{CHAPTER THREE 2.0}THE GOLDEN MATCH

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    ORE 20.30 L'area attorno al Parco della Liberazione si era tinta di mille nunance. Candele e lampade dai mille sfavillanti colori preannunciavano la fine della Golden Week, un evento che per molti si era tradotto in un momento di grande comunità e solidarietà. Il match conclusivo era stato entusiasmante. Per molti, la miglior partita mai vista. I ventotto sfidanti si erano dati battaglia sin dalla mattina e la partita si era conclusa solo al tramonto. L'aria festante si respirava ovunque nel paese; le attività locali avevano registrato un grande afflusso, specie perché la partita era stata trasmessa su grandi schermi tanto nei pub quanto lungo le strade. Per la serata, tutta la comunità magica era ben accetta; dagli studenti, ai collegiali e fino ai professori e i ministeriali, così come tutte le figure di spicco del mondo magico. Il momento ideale per intessere nuovi rapporti e condividere un istante di vicinanza insieme. Il Parco era stato incantato affinché una bolla di aria calda permettesse agli invitati di liberarsi dei pesanti cappotti. D'altronde, era pur sempre una serata danzante, con annessa un buffet di tutto rispetto. Per una notte, come ai bei vecchi tempi, la comunità magica si sarebbe stretta attorno ad un unico evento, sancendo principi etici e morali comuni, nella speranza che un domani migliore fosse in procinto di rivelarsi. Alle 20:30 in punto, fu il Preside Baldry a prendere parola, salendo su un piccolo palchetto leggermente rialzando, schiarendosi la voce per attirare l'attenzione di tutti i presenti. Si sistemò la cravatta color senape e sorrise con gentilezza. « Buonasera a tutti! In tanto vorrei ringraziare a tutta la comunità magica per la risposta che ha saputo dare a temi così importanti come l'istruzione e l'igiene mentale dei nostri giovani. Grazie a voi, il Campus di Hogwarts e il nuovo reparto del CIM in costruzione, contano su oltre seicento mila galeoni in più. Grazie quindi tanto a chi ha partecipato a questo entusiasmante evento sportivo, quanto a chi durante la settimana ha deciso di donare. » Compie una leggera pausa dando il tempo ai presenti di applaudire. « Le donazioni resteranno ancora aperte fino alla conclusione della serata. Anche questa sera, sarà Miss Harthway al banchetto all'entrata a raccoglierli. » Altra pausa tempo in cui sorride. « Mi commuove profondamente vedere la nostra comunità più forte e motivata che mai. La vostra energia ed entusiasmo permetterà a tanti giovani.. » E dicendo ciò indica alcuni gruppetti di studenti presenti all'evento. « ..ad aspirare a un'istruzione ancora più fruttuosa. » Batte le mani e infine annuisce tra se e se. « Questa sera dobbiamo congratularci soprattutto con i primi ad aver risposto all'appello. I nostri giocatori.. e la Lega Nazionale che ci ha permesso di assistere a questo entusiasmante spettacolo. Congratulazioni ai vincitori! Juniors, ci avete regalato uno show impressionante! » Pausa. « Ma ringraziamo anche i Seniors, che si sono messi in gioco e ci hanno regalato uno show dalla consacrata esperienza e non pochi twist. » Non si sarebbe dilungato molto oltre. Atteso quindi che il nuovo round di applausi finisse, indicò l'orchestra e batté le mani due volte, mentre gli archi si preparavano già a dare inizio alle danze. « Ogni festa che si rispetta inizia con un ballo. Ed io vi invito a unirci a noi per festeggiare questa vittoria che dipende da ciascuno di voi. Buoni festeggiamenti! » E quindi la musica partì.

    I dettagli sulla Golden Week li trovate qui. L'evento è aperto a tutti, come una specie di festa in piazza, ma ci si aspetta un abbigliamento semi-formale.
    La partita è iniziata la mattina e si è conclusa con la vittoria dei Juniors nel tardo pomeriggio, verso il tramonto. In seguito sia i giocatori che i presenti alla partita hanno avuto il tempo di cambiarsi e prendersi un momento.
    Nel pomeriggio su FB metteremmo l'esatta composizione delle squadre così come i ruoli precisi, qualora dovessero servirvi ai fini dei post. Per adesso potete comunque tenervi vaghi. Orientativamente questo primo giro durerà fino al 10 marzo tempo in cui potrete postare quante volte volete e con quanti pg volete.





    Edited by anesthæsia¸ - 1/3/2021, 15:17
     
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    « Un culo così vi abbiamo fatto, UN CULO COSì! » fu l'elegante esordio di Ted, nell'avvicinarsi ai più attempati della famiglia mimando la forma di due grosse parentesi con le proprie mani. Il sorriso del bruno si fece largo nel lasciar andare una risata divertita. « Se avessimo avuto ancora vent'anni sarebbe andata molto diversamente. » proferì Harry Potter, lanciandogli un'occhiataccia ironica da sopra le lenti degli occhiali. « No no, diciamo le cose come stanno: è tutta colpa di Krum. L'ho sempre detto io che quello ha la zucca vuota. » fu l'opinione decisamente poco faziosa di un Ron Weasley palesemente ancora risentito per la partecipazione del campione bulgaro in qualità di guest star tra i senior. A quelle parole, Harry sorrise, scuotendo il capo e buttando giù un sorso dalla propria flute. « Siete ancora in negazione, non fa niente, continueremo comunque a ricordarvelo finché campiamo - vero, James? » chiese conferma al cugino, voltandosi nella sua direzione e avvolgendogli un braccio attorno alle spalle con aria fraterna. L'allegro siparietto di famiglia venne presto interrotto dal discorso di Pius Bauldry, al quale Ted applaudì, sollevando in seguito il proprio bicchiere di champagne per scolarselo in maniera davvero poco elegante. « Bro lo sai che vorrei aprire le danze con te e rivelarci finalmente al mondo, ma essendo il compleanno di zio Ron direi di risparmiargli almeno oggi il crepacuore. » ridacchiò, allontanandosi a ritroso dal maggiore dei Potter, che comunque continuò a fissare eloquentemente « Vai a prenderti l'altro boccino. » Se semo capiti. Ted non era assolutamente tipo da quartetto d'archi: gli piaceva scatenarsi in pista, ma non avrebbe saputo dove mettere i piedi durante un ballo da sala. « È questa la postazione degli impediti? » chiese dunque a June, che raggiunse ad ampie falcate. La Rosier era un controsenso vivente: se da un lato le era stata impartita una rigida educazione da alta società - che probabilmente comprendeva tutti i balli da sala noti all'umanità - dall'altra era una delle ultime persone che Ted si sarebbe immaginato a volteggiare con grazia sulle note del Bel Danubio Blu. Anzi, la sola idea lo faceva ridere sotto i baffi. Per rimarcare la propria ironica, fece una veloce piroetta di fronte alla mora, scoppiando poi a ridere. « Dai, Rosier, siamo le star della serata, non possiamo starcene in disparte. » Non era neanche una domanda. Col suo solito fare giocherellone afferrò la mano della compagna di squadra, portandola verso la pista ormai già affollata di ballerini, chi più e chi meno provetto. « Prometto di pestarti i piedi ad ogni singola nota. » Tuttavia lo disse sorridendo. Che Ted non fosse bravo in quel genere di danze era evidente, ma non era nemmeno il tipo da tirarsi indietro da qualcosa in cui non eccelleva; anzi, prese la cosa in tutta serenità, divertendosi insieme alla compagna di squadra. In fin dei conti su loro due si erano caricate certe aspettative da parte della stampa rosa, aspettative che andavano al di là della semplice partita: June e Ted, infatti, si erano ritrovati a giocare in squadra con i loro ex più noti, e di certo la cosa non era sfuggita alle colonne di gossip nel momento in cui era stata rivelata la formazione. Ma tutti loro erano dei professionisti, e come tali l'avevano gestita. Tuttavia si meritavano comunque di lasciarsi alle spalle un po' di quella tensione accumulata. « Ma ti rendi conto che abbiamo battuto Krum? KRUM! » Mica cazzi! « E il tutto senza scannarci tra di noi. Cioè, il dramma romantico più sentito è stato quello di zio Ron con, appunto, Krum - che poi, detto tra noi, secondo me entro fine serata passano alle mani e sinceramente non vedo l'ora. » È così da zio Ron, scagliarsi contro un tipo tre volte più grosso di lui. Molto stile George McFly in Ritorno al Futuro. Cazzo, se non se ne esce con "ehy tu, porco, levale le mani di dosso" per me questa festa non avrà avuto alcun senso di esistere. « E a proposito di romanticismo..secondo te.. » si guardò intorno con una certa serietà, come ad accertarsi che non ci fossero orecchie indiscrete intorno « ..se dopo questo ballo invitassi in pista Delphine Rosier, dici che ci starebbe? Al Gruppo Peverell mi è sembrato che mi lanciasse qualche occhiatina, sai. » Rise di gusto, facendola volteggiare. « Nonno Ted. Suona bene, no? »

    Interagito con James e June


     
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    Stringere uno dei tre fatidici boccini d'oro tra le dita evoca in Lily un grido di gioia affatto contenuto. In parte anche perché si ritrova di fronte ad una delle leggende del Quidditch: Viktor Krum in tutta la sua mastodontica stazza. Vorrebbe ridere - e al contempo scusarsi per quel mezzo oltraggio, tanto che alla fine le esce di bocca una specie di urrà non troppo convinto. Nel dubbio corre tra le braccia di Joy, sua compagna di squadra per una volta nella vita: «Oddio! L'hai visto che faccia?», domanda, riferendosi ovviamente al signor Krum, abbassando poi il tono di voce quando aggiunge: «Secondo te me lo fa lo stesso l'autografo?», informazione di vitale importanza per una collezionista di reperti Quidditch come Lilac Marigold Scamander. Mano nella mano con Joy si dirige verso gli spogliatoi e indossa l'abito scelto per la serata, provvisto di uno spacco vertiginoso di cui si pente quasi subito - non volevo mica trascorrere la festa a sistemarlo - pur nascondendolo dietro un sorriso sicuro di sé. «Buonasera, Golden Squad. Non ci si crede neanche ad averla vissuta, questa comunione, saluta così i colleghi del Quidditch e non, lanciando un'occhiata divertita alla nemesi inaspettatamente ritrovata alleata. James Potter per una volta non ha dovuto guardarsi le spalle dalla sottoscritta.
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    «Non ti ci abituare troppo.», si sente di dirgli, suggellando così il fine-tregua. Almeno per quanto riguarda le partite. Il resto è un'altra storia. «Mi concedi questo ballo?», domanda innocentemente, voltando i tacchi in direzione della pista ed osservando incantata il modo in cui le luci dei riflettori illuminano gli abiti scintillanti dei presenti. Non le sembra quasi vero partecipare ad una festa serena, dopo l'ultimo eclatante evento al gruppo Peverell. Non ti ci abituare troppo - quella frase le rimbomba nella testa, stavolta riferita ad altro. Scaccia via la fastidiosa sensazione d'ansia, recuperando il contatto con la realtà nel momento in cui stringe la mano di James e prende a volteggiare a poca distanza da June e Ted. «Dici che i Seniors ci perdoneranno questo affronto? Oppure si prevedono infinite serie di addominali così, per ripicca?», no perché Rocky è uno che non dimentica - ipotizza scherzosamente, certa che... mica solo infinite serie di addominali. Direttamente infiniti giri di campo - a corsa -, piegamenti e flessioni. Giri di campo - e di pista da ballo - a parte, Lily viene poi richiamata insieme a James da un cumulo di giocatori, in cui scorge i cugini Sam e Lysander, che saluta con un caloroso: «Da quando il primo giro di shot lo fate senza di me?», agguanta un bicchierino e lo scola come Morgana comanda, indirizzando un brindisi verso Joy e Daffy poco distanti. L'alcol inizia a scaldarle il corpo quasi subito, la musica di sottofondo continua a farle battere il piede a tempo, mentre le braccia accennano qualche movimento di ballo. E' quasi liberatorio lasciarsi andare e abbandonare i pensieri più cupi, frutto dei recenti avvenimenti, per certo non passati al dimenticatoio. Proprio quando riapre gli occhi, dopo un momento di breve riflessione, individua Leonard che parlotta con alcuni amici. Leonard che ha giocato a Quidditch nella sua stessa squadra, Leonard che le ha chiesto di aiutarlo a riprendere in mano una Pluffa - a livello più o meno professionale - dopo un bel po' di tempo. Leonard che non vede da mesi, o quanto meno dall'epoca di una strana conversazione da lei non compresa. O che forse si è ostinata a non comprendere, proprio perché se le parole del ragazzo fossero state vere, tutti i principi intoccabili per Lilac Scamander avrebbero necessitato di un'accurata revisione. Fortuna che il flusso di pensieri viene interrotto da una scena abbastanza curiosa in cui tale Frank Applebye inizia a fare il filo a quaranta ragazze alla volta, senza alcuna remora. Oh, eccolo, l'ennesimo mitico. Le sopracciglia svettano in alto mentre la giovane cercatrice rivolge la propria attenzione, di nuovo, a James Potter. «Hai...», dice sovrappensiero, portando il dito indice verso i suoi capelli folti. «Della cenere...», dà qualche colpo con la mano, spazzandola via, mentre con gli occhi verdi saetta in direzione dei suoi, accorciando le distanze. «...Sui capelli.», rimane così giusto qualche secondo, le labbra schiuse in un sorriso di attesa.

