Sparkling night

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    Erin si contempla allo specchio, avvolta in un vestito di brillantini. Ha la chiarissima percezione che nessuno lo vedrà, quella sera, ma altrettanto forte la consapevolezza che potrà perfettamente immaginarlo, dato che le paillettes sono in rilievo e tintinnano che è un piacere. Sua madre ha messo un broncio che è durato meno di mezzo minuto nel momento in cui le sono stati illustrati i programmi per il Capodanno della figlia: ricordati, amore mio, il detto preferito di Lucy. Erin intuisce perfettamente, e ride con un misto di liberazione e disagio, di fronte all'invito così sfrontato del capofamiglia più spericolato e meraviglioso che ci sia. «Fai gli auguri da parte mia e manda questo pacchettino, il mio personalissimo regalo di Natale. Ah, Tina..», richiama la sua attenzione e arriccia la bocca in un sorriso malizioso che non lascia affatto spazio all'immaginazione. «Stai davvero d'incanto, amore.», Erin piega la testa di lato, indecisa se credere che sia lei, a parlare, oppure la nuvola di Erballegra che si è lasciata alle spalle. Ad ogni modo, mamma Lucille è sempre molto sincera con la figlia minore: se ha fatto una cazzata glielo dice senza troppi preamboli, se merita approvazione la elargisce affatto parsimoniosa. «E tu? Vengono le amiche del club? Fate casino anche per me. Saluta Fiona, mi fa davvero schiantare quella donna.», sorride mentre in testa si delinea la figura della cara Fiona Mallory, seconda per attitudine hippy solo a sua madre, probabilmente. Qualche minuto dopo, il cielo che si è ormai tinto di un blu terso, Erin Scamander agguanta una Passaporta inspiegabilmente carina e si ritrova per la curiosa viuzza di Londra che conosce sin troppo bene. Spinta dallo spirito festoso che mai l'abbandona, soprattutto in occasioni come quella, fa tappa in un negozio poco distante, specializzato in decorazioni d'appartamento. Esagera un po' con la spesa, acquistando spara-coriandoli e una buona manciata di girandole scintillanti. Senza contare tutta una serie di copricapi fantasiosi - dai semplici cappellini in stile festa di compleanno, sino ad una maschera da gorilla con due buchi al posto degli occhi, completamente fuori tema ma in perfetta sintonia col carattere atipico della cliente del negozio. Paga con un sorriso da scema stampato in faccia, elettrizzata all'idea del duemilaventuno che si accende al fianco del proprio migliore amico. Ne abbiamo passate troppe. Ci meritiamo questo momento di follia - riflette, ripassando mentalmente la selezione di cd che ha organizzato per la serata e di cui è particolarmente soddisfatta, consapevole che Dash non avrebbe potuto godere appieno di tutta la roba che ha appena pagato. Ma della musica - nonché delle pietanze ordinate per la serata, dato che Erin è completamente incapace di metter su un biscotto che sia commestibile, a detta dei nipoti scellerati -, quello sì. E va bene, forse c'è andata un po' teenager a scegliere brani che, cento per cento, a Dash non piacciono mica tanto, ma è stata onesta e ha predisposto anche soundtrack di suo gradimento, tipo musica classica. Ad ognuno il suo, no? Inizia a bussare con una certa impazienza, di cui dà mostra quasi all'istante se non si vede subito calcolata adeguatamente. E' una persona che può stancare, Erin, ne è consapevole, ma come sua madre le ha sempre insegnato: se non piaci agli altri, cazzi amari loro. A volte esagera in modo innegabile, come quando alla serata del gruppo Peverell ha rivolto falsissimi complimenti a Victoire Weasley, o come quando ha rivelato alla cassiera del cinese che Dash è gay, ma in fondo è una persona convinta di farlo nel bene. Nel bene di chi, questo non è dato saperlo, ma basta sapere che l'azione è compiuta in modo innocente, no? «E allora?», domanda esultante, alle labbra uno di quei fischietti che si srotolano nel momento in cui si soffia dentro. Lo fa e colpisce Dash sulla spalla, abbracciandolo per i sei-sette secondi successivi, finché non è sazia - per quanto sazia una persona con stomaco senza fondo possa esserlo - e si fa spazio lungo il corridoio dell'abitazione che... Un attimo, che credeva di conoscere a memoria. «Cos...? Perché c'è qualcosa di diverso qua dentro?», domanda, notando una diversa disposizione dei mobili e la fodera del divano un tantino scombinata. Prima che la sua mente possa andare ad una deduzione sbagliata, del tipo: fino a cinque minuti fa si stava scopando qualcuna, Quattrocchi arriva tutto trafelato e pimpante. «Ciao patatino!», si lascia sbaciucchiare dal cucciolo del suo cuore. Poi... «Testa di cazzooooo!», oh, merda. «Ahahah», una risatina sprezzante che Erin già inizia a sopportare poco. Mannaggia a te, Sam! Mannaggia doppia a te, Lils! - quella sera si troverà a fare da Jarvis-sitter per conto della nipotina viaggiatrice, suo malgrado. Colin è di uno scurrile senza eguali, solo quei due gemelli siamesi possono trovarlo esilarante! «Ehm... Avevo scordato di dirti che per stasera abbiamo un terzo ospite -
    a meno che anche tu non voglia farmi altre sorprese- »
    , e non vuoi farmele a meno di dover passare sul mio cadavere, vero? Appena scopro che hai invitato la cassiera giuro su Morgana che... «- devo occuparmi di questa piccola... Palla di pelo maleducata. Lily è andata a Vienna e ha distribuito le sue creaturine in giro per la famiglia, tre a nonna, due a Lorcan, una a me... Insomma, ha smembrato la fattoria.», dice in un sospiro, lievemente a disagio per il furetto - che razza di specie è? Lei ancora non l'ha mica capito -, già perfettamente ambientato nell'appartamento di Dash, tanto che salta fuori dalla sua borsa e si accoccola sul bracciolo del divano, incuriosendo quel tenerino di Quattrocchi. «Ma una cosa positiva c'è. Lils ha anche mezzo svaligiato le riserve del Circolo Sportivo e mi ha regalato una bottiglia di champagne che... Che te lo dico a fà. Stappiamo.», ne versa un po' in due calici presi dalla credenza vicino all'ingresso dell'attico, osservando con gli occhi lucidi il panorama. E' sempre così bello, da lassù. «Cin cin», lo guarda negli occhi come impone il galateo nel momento in cui si fa un brindisi. Altrimenti porta male. «Oh. Quasi dimenticavo. Questo è da parte di mamma per te.», gli consegna un pacchettino, curiosa tanto quanto lui di scoprirne il contenuto.
