Una serie di sfortunati eventi

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    'sono stati gli zinghiri'
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    « Ma grandissimi fiji de na gran mignotta! » « Rocky, per favore, parla in inglese che non capisco.. » « Grandissimi figli di un'ancora più grande PUTTANA!!! » « ..Okay, forse era meglio se continuavo a non capire » La voce esausta di Happy, il suo personale manager, accompagna le sue imprecazioni attraverso la linea telefonica. « Ma come cazzo è possibile? Li mortacci cambio password a quell'account di merda più spesso de quanto me cambio mutande! » « Questo dettaglio non fremevo dalla voglia di conoscerlo, ammetto.. » « MA ME STAI A SENTI???? » « Shhh, shhh. Calma, Rocket, calma. Respira profondamente..Su, ecco, così.. » Respira a fondo, Rocket. Inspira ed espira. Inspira ed espira. « Ti senti più rilassato, adesso? » « Come se m'avessero sparato un razzo in culo. Te dici che vale, Happy? » « Okay, non sei rilassato » « TU CHE DICI? » Il suo ruggito sembra far vibrare le mura dell'enorme villa. « Okay, okay. Allora, ragioniamo: ti hanno hackerato l'account, ma dici che hai già chiamato chi ti aiuterà a sistemare la faccenda. Allora, qual'è il problema? » « Qual'è il problema, Happy. Qual'è il problema. Sapevo che ciechi se diventasse quando se facevano troppe pippe, ma te non scopi manco co te stesso da quando sei nato. DICO NON HAI VISTO QUELLO CHE STANNO A POSTA'? » « Foto di nudo, hai ragione. Ma mi hai già assicurato che non sei tu, basterà spiegare alle persone cosa e successo e.. » « C'HO IL COSO PICCOLO » « ..Eh? » « Cazzo non vedi quanto è piccolo sto sbrillocco in queste foto? Non è il mio. Non è assolutamente il mio!! Che pubblicità me stanno a fà? Te rendi conto de quanto è grave? » « Ed io che pensavo fossi preoccupato per la tua reputazione nei confronti di tua figlia.. » Pausa. Qualche minuto di silenzio. « C'hai ragione » Happy sembra sospirare di sollievo, dall'altro lato del telefono « Per fortuna che Nana lo conosce bene er gingillo di papà suo ed a certe cose manco ce crede! » « ..-Spero che nessuno intercetti mai questa conversazione. Davvero. Per il bene della tua fedina penale » « Non inizià a parlà difficile Happy che so già incazzato de mio! » « Sì. Vabeh. Allora, la tua amica sta arrivando? » « Dice che stava in macchina » « E allora calmati. Aspetta che arrivi lei a risolvere tutto dal punto di vista tecnico. Per quanto riguarda il messaggio che dovrai scrivere nelle storie per i tuoi fan ci penso io. Ce la fai a non distruggere tutto per questi dieci minuti di attesa? » « Me pari mi madre quanno me parli così » « Lo posso prendere come un sì? » « E' quello che chiedi a tu moglie ogni notte? »
    [...] « Che palle. CHE. PALLE. » Borbotta il gigante, dopo aver lanciato il telefono sul divano alle sue spalle. Seduto al tavolo dell'enorme salone, col suo mac davanti, si massaggia le tempie, nervoso. A dire la verità, non è tanto il fatto che qualcuno abbia avuto la felice idea di hackerargli il profilo, il problema. Nè tanto meno gli importa poi così tanto che le storie che stanno postando ormai da qualche ora a questa parte non gli rendano giustizia. La cosa che più lo infastidisce, senza però che riesca a rendersene conto da sè, è aver avuto necessariamente bisogno di lei. Dal giorno di Natale a questa parte, le cose tra lui e Bobbie non sono andate granchè bene. Nemmeno male, a dire la verità. Diremmo semplicemente che..non sono andate e basta. Nel senso che, sostanzialmente, non è successo nulla. E qui potreste dire, in maniera del tutto lecita: e allora, dov'è che sta l'inghippo? Ebbene, signori miei, è proprio in quel nulla, che si nasconde la questione. Da qualche tempo a questa parte, tra i due..amici, sembra essersi instaurata una staticità che, seppur incapace di riconoscerlo, lo fa andare fuori di testa. Lentamente, senza nemmeno accorgersene, come delle piccole dosi di veleno iniettate giornalmente. Innocue se prese singolarmente, ma letali a lungo andare. A Rocky quei silenzi non piacciono. Quell'ignorarsi a vicenda, beccandosi in giro di tanto in tanto e facendo finta di niente, magari scherzando e convivendo pure abbastanza pacificamente, per poi tornare ognuno alle proprie vite. Come se l'altro non fosse mai esistito. Per uno come Dragomir, che -da bravo italiano- le proprie emozioni ha sempre sentito il bisogno di esplicitarle, tutto quel comportarsi da conoscenti, se non addirittura estranei, delle volte, lo manda in bestia. Se poi ci aggiungiamo al quadro, per chiudere in bellezza, la sua età mentale pari a dodici anni, che lo ha portato a legarsi al dito l'aver accettato -Bobbie- l'invito a casa di sua figlia a Natale piuttosto che i suoi numerosi precedenti, ecco che giungiamo finalmente al nostro punto focale. E cioè un Rocket Dragomir capace di innervosirsi persino per una mosca volata sin troppo vicina al suo naso.