    Interagito con Joy, James, Sam, Lysander
    Citati Ted, June, Rocky, Leo



    Edited by golden snitch - 1/3/2021, 23:55
     
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    Duecento galeoni erano un furto, e probabilmente Raiden non li avrebbe spesi nemmeno se le sue disponibilità economiche glielo avessero permesso. Comunque il problema non si poneva: il giovane Yagami non aveva i soldi per acquistare il biglietto di entrata a quella partita. Avrebbe però lasciato che la propria indigenza lo fermasse dal parteciparvi? Ovviamente no. Si era così radunato in un bar che trasmetteva la partita assieme ad alcuni compagni del branco, ordinando una birra e seguendo il match da quello che era un vero e proprio posto in prima fila offerto dal blasonato Percy. Ci aveva messo qualche settimana a convincerlo, incontrando più di una volta obiezioni riassumibili nella frase che lo stesso Watson gli rivolse nel momento in cui comparirono al suo fianco sugli spalti. « Eccoli. La mano lesta di Dio. » disse laconico, tenendo lo sguardo fisso sul campo ancora vuoto. « Usare i poteri per non pagare un biglietto...che vergogna! » Un sorriso divertito andò a incurvare leggermente le labbra di Raiden, che incontrarono il bordo del boccale di birra. « Baby steps. Sulla rapina alla Gringott ci sto ancora lavorando. »
    Dopo la partita aveva fatto un veloce salto nello studentato per mettersi qualcosa di più socialmente accettabile rispetto a quei jeans strappati e alla grossa felpa nera che sembravano costituire più o meno il novanta percento del suo armadio. Di abito buono uno ne aveva e quello utilizzò: giacca, pantaloni e camicia, tutto in nero. « Lo sai che esistono altri colori oltre al nero, vero? » Sbuffò pesantemente. Non gli era mancata la presenza di Charlotte nella sua testa. « Sì ma guarda che culo che gli fa! » E neanche quella di Savannah la ninfomane, la quale aveva preso la missione del branco come l'opportunità di palpare gente ad ogni latitudine e longitudine del globo terracqueo. E infatti la signature pacca sul culo non tardò ad arrivare, seguita subito da uno sbuffo ancor più scocciato del giapponese. « Voi due non avete davvero nulla di meglio da fare? » Evidentemente no. Gli puntò dunque l'indice contro, passandolo da una all'altra con fare di monito. « Vediamo di non fare casini. Tu in particolare. » disse, lanciando subito uno sguardo serio a Savannah « Ci siamo capiti. » E così si avviò a raggiungere nel punto di ritrovo prestabilito il gruppetto composto da Mia, Elaine, Pervinca e Vivienne, insieme alle quali si avviò alla volta della festa. Per tutta la giornata, Raiden sembrava aver prestato particolare attenzione a tener chiusa la sfera emotiva, evitando di condividere con il resto del branco il disagio palpabile che la presenza della Noble comportava. Non che avesse nulla di cui vergognarsi, ma la goffaggine delle loro interazioni era piuttosto evidente, e Raiden era un tipo abbastanza riservato da non volersi ritrovare nella posizione di dare spiegazioni o rendersi bersaglio di battute e occhiatine. Era risaputo, d'altronde, che dentro quel branco erano davvero in pochi a sapersi fare gli affari propri.
    yopD1rn
    Una volta giunti alla festa, Raiden sembrò sentirsi davvero fuori luogo per la prima volta da quando era arrivato in Inghilterra. Eccezion fatta per gli altri lycan, non conosceva praticamente nessuno, non era il suo ambiente e non possedeva nemmeno i riferimenti culturali per comprendere del tutto quell'aria festante. Il coinvolgimento emotivo che riempiva il cuore degli altri, per lui sembrava un segreto chiuso in una stanza inaccessibile. Eppure lo mascherava bene, quello smarrimento, tenendo le spalle ben dritte nella sua solita postura impeccabile e il viso congelato nell'espressione impassibile che tanto ricordava quella che era abituato a tenere nella propria linea di lavoro in Giappone. Orgoglioso com'era, poi, non si sarebbe nemmeno prestato a chiedere alle proprie compagne maggiori delucidazioni, credendo stupidamente che la propria condizione di straniero lo rendesse in qualche modo inferiore agli occhi altrui. Forse sarei dovuto rimanere in stanza. Non c'entro nulla qui dentro. Una consapevolezza che, se possibile, veniva peggiorata dalla vaga nozione riguardo il motivo di quella festa: la celebrazione dell'uscita dal lockdown. Sapeva, sì, ma sapeva al livello di uno studente che studia la storia da un manuale: non l'aveva vissuta, non in quel modo e non con loro. A rendere dunque il tutto ancor più frustrante per lui era proprio la consapevolezza di portare sulle proprie spalle una storia radicalmente diversa da quella di chi lo circondava; lui aveva fatto tanto in patria, e nonostante tutte le pecche del contesto, quel suo valore gli era stato riconosciuto con ranghi e onori. In Gran Bretagna, però, era un emerito signor nessuno, un forestiero che avrebbe sempre vissuto in una condizione di alterità, guardato come un "sì, ma..". Applaudì meccanicamente il discorso di Bauldry, prendendo poi una flute di champagne da un vassoio di passaggio e mandandone giù un sorso. Quando il quartetto d'archi cominciò a suonare, Raiden non sembrò reagire, come fosse completamente avulso dalla realtà. « Que pasa, Raiden? Estas in mezzo a queste mujeres hermosas y no las invitas a bailar? » Miguel, comparso probabilmente solo nella sua testa, sembrava particolarmente contrariato da quell'apparente passività di Raiden, il quale si limitò a stringersi nelle spalle con semplicità. « Non è il mio tipo di musica. » disse, rivolto esclusivamente a Miguel, frugandosi nelle tasche dei pantaloni per estrarne un paio di cuffiette bluetooth e infilarsele nelle orecchie. Non lo avesse mai fatto! Lo spagnolo gli si parò davanti, rosso in viso, e cominciò a sbraitargli insulti in spagnolo volti a dargli del cafone. Nessuna reazione. Raiden estrasse il cellulare, aprendo la galleria musicale per far partire una canzone. « ¡QUÉ CABRON! » Appoggiatosi ad una colonna, il giapponese affondò le mani nelle tasche, chiudendo gli occhi e cominciando a battere piano il piede per calcare il ritmo. Si stava concentrando e nel giro di pochi istanti, tutti i lycan in quella stanza - e non solo - avrebbero potuto sentire, se volevano, la sua stessa musica. Alzò il volume, sovrastando il quartetto d'archi. Aprì poi un solo occhio, guardando le altre con un piccolo sorriso. « Libere di unirvi o no. » A quel punto, la proiezione dello spirito di Raiden si staccò completamente dal suo corpo. Ad occhio esterno, i partecipanti alla festa lo avrebbero visto fermo in un angolo, in disparte. Per i lycan, tuttavia, sarebbe stato diverso. Raiden, o quanto meno la sua proiezione, si trovava in mezzo alla pista, intento a ballare al proprio ritmo insieme ad altri ospiti internazionali del branco, Miguel incluso - il quale sembrava essersi ricreduto piuttosto velocemente. E a quel punto, chiunque condividesse il legame con lui avrebbe potuto fare lo stesso. Forse non avrò partecipato a questa vittoria. Ma una vittoria del branco, è una vittoria per tutto il branco.

    Interagito nello specifico con Mia, Pervinca, Elaine (e Vivi <3). Con tutto il resto del branco ha interagito nella modalità del legame lycan.

    Per i non-lycan: Raiden sta facendo l'asociale in un angolo con le cuffiette. Tutto procede normalmente. Non vedete nulla di strano.
    Per i lycan: Raiden sta ballando come un pazzo in mezzo alla pista (lol, the difference). La canzone è quella linkata nel post. Nel caso foste nuovi al legame lycan e non aveste presente sense8 contattatemi pure che vi spiego tutto.

     
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    E' fatta così, quindi.. l'ebrezza della folla. Quando le era giunta la partecipazione per quell'evento più unico che raro, Beatrice aveva storto il naso, scettica e lapidaria come al suo solito. A farle cambiare idea era stata una considerevole dose di pressioni da parte di molti suoi confratelli, mischiata alla curiosità dovuta ai peculiari metodi di quella partita. A ciò si era aggiunta la consapevolezza che avrebbe giocato con persone che conosceva e con cui aveva istaurato nel corso del tempo rapporti più o meno stabili. Alla fine, quando si era affiancata alla sua Firebolt, rimasta in soffitta per diversi anni dopo la fine della scuola, un misto di eccitazione e impazienza si erano impadronite del suo spirito, ricordando così in prima battuta per quale ragione avesse deciso di entrare nella squadra dei Grifondoro quando era appena al quinto anno. Giocare l'aiutava a scaricare la tensione, e quei bagni di folla a cui si prestava una volta al mese, durante le partite del campionato scolastico, alimentavano un sano spirito di competizione che l'aveva da sempre contraddistinta. In molti ambiti della sua vita, Tris si sentiva ormai realizzata; era certa di avere già tutto ciò di cui avesse bisogno. Più che andare alla conquista, il suo compito era mantenere la stabilità e l'equilibrio - dalla vita personale, al complesso apparato della res publica che rappresentava, tutto doveva vivere in maniera armoniosa e bilanciata, rispondere a dei canoni che sembravano averla distolta da una sana dose di aspirazioni personali, motore perpetuo dell'esistenza di qualunque essere umano. Nonostante la partita logorante, l'eccitazione della folla l'aveva tenuta sulle spine per tutta la durata del match. Tris aveva dato il meglio di sé, collaborando con la sua squadra per la vittoria. Giocava per divertire e divertirsi, tant'è che dopo un ennesimo tiro fortuito grazie all'assist del giovane Cousland, aveva fatto una capovolta sulla scopa saltando su uno degli spalti, e arrampincandosi fino in cima dove aveva ripreso controllo del mezzo volante. Sentir urlare il suo nome l'aveva messa nella particolare condizione di bramare di più; non si era mai accorta fino a quel momento di quanto vivere nell'ombra, per paura dell'altrui pregiudizio, l'aveva portata ad accontentarsi. Non erano stati solo fortunati; erano stati bravi. E per una volta quelle leve poste spesso l'una contro l'altra per obiettivi e visioni differenti, avevano trovato un terreno comune dove nessuno era di troppo, tutti erano indispensabili, e il contributo di ciascuno era quanto mai fondamentale. E Tris, complice il legame sempre più forte tra lycan non aveva lasciato in panchina nemmeno Kira; all'ennesimo passaggio di Ted Lupin intento a schivare un bollide indirizzatogli dalla signora Potter, Tris aveva gettato uno sguardo eloquente alla compagna lycan ormai ancorata mentalmente a lei sorridendo, per poi segnare contro un frustrato Ronald Weasley ormai sull'orlo di una crisi di nervi. « Su serio? » Urlò l'Auror allargando le braccia esasperato. Al lavoro, Ronald Weasley era un suo superiore; ma qui non siamo al QGA. Siamo nella giungla. « Potrei continuare a farlo tutto il giorno. »
    L'outfit che aveva scelto per la serata urlava orgoglio rosso oro, perché in fondo Tris non avrebbe mai smesso di sentirsi fortunata di esser stata parte integrante della casata di Godric. « Un culo così vi abbiamo fatto, UN CULO COSì! » sentì poco distante un allegro Ted Lupin intento a rivendicare la loro vittoria sui Seniors. Tris dal canto suo sorriso scuotendo la testa prima di lasciar vagare lo sguardo nella sala, avvicinandosi a uno dei tavoli imbanditi di cibi prelibati. Si riempì un piattino con un po' di tutto, appoggiandosi a una colonna, scrutando l'ambiente, distraendosi solo di tanto in tanto per accogliere le congratulazioni di qualche persone che non era certa di conoscere poi tanto bene. Ma chi cazzo è sta gente? si chiese mentalmente, prima di individuare la figura di Percy dall'altra parte della sala in compagnia di qualche ricco investitore. Restò nel punto in si trovava, decidendo tuttavia di affiancarlo in maniera differente, a distanza, scoppiando a ridere dopo le prime frasi che estrapolò dal discorso. Il mercato dell'informazione è in crescita. Posò la guancia contro il suo braccio, osservando l'uomo con un'aria sognante.
    « Le azioni.. » Annuì tra se e se, intenzionata a dar fastidio al giovane Watson a tutti i costi. « ..lo spread, già.. e gli investitori. La crisi del mercato dei trasporti. » Soffiò con gentilezza contro il suo collo posando infine un leggero bacio lungo la sua mascella. « Glielo dici tu che la crisi nel mercato dei trasporti l'hanno creata i loro amichetti del Patto dei Paesi Scandinavi con quel veto sulle importazioni dal mercato asiatico, oppure siamo ancora al capitolo diplomazia? » Continua dopo un po' osservando i tre parrucconi con una nota divertita. Getta infine uno sguardo eloquente in direzione del giovane Watson stringendosi nelle spalle. « Ho fatto i compiti per casa. » Aveva iniziato, lentamente, a muoversi con maggiore agilità anche in questioni che esulavano dal semplice impugnare un arco e tirare al bersaglio. « Oh.. guarda chi sta arrivando! » Disse infine mentre all'allegra combriccola si aggiungeva niente meno che il giudice Lewis; si dava il caso che era lui ad aver firmato il mandato di arresto a nome di Byron Cooper. « Il prodigo cavaliere nella sua.. scintillante armatura. » Gli occhi della giovane Morgenstern brillarono di una luce luciferina. « Fortunatamente ho lasciato le lame a casa.. » ..non è vero. Non l'ho fatto. S'inumidì le labbra posando il mento contro la spalla del di Percy soffiando contro il suo orecchio con apparente gentilezza, prima di sussurrare poche altre parole al suo orecchio. « Mi piace quando ti mischi con persone che giocano sporco. Specie perché, io so fare un gioco più sporco di tutti loro. » Gli mordicchiò appena il lobo dell'orecchio, prima di abbandonare il suo fianco improvvisamente, sentendo le prime gentili note dell'orchestra. Posato il piattino da cui aveva continuano a mangiare silenziosamente, intercettò di passaggio Lysander affiancandosi a lui. « Invitami a ballare, che dici? » Pausa. « Il mio ragazzo si è dato agli affari stasera. » Gli sorride con gentilezza stringendosi nelle spalle. « Chi prima arriva, meglio alloggia no? » E dicendo ciò si diresse in compagnia del giovane Scamander prendendolo a braccetto. A Hogwarts non si conoscevano granché. Tris non tendeva a dare poi molta confidenza alle persone in generale. Quella sera tuttavia, complice la vittoria che l'aveva elettrizzata oltremisura, si sentiva piuttosto incline a socializzare. « Grazie per gli assist in campo. Abbiamo fatto un gran bella partita. Forse dovremmo ripeterlo qualche volta.. è stato davvero divertente. » Volteggiò con naturalezza, prima di posare nuovamente la mano sulla spalla di lui, lasciando scorrere lo sguardo sulla sala e le altre coppie presenti in pista. E poi di scatto, le giunse una canzone completamente nuova che sovrastò quella degli archi. Sapeva che Lysander non l'avrebbe sentita, ma lei tentò comunque di individuarne la fonte, mentre diverse proiezioni del tutto inedite cominciarono a seguire il ritmo in pista in maniera del tutto scoordinata rispetto al quartetto d'archi. Tris scoppiò a ridere scuotendo la testa, solo per poi rendersi conto che il giovane Scamander non poteva capire nulla di ciò che accadeva proprio sotto il suo naso e dei tanti altri invitati ignari del contatto tra lycan. « Scusa, mi è appena tornata in mente una cosa davvero divertente. » Ma non gli disse di cosa si trattava. « Piuttosto dimmi, ti senti in vena di attirare qualche altro investitore? In fondo, hai sentito il preside.. la raccolta finisce a fine serata. Io direi di provare a spillare qualche altro galeone per la causa. » Con fare estremamente vago, gli indica nella sala una figura nello specifico. « Per esempio.. il giudice Lewis. » Già. Perché non proprio il giudice Lewis.

