Pause, stop, rewind.

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    Se davvero il fisico rifletteva la pazzia interiore allora Iago era davvero mal ridotto. Erano ormai giorni che si era chiuso in se stesso, creando una sorta di barriera tra lui e gli altri. Non poteva dire che lo stava facendo involontariamente, perché la verità era che stava davvero evitando tutti coloro che conosceva. Da quando aveva deciso di chiudere con MJ, aveva avuto molto tempo per pensare. Aveva pensato al suo presente, ma soprattutto al suo futuro, iniziando a mettere in dubbio tutte quelle che – fino a quel momento – erano le sue certezze. Una parte di lui pensava davvero che fosse cresciuto e maturato: pensava che quel ragazzino di quattro anni fa, quello spaventato e confuso della sua esistenza fosse ormai un ricordo del passato. Eppure, non c’era voluto poi tanto per farlo ripiombare in un vortice di insicurezza. Come poteva far finta di nulla? Come poteva coesistere con la sua condizione? Come poteva anche solo pensare che agli altri andasse bene essere amico di un mostro che durante la luna piena non riconosceva nemmeno il proprio migliore amico? Come poteva essere così egoista da lasciare che quell’enorme fardello gravasse anche sulle spalle di MJ? Non poteva. Non ci riusciva minimamente. Ed era per questo che si era allontanato da lei, anche se era l’unica persona che era riuscita a farlo sorridere nuovamente e farlo sentire un ragazzino di venticinque anni. Era stanco di sentirsi vecchio, di pensare a tutte quelle problematiche che inevitabilmente facevano parte della sua vita. Con lei, aveva avuto modo di tornare indietro di qualche anno e di sentirsi in pace con se stesso. Però, sfortunatamente, tutto quello era durato poco e ora era tornato con i piedi a terra. Non era stato in grado di confrontarsi con nessuno. Da quel giorno era praticamente sparito con tutti i suoi amici, anche perché era consapevole che nessuno lo avrebbe capito. Insomma, l’unico a sapere del suo segreto era Sam e lui era in grado di gestire tutto quello con molto più stile e soprattutto consapevolezza. Quindi, non poteva parlare con lui perché avrebbe semplicemente ribadito quanto fosse stupido a farsi tutti quei problemi. E non poteva parlare con nessun altro, perché nessun altro sapeva che era un lupo mannaro. Quindi, la soluzione che aveva adoperato era chiudersi in un silenzio stampa, cercando di evitare tutti i social e premurandosi di uscire di casa solo per andare al college. Aveva anche anticipato la sua solita corsa mattutina, che molto spesso, nell’ultimo periodo, iniziava alle cinque di mattina. Non riusciva più a dormire da un po’ di tempo, quindi le notti erano diventate davvero lunghissime. E stare per molto tempo svegli, significava anche pensare molto e, ultimamente, una nuova convinzione stava per prendere una forma sempre più definita. Non aveva altra soluzione: doveva andarsene. Andare via, ricominciare d’accapo, a suo parere, era l’unico modo per dimenticare davvero MJ, per costringersi a non cercare di tornare da lei. Quella soluzione così drastica era quella che l’aveva portato lì qualche anno prima. Eppure, dopo quattro anni, si stava ritrovando nella stessa situazione. Sembrava che non fosse cambiato molto, da quel punto di vista, mentre in realtà era cambiato tutto. Lui era cambiato. Lui aveva scoperto cosa significasse essere felice. Eppure, aveva anche scoperto che c’era una soglia fin troppo labile tra l’essere felice e l’essere perso e spaventato. Questo suo malumore aveva ripercussioni anche sull’università: non era più molto attento e brillante durante le lezioni e, sebbene le lezioni fossero ricominciate da poco, aveva già tantissimo lavoro arretrato.
