsi di fronte ad una nuova, mirabolante idea di Judah, una di quelle capaci di stravolgergli la vita e ne era al tempo stesso spaventato ed intrigato. Conoscendo il fidanzato, poteva trattarsi di qualunque cosa. Anche la nonna doveva conoscerlo bene, o pensava di conoscerlo bene. « Perchè non vai a parlare con tua cugina, piuttosto, e lasci in pace il povero Potter che sta solo subendo i tuoi deliri da troppo - e me ne dispiaccio davvero molto. Mio nipote è sempre stato così, caro, e so meglio di chiunque altro come si dimentichi presto delle persone quando si rende conto non gli servano più. Dovremmo chiedere a Sagitta, dico bene? » Un canino affondò nel labbro inferiore. Che strega.. in tutti i sensi. Sentiva la lingua tremare, dalla voglia di ribattere. Ma è sempre sua nonna, è la sua famiglia. Anche se lo tratta di merda. Con la fronte corrucciata dal dubbio, si voltò verso Judah. Come mi devo comportare? E' normale questo a casa tua? Vorrei solo darle una testata. Vorrei proteggerti. Ma Jude non sembrava averne bisogno e Siri rimase là, inebetito dal dubbio e da un senso di amarezza: in due anni di relazione altalenante, c'erano stati tanti momenti in cui Judah aveva imparato cosa significa essere un Potter-Weasley, Sirius al contrario sapeva ancora bene poco di com'è vivere da Carrow. « ...Anzi, trascina anche Albus, sarei felice di complimentarmi con lui oltre che renderlo partecipe della cosa. E' di famiglia. Un quarto d'ora, io devo fare una cosa. » Lo guardò sparire tra la gente e si ritrovò solo in compagnia di Sagitta e Delphine. Devo andarmene. Devo stare zitto e andarmene. Vattene e non fiatare Siri.
    « Judah non si è mai dimenticato di nessuno, comunque. Cioè, a volte ha solo problemi a dimostrare quanto ci tiene! E ora capisco anche perché.. » Girò i tacchi e se ne andò prima che la vecchia Rosier potesse schiantarlo, non che ci fosse pericolo ma nella sua testa si vedeva già volare fuori dal portone principale. Gli parve però di sentire alle spalle un sospiro irritato e un vago: « Che ragazzino insolente! »

    Scappascappascappascappa! fu l'unico pensiero che gli venne in mente, memore delle volte in cui la combinava grossa e nonna Molly lo inseguiva per tutta la Tana. Avrebbe avuto bisogno di un po' di tempo per metabolizzare il fatto che probabilmente, oltre a sua "suocera", anche la nonna di Judah avrebbe iniziato ad odiarlo. E ora per un buon motivo che non sia solo l'essere un Potter! Nel dubbio, seguì il programma concordato e fece la spola da ogni parente che gli capitò a tiro per "anticipare un importante annuncio" che sarebbe avvenuto di lì a poco nell'angolino che le signore Carrow-Rosier non accennavano a lasciare. Solo alla fine, individuati i genitori in compagnia di Albus, decise di terminare là il pellegrinaggio. « Ohiiii vi ho ritrovati! Dov'è James? E Mun? No perché c'è Judah che voleva dirv- » ma dovette presto seguire lo sguardo dei familiari, indirizzati verso il flash ossessivo dei fotografi e un gruppo di maghi in divisa che si era fatto largo nella sala. Ma perfino Sirius il chiacchierone, Sirius con una grande novità per il resto della famiglia, Sirius impaziente per la rivelazione di Judah, dovette ammutolire di fronte all'arresto in diretta di Byron Cooper, il Governatore dei Ribelli. Non si era mai occupato di politica ma perfino lui era cosciente della portata dell'evento, di cosa significava per tutti i suoi parenti coinvolti e soprattutto della portata delle accuse rivolte. Una certa attenzione si focalizzò intorno alla figura di Harry, sia da parte di Albus che da zia Hermione, con al seguito un Ron meno loquace del solito. Sia Albus che Hermione erano visibilmente amareggiati e non senza ragione. Siri, d'altro canto, non poté far altro che voltarsi verso sua madre, anch'essa caduta dalle nuvole per ciò che stava succedendo: negli occhi di Ginny c'era solo allarme, preoccupazione e tanta confusione. « Al.. » mugolò, una volta che il Capo Auror ebbe dato le sue scuse e motivazioni, ma il fratello era chiuso nella sua bolla di rabbia. Lo conosceva, difficile prendendo in momenti simili. « Pa'? » provò allora in direzione di Harry, chiuso tra i due fuochi di suo figlio e la sua storica migliore