    Interagito con Ted e Kira all'inizio del post. Poi Percy e Lysander.
    Pls lycans continuate a fare caciara all'insaputa di tutti.




     
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    X0vUJ3a
    Elektra Silente come ha preso la notizia che la squadra dei juniors l'aveva fatta a quella dei seniors? Beh, dire "non benissimo" è un eufemismo. Anche perché, parliamone. Per un solo anno io finisco con i vecchi - che per carità, stelle del firmamento sì, ma di duecento anni fa. Cioè parliamone, ma per caso la clavicola di Dragomir la stanno ancora ricercando in mezzo al campo? Fortuna il mio boccino l'ho riportato a casa. E' con uno spirito decisamente frizzantino che si appresta a fare il suo ingresso alla festa organizzata per il dopo partita, vestita di tutto punto e con una criniera degna di una leonessa mentre sorride a questo e l'altro di cui non si ricorda per certo il nome. « Oh ciao Elektra cara, una domanda: come hai preso la sconfitta ad opera di molte delle tue giocatrici? » Mamma, che domanda originale. Quanto ci hai messo a partorirla? Tutto il giorno? Per fortuna è di spalle quando le arriva la domanda della sempre poco opportuna Kate Miller, una degli squali di punta di Strega Moderna. Si carica le labbra di un bel sorriso falso e ruota sui tacchi, inclinando la testa di lato. « Oh, Kate, tesoro, non sei in veste ufficiale, che peccato. » Nota non vedendo il suo immancabile taccuino tra quelli suoi artigli da volatile rapace. « Che posso dirti? Sono estremamente fiera delle mie ragazze. Sono state bravissime ma hanno anche un'ottima insegnante, c'è da ammetterlo. » Arriccia il naso nel ridacchiare, sarcasticamente, per poi congedarsi velocemente per inoltrarsi nel fitto della folla. Tira fuori il cellulare per mandare un messaggio ad Ethan. "Giochiamo al gatto e il topo?" Un sorrisetto compare sulle sue labbra nel momento in cui, più si guarda intorno, più non lo trova. Intercetta però Joy. La stessa alla quale ha soffiato il boccino da sotto il naso con tanto di un occhiolino. « Sei stata davvero brava oggi nonostante sia stata messa davvero a dura prova. » Le sorride bonariamente prima di avvicinare il proprio bicchiere di bollicine a cozzare contro quello di lei. « Avevi mai giocato come cercatrice? » Continua poco prima che il preside della scuola prenda parola. Lo ascolta e non lo ascolta, è piuttosto distratta mentre lancia occhiate dal sapore apatico in direzione di Rocky, lo stesso con cui non avrebbe mai pensato di ritrovarsi a giocare, fianco a fianco, dopo anni e anni. Mi sa che ha pure fatto qualche tiro negli anelli, chi l'avrebbe mai detto, all'età sua. Pensa per poi continuare il giro, con gli occhi azzurri che scandagliano i volti di coloro che ha intorno. Individua Krum al quale indirizza il suo calice alzato e un sorriso che è tanto simile ad una smorfia maliziosa. Saranno veri i gossip che ti danno ancora single seppur ancora così bono? Si annota mentalmente che, prima della fine della serata, si ritroverà casualmente nelle sue vicinanze tanto da concedergli deliberatamente un ballo. Chi sono io per dirgli di no, dopotutto? « Win, Win! » Alza la mano in direzione della coinquilina non appena la vede entrare nel suo campo visivo. « Che bomba che sei stasera. Me lo dai il tuo numero prima della fine della serata? » Sciabola le sopracciglia con fare divertito prima di guardare anche Joy. « Se non vi conoscete già, Joy lei è Winter, la mia adorabile coinquilina a cui non può fregare di meno del Quidditch, sempre che non si parli di manzi perché allora hai la sua completa attenzione. Win, lei è Joy, il mio infallibile capitano nonché una delle migliori destriere di tori meccanici io abbia mai visto da tot anni a questa parte. » Elektra e le sue presentazioni pregne di informazioni utili per "Chissà, magari il saperlo dovesse tornarti utile in futuro". Sorride ad entrambe, tornando a Winter. « Allora ti sei divertita? Ho sentito le tue urla da 20 metri da terra. Sei la mia groupie preferita. » Si sbilancia verso di lei per darle una spallata divertita. « Hai visto che finta Wronski che ho fatto alla signorina qui presente? »Da quel punto di vista è stato davvero uno spettacolo in tutti i sensi. Si è ritrovata a giocare in una squadra di vecchie leggende che potrebbero ancora imboccare ogni junior della squadra opposta in quanto ad esperienza. E tutti quanti i giocatori avevano dato il meglio di loro nell'esibire persino proprie mosse consolidate nel tempo. Vedere dal vivo, da qualche metro sopra, Ginevra Weasley combinare i propri movimenti a quelli di suo fratello George per il famoso "Botto Weasley" l'aveva cosparsa di pelle d'oca, da capo a piedi. Così come vedere la sua crush numero uno, Viktor Krum, ancora destreggiarsi alla grande tra le giovani leve, così come l'aveva resa tremendamente orgogliosa il vedere Lilac Scamander riuscire a rubargli il boccino da davanti agli occhi. Prima o poi costringerò la società a farle una proposta. Sta parlando amabilmente con le due, con il secondo bicchiere di champagne quasi scolato, quando infine il suo topolino si fa vedere. « Signore, vi lascio per qualche minutino. Aspettatemi per fare i casini grossi. » Si allontana così, abbandonando il proprio bicchiere sul tavolino alle proprie spalle prima di scivolare al fianco di Ethan. « Prima che comincino a chiederti autografi e un'esibizione estemporanea, mi devi un ballo. » Gonfia le guance del sorriso che si profila sulle sue labbra. « Sempre che non ti venga in mente di fare battute sul fatto che la mia squadra ha perso. » Gli si fa più vicina per essere udita solo da lui. « Non costringermi a lanciarti un Languelingua. »

    Interagito con Joy, Win ed Ethan.
    Menzionato Rocky, Krum (occhiacuore) e Lily

     
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    Non riusciva ancora a credere a ciò che era appena successo. Lei, Daphne Baker, aveva appena sostenuto una partita di Quidditch memorabile contro quelli che vedeva da bambina quando suo padre la portava allo stadio con suo fratello. Non riusciva a credere che Ginny Weasley fosse lì. Era stata Capitano delle Harpies e c’era una sua foto autografata all’ingresso dello spogliatoio dove le ragazze si cambiavano. E vogliamo parlare di Viktor Krum? Bastava il solo nominarlo perché nella testa della Baker partisse il coro che allo stadio le faceva sempre perdere la voce. KRUM! KRUM! KRUM! KRUM!. Per non parlare di lei, una delle donne che era stata in grado di ispirare la sua carriera da giocatrice, colei il cui poster era ancora appeso in camera sua: Angelina Johnson, una delle migliori Cacciatrici che la squadra di Grifondoro avesse mai avuto. Daphne aveva passato sette anni della sua vita a fissare il nome della oramai signora Weasley inciso nei premi custoditi all’interno della vetrinetta dei trofei, a sognare, un giorno, di poter diventare come lei. Sarebbe rimasta a fissarli per tutto il tempo se non fosse stato per il fischio d’inizio. Si era accorta solo in quel momento di essersi persa tutto il discorso pre-partita, troppo impegnata a scattare fotografie mentali di quello che si era guadagnato un posto a vita nella “Top 3” delle cose migliori della sua vita. Si sentiva su di giri, come quando si trovava sulle montagne russe. Poggiò una mano sul cuore, ringraziandolo, quando un Bolide lanciato da Dean Thomas rischiò di colpirla in pieno. Sfortunatamente i suoi riflessi avevano agito prima della sua mente: sarebbe stato incredibile poter raccontare ai suoi nipoti che quel bolide le aveva incrinato un paio di costole. Dovette spronarsi per essere concentrata -complici anche un paio di occhiate di Jill-. Aveva l’impressione di essere una bambina in un parco divertimenti. Non solo giocava contro personaggi i cui nomi erano segnati nei libri di storia, ma era anche in squadra con persone come June, Sam, Lily e suo fratello. E forse fu proprio per quest’ultimo che decise di darsi una scossa, il volergli dimostrare qualcosa, il desiderio ardente che lui fosse fiero di lei. Chissà cosa passava nella mente dei loro genitori nel vederli giocare insieme, proprio come quando erano bambini. La vittoria, poi, aveva il sapore echeggiante di quelle caramelle che da piccola si metteva sulla lingua e le scoppiettavano in bocca. Si sentiva come Hercules che dopo essere diventato un Dio a tutti gli effetti fa il suo ingresso trionfale nell’Olimpo. [...]
    Dai, Daffy. Non essere codarda. Vai. Ok…. Ok… Brava, un altro passo… SCAPPA! SCAPPAAAA!! Daphne si sentiva come quando doveva chiamare al telefono per ordinare la pizza. Le sudavano i palmi delle mani o forse in realtà era tutta un bagno di sudore. Fissava Angelina Johnson avvolta dal suo elegante abito da sera che pareva avere una luce propria, come i Santi che aveva visto una volta negli affreschi di una chiesa. Se ne stava lì con un pezzo di pergamena in mano e le guance color pomodoro. Era partita decisa ma adesso voleva solo scappare. Dovette chiamarla un paio di volte per attirare la sua attenzione perché la sua voce era scappata via, esattamente come anche il resto del corpo avrebbe voluto fare. Chiederle un autografo fu più faticoso di alzare il culo da tavola dopo tre porzioni di lasagne. Lei le sorrise, firmando la pergamena e dicendole qualcosa su quanto fosse gratificante vedere così tante donne in gamba far parte del mondo del Quidditch. A Daffy quelle parole arrivarono come quella di sua madre che provava a svegliarla la mattina. La ringraziò chissà quante volte per poi voltarsi e sospirare profondamente, cercando di ridare ossigeno al cervello che ne era rimasto momentaneamente sprovvisto come durante una sbronza. Fu in quel momento che il suo sguardo incrociò quello di Sam a pochi metri da lei. Mostrò il bigliettino sul quale la Johnson aveva fatto l’autografo, ma limitando i movimenti, così che se Angelina si sarebbe voltata, lei non sarebbe sembrata un’invasata che festeggiava con un foglietto in mano. Lo raggiunse con un enorme sorriso stampato in faccia. Le pareva di volare. «PORCA MORGANA, CI CREDI!?!? LA JOHNSON MI HA FATTO UN AUTOGRAFO.» gridava a bassa voce, come se non volesse attirare l’attenzione. Saltellò sul posto per poi aprire la borsetta ed infilare l’autografo nel portafoglio. «Quando saremo a casa avrai un posto tutto suo dentro una cornice accanto al poster di Angelina!» mormorò come solo una madre amorevole saprebbe fare. Drizzò la schiena, lisciandosi le pieghe del vestito, con una smorfia. «Comunque, mai che organizzino una festa, che ne so, in costume da bagno o vestiti ognuno come cavolo gli pare. Sempre cose eleganti. Non so più cosa cavolo mettermi.» Si strinse nelle spalle esibendo un’espressione esausta. «Ehy! Ci vediamo dopo, vero? Devo cercare la Silente per rinfacciarle un po’ la vittoria.» Si passò una mano tra i capelli con fare colpevole. «In modo giocoso, naturalmente..» Si avvicinò dandogli una leggera gomitata e baciandogli la guancia, per poi salutarlo con la mano ed immergersi nella folla. «Ehy, Cap! Ti aspetto per festeggiare al bancone dopo le chiacchiere dei pezzi grossi sul tavolo e qualche ballo scatenato in pista.» Si avvicinò a Joy per poi prenderle la mano e farle fare un giro su se stessa. «Ehy, stiamo cercando forse di rimorchiare di brutto, stasera? Guarda che fata.» si complimentò facendo scorrere lo sguardo sul vestito della Scamander. Fu allora che vide Lily e ricambiò il suo saluto con la mano. «Hai per caso visto Dean? Non riesco a trovarlo con tutta questa gente..» Si guardò intorno, alzandosi precariamente in punta di piedi, concentrandosi per non perdere l’equilibrio su quei tacchi che ormai, dopo tanti eventi, stava imparando a portare. «Vado a cercarlo. Ci becchiamo dopo.» Le diede un buffetto sul braccio per poi allontanarsi. Si fece largo tra la folla, allontanandosi dal punto in cui le persone sembravano accalcarsi, continuando a guardarsi intorno e cercando di intravedere la chioma bionda di Dean. Bingo. Un sorriso si allargò sulle sue labbra mentre si avvicinava di soppiatto, arrivandogli alle spalle ed alzandosi in un punta di piedi per poggiargli le mani sopra gli occhi. «Indovina chi sono.» Cercò di restare seria, ma una risatina le risalì su per la gola. Non ci aveva neanche provato a camuffare la voce. Fece scivolare le braccia attorno al suo collo per poi fare una mezza giravolta capitombolandogli davanti, ritrovandosi faccia a faccia con lui. «Ehylà, straniero.» Sciabolò le sopracciglia per poi avvicinare il viso al suo, posandogli un bacio sulle labbra. «Come siamo eleganti stasera..» notò posandogli le mani sulle spalle. «Così elegante che sarebbe davvero scortese non concedermi un ballo, non credi?» Aveva senso? Forse. Che gliene importava!