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    « Santo Merlino, mi hai fatto prendere un colpo! » Dopo aver comprato il suo toast – che sarebbe anche stata il suo pranzo –, si era ritrovato davanti Rafael. Abituato a evitare tutti, soprattutto nell’ultimo periodo, si era davvero spaventato nel ritrovarsi davanti un viso amico. La cosa più codarda che poteva fare in quel momento era, senza alcun dubbio, scappare, inventandosi qualche scusa, ma era davvero così sensato farlo? Poteva semplicemente dirgli la verità, ovvero che lui e MJ si erano lasciati, che non stava passando un buon periodo e che aveva avuto – e ancora aveva – bisogno di un po’ di tempo per mettere in ordine le idee. « Pranziamo insieme? » Gli propose, dal momento che anche lui aveva comprato qualcosa da mangiare. Insomma, pensava che gli dovesse delle spiegazioni. Rafael era sempre stato un ottimo amico, si era sempre fidato di lui. Peccato che lui non si era lasciato andare così tanto con lui, tenendosi dentro quel segreto che lo logorava da tempo. Probabilmente, se avesse saputo, sarebbe stato più semplice spiegargli cosa stava succedendo nella sua vita. Però, anche con lui, aveva scelto di non condividere quel fardello, perché non aveva la minima voglia di gravare sulle spalle del suo amico. « Come sta Froy? » Non vedeva quel piccolino da un po’. Si era sempre offerto più che volentieri di stare con lui e d’altronde, andavano anche molto d’accordo. Insomma, tra canidi ci si intendeva (non che si mettesse a ululare o fare cose strane quando era con lui, sia chiaro). « So già che cosa stai per dire e, ti prego, non fare commenti sulla barba. » Nell’ultimo periodo, ricco di pensieri e di malumore, Iago aveva iniziato un po’ a trascurarsi (si faceva la doccia tutti i giorni, tranquilli). La sua barba stava lentamente crescendo, ma si sentiva davvero troppo pigro per tagliarla e ormai stava anche diventando abbastanza ingestibile. Avrebbe dovuto chiedere consigli a Sam su come tenere la barba. « Come stai? Novità? »

     
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    C'era un grande, grandissimo problema - che si andava a sommare a quelli già esistenti - relativo al perché Rafael trovasse molto spiacevole dover bazzicare per il castello di Hogwarts. Già ai tempi della scuola non era molto felice di essere circondato 24/7 da orde di ragazzini più o meno grandi di lui, ma lì c'era un fattore d'obbligo che non poteva di certo controbattere. Era un male necessario, per così dire, che avrebbe dovuto sopportare per sette lunghi - interminabili - anni. Chiaramente ci sono stati lati positivi e tutte cose ma, come vuole la prassi, siamo qui per lamentarci e, in virtù di ciò, si esporranno solo i lati negativi e spiacevoli della vicenda. Prendere questo come un articolo di opinione, come se dietro la macchina da scrivere non ci fosse Carrie Bradshaw ma un Rafael Júlio Ricardo Montoya de la Rosa y Ramírez con il dente avvelenato - come al solito. Ciò che infastidiva lo spagnolo, si diceva, era il non poter starsene in compagnia di Sopa. No, non parliamo di una zuppa, bensì di un cane. Il cucciolo di cane più bello dell'intero universo, fidatevi! Erano pochi giorni da quando Rafael tornò a casa con lei, con la stessa tranquillità con cui sarebbe andato a comprare qualcosa al negozio dietro l'angolo. Ma Olympia se n'era accorta, altroché: l'ingresso in casa del nuovo cane fu anticipato da un innaturale e raro sorriso a trentadue denti del ragazzo. Chiaramente c'era qualcosa di insolito. Rafael sorrideva solo quando era con degli animali, quando portava a casa un nuovo animale o... quando qualcuno cadeva. Sì, era una di quelle persone a cui sarebbe piaciuto tremendamente Paperissima Sprint - a sapere cosa fosse. Quindi sì, diciamo che, in quel periodo, allontanarsi di casa era per Rafael un vero e proprio supplizio: prendere delle scudisciate sulla schiena avrebbe fatto molto meno male - così continuava almeno a dire lui - che chiudere la porta d'ingresso per evitare che quel musino bellissimo e umidino gli corresse dietro. Prima che lo chiediate: sì, stava vivendo un periodo di netta preferenza tra i suoi tre figli canidi, non aveva paura ad ammetterlo. Ma sapete no, erano la novità e la cucciolanza a fregarlo! Nonostante il comportamento recente, nel profondo amava tutti allo stesso modo. Sempre di cani eh si parla. Per fugare ogni dubbio: le parole amore e Rafael potrebbero