    Sbuffa, mentre lancia un'occhiata al cellulare. Il messaggio della donna che lo avverte del suo imminente arrivo è ancora lì, ben evidente sul suo schermo. Ticchetta le dita sul tavolo, respira a fondo, si passa una mano tra i capelli con un certo nervosismo ed afferra l'apparecchio. Ora le dico di non venire, pensa, aprendo la chat ed iniziando a digitare, fanculo, mi tengo il cazzo piccolo. « Roooockeeeet! » Ma è la voce di Dolores, a bloccarlo, d'improvviso. « La macchina de la señorita Barbara es aqui! » Fantastico. Posa il telefono sul tavolo, massaggiandosi gli occhi. « Te ne puoi occupare te? Sto arrivando!! » « Ma soy en piscina!! Lo sai che il mercoledì pomeriggio es el giorno de la ginnastica acquatica! » « E quindi da me che voi? » « Està bien!! Madre de Dios devo siempre far todo io in esta casa » Rotea gli occhi, Rocket. Generalmente, le lamentele della signorina (mi raccomando, chiamatela signorina, altrimenti non lo vorreste nemmeno scoprire, davvero) l'hanno sempre divertito, seppur la principale vittima, nove volte su dieci. Eppure questa volta riescono ad infastidirlo persino quelle. Sbuffa, oltrepassando il corridoio e temporeggiando più tempo del normale davanti allo specchio. Thor, il suo grosso cane, lo fissa da un angolo. « Che hai da guardà? Sto andando. Non la lascio mica fuori! » Il cane mugola. Senti nun me giudicà pure tu eh. Due minuti la faccio aspettare. Due. Quanti me ne fa aspettà lei ogni vorta per rispondemme ad un messaggio? « E poi è co Dolores » Thor piega la testa di lato, come fa sempre, quando sembra voler comunicare qualcosa. « Che c'è? Sei sordo? Dolores è fuori a fà acquagym! » Bau! « ..Bobbie è con Dolores..Fuori..Che sta facendo acquagym.. » Bau bau! « PORCA TROIA » Si precipita all'ingresso, con Thor che lo segue a ruota, zompettando, e, una volta catapultato fuori, lo spettacolo che temeva si palesa immediatamente davanti ai suoi occhi. Bobbie è lì, accanto alla piscina. E Dolores è dall'altra parte, immersa nell'acqua, i gomiti poggiati sui bordi della vasca. ..Mezza nuda. Come è sempre solita fare, tutte le volte che si allena, perchè -dice- è solo così che l'attività fisica si rivela efficace. Cazzo cazzo cazzo. « Oh ecco el chico, finalmente! Stavamo parlando proprio de ti, mi amor! » Si affoga con la sua stessa saliva, nel sentire quelle ultime due parole, che lo investono in pieno. Thor mugola. Ma te possino, Dolò, stai incazzata otto giorni su sette chiamandome stronzo o fijo de mignotta quanno me va bene e giusto oggi devi esse de buon'umore? « Avanti, non stare lì impalato como una statua de sal! Barbara, sei sicura que non vuoi unirti a me? Es muy efficace!! Secondo ti como fa ad avere quei muscoli, el nostro chico aqui, senza l'attività fisica che Dolores sua gli fa fare ogni sera! » No dico, ne hai ancora per molto? « ..Okay, Dolò, grazie » La donna sorride, tutta contenta, allontanandosi dal bordo piscina in uno sballonzolamento unico « Hai fatto - » Si schiarisce la gola, mentre sente già un inctus pronto a colpirlo. Me faranno morì giovane me faranno, l'ho sempre detto. « - Hai fatto presto. Andiamo dentro? » Prima che Dolores si attivi un'altra volta, magari.