    Citata un po' di gente nella prima parte.
    Interagito con Sam, Joy, Dean.
    Salutata Lily.
     
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    Un biglietto omaggio. Il suo primo biglietto omaggio. C'era scritto proprio Albus Severus Potter. O meglio, non c'era alcun biglietto, ma un pass appeso al collo che gli consentiva di accedere alla tribuna della stampa tramite un'entrata separata. Inutile dire che il giovane Potter varcò quella soglia a petto gonfio, sorridendo nel rendersi conto che alla sicurezza bastò semplicemente lanciargli un'occhiata, senza bisogno di chiedergli nulla, per farlo entrare. Non tornerò mai più umile. Mai più. La tribuna riservata alla stampa - e in particolar modo al Gruppo Peverell, che di spazio ne necessitava decisamente di più, viste le attrezzature e i numeri di chi lavorava dietro le quinte - si trovava piuttosto in alto, racchiusa in una bolla di ferro e vetro che permetteva di osservare l'ambiente a trecentosessanta gradi. Nelle ultime settimane c'era stato un gran via vai al Gruppo Peverell, le cui forze si erano indirizzate per buona parte all'organizzazione e alla promozione di quell'evento; non c'era quindi da stupirsi se nella tribuna stampa fossero tutti coi nervi a fior di pelle, intenti a correre da una parte all'altra. Un'assistente di passaggio gli mise in mano una tazza di caffè bollente, camminando svelta al suo fianco, ma non tanto svelta quanto la parlantina a macchinetta con cui gli fece il resoconto della situazione. « Stiamo mandando in onda gli spot degli
    Erpf1Te
    investitori e gli inserzionisti locali stanno chiamando in continuazione per chiedere di inserire piccole clip veloci coi loro loghi ma non sappiamo cosa rispondergli perché bisogna passare la performance della Carter tra dieci minuti, però è ancora nel reparto trucco e siamo indietro sulla tabella di marcia dato che è arrivata con due ore di ritardo. »
    « Hanno pagato l'inserzione? » « No. » « Benissimo. Aspettiamo che richiamino loro e alziamo sul prezzo. A dieci minuti dalla partita la visibilità è al massimo: non può essere comprata per due spicci, per giunta all'ultimo minuto. » La ragazza annuì, ripetendo velocemente le parole di Albus nel proprio microfono mentre un altro assistente correva a lui incontro per piantargli un auricolare nell'orecchio e microfonarlo a sua volta. La gente gli si muoveva intorno in un turbinio frenetico, coi nervi a fior di pelle e il tono di qualche ottava superiore rispetto al normale. La maggior parte di loro stava lì dalle prime luci dell'alba, altri addirittura dalla sera precedente: non trovò quindi strano che avessero le pupille dilatate come cocainomani e si muovessero a scatti. Nel vedere quel chaos, il giovane Potter constatò tra sé e sé che quella di voler supervisionare personalmente l'andamento dell'evento fosse stata la scelta più saggia. Si portò alle labbra il bicchiere di caffè e, preso un sospiro, si inforcò gli occhiali sul naso, aprendo la cartellina con l'ordine del giorno. « Signor Potter? » gli bisbigliò all'orecchio un giovanissimo stagista, avvicinandosi timoroso. « Mh? » chiese, senza staccare gli occhi dal foglio e prendendo un altro sorso di caffè. « Mi aveva detto di avvisarla quando sarebbe arrivato Ethan Bennet. È alla porta. La sicurezza chiedeva.. » Si voltò di scatto verso il giovane. « È fermo alla sicurezza? Avevo esplicitamente detto di farlo entrare senza problemi. » Sbuffò, prendendo a dirigersi a grandi falcate verso la porta mentre borbottava tra sé e sé « Perché nessuno è mai pronto?! » Scansò la sicurezza, adocchiando Ethan, a cui rivolse un sorriso facendogli cenno di entrare. « Scusa. Avevo detto loro che saresti arrivato, ma evidentemente il messaggio si è un po' perso e avranno pensato che cercassi la tribuna vip. » Sospirò, assestando una pacca sulla spalla dell'amico. « È così anche ai tuoi concerti? » Questo marasma? Questo scapicollarsi da una parte all'altra per fronteggiare ogni richiesta e imprevisto? Sgranò gli occhi. « Non vedo l'ora che cominci questa maledetta diretta. » Non che l'inizio della partita lo avrebbe esonerato dalle rotture di palle, ma di certo sarebbero state in numero decisamente minore: il ruolo di Albus, in quell'ambito, era infatti piuttosto circoscritto. [..] « ED È FINITA, SIGNORI! TIRATE FUORI L'ALCOL! » Mentre parte del personale si apprestava a lanciare i programmi di approfondimento sulla partita appena conclusa, il grosso dei lavoratori tirò un sospiro di sollievo, togliendosi auricolari e microfono per avventarsi sui bicchieri colmi di champagne. La diretta era stata un successo colossale, e già i primi dati indicavano quanto stellari fossero le cifre degli ascolti. Oggi ho guadagnato una fortuna. Prese qualche bicchiere, mettendolo in mano ad Ethan, Vicky, Dash ed MJ. « Direi che è proprio giunto il momento di prepararci alla festa, che dite? » Ridacchiò, mettendo le mani su una bottiglia di champagne e cominciando a servire il gruppetto e infine se stesso. Dopo questa giornata, domattina voglio svegliarmi morto. « Chiaramente per prepararci intendo arrivare già bevuti. » Sollevò quindi il proprio bicchiere, facendolo cozzare contro quello degli altri prima di svuotarlo praticamente in un colpo solo, rimboccandolo subito dopo. « Allora MJ, dopo questa esperienza sei ancora convinta di voler fare la giornalista? » la punzecchiò ironicamente, facendo cozzare la spalla contro la sua e rivolgendole un occhiolino. « Tra l'altro..MJ, Ethan. Ethan, MJ. Mia cugina. Mio compagno di stanza ad Hogwarts ora iper famoso. Vicky e Dash non so se li conosci già tramite altre vie. » Andò ad adempiere alle presentazioni del caso, buttando giù un veloce sorso di champagne. « Allora, Eth, ci suonerai qualcosa alla festa? »
    [...] Pronto già dalla mattina, Albus non ebbe bisogno di cambiarsi d'abito e finiti i festeggiamenti nella tribuna si avviò subito verso quelli ufficiali, riunendosi ad Amunet e i bambini. Salutò la mora con un sorriso, avvicinandosi per stamparle un bacio sulle labbra. « Mi sei mancata. » disse a bassa voce, piegandosi poi sulle ginocchia per arruffare i capelli a Jay e prendere in braccio Lily. « E voi? Piaciuta la partita? » « Sììì! Nonno Harry e nonna Ginny sono stati bravissimi. Però secondo me a un certo punto erano un po' stanchi perché la partita è stata lunga e loro sono più vecchi. » A quelle parole, Albus scoppiò a ridere. « Questo però non lo dire davanti a loro. » « Ma è vero!!! » ribatté il biondino, piccato, mentre si facevano largo tra la folla degli invitati. Albus, tuttavia, sembrò bloccarsi di colpo, sbiancando in volto. « Oddio c'è Krum. Oddio. Come sto? » Si voltò nervosamente in direzione di Mun, facendosi ispezionare mentre si metteva freneticamente a posto i capelli. « Dici che faccio brutta figura se gli chiedo l'autografo? Domani è invitato in una nostra trasmissione quindi voglio farmi prendere sul serio. Però è Krum!! È una leggenda. » Sospirò, buttando un'occhiata sognante al bulgaro prima di abbassare lo sguardo su Jay. « Jay, lo vuoi un autografo di Krum? » « Chi è? » Gioventù senza valori! « È solo uno dei più grandi giocatori di Quidditch della storia, Jay. » Il biondino storse il naso. Ci credeva poco. « Mmh..io non lo conosco. E poi zio James e zio Ted lo hanno battuto, quindi sono migliori. » Assottigliò lo sguardo, fissando il bambino. « Lo faccio per te, perché arriverà il giorno in cui saprai chi è e vorrai aver colto questa occasione. »
    In seguito al discorso di Bauldry, Albus lasciò i piccoli alla custodia di nonna Molly, porgendo la mano ad Amunet per attirarla verso la pista. « Mi concede questo ballo, prossima signora Potter? » chiese, sollevando un sopracciglio ironicamente e incurvando un angolo delle labbra. Drizzò quindi la schiena, prendendo posizione per poi cominciare a muovere i primi passi al ritmo della musica. « Come è andata nella tribuna vip? Qualche episodio degno di nota? Ma soprattutto.. » si avvicinò col viso a quello di lei « ..quanto ti sono mancato da uno a cominciamo a guardarci intorno per trovare un posto più riparato? »