comparire nella stessa frase o nello stesso discorso unicamente quando si parla di creature, magiche o non, non umane. Ciò detto, torniamo al nostro portoghese-spagnolo-lamentoso preferito. « È senza glutine? » Chiese al povero impiegato dietro il bancone, più per vederlo in difficoltà che altro. Non gli importava del glutine, né del lattosio e via dicendo, ma trovava abbastanza normale sapere cosa mangiava. « Non importa, prenderò quella ciotola di farro lì. Sì, quella che sembra un poké ma non è chiaramente un poké. » Non era un poké neanche se il tizio avesse detto altrimenti. Rafael l'aveva mangiato pure alle Hawaii il poké quindi - immaginate un aggiustamento di cravatta immaginario - sapeva quello che diceva. « Gracias! »
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    Gracias al cazzo. Non sorrise dopo aver pagato, si limitò a un cenno della testa e fece per allontanarsi. In quel momento però, nella sua testa si presentò uno scenario possibile... o meglio, due scenari possibili. Dando un'occhiata di sbieco alla fila, Rafael si accorse che una sua conoscenza gli era stata alle spalle fino a quel momento. Ora, lì nasceva il dilemma: ignorarlo o andare via? Normalmente, fosse stato chiunque altro, lo spagnolo se la sarebbe fuggita senza il minimo dubbio, ma era Iago che se ne stava lì e... beh, Iago non era chiunque altro. Anche se sì, con quella barba sembrava un bel demiguise. Sarebbe rimasto, dunque, contrariamente a quello che anche le stelle avrebbero potuto pronosticare. Attese in silenzio, immobile - tipo statua di cera -, mentre l'altro si comprava il pranzo. « Che c'è nel panino? » Ancora una volta: non riteneva la risposta alla domanda come fondamentale, era puramente una formalità, un modo per iniziare una conversazione bypassando il banalissimo ciao. Che odio dire ciao alle persone. Capite bene che non poteva di certo parlare del tempo dato che, beh, dato che erano al chiuso. « Santo Merlino, mi hai fatto prendere un colpo! » Ancora impassibile, Rafael rimase in silenzio per un attimo, pensando che no, Merlino non era decisamente un santo. « Devo... dovrei, ehm, scusarmi? » Era una di quelle volte? Non riusciva a capirlo. « Pranziamo insieme? » Oh, quello si poteva fare. Bere e/o mangiare era il suo modo preferito per relazionarsi agli altri: l'azione del deglutire rendeva impossibile parlare. Sì, lo spagnolo si nascondeva dietro a quelle cose pur di non partecipare attivamente alle conversazioni. Ascoltare non gli scocciava - più di tanto -, era interagire la parte problematica. « Sì, ma scelgo io il tavolo. » Perché c'erano un'infinità di parametri di tenere in considerazione prima di fare quella scelta: correnti d'aria, vicini di tavolo, tasso d'umidità, igiene! « No, quello è sporco. Vieni qua. » E si sedette prontamente su una sedia, prima che qualcun altro potesse anche solo avvicinarsi. Scoperchiò la sua bella ciotola, impugnò il suo cucchiaino di legno e lo affondò nel farro per iniziare a mescolarlo con gli altri ingredienti. « Buon appetito. » Stavamo per dire 'le maniere prima di tutto' ma, con Rafael, sarebbe stato un controsenso. « Come sta Froy? » Nuovamente un conflitto interiore: valeva di più quella leggera nota di fastidio nel dover rispondere o l'apprezzamento nel vederlo interessato in uno dei suoi figli pelosi? « Al momento ce l'ha con me. Anche Lalo. Ma li capisco... » Una cucchiaiata in bocca troncò la frase a metà, ripresa solo una volta mandato giù farro. « Hanno una nuova sorellina e sono gelosi. Super gelosi. » E di chi era la colpa? Comunque, gelosia canina a parte, Rafael alzò il cucchiaino in direzione di Iago, come avrebbe alzato il dito indice per sgridare i suoi cani, pronto a dire qualcosa. « So già che cosa stai per dire e, ti prego, non fare commenti sulla barba. » In effetti no, non stava minimamente per commentare quella sua scelta di look, sinceramente. Lo spagnolo stava per lamentarsi o del pranzo, o di Hogwarts o entrambi. « Sembri un demiguise. » Oh no, l'aveva detto, nonostante l'esplicita richiesta dell'amico, il suo cervello si era convinto che commentare fosse in realtà inevitabile. « Mi piacciono i demiguise. » Okay, quello senz'altro avrebbe migliorato il tutto, no? Era sincero eh! Non era paraculaggine... non stavolta almeno. A quel punto Rafael iniziò a pensare alla sua di barba, incapace di vedere la luce del sole dato che lui, diligentemente, ogni due giorni si assicurava