     
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    Quando le arriva il messaggio di Rocky ha appena finito la seconda ora di difesa personale del pomeriggio, decisa a farsi un'ora di allenamento in solitaria, vista la poca affluenza che c'è nella sala pesi. Il cellulare vibra un paio di volte da dentro il fodero del suo borsone e non sa perché ma una parte di lei se lo immagina che sia proprio Rocky il mittente. Non è capace a scrivere un messaggio unico, no, ne deve scrivere una cinquantina a fontana, per farmi saltare i nervi ad ogni vibrazione. E' forse per questo che, inizialmente, ignora deliberatamente il messaggio, decisa ad occuparsi di se stessa così come aveva progettato di fare, senza alcuna interferenza. I guantoni cozzano più e più volte contro il saccone, tremando sotto la forza di cui li carica. E' una raffica continua, mentre tenta disperatamente di isolarsi, di non sentire quel dannatissimo cellulare che vibra. Se è successo qualcosa? Si domanda quando il fiatone è talmente opprimente da farle male al petto. Si ferma, quindi, piegata in avanti, i guantoni sulle ginocchia, il volto che scatta verso sinistra a fissare il borsone. « Che due palle. » Sbotta, lasciando cadere a terra i due involucri per andare a prendere il cellulare. Scorre velocemente le notizie: alcuni messaggi di Delilah che vuole sapere se c'è a cena, tre di Calel che le chiede se c'è un buco l'indomani per una lezione aggiuntiva, una notifica delle news che le dà il sistema operativo di default e due soli messaggi di Rocky. Strano. Legge velocemente, assottigliando lo sguardo man mano che va avanti. Le chiede un aiuto prettamente professionale. "Me serve la Bobbie hacker". Arriccia le labbra in una smorfia e lancia un'occhiata allo specchio. Si fissa ma non si fissa veramente, è altrove con la testa. Non è di certo la prima volta che Rocky le chiede un favore in ambito digitale, conoscendo molto bene le abilità in materia della mora e si ritrova a chiedersi cos'è effettivamente successo questa volta. Magari gli è saltato nuovamente il sistema d'allarme e preferisce fare il tirchio e chiamare me che l'aiuto gratis. No, sa perfettamente che l'italiano ha molti difetti ma l'avarizia non rientra assolutamente tra quelli. Se è una stronzata giusto per attaccare bottone? Quell'idea le saetta nella mente mentre si è già diretta nello spogliatoio, lì dove si sta tamponando il corpo con l'accappatoio dopo una veloce doccia. « No dai, non può essere arrivato ad usare simili mezzucci. Anche perché sa che poi lo farei pentire amaramente di questo. » Le palle, in fondo, lui ce l'ha sempre avute. Ci rimugina ancora un po' su, mentre si veste e lancia occhiate verso il telefono, di tanto in tanto, abbandonato sulla panchinetta. E' solo quando si fa ricadere il giacchetto di pelle sopra le spalle che decide di rispondergli. Un rapido "Sto arrivando" con lo zaino con il portatile che viene buttato verso il sedile del passeggero prima di accendere il motore della macchina scura come la pece e partire. [..] Suona al citofono, qualcuno le apre ed entra con la macchina nel vialetto pavimentato. Bobbie lancia un'occhiata all'immensa villa e storce il naso, così come ha fatto la prima volta. E' troppo tutto e a lei il troppo non è mai piaciuto. Scende dalla macchina lasciando sbattere la portiera e si accorge subito che la porta principale non è stata ancora aperta. Decide quindi di fare il giro, cellulare alla mano nel frattempo che scorre le news. E legge la notizia. "Il cloud di Rocket Dragomir hackerato per la N volta. In esclusiva le foto dell'allenatore senza veli, in dolce compagnia". Una smorfia inorridita le attraversa la faccia, a metà tra la nausea e il vomito quasi assicurato e si fa ancora più scura quando alza gli occhi, arrivata nei pressi della piscina, e vede la cara padrona di casa mezza nuda nella piscina. « Barbarita, bienvenida. » Fortuna ha gli occhiali da sole che celano alla donna i due raggi laser che partono dalle sue pupille e vorrebbero trapassarla da parte a parte. « Bobbie, Dolores, Bobbie va bene. Ne avevamo già ampiamente parlato la Vigilia, se non sbaglio. » Ben tre quarti d'ora c'erano voluti per farla smettere di storpiare il suo nome a piacimento, a seconda di come le sembrava meglio mentre apriva bocca. « Te trovo en forma. Io devo per fuerza fare acquagym per mantenere tutto esto ben de Dio. Sai, fa benissimo para el culo y para las tetas. » Annuisce, mentre si puntella con i gomiti al bordo chiaro della piscina olimpionica. Bobbie volge lo sguardo altrove, improvvisamente a disagio di fronte alla disinibizione della donna. La stessa che, non è difficile da capire, si ritrova spesso così conciata in giro per casa. C'era da immaginarselo. « Quasi mi verrebbe voglia di farlo anche io, ma ahimè, sarà per la prossima volta, che peccato. » Le braccia strette sotto il seno, nel tono di voce infastidito e l'atteggiamento di chiusura alcun tentativo per cercare di risultare più affabile. « Rocket? » Chiede poi. La mora si passa una mano tra i capelli e si tira ancora un po' fuori per farsi sentire meglio. « Dentro. Ma señorita, escúchame, è successo un vero desastre. » Scuote la testa, con espressione rattristata. « Urla como un loco da todo el día. Mai visto así. Quel povero Hippo no tiene più los tímpanos a forza de "Lo tiengo pequeño, lo tiengo pequeño". » L'accento marcato della spagnola, assieme alle immagini che esse le aiutano a creare nella sua testa, la costringono a ridacchiare, suo malgrado. « Oh ecco el chico, finalmente! Stavamo parlando proprio de ti, mi amor! » Si volta a guardare nella direzione che segue Dolores e incontra gli occhi chiari di Rocky. Accenna un sorriso che accompagna un'alzata di sopracciglia.
