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    Mentirebbe se dicesse che non aveva mai ripensato alla nottata del rave, sì, quella che cascò giusto giusto nel giorno di scuola, quella che la metà degli studenti si sentì gravare sul corpo e sullo spirito durante il banchetto d'inaugurazione. Mentirebbe inoltre se dicesse che la settimana appena passata, quella che si inaugurò non con il lunedì ma con l’incontro con un ragazzo di Serpeverde, non l’aveva trascorsa buttando un occhio al telefono con cadenza regolare. Forse, abituato dal suo essere sempre molto diretto o dal sapersi piacente, Theo aveva dato per scontato che una seconda conversazione sarebbe nata poco dopo, se non un paio d’ore dopo sicuramente l’indomani. E invece no, nei. Silenzio radio per una settimana intera. Sapete cosa significa aspettare una settimana? Ve lo dico io: significa che il Tassorosso ha vissuto 168 ore con in background la questione. Mentre correva, mentre danzava, mentre non prestava lezione in classe - cosa frequente quella, non era conseguenza del fatto qui sopra descritto -, Theo ogni tanto pensava: avrà scritto? Vogliamo qui chiarire un dubbio fin da subito, salvo evitare fraintendimenti oppure fomentare dicerie: non si era preso una sbandata per Shai, assolutamente. Quello che teneva il norvegese sulle spine era la situazione nel suo insieme. Gli aveva toccato il culo - e fidatevi, se lo ricordava molto bene - prima ancora di sapere come si chiamasse, quanti anni avesse e via dicendo. Capite bene che, partendo così, direttamente in prima base senza neanche battere il colpo, Theo voleva approfondire e capire se c’era qualche speranza di arrivare in seconda base... ma anche la terza, la quarta, fuoricampo, boom! Insomma, questo. Tutta curiosità la sua! Per questo aveva deciso, all'alba dell'ottavo giorno, di impugnare con decisione il suo smartphone e mandare lui un messaggio a Shai Lynch. [...]
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    Erano le dieci meno dieci, era da solo. Ottimo. Mentre saliva le scale, mentre si aggirava per i corridoi con la furtività di un gatto e la paranoia di un Corvonero sotto esami, Theodor realizzò una cosa terribile: l'aula di astronomia poteva essere, beh, occupata. Non aveva ancora capito il fascino della cosa - se dobbiamo dirla tutta e sinceramente -, eppure gli studenti sembravano gradire appartarsi tra il terzultimo piano e la vetta. Cosa non avevano visto quei luoghi, cosa! Con il cappuccio della felpa grigia alzato sopra la testa, il tassorosso ripensava a tutte quelle storie che erano giunte al suo orecchio e che avevano movimentato la sua fantasia. « Yo! » La sua voce riecheggiò tra una parete e l'altra delle scale. « C'è qualcuno? » No, perfetto. L'ultima cosa che voleva era sedersi, pensare che stesse arrivando il serpeverde e, sorpresa sorpresa, ritrovarsi davanti un caposcuola o un professore. Oddio, non gli sarebbe dispiaciuto vedere Morgenstern o Byrne a quell'ora della notte... ma si parla di un confronto che andava ben al di là del rapporto studente-professore. Non so se ci intendiamo. « C'è qualcuno uno... qualcuno due... » Ancora niente. Poteva tirare un sospiro di sollievo. « Qualcuno tre. » Proclamò in quel momento il suo temporaneo possedimento degli ultimi tre piani della torre: chiunque fosse giunto successivamente sarebbe stato allontanato in maniera più o meno accomodante, a seconda dei singoli casi. Theo si sistemò la coperta di pile arrotolata sulla spalla destra, strinse per bene il sacchetto di carta che teneva nella mano sinistra mentre con la destra maneggiava la schermo del telefono. Beh, tanto valeva ammazzare il tempo facendosi i fatti altrui su Wiztagram. Il primo profilo che andò a controllare fu, chiaramente, quello di Samuel Scamander. Era un rituale giornaliero ormai, un viaggio tra foto e video di una vita che lo stesso norvegese desiderava. Bello, giocatore di Quidditch, famoso, bello! Non c'era davvero un limite per dire bello quando si parlava di lui... o di Freddie Weasley. Oppure, beh, c'era una lunga lista di giocatori che il nostro norvegese avrebbe voluto sdraiare seduta stante, ma non sarebbe opportuno scorrerla nel dettaglio. Non crediamo abbiate un mese di tempo, giusto? Vi diremo però che, nonostante le numerose opzioni, Theodor finì con l'aprire e riguardare - perché, diciamolo, lo aveva già fatto due o tre cinque volte - l'account di Shai. Con parsimonia aveva già distribuito qualche like, combattendo con fatica l'impulso di ricoprire l'intero feed di cuori rossi. Quanto era difficile giocarsela cool e mettere a tacere la voce in testa che gli ripeteva quanto fosse carino quel ragazzo. Tremendamente carino. Carino e silenzioso. Appoggiato con una spalla al muro, direzionato verso i gradini che continuavano a salire, il tassorosso si accorse della presenza dell'altro solo quando questo ormai gli era alle spalle. « Hai intenzione di saltarmi ancora sulla schiena? » Non che gli dispiacesse la cosa eh, più che altro voleva solo prepararsi fisicamente per non ruzzolare già dalle scale. Sì girò allora, sorridendo. « Hey. » Ed era un sorriso sincero, sentito, splendente. « Hai visto qualcun altro mentre arrivavi? » Meglio assicurarsi un'ultima volta della cosa, per stare sicuri. Gli sarebbe dispiaciuto ricordarsi di quella serata per altro che non fosse il loro... terzo? Sì, terzo incontro. « Su o giù? » A meno di voler restare seduti sui gradini, le loro opzioni scendevano a due: opzione A, rimanere nell'aula di astronomia; opzione B, raggiungere la cima. « Hai delle da farmi vedere, no? » Quello almeno gli aveva detto via messaggio. Vi dirò, Theo era genuinamente curioso. Lui che guardava sempre avanti o per terra, per una volta avrebbe alzato il naso al cielo. « Sicuro però di non avere freddo? » Domandò al serpeverde dall'alto della sua felpa grigia, pantaloni della tuta neri e scarpe da ginnastica che lo alzavano di un centimetro ulteriore. « Ti lascio la coperta. » E senza aspettare una risposta gli smollò in mano il rotolo grigio scuro e morbido. Poteva fare l'orgoglioso dicendo di no e tenere addosso quella coperta che scaldava più di una fornace. « Vogliamo andare? » Ma con la stessa impazienza di poco prima, Theodor anticipò l'altro iniziando a salire i gradini verso la cima della torre. In quel modo, il suo lato migliore sarebbe stato in full display, almeno fino alla meta. Sapete cosa? Nonostante il sangue scandinavo, quella sera era leggermente fresca. Ma leggermente eh. « Tu che sei esperto... dove ci dobbiamo mettere? » SI sarebbe spostato per farlo passare avanti e, stendendo un braccio, lo avrebbe incoraggiato a scegliere dove e come posizionarsi... a sedere. A quel punto, solo a quel punto, il tassorosso avrebbe appoggiato le braccia sulle ginocchia, le gambe incrociate, e avrebbe sorriso ancora una volta. « Ciao di nuovo. » Ora sì che la nottata poteva cominciare.