     
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    A Dash il Capodanno non ha mai detto granché, in tutta onestà. Una festa carica di aspettative inutili e pretesti per dire che il prossimo anno si sarà migliori, che "Da lunedì mi metto a dieta e rifaccio l'abbonamento in palestra", che con il nuovo anno arriva anche una nuova, rinnovatissima e mai vista versione di se stessi. E ovviamente il 1 Gennaio è ancora tutto lì, esattamente uguale al giorno prima, con la voglia di prendere strade diverse esattamente sotto i piedi come il giorno prima. E allora qual è il senso? Perché c'è bisogno di una festa per celebrare essenzialmente il nulla di fatto? Un disincantato Dash Meachum, quindi, se ne sta a casa propria, con un po' di musica jazz in sottofondo, sui fornelli alcune pietanze che Betsy Poppins ha voluto assolutamente lasciargli quando, nel pomeriggio, ha fatto un salto da lui ben decisa a cambiare un po' l'arredamento del salone così da seguire un po' meglio le regole del feng shui affinché il suo 2021 prendesse fin da subito una piega migliore, assolutamente cosciente di quanto il figlio sia del tutto scettico in materia. « Non ti senti già estremamente rigenerato dai cambiamenti ambientali di mamma? » Quattrocchi brontola, ciondolando la testa fino a trovare la gamba del padrone. « Sì, hai ragione, fortuna l'arrosto e il vino francese. » Commenta annuendo con convinzione mentre armeggia con la bacchetta a mezz'aria. La punta prima verso il vecchio grammofono che ha rinvenuto in un piccolo mercatino magico dell'antiquariato, lasciando che un nuovo vinile si posizioni sopra il piatto lasciando fluire per tutta casa le note dei Joy Division, portandolo ad oscillare la testa con le mani che fingono di impugnare una chitarra elettrica, come era solito fare durante i suoi anni d'oro ad Hogwarts, in quella cover band degli Oasis che gli aveva fruttato delle scopate assicurate per dei buoni anni. « When routine bites hard and ambitions are low and resentment rides high but emotions won't grow.. » Lascia a metà il verso perché il bussare insistente alla porta principale lo distrae, costringendolo a guardare metaforicamente in quella direzione. Si concentra giusto qualche secondo, canalizzando la legilimanzia, e avverte i pensieri dell'unica e sola che l'aspetta, continuando a tartassargli i timpani con quel suo picchiettare contro il legno pesante incessantemente. Perché è qui? Si chiede allora, mentre esce dalla cucina per indirizzarsi verso il corridoio che porta all'entrata. «E allora?» Apre la porta con le sopracciglia aggrottate mentre lei gli fischia addosso con qualcosa, gli occhi azzurri che si fermano sull'ombra che per lui rappresenta lei. « Che ci fai tu qui? Non ti aspettavo oggi. » Domanda, nel tono di voce sembra esserci quasi un'inflessione colpevole, come se avesse qualcosa da nascondere seppur sia soltanto stupito perché in fondo avevano deciso di vedersi l'indomani per un pranzo. «Cos...? Perché c'è qualcosa di diverso qua dentro?» La tentazione di leggerle la mente è forte tanto quanto il tono accusatorio che prende la sua voce. Così decide soltanto di ridacchiare allargando le braccia. « Non so, forse la commessa del cinese si è sentita troppo a casa, dopo l'altra notte, tanto da riordinare a suo piacimento l'arredamento. » Si umetta il labbro inferiore in un sorriso. « Chi lo sa. » La silente gelosia che la anima quando si tratta di parlare delle donne che le ronzano intorno l'ha sempre divertito a tal punto da sentirsi costretto a darle da mangiare. Non fa in tempo a dire altro che una terza voce che non conosce si mette in mezzo. «Testa di cazzooooo! Ahahah» Ma cosa? Si mette subito sulla difensiva, immobilizzandosi contro la parete del salone in attesa di capirci qualcosa. «Ehm... Avevo scordato di dirti che per stasera abbiamo un terzo ospite devo occuparmi di questa piccola... Palla di pelo maleducata. Lily è andata a Vienna e ha distribuito le sue creaturine in giro per la famiglia, tre a nonna, due a Lorcan, una a me... Insomma, ha smembrato la fattoria.» Usa giusto qualche istante gli occhi di Erin per osservare quel tontolone di Quattro che si avvicina a quel coso urlante. Lo annusa per qualche istante, contento di avere compagnia quando quello gli rifila uno scappellotto in piena testa. « Ehy!! » Si fa avanti con fare protettivo accorgendosi poi di quanto lui certe cose non dovrebbe saperle, non vedendo. « L'ombra di quel coso è parecchio scura e inconfondibile. Non potevi lasciarlo a Lucy? » E' evidente il fastidio che trabocca nella sua voce mentre richiama a sé il cane e si piega sulle ginocchia per accarezzarlo. «Ma una cosa positiva c'è. Lils ha anche mezzo svaligiato le riserve del Circolo Sportivo e mi ha regalato una bottiglia di champagne che... Che te lo dico a fà. Stappiamo.» L'intera iniziativa dell'amica lo confonde, portandolo a domandarsi se non avesse effettivamente altri piani che aveva saltato per non lasciarlo da solo la notte di Capodanno. E' solo a quel pensiero che si scioglie nuovamente, cercando di passare sopra al nervosismo che avere quel coso puzzolente, casinista e sicuramente sporco gli provoca interiormente. Domani pulisco casa con il lancia fiamme, che problema c'è? Giusto perché è stata così carina, anche se non ce n'era