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    « Ciao. » Lo saluta. « Avanti, non stare lì impalato como una statua de sal! Barbara, sei sicura que non vuoi unirti a me? Es muy efficace!! Secondo ti como fa ad avere quei muscoli, el nostro chico aqui, senza l'attività fisica che Dolores sua gli fa fare ogni sera! » Si passa la lingua sopra i denti superiori, ben cosciente di come mantenere il controllo su ogni cellula del proprio corpo quando fa passare lo sguardo dalla mora al mezzo gigante, lo stesso che è evidentemente a disagio, tanto da percepire il suo polso accelerato. Bobbie rimane impassibile, con il gelo che sembra essere tornato a raffreddare i lineamenti squadrati del suo volto mentre pensa che sia estremamente curiosa la scelta lessicale della spagnola. Magari ha sbagliato, non sa evidentemente la lingua. Ipotesi numero 1. Ma c'era d'aspettarselo, si scopa ogni essere vivente che respira, vuoi che non si scopi la signorina tutta culo e tette che va in giro mezza nuda? E' diventata pure la padrona di casa ormai, si capisce il perché. Ipotesi numero 2. Ma comunque a me che cazzo me ne frega? Niente, appunto. Fine delle argomentazioni mentre fissa il siparietto tra i due con evidente apatia. « Hai fatto - Hai fatto presto. Andiamo dentro? » Rimane in silenzio per qualche secondo, decidendo consapevolmente di fissarlo così d'accrescere quel senso di disagio che è certa stia provando. Così come ha sempre fatto in situazioni in cui viene beccato in flagrante. « Sempre che tu non decida di stramazzare a terra in questo istante. » Gli passa accanto, fermandosi giusto per dargli una pacca sul braccio. « Ricordati di respirare, chico. » Nel tono di voce la palese presa per il culo mentre si dirige - malvolentieri e con un senso radicato di disagio che sa che non l'abbandonerà per tutto il tempo che sarà lì - dentro la casa. Si guarda intorno e decide che il tavolino di fronte al salotto sarà una postazione perfetta per mettere su il suo ufficio portatile. Si sveste e comincia a tirare fuori tutto l'occorrente. E fa tutto il religioso silenzioso, conscia di non fare altro che accrescere quella cappa di imbarazzo che c'è sempre quando rimangono da soli dopo che le cose tra di loro non sono andate e, come se fosse possibile, è andata peggiorando con le parole di Dolores. Solo quando è pronta, si siede e si mette comoda, con le spalle contro il divano morbido. Accavalla le gambe e lo fissa con espressione curiosa. « Allora, perché mi trovo qui? » Chiede, un sorriso beffardo vorrebbe fiorire fuori ma si costringe a rimanere ferma e completamente imperturbabile. « Qual è questo urgente ed importantissimo problema che ti ha costretto a chiamare proprio me? » Lo incalza nuovamente, perfidamente, solo per il gusto di costringerlo a dire ad alta voce di aver bisogno di lei perché ci sono suoi nudes che girano online. Come fosse la prima volta. « Nel frattempo che mi illustri la situazione, sì, accetto volentieri quel bicchierino di vodka che non mi hai minimamente offerto. Grazie. » Sorride, falsa come una banconota da 6 sterline prima di fare un cenno con il capo verso il finestrone dal quale sono entrati. « Cosa direbbe la reina di un simile trattamento per gli ospiti? No puedes hacerle esto, pobre tu amor. »
     
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    Quegli attimi di silenzio per poco non lo fanno urlare. Resta fermo lì, Rocket, in attesa che la mora dica qualcosa. Cosa che non accade, non subito almeno, e -il gigante lo sa- molto probabilmente non si tratta di una casualità. Lo sta facendo apposta, Bobbie, stretta in quelle sue braccia conserte, lo sguardo fisso, senza il minimo scrupolo nel farlo macerare lentamente a quel modo. « Sempre che tu non decida di stramazzare a terra in questo istante. Ricordati di respirare, chico » Quando finalmente decide di essere soddisfatta, gli passa accanto, dandogli una pacca sulla spalla, e Rocky fa una smorfia, infastidito. Non dice niente tuttavia, perchè lì in mezzo, tra le due, sa di essere ampiamente in svantaggio, e allora si appresta a seguire la donna, in silenzio. Quella forma di disagio non indifferente che ancora non ne vuole sapere di scivolar via. Si domanda se si tratti di qualcosa di suo, o se provenga dalla pelle di Barbara, a pochi metri di distanza da lui, ma decide di non farsi troppe domande, mentre entrambi entrano in salone. « Accomodati dove vuoi » Pronuncia, più per abitudine che per altro. Perchè con gli ospiti è così che si fa. Già.. Ospite. Soltanto qualche tempo fa non avrebbe mai neanche lontanamente immaginato di pensare a Barbara sotto quell'etichetta. Un'etichetta superficiale, estranea, che gli fa fin troppo strano utilizzare con una persona con la quale, per un periodo della sua vita, ha condiviso tanto. Ha condiviso tutto. Sospira, incrociando le braccia ed appoggiandosi al caminetto scoppiettante. Deve averlo acceso Dolores, pensa, perchè lui dimentica sempre anche solo di avercelo, un camino.