     
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    Nella noiosa routine di inizio anno di un comune studente del sesto, la dinamica che si stava lentamente creando con Theodor senza la E finale stava stuzzicando Shai forse più del dovuto. Il giovanotto non era nuovo alle conoscenze malgrado la giovane età - si intendeva perfino di app per incontri, che talvolta usava durante l'estate quando tornava a Londra - ma, col tassorosso, era partita e stava continuando quasi fosse un gioco. Un lento e divertente gioco di flirt, a cui però la serpe non dava apparentemente peso. Tutta strategia. Dall'ultimo messaggio a Theo, aveva fatto passare una settimana buona di silenzio ma non per noncuranza: benché non lo volesse mostrare, si guardava intorno quando camminava nei corridoi tra una lezione e l'altra o quando andava a mangiare in Sala Grande. Theo e Shai avevano comunque orari assai diversi, il secondo sembrava fare tutto molto più tardi rispetto al tassorosso. La verità era che voleva tenere l'altro ragazzo sulle spine, da vero stronzo quale gli piaceva atteggiarsi di tanto in tanto durante le prime fasi del corteggiamento. Non che stesse progettando o anche solo immaginando alcunché, oltre ad una sana e costruttiva amicizia con benefici: dopotutto, Shai Lynch-Lazare era quel genere di millennial open minded che professava la pansessualità, il poliamore, la fluidità e una decina di altri concetti della teoria gender che lo facevano impazzire. No, Shai non stava progettando niente, ma era abbastanza sincero con sé stesso da ammettere che - almeno fisicamente - Theodor lo attraeva.. un po' come tutto ciò che respirasse, colpa degli ormoni adolescenziali; al contrario di tutto ciò che respira, però, Theodor sembrava ricambiare!! Da qui, la seria volontà del serpeverde di accalappiare il tassorosso, almeno per una notte ma se possibile anche per il giorno successivo e poi chissà. Perché mettere paletti o etichette? Morale della favola, una settimana intera era passata senza che nessuno fiatasse e il norvegese doveva aver perso la pazienza. Il momento in cui aveva ricevuto il messaggio di Theo era stato di pura soddisfazione. Quel ragazzo che tanto sembrava sicuro di sé, ben lontano dallo stereotipo del tipico tassorosso, aveva abboccato all'amo di Shai. Come sarebbe andata la serata? Neanche quello aveva pianificato. Aveva deciso di incontrarlo sulla torre di Astronomia perché era notoriamente un luogo tranquillo, perché realmente aveva voglia di vedere le stelle e per conoscere un po' di più quel bizzarro prototipo di tasso geneticamente modificato. Se poi ci scappa un limone o due, chi sono io per dire di no? E in effetti, sotto il braccio Shai aveva proprio un telescopio, che si era fatto regalare per natale al terzo anno, insoddisfatto da quelli che la scuola metteva loro a disposizione. Incontrò Theodor proprio in prossimità dell'aula, impossibile non notarlo: anche nella penombra illuminata dalle torce, la sfigura slanciata del norvegese svettava imponente.
    Proprio come un vichingo. « Hai intenzione di saltarmi ancora sulla schiena? » Non tentarmi amo, l'ho fatto in un locale pieno di gente, pensa ora che siamo soli! Minimo domani ricevo l'ordinanza restrittiva. « Hey. » Theodor gli sorrise, e Shai gli sorrise di rimando. « Hey. » C'era tanto in quel sorriso: la curiosità e l'aspettativa, l'entusiasmo misto ad un pizzico di nervosismo. Da quanto tempo non usciva con qualcuno, ragazzo o ragazza che fosse? « Hai visto qualcun altro mentre arrivavi? » « Oh sì, ho incrociato Morgenstern, dice che ci farà passare le vacanze di Natale inginocchiati sui ceci come punizione. » sentenziò, talmente serafico da sembrare quasi serio. In effetti, non si era preoccupato poi molto di chi potesse incontrare: il pregio di essere compagno di stanza del nuovo caposcuola di Serpeverde è poterlo stalkerare per strappargli una piccola certificazione che dichiarava di come stesse andando oltre il coprifuoco ad esercitarsi in Astronomia. Cioè, quando cavolo dovrei esercitarmi se non oltre il coprifuoco?! « Dai, scherzo stellina! Non fare quella faccia. Morgenstern a quest'ora starà.. boh, pregando. O dormendo. Sembra un prete, farà orari da prete dico io! » Alla sua domanda, gli indicò le scale, ma senza affrettarsi troppo. Era bello, in fondo, anche solo stare a parlare un po' e, almeno da parte di Shai, trincerarsi dietro un corposo velo di sarcasmo. Da quel punto di vista, Theo sembrava molto più a suo agio, molto più sciolto. « Sicuro però di non avere freddo? Ti lascio la coperta. » e, senza neanche il tempo di controbattere, se la ritrovò nel braccio libero dal telescopio. Gli fece strano, quel gesto di così marcata galanteria, a cui non era affatto abituato: Shai rimaneva pur sempre un uomo e non erano tante le persone che gli aprivano la porta o gli cedevano giacca o coperta, come nei film babbani che guardava di tanto in tanto. « Nulla che un incantesimo di estensione non possa risolvere.. o.. no, aspetta, non dirmi che sei del secondo anno? Sei uno di quei dodicenni del nuovo millennio, super pompati che sembrano ventenni?! » il che era tutto dire, dato che tra i due quello che sembrava un dodicenne forse era proprio Shai. Lo stava palesemente prendendo in giro ma, allo stesso tempo, stava testando la sua capacità di stare al gioco; odiava le persone troppo permalose. Alla proposta di Theo annuì e gli andò dietro, godendosi senza troppi complimenti lo spettacolo regalato dai pantaloni scuri dello sportivo. Senza fretta, dai! Correre sulle scale fa male, lo sanno tutti! Una folata di aria fredda li investì in pieno quando raggiunsero la sommità della torre. « Direi di là, vieni. » e lo accompagnò in un lato appartato della vetta, dove Theodor si accomodò senza tanti complimenti. Prima di fare lo stesso, il serpeverde posizionò il telescopio sul cavalletto e, come promesso, dilatò magicamente la coperta perché potesse avvolgere entrambi. Solo allora gli si sedette accanto, dopo aver fatto cadere il loro riparo sulle spalle. « Ciao di nuovo. » Ancora quel sorriso, che ne strappava involontariamente un altro anche a Shai. « Ciao anche a te. » e finalmente rise, togliendosi di dosso quell'aria sarcastica e vagamente snob che aveva avuto in realtà da una settimana a quella parte. « Dimmi un po', stranissimo esemplare di tasso: hai accettato di gelarti un po' le chiappe quassù perché ti piacciono le stelle o per secondi fini? Non ti giudico eh. » Davvero, puoi dirmelo se vuoi ficcarmi due metri e mezzo di lingua in bocca, non mi formalizzo! « Io ammetto che di fini ne ho parecchi. Primo, devo davvero finire una Mappa Astrale per venerdì prossimo. Secondo, adoro l'Astronomia, è una delle mie materie preferite! Ogni tanto vengo qui solo per vedere le stelle. » Insomma, voleva farsi conoscere un po' dall'altro senza necessariamente dover stilare giù una noiosissima autobiografia o sottostare alle tipiche interviste da "primo appuntamento". Sempre che quello potesse essere considerato tale. « Terzo, c'è molta poca luce qui. Ma è comunque più romantico di un armadio delle scope o un bagno. » confessò senza troppi problemi. La piena libertà sessuale ed emotiva era un mantra che andava predicando ormai da qualche tempo, sebbene non avesse avuto poi tanto modo di sperimentarla. Andiamo, quanta vita amorosa volete che abbia avuto un sedicenne bassottino e non così avvenente, rinchiuso in una scuola per nove mesi l'anno? « Ho una domanda molto importante. Vitale, direi! Quando sei nato, dove e a che ora? » Le classiche domande da primo appuntamento, no? Dopo gli chiedo il numero di previdenza sociale, così, per conversare un po'. Al terzo appuntamento il pin della carta di credito. « Dai, non guardarmi così! Era per restare in tema di stelle! Sono curioso di sapere il tuo segno zodiacale. » E il tuo ascendente. E il tuo tema natale. E i più infimi recessi della tua personalità che senza dubbio le stelle mi diranno. Come far scappare il primo bono che mi si fila, di e con Shai Lynch-Lazare.
     
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    Infrangere le regole non era un problema, non in senso stretto, ma senz'altro Theodor si era fatto qualche pensiero su quali sarebbero state le conseguenze se qualcuno lo avesse beccato a girare per i corridoi della scuola oltre il coprifuoco. Sto andando a un appuntamento? Non era una motivazione valida probabilmente. Cioè, per lui era una motivazione validissima per accorciare le sue ore di sonno - sapete no, la vita dello sportivo -, ma dubitava che un professore potesse concordare con lui. Non avrebbe neanche risposto così, se dobbiamo essere sinceri, perché raccontare dell'appuntamento avrebbe implicato la presenza di un'altra persona fuori dal letto quella sera... e da bravo tassorosso, il norvegese non poteva assolutamente mettere in mezzo altri. Specialmente se l'altro era Shai.