di uscire di casa tutto liscio e rasato. Non che non gli piacesse eh, aggiungeva un che di animalesco agli uomini - caratteristica a suo avviso moooolto importante - ma non era in grado di farsela crescere come si doveva. Inserire lungo e profondo sospiro qui. « Come stai? Novità? » Le palpebre sbatterono una volta, due volte, in un silenzio momentaneo. « Normale. Come al solito. » Era la sua risposta preferita al 'come va?', normale. « Insomma, cane nuovo, te l'ho detto prima. Si chiama Sopa. » Quello non lo aveva detto. « Odio venire a lezione, troppe persone, sai come la penso. Azura se n'è andata da casa quindi cerchiamo un nuovo coinquilino. Si è proposto Lynch che, sinceramente, mi andrebbe più che bene. Almeno vagamente lo conosco. » Anche lì, accendete un cero, era andata fortunatamente in fumo l'eventualità che un rumoroso sconosciuto potesse avvicinarsi a Rafael anche in casa sua. Tra una cucchiaiata e l'altra, praticamente senza accorgersene, il ragazzo aveva divorato tutto il contenuto della ciotola. Aveva così fame? « Vuoi sapere altro? Di specifico intendo. » Iago sapeva che Rafael non era molto bravo ad allungare il brodo, necessitava di stimoli diretti. « E tu? vuoi raccontarmi qualcosa? » A quel punto si afferrò i gomiti, come suo solito - odiava incrociare le braccia -, e si appoggiò allo schienale della sedia, pronto ad ascoltare qualsiasi cosa con la poker face che era un po' il suo marchio di fabbrica.
     
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    Iago non era bravo a farsi degli amici. Aveva delle vere e proprie difficoltà nell’approcciarsi a qualsiasi persona, forse e soprattutto a causa delle sue paure e della convinzione di non essere totalmente stabile. Insomma, non poteva dire che lo fosse, ma quello non era dovuto a un problema mentale – forse? – ma soprattutto a quella che era l’influenza della luna che lo costringeva a chiudersi in se stesso ed ergere muri invalicabili. Era davvero difficile capirlo e lui, d’altro canto, non faceva nulla per fare un passo nei confronti di coloro che cercavano di capirlo. Anzi, era proprio l’opposto: quando si sentiva particolarmente esposto, si sentiva costretto a fare non uno ma mille passi indietro pur di chiudersi nuovamente in se stesso e sentirsi, finalmente, al sicuro. Era quello che era successo con MJ, alla fin dei conti. Si era esposto, si era avvicinato fin troppo, aveva lasciato che tutte le sue difese si abbassassero e aveva fatto in modo che lei vedesse chi era davvero Iago Turner, quell’uomo adulto e sofferente che si ritrovava incastrato nel corpo di un ragazzo. Eppure, non era sempre stato così. Iago ricordava quasi con incredulità gli anni passati a Ilvermorny, dove era un ragazzo normale. La licantropia allora non faceva ancora parte della sua vita e lui aveva modo di vivere una vita serena, proprio come un normale adolescente che amava il Quidditch e circondarsi di persone che lo facevano sorridere. Era stato costretto a crescere troppo velocemente e ormai una persona fin troppo pensierosa e spaventata aveva preso il posto di quell’adolescente che pensava che fosse abbastanza forte da affrontare tutto. E quel suo cambiamento aveva avuto anche effetti sulle persone che lo circondavano. Era cambiato tutto e non solo perché era diventato un lupo mannaro. Aveva cambiato continente, era cambiato il suo modo di fare e erano cambiate le sue esigenze e le sue paure. E questo, si era tramutato con una ricerca di solitudine e di tenersi alla larga dagli altri. Il problema principale era che lui si considerasse un mostro. Ogni qual volta che si guardava nello specchio, l’immagine che riusciva a vedere era soltanto il lupo mannaro, come se quel “particolare” della sua personalità ormai avesse la meglio su tutto. Quindi, come potevano gli altri vedere Iago quando lui era il primo a vedere soltanto il mostro? Ovviamente, non aveva un’etichetta in fronte che mostrava agli altri la sua vera natura, ma una parte di lui era convinta che fosse davvero evidente e che fosse il mostro a definirlo. Tutte le sue paure, tutte le sue incertezze, avevano ormai avuto la meglio su di lui, che ormai non le considerava più considerazioni, ma veri e propri tratti. Era per questo che aveva pochissimi amici. Si potevano contare sul palmo di una mano. E solo due avevano imparato a conoscerlo e a volergli bene, nonostante sapessero la verità. Sinceramente, non aveva dato modo ad altri