assolutamente bisogno, ovviamente. « Non sapevo che una delle tue nipoti avesse ereditato la tua vene da cleptomane. » Sciabola le sopracciglia mentre accoglie il calice che lei gli fa scivolare tra le mani. « Ti ricordi la riserva di erballegra di McPhee che hai depredato senza alcun rimorso? Poveraccio, mi domando se stia ancora lì a piangere come un disperato al pensiero di tutti quei soldi persi. » Il povero Timothy McPhee era diventato lo zimbello della scuola dopo l'essersi fatto fregare tutto da sotto il naso ed Erin, d'altra parte, aveva preso da allora il soprannome di Eva Kant nell'immaginario comune, seppur nessuno - tranne lui - sapesse chi effettivamente avesse commesso quel crimine. «Oh. Quasi dimenticavo. Questo è da parte di mamma per te.» Inarca un sopracciglio mentre sente tra le dita i cordini di una busta. La scuote un po', lasciando tintinnare qualcosa al suo interno. « Ah già, me l'aveva scritto che mi avrebbe mandato qualcosa. Insomma ti ha messo subito sotto con la mindfulness dopo che ha letto il libro che le ho regalato, mh? » Le chiede mentre prende ad aprire il tutto con estrema calma. « Questo immagino sia un libro. » Lo apre, alla ricerca di qualche indizio quando avverte subito i caratteri braille sotto i polpastrelli. « Ah però! » Esclama con evidente divertimento prima di allungare il libro verso la bionda. « Si è data alla cultura quest'anno, la cara Lucy. Ha paura che non mi diverta abbastanza a letto? » Scoppia a ridere nel ritrovarsi l'unico e solo libro del kamasutra tra le mani, con tanto di spiegazioni utili e immagini magiche che riescono a riprodurre un vero e proprio spettacolino sia per orecchie che occhi. « O magari ha paura che non faccia divertire la persona che sta con me dato che la forma di quest'altra confezione mi sembra piuttosto familiare. » Scuote la scatolina rinvenuta dopo lo spacchettamento e un rumore plasticoso segue subito dopo. « Sono quelli che penso? » Le lancia un'occhiata con un ghigno divertito mentre si porta nuovamente il bicchiere alle labbra. Beve un paio di sorsi. « Aspetta che le mando un messaggio per ringraziarla del dolce interessamento. » Ride ancora mentre istruisce Julie sul messaggio da inviare alla donna, con tanto di classici auguri per il nuovo anno a chiudere. E' quando finisce che l'odore pungente dell'arrosto dai fornelli lo avverte che è pronto. « Io ho solo della carne, ma possiamo prendere qualcosa d'asporto. Non so
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    cosa potremmo trovare aperto a quest'ora ma..»
    Ma ovviamente ci ha pensato già lei a portare tutto, non sarebbe Erin Scamander altrimenti. « C'era d'aspettarselo. Cosa mi hai portato? » Le domanda prima di voltarsi verso il salone impugnando la bacchetta. Per magia, tovaglia, tovaglioli pregiati, piatti, sottopiatti e bicchieri di cristallo dal bordo dorato, posate e candele si muovono da tutta casa per ritrovarsi ad apparecchiare elegantemente il tavolo scuro. E' in quel momento che si sposta nella testa di lei e la vede riflessa nella vetrina dei liquori. Ha il corpo avvolto da un vestito brillantino, i capelli biondi che le ricadono sulla schiena in onde delicate. Davvero bella, pensa mentre le si avvicina, offrendole il braccio. « Milady. » Le sorride prima di abbassarsi a depositare un bacio sulla sua guancia. « Grazie per non aver voluto lasciarmi da solo con Quattro la notte di Capodanno. » Sorride contro la sua guancia mentre le sussurra all'orecchio. « Spero tu non abbia dovuto cancellare appuntamenti focosi con i quali entrare alla grande nel prossimo anno. » Fa una smorfia divertita nell'allontanarsi per poi condurla al tavolo. « Com'era? Chi scopa a Capodanno scopa tutto l'anno, no? Mai stronzata fu più falsa. Io ho scopato sempre alla grande, con o senza la notte di San Silvestro. » Ridacchia mentre accende le candele al centro del tavolo. Poi le sposta la sedia, dopo averla tastata e la invita a sedersi. Fa per fare lo stesso quando sente Quattro guaire e poi abbaiare, alla rincorsa di quello che immagina essere l'animale di Lily che bestemmia a tutto spiano provocando una risata che scuote il petto di Dash. « Almeno è simpatico. » Si ritrova a dire cominciando a mangiare con gusto il primo piatto. « Dato che ti piace tanto questa serata - mi devo aspettare altre sorprese? Ti prego dimmi che non hai portato anche quelle odiose stelline da accendere -» le chiede, con la forchetta che volteggia a mezz'aria seguendo l'onda del suo discorso « - credo dovremmo fare una cosa che si fa parecchio in questa notte carica di aspettative. » La fissa, seppur gli occhi siano inermi, mette su un bel sorriso sghembo che vuol far intendere tutto e niente. Rimane qualche altro secondo in silenzio, leggermente inclinato in avanti verso di lei. « La lista dei buoni propositi, ovviamente, a cosa stavi pensando, signorina? » Ridacchia, portandosi il calice con ancora qualche dita di champagne. « Quali sono le intenzioni di Erin Porpentina Scamander per questo 2021? »

     