amica, furiosa sia con l'auror che con suo marito. « Non ora Siri.. » Venne così liquidato anche dal padre. Con gli occhi cercò Judah che individuò dalla parte opposta della sala, oltre il capannello di gente intenta ad uscire dal castello, oltre le urla di sua cugina Vicky e di Ted. Incrociò il suo sguardo, offuscato da un'ombra di tristezza. Perché finisce sempre così? Anche quando tutto va bene, alla fine va comunque male. I due ragazzi si incontrarono a metà strada, mentre intorno a loro la festa faticava a decollare nuovamente. Sirius, con lo sguardo basso di delusione, sospirò sconfortato di fronte a Judah. « Che tempismo, eh? » Solo un quarto d'ora in più e avrei avuto il mio bell'annuncio, qualunque cosa fosse! E invece no. « Scusa, è che.. lo sai, molti miei parenti erano vicini a Cooper.. » Oh, eccome se lo sapeva! C'era stato un periodo in cui Judah aveva odiato Amunet, per aver preferito dei ribelli ricercati a lui. « ..e ora c'è Albus che ce l'ha con mio padre, zia Hermione che ce l'ha con mio zio, perché entrambi sono auror e non hanno detto nulla. E mio padre e mio zio si sono girati di palle perché tutti li accusano ma non potevano dire nulla. Mia madre in tutto questo non sa che pesci pigliare. Mia cugina è quella che ha sclerato, sta ancora urlando là fuori. Insomma.. » e tentò di sorridergli, alzando le braccia. « Che famiglie incasinate che abbiamo, tutti e due. » Non sapeva davvero cosa ne sarebbe stato della serata, che aveva tutta l'aria di aver perso molto del mood iniziale: dopotutto, ad una festa di giornalisti in cui capita l'arresto del secolo, i suddetti giornalisti smettono di bere e corrono a scrivere. « Prima che Byron decida di scappare e ammazzare qualcuno o bruciare il castello e boh, ci fanno evacuare tutti e ci separano e non ci vediamo più e nel mentre avrai cambiato idea.. me lo dici cos'è che volevi annunciare? Sembrava tanta roba per il piccoletto di casa! »

    Interagito con Jude e collateralmente con Albus, zia Hermione e co.
    In sottofondo, Siri ha fatto il giro di qualche cugino per annunciare la notiziona di Judah mandata in cacca dagli auror!

     
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    « E' cambiato tutto. Ma c'è sempre quello lì pronto a ricordarci tutto. Quello che era e quello che eravamo. » Anche Tris volge lo sguardo verso il Pensatoio e sorride annuendo. Ne abbiamo passate di cose io e te eh? Sin dall'estate prima che la ribellione nascesse, la rossa e la mora avevano collaborato attivamente se non ai fini della ribellione, di certo a guardarsi le spalle a vicenda. E infatti è con una promessa che si lasciano Tris e Olympia; forse quella di recuperare o forse semplicemente di ricominciare. Non importa; l'unica cosa che conta è che in fin dei conti, mentre tutto il resto scorre, loro sono ancora lì. E questo è un tesoro a cui non possiamo venir mene completamente. La osserva quindi mentre si allontana in compagnia di Peter Paciock facendo cenno al ragazzo al bar di prepararle un secondo shottino. « Come stai? » La figura di Emilia Barker compare al suo fianco proprio durante il suo breve scambio visivo con il restante della sala. Torna da lei squadrandola dalla testa ai piedi con consapevolezze differenti rispetto all'ultima volta. Lei ed Emilia non sono mai state amiche; nonostante abbiamo frequentato insieme la scuola, Beatrice l'ha sempre rintanata nella categoria delle persone con cui non avrebbe mai voluto averci niente a che fare. C'erano molti in quella categoria. Dopo l'altra sera aveva dovuto ricredersi. Emilia era stata brava, come tutti gli altri. Aveva retto botta nonostante la situazione fosse oltre il limite della comune comprensione umana. « Come una che preferirebbe di gran lunga indossare un paio di anfibi. » Si stringe nelle spalle alzando il proprio bicchiere nella sua direzione. « E tu? » Le rivolse uno sguardo eloquente sollevando le sopracciglia riferendosi evidentemente all'unico motivo per cui nessuno di loro poteva stare del tutto bene. « Noi non siamo mai state grandi amiche Emilia.. » ..quindi non fingerò di essere empatica o di capire veramente quello che stai passando. E lo percepiva, Tris, che qualcosa non era propriamente la proprio