di vedere come sarebbe andato a finire quel test. Non aveva provato con una terza persona di capire se Iago facesse davvero paura. Anche con MJ, quando ormai quel test sembrava necessario per andare avanti, aveva deciso di fare un passo indietro per non sapere il risultato. La sua poteva sembrare semplicemente cattiveria, ma era soltanto paura. Non si aspettava che gli altri capissero, proprio perché non era pronto a farsi capire davvero. Era abituato a chiudersi in se stesso ed era esattamente cosa aveva fatto nell’ultimo periodo, per capire cosa fare e come andare avanti da quando aveva deciso di chiudere con MJ. Era stato felice per qualche mese, aveva finto di essere una persona ordinaria e ora, che aveva deciso di tornare ad essere semplicemente il mostro non aveva idea di come fare e come vivere senza quella felicità che aveva assaporato con la giovane Weasley. E mentre cercava di capire come fare, si era trascinato giorno dopo giorno all’università, come un inetto, senza provare la benchè minima emozione. Si era ritagliato il suo spazio e aveva fatto in modo che fosse più piccolo e invisibile possibile, proprio perché il circondarsi di persone in quel periodo in cui era particolarmente confuso non faceva altro che alterare quell’equilibrio già fin troppo precario. Però sapeva che, ogni tanto, doveva allargare un po’ quello spazio, per fare spazio ai suoi amici e di certo sapeva che doveva concedere un po’ di tempo a un amico come Rafael. Quel ragazzo era sempre impeccabile, Iago non sapeva come facesse. Non l’aveva mai visto con i vestiti sgualciti o i capelli in disordine, sebbene nel Regno Unito il tempo facesse sempre pena. « No, quello è sporco. Vieni qua. » Non sapeva se fosse Rafael ad avere un occhio super attento o era semplicemente lui che non vedeva nulla, ma seriamente non aveva notato che fosse sporco. Fece spallucce, senza dire nulla, sedendosi di fronte a lui nel posto che aveva scelto. A lui non cambiava poi molto. Insomma, poteva anche mangiare in piedi quell’hot dog, senza appoggiarsi da nessuna parte.
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    « Al momento ce l'ha con me. Anche Lalo. Ma li capisco... » Si accigliò alle sue parole, cercando di capire cosa avesse fatto per meritarsi la rabbia dei suoi cani. Erano proprio quei cagnolini ad averli uniti. Di certo Rafael non era una persona che si fidava di chiunque e lui, d’altro canto, non era un tipo che interagiva con molti. Però, c’era subito stata una sorta di affinità tra lui e quei cani, sin dal primo momento. Aveva sempre detto che tra bestie ci si intendeva… Era quello il motivo per cui andavano così d’accordo! « Hanno una nuova sorellina e sono gelosi. Super gelosi. » Sorrise al pensiero di un nuovo cagnolino. Conoscendo Rafael, avrebbe viziato anche lei con nuovi completini e poteva facilmente capire perché Lalo e Froy fossero arrabbiati con lui. Non pensava comunque che li avesse messi da parte per la nuova cagnolina, ma sapeva che i cuccioli avessero bisogno di più attenzioni. « Sembri un demiguise. Mi piacciono i demiguise. » Scoppiò a ridere alle sue parole, ritrovandosi in quella similitudine. In effetti, non erano poi così diversi. Probabilmente i demiguise erano perfino più belli di lui! « Penso di essermelo meritato… » Sorrise, portandosi automaticamente la mano alla sua barba, accarezzandola distrattamente. Era da un po’ che aveva iniziato a giocarci: se l’appiattiva, faceva in modo che assumesse forme strane, cercava di solleticarsi il naso con essa… insomma, era un bel passatempo. Fortunatamente, sapeva che doveva evitare esperimenti del genere in pubblico… « Insomma, cane nuovo, te l'ho detto prima. Si chiama Sopa. » Si bloccò mentre stava per dare un morso al suo panino, guardandolo un po’ confuso. « Significa zuppa, giusto? Perché hai chiamato Zuppa il tuo cane?? » Domanda più che lecita, pensava. Iago non parlava spagnolo, conosceva soltanto le basi. In America uno dei suoi migliori amici era messicano, quindi gli era capitato di ascoltare intere conversazioni in spagnolo latino-americano, senza avere la possibilità di intervenire proprio perché sapeva solo parole a caso. « Odio venire a lezione, troppe persone, sai come la penso. Azura se n'è andata da casa quindi cerchiamo un nuovo coinquilino. Si è proposto Lynch che, sinceramente, mi andrebbe più che bene. Almeno vagamente lo conosco. » Annuì alle sue parole, mangiando lentamente il