    « Allora, perché mi trovo qui? » E' la voce di lei, alla fine, ad aleggiare in quell'atmosfera sì calda, ma senza ombra di dubbio tesa. Dopo aver sistemato la sua roba, si è seduta sull'enorme divano ad angolo in pelle, ed è da lì che lo fissa, con sguardo penetrante ed un riconoscibilissimo sorrisetto beffardo stampato sul viso. Ti stai divertendo così tanto. Non è così? Pensa, mentre assottiglia lo sguardo, prima di decidere di mettere a freno la lingua, tossicchiando. « Tanto nun ce credo che non lo sai già » Dice, sospirando ed avvicinandosi a lei. « Qual è questo urgente ed importantissimo problema che ti ha costretto a chiamare proprio me? » Certo che sei stronza eh. « M'hanno hackerato l'account » Cede, alla fine, dandole proprio ciò che vuole, mentre si siede anch'egli sul divano, evitano però -volutamente- di starle troppo vicino. Non sa perchè lo fa, in realtà. Istinto. « E stanno a postà lo schifo, puoi immaginà da sola cosa » Le lancia un'occhiata, poi distoglie lo sguardo, piantandolo in un punto non ben definito dell'enorme stanza « Ovviamente non sono foto davvero mie. Io non le faccio più certe stronzate.. » Pausa « C'ho una figlia » Borbotta. Perchè aldilà di tutto, in fondo, Rocket si preoccupa davvero. Sì, non sembra, potreste -giustamente- dire, vista la dissoluta vita che ha sempre condotto. Ma da qualche tempo a questa parte, sembra essere..Maturato, diciamo. Con Domiziana, per lo meno. Sta crescendo, la sua piccola, e più cresce, più gli sembra che quel piccolo divario che un padre ha per natura con una figlia, si stia ingrandendo sempre di più. Si domanda sempre se è di una madre, qualche volta, che avrebbe bisogno. Non quella stronza di tua madre, certo. Pensa, cercando di ignorare quella sensazione di fastidio che lo coglie costantemente, tutte le volte che ripensa ad Elettra. Elettra che, oltretutto, sembra esser risbucata fuori da chissà quale buco di merda, e che -seppur non abbia fatto nulla al riguardo, ai conti dei fatti- la sua sola presenza lo fa sentire minacciato ogni giorno in più che passa. Respira a fondo, rendendosi conto soltanto in quel momento del fatto che Barbara, a poca distanza da lui, sta dicendo qualcosa.
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    « Nel frattempo che mi illustri la situazione, sì, accetto volentieri quel bicchierino di vodka che non mi hai minimamente offerto. Grazie. » Inarca un sopracciglio, lo sguardo che si incrocia con quello di lei. « Oggi ce semo svegliate troppo simpatiche, noto » Commenta, prima di rialzarsi, e dirigersi verso il minibar presente aldilà di un non poi così modesto bancone al centro della sala da pranzo. Lo oltrepassa, prendendosi più tempo del dovuto per individuare la vodka tra i vari alcolici presenti sugli scaffali. Magari se sto qua a contà fino a dieci evito de mannà tutti a fanculo oggi. « Cosa direbbe la reina di un simile trattamento per gli ospiti? No puedes hacerle esto, pobre tu amor. » Agguanta la bottiglia e si volta, fissandola per un po', l'espressione confusa. Tu amor.. « Ahhhhhh mo è tutto chiaro! » Annuisce, mentre versa il liquido trasparente dentro un grosso bicchiere in vetro. « Sei gelosa di Dolores! Per questo sei così divertente, da quanno sei arrivata! » Scuote la testa, poi sospira, con fare teatrale. Sta scherzando, ovviamente -anche se nemmeno poi così tanto- con l'unico intento di contraccambiare. Poi, il bicchiere in una mano e la bottiglia nell'altra -perchè sa che a Bobbie un solo calice non basterà mai- torna da lei. Non si siede questa volta, mentre le porge da bere ed una ciotolina che ha ricordato di prendere all'ultimo minuto, con dei salatini dentro.
    « Comunque.. » Se ne esce, dopo un po', rubando un salatino « Non c'è niente tra me e Dolores » E non so perchè te lo sto dicendo. Come se ti dovessi delle spiegazioni al riguardo. O come se te ne fregasse qualcosa. « Te lo volevo dì già da Natale » Ammette, evitandone il contatto visivo. Sa che non le dovrebbe alcuna spiegazione se anche dovesse trattarsi del contrario. Non c'è niente, tra loro due. Non c'è niente da fin troppo tempo, ormai. Eppure è dallo scorso Natale che si tortura, un giorno sì e l'altro pure, su quella faccenda. Su cosa possa aver pensato Bobbie, nei riguardi di Dolores. « E' solo..molto latina » Si sente la faccia avvampare ed il cuore martellargli il petto, e allora si schiarisce la gola, dando un'occhiata allo schermo del computer. « Allora, pensi di poter fare qualcosa? » Borbotta, appigliandosi al primo modo per cambiare discorso più prossimo che riesce a trovare. « Come credi abbiano fatto? Cambio password sempre come m'hai detto te de fà! » Cerca di concentrarsi sull'argomento, sperando che quel disagio che ha ormai dell'imbarazzante lo abbandoni il prima possibile. « Puoi risalì a chi è stato? » Domanda « Elektra, sicuramente » Lo dice così, d'istinto, quasi sovrappensiero. Poi si blocca, il cuore che gli si tuffa in gola. Cazzo. « L'allenatrice delle Arpie.. » Bobbie non ne sa niente, così come chiunque altro. Quello della Silente è un segreto che si porta dentro da sempre e che, con ogni probabilità, avrebbe continuato a portare con sè fin dentro la tomba, se non fosse stato per la sua improvvisa comparsata. Ma porca troia manco ce semo parlati per più de cinque minuti e già me deve fà rischià l'ictus un giorno sì e l'artro pure sta matta. « E' una..- » La guarda per qualche momento, mordicchiandosi l'interno della guancia. A Rocky non è mai piaciuto mentire. Non rientra nelle sue corde, non lo sa fare. Eppure quella verità non si sente ancora pronto di rivelarla. Troppo pressante. Troppo..Scomoda. Incrocia lo sguardo di Bobbie. Sai è la madre di Nana, che è riapparsa già da mesi ner mio fottutissimo campo ed io non v'ho detto un cazzo. Ma niente di serio, eh! « Una mia ex. E sai com'è..Voi donne diventate ancora più matte quanno ve capita d'esse mollate » Anche se in questo caso è stata lei a mollare me. Ma questo non lo ammetterò manco sotto tortura, ovviamente. Cià!