posto. « ..però semmai avessi bisogno di parlare con qualcuno.. fammi un fischio. » Stirò un leggero sorriso nella sua direzione, prima di far cenno al barista di servire ad entrambe un altro drink. [...] Raggiungere Byron era stato naturale, specie dopo il discorso che aveva appena fatto. Per una volta ti sei contenuto. Non ci posso credere. Era contenta di vederlo, forse perché quella sera più che mai capiva per quale ragione preferisse restarsene sempre in disparte. Sembrava in un certo qual modo melanconica e lontana anni luce. « Confido nel fatto che le scarpe piene di fango siano cambiate solo per stasera. Sarebbe un peccato perdere certe tradizioni. » Abbassò lo sguardo sul proprio vestito di sartoria e si strinse nelle spalle. « Puoi contarci. Sono una ragazza di campagna in fondo. » E non c'era posto in cui Tris si sentisse meglio. « [...]Mi piace pensare che una parte di questo successo sia stata possibile grazie ai nostri sforzi collettivi. Quindi celebriamo la possibilità di poter parlare e poter combattere ancora un altro giorno. Forse la mia generazione non era ancora pronta, ma ho piena fiducia in voi ragazzi: non smettete mai di combattere, neanche quando sembra di farlo contro i mulini a vento. Il mondo comincia a guardare verso di voi per una guida. » Si portò il bicchiere alle labbra e annuì con un velo di scetticismo. Non era certa che il mondo guardava a loro per una guida, né aveva un grande interesse nei confronti delle loro sorti. La sua generazione era un branco di cani sciolti. Cani che si mordono la coda. Di continuo. « D'altronde.. abbiamo davvero altra scelta? » Sospira colta dal genuino arrivo di un sorriso di consolazione, mentre si stringe nuovamente nelle spalle. « Siamo cresciuti a pane e lotte contro i mulini a vento. » Da sempre.

    Di tutte le persone che si sarebbe aspettata di incontrare a quell'evento Aidan Joyce era l'ultimo sulla lista. D'altronde il giovane lycan aveva fatto la sua comparsata in diverse occasioni ma complice il loro confronto che Tris non era certa di aver metabolizzato specie per la sua conclusione, i loro sentieri sembravano esser corsi parallelamente per tutto quel tempo. E sarebbero continuati in quella direzione se solo il rave non avesse ribaltato nuovamente tutti gli equilibri. Quando i loro sguardi si incontrano, Tris non può più fare finta di non averlo visto e quindi decide di muovere nella sua direzione i pochi passi che li separano. « Vostra Altezza! » Asserisce inclinando appena la testa di lato. « Ultimamente state deliziando i vostri sudditi con la vostra presenza più del solito. » Sollevò un sopracciglio squadrandolo dalla testa ai piedi prima di portarsi il bicchiere di champagne alle labbra. « Non immaginavo fossi uno interessato al giornalismo. » O che intendessi farti vedere ancora così vicino a Inverness dopo l'ultima volta. Nessuna traccia di lui nella Città Santa. Non aveva la più pallida idea di dove vivesse o di cosa facesse. Una distanza che Tris aveva messo molto ben in chiaro ma che non pensava si sarebbe sposata e un così alto tasso di presenza nella sua cerchia. « Hai sentito di Malia? » Gli chiede di scatto. In fondo tutto è iniziato così; Aidan, Tris, Malia e Dean. Come abbiamo fatto a incasinare così tanto tutto quanto? Getta uno sguardo nella sala, incrociando le braccia al petto. Non è certa di cosa dovrebbe dire, né di come dovrebbe comportarsi, quindi decide semplicemente di prendere il toro per le corna. « Dobbiamo parlare. Ci sono stati degli sviluppi a settembre e dovresti sapere un paio di cose. E' roba grossa. » E a giudicare dallo sguardo eloquente che gli rivolse, era anche importante. « Riusciamo a vederci in settimana? Sono a Londra tutti i giorni.. il Quartier Generale chiama. » Già. Anche se a volte non ho la più pallida idea del perché ci sto ancora dietro. [...] « Tutto bene? Non voglio sembrare invadente, ma sembri più giù che alle lezioni di Diritto penale, il che è tutto dire! » Chiuso il breve scambio con Aidan, tornò al punto di partenza. Il bar ormai affollatissimo, le offriva una prospettiva variopinta sul nuovo mondo della socialità del mondo magico. In mezzo a loro, trovarci Hugo fu rincuorante. « Mio dio perché hai dovuto ricordarmelo! Ora