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    « Che ci fai tu qui? Non ti aspettavo oggi. », risposta sbagliata, signor Meachum. Lo sguardo affilato di Erin si punta in quello di Dash, fulminandolo pur sapendo che non potrà assistere all'espressione dell'umore di lei. Avresti dovuto chiedermi, semmai, perché non fossi ancora arrivata. Che poi, a dirla tutta, perché Dash non l'aspettava? Questo vuol forse suggerire che non la stesse pensando, che non avesse alcuna particolare propensione a vederla e che, magari, preferisse starsene da solo insieme a Quattro senza neanche un brindisi di festeggiamento? Seppur Erin possa passar sopra il fatto di non essere attesa - affermazione sulla quale, comunque, si farebbe meglio a non giurare -, di certo non può tollerare la totale indifferenza dell'amico di fronte all'evento dell'anno: vale a dire, la sua fine. «Quello che faccio tutte le sere, mignolo, cercare di conquistare il mondo. Ed essere fonte inesauribile di felicità nelle tue giornate, risponde, con linguaccia annessa perché tanto non mi vede, alla faccia della sensibilità nei confronti delle persone non vedenti, proprio. «Ed essere la migliore -», unica e sola donna della tua vita, «- amica che possa esistere in questa e in altre galassie, grazie al mio carattere spumeggiante e alla mia capacità di organizzare tutto all'ultimo minuto in modo eccellente, detto questo, posa sul tavolo della cucina il gigantesco pacco di decorazioni e la loro cena d'asporto, curata nei minimi dettagli perché va bene il disordine, va bene l'inaffidabilità, va bene l'immaturità di Erin, ma quando si parla di festeggiamenti levatevi di corsa dalla pista perché, semplicemente, non potete competere. Scusate se è poco. « Non so, forse la commessa del cinese si è sentita troppo a casa, dopo l'altra notte, tanto da riordinare a suo piacimento l'arredamento. », le guance della Scamander s'infiammano di rabbia, gelosia e tutte le emozioni negative immaginabili che una persona bisognosa di attenzioni possa provare nel momento in cui, appunto, non le riceve. Connesse, ovviamente, ad un'inspiegabile voglia di tirare un ceffone a Dash per averla provocata con quella frase che... Sta scherzando, giusto? - perché non può essere vero, o i fuochi d'artificio del preziosissimo pacchetto di Erin andranno a finire in un ingresso particolare dell'amico di sempre: per la precisione dove non batte la luce del sole. A tuo rischio e pericolo, disgraziato! «Già. Chi lo sa. Ma soprattutto, a chi importa, a parte me, me medesima e, ancora una volta, me. E poi si giustifica aggiungendo: «Io lo chiedevo soltanto perché c'è chiaramente qualcosa che non va e tu non sei un tipo particolarmente disordinato, mica per impicciarmi nelle tue faccende sentimentali, vale a dire precisamente per questo motivo. «E anche perché dovresti raccontare tutto alla tua migliore amica, ma vabbè, okay, okay, non mi sono offesa.», penso solo che potrei esplodere da un momento all'altro distruggendo il tuo appartamento ed ogni traccia della presunta commessa del cinese, ma per il resto tutto regolare, capito. «Bastardo, bastardo, bastardo!», il mostriciattolo di Lily, per una volta, dice la cosa giusta, strappando un sorriso soddisfatto alla zia animal-sitter più gentile, premurosa e incapace di dire no ai nipoti che ci sia. Questo secondo il suo punto di vista, chiaro. « L'ombra di quel coso è parecchio scura e inconfondibile. Non potevi lasciarlo a Lucy? » «Perché lasciarlo a ma' quando so che posso romperti le palle attraverso lui?», sbatte più volte le ciglia in un'espressione a metà tra l'antipatico e il vittorioso - sembra essere particolarmente soddisfatta della propria battuta -, per poi aggiungere, in un moto di sincerità: «Così anche Quattro ha compagnia, stasera.», anche se il patato di casa non sembra molto felice dell'intrusione. E' solo questione di abitudine, amore di Erin, vedrai - lo incoraggia facendogli qualche grattino all'angolo dell'orecchio, tornando infine a concentrare la propria attenzione sulla creatura fantastica più difficile da gestire del pianeta Terra. « Non sapevo che una delle tue nipoti avesse ereditato la tua vene da cleptomane. Ti ricordi la riserva di erballegra di McPhee che hai depredato senza alcun rimorso? Poveraccio, mi domando se stia ancora lì a piangere come un disperato al pensiero di tutti quei soldi persi. », si lascia andare ad una fragorosa risata, Erin Scamander, di fronte all'immagine di una delle tante prodezze compiute quand'era giovane. «Oh vabbè ma non è colpa mia se quello era scemo completo. Non dovevo approfittarne, domanda, versando una generosa quantità di champagne al calice di Dash, facendosi poi più vicina a lui sino a sfiorarne il braccio. «Sono una persona cattiva, chiede, col tono di voce più innocente che è in grado di produrre. Porta dunque le labbra al bicchiere, dopo averlo fatto tintinnare contro quello del padrone di casa. Infine, gli consegna il regalo di mamma Lucy, fremendo nell'attesa di scoprirne il contenuto - ti prego, fa che sia una cosa decente, ti prego, fa che sia una cosa decente - e niente, è soltanto il Kamasutra con annessi preservativi, in un messaggio subliminale chiaro come la stella cometa che illumina la via per Betlemme. « Sono quelli che penso? », Erin deglutisce, la faccia che sta per raggiungere non il pavimento, direttamente il sottosuolo. Non che ci sia imbarazzo tra lei e Dash: hanno sempre affrontato qualunque tipo di discussione con la massima serietà e al contempo con la massima dose di presa in giro. Per dire: dovesse raccontare