     
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    « Tanto nun ce credo che non lo sai già » Oh, qualcuno si è svegliato centro del mondo oggi? Ma pensa un po'. Il fatto che lei in verità sappia non tocca minimamente quel pensiero che nasce naturalmente nella sua testa mentre continua a fissarlo, sguardo neutro, in attesa che sia lui a colmare quella lacuna che continua a fingere di avere, con una vena di particolare e sadico divertimento a muoverla. « M'hanno hackerato l'account » Lo fissa sedersi sul divano, in un rigoroso distanziamento sociale oltre il metro e mezzo. La cosa non sa se le fa piacere o se la infastidisce e per il momento liquida la cosa con un rigoroso sbuffo, gli occhi che si fissano sullo schermo del proprio pc, le dita che si affannano nel trovare cosa fare, digitando questo e l'altro senza effettivamente fare nulla di proficuo per la causa. « E stanno a postà lo schifo, puoi immaginà da sola cosa. Ovviamente non sono foto davvero mie. Io non le faccio più certe stronzate. C'ho una figlia. » Vorrebbe controbattere che, in passato, Domiziana non è mai sembrata un reale deterrente per certi suoi comportamenti libertini, a partire da quell'effettivo porno di cui era stato protagonista e che ci ha impiegato un'intera giornata, anni prima, per toglierlo dal web, ripulendo persino la conversazione dei dati. Avrà cambiato rotta in questi ultimi due anni allora immagina prima di essere colta da un'improvvisa riflessione che non può proprio tenersi per sé. Così torna a fissarlo, il sopracciglio destro lievemente sollevato. « Però no, se le foto che stanno uscendo non sono tue.. -» prende a dire con espressione indecifrabile «- perché ti è stato hackerato l'account? » Chiede infine, le labbra che si corrucciano appena mentre vi ticchetta contro la penna che ha recuperato da dentro lo zaino, per appuntarsi parti di codici direttamente sul taccuino. « Ha poco senso avere delle foto e non usarle, ma anzi, usare roba non tua dove presumo si capisca che non sia tu. » Continua a formulare le sue ipotesi, un po' come faceva quando era chiusa nel suo ufficio al Quartier Generale Auror, intenta a passarsi la pallina da basket da ufficio con il suo partner, ogni qualvolta si arrivava a pensare qualcosa che avrebbe svoltato le indagini in qualche modo. « A meno che le foto e i video non siano tagliati ad hoc per far vedere..solo quello che vogliono far vedere. » La voce tremola appena sotto una punta d'imbarazzo e allora si schiarisce la gola con un colpetto di tosse innocente. « Questo vuol dire che potrebbero ricattarti se nel cloud c'era qualcosa di effettivamente compromettente, che esuli il fatto che tu hai una figlia. » Torna a fissarlo dritto negli occhi, aspettandosi una risposta sincera in merito, pronta a non far trasparire alcun giudizio negativo dai suoi lineamenti. « Per ora posso provare a ripulire ciò che stanno pubblicando e metterti magari qualche rafforzo alle difese del cloud. » C'è una lieve vena di rammarico nelle sue parole, mentre effettivamente gli dice di non poterlo aiutare, non fino in fondo, almeno non subito. Per questo motivo chiede da bere, come a voler allontanare da sé quella specie di senso di colpa nel potergli essere utile in toto, quella sensazione fastidiosa di non avere il pieno controllo delle proprie emozioni tanto da essere risultata ai suoi occhi effettivamente dispiaciuta. Perché per quanto abbia deciso, razionalmente, di mantenere con lui una forma di dialogo e di rapporto, una forma assai strana, piena di disagio per loro stessi e per chiunque vortichi intorno a loro accidentalmente, si è sempre imposta anche di non offrirgli mai più volontariamente il coltello dalla parte del manico, la chiave d'accesso all'emisfero più profondo, intimo e connesso alle sue emozioni che gli ha porto già in passato e che l'ha portata a sentirsi un'emerita cogliona subito dopo, etichettandolo come l'ennesimo errore della sua vita. « Oggi ce semo svegliate troppo simpatiche, noto » Annuisce con vigore, il sorrisetto di una ragazzina ad incurvarle le labbra mentre si appresta a fare una battuta che lei reputa effettivamente divertente, caricandola di sotto testi involontari. « Ahhhhhh mo è tutto chiaro! Sei gelosa di Dolores! Per questo sei così divertente, da quanno sei arrivata! » Quanto cazzo sei stupida, Barbara Herondale! Ci si sente pesantemente mentre serra la mandibola, gli occhi puntati sullo schermo del pc per cercare di rimediare alla cazzata che ha appena fatto, allontanandovisi per quanto sia possibile. Perché