    Interagito con Ethan, Vicky, Dash, MJ e Mun



     
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    Ethan Bennett in quella settimana un po’ come tutte le persone di spicco nella società magica si era dato da fare. Sempre sotto consiglio del suo magnifico agente Andrew aveva avviato una campagna social per promuovere il golden match. Aveva acquistato dieci biglietti per metterli in palio su Wiztagram tramite un giveaway, oltre a quello i fortunati vincitori avrebbero avuto l’onore di farsi una foto con lui. Non avrebbe mai pensato ad una cosa del genere mesi prima, ma ormai da quando si era del tutto disintossicato dalle droghe aveva deciso di trovare altri modi per sentirsi appagato. La beneficenza era una di quelle, ma anche poter dare una mano al suo vecchio compagno di stanza al castello Albus con il nuovo progetto di cui Potter era a capo.
    « Siamo qui con i dieci fortunati vincitori del giveaway iniziato da circa una settimana. » Con lo smartphone in mano facendo una breve diretta riprese i ragazzi che avevano avuto la fortuna di vincere. « Spero davvero che vi divertiate! Ve li siete meritati. » Chiudendo la diretta e lasciandosi andare alle foto di rito si diresse finalmente verso il campo di Quidditch dove lo spettava un posto d’onore nella cabina del gruppo Peverell. Infondo poco gli importava la tribuna VIP voleva vedere da vicino la nuova opera di Potter.
    « Credo di aver dimenticato il pass… Però dai cazzo sono Ethan Bennett, mi riconosci no?» Certe cose non cambiavano mai. Era una persona ben riconoscibile sì, ma davanti alla sicurezza e l’assenza del pass non poteva fare molto. « Chiedete a Potter. Albus, sono suo ospite.» «Puoi essere anche il ministro della magia in persona, ma senza pass per questa zona non vai da nessuna parte. » Roteò gli occhi incrociando le braccia ed osservando il grosso omone davanti a lui che si ostinava a non farlo passare.
    Quando si presentò da lontano Albus fece un cenno alla security con la mano finalmente riuscì ad entrare. « Scusa. Avevo detto loro che saresti arrivato, ma evidentemente il messaggio si è un po' perso e avranno pensato che cercassi la tribuna vip. » Guardò l’amico e scoppiò a ridere sentendo la pacca sulla spalla. Quindi il pass non serviva ad un cazzo, giusto? « Ma figurati Al. La sicurezza continuava a chiedere di sto badge per passare da qui. Iniziava un po’ a darmi sui nervi, ma lascia stare, capisco bene. » Conosceva bene il mestiere della security ed ogni volta li ringraziava per il lavoro che facevano durante i suoi concerti. Non era una novità che molte persone cercavano di passare dalle retrovie per gustarsi un pezzo del proprio cantante preferito. « È così anche ai tuoi concerti?» Si fermò un attimo a riflettere su quell’affermazione. Sì lo era, ma lui era più quello che si faceva i cazzi suoi, tranne durante il soundcheck e le prove, lì diventava il peggior dittatore possibile. « Sì, diciamo di sì. Il prima è sempre così. Il post… Tarallucci e vino. » Seguì l’amico fino alla bolla di vetro e ferro, la zona dedicata per il gruppo Peverell. Rimase alzato a godersi lo spettacolo, sia in campo che il dietro le quinte di quel bel progetto che aveva messo su Albus.
    […] Era rimasto in disparte seguendo il tutto in rigoroso silenzio, ma quando la partita finì all’interno di quella zona giornalistica partì una festa. « Direi che è stato un successone. Complimenti a tutti. » Si unì anche lui ai festeggiamenti battendo le mani come tutti i presenti alla bolla. La trasmissione era andata alla grande tanto da far partire i primi tappi di champagne. Albus gli passò un flute e brindò insieme al resto dei presenti, due li conosceva solo di nome per essere dei giornalisti, l’altra persona gli venne presentata da Albus poco dopo: « Tra l'altro..MJ, Ethan. Ethan, MJ. Mia cugina. Mio compagno di stanza ad Hogwarts ora iper famoso. Vicky e Dash non so se li conosci già tramite altre vie.» Strinse la mano alla cugina di Albus. « Il piacere è mio MJ. Vuoi seguire le orme di tuo cugino? » Si girò poi verso Victoire e Dash brindando pure con loro: « Mi ricordo di voi… Qualche anno fa.. Intervista per la gazzetta? Spero di non sbagliarmi. In ogni caso mi ripresento – com’è giusto che sia – Ethan, piacere! » Tirò giù il suo bicchiere di champagne quando arrivò quella proposta che sentiva già sarebbe arrivata: « Allora, Eth, ci suonerai qualcosa alla festa? » Si ritrovò leggermente spiazzato non sapendo davvero come rispondere. Nessuno gli aveva chiesto della sua partecipazione, ma magari l’idea di fare un’improvvisata non era male. Forse aveva anche l’idea per fare il giusto tributo a qualcuno che, nel mondo babbano, si era allontanato del tutto dal mondo della musica. « Pensavo di prendermi la serata libera, ma se il grande pubblico vorrà sentire qualcosa, beh non mi tiro indietro. » Fece l’occhiolino ad Albus.
    […] Infondo non si era mai cambiato nemmeno lui. Si era presentato già pronto con il suo abito nel suo solito stile un po’ kitsch o almeno così Evelynn lo aveva avvisato in merito a quel pellicciotto che portava con sé, ma come sempre poco gli importava del parere altrui, non andava bene agli altri? Lui si sentiva divinamente perfetto per quella serata vestito così.
    «Miss Harthway mi permetta di contribuire ancora con un’altra donazione. Abbiamo fatto tutti un ottimo lavoro, ma per me ottimo non basta. » Sentì il telefono nella tasca vibrare quando con un cenno della mano richiamò a sé Andrew, il suo manager che era venuto con lui quella sera: « Ci pensi tu per un’altra donazione? Nel frattempo conosci un po’ Miss Harthway, una brava e bellissima donna come poche. Mi assento giusto un po’ per lasciarvi soli.» Pacca nella spalla di Andrew e liquidò così il suo accompagnatore per quella sera. Tirò via un flute da uno dei vassoi dei camerieri prendendo un sorso di champagne. Giochiamo al gatto e al topo? Il messaggio di Kix era arrivato da qualche secondo. Visualizzò senza rispondere sorridendo beffardo a quel whatsapp. Anche l’allenatrice delle Harpies aveva giocato quella partita, sfortunatamente per lei avevano perso, ma d’altronde era giusto dare spazio alla nuova guardia, no?
    Rimase un po’ in disparte salutando per lo più qualche giornalista che lo aveva intervistato mesi prima e rispondendo a qualche domanda di routine di altri che, nonostante dovessero godersi la serata non riuscivano a staccare la loro testa da quel lavoro. « Ho adorato la partita. Spettacolare! » Commentò così a Nathaniel o forse Nathalee. Non gli importava quelle sue parole non sarebbero finite da nessuna parte, non quella sera.
    « Prima che comincino a chiederti autografi e un'esibizione estemporanea, mi devi un ballo. » Elektra Silente spuntò all’improvviso di fianco all’ex serpeverde. « Sempre che non ti venga in mente di fare battute sul fatto che la mia squadra ha perso. » Non riuscì a trattenere una risata. Kix lo conosceva fin troppo bene e sapeva benissimo che Eth non si sarebbe risparmiato qualche battutina in merito a quella sconfitta, ma per quella sera voleva risparmiarsele. « Non costringermi a lanciarti un Languelingua. » Alzò le mani innocente dopo aver sentito all’orecchio quale sorte gli sarebbe capitata se avesse scherzato un po’ troppo su quella partita: « In realtà volevo dirti che sei stata bravissima, poco importa del risultato. » Fermò un cameriere prendendo un altro calice di champagne e passandolo a Kix: « Però sai Kix se dovessi lanciarmi quella fattura niente esibizioni…» Fece tintinnare il calice con quello dell’americana a mo di brindisi: «… Niente complimenti. » Le fece l’occhiolino andando a tirare giù quel poco di champagne rimasto nel suo calice: « Oltre ad esser stata bravissima in campo. Stasera sei bellissima, accetto con piacere un ballo. » Le allunga la mano avviandosi insieme all’americana verso la pista. Le mette una mano sul fianco iniziando a seguire il ritmo lento della musica: « Ho visto la partita dalla tribuna stampa. Hanno ripreso perfettamente il momento in cui prendevi il boccino. » Con i suoi occhi verdi si soffermò a guardare quelli della Silente: « Oltre al campo hai un talento per la cinepresa invidiabile Kix. »


    Interagito con Albus, MJ, Vicky, Dash e Kix
     
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    Di norma il maggiore di casa Cousland non avrebbe mai partecipato ad un evento del genere. O meglio, non vi avrebbe mai partecipato in presenza del Vecchio. Questo perché la parola beneficienza, per il capofamiglia, equivale ad ostentazione del proprio portafoglio al fine di assicurarsi un buon numero di consensi in più. Per Caél è invece un'eclatante perdita di tempo, mescolata ad una generosa fetta di ipocrisia targata parenti e guardati. Tuttavia, trattandosi di Quidditch - e soprattutto di scope magiche Cousland Express che attendono solo d'esser collaudate in prima persona -, nonché di Maeve che per certo assolverà i doveri da Caposcuola presenziando all'evento, il nostro principe mezzo-diseredato sorprende tutti iscrivendosi al Golden Match addirittura come giocatore. E non manca di farlo sapere ai propri seguaci virtuali e non, promuovendo il proprio marchio ed istigando alle donazioni - questo perché, chiaro, una volta accolta la partita, quanto meno è sua prerogativa assicurarsi di fare meglio del Vecchio. Per farla breve, di ottenere maggior consenso di lui e di raccogliere più assegni di lui. In nome dell'Istruzione e della Salute Mentale, ovvio. Non di certo per la gloria e per soddisfazione personale. Vestito a puntino e a braccetto delle uniche parenti da lui considerate amiche, Caél Cousland indossa un sorriso smagliante che solo chi lo conosce saprebbe decifrare nel suo vero significato: un sorriso di pura strafottenza. «E' una serata splendida, signore. Non trovate?», e nel frattempo sonda con lo sguardo il Parco della Liberazione alla ricerca dell'innominato, giusto per potersi incamminare nella direzione opposta. «Assolutamente degna della nostra Presenza, come direbbe qualcuno.», zia Penny ridacchia, concedendosi la libertà di prendere in giro il signor Coriolanus, non essendo ancora arrivato e non avendo ancora oscurato, col proprio temperamento spiccatamente socievole, ogni briciolo di allegria esistente a questo mondo. «Oggi siamo audaci e trasgressive, mh?», sottolinea Cay, dando una leggera gomitata a Vee per riportare la sua attenzione sul quadretto familiare. Non può fare a meno di domandarle: «Chi stai cercando?», o meglio, perché mai lo stai facendo in presenza del tuo amatissimo e per nulla geloso fratello? - ma questo lo tiene per sé, non essendo una persona incline alle manifestazioni emotive. D'altronde non ci si potrebbe aspettare altro da mister sarcasmo. «Vado a salutare il resto della squadra. Mi raccomando, zia Penny, lancia giusto un'occhiata o due al nostro diamante della stagione.», questo perché Caél Cousland è profondamente legato alla sorella, ma sia mai non debba punzecchiarla in qualche modo. E' nella sua natura di personaggio antipatico. Per smorzare la stoccata le fa l'occhiolino e le manda un bacio volante, prima di muovere qualche passo in direzione di Sam e Lysander, magico duo del Quidditch e suoi carissimi amici. «Direi che a questo punto Dragomir dovrebbe sentirsi obbligato a reclutarmi come nuovo Cacciatore. C'è troppa chimica tra noi.», esordisce così, agguantando un bicchiere d'aperitivo da un cameriere che si aggira nei dintorni. «O quanto meno ad accettare un'eventuale proposta di fornitura scope volanti. Prima che io la faccia alla Silente.», viene interrotto nel suo discorso politico da un'esuberante Daphne Baker emozionata all'idea di aver sfidato le leggende del Quidditch: «PORCA MORGANA, CI CREDI!?!? LA JOHNSON MI HA FATTO UN AUTOGRAFO.», benché non si sia rivolta a lui, Cay commenta lo stesso qualcosa tipo:
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    «A saperlo, che ci tenevi così tanto, avrei portato una penna anch'io.», ridacchia per farle capire che sta scherzando e che non ha realmente intenzione di firmarle un autografo - in fondo non la conosce abbastanza, potrebbe essere una tipa alquanto suscettibile - e viene poi catturato dalla presenza di Jillian, che saluta esclamando: «Vedo che sei migliorata con la mazza, Jill. Ottima presa.», perché insomma, la lingua pungente del signor Cousland - e annessi doppi sensi - devono farsi riconoscere sempre. «Drink? O altri stratagemmi per rendere la serata vagamente interessante?», domanda, senza di fatto attendere risposta. Afferra un bicchiere di vino e lo scola abbastanza rapidamente - come suo solito. E' proprio vicino al buffet che nota Betty, alla quale si riserva di chiedere: «Piaciuto l'omaggio a Fabius Watkins che ho fatto in volo?», ridacchia, riferendosi all'ennesima leggenda tra i Cacciatori del Quidditch. Si guarda poi intorno, abbastanza stranito da una certa assenza. «E la nostra metà della mela? Dov'è finita?», domanda, riferendosi all'elemento mancante del trio: Karma Paciock. Sono un gruppo assurdamente assortito, loro tre - ma forse proprio per questo inaspettatamente funzionante.

    Interagito con Vee, Sam, Lysander, Daffy, Jill, Betty
    Citati Rocky e Kix

     
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    Che a Winter Bouchard il Quidditch faccia pure abbastanza schifo è risaputo – eppure c’è una sola componente del gioco a cui non rinuncerebbe mai: il testosterone. E’ l’unico motivo, oltre che il dovere di fare il tifo per Kix, per cui se ne sta in piedi sugli spalti – visto che sedersi tra le spalle sudate che le stanno attorno non è contemplato. Non conosce nemmeno per sogno tutti i giocatori – tranne i big del clan Potter-Weasley e, ovviamente, Viktor Krum, su cui Kix non ha smesso di sproloquiare per un secondo ieri sera a casa. Riconosce, da lontano, James e qualche altro volto conosciuto o solamente incrociato per i corridoi del Castello – visto che, quest’anno, alle lezioni ci sta andando per davvero, e chi l’avrebbe mai detto che andare fisicamente ad ascoltare i professori avrebbe portato a migliori risultati? Sicuramente non Winter.
    E’ quasi sorpresa quando riesce ad uscire indenne dagli spalti, dopo la vittoria dei Junior – non che abbia mai capito le regole del Quidditch, ma si è impegnata con tutta se stessa ad improvvisarsi cheerleader per la coinquilina – non può dire con certezza di aver fatto il tifo in maniera sensata, ma si è basata sulle urla di gioia che i tifosi dei Senior lanciavano, andandogli dietro con un’enfasi sorprendente.