a qualcuno di una visita ginecologica o della scoperta di un nuovo motore a razzi ultrarapido, quella persona sarebbe sempre e comunque Dash. Solo che adesso, con l'atmosfera di Capodanno alle porte, loro due da soli ed il suo vestito pieno di brillantini... Sì, Erin sta decisamente viaggiando con altri mezzi ben più potenti di quelli da lei messi a nuovo. « C'era d'aspettarselo. Cosa mi hai portato? », i suoi pensieri poco ortodossi vengono interrotti dalla domanda di Dash, su cui si concentra per non mostrare lo spaesamento temporaneo appena vissuto. «Sai che? A parte la marea di antipasti...», commenta aprendo i vari pacchettini, «- che non ti svelerò perché così vediamo se hai il palato fino come l'intelletto -», annettere risatina sarcastica, «- ho optato per la regina. Sua maestà la Pizza.», e sti cazzi, non me frega che è poco elegante, che è una caduta di stile e tutto il resto. La pizza è come noi: una garanzia. Il cibo per eccellenza. L'alimento irrinunciabile in qualsiasi dieta con giorno libero che si rispetti. Apre il cartone, Erin, lasciando che un piacevole odore si sprigioni nell'appartamento di Dash. «Ovviamente la tua preferita, che domande.», sta di fronte alla vetrina dei liquori quando le viene depositato un bacio sulla guancia. La coglie giusto un po' alla sprovvista, un'ondata di calore che si propaga in tutto il corpo mentre ascolta quello che ha da dirle:
    « Grazie per non aver voluto lasciarmi da solo con Quattro la notte di Capodanno. Spero tu non abbia dovuto cancellare appuntamenti focosi con i quali entrare alla grande nel prossimo anno. », arriccia le labbra in un sorriso divertito, Erin, al pensiero che, anche se ci fosse stato uno dei suddetti appuntamenti, avrebbe comunque preferito trovarsi dov'è adesso. « Com'era? Chi scopa a Capodanno scopa tutto l'anno, no? Mai stronzata fu più falsa. Io ho scopato sempre alla grande, con o senza la notte di San Silvestro. », ma ti conviene non sfidare l'Occhio, Dash Meachum. Se dicono così ci sarà un motivo - forte delle conoscenze nel campo della superstizione, Erin si sofferma a riflettere sul pericolo insito nell'andare contro le dicerie, senza contare che non sarebbe affatto malvagio scopare anche la notte di Capodanno, per assicurarsi di scopare tutto l'anno. Così, per dire. «Oh, lo so bene. Non le conto davvero più sulla punta delle dita, le tue scopate annuali.», non tengo mica il conto, nossignore, ti pare. «Ma non lo trovo saggio. Non sto qui ad elencare l'importanza delle Profezie -», che poi sarebbe più una diceria che una profezia, ma vabbè, tragicizziamo la cosa, «- ma, fossi in te, un minimo me ne preoccuperei. Sai com'è.. Ci si mette il ferro dietro la porta, così, per sicurezza..», le sue parole diventano quasi un sussurro. Punta poi lo sguardo verso il tavolo imbandito, prendendo posto a sedere e consumando il primo degli antipasti, in attesa che Dash ne indovini la composizione. Ed ecco che si passa alla fase più importante della serata, annunciata dalla fatidica domanda: « Quali sono le intenzioni di Erin Porpentina Scamander per questo 2021? », ridacchia, Erin, fingendo di tirare fuori un taccuino con una lista immensa di buoni propositi - cosa non troppo lontana dalla realtà - infiocchettati per l'occasione. «Allora..», comincia, mentre mastica uno dei finger-food, «Lasciarmi andare di più!», le arriva un pensiero fulmineo che traduce in parola, pur non essendo affatto nella lista preparata con tanta cura. «No, cioè, nel senso..», non è che io sia una persona che non si lascia andare. Anzi. E questo Dash lo sa bene: e proprio per questo Erin inizia a blaterare e farneticare come un programma del computer impazzito che non si chiude più. «No perché a volte mi dico non farlo che poi te ne penti, non farlo che poi te ne penti...», non farlo che poi rovini tutto, non farlo che poi rovini tutto, «Tipo... Cioè... tipo... Quando vedo un vestito, no? Un vestito costosissimissimo. Però bello. Incredibilmente bello. Lo so che è fatto apposta per me, mannaggia, però è troppo caro, e quindi niente... Si deve fare un bilanciamento tra vantaggi e svantaggi -», cosa che non è affatto da me, che sono l'impulsività in persona, «- e quindi si sta lì a rimuginare... E alla fine non si agisce mai! E invece no! Compra quel vestito - capisci che intendo?», no, no, no, non lo capire, per favore. «Comunque.», giusto per spezzare l'improvvisa tensione dovuta al proprio blaterare senza senso, Erin si alza di scatto e tira fuori l'ennesimo pacchetto-regalo della serata. «Ovviamente le sorprese non erano finite. Mi hanno assicurato che è fantastica, commenta, preparando due sigarette di Erballegra. «Stavolta l'ho regolarmente comprata, giuro.», si dirige verso il balcone, portandosi dietro Dash e accendendo la sorpresa con la bacchetta. Fa un tiro e si guarda intorno, notando con un certo desiderio la vasca idromassaggio dell'amico, e al contempo non osando proporre alcun tipo di bagno - perché questo implicherebbe svestirsi, ed Erin ha una capacità di autocontrollo che va solo fino ad un certo punto. «Ed il mio primo proposito l'ho detto. Ne ho altri, ma vai prima tu - lo so che non ne hai segnati, dunque inventa qualcosa per me.», sono sicura che sai farci, con la fantasia, almeno tanto quanto dicono tu sappia farci a letto.