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    Sorrise da solo a pensarlo. Che ebete, si disse da solo quando si accorse che stava sorridendo a una scala. Scosse la testa per cercare di cacciare quella sensazione di eccitazione tipica di quando si è davanti a una sorpresa. Perché, di fatto, quella era terra ignota in un certo senso. Theodor Valetersen doesn't do dates. Non era il tipo. Non perché se la tirasse o non fosse interessato: semplicemente non aveva il tempo. Provate voi a stare dietro a una vita sociale quando c'erano le lezioni, i compiti, il club di danza, quello di atletica, quello di combattimento... e il quidditch. Già, bel casino. Il tassorosso lo sapeva eh, erano state tutte scelte ponderate e spontanee le sue: ogni volta che si iscriveva da qualche parte o dava la sua parola che avrebbe fatto qualcosa, lui sapeva che il suo tempo per ozio non finalizzato e vita amorosa ne avrebbero risentito. Capite bene allora quanto fu sorpreso nel mettersi d'accordo per... quello. Qualunque cosa fosse o sarebbe diventata. [...]
    « Oh sì, ho incrociato Morgenstern, dice che ci farà passare le vacanze di Natale inginocchiati sui ceci come punizione. » Fortuna per lui che era già pallido perché, a sentire il nome del professore, i muscoli facciali di Theodor ebbero uno spasmo. Oddio, la sfiga nella sfiga. Dopo quel breve momento di panico interiore, in cui cascò con tutte le scarpe nello scherzo, il norvegese capì che l'altro stava scherzando. « Dai, scherzo stellina! Non fare quella faccia. Morgenstern a quest'ora starà.. boh, pregando. O dormendo. Sembra un prete, farà orari da prete dico io! » Non aveva tutti i torti, davvero no, ma come un prete quello era devoto al suo incarico: chi garantiva loro che quel ligio e bel - gnocco - professore sarebbe rimasto nel suo letto anziché fare una ronda notturna? Difficile a dirlo, davvero difficile. Una cosa però era quasi certa: la questione dei ceci. « Potrebbe... sono convinto che potrebbe senz'altro fare una cosa del genere. I ceci dico. » Insomma, era un metodo non convenzionale solamente perché ormai vetusto ma, diciamocelo, vetusto andava abbastanza di pari passo con il loro professore. Quanto male poteva fare tra l'altro? No, non voleva pensarci. Era come quando sognava che si faceva male ed era costretta al letto o a un gesso. Un incubo. Un i n c u b o. Pensa ad altro, pensa ad altro, pensa ad altro. « Nulla che un incantesimo di estensione non possa risolvere.. o.. no, aspetta, non dirmi che sei del secondo anno? Sei uno di quei dodicenni del nuovo millennio, super pompati che sembrano ventenni?! » Ecco, Shai era un ottimo soggetto su cui concentrarsi e, fidatevi, il tassorosso si sarebbe concentrato sul serpeverde al meglio delle sue capacità. « Oh, ti ringrazio! Sei il primo a darmi del dodicenne: merito della skincare. » Theodor portò entrambe le mani sotto il mento, aperte, mentre per pochi secondi chiuse gli occhi per farsi ammirare. Il suo concetto di skincare si limitava a una quantità non definita ma senz'altro ghiacciata di acqua in faccia ogni mattina. « Comunque no, siamo coetanei, e... sembro davvero un pompato? » A parte che uno non sembra pompato ma, al massimo, è pompato. C'era spesso questo problema con gli sportivi, i quali difficilmente si rendevano conto di come e quanto il loro corpo cambiasse grazie all'attività fisica che svolgevano. Theodor, per esempio, non pensava di essere tanto diverso dai suoi altri compagni in termini di fisicità. Chiaramente la sua era una dismorfia con la D maiuscola: bastava fare un sondaggio sulle taglie di abiti indossati da lui e, boh, un altro tassorosso del sesto - o anche del settimo - anno. Adesso aveva il tarlo in testa: avrebbe poi approfondito. [...] Dalla sua posizione, seduto e solo leggermente infastidito dal freddo, il norvegese osservò Shai predisporre il set intorno a loro, tra telescopio e coperta. Theodor non lo sapeva, non aveva la capacità di leggere nella mente, ma si meravigliò del gesto dell'altro ragazzo nello stesso modo in qui questo rimase colpito dal passaggio del plaid quando erano sulle scale. Cosa curiosa? carina? Ci interessa davvero l'aggettivo? « Dimmi un po', stranissimo esemplare di tasso: hai accettato di gelarti un po' le chiappe quassù perché ti piacciono le stelle o per secondi fini? Non ti giudico eh. » Difficilmente credeva che, parlando con qualunque persona, ci si esentasse dal dare giudizi. « Io ammetto che di fini ne ho parecchi. Primo, devo davvero finire una Mappa Astrale per venerdì prossimo. Secondo, adoro l'Astronomia, è una delle mie materie preferite! Ogni tanto vengo qui solo per vedere le stelle. » Quindi stava unendo l'utile al dilettevole, così si fa. Theodor apprezzava molto la cosa, benché lui fosse lì esclusivamente per piacere. « Terzo, c'è molta poca luce qui. Ma è comunque più romantico di un armadio delle scope o un bagno. » Dopo essere stato in silenzio ad ascoltare, il giovane tassorosso si lasciò andare a un altro sorriso, mentre con la mano sinistra si sfregava il retro del collo. Una bella parlantina aveva il pupo. « Vediamo se riesco a rispondere a tutto: tu ricordami se salto qualche passaggio eh. » Fatta mente locale, ripercorse tutte le domande e i vari punti tirati in ballo da Shai. « Delle stelle so praticamente zero, quindi va da sé che le mie chiappe geleranno unicamente per colpa, o merito, tuo. » Un fastidio davvero piccolo se paragonato alla soddisfazione di avere quella conversazione. « Quali sono le tue altre materie preferite se questa è solo una delle tante? Hai una top 3? » Theodor amava le classifiche, ne aveva di qualsiasi cosa: videogiochi, serie tv, sportivi bravi, sportivi boni, e via dicendo. « Concordo sulla mancanza di luce ma, hey, può sempre tornare utile. » A buon intenditor « E poi, in realtà, dipende dal bagno. Credi che il bagno di Buckingham Palace sia più o meno romantico di una camera da letto? La mia, la tua, quella che vuoi. » In realtà non sapeva come fosse fatto il bagno del sopracitato edificio, soprattutto sapeva che non ci fosse un solo bagno, ma non era nemmeno quello importante. Il suo cervello era sovraeccitato, come spesso lo era il suo corpo, e non riuscì a fermare quella che era - a tutti gli effetti - una domanda decisamente stupida. Si sfregò a quel punto la fronte, autoflagellandosi per la cosa. « Vabbè ma, piuttosto, perché credi che io sia uno strano, stranissimo esemplare di tasso? » Era tremendamente curioso di sentire le motivazione dell'altro.
    « Ho una domanda molto importante. Vitale, direi! Quando sei nato, dove e a che ora? » Il norvegese se ne uscì con uno spara che si perse tra le parole di Shai. « Dai, non guardarmi così! Era per restare in tema di stelle! Sono curioso di sapere il tuo segno zodiacale. » Alzò le mani in segno di resa Theo, scherzosamente. « Oh, che domandone difficili. Sai che l'ora esatta non penso di saperla? Mmmh, fammi pensare. Vabbè, il luogo è Trondheim, Norvegia. Se serve ti faccio lo spelling. » Altro sorriso. Era conscio di quanto la sua pronuncia e lo stesso tono della voce cambiassero quando parlava inglese o norvegese. « La data è il due di aprile duemila e quattro. Mentre l'orario... » Appoggiò i palmi aperti sul pavimento e, immediatamente, se ne pentì. « Credo alle dieci e quarantacinque di mattina. Circa. » Tolse le mani dalla pietra e le unì tra le sue gambe, incurvando la schiena in avanti e beandosi della presenza del plaid. « E ora vai, leggi le stelle, raccontami cosa dicono. » Non sapeva davvero nulla di stelle. « E poi pretendo di sapere anche io quand'è il tuo compleanno. » Sì, una pretesa, decisamente qualcosa da sapere. Perché? Ancora non lo sapeva... magari poteva fargli una sorpresa di qualche tipo. Nel frattempo si limitò a inclinarsi leggermente verso di lui, per accorciare le distanze e non perdersi alcuna parola futura.