    « Win, Win! », alza lo sguardo non appena sente chiamare il suo nome, e con un sorriso a trentadue denti si avvicina in direzione di Kix e di una ragazza bionda che ha visto qualche ora prima sul campo.
    « Che bomba che sei stasera. Me lo dai il tuo numero prima della fine della serata? », ride, accettando il complimento senza alcun imbarazzo, piroettando su se stessa per farsi ammirare nel nuovo fazzoletto che costa troppo per i metri di stoffa, come direbbe sua sorella, «Visto, ah? Comunque ha parlato lei», la rimbotta bonariamente, allontanandosi di un passo per osservarla meglio, «Questo vestito ti sta da urlo, e sappi che se continui a farmi avances prima o poi dovrò prenderti sul serio», la avvisa, scoccandole un occhiolino.
    Si volta in direzione della ragazza, quindi, e fa per aprire bocca quando Elektra la precede a gamba tesa: « Se non vi conoscete già, Joy lei è Winter, la mia adorabile coinquilina a cui non può fregare di meno del Quidditch, sempre che non si parli di manzi perché allora hai la sua completa attenzione. Win, lei è Joy, il mio infallibile capitano nonché una delle migliori destriere di tori meccanici io abbia mai visto da tot anni a questa parte ». Non può fare a meno di scoppiare a ridere, quindi, afferrando un flute di champagne da un vassoio poco distante, «La fai sembrare una cosa così negativa!», esclama, divertita, «Chi sono io per negarmi la possibilità di vedere una… un’insalata di manzi, tutti insieme che combattono… per le palle? Boh», si stringe nelle spalle. «Winter, ma chiamami Win- nonostante l’astinenza qualcosa ci ho capito, giuro, sei stata stupenda! E stai benissimo con questo vestito», si compliemnta, quindi, scoccandole un sorriso.
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    « Allora ti sei divertita? Ho sentito le tue urla da 20 metri da terra. Sei la mia groupie preferita. Hai visto che finta Wronski che ho fatto alla signorina qui presente? », il sorriso fiero lascia lo spazio ad un'espressione confusa – aggrotta le sopracciglia, prendendo un primo sorso di champagne, e la vocina nel suo cervello, sempre in allerta, strilla Vacci piano! E ci andrà piano – ci deve andare piano. «Una finta che… ?», domanda, con una smorfia che sembra dire non guardate me, che cazzo ne so. «Comunque, per passare alle cose più importanti… io stasera devo assolutamente trovare qualcuno che mi regali almeno tre orgasmi», annuncia, per nulla a disagio dalla presenza di Joy, «Anche il vibratore si è rotto le palle di me, davvero», sospira, «Cioè, si sono scaricate le batterie, però l’ho preso come un segno divino». Alza le spalle, quindi, voltandosi verso Joy con fare drammatico, «Seriamente, se conosci qualcuno di single buttamici contro con nonchalance, te ne sarei grata per il resto della mia vita», ridacchia.
    « Signore, vi lascio per qualche minutino. Aspettatemi per fare i casini grossi. », annuisce, distrattamente, osservando Kix che si dirige verso un ragazzo, «Boh, vedi?!», fa a Joy, «Lei ne ha già trovato uno, non è assolutamente giusto», ecco!
    Fa vagare quindi lo sguardo attorno alla piazza, quindi, finché gli occhi non si posano su una chioma biondiccia in particolare, «Ecco, lo vedi lui?», si avvicina a Joy, prendendola a braccetto, ed indicando Caél senza, possibilmente, essere troppo ovvia, «Tipo settimana scorsa mi ha seguito su Wizta», il corteggiamento del ventunesimo secolo, quindi, «Lo conosci?».


    Interagito con Kix e Joy
    Citati James, i Senior e Caél
     
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    Ore 19:57. In uno dei villini in prossimità dell'estremità di Hogsmeade, si stava consumando quello che avrebbe dovuto risuonare come un dramma dalle tinte shakespeariane ma che, ad occhi ed orecchie indiscrete fortunatamente lontane, sarebbe apparso tutt'altro che un momento disperato e tragico. « Lo sapevo. Sapevo sarebbe finita così, eppure innocentemente te l'ho chiesto lo stesso e tu lì da bravo a darmi retta. » Maeve, infilandosi in maniera frettolosa i sandali gioiello del cambio abito post-partita, aveva iniziato con quella filippica da svariati minuti, subito dopo essersi resa conto d'aver perso la cognizione del tempo una volta varcata la soglia di casa. Il tono della rossa avrebbe dovuto risuonare accorato, ma stava davvero faticando nel mostrarsi seria, anziché divertita all'inverosimile. Trafficando col proprio vestito grigio dalla scollatura bassa, si rialzò sulla spalla un lembo della manica dal tessuto morbido, andando nel frattempo alla ricerca di un orecchino perso chissà dove nella stanza. Dov'è finito? E quando ho perso anche la bacchetta?! « "E se ci preparassimo a casa? È più comodo, rispetto i dormitori. Niente compagni ad occupare il bagno. Niente fretta. In totale libertà. Questione di pochi minuti e via, è anche più vicino." » Lanciò un'occhiata di sbieco, al moro vittima delle sue lamentele flemmatiche, di cui stava ripetendo le frasi di qualche ora prima - o quasi, mettendoci molti più dettagli inventati, o che peggio erano usciti dalla sua di bocca anziché di Derek. Nel mentre, tentava di sistemarsi al suo fianco di fronte allo specchio, con una fretta che - era palese - non lasciava poi molto spazio all'immaginazione del perché di quel contrattempo. « "E in effetti è arrivato il nuovo quadro l'altro giorno. Non vuoi vederlo? Ma poi ancora con questo Albatros, con tanti altri soggetti più belli?" » Continuò, facendoglisi più vicina e dandogli le spalle, in un muto invito ad aiutarla con la zip dell'abito. « Il quadro, dovevi farmi vedere. Il quadro. » Attraverso il riflesso, continuò a scrutarlo con lo sguardo assottigliato affinché tirasse su la cerniera senza perder tempo in altro, ruotando subito dopo su se stessa per puntargli l'indice contro il petto - con un fare e la sua vocina bassa che avevano ben poco di minaccioso... Ma tant'è. « Non guardarmi così! Non funziona quel sorrisetto soddisfatto e divertito. E non provare a dirmi che poi, a una certa, non sembravo molto contrariata! » Certo che non eri contrariata, hai iniziato tu a tirargli le solite battute provocatorie Maevey. Ed ora stai facendo la gnorri e siamo quasi in ritardo. Okay, manca mezz'ora, ma è un fuori programma. E se inizia a cercarlo suo padre... Non che la momentanea assenza di due giovani studenti fra tanti avrebbe riscosso chissà quale problema, ma Lei era una Caposcuola e quel tipo di eventi in particolare avevano pur sempre una valenza differente per famiglie di un certo rilievo. La beneficienza, le raccolte fondi e simili, erano un mezzo perfetto per ottenere consensi e stabilire contatti importanti. E per distinguersi, instaurando conversazioni che all'apparenza potevano sembrare ininfluenti, ma che Maeve sapeva bene fornissero un continuo trampolino di lancio in quel mondo artefatto che era il loro. « Non farti ingannare da quello che sembra un sorriso: questa è un'espressione assolutamente seria. Non mi farai ridere, okay? » E ci provò anche, a continuare la messinscena da persona matura, fissandolo di sottecchi ed aiutandolo a chiudersi la camicia con movimenti gentili e più lenti. Se non altro, riuscì a durare un mezzo secondo. Poi, com'era evidente sin dal principio nonostante le tante storie soltanto per creare pathos, si morse il labbro inferiore e crollò scoppiando in una risata cristallina contagiosa. L'ultima, prima d'entrare nei panni della signorina perbene dell'alta società come le si richiedeva.tumblr_pjg4gnp21R1qjio79o5_250 [...] Arrivata in perfetto orario nonostante le mille proteste, e lasciato l'Hamilton alla ricerca di suo padre e Savannah, aveva scovato la sua di famiglia ingombrante. La parte che più le andava a genio e le stava un minimo a cuore, ovviamente. Superato il discorso di Bauldry, la tiritera di convenevoli ed applausi d'apertura delle danze, non era stato difficile trovare il suo brillante fratello maggiore accompagnato da zia Penny. Aveva cambiato atteggiamento in maniera fulminea, la Cousland, calandosi nei panni della persona più altezzosa e composta non appena giunta in quel caleidoscopio di gente dalla svariata estrazione sociale. Era abituata, a quei contesti, a tal punto da non provare più alcun tipo di tensione. Era come nuotare in acque chete perfettamente conosciute. Se Caél aveva sempre dimostrato una mancanza totale d'interesse, un'insofferenza per quelle etichette che non mancava di ridicolizzare coi più disparati commenti... Lei ci si era invece abituata presto, a farne parte integrante delle sue giornate. All'apparenza, chiaramente. Soltanto perché si reputava superiore a certe infantilità e sapeva che le servissero, quei bagni di folla fra i parrucconi - considerato il tipo di percorso che voleva intraprendere e gli obiettivi al limite dell'ambizioso che si era prefissata per la sua carriera. Io almeno non l'ho mai nascosta, la mia ambizione. Guarda qui invece quanta ipocrisia ed ostentazione. Si fa a gara a chi sborsa più Galeoni, soltanto per apparire. «E' una serata splendida, signore. Non trovate?» Agganciata al braccio di suo fratello, inarcò un sopracciglio, spostando lo sguardo verso il maggiore di casa Cousland. « Mh. Mh. » Unico commento, dopo aver scosso il viso divertita, captando l'ironia insita in quel tono che conosceva bene. «Assolutamente degna della nostra Presenza, come direbbe qualcuno.» Qualcuno che ancora non avevano incrociato. Coriolanus Cousland, alias Mr. Etichetta. E tanti altri appellativi poco carini, decisamente inappropriati da pronunciare per una signorina a modo. «Oggi siamo audaci e trasgressive, mh? Chi stai cercando Rispose alla gomitata, lanciando un'occhiata di traverso al biondo, sistemandosi lo scollo sul seno mentre riprendeva a vagare con gli occhi chiari nella folla tutt'attorno a loro. « Se è il tuo modo carino per dirmi che sono bellissima, grazie! » Trillò, palesemente sarcastica nel tono quanto nelle movenze frivole che la portarono a scrollarsi la cascata di lunghi capelli sulle spalle. « Cercavo le ragazze, stasera ci siamo tutte, ma non le ho ancora viste. E Derek. Non hai ancora avuto il piacere di conoscerlo, sì, ti anticipo; hai giocato anche contro suo padre oggi. Ma immagino tu sappia già tutto. » Che è un Hamilton e che è il mio ragazzo, dal quale preferirei tenere lontano ogni Cousland. Ci ha già pensato il Vecchio a metterlo a disagio, a Giugno. Se ti ci metti anche tu, soprattutto se scopri della casa prima che possa dirtelo io... tragedia argentina. «Vado a salutare il resto della squadra. Mi raccomando, zia Penny, lancia giusto un'occhiata o due al nostro diamante della stagione Ecco appunto, alla faccia del paternalismo. Scusa Cay, il diamante della stagione non è più tanto puro ed immacolato. Arrivi tardi. Sollevò lo sguardo verso l'alto, salutandolo con un colpo sul petto. Il massimo ottenibile, come manifestazioni d'affetto fra Cousland. E zia Penny parve prendere perfino alla lettera, quella velata disposizione di Cay, seguendola nelle prime conversazioni e saluti ad alcuni esponenti delle famiglie a loro "amiche" e non. [...] « Da questo suo brillante discorso, sembra quasi che lei confonda la beneficenza con l'amministrazione, signor Thompson. » Battuta non proprio ironica, a termine di sproloqui infiniti di punti di vista politici retrogradi e colmi di conservatorismo, ai quali la ragazza era andata contro per parecchi minuti - seppur mantenendosi avveduta. Tanto che due degli uomini presero quell'ultima uscita con palese divertimento, ridendosela di gusto. Che decerebrato, esattamente come i figli. « Touché, signorina. Coriolanus mi aveva appena accennato, del vostro naturale aplomb e la sagacia, nonostante la giovane età. Piuttosto inconsueto, ma ammirevole. » Certo, perché sono una donna. Ho diciassette anni e non posso capirne di politica come te, vecchio stronzo blasonato. Dovrei starmene a bordo pista come tua moglie, un trofeo soltanto da esibire. Il patriarcato, sempre il patriarcato. « Lo considero piuttosto un dovere, preoccuparci del nostro futuro. » E, prima che potesse propinarle di ballare con uno dei figli - ma neanche morta! - si dileguò educatamente, scaricando anche zia Penny che restò bloccata in un giro di Valzer. Allontanandosi, prima di adocchiare finalmente alcune delle Mean a ridosso della zona adibita al ballo, incrociò Amunet con famiglia al seguito. Le rivolse un fioco sorriso ed un cenno di saluto ed intesa, addolcendosi alla vista dei piccoli nanetti Potter, prima di disperdersi fra le sue amiche. « Cosa sono quelle facce? Non ditemelo: mi sono persa lo scandalo della serata? Chi ha fatto cosacce con chi, nei bagni? » « Quando credi di averle viste tutte... » Seguì lo sguardo basito di Max, trovando ad una lunga distanza fra la massa di gente, suo nonno intento a dialogare amabilmente con una radiosa Cassandra Black. Dovrebbe stupirci? « Come si suol dire: chi si somiglia si piglia. » Trattenne una mezza risata, soprattutto per l'espressione furbetta e malefica successiva di Max, che prese Domiziana per mano, col chiaro intento di prendere a sfilare in giro con la bionda e far arrovellare al solito la Megera. Rimasta sola con Elladora, l'unica rimasta del gruppetto, l'affiancò passandole un flûte di champagne come il suo - che neanche lei stava realmente bevendo. « Stai benissimo! » Ma ancora una volta sembri anche terribilmente annoiata. O smarrita. Entrambe forse... come darti torto. « Troppa gente? Non esserne intimidita, Ellina. Sono solo... persone. » Si strinse nelle spalle, sorridendole amabilmente. « Guardali bene, uno ad uno. Neanche la metà, di tutti questi filantropi e investitori ci crede veramente, a ciò che fa. Ma è così che funziona, anche quando si tratta di beneficienza: dare ed avere. » Ah, quanto mi erano mancati questi momenti di conquista il potere con atti caritatevoli e discorsoni diplomatici. « Non badano realmente a noi. Oggi sono tutti qui, animati da buone intenzioni, a dar mano al portafoglio per una giusta causa come il CIM, soltanto perché domani dovrà parlarsi di loro sulle maggiori testate... di come Tizio sia stato smisuratamente generoso e umanitaristico; mentre la famiglia x al solito di rilievo rispetto alla y, quando si tratta di eventi sociali. E il discorso di Bauldry? Oh, sì che uomo fantastico, pieno di buone intenzioni coi nostri giovani. Gli affiderei anche il mio gatto. E via in un giro continuo. » Scosse il viso divertita, pronunciando sottovoce l'intero discorso a metà fra il beffardo e il serio, affinché potesse carpirlo soltanto la Tassorosso al suo fianco. « Guarda invece i personaggi con una certa fama: loro se ne fregano. Fanno bene? Probabile. Lilac Scamander sembra vestita da circense, o ballerina volante, devo ancora decidere; ho sentito Daphne Baker urlare come se fosse ancora allo stadio; per non parlare dello stato di Ethan Bennett. » Giocò col calice fra le mani, indirizzandolo verso ognuno degli ospiti a cui si riferì per farsi seguire dalla bionda - utilizzando un tono ironico, per sottolineare il fatto che fosse sarcastica per farla sorridere e rilassare, più che essere irreverente coi poveri malcapitati. Ma con te non funziona neanche il gossip mi sa. « Potrei invitarti a ballare il prossimo lento, come atto di ribellione verso i vecchi e il sistema, ma non voglio rubare la scena alle Nanax. Magari troviamo il tuo cavaliere, mh? Non c'è stasera? »