     
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    «Sono una persona cattiva Inarca le sopracciglia nel percepire tutta la finta innocenza di cui sta caricando quelle parole. « Non saprei, lo chiediamo alla commessa del cinese? » Risponde tagliente prima di portarsi il bicchiere alle labbra, percependo in sottofondo i latrati di Quattro mentre l'altro essere lo prende in giro, chiamandolo di tanto in tanto con epiteti che decisamente non vanno a genio a Dash. Si morde la lingua però prima di essere totalmente distratto dal regalo particolare di Lucille, lo stesso dal quale non riesce ad ottenere alcuna reazione dalla bionda. Neanche una battutina innocente? Che è successo? Rimane interdetto, deve ammetterlo, forse perché è tanto sicuro di sé e di conoscere Erin a tal punto da provare un fastidioso disappunto nell'essere smentito. Oltre ad un pizzico di curiosità circa quel minuscolo dettaglio a cui nessuno farebbe caso ma lui sì. E' proprio quell'elemento di confusione, che sfugge al piano che si è già delineato in testa, a stuzzicarne l'attenzione, tanto da portarlo ad allungarsi oltre i suoi occhi, quando ne fa uso, per carezzarne la sfera emotiva, quella che gli appare confusa, caotica. E accaldata. E' una toccata e fuga la sua, sentendosi di violare un qualcosa di intimo, avvertendo la fastidiosa sensazione di essere nel torto. Con chiunque altro non avrebbe problemi, ma con lei si sente in colpa, così storce il naso e lascia soltanto che siano i suoi ringraziamenti per non averlo lasciato da solo a sciogliere quell'empasse. Ringraziamenti che si perdono poi in puntualizzazioni ben più che dovute riguardo la sua vita sessuale. «Oh, lo so bene. Non le conto davvero più sulla punta delle dita, le tue scopate annuali.» « Sarebbe problematico, per quanto mi riguarda, se ti bastassero davvero solo dieci dita. » Puntualizza con una vena di orgoglioso sarcasmo a ricalcare la scia della sua virilità che non può essere minimizzata così. «Ma non lo trovo saggio. Non sto qui ad elencare l'importanza delle Profezie ma, fossi in te, un minimo me ne preoccuperei. Sai com'è.. Ci si mette il ferro dietro la porta, così, per sicurezza..» Muove la bacchetta affinché la bottiglia di vino precedentemente stappato prenda a riempire entrambi i loro calici, mentre si lancia a mangiare il primo antipasto - « Tartare di salmone, avocado con base di maionese di lime? » - dal sapore fresco che appaga completamente le sue papille gustative. « Per caso ti stai offrendo come volontaria per andare sul sicuro e non sfidare la sorte? » Chiede poi, puntuale come un orologio. Perché Dash Meachum i possibili spunti di battute e frecciatine non li lascia mai scorrere davanti a sé senza effettivamente usufruirne. Sarebbe davvero scortese. « Non essendoci altre opzione valide in casa, intendo. Vuoi inserirlo nella lista dei tuoi buoni propositi? » Continua, un sorrisetto beffardo accompagnato dal sopracciglio destro puntualmente incurvato verso l'alto. « Non dirmi che ti sei messa d'accordo con tua madre. Non dirmelo. » Continua a prenderla in giro, bonariamente, conoscendo bene entrambe le personalità delle due Scamander, eclettiche e libere a tal punto da non essere stata minimamente una sorpresa il regalo che gli è stato inviato da Lucille. Neanche il più strano degli ultimi anni. Eppure ancora niente vibratore, è quasi una delusione ogni anno. «Allora..Lasciarmi andare di più!» Alla fine Erin prende sul serio la sua domanda, la stessa che non è stata effettivamente posta con serietà, proprio perché a lui, del rituale rinnovatore e purificatore che viene attribuito all'avvento del 1 Gennaio di ogni anno non ha mai creduto. All'eliminazione di tutto ciò che è stato, all'azzeramento del punteggio, al "Da qui in poi ho un nuovo libro dalle pagine bianche sul quale scrivere" non solo non vuole crederci ma gli è sembrata sempre una cazzata madornale, forse perché lui al passato, sebben gli piaccia raccontarsi il contrario, c'è sempre rimasto ben ancorato, anima e corpo, con le unghie e con i denti. Il ricordo è imprescindibile per lui, cancellare, seppur si stia parlando di delusioni, rabbie, lacrime e dolori, è innaturale. Sono ciò che sono proprio per quello che sono stato, nel bene o nel male. «No perché a volte mi dico non farlo che poi te ne penti, non farlo che poi te ne penti...» L'ascolta arricciando le labbra in una smorfia quasi di confusione non appena lei prende a parlare di vestiti e del dover fare un bilancio tra gli svantaggi e i vantaggi di comprare un determinato capo, incredibilmente bello. «[..] e quindi si sta lì a rimuginare... E alla fine non si agisce mai! E invece no! Compra quel vestito - capisci che intendo?» Come siamo finiti a parlare di shopping? Eppure siamo ancora ad un bicchiere a testa. Fa per aprire bocca, per buttare là una delle sue solite frecciatine, quando lei lo anticipa, portandolo a ricongiungere le labbra. «Ovviamente le sorprese non erano finite. Mi hanno assicurato che è fantastica. Stavolta l'ho regolarmente comprata, giuro.» Non ha bisogno nemmeno di usare la legilimanzia per sapere che la signorina Scamander ha introdotto della droga nel suo appartamento. Si lascia condurre da lei, con una risata roca che gli trapela dalle labbra, verso il balcone. « Tra i buoni propositi c'è anche il tornare ad avere improvvisamente quindici anni? » La punzecchia poggiando i gomiti contro l'inferriata del terrazzino, gli occhi chiari che fissano l'oscurità della notte che si conforma alle tenebre che solitamente lui vede anche di giorno. Fa una smorfia, portandosi la sigaretta alle labbra, ne prende un tiro sapendo di starlo facendo solo per lei, per non rovinarle una serata così tanto importante. Perché sa già il predicozzo che metterebbe su se solo le ricordasse quanto non gli va di fumare erba come un ragazzino e che ogni età ha il suo particolare svago. Perché con Erin certi discorsi sono spinosi, specie se si considera il suo voler essere un eterno Peter Pan. I discorsi da grandi non esistono. «Ed il mio primo proposito l'ho detto. Ne ho altri, ma vai prima tu - lo so che non ne hai segnati, dunque inventa qualcosa per me.» Ci pensa un po' su, reprimendo un brivido di freddo che gli si insinua sotto il maglione bianco pesante. « Per rimanere molto terra terra, al momento ti direi che mi basterebbe semplicemente che l'inquilino del piano di sotto non chiamasse la polizia per aver annusato l'odore d'erba nell'aria. » Allora volge la testa verso di lei, con un risolino accennato che ha del diabolico. « Se vuoi qualcosa di più fantasioso, però, riparliamone tra qualche bicchiere di champagne. » [..]
