Babe, it's your lucky day

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    Cammina a passo sostenuto, vestita interamente, da capo a piedi, sponsor ufficiale Magic Nike. La coda bella stretta ballonzola ad ogni suo passo mentre coglie qualche occhiata di tanto in tanto da dietro gli occhiali triangolari, dalle lenti rossastre in abbinamento al resto dell'outfit. Nelle orecchie gli AirPods che pompano a tutto spiano Softcore dei The Neighbourhood, suo personalissimo guilty pleasure insieme a tutta la musica di Eth, ovviamente. Cosa ci fa Elektra Silente nella tenuta del castello, vi starete chiedendo. Dovete sapere che Kix ha numerose conoscenze, dove non arriva personalmente, ha sempre chi chiamare, alzando la cornetta, per ottenere ciò che vuole. Ed è quello il caso specifico. E' bastato dire a Josie, la sua efficientissima assistente, pronta a qualsiasi cosa, che Simon credeva fosse importante fare una mossa di marketing spicciolo nel farsi vedere al campo di Quidditch Hogwarts, in una giornata incentrata nell'aiutare le nuove leve sportive del domani, per far sì che lei riuscisse ad organizzare su due piedi quelle due orette di visibilità con i ragazzi di Giochi e Sport Magici. Scelta, chiaramente, casuale. Josie le ha garantito che non ci saranno paparazzi e che basteranno un paio di storie giusto per fare un po' di pubblicità extra al buon cuore delle Harpies, così come ha richiesto Simon. Lo stesso Simon che non sa assolutamente nulla di quell'avventura, partorita ed esclusivamente decisa dalla mente di Elektra. Non lo ammetterà mai ad alta voce ma quell'interessamento improvviso arrivato da quel suo fratello perduto l'ha fatta sentire meno sola al mondo. Come se qualcuno, finalmente, le tendesse nuovamente la mano per quella che è. Certo, se solo questo avvicinamento non arrivasse dopo l'avermi mandata affanculo come se non facessi più parte della famiglia, come una stronza qualunque. Quel pensiero la stuzzica e la fa innervosire subito tanto da arrivare a pensare che lo tratterà di merda non appena lo incrocerà, a quel piccolo ingrato con cui ha condiviso le merende da bambina, a cui ha raccontato le storie - horror - della buonanotte, da cui si è lasciata pettinare, per gioco, un paio di volte. Però poi sono io la grandissima stronza che ha fatto chissà cosa no? Perché abbandonare persone della famiglia è da vere persone di cuore a cui è stata appioppata la santità direttamente dal cielo. « Buongiorno, signora Silente. » Fanculo, me ne torno indietro. Il suo umore è cambiato nell'arco di circa cinque secondi, è bastato ripensare a quella ferita ancora sanguinolenta - a cui lei, solitamente, attribuisce poca importanza, fingendo quasi non esista affatto, continuando a raccontarsi che è sempre stata lei la famiglia di se stessa, fin dall'orfanatrofio - per mandare tutti i buoni propositi all'aria. « Signorina. Certo che è vero che l'educazione a voi inglesi non la ve insegnano proprio. » Lancia un'occhiata truce da dietro gli occhiali al professor Coulson che rimane senza parole. Si guarda intorno, spaesato, e se Kix fosse in grado di leggere i pensieri, è probabile che si ritroverebbe di fronte ad un improvviso bisogno di scappare via lontano, a gambe levate. E' solo dopo qualche secondo che gli scoppia a ridere in faccia, allungando la mano verso di lui, nella perfetta interpretazione di una delle tante maschere che è abituata ad indossare. « Umorismo americano misto a pura ammirazione per il vostro savoir faire. Chiamami pure Elektra. » Coulson si scioglie, dopo qualche istante di confusione. « Thomas. E' un piacere averla qui con noi. » Fa un gesto con la mano, come a voler liquidare il discorso velocemente prima di portarsela al lato delle