    Interagito con Derek - Caél non è come sembra; Caèl, Ella, le Mean in generale. Salutata Mun.
    Menzionati Saw, Lilac, Daffy, Ethan (skusatela, ma non troppo)


    Edited by ~Zireael - 5/3/2021, 02:40
     
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    L'urlo che si sollevò dalla folla quando il fischietto dell'arbitro segnò la fine della partita, annunciando la vittoria dei Junior, la investì con la stessa forza di uno schiantesimo. Con la mazza ancora sollevata a mezz'aria, June si guardò attorno attonita per un paio di secondi, i grandi occhi azzurri spalancati e illuminati da un barlume di sorpresa. « Abbiamo vinto? » Domandò, a nessuno in particolare, mentre il suo sguardo incrociava quello di una Daffy altrettanto incredula; l'adrenalina in circolo era talmente tanta che non aveva nemmeno fatto caso al punteggio, troppo concentrata sui bolidi che schizzavano per aria impazziti. Smontata dalla scopa, si slanciò in direzione della coinquilina, stringendola in un abbraccio soffocante, la voce soffocata dai cori del pubblico. Si staccò da Daffy per guardarsi attorno, istintivamente alla ricerca del resto dei compagni di squadra, e quando incrociò lo sguardo di Sam esitò un istante. Qualche tempo addietro, prima del Midsummer, non ci avrebbe pensato due volte a corrergli incontro per schiaffargli un'amichevole pacca sulla spalla accompagnata da esultazioni di dubbio gusto. In quel momento, però, si limitò ad alzare il pollice in segno di vittoria da lontano, con un sorriso impacciato stampato sulle labbra. Nel giro di un paio di secondi, rifilò un cinque a James e corse incontro aLeonard, saltandogli letteralmente in spalla. « Agli spogliatoi, Lynch! » Lo incitò, senza alcuna intenzione di scendere, iniziando a cantare We are the champions a squarciagola.

    Continuò a cantare ed esultare per almeno un buon quarto d'ora, saltellando dall'una all'altra delle compagne di squadra come un cagnolino eccessivamente emozionato fino a quando, dopo una doccia ed essersi resa presentabile, parve aver recuperato il contegno necessario a prendere parte alla festa in maniera civile. « Mio padre e i miei fratelli dovrebbero essere qui da qualche parte. Ci vediamo dopo? » Salutò Daffy e si fece largo tra la folla, alla ricerca delle figure slanciate dei parenti. Giuro che se non sono venuti mi auto-diseredo. Una preoccupazione vana, considerata la passione per il Quidditch di Zach e Theseus e la generosità di suo padre Felix per qualunque causa di rilievo. In realtà, quando erano trapelate le prime indiscrezioni sui Senior, June aveva sperato che anche suo padre accettasse di risalire sulla scopa. Pur sapendo che non amava affatto ritrovarsi al centro dell'attenzione, ai suoi tempi era stato un Cercatore provetto e una parte di lei scalpitava all'idea di misurarsi contro di lui in un evento ufficiale, specialmente dopo lo sconcerto sollevatosi in famiglia in seguito alla sua scelta professionale. In fondo è meglio così. Probabilmente nonna avrebbe dato di matto e ci manca solo che la stampa si interessi al resto della mia famiglia. Superò un paio di ospiti, sollevandosi sulla punta dei piedi per scrutare meglio tra i presenti, e all'improvviso lo vide. A pochi passi da lei, in un elegante completo scuro, Oliver Baston in persona stava chiacchierando amabilmente con Aidan Lynch. Si fermò imbambolata a fissarlo, ancora incredula di trovarselo davanti in carne ed ossa e, soprattutto, di averlo appena battuto in una partita di beneficienza. E non solo lui! Abbiamo praticamente stracciato le leggende del Quidditch più famose di sempre! « Oh, Juniper! » Forse sentendosi il suo sguardo addosso, il padre di Leonard la invitò ad avvicinarsi, salutandola calorosamente. Non aveva avuto molte occasioni di trascorrere del tempo con Aidan Lynch - dopotutto, il rapporto di Leonard con suo padre non era sempre dei migliori - ma l'uomo sembrava averla presa in simpatia e, durante i loro incontri, era sempre incredibilmente informato su qualunque notizia sportiva di rilevanza. « S-signor Lynch! Tutto bene? » Biascicò, intimidita e imbarazzata, prima che l'uomo si rivolgesse a Baston. « Juniper è un talento con la mazza, ed è anche amica di mio figlio. A proposito, sai dov'è? » June fece appena in tempo a scuotere il capo, la gola secca come carta vetrata, che Oliver Baston - il suo idolo indiscusso, l'uomo di cui aveva ancora il poster appeso sopra il letto a casa dei suoi genitori - le porse amichevolmente la mano. E senza guanti da gioco, non come nelle formalità ufficiali! « Piacere di conoscerti. Non ci sei andata leggera lassù, eh? Scommetto che il vecchio Zabini ci ha rimesso almeno tre o quattro costole! » Ormai paonazza, June si lasciò sfuggire un misto tra una risatina frivola che scemò in un pigolio. Si sentiva come se fosse improvvisamente tornata dodicenne e si trovasse in compagnia della cotta più grande di sempre: il cuore le batteva all'impazzata, pompando insistentemente il sangue nelle tempie, e il cervello aveva tagliato qualunque contatto con la lingua. Non si rese nemmeno conto di parlare. « M-meglio lui che te. » MA CHE CAZZO DICI. TI SEI BEVUTA IL CERVELLO?! Fra le innumerevoli cose sbagliate che poteva dire - da Ho il tuo poster appeso sopra il mio letto a Sposami! - la fortuna volle che le sue parole suonarono come una battuta, strappando una risata a entrambi i Senior. Ecco, ora taci. TACI. Ci manca solo una dichiarazione di amore eterno e puoi iniziare ufficialmente a scavarti la fossa. « È questa la postazione degli impediti? » L'arrivo di Ted la riportò bruscamente alla realtà e, dopo il primo istante di sorpresa, June rivolse un cenno di saluto ai due ex-giocatori, aggrappandosi saldamente alla mano del compagno di squadra. « Non credo di avertelo mai detto prima d'ora ma ti amo, Ted Lupin. » Sussurrò, appena si furono allontanati. Da una dichiarazione a un'altra, insomma. « Cioè, non nel senso romantico del termine ma se in questo momento tu dovessi aver bisogno di un rene e fossimo compatibili... beh, non esiterei a darti uno dei miei. » Un po' macabro ma rende l'idea. Si sistemò di fronte a lui, poggiandogli una mano sulla spalla e sistemando l'altra dentro quella di Ted, accompagnata da una risatina. « Se avessi un galeone per tutte le volte che mi hanno pestato i piedi a un ballo potrei comprarmi i Falcons. Soprattutto da quando sono in Inghilterra. » Cos'avete voi inglesi contro i balli tradizionali resta un mistero. E dire che ad Hogwarts ne organizzano almeno uno all'anno! Gli rifilò una pacca all'altezza delle reni, per farlo stare dritto. « Ma per tua fortuna, io sono una ballerina con i controbolidi, perciò scordatelo di fare figuracce. Ne va del mio onore. » Nonostante d occhio esterno avesse assunto la posizione della dama, si premurò di iniziare a guidare i movimenti, spingendo con il ginocchio contro quello di Ted per fargli capire in quale direzione muoversi. « Ma ti rendi conto che abbiamo battuto Krum? KRUM! » June scoppiò a ridere, accompagnata da un'ondata dell'euforia che si era impossessata di lei in campo. « Krum, Baston, Zabini, Lynch, metà della tua famiglia... siamo davvero eccezionali! » Come minimo ci meritiamo una serata a base di cibo spazzatura e giochi da pub! « Se qualche anno fa mi avessero detto che avrei partecipato a una partita del genere - e l'avrei persino vinta! - non ci avrei mai creduto. Nemmeno dopo un paio di brownies speciali. » Il sorriso sulle labbra non sparì ma June si ritrovò ad arricciare il naso nel sentir parlare di dramma romantico. « Non sarebbe una festa degna di nota senza almeno una rissa, ma preferisco che gli scandali riguardino loro, piuttosto che noi. » Sollevò entrambe le sopracciglia, con aria complice ed eloquente. E ora non venirmi a dire che non stai evitando qualcuno in particolare. Tra conigli ci si intende, mh? « E a proposito di romanticismo..secondo te.. » Incuriosita, June si avvicinò appena a Ted, nel tentativo di udire ciò che stava dicendo nonostante la musica e il chiacchiericcio di sottofondo. « [...] Nonno Ted. Suona bene, no? » Man a mano che Ted parlava, l'espressione appena confusa sul viso di June si sciolse in un sorriso e, da lì, sfociò immediatamente in una risata sincera, a tal punto che si ritrovò a grugnire un paio di volte. « Oddio, scus- » Ma non riuscì a trattenersi: riprese a ridere, con altrettanti grugniti. Le ci vollero un paio di minuti per ricomporsi, asciugandosi distrattamente la guancia. Aveva riso così tanto che le era sfuggita una lacrima. « Mia nonna è indubbiamente un ottimo partito, ma se stai mirando al suo patrimonio temo di doverti deludere: per vincolo matrimoniale tutta la sua eredità passerà esclusivamente chi ha sangue Rosier. » Si strinse nelle spalle, divertita. « Ma se stai cercando un consiglio per fare colpo » Gli scoccò un'occhiata complice. « Delphine ama le Camelie e i gioielli costosi. Soprattutto diamanti e zaffiri. » Mentre volteggiavano gettò un'occhiata alle proprie spalle, intravedendo la figura di sua nonna che chiacchierava con qualche conoscenza d'alto rango. Sebbene immersa nella conversazione, gli occhi chiari di Delphine erano fissi su di loro e June giurò di averla vista tendere il collo per non perderli di vista tra le coppie in pista. « Uh, guarda guarda. Credo proprio che ti abbia adocchiato anche stasera! » Invitò Ted a guardare in quella direzione con un cenno del capo, sogghignando. « Giuro che l'ho persino vista sospirare. Non c'è niente da fare, siete palesemente anime gemelle. Non so se mio padre la prenderà bene ma farò il possibile per farti uscire indenne dalle cene di famiglia, croce sul cuore. » E si disegnò una piccola x sulla stoffa del vestito, nella parte sinistra del petto. Se June poteva immaginare sin troppo bene cosa frullava nella testa di Delphine, i numerosi giornalisti a bordo pista e i flash dei fotografi non erano da meno. Domani pubblicheranno così tante cazzate da poter usare quei giornaletti come carta igienica sino alla fine dell'anno. Fu in quel momento che giunse l'illuminazione. Riportò lo sguardo su Ted con un sorriso innocente, facendo scivolare il braccio dietro la sua schiena. « Un bel sorriso per la stampa, Ted. » Tre, due, uno. « E casqué! » Senza nemmeno avvisarlo, lo spinse all'indietro sino a farlo reclinare su sé stesso nella tipica figura del tango, sorreggendolo come meglio poteva. Il tutto durò non più di cinque secondi e, nel risalire, si ritrovarono a incespicare, rischiando di perdere l'equilibrio. Prima ancora che si fossero raddrizzati, June era scoppiata a ridere per l'espressione oltraggiata di alcune vecchie megere impomatate poco distanti.

    Prima parte: Interagito con Leonard, James e Daffy. Sam (da lontano).
    Obv nello spogliatoio avrà fatto un po' di baldoria con le ragazze, se vi serve è vostra disposizione.
    Seconda parte: momento imbarazzoso di June che ritorna dodicenne e parte finale tutta per nonno Ted.
     