    [..] Sono passati mesi da quella notte e loro sono ancora lì, davanti a due cartoni di pizza che Dash si è fatto consegnare direttamente a casa dalla sua pizza preferita di tutta la Londra magica. Sono sempre a casa sua ma non c'è più alcuna mise en place ricercata, ma anzi stanno utilizzando il basso tavolino presente davanti al divano, lì dove sono presenti anche alcune bottiglie di birra fredde. Alcune sono state già scolate, altre aspettano di esserlo a breve, ferme, con solo le goccioline di condensa gelata che fanno a gare a chi arriva per prima a bagnare il tavolino di noce scura. Ma sanno che verrano svuotate a breve, visto il mood generale della serata. Dash è stanco e provato dalle ultime settimane. Dall'annuncio di James Potter, il lavoro al Gruppo è triplicato, così come è stato indispensabile muoversi compatti, monitorando attentamente la situazione per riportarne solo i fatti effettivamente accaduti, con quel certo distacco che il lavoro di un giornalista richiede inevitabilmente, seppur l'argomento da trattare sia non solo dedicato ma fin troppo vicino sia al direttore del Gruppo sia ad una delle sue migliori giornaliste. Lui, dal canto suo, fa la propria parte da capo redattore, tentando in tutti i modi di essere obiettivo, neutro e il quanto più accorto possibile nell'uso di ogni minima parola che finisce nell'edizione online. Legge e rilegge i pezzi di tutti, cambiando questa e l'altra frase che può aprire varchi e spiragli per la stampa rivale per attaccarli, per aggrapparvisi così forte da mettere a repentaglio ogni loro uscita. Dal 1 Marzo ha preso quindi a rimanere sempre di più a Cherry Island, sempre più fuori dall'orario lavorativo, lavorando a stretto contatto con i suoi collaboratori e soprattutto con il social manager del Gruppo, che ha preso a visionare a sua volta ogni loro singolo post, per approvarlo prima di essere postato. E dal 1 Marzo, quella sera è la prima sera che si è concesso di tornare ad un'ora decente perché aveva promesso alla bionda di vedersi, per concedersi un po' di tempo di qualità solo loro due. Soprattutto dopo l'epico scontro con la Herondale che era andato in scena e a cui la sua vena più curiosa e sbarazzina non ha fatto altro che pensare da quando ha ricevuto la chiamata che, al di là del prorompente entusiasmo della donna, aveva messo non poco in allarme il suo segnale di pericolo, immaginando che non si sarebbe ricavato nulla di buono da quell'intera faccenda. E come volevasi dimostrare.. E' per questo che prende l'ennesimo sorso di birra, ormai decisamente alleggerito e più libero dai pensieri faticosi e pesanti di quell'ultimo periodo, aiutato anche da qualche bicchierino di borboun buttato giù a stomaco vuoto aspettando l'arrivo dell'amica e della pizza. « Certo che ora ci sarebbe stata davvero bene un po' di quella tua nostalgia degli anni duemila. » Si ritrova a commentare appoggiando la birra al tavolino per poi inclinare la testa di lato, con gli occhi, privi di qualsiasi barriera ottica, fissi sull'ombra di lei, quasi a fingere che la stia veramente guardando. Finge di guardarla seppur non gli è assolutamente difficile percepirne le sensazioni. L'ultimo periodo, se è stato uno schifo per lui, lo è stato anche per lei e ancora più gravoso vista anche l'adunanza richiamata ad Inverness. « Vedi che avevo ragione? Non funziona per un cazzo la filosofia "Se fai una cosa a Capodanno la farai per tutto l'anno". » Continua decidendo che per il momento è pieno e l'ultimo pezzo di pizza lo mangerà più tardi. O magari Quattro sarà abbastanza fortunata da beccarselo. Si pulisce le mani sul tovagliolo e poi semplicemente scivola dietro di lei, camminando sulle ginocchia, fin quando vi si siede dietro, le gambe che scivolano intorno ai suoi fianchi. « Lo so, lo so che avevi troppo bisogno di me e sei terribilmente grata del fatto che ho abbandonato un'intera redazione in balia di un mare in tempesta per essere qui con te. » Che poi si trova in buone mani - ma non ottime come lo sarebbe stata con le mie - è un altro paio di maniche. Ma per una sera posso farlo. E' udibile nella sua voce la risata che accompagna le sue parole mentre allunga delicatamente le mani sopra le spalle di Erin, cominciando a massaggiargliele. « Senti tu quanto sei tesa. Non sta dando i suoi frutti il "Voglio lasciarmi andare di più?" » La presa delle dita si fa più salda, indurendosi e mettendo più forza nel massaggio per sciogliere l'effettiva tensione palpabile sotto i suoi polpastrelli. « O forse non è minimamente servito con la Herondale? » Butta lì, sembrando quasi del tutto casuale, non lasciando veramente intravedere la curiosità che l'ha punzecchiato da quella telefonata ad ora. Forza Scamander, sputa il rospo!

     
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    Erin si distende sul pavimento, le gambe abbandonate sul divano del salottino di Dash, la testa su un morbido tappeto rosso scuro. Le è sempre piaciuta quella posizione: la fa sentire giovanile. Come un'infinità di altre cose che si ostina a fare, dall'alto dei propri trentun anni, per mettere da parte la consapevolezza di aver superato da un pezzo l'età dell'adolescenza. L'importante è essere giovani dentro. E lei ci crede davvero: ha indossato un paio di shorts, intrecciato i capelli nelle Dutch braids che tanto vanno di moda, consumato un numero decisamente lodevole di Burrobirre. Tutto questo perché, secondo le convenzioni sociali - e secondo Strega Moderna, anche se di recente ha litigato con la rivista, per via delle sparate oscene sui nipoti - i giovani di oggi si comportano così. «Hai mica nachos e salse?», domanda la bionda, tirandosi su coi gomiti. Fronteggia lo sguardo del giornalista, cercando di sondare l'invalicabile muraglia della sua mente per carpire l'informazione che le serve. Quattro gironzola indisturbato, annusando di tanto in tanto gli scarponcini di Erin, relegati in un angolo della sala e principale fonte di divertimento del piccoletto. «Sai com'è, la solita roba della dieta che anche oggi inizia domani. Ehhhh già.», spalanca gli occhi azzurro ghiaccio, in febbricitante attesa del meritato premio - ama così tanto i nachos! - dopo una giornata di duro lavoro all'officina, caratterizzata dal teatrino di uno stronzo di prima categoria. Per poco non sono arrivati alle mani - il coglione la accusava di essere in ritardo con le modifiche alla sua Lamborghini magica! Cioè, davvero, come se Erin avesse soltanto lui nella lista delle cose da fare! Non c'è alcun dubbio: gli uomini d'oggi ragionano col culo e basta. Irriconoscenti! « Certo che ora ci sarebbe stata davvero bene un po' di quella tua nostalgia degli anni duemila. », sospira, Erin, per poi sciogliersi in un sorriso. Lascia scivolare la bacchetta fuori dalla tasca, puntandola verso il giradischi del salotto Meachum. In men che non si dica, inizia a suonare la canzone It's my life, ispirata al periodo evocato dall'amico. «Guarda che sto per far partire il cosplay di Hannah Montana.», e solo tu sai quant'è vero. D'altronde, conoscendo Erin Scamander come le proprie tasche, dovrebbe ormai sapere quanto sia incline allo scherzo, all'iperattività e... E quanto sia affetta dalla sindrome da Peter Pan, tipo. Stappa un'altra birra, vuotandone il contenuto in pochi istanti. «Non mi giudicare, it's friday yayyyyy!», si riesce già a percepire a distanza di chilometri il suo essere brilla e il suo non vergognarsene affatto. Qualcuno dovrà pur essere l'anima della festa, scusate se è poco eh! « Vedi che avevo ragione? Non funziona per un cazzo la filosofia "Se fai una cosa a Capodanno la farai per tutto l'anno". », viene interrotta - nel bel mezzo di un'evoluzione che l'ha portata a stendersi sul divano, la testa sulle gambe del signor Meachum - dalle parole del suddetto. Che nervi quando ha ragione! - ogni tanto le vien da chiedersi se ci sia qualcosa, al mondo, che Dash non sappia, o quanto meno che non sia in grado di prevedere. Pare un libro di statistica, a tratti.