     
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    « Oh, ti ringrazio! Sei il primo a darmi del dodicenne: merito della skincare. Comunque no, siamo coetanei, e... sembro davvero un pompato? » Non rispose, Shai, ma la sua espressione fu abbastanza eloquente. Sì, amo, sembri davvero un pompato. Non che Lynch vi trovasse nulla di male! Da bravissima fidanzata psicopatica, nella settimana di silenzo stampa aveva un po' indagato sul soggetto che stava accidentalmente ignorando e aveva scoperto del suo ruolo nella squadra di quidditch e in numerose altre attività che prevedevano tutte un certo grado di sudorazione e sforzo muscolare. Al contrario, lo sforzo più grande che faceva Shai era arrivare al bagno in tempo, il che spiegava abbondantemente la differenza di fisicità tra i due. Per questo motivo Shai puntava su altro - la simpatia? insomma - e Theodor se ne accorse immediatamente, dalla valanga di domande e informazioni da cui venne investito. « Vediamo se riesco a rispondere a tutto: tu ricordami se salto qualche passaggio eh. » Vediamo, sembrava dire il labbrino di Shai mentre annuiva, visibilmente divertito. « Delle stelle so praticamente zero, quindi va da sé che le mie chiappe geleranno unicamente per colpa, o merito, tuo. » e il serpeverde ridacchiò per la schiettezza dell'altro. Non che non amasse un giusto quantitativo di falsità - e da che pulpito, dato che lui stesso non era mai troppo trasparente - ma al tempo stesso, la disarmante trasparenza del norvegese lo incuriosiva. Era una tattica, per rispondere all'altrettanta schiettezza dimostrata da Shai, o Theo era sempre così cristallino? « Quali sono le tue altre materie preferite se questa è solo una delle tante? Hai una top 3? » Su questo, Shai non dovette rifletterci più di tanto. « Al terzo posto, Storia della Magia. Una delle mie due madri è una storica, mi ha cresciuto a latte e storia. Secondo posto, Astronomia, appunto. Primo.. rullo di tamburi.. Divinazione! Ho un certo talento. » Non aveva dubbi sul fatto che nella vita sarebbe diventato un Divinatore.. qualunque cosa volesse dire in ambito lavorativo. Probabilmente uno di quegli stupidi cartomanti che leggono il futuro alle fiere di paese. « Concordo sulla mancanza di luce ma, hey, può sempre tornare utile. » Schioccò la lingua, interessato. « E poi, in realtà, dipende dal bagno. Credi che il bagno di Buckingham Palace sia più o meno romantico di una camera da letto? La mia, la tua, quella che vuoi. » Mamma mia, Theodor senza la E finale. Io ne faccio di viaggi, ma cavolo tu sei un vaneggione di quelli allucinanti! Non era sicuro se quelle ultime parole fossero ancora allusioni vagamente sessuali o genuine curiosità d'arredamento d'interni. Entrambe? Cinquanta e cinquanta? Non conosceva abbastanza Valtersen per saperlo e gli sembrò stupido indugiare su simili riflessioni. Altre parole che lasciò volontariamente cadere nel silenzio, con una semplice alzata di spalle noncurante. « Vabbè ma, piuttosto, perché credi che io sia uno strano, stranissimo esemplare di tasso? » Oh, questa sì che era una domanda coi controfiocchi! Perché Theodor Valtersen era uno stranissimo esemplare di tasso? Amo, ti sei guardato intorno, in dormitorio? Hai uno specchio in camera? « Perché lo sei. Non fraintendere, strano è bello, eh? Cioè, hai visto come mi concio i capelli? » Ogni mese era probabile che entrasse in aula con un colore e un taglio di capelli diversi; a "salvare" il resto, poi, ci pensava la divisa scolastica o avrebbe dato sfogo alla sua creatività. « Però, dai! Sei più spigliato, più estroverso, più attivo e meno lobotomizzato della maggior parte dei tuoi compagni.. o almeno mi hai dato quest'impressione. Insomma, siamo qui stasera. » Ergo non sei del tutto rincoglionito. « Chissà, magari sei il salvatore di Tassorosso! Da quando non vincere il Campionato o la Coppa delle Case? Dai tempi di Cedric Diggory?! » Lo stava stuzzicando, non c'erano dubbi. Theo era un tipetto orgoglioso? Shai al suo posto non avrebbe lasciato correre simili calunnie, sebbene non fosse il più patriottico dei Serpeverde. Ma era chiarissimo il sillogismo, ai suoi occhi: se Serpeverde vince e io sono un Serpeverde, io vinco. E se tu dici che Serpeverde è perdente, mi stai offendendo e ti distruggo. C'era comunque un argomento capace di quietare gli animi: l'Astrologia. Theo sembrò davvero spiazzato dalla domanda della serpe, senza tuttavia perdere il suo sorriso. Diavolo, probabilmente quel tassorosso era la persona più spensierata che avesse mai conosciuto, forse addirittura più di Nessie! E cazzo se è spensierata Nessie, pare fatta di coca h24! La amo per questo. Tirò fuori dallo zaino che aveva con sé un piccolo almanacco che si portava sempre con sé e su cui erano segnati una infinità di numeri e coordinate. « Oh, che domandone difficili. Sai che l'ora esatta non penso di saperla? Mmmh, fammi pensare. Vabbè, il luogo è Trondheim, Norvegia. Se serve ti faccio lo spelling. » « Sei norvegese?! Wow! Io americano, tecnicamente. Metà e metà. » Nel dubbio, si fece realmente fare lo spelling. « La data è il due di aprile duemila e quattro. Mentre l'orario... credo alle dieci e quarantacinque di mattina. Circa. E ora vai, leggi le stelle, raccontami cosa dicono. » Con un piccolo "Oooh" appena sussurrato, Shai cercò nell'almanacco le coordinate della città norvegese e fece qualche piccolo, astruso calcolo di cui non diede molte spiegazioni. Tracciò con il polpastrello delle linee invisibili su una mappa astrale disegnata in una pagina e, dopo qualche minuto, trasse le proprie conclusioni. « Sei un Ariete, ascendente Cancro. Mmmh, interessante. » Si sfregò un poco il mento, sfogliando il libriccino fino alla pagina giusta dove iniziò a leggere, schiarendosi la gola. « Marte e la Luna, due pianeti molto lontani che in questa combinazione si incontrano e si scontrano formando una personalità complessa. Da una parte sei estroverso, proiettato nel futuro, coraggioso, dall'altra ami rivangare nel passato, ti adagi sui ricordi, ti abbandoni ai sogni ad occhi aperti. » e alzò gli occhi verso i suoi. Confermi o smentisci le stelle?> Era solo un piccolo stralcio: quel piccolo almanacco conteneva centinaia di altre informazioni, scritte in miniatura. Dati su dati riguardanti i segni, i pianeti, le case e altre sottigliezze da astrologo in erba. « E poi pretendo di sapere anche io quand'è il tuo compleanno. » Oh, questa è facile! Non aveva neppure bisogno di fare calcoli, tante volte aveva visitato la pagina in questione. « Diciotto Febbraio. Acquario ascendente Gemelli. » e voltò la pagina, su cui era stata fatta un'orecchietta per trovarla facilmente, perché Theodor potesse leggerla. "Saturno e Urano, due pianeti molto diversi fra loro, sono entrambi signori del segno ed è per questo che la tua natura è varia. E il tuo modo di affrontare la vita è decisamente personale. Sei caotico, fantasioso, pieno di idee geniali, così come sei un individualista, impaziente e ribelle, eccentrico, incostante e curioso." « Ci ha preso, un pochino? Con me abbastanza. »


     