lo sa, gli ha offerto nuovamente tutto su un piatto d'argento. « Pff, come no, ti piacerebbe. » Gli indirizza deglutendo, le dita dalle unghie corte e prive di smalto ticchettano velocemente sui tasti provando a concentrarsi unicamente sul lavoro che deve fare. Prima comincio, prima me ne vado. E dopo quel passo falso che lui ha trovato estremamente divertente, a quanto pare, vuole andarsene quanto prima da quella casa opprimente e che le risulta così estranea. « Grazie. » Alza appena gli occhi verso di lui quando gli posiziona al fianco del portatile la bottiglia di vodka e alcuni salatini in una ciotola. Poi ripiomba nel suo caro silenzio, dove si sente di non poter fare alcun casino. Almeno a stare in silenzio sono bravissima. « Comunque.. Non c'è niente tra me e Dolores » Continua in quello che sta facendo, gli occhi verdastri che si riempiono nel frattempo delle finestre blu, nere, verdi che si aprono sul desktop, piene di codici binari che si muovono veloci, riempendo tutta la schermata. Continua a rimanere fissa, ricurva in avanti mentre allunga la mano destra verso la bottiglia, la apre con l'ausilio di pollice e medio e riempie il bicchierino, lo stesso che finisce senza troppe cerimonie alle sue labbra. « Te lo volevo dì già da Natale » Agguanta allora anche un paio di patatine, cominciando a masticarle, sperando che il rumore provocato posso superare il tono di Rocky. Come se non fossi un fottuto fenomeno da baraccone che sente e vede pure la roba a distanza di metri e metri. « E' solo..molto latina » E' un cazzo di eufemismo, con quelle tette sbattute sotto la faccia per i suoi continui abbracci invasivi. Gli lancia allora uno sguardo, dopo il secondo bicchierino di vodka, lasciando il mento a sostare sopra la spalla destra. « Non mi devi alcuna spiegazione. » Lo sai già. Se ha mai pensato effettivamente che lei e Rocky potessero essere qualcosa, è un ricordo passato, sepolto e abbandonato in meandro di talmente lontano da non aver nemmeno più la forza di andare a dissotterrarlo a mani nude, spinta da quella sfumatura di gelosia che sente effettivamente di provare. C'è stato il momento e non l'abbiamo colto nessuno dei due. Perché dopo aver fatto l'amore per una notte intera, l'indomani lei è fuggita di corsa dalla sua camera, prima che si svegliasse e lui era forse talmente ubriaco da non ricordare niente, tanto da non menzionare minimamente la cosa. "Non è tempo per noi e forse non lo sarà mai" il pensiero che l'aveva invasa nel momento esatto in cui si era ritrovata a dargli le spalle, mentre sorseggiava il proprio caffè e lui si mangiava i suoi soliti pancake preparati da Lilah. Il tutto senza una parola in merito alla notte appena trascorsa, da nessuna delle due parti. « Pensavo solo fosse il tuo tipo, sai, con tutto quel suo..essere latina. » Accenna un sorriso, incapace di ammettere a se stessa di sentirsi in qualche modo sollevata dalla sua confessione non richiesta e scivola nuovamente verso lo schermo, le dita che corrono a prendere altri salatini con i quali riempirsi la bocca per smettere di parlare e dire qualcosa di peggio. « Allora, pensi di poter fare qualcosa? Come credi abbiano fatto? Cambio password sempre come m'hai detto te de fà! » Si stringe nelle spalle, rilassandole appena, una smorfia di pura insoddisfazione sul volto. « Non saprei. Hai cambiato anche le parole della password oppure è sempre la stessa e gli cambi giusto i numeri alla fine? » Domanda prima che di fronte ai suoi occhi compaiono le prime foto, le presunte sue foto e si deve trattenere dallo scoppiare a ridere. « Okay, ora capisco perché sei tanto arrabbiato, pur non essendo effettivamente tu nelle foto. » Scocca la lingua contro il palato voltandosi a guardarlo, accorgendosi solo in quel momento di quanto si sia allungato verso di lei per guardare a sua volta il computer. Se lo ritrova più vicino del previsto e lo fissa con un sopracciglio alzato e quella faccia da schiaffi che la contraddistingue quando è determinata a perseguire l'atto di presa in giro. Per questo motivo torna a guardare lo schermo inclinando il capo non appena parte un video, abbastanza esplicito seppur sfocato e in penombra. « Hai uno scorpione tatuato lì? » Commenta con fare divertito, prima di chiudere il video con un clic. « Non me lo ricordavo. » Cazzo. Sfugge dal controllo delle sue labbra, quel pensiero, e decide semplicemente di far finta di nulla, in fondo per forza di cose c'è stata intimità tra di loro, all'inizio del loro rapporto, in fondo perciò non c'è assolutamente nulla di