panino. Aveva conosciuto da poco Leonard. Non si potevano definire grandi amici, ma comunque andavano d’accordo, probabilmente perché condividevano una grande dose di disagio. Davvero, loro due insieme erano imbarazzanti. « E’ un bravo ragazzo… Abbiamo molte cose in comune, tra cui l’essere molto distratti.. » Okay, non sapeva se fosse una cosa da condividere, ma meglio saperlo prima che dopo, no? « Vuoi sapere altro? Di specifico intendo. » Domanda spiazzante. Iago ci penso qualche secondo, ma poi scosse la testa, senza trovare nulla di diretto da chiedergli. Insomma, avete presente quando all’improvviso viene in mente qualcosa da chiedere a una persona, appena la si vede? Se pure capitava a Iago molto spesso, il suo problema era che si dimenticava spesso ciò che voleva chiedere. « E tu? vuoi raccontarmi qualcosa? » Si aggiustò meglio sulla sedia, come se all’improvviso non riuscisse a trovare la posizione adatta per star seduto. « Le mie novità? Vediamo… ah, io e MJ ci siamo lasciati e penso di trasferirmi in Australia, molto presto. » Ovviamente, l’aveva detto con la massima leggerezza. Dopo un paio di settimane dall’accaduto, aveva ormai imparato a fingere che la cosa non gli importasse davvero e che non avesse il cuore spezzato. Povero cretino.

     
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    Che Rafael fosse bravo a conversare, certo non si poteva dire. Vi si può passare un commento tipo "ma come è composto", "guardate com'è elegante", "è proprio educato" e via dicendo... ma anche in quel caso si mentirebbe un po'. Il ragazzo è moderatamente asociale, sufficientemente interessato alle vicende altrui e, soprattutto, molto misantropo. Non era maleducato eh, lo abbiamo detto prima, ma senz'altro covava un'incredibile mancanza di fiducia nei confronti del genere umano. Tranne Iago - e pochi altri. Iago era quella bella e barbuta eccezione che aveva convinto Rafael a sedersi in mezzo ad altre persone per mangiare. Insomma, avrebbe potuto mangiare il suo bel poké in un bell'angolino silenzioso, e invece... « Penso di essermelo meritato… » Si limitò ad annuire lo spagnolo, ignaro del fatto che i suoi nervi non si stessero suicidando nel sentire l'amico ridere. Di solito le risate lo disturbavano - chiaramente -, come anche le chiacchiere, le urla e simili. « Decisamente sì. Era quello lo scopo? » Non era serio ovviamente, sperava si capisse e, inoltre, sperava che davvero l'obiettivo di Iago non fosse quello di assomigliare a un demiguise. Cioè, c'erano tante altre cose per assomigliare a una creatura come quella: l'invisibilità per esempio! Quanto avrebbe voluto il nostro Rafael poter scomparire dalla vista degli altri a suo piacimento. Lo avrebbe fatto per amor suo tra l'altro, per evitare pensieri omicidi-suicidi e grandi mal di testa. Altre persone avrebbero potuto approfittare di quel potere e, boh, commettere crimini e reati di vario tipo. Iago non lo avrebbe fatto... almeno quello era il pensiero dello spagnolo. Era tanto buono il suo amico. Non come lui. « Significa zuppa, giusto? Perché hai chiamato Zuppa il tuo cane?? » Era forse un'accusa? Lo stava giudicando? Perché Rafael si sentiva un po' giudicato. Tuttavia, intento a mangiare, si limitò a stringere le spalle e rispondere tra una cucchiaiata e l'altra. Ovviamente con la bocca vuota. « Sopa. Suona bene. Non è carino? Lei è carina. » Per la proprietà transitiva, se il nome era carino e il cane era carino, il nome era perfetto per il cane. « Potrei essere stato influenzato da mia madre che... beh, eravamo al telefono e probabilmente stava pensando alla cena. » Ammise infine, vergognandosi un po' della trivialità della cosa. « E’ un bravo ragazzo… Abbiamo molte cose in comune, tra cui l’essere molto distratti.. » Fortunatamente il discorso si spostò su altro, sul nuovo coinquilino di Rafael. Oddio, definirla una fortuna forse era esagerato. Diciamo che, in uno scenario apocalittico come poteva essere l'arrivo di una nuova persona in casa sua, le cose potevano andare molto peggio. Leonard era, alla fine, un'anima affine. « Ah sì? Devo preoccuparmi? Lascerà i fornelli accesi? La porta aperta? Se scappano i cani io lo ammazzo. » Appoggiato il cucchiaio, lo spagnolo guardò il commensale con sguardo estremamente serio. Oh sì, fosse successo qualcosa ai suoi cani sarebbe andato senz'altro giù di testa. Cosa volete che sia uccidere una persona che maltratta il suo Lalo o Froy o Sopa?