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    Parlare non era mai stato un problema per Theo, anche se doveva farlo con sconosciuti. Sapete no, l'indole da Tassorosso, quella magica capacità di riuscire a - o quantomeno tentare di - fare gruppo in ogni occasione. In quel momento, sulla torre, le cose non erano poi così diverse: Shai era, in fondo, uno sconosciuto, così come il norvegese lo era a sua volta per lui. Proprio per quello però sorrise: era riuscito a trovare il modo di mandare avanti una conversazione senza che si arenasse in quattro e quattr'otto. Era un bel traguardo, no? « Al terzo posto, Storia della Magia. Una delle mie due madri è una storica, mi ha cresciuto a latte e storia. Secondo posto, Astronomia, appunto. Primo.. rullo di tamburi.. Divinazione! Ho un certo talento. » Theodor ascoltò interessato, non risparmiandosi una serie di facce che spaziavano dal sorpreso all'incredulo, dal consenso allo schifo. Ma sì, adesso abbiniamo ogni reazione alle parole specifiche. Beh, chiaramente, lo schifo arrivò col sentire nuovamente Storia della Magia. Che poi, in realtà, non era uno schifo-odio, era principalmente uno schifo-noia. « Ah, storia. » Da bravo attore mancato, il giovane si portò entrambe le mani al cuore, fingendo di avere un dardo conficcato nel petto. Lo aveva detto subito dopo averlo sentito quello, non alla fine, così come si esibì in un breve rullo di tamburi improvvisato sulle gambe. « Oh, io non seguo Divinazione, che cosa fate a lezione? » Al di là del fatto che lui, in quanto atleta iperattivo e con poca concentrazione, non avesse mai preso in considerazione l'idea di applicarsi a qualcosa di così astratto, c'erano altre materie facoltative che attirarono la sua attenzione. « Io seguo Cura delle Creature Magiche perché, beh, in quanto nato babbano è tremendamente figo. » Come il solo fatto di essere uno studente di magia, in una scuola di magia, in un mondo di magia... magia. « E poi Babbanologia, chiaro, per vincere facile. » Ammise senza troppi rimorsi di coscienza, accompagnando le sue parole con un occhiolino. « Dovessi fare una classifica io partirei con la medaglia di bronzo a Incantesimi, quella d'argento a Difesa e, per l'oro... » Attimo di suspance. Non che si aspettasse rulli di tamburo a sua volta. « Volo. Nulla mi piace di più. » Capitelo, era una cosa normale per una persona nata e cresciuta tra i babbani: poter fare quello che più di due terzi di quelli solo potevano sognare di fare, volare. Comunque no, Shai non gli aveva chiesto a sua volta la top 3 delle materie preferite ma, ovviamente, quello non fermò il tasso dal parlare lo stesso. Come si dice? Sharing is caring! Anche se forse questo motto era più adatto riferendosi al plaid che ora copriva le spalle di entrambi. Un serpente e un tasso - apparentemente OGM - sotto lo stesso pezzo di stoffa.
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    « Perché lo sei. Non fraintendere, strano è bello, eh? Cioè, hai visto come mi concio i capelli? » Attendeva i dettagli il norvegese, in silenzio, anche se non perse l'occasione per dire che sì, li aveva visti i suoi capelli. « Sono molto belli. » A parte che, pure Theodor aveva pensato varie volte di schiarisi i capelli perché... boh, per provare. « Però, dai! Sei più spigliato, più estroverso, più attivo e meno lobotomizzato della maggior parte dei tuoi compagni.. o almeno mi hai dato quest'impressione. Insomma, siamo qui stasera. » Il norvegese si mise a ridere. Beh, diciamo che i suoi compagni non erano tutte quelle cose insieme, però c'erano tante inesattezze nelle parole del Serpeverde. « Quale delle quattro cose, allora, ti ha convinto ad accettare di venire qui? » Non il fatto che fosse attivo, o quello credeva Theo, dato che si erano parlati propriamente un pomeriggio quando era in procinto di mettersi a dormire. « Rimarresti comunque sorpreso, sai? Non tutta l'erba è... un fascio? » Ecco, si era andato nuovamente andato a infilare in una frase idiomatica. Sarebbero stati a breve sei anni dal suo ingresso a Hogwarts, un lungo periodo che non lo aveva reso ancora padrone della lingua. Beh, lingua inglese, quella lingua lì. « Chissà, magari sei il salvatore di Tassorosso! Da quando non vincete il Campionato o la Coppa delle Case? Dai tempi di Cedric Diggory?! » Attenzione, quelle erano parole di un certo calibro che, sicuramente, avrebbero creato una reazione non indifferente nel nostro norvegese. Infatti, prima ancora di rispondere - perché, ricordiamolo, Theodor era più un tipo fisico - il ragazzo andò a punzecchiare con l'indice il fianco di Shai. Soffriva il solletico? Bene. Non soffriva il solletico? Pazienza, intanto di era preso la ditata. « Non ci provare. Non vuoi davvero tirare in ballo il Campionato. » Non senza scatenare reazioni violente nel giovane. Oddio, "violente"... Un po' di sano wrestling con conseguenti rotolamenti: il risultato di iperattività e una dedizione particolare al club di combattimento corpo a corpo. « Visto e considerato che Serpeverde dovrà rosicare dai gradini più bassi del podio. » Eh già, era una chiara allusione al fatto che il Tassorosso fosse più che convinto di fare faville con la sua squadra quell'anno. Faville. [...] « Sei norvegese?! Wow! Io americano, tecnicamente. Metà e metà. » Annuì con la testa Theo, scostando un attimo lo sguardo da Shai al cielo. « Ja! Jeg er norsk. » Chissà come stava il suo cane? Era quasi sempre il primo pensiero che gli veniva quando si parlava di Norvegia, di casa - sorry mom! « Non si direbbe dall'accento? Basta che non mi dici tedesco... o finlandese. Lo sai che non è la stessa famiglia linguistica? Il finlandese dico, è diverso dal norvegese. » Passino le frecciatine su Tassorosso e tutto quanto, ma mai si poteva andare a metter mano sulla questione Scandinavia, lingue germaniche, ecc. Il patriottismo prima di tutto. « Americano di dove? » Il genuino interesse era accompagnato da un'invisibile, ma presente, ignoranza sulla geografia americana che, il nostro Theodor, non avrebbe mai colmato in vita sua. [...] « Sei un Ariete, ascendente Cancro. Mmmh, interessante. » Che fosse Norvegia o Finlandia, le stelle in cielo erano le stesse per entrambe le nazioni. Shai era proprio lì a spiegarglielo, praticamente con gli occhi illuminati. Anche il tassorosso era così quando parlava di Quidditch? « Marte e la Luna, due pianeti molto lontani che in questa combinazione si incontrano e si scontrano formando una personalità complessa. Da una parte sei estroverso, proiettato nel futuro, coraggioso, dall'altra ami rivangare nel passato, ti adagi sui ricordi, ti abbandoni ai sogni ad occhi aperti. » La sua prima esperienza di astrologia, oroscopo e tutto quanto e - lo si ammette senza problema alcuno - Theodor era più impegnato a osservare le labbra del Serpeverde muoversi che, effettivamente, registrare tutte le parole che diceva. « Mmm... » Ogni tanto si immaginava come sarebbe stata la sua vita dieci anni nel futuro, e lo faceva in momenti totalmente randomici della giornata, quindi sì, alcune cose ci potevano stare. « Diciotto Febbraio. Acquario ascendente Gemelli. » Normalmente, il norvegese di quella frase avrebbe estrapolato unicamente la data, diciotto febbraio, come informazione fondamentale da ricordarsi assolutamente - non era bravo coi numeri, avrebbe dovuto segnarselo da qualche parte salvo dimenticarsi - ma le circostanze gli suggerivano che, non sia mai, era forse meglio ricordarsi anche la cosa dell'Aquario e dei Gemelli. « Ci ha preso, un pochino? Con me abbastanza. » Ancora una volta, il Tassorosso soppesò il verdetto delle stelle. « Beh, estroverso , coraggioso dipende, per i ricordi non credo e... sognare ad occhi aperti non rientra un po' nel pensare al futuro? » Ma, sinceramente, dei cavilli gli importava poco, era più per parlare. Infatti, colse la palla al balzo. « Cosa dicono le stelle di te? » Domandò accompagnando le parole con un cenno verso il cielo, verso tutti quei puntini luminosi che sembravano saperla lunga sulle persone. « Cosa mi dici tu di te? » Perché alla fine era quello che erano lì a fare, no? Andare oltre il 'Ciao, sono Theodor', 'Ciao, sono Shai'. « Oltre al fatto che ami la storia, leggi le stelle, hai dei capelli bellissimi e degli occhi altrettanto belli. » Insomma, potevano anche analizzare la volta celeste e fare i compiti di Astronomia del Serpeverde, oppure... oppure. SIa comunque messo agli atti che, da quando si erano seduti, Theodor Even Valtersen non lo aveva ancora ossessionato con discussioni sportive o quidditch-centriche. Thumbs up!