male in quel commento lanciato così, tanto per. E proprio a dar seguito a quei pensieri, lascia parlare le sue doti da hacker che cominciano a cancellare, con un effetto domino ben studiato, ogni foto, commento, video che viene associato al nome di Rocket Dragomir, diminutivi e appellativi annessi. « Puoi risalì a chi è stato? » Si ritrova ad arcuare entrambe le sopracciglia, sovrappensiero. « Posso provare a risalire all'IP che si è collegato per ultimo al cloud, ma se è uno che fa questo di mestiere, te lo dico, potrebbe essere lungo se non impossibile il processo. » Risponde caustica, versandosi un altro shottino, giusto per tenere la bocca idratata. « Elektra, sicuramente » Il sopracciglio destro si solleva all'istante, voltandosi a guardarlo. L'unica Elektra che conosce è.. « L'allenatrice delle Arpie.. » Annuisce con fare confuso. « Cos'è, avete la tradizione di farvi questi scherzetti stupidi tra voi allenatori? » Domanda, una risata sulle labbra e uno scrollare del capo prima di buttare giù il bicchierino. « E' una.. Una mia ex. E sai
    2c4e79f01a849ae5e358a3287ed53245d992b571
    com'è..Voi donne diventate ancora più matte quanno ve capita d'esse mollate »
    Non sa se in quel momento la infastidisce più ciò che lui effettivamente dice a parole o quello che dice il suo battito che prende ad accelerare senza preavviso. Di certo c'è che si irrigidisce, le dita che prendono a battere con più ferocia contro i tasti, avvertendo dopo un po' il loro scricchiolare fragilmente. Solo allora si blocca e si volta a guardarlo, i lineamenti severi e inclementi. « Ah sì, Rocket? Siamo tutte matte quando ci capita di essere mollate? » Mollate da te, magari? Lo guarda attentamente e si passa la lingua sull'arcata superiore, con amarezza mentre scuote la chioma scura. E' infastidita oltremodo dal fatto che si sente punta sul vivo da quelle parole. Perché lei si è sentita mollata da lui, volente o nolente e quel commento, oh quel commento, le fa ribollire la rabbia in tutto il corpo. « Non ci sentiremo un po' troppo centro del mondo oggi? » Ne sostiene lo sguardo, quasi a volerlo sfidare a fare lo stesso. Guardami e fammi capire se veramente non ti ricordi un cazzo di quella sera. Guardami e non abbassare lo sguardo. « Soprattutto perché le tue parole dicono una cosa e il tuo cuore, in questo momento, ne dice tutt'altra. » Un'alzata veloce di sopracciglia a svelargli il palese. Mi sta rimbombando nelle orecchie come fosse il mio, non posso farci niente. « Quando ti ci metti sai essere proprio un coglione patentato. Più del solito, assurdo! » Commenta poi decidendo che non c'è il terzo senza il quarto e via di altra vodka, giù come fosse acqua. « Elektra Silente. » Il nome della ruggente nuova allenatrice delle Harpies fuoriesce dalle sue labbra quasi come un sibilo di serpente. « Però, però. In effetti a pensarci bene, di cosa mi stupisco? E' esattamente il tuo tipo, ha quel qualcosa di latino anche lei. » Dove latino viene tradotto come esuberante, estremamente formosa, oltremodo fisica e seducente. In poche parole, il suo esatto opposto. Rimane in silenzio per qualche minuto buono atto a smetterla di pensare a quelle parole che l'hanno effettivamente piccata forte mentre concentra tutta la sua attenzione sul portatile, tanto da strizzare forte le palpebre e far comparire delle piccole linee di pelle ai lati degli occhi. Intanto la mano destra continua a portare salatini alla bocca con ben poche cerimonie. « E sentiamo, se arrivi a pensare che possa essere stata lei ad hackerare il cloud e fare tutto questo casino, deve essere successo qualcosa tra di voi. » Riacquista una parvenza di serenità mentre gli lancia un'occhiata alla "Sputa il rospo!", tanto da allungare una mano a riempire nuovamente il suo bicchierino di vodka per poi metterglielo in mano. Può tornarti utile, vista l'agitazione di poco fa. Perché stia continuando su quella via, considerato il fastidio appena provato? Non lo sa nemmeno lei, di certo sa solo che vuole allontanare da sé ogni possibile appiglio di discorso, scostandosi quanto più velocemente possibile. E anche per il fatto che, in fondo, Bobbie è fatta di una buona percentuale di masochismo. « Anche se in effetti c'è da considerare il fattore "pazzia" che con te sembra essere un requisito quasi costante da dover ricercare con il lanternino. »


    Edited by anesthæsia¸ - 1/4/2021, 18:53
     
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3 replies since 12/2/2021, 16:39   105 views
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