mi berrò anche l'acqua dei cessi al solo pensiero che tra due settimane abbiamo il primo esonero. Non so proprio niente! » Non stava al passo con le lezioni, Tris, e il più delle volte per restare in pari doveva farsi diverse nottate di seguito proprio a ridosso degli esami, piangendo sopra ai libri sempre più convinta di voler abbandonare. « Il lato positivo è che questa serata finirà e con essa passerà anche la malinconia... al contrario di Diritto penale. Quello resta. » Sollevò il cocktail che aveva tra le dita in direzione del ragazzo, scoppiando a ridere. Hugo Weasley. Sempre la parola giusta nel momento giusto. Vennero interrotti da Hermione, così elegante e posata. « Tesoro, tutto bene? Come sta andando la serata? Oh, Beatrice, ciao cara. » « Salve signora Weasley! » La premura che riservò al figlio, costrinse Tris a osservare il quadretto con ancora più melanconia. Doveva essere davvero bello poter condividere serate di quel tipo in compagnia di una madre. Lei dal canto suo aveva dalla sua solo suo nonno, ultima traccia di una famiglia composta ormai solo da due fratelli orfani. Rivolse di scatto lo sguardo verso Sebastian Matthews, intento a conversare allegramente in compagnia degli altri Senior presenti all'evento. « Toh guarda.. Sebastian Matthews e Arthur Weasley sembrano aver dato vita a un bromance senior edition. » Disse divertita indicandogli i due distinti signori. « Mi spiace deludere le tue aspettative da uomo malinconico, ma credo tu stia importunando una donna già impegnata » Tris rivolse uno sguardo divertito in direzione dell'ex Corvonero prima di osservare Theo scuotendo la testa. La sua coinquilina era una presenza decisamente sibillina, piacevole secondo i gusti e le abitudini di Tris, ma che sapeva pur sempre fare entrate ad effetto. Non l'aveva vista prima di uscire, intenta com'era a prepararsi, ma era anche più bella di quanto si sarebbe immaginata. « Se poi la donna in questione è facilmente importunabile, direi proprio che hai fatto centro! » Disse in tutta risposta osservando il moro con uno sguardo eloquente. « ...Almeno a te non ha rifilato la storiella sugli universi paralleli e su quanto la predestinazione possa essere fondamentale nella conoscenza di due persone » Oh.. ci sono dei trascorsi di cui non ero a conoscenza. Bene ma non benissimo. Incastrata in un conflitto diplomatico. « Mi sono persa qualcosa? » Non sarebbe certo la prima volta. « Ciao Tris! » L'arrivo di Daphne e Dean allargò ulteriormente il cerchio. « Ehilà! Ma ciao! » « M-ma..non è l'alpha più top del Corso Auror quello? E ci sta pure Beatrice Morgenstern! » Signori e signore, Dean Moses. « Tris, tuo fratello dove l'hai nascosto? Aaah ragazzi, voi lo dovreste conoscere quel vecchio lupo di Holden. E' uno spasso. Me lo figuro già, ci scommetto tutto che se ne è uscito con "ma mi si nota di più se vengo e me ne sto in disparte o se non vengo per niente?". Nah, tu è meglio se non lo conosci. E' troppo figo. Dopo mi bidoni sicuro. » Alzò gli occhi al cielo scuotendo la testa. « Oh, bhé allora meglio di no! Tris promettimi che se arriva gli metterai subito una busta di carta in testa, almeno non corriamo rischi! » Definire Holden uno spasso era sicuramente la cosa più emblematica di Dean. L'unico a poter adoperare determinate descrizioni decisamente ossimoriche. « Se qualcuno trova la strategia giusta per trascinare Holden Morgenstern a questo tipo di eventi, mi faccia un fischio. In tanto oggi possiamo godere della presenza di suo nonno. » E dicendo ciò indicò dall'altra parte della sala suo nonno che sembrava davvero divertirsi in compagnia dei suoi coetanei. Mamma mia, tra tutti quanti hanno una voglia di far salotto! « Detto tra noi, è lui il vero big deal della famiglia. »