     
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    Con quella semplice chiacchierata, condita di flirt neanche troppo vaghi, Shai stava davvero scoprendo tanto sul Tassorosso che aveva di fronte. Aveva scoperto innanzitutto che erano due persone profondamente diverse. Shai Lynch-Lazare era un tipetto molto astratto - sebbene sapesse essere molto pragmatico, all'occorrenza - e le sue materie preferite dicevano molto su di lui: non aveva neppure menzionato i suoi buoni voti in Aritmanzia! Theo invece era molto più piantato coi piedi per terra, il che sembrava quantomeno ironico dato che adorava volare. « Oh, io non seguo Divinazione, che cosa fate a lezione? » « Un sacco di cose! Negli anni abbiamo visto di tutto: dai fondi di tè alle sfere di cristallo! » e, com'è facile immaginare, la stragrande maggioranza degli studenti non aveva visto alcunché con nessuna pratica divinatoria. Lo stesso Shai non aveva avuto grandissimi risultati la maggior parte delle volte, sebbene di anno in anno avesse sentito risvegliarsi qualcosa di sopito. E al rave si è risvegliato del tutto. Credo di essere davvero riuscito ad aprire il Terzo Occhio. Ma erano discorsi troppo intimi per condividerli con quello che a tutti gli effetti era ancora uno sconosciuto, perfino per un tipetto spigliato qual era il serpeverde. Di Theo, inoltre, aveva capito che doveva essere un Nato Babbano o un Mezzosangue, con uno stretto rapporto con i babbani, al contrario di Shai da sempre cresciuto in una famiglia magica, sebbene molto lontana dalle normali convenzioni della Comunità. Aveva capito poi che al tasso piaceva flirtare tanto quanto piaceva a Shai, il che era un grande punto a favore: gli piacevano da morire i ragazzi intraprendenti. « Quale delle quattro cose, allora, ti ha convinto ad accettare di venire qui? » gli aveva chiesto Theo, costringendo Shai ad un piccolissimo momento di intropezione. Cosa l'aveva convinto ad accettare l'appuntamento? Il fatto che non batto chiodo da mesi, dai, facile. Sì, ma cosa l'aveva davvero convinto ad accettare l'appuntamento? « Nessuna in particolare, credo. Solo il semplice fatto che io ti trovi diverso. Mi piacciono molto le diversità. » fu la risposta più sincera che poté offrirgli in quel momento. Dopotutto, non lo conosceva ancora abbastanza ma lo trovava davvero tremendamente particolare: uno sportivo che non se la tira - troppo - e che non ha paura di andare ad un appuntamento con la macchietta del castello di Hogwarts. Tale infatti Shai si sentiva.. o l'avevano fatto sentire nel corso degli anni, troppo anticonvenzionale, con quei suoi capelli dai mille colori diversi, quel suo non avere troppe inibizioni nel rapportarsi agli altri, quel suo temperamento da Pride tutto l'anno. Lynch-Lazare aveva diversi amici ma, spesso, tale rimaneva: l'amichetto queer con cui divertirsi e poco altro. Theo gli aveva offerto un approccio diverso, ben lontano dalla friendzone in cui Shai sempre cadeva. Che fosse merito anche di una mentalità diversa? Era un norvegese dopotutto e si sa quanto siano aperti gli scandinavi. « Ja! Jeg er norsk. Non si direbbe dall'accento? Basta che non mi dici tedesco... o finlandese. Lo sai che non è la stessa famiglia linguistica? Il finlandese dico, è diverso dal norvegese. » Alzò entrambe le mani in segno di resa. Assolutamente aveva notato l'accento bizzarro del tasso, troppo bizzarro per essere semplicemente del Galles, e con tutta probabilità anche quel dettaglio aveva contribuito ad aumentare l'interesse della serpe nei suoi confronti. « Sorry, io più su della Scozia non sono mai stato! » e sono uno di quelli che confonde Norvegia e Svezia, ma questo non te lo dico se no minimo ti triggeri! « Però è un bell'accento! Molto.. vichingo. » Anche l'accento di Shai non era uguale ai marcati accenti britannici che potevano essere uditi a Hogwarts, merito dell'influenza delle sue madri.
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    « Americano di dove? » Una piccola luce di fierezza si accese negli occhi di Shai, che amava le sue origini americane nonostante approdasse negli States solo d'estate. « Louisiana! Sono nato a New Orleans. Sta al sud, sai.. paludi, alligatori.. il vudù. » ovvero il lato che più gli interessava delle sue radici americane « ..però sono cresciuto qui in UK. Mia madre Lyanna è irlandese in realtà ed è la mia vera madre biologica. L'altra mia madre, Marie, è quella americana e mi ha decisamente adottato, dato che è di colore. » e rise, spontaneamente. Andava estremamente fiero della propria famiglia omogenitoriale e di quelle due donne che, a discapito di ciò che la società diceva loro continuamente, erano riuscite a crescere un figlio. Un figlio stralunato e con mille grilli per la testa ma, ehi!, l'avevano pur sempre cresciuto con le loro forze. Il tema natale che aveva fatto leggere a Theo, sugli Acquario ascendente Gemelli, descriveva abbastanza bene il casino cosmico nella testa e nel cuore di Shai; quanto a Theo, le stelle ci avevano azzeccato così e così, ma neanche poi tanto. Tre su quattro le ha prese, diciamo. « Le stelle non mentono mai, quindi immagino che ci rientri, sì! » gli rispose con un certo divertimento. Gli piaceva il modo in cui Theo, cui palesemente non fregava niente di oroscopo e stelle e astrologia, lo seguisse in quei discorsi strampalati. In fondo, anche quello era un piccolo test: per avere a che fare con Shai, che fosse per amicizia o altro ancora, bisognava essere un po' strampalati. « Cosa mi dici tu di te? Oltre al fatto che ami la storia, leggi le stelle, hai dei capelli bellissimi e degli occhi altrettanto belli. » Ma che ruffiano sei? ...ok continua pure. « Mi piacciono i complimenti, tanto per cominciare.. » esordì, giusto per fargli intendere che aveva capito l'antifona e che apprezzava non poco; dopotutto, non gli capitava tutti i giorni di ricevere così tanti apprezzamenti! Meglio battere il ferro finché è caldo. Strisciò un po' verso di lui, facendo aderire il braccio al suo, accoccolati sotto la grande coperta di Theo. « Anch'io sono un tipo strano.. o così dicono gli altri. Ma strano è bello, come ti ho detto. Però.. » e alzò il viso verso quello del norvegese, un po' più alto di lui. « ..da questo punto di vista, sono il classico serpeverde. Sono ambizioso e quel che voglio me lo prendo. » Fece per avvicinarsi al suo viso ma, all'ultimo, alzò lo sguardo al cielo e si mise a contemplare le stelle. Scherzetto! « Consensualmente, s'intende. Sono assolutamente contro la mentalità machista e patriarcale del maschio alfa che punta gli occhi su qualcosa e, pensando che tutto giri intorno a lui, quel qualcosa gli appartenga di diritto. Che stronzata poi, come se esistessero maschi alfa e maschi beta. » e gli rivolse un sorrisetto malizioso. Questo però con te non è un problema, vero? Questo bacio sarebbe stato consensuale al 100%. Ma un conto è essere consensuali sulla Torre di Astronomia, sotto le stelle, avvolti nel buio; ben altro conto è esserlo alla luce del sole. Nascosti in un armadio sanno essere consensuali anche i padri di famiglia. « Come reagiresti se domani, in Sala Grande, davanti a tutti i nostri compagni, venissi e ti baciassi? Chiedo per un amico. »

     