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    « Ti è mai scappato uno dei miei cani? » A quel punto il cucchiaio è puntato contro Iago, quasi fosse una bacchetta. Non c'era momento migliore per ammettere un eventuale crimine, credeteci: un Rafael post pranzo era la migliore versione di Rafael con cui si potesse trattare. Di contro, mai approcciarsi a un Rafael appena sveglio. Mago avvisato. « Le mie novità? Vediamo… ah, io e MJ ci siamo lasciati e penso di trasferirmi in Australia, molto presto. » Non ci fu un significativo stravolgimento nell'espressione dello spagnolo: era serio prima ed era serio anche dopo quella sberla in pieno visto... metaforica ovviamente. « Lo sai che l'Australia è famosa per ospitare molte delle specie più pericolose al mondo? Belli i paesaggi eh, fatti di foreste tropicali, outback e spiagge paradisiache, ma si nascondono insidie letali in ogni angolo. » Quello era un fatto, non un'opinione. « Hai intenzioni suicide? » Ecco, quella era l'opinione. Incrociando le braccia al petto, il ragazzo dai molti nomi si appoggiò allo schienale della sua sedia. Odiava i cambiamenti, li detestava. « Questa tua malsana idea è nata dal nulla? Oppure è collegata all'informazione numero uno? » Informazione due: trasferimento in Australia; informazione uno: « La rottura con la rossa intendo. » Molte riviste sconsigliavano l'utilizzo improprio del nome dei propri ex, o così aveva sentito dire da una delle sue sorelle una volta... una volta che avrebbe preferito morire piuttosto che trovarsi in quella conversazione. Tuttavia, com'era curiosa la vita, l'informazione gli tornò in mente in quel momento. Era una cosa sensata? Non lo sapeva neanche lui. Come forse avrete notato, Rafael non era per nulla competente in termini di relazioni interpersonali... figurarsi relazioni amorose! « Nel primo caso, quello dell'idea malsana, sarei più che lieto di farti un elenco di località ben più interessanti e vivibili - soprattutto vivibili - della terra dei canguri. Pure quelli sono particolarmente aggressivi, lo sapevi? » Ovviamente la lista sarebbe stata composta da tutti luoghi conosciuti a Rafael, probabilmente spalmati tra Spagna e Portogallo, così da essere sicuro del suggerimento e, soprattutto, da poter raggiungere il suo amico spesso e volentieri. « Nel secondo caso... beh, io... tu... » Strinse le spalle, insicuro su cosa dire e/o fare. « Vuoi parlarne? » Mentirebbe se dicesse di non essere un po' speranzoso di sentirsi dire no. Non era cattiveria la sua eh, davvero, voleva bene a Iago... solo che parlare a lui di problemi di cuore era come andare a chiedere a Olympia come fare una grigliata. Insomma, certe cose non andavano a braccetto. La legge dei grandi numeri, applicata a quella situazione, vedeva ogni altra persona presente in quella stanza ben più adatta a portare avanti quella conversazione. Povero Rafael... mai che qualcuno gli si avvicinasse per chiedergli peculiarità riguardo gli Occamy, chiedergli cosa mangiassero gli ippogrifi, cose così.
     
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