    Fu il trambusto generale a segnare il suo abbandono della postazione al bar. A quel punto l'alcol in circolo l'aveva messa di buon umore, portandola a conversare del più e del meno con chiunque fosse di passaggio. Si era fermata per un po' in compagnia del nonno e di Arthur Weasley ascoltando con un certo interesse le loro conversazioni sulle abitudini dei babbani, un terreno comune che aveva portato i due a scambiarsi sulle loro diverse esperienze e osservazioni in merito al modo in cui il mondo magico si stava ammodernando per restare al passo coi tempi. Si staccò solo quando, l'urlo di Victoire Weasley e Ted Lupin la raggiunsero. « SE ARRESTATE LUI DOVRETE ARRESTARCI TUTTI! » « L'ha sentita. Ci arresti. Perché io di qui non mi tolgo. Ci arresti, avanti, ci arresti tutti! » La presenza di alcuni Auror la insospettì oltremisura, tanto da obbligarla a chiedere a un suo collega, presente tra gli invitati cosa stesse succedendo. « ..eh pare che alla fine hanno trovato il colpevole dell'assassinio della Brown. » Tris sgranò gli occhi, superando il ragazzo per poter comprendere meglio quanto stesse accadendo. Byron in manette, Renton a qualche passo più indietro intenta a osservare la scena quasi esanime, e un mucchio di persone scioccate tra giornalisti e invitati. Deglutì, ricercando lo sguardo di Byron con fare interrogativo. Sapeva non fosse possibile, e sapeva anche che qualunque cosa stesse accadendo, era tutto fuorché normale o naturale per quel che vale. « Ha compreso questi diritti così come le sono stati letti? » « Li ho compresi. » La pacatezza di Byron nell'affrontare quella situazione sembrò rispecchiarsi in lei, mentre con estrema lentezza abbassa lo sguardo sui propri polsi. Liberi, eppure, sotto lo stesso incantesimo a cui veniva sottoposto Byron. Riusciva a percepire quel leggero calore esercitato dall'incantesimo, quasi come se fosse stato castato su di lei. Il convoglio al completo passò di fronte a lei. « Tienili a freno. »
    Venne investita da un velo di frustrazione e impotenza stringendo i denti mentre gli rivolgeva un leggero cenno del capo. Perché non stava reagendo? In altre circostanze Tris avrebbe dato di matto, si sarebbe ribellata, avrebbe urlato a squarcia gola sguainando la bacchetta e le lame celate pronta a liberare Byron dalle catene. Catene che non si merita. Eppure, gli incontri sporadici che i due avevano avuto, e le parole che si erano rivolte in quelle circostanze l'avevano fatta riflettere. Dovevano agire con prudenza, studiando la scacchiera con più attenzione rispetto al passato. Questa non è più la guerra civile. E' molto peggio. Che le cose non sarebbero rimaste così era evidente; ma il rave le aveva fatto capire che non erano pronti. Che in quel momento più che mai erano deboli. Avevano il fianco scoperto, erano disorganizzati e divisi. « Non possono avere delle prove. » Sollevò lo sguardo in direzione di Percy incrociando le braccia al petto. C'erano cose in quella sala che solo pochi conoscevano: lei, Greg, Albus e Percy. Assieme a Holden erano gli unici a conoscere la verità delle sorti di Edith Cornelia Brown. « Questo non ha mai fermato nessuno in passato. Ti ricordo che siamo quasi diventati cavie da laboratorio senza prove. » Il risentimento che sorse nell'animo della giovane Morgenstern fu palpabile. « L'ha fatto di nuovo. » Già. L'ha fatto di nuovo. Ma questa volta non senza ripercussioni. Ha attaccato Inverness, ha ucciso due dei miei. Ha ucciso Erik. Adesso vuole prendersene altri. « Ma ha fatto un errore di valutazione. » Il mondo comincia a guardare altrove per una guida. La generazione di Byron Cooper e Alek Marchand aveva dato il via alla guerra civile, ma quelli che l'avevano portata avanti allora erano stati niente più che dei ragazzini. A ben guardare quella sala ne era piena. Bambini cresciuti troppo in fretta che avevano messo a disposizione di un obiettivo comune tutte le loro capacità. Da una parte e dall'altra della barricata, erano loro ad aver lottato fino all'ultimo respiro, gettandosi tra le braccia di una causa più grande di loro. Non lo è più. Non è più grande di noi. Questa volta non me la bevo più la storiella della Restaurazione. Uno specchietto per le allodole messo su dalle stesse persone che ci hanno messo in ginocchio. « Hanno preso il Cristo sbagliato. E pagheranno questo errore.. » Oh, giuro su Dio che lo pagheranno. « ..molto.. molto più dei precedenti. »

    Prima parte: interagito con Olympia, Emilia e Byron;
    Seconda parte: interagito con Aidan, Hugo, Hermione, Theo, Daphne e Dean;
    Terza parte: interagito con Byron e Percy #rimettiamosulabanda;



     
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