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    « Un sacco di cose! Negli anni abbiamo visto di tutto: dai fondi di tè alle sfere di cristallo! » Una volta, forse due, Theodor aveva bevuto del tè. Sì, non era una cosa da ammettere ad alta voce nel Regno Unito, avrebbe potuto rimetterci la testa senza troppi problemi - un po' alla Regina di Cuori. Shai però era americano, a metà, quindi c'era soltanto il 50% di probabilità di ricevere una reazione sconvolta e/o scandalizzata. Incrociamo le dita. « Oh, sai che l'ho bevuto solo una volta? » Meglio non aggiungere il suo aver visto solo nei film le sfere di cristallo... oppure in disegni. Sì sì, lo sappiamo: ma dove viveva questo? Eh, ve lo diciamo noi: sulla scopa. Se non era sulla scopa era a correre intorno al campo da Quidditch. Se non stava correndo, stava facendo flessioni. Sì, nel tempo libero studiava anche, un po'. Che volete, era un tipo molto pratico. « Però, cioè, come è che funziona? Che ti deve dire del tè? » E perché, una boccia di vetro? Vabbè, la cosa di guardare dentro a una tazzina appena svuotata proprio non la riusciva a concepire. Soprattutto, chi era stato che, un giorno, si era messo lì a cercare di capire cosa sarebbe successo nel mondo tramite una tazzina di tè? Un fulminato, direbbe il tassorosso. Un luminare, direbbe un qualunque appassionato di divinazione. « Cioè... » No, lo aveva detto troppe volte. Abolire il cioè. « Vedi delle figure? » Ecco che, alla fine, Divinazione poteva anche interessare il ragazzo, ma solo a livello teorico. Se avesse potuto osservare e non praticare, forse sì, sarebbe anche andato alle lezioni di quella materia tanto distante dal suo essere così dannatamente pragmatico. Forse meglio andare oltre. « Nessuna in particolare, credo. Solo il semplice fatto che io ti trovi diverso. Mi piacciono molto le diversità. » Per la proprietà transitiva, se al serpeverde piacevano le diversità, e il norvegese ai suoi occhi era insolito, significava che a Shai Theo piaceva, no? Sì, era un ragionamento tutto suo, grazie. C'era arrivato da solo leggendo tra le righe. No, non stiamo dicendo che il nostro ragazzo sia un po' scemo, solitamente però è talmente esagitato e iperattivo che tende a non comprendere i significati altri delle parole. Bene, ora che è stata fatta questa precisazione, proseguiamo pure.
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    « Allora ti chiedo di dirmi le prime tre cose strane che ti piacciono che ti vengono in mente. » Non si sapeva bene come mai quel chiedo non fosse uscito come sfido - data la natura competitiva del ragazzo - ma, ciononostante, risultava ugualmente evidente la capacità del tasso di rendere ogni cosa una sorta di esercizio, di compito. C'era però da dire che Shai glielo rendeva facile. « Sorry, io più su della Scozia non sono mai stato! Però è un bell'accento! Molto.. vichingo. » Come poteva Theo, sentendo quelle parole, non iniziare a montarsi una serie di idee che prevedevano l'invalidamento di quell'affermazione? « No, no. Ci devi andare. Per forza. » La forza di chi? Ah boh, però era molto convinto nel dirlo. Non era una vita degna di essere vissuta quella che non prevedeva una visita ai fiordi norvegesi, parola di Valtersen. « Non la Scozia, che ce sta più su della Scozia? » Il mare? Boh. « In Norvegia devi venire. Te la faccio vedere io. » Solo in quel modo, una volte conosciute le bellezze della nazione norvegese, l'americano avrebbe avuto le basi per poter criticare accuratamente la Finlandia. Sì, Theo avrebbe passato la vita ad arruolare dei soldatini anti-finnici. Perché? Perché era divertente. Era come tifare per la propria squadra e dar contro a quella avversaria... solo con due stati. Tipo Risiko in real life, ma senza la Kamchatka. « Ti sfido. » Eccolo lì, ECCOLO. Si stava facendo attendere, se ne sentiva la mancanza. Il verbo sfidare, e tutte le derivazioni possibili tra aggettivi, sostantivi, ecc. era una delle parole più frequenti nel vocabolario di Theodor. Insieme a quella, comparivano grandi tormentoni quali yo, pollo, Quidditch, scopa, proteine, correre, salmone. Quest'ultima parola, salmone, veniva usata con doppia valenza: sia il salmone inteso come cibo, sia il salmone come animale con cui il ragazzo era solito identificare il suo paese Natale. 'Hai presente il salmone norvegese?', più o meno così. « E grazie, una volta mi sono vestito da vichingo. » Inutile aggiungere che era capitato molti anni prima, quando era alto la metà, per una recita scolastica dannatamente umiliante. Ah, che belli i ricordi della sua vita prettamente babbana. « Forse dovrei rifarlo. » Questa volta con maggiore impegno, magari, dato che sia sul fronte altezza che fisico era migliorato. La barba mancava - e probabilmente non sarebbe mai arrivata - ma ci si poteva comunque lavorare, no? « Louisiana! Sono nato a New Orleans. Sta al sud, sai.. paludi, alligatori.. il vudù... però sono cresciuto qui in UK. Mia madre Lyanna è irlandese in realtà ed è la mia vera madre biologica. L'altra mia madre, Marie, è quella americana e mi ha decisamente adottato, dato che è di colore. » Empatico com'era - pregio e croce a seconda della situazione - il tassorosso si unì alle risate di Shai. « Oh, New Orleans c'è anche ne La principessa e il ranocchio, hai presente? » Non che fosse il suo film Disney preferito, diciamolo, quel ruolo spettava a Hercules, ma era così che aveva conosciuto la città americana per la prima volta. Sì, cioè, aveva sentito il nome anche prima, ma senza mai pensarci troppo. « È nella mia personale classifica di città che andrei a visitare se dovessi andare in America! » E figuratevi se non c'era un'altra classifica. « Tua mamma ci ha vissuto tanto? » Perché Theodor conosceva persone che dicevano di essere norvegesi anche se, di fatto, c'erano nate e basta. Solo perché tua madre ha partorito a Trondheim non significa niente, Magnus, specie se vivi a Helsinki. Ma basta con l'astio immaginario Finlandia culooo, c'erano dei bracci che si toccavano a cui tenere bada. « Mi piacciono i complimenti, tanto per cominciare.. » Un sorrisetto malizioso spiegò le labbra del tassorosso. Ah sì? Buono a sapersi. « Ne terrò nota... » Disse a bassa voce dunque, lasciando che continuasse poi a parlare indisturbato. « Anch'io sono un tipo strano.. o così dicono gli altri. Ma strano è bello, come ti ho detto. Però...da questo punto di vista, sono il classico serpeverde. Sono ambizioso e quel che voglio me lo prendo Senz'altro una mossa infida la sua, da vero verde-argento! Avvicinandosi terribilmente al viso di Theodor, Shai si concentrò prontamente sul cielo stallato appena finita la frase. Il norvegese chiuse gli occhi e, realizzando di essere appena stato fregato alla grande, si lasciò andare a una mezza risata. « Consensualmente, s'intende. Sono assolutamente contro la mentalità machista e patriarcale del maschio alfa che punta gli occhi su qualcosa e, pensando che tutto giri intorno a lui, quel qualcosa gli appartenga di diritto. Che stronzata poi, come se esistessero maschi alfa e maschi beta. » Il tassorosso si limitò ad annuire, pensando alle parole che aveva appena sentito. Non aveva parlato all'aria Shai, Theo aveva davvero ascoltato le sue parole e ci stava riflettendo su. Appassionato e praticante di sport, non era estraneo alle dinamiche gerarchiche che si creavano tra atleti e sportivi in generale. Quello si che era un universo decisamente machista e patriarcale (tratto da 'Tipi strani sotto una coperta di stelle' di S. Lynch e T. Valtersen). « Come reagiresti se domani, in Sala Grande, davanti a tutti i nostri compagni, venissi e ti baciassi? Chiedo per un amico. » Su quello però, il ragazzo non aveva bisogno di pensare. Le situazioni le viveva di getto il più delle volte, anche quelle ipotetiche come quella delineata dal serpeverde. « Beh, puoi dire al tuo amico che probabilmente non lo vedrei arrivare, sai, potrei essere intento a mangiare. » Sorrise. « Una volta distolto dal mio pollo - perché probabilmente sarebbe quello il mio pranzo, o la mia cena - tirandomi il tuo amico a sedere vicino a me, o su di me... » Com'è che si diceva: un po' per uno non fa male a nessuno? « Gli prenderei il viso fra le mani e ricambierei di buon grado il bacio. » Complice la vicinanza che si era andata a creare tra i due, il tasso ne approfittò per posare le labbra su quelle di Shai. Lo avrebbe fatto a prescindere, fidatevi, anche senza quel parlare per ipotesi. Dal momento in cui l'altro lo aveva imbrogliato poco prima, nella testa di Theodor si era creata l'idea, la necessità anzi, di finire quello che era stato iniziato. Odiava le cose a metà lui, non poteva non reclamare quel bacio nell'immediato futuro. « Tipo così... ma puoi spiegarlo diversamente al tuo amico. » Staccatosi infine dal serpeverde, avrebbe finito così la sua narrazione. « A quel punto, tornerei a finire il mio petto di pollo. » Perché la dieta era sacrosanta, ricordatelo sempre. Pollo e salmone for the win.