    «Dipende dai punti di vista: ad esempio io ho continuato ad essere un raggio di sole nonostante il mondo che va a pezzi.», arriccia le labbra in una smorfia divertita, giusto per nascondere la fitta al petto temporanea, accesasi ripensando a quanto accaduto. Successivamente, percepisce un senso di vuoto sotto la testa, dovuto a Dash che si solleva. Si mette a sedere anche lei, pronta a scoccargli un'occhiataccia offesa, ma viene nuovamente interrotta, questa volta in senso positivo. Una vibrazione corre lungo la schiena quando si trova circondata dal suo corpo, le mani di lui che indugiano a sfiorarle le spalle - non troppo delicatamente, in realtà. E' un tipo di tocco a metà strada. « Lo so, lo so che avevi troppo bisogno di me e sei terribilmente grata del fatto che ho abbandonato un'intera redazione in balia di un mare in tempesta per essere qui con te. », chiude gli occhi e si lascia trasportare dal percorso delle dita sulla pelle tesa. I nervi che minacciano di perdere il controllo, o che forse non l'hanno mai avuto. «Dici?», porta la testa avanti, in attesa di esser raggiunta dal tocco anche sul collo, a sciogliere la presunta tensione lì accumulata. «Magari eri tu ad aver bisogno di me.», borbotta, perfettamente consapevole del contrario. Ma se c'è una cosa che Erin non sa fare, questa è darla vinta agli altri, soprattutto senza combattere. Almeno un pochino. «Magari eri tu ad aver bisogno di staccare. Ad aver bisogno di questo.», si sottrae alla presa di Dash, sedendosi sul divano per trovarsi all'altezza della sua testa, che accompagna sin sopra le proprie gambe, iniziando a massaggiarlo sulle tempie e tra i capelli. «Neghi?», domanda, gli occhi spalancati e un'espressione assolutamente innocente in viso. Li chiude, poi, abbandonandosi al piacere di quel contatto. Sarebbe in pace, non fosse per la frase di poc'anzi di Dash, che continua a rimbombarle nella testa: senti tu quanto sei tesa. Non sta dando i suoi frutti il "Voglio lasciarmi andare di più?" O forse non è minimamente servito con la Herondale? -al solo pensiero del nome di Barbara, Erin freme dalla voglia di piangere e di strozzarla allo stesso tempo. Si trattiene almeno cinque minuti buoni, impedendosi di sbottare. E' dopo un silenzio infinito che affronta l'argomento: «Non saprei come spiegarti, sai? Era una cazzo di stronza e lo rimane. Lo rimarrà. E' proprio stronza dentro, mi segui?», lo sguardo di Erin, il più delle volte divertito, si fa incredibilmente duro. «Ho capito una cosa però. Riguardo al rapporto di merda che abbiamo.», continua a spiegare, la Scamander, cercando di trovare le parole giuste e, al contempo, più sintetiche possibili. Questo perché l'argomento Heroncosa le provoca non pochi problemi. Non poche reazioni. Prima tra tutte, la rabbia. «Anzi, più che ho capito, dovrei dire: mi ha insegnato. In uno dei suoi modi di merda, contorti e sadici, la stronza mi ha davvero insegnato qualcosa. Cioè che non possiamo fare a meno l'una dell'altra, di guardarci le spalle, di proteggerci a vicenda. Credevo fosse solo un effetto del legame che abbiamo - speravo fosse così. O meglio, non saprei dire se è solo l'effetto lycan - non so come reagirei se fossi una strega che conosce un'altra strega e basta. Sta di fatto che la stronza aveva ragione. Non posso farci niente, è così. Anch'io avrei salvato lei e anch'io non avrei potuto salvare entrambi, vale a dire Barbara e Stefan. E niente, se possibile, questa consapevolezza me la fa odiare ancora di più, anche se so che non potrei mai odiarla e che non potrei mai farle del male - ha senso, anche se vorrei strangolarla? Dimmi che un senso ce l'ha.», le mani della Scamander corrono ad afferrare l'ennesima birra, interrompendo il massaggio - che, probabilmente, era più che altro diventato un tentativo di strangolamento, dato che si stava parlando della Herondale - a Dash. «Ops.», nota il rossore creato sul collo di lui, nella foga di dover stritolare qualcosa mentre parlava di lei. «Scusa.», si lascia scivolare al suo fianco, la birra ancora tra le dita. Poggia la testa sulla sua spalla e gli dà un bacio proprio nel punto in cui, presumibilmente, gli ha fatto male. «Ecco, tutto passato.», ma che, l'ho fatto davvero? Bene, ma non benissimo.

     
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