labbra, avvicinandosi ancora un po' di più a lui, con aria cospiratrice. « E lo sarà ancora di più se mi darai del tu e ti ricorderai di non essere scortese dandomi della vecchia. » Sciabola le sopracciglia prima di lasciar vagare gli occhi cangianti davanti a sé, lì dove si stanno avvicinando gli studenti del college. Segue i loro movimenti, sentendo lo scricchiolare dell'erba sotto i loro piedi. « Ragazzi, oggi abbiamo il piacere di ospitare Elektra Silente. Si fermerà per tutte e due le ore, vedete di non farmi sfigurare. » Li guarda uno ad uno mentre Thomas parla, le mani legate dietro la schiena, mentre fa su e giù sui talloni con fare divertito. Li guarda tutti ma quando arriva ad Abel semplicemente lo ignora e passa oltre. « Vuoi aggiungere altro, Elektra? » Scorge l'occhiata tronfia dell'uomo di mezza età che può dire di essersi presa confidenza con l'unica allenatrice della Lega. Un po' le fa pena. Bella vita di merda devi aver avuto se io sarò il tuo racconto più avvincente da raccontare ai pranzi di famiglia. « Semplicemente che oggi giocherò con voi. » Un sorriso divertito si profila sulle sue labbra, questa volta si sofferma volutamente su Abel. « E avrò l'onore di fare il capitano di una delle due squadre, dico bene Tom? » Lo guarda, il sorriso si fa più ampio e più malizioso non appena lui arrossisce per il nomignolo che si è permessa di usare. Annuisce poi, come un automa. « Okay, sceglierò un
    po' a caso, perdonatemi. Tu, tu, tu, anche tu sì, tu, Daff perdonami ma non anche questa volta. Tu. »
    Sceglie cinque donne prima di soffermarsi sul fratello, lo sguardo che non ti tradisce nessuna emozione. Se ti non importasse niente di te saresti in squadra contro di me. E se invece mi infastidisci? Che succede in questo caso? La sua mente si fa domande mentre lo fissa in silenzio. « Tu. » Lo indica, facendo poi un cenno a tutti di avvicinarsi a lei. « I vostri nomi, prego. » [..] « Ma te lo ricordi qual è il tuo ruolo? DEVI SEGNARE, DAVIS, SEGNARE! Coulson credo proprio che abbiamo bisogno di una visita oculista per il ragazzetto qui. » E' così che passa tre quarti dell'allenamento, spronando l'unico elemento maschile della squadra a fare di più. Costringendolo a dare il suo meglio, sottoponendolo ad un pressing psicologico non indifferente rispetto alle compagne. Lo spreme ben bene, un po' per lui, un po' per soddisfare il suo ego ferito. E in effetti ottiene giovamento, poco ma sicuro. Alla fine le due ore finiscono e tutti riatterrano sull'erba. Fanno un paio di foto tutti insieme, tante moine, tanti complimenti a profusione, tanti "Ma certo che ti seguo, sentiamoci via DM e ci accordiamo per vederci" che non metterà mai in pratica nella vita. « E' stato un piacere giocare con voi ragazze. Chissà, magari ci rivediamo il prossimo anno ai piani superiori. » Fa un occhiolino ad una in particolare, la signorina Pattinson, eccezionalmente dotata come portiere. Si guarda giusto intorno un attimo per beccare il moretto che va verso il suo borsone. Allora sgattaiola dietro di lui e lo affianca con un sorrisetto e un fare zompettante da vero folletto. « Allora? Ti è piaciuto allenarti con la cara sorellina che ti mancava così tanto? » Rimane imperturbabile, aspettandosi una chiara risposta da parte sua. « Ho fame. » Sentenzia poi, dopo qualche istante, girando i tacchi per allontanarsi verso l'uscita del campo. Dopo un po' alza la mano sopra la testa e gli fa segno di seguirla. « Ti offro il pranzo. » E non ti venisse in mente di obiettare qualcosa. Me lo devi.


    Edited by (coach)ella - 2/3/2021, 12:16
     
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0 replies since 18/2/2021, 21:44   39 views
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