     
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    Anonymes!
    Intimamente, nell'accettare l'invito del Tassorosso, aveva avuto paura di annoiarsi perché, si sa, i pregiudizi del castello di Hogwarts dicono che i Tassi sono talmente addormentati da divertirsi solo durante una serata di giochi da tavolo. Non che Shai avesse qualcosa in contrario contro i giochi da tavolo, solo che preferiva di gran lunga il gioco della bottiglia. Aveva avuto paura che quel ragazzone biondissimo fosse in realtà una completa delusione, buono solo a farti agitare un po' l'ormone prima di conoscerlo. E l'ormone si era agitato senza dubbio. Diversamente da molti altri suoi compagni di casata, Shai credeva poco agli stupidi pregiudizi, che si ostinava a voler combattere con tutto sé stesso; gran parte del merito però, almeno nel caso specifico, fu di Theodor. Quando sarebbe tornato in camera sua e, al sicuro nel baldacchino, avrebbe fatto un resoconto mentale della serata, il serpeverde avrebbe confermato a sé stesso di non essersi annoiato neanche un po'. Theo gli era sembrato quel genere di ragazzo con cui si può parlare di tutto senza tuttavia sguazzare in conversazioni stagnanti e superficiali, grazie alle mille domande che il tasso gli aveva posto. Avevano così parlato per ore di divinazione, di astrologia e perfino delle loro rispettive origini. Era stato perfino sfidato a visitare la Norvegia. « In Norvegia devi venire. Te la faccio vedere io. » Un'affermazione pesante per un primo appuntamento, Shai non escludeva che avrebbero potuto litigare di lì a qualche giorno. Cosa che, col senno del poi, miracolosamente non avvenne: Theodor aveva una pazienza pressoché infinita e la capacità di rispondere a tono senza sottomettersi come quei sottoni dei suoi compagni tassi. Sì, decisamente l'intraprendenza non era qualcosa che mancava al giovane norvegese. Al caldo tra le coperte, Shai avrebbe ripensato per parecchio tempo a ciò che era accaduto tra loro, a come aveva stuzzicato Theo, a come l'altro si era preso ciò che gli era stato fatto annusare. Cosa faresti se ti baciassi? Che domanda stupida, fallo e basta, no? Gli era sembrato divertente tirare un po' la corda, acuire la tensione che sentiva scoppiettare tra di loro. « Beh, puoi dire al tuo amico che probabilmente non lo vedrei arrivare, sai, potrei essere intento a mangiare. » e anche Shai gli sorrise di rimando, immanginandosi la scena. « Una volta distolto dal mio pollo - perché probabilmente sarebbe quello il mio pranzo, o la mia cena - tirandomi il tuo amico a sedere vicino a me, o su di me... » Affondò appena i denti nel labbro inferiore. Si parla di questioni meramente ipotetiche, certo.. ma immaginarsi a cavalcioni su quel popò di ragazzone su una bancata della Sala Grande, gli fece un certo effetto. « ...e? » soffiò, la voce era un filo sottile ma vivo, vibrante. « Gli prenderei il viso fra le mani e ricambierei di buon grado il bacio. » Si parla di questioni meramente ipotetiche ma il bacio che arrivò, non proprio inaspettato ma comunque sorprendente, era più che reale. Fu un bacio tranquillo, forse fin troppo tranquillo; fu comunque solo il primo di una serie di baci che avrebbe accompagnato i due ragazzi nelle settimane successive. Quel finissimo velo di timidezza che inevitabilmente offusca il primo bacio tra due sconosciuti sarebbe scomparso del tutto, col conoscersi reciproco. « Tipo così... ma puoi spiegarlo diversamente al tuo amico. » Al mio amico, certo. « Al diavolo il mio amico. Questo me lo tengo per me. » Sogghignò divertito, nell'allontanarsi dal viso di Theo. « A quel punto, tornerei a finire il mio petto di pollo. » E ancora più divertito era nell'immaginarsi il tasso passare da un bacio ad un petto di pollo con incredibile naturalezza. Naturalezza. Ecco cosa gli era piaciuto di Theodor Valtersen, si sarebbe detto riflettendo a posteriori. Theo era un tipo tranquillo, che non perdeva tempo a farsi mille pippe mentali com'era solito fare Shai ma che viveva il proprio presente con.. naturalezza, appunto. Senza creare stupidi giochini su ipotetici baci in Sala Grande.
    Shai non sarebbe cambiato, amava troppo quegli stupidi giochini, ma la naturalezza di Theo lo avrebbe certamente aiutato a vivere con più leggerezza. « Ovvio. Perché, con me su di te, potrai tornare tranquillamente al tuo petto di pollo.. » Si riappropriò della vicinanza che si stava perdendo. Una mano scivolò oltre il bordo della coperta per affondare le dita nella lunga chioma bionda del norvegese. Lo baciò di nuovo, per esplorare meglio le labbra che avrebbe imparato a conoscere col tempo; cercò la sua lingua, come aveva decantato mille volte di saper fare così bene. Tutte storie. Solo alla fine di quel lungo, lento bacio, Shai si scostò per recuperare un paio di cose dal suo zaino. Un pezzo di pergamena e una piuma d'oca autoscrivente. « E ora scusami, ho del lavoro da fare.. » lo canzonò, un'espressione da gattino dispettoso sul viso. Ben avvolto nella coperta gigante, si sdraiò sulla pietra della torre con la testa sulle gambe di Theodor: una visione privilegiata sulle stelle di cui avrebbe dovuto scrivere nella mappa astrale e sul viso del tasso. Scosse la testa, guardandolo intensamente. « Tsk. Che razza di tasso mi è capitato tra i piedi.. » Non gli aveva mai detto quali fossero le tre cose più strane che gli piacevano di Theo, forse perché neppure lui le sapeva di preciso. Forse la cosa più strana è che mi hai fatto stare bene stasera. Mi hai fatto parlare senza necessariamente infilarci una mano nei pantaloni. Mi hai baciato senza aspettarti altro, anche se forse quell'altro l'avremmo voluto entrambi. E' strano perché mi fai venire voglia di non bruciare le tappe, tutto e subito. Avrebbero concluso la serata guardando le stelle e parlando, ancora e ancora, mentre a poco a poco la mappa astrale si delineava. Avrebbero ritirato telescopio e coperta qualche ora più tardi, morsi dal gelo della notte scozzese. Sarebbero sgattaiolati come topolini per i corridoi, per paura di attirare l'attenzione di un caposcuola in ronda o di qualche quadro e, nella penombra della grande Sala d'Ingresso dove si sarebbero separati, uno diretto nei Sotterranei e l'altro verso le cucine, si sarebbero baciati un ultima volta. Ma solo per quella sera. Sotto le coperte, Shai avrebbe pensato a lui fino ad addormentarsi. Strano.
     
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