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    200 sterline per entrare a vedere una partita di Quidditch di cui non capirai nulla, dall'inizio alla fine. Fortuna è beneficenza altrimenti non so proprio perché sarei qui. Se lo continua a ripetere, Olympia, mentre una gentilissima maschera le indica qual è il suo posto una volta arrivata nella tribuna vip. Non è la prima volta che si trova in quella sezione di campo, è vero, ma è certa che come tutte le altre volte si sentirà estremamente fuori luogo se non si conterà l'accorato tipo che farà per la sua famiglia. E questa volta è pure divisa, ce n'è un po' in una squadra, un po' nell'altra. Almeno non succederà come sempre che tifo la squadra sbagliata. « Lo sai perché ti trovi qui, sì? » Guarda Peter, annuendo con convinzione. « Sarai il mio personalissimo telecronista che mi spiegherà tutto. » « Il nostro. » Lizzie, affidatale da Vicky, la corregge e prende ad annuire in sincro con la rossa. Povero Peter, non sai nemmeno cosa ti aspetta. « Ma parliamo di cose serie - » perché dai, non posso davvero sostenere una conversazione importante sul Quidditch « - che ne dite dell'organizzazione plastic free? » Sciabola le sopracciglia ramate, effettivamente orgogliosa di aver potuto dare una mano, passando attraverso il gruppo Peverell, a rendere l'intero evento quanto più eco friendly possibile. Prende dal proprio posto il kit di benvenuto che ogni possessore di un biglietto per la tribuna vip ha e prende a tirare fuori i vari gadget affinché entrambi possano vederli. « Non c'è una sola cosa di plastica e anche ciò che è da mangiare è a chilometro zero. » Lo dice con fierezza mentre passa a Lizzie il mini set di marmellate di una piccola realtà poco fuori Hogsmeade. « Ma se andrà per le lunghe, non mangeremo solo queste per pranzo, vero? » Lo sguardo terrorizzato negli occhi della bionda la fa scoppiare a ridere prima di intravedere Mun arrivare alle sue spalle, con Jay e Lily ad aprire la fila. « Un bacio alla zia, subito. » Si abbassa alla loro altezza, mettendosi nel mezzo aspettandosi un bacio per guancia, così come avviene. Non fa in tempo a rialzarsi in piedi che Lizzie ha già indicato ai due dove sedersi così da cominciare a giocare come niente fosse. « Pronta allo strazio? » Domanda alla cognata con un sorriso dopo averla salutata. « Abbiamo qualche buona bottiglia di distrazione per fortuna. » Indica il secchiello con un paio di bottiglie al suo interno - acqua, vino e qualche lattina di birra per coloro che non possono proprio rinunciare all'atmosfera sportiva - vicino ai loro posti con fare piuttosto eloquente. « Betty e.. - » ..Emilia? Non fa in tempo a concludere la domanda che la bionda e la mora compaiono alle sue spalle. Saluta con un sorriso Betty, leggermente più imbarazzato quando si tratta di rivolgerlo alla Berker. Dai Olympia, ne è passata di acqua sotto i ponti, sarà cambiata anche lei. Si dice per poi annotarsi mentalmente di doverle assolutamente chiedere il numero prima della fine della giornata per creare il gruppo delle damigelle e cominciare ad escogitare qualcosa per la novella sposa. « Ditemi che anche voi non siete amanti dello sport. » Prende a dire, lasciando scivolare lo sguardo verdastro su di loro, prima di tornare a Peter. Oh, Peter, come ti divertirai a fare il beato tra le donne. « Speriamo solo non duri troppo. »
    [..] Come non detto, le ultime parole famose. Non solo non era durata poco, no, ma era durata quasi tutto il giorno, lasciando un'Olympia Potter piuttosto provata a chiedersi, a più mandate, perché le fosse venuta la brillante idea di partecipare anche alla partita e non andare solo alla serata. E le sue buone intenzioni iniziali, partendo da qualche bicchiere di acqua, si erano trasformate in bruttissime durante il pranzo quando aveva preso a bere vino bianco che aveva solo contribuito a quella leggera fase di abbiocco verso le 14 che l'aveva portata a guardare Peter con sguardo implorante, chiedendogli di svignarsela o di svegliarla quando sarebbe finito tutto. « Quindi, impressioni a caldo su cosa si prova nello stare nella tribuna stampa? » Chiede a Dory non appena varcano la gran bolla calda che delimita l'area adibita per quei festeggiamenti serali. Si sono preparate insieme, usufruendo di casa sua, estremamente vicina al Parco della Liberazione e quindi tappa piuttosto comoda per fare un veloce pit stop per darsi giusto una sistemata e indossare un abito più consono al tono della serata. « No, non possiamo andare da quella parte. Off limits. » Blocca immediatamente la cugina con una mano sul braccia mentre scuote la testa. « Li vedi? Vuoi per caso finire in mezzo a quella che sono sicura sia una discussione piena delle argomentazioni fantasiose di tuo padre che vuole convincere tutti che, in fondo, non hanno perso perso. » Scoppia a ridere fissando suo padre e zio Ron nel pieno di una conversazione piuttosto accesa assieme a Neville Paciock e la povera malcapitata zia Angelina che chiede aiuto con gli occhi a sua madre, poco lontana. « June! » Intercetta l'amica con un sorriso divertito non appena la scorge a parlare con niente di meno di Oliver Baston, sua crush epocale da tipo, sempre. Tira fuori il cellulare e, senza farsi vedere, le fa una foto. Cielo, guarda che faccino emozionato. Mi ringrazierai dopo per la paparazzata. Rimane in silenzio per ascoltare il discorso del preside e, di tanto in tanto, lancia occhiate qua e là, intenta a cercare Peter. E' in quel momento che incontra gli occhi chiari di Elladora ai quali risponde con un impacciato sorriso e un saluto di mano prima di prendersi un bicchiere di vino che però non beve. Lo tiene semplicemente lì, tra le dita, lo fa roteare contro i polpastrelli, in maniera distratta, al pensiero di quel primo Marzo di tre anni prima, immersa in un'atmosfera totalmente diversa, densa di emozioni liberatorie. Il calore del sole. Se li sente addosso quei raggi che, dopo cinque mesi di buio e oscurità, le avevano pizzicato la pelle, penetrando al di sotto, fino alle ossa. Alla fine prende giusto un sorso e lascia il bicchiere su un tavolino, lanciando un'occhiata di sbieco alla cugina, cercando di captarne la reazione. Le stringe poi la mano, sorridendole, con nello sguardo due semplici parole. "Lo so". « Ti chiederei di ballare ma a rischio e pericolo delle tue scarpe. » Ridacchia, per poi salutare Leo con un cenno della mano. « Ora capisco perché sei riuscito a stare in bagno per trenta minuti buoni. » Scherza, lasciando vagare il proprio sguardo smeraldino su e giù lungo la sua figura, prima di dargli una leggera spallata amichevole. « Non fingerò di aver seguito la partita per filo e per segno, ma sei stato bravo. » Annuisce con sincerità. « Ma non riconsiderare la tua carriera, per favore. » Gli fa un occhiolino per poi voltarsi verso la cugina. « Bar? » Domanda retorica perché due secondi dopo si ritrova proprio nei pressi del bancone, aspettando che il barista serva loro un giro di Pink Floyd. « Ehi, piccioncini, vi unite? » Indirizza la domanda verso Lily e James, poco più in là, intenti a parlottare. Inarca appena le sopracciglia con un sorriso sbarazzino sulle labbra. « Dai che c'è da festeggiare anche il fatto che sono riuscita quasi a seguire tutta la partita. » Omettere piccole verità non equivale a mentire, no?

    Interagito con Peter, Mun, Betty ed Emilia (prima parte), Dory, June (da lontano), Leo, Lily e James (seconda parte)
    Salutata Ella da lontano

     
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    « SIAMO I MIGLIORI! » ululò un Lysander ancora bollente e sudato, reduce da un abbraccio con Samuel, cugino e compagno di squadra da... una vita intera. Era radioso, Ander: era come se avesse appena raggiunto un traguardo agognato da sempre ed era felice di condividerlo con Sam in quel momento, con cui - del resto - non aveva mancato di coprirsi le spalle durante tutto il corso della lunga e difficile partita. Forse anche la più strana ed inconsueta che avesse mai giocato in anni di partite strane ed inconsuete, ecco. « No Blanchard, non voi altri. Intendevo noi » le disse, quando la biondina delle Harpies gli si parò davanti, mandata dalla mano del destino. Intendo noi Cannoni di Chudley. Voi chi siete, come ci siete arrivati sul campo con noi? Guardò dapprima Sam per cercare approvazione e, quando lui gli lanciò un'occhiata che colse all'istante, alzando gli occhi al cielo e sbuffando, si ritrovò incastrato. «...voi non siete stati... male. » guardò basso, Ander, evitando gli occhi chiari della Harpies e cercando intorno qualsiasi altra figura che lo attirasse a lui, così da dover lasciare a Sam il resto dei doverosi complimenti. Doverosi perché, agonia a parte, doveva riconoscere che male non erano andati... « Grazie per avermi passato la pluffa, me lo ricorderò. » aggiunse, togliendosi la maglietta per respirare finalmente un po'. Si era ritrovato a dover capire velocemente e farsi pure piacere l'idea che non solo era costretto da leggi superiori al suo volere a dover passare la pluffa ad individui come Daphne Baker e Ted Lupin - che non gli piacevano proprio, né mai gli sarebbero piaciuti -; si ritrovava anche a dover condividere la vittoria con questi individui, che erano lì, negli spogliatoi, a festeggiare con tutti i membri della squadra Junior. Ancora inebriato dall'adrenalina e dal risultato sconvolgente, Ander si ritrovò ad essere - fortunatamente per tutti - genericamente felice, quindi si limitò a schivare come bolidi chi non poteva piacergli: rivolgeva loro sorrisi cortesi, e passava oltre. Su di giri e incauto, fece per stringere la mano di Sam con tutta la forza che non aveva consumato sul campo da gioco, mentre non riusciva proprio a contenere l'entusiasmo per aver sconfitto Harry Potter, Viktor Krum ed Oliver Baston. Senza escludere le altre leggende (e non solo della storia della Quidditch) che aveva affrontato e vinto poco prima in campo e che, senza dubbio alcuno, gli avrebbero permesso di tirarsela un po' di più sul mercato e magari incassare qualche cifra a triplo zero, prima del prossimo girone di campionato. Guardandosi intorno, ebbro e fuori di sé, diede una spallata di forza anche a Rocky, l'allenatore, colui che li metteva sotto da mesi e si meritava di godersi la serata ancora più di quanto non avrebbero fatto loro. « Grazie per averci spremuto come limoni. » gli disse sarcastico, finalmente esalando un sospiro di sollievo, mettendo un braccio attorno alla spalla del suo capitano Oliver, più grosso di qualche centimetro rispetto al mese prima proprio grazie a quel metodo spaccaossa del Mister che Ander, dall'alto della sua ambizione, non poteva che condividere.

    Rimase col cappellino dei Cannons con la visiera al contrario indossato durante la partita, Ander, simbolo di quell'agonismo che non l'avrebbe lasciato nemmeno durante il corso della serata di festeggiamenti. Aveva indossato il cappotto più elegante che aveva e non si sarebbe preoccupato di unire quel vezzo, quel capriccio da bambinone con cui voleva convincere tutti di quanto fosse sportivo, addirittura più di Baston e Krum, ad uno smoking nero lucido, a cui aveva aggiunto paillettes e strass. Un look elegante ma comunque insolito, addosso a Mister Eleganza, semifaicadereuncapellosullosmokingtiuccido, sì, ecco. Ander, che di solito si preoccupava sempre di stirare camicie classiche e giacche d'altri tempi, voleva festeggiare quella vittoria con un outfit che univa quello di un giocatore ancora sul campo ad una drag queen: un look speciale per una vittoria speciale. Ed una serata speciale, sperava. « Gioia del mio cuore, luce dei miei occhi » disse, presentandosi di fronte alla cugina Joy, che riconobbe da poco distante per l'abito scintillante e la prestanza fisica, decisamente difficile da mettere a paragone. Mentre la salutava con un sorriso e si posizionava di fronte alla cercatrice per farsi guardare da fotografi ed invitati, accettò di buon grado un bicchiere di martini bianco offertogli da un cameriere. « Sei bellissima. E fortissima, ma questo lo sanno tutti. Hai programmi specifici per stasera? Io penso che mi ubriacherò. » le domandò, facendole cenno di prenderne uno anche lei, guardandosi intorno mentre mandava giù un sorso, aspettando di captare qualche anima in pena da provocare per divertirsi un po'. Quando finalmente allacciò di nuovo lo sguardo di Sam vestito a puntino, Ander fu letteralmente trascinato al bancone, dove di certo sarebbe stato più celere e divertente poter adempiere ai propri personali programmi prestabiliti. Mandarono giù i primi due shot di whiskey incendiario, quando Lysander picchiò più volte il braccio possente sul tavolo, per assecondare e far crescere l'entusiasmo della serata. Ne presero altri due a testa di vodka e tornarono di nuovo in mezzo alla folla, dove si incrociarono con gli altri due cercatori, compagni di squadra: entrambi, ahimè. « Da quando il primo giro di shot lo fate senza di me? » Sorrise a Lily, Ander, offrendole uno dei due shot che aveva in mano, indirizzando un sorrisetto anche a James, con una faccia da cazzo che chiunque avrebbe desiderato prenderlo a schiaffi e tenersi il cappellino. « Da quando passi troppo tempo con il nemico, boccino di casa » le disse, con tono basso e suadente, cosicché la sua voce non arrivasse all'orecchio del cercatore meno simpatico della squadra. Meno simpatico a lui, chiaramente. « Sei stata grande però, come sempre. » aggiunse, dandole una leggera pacca sulla spalla, alzando il braccio a mo' di brindisi, in modo da coinvolgere anche Joy. Sapeva che Lily fosse una testa dura e non le avrebbe fatto il discorsetto a quell'evento: se si fosse ritrovato James in casa, magari sarebbe venuto in seguito. Fece segno a Sam che stava per dirigersi di nuovo verso il bancone per bere ancora, quando sgranò gli occhi blu, quando una figura decisamente insolita e decisamente speciale lo trattenne. « Invitami a ballare, che dici? » Alzò entrambe le sopracciglia, Ander, guardando prima Tris dritto negli occhi chiari e poi, per riflesso condizionato, cercando lo sguardo di Percival Watson. « Il mio ragazzo si è dato agli affari stasera. » Stava per chiederle se al suo ragazzo avrebbe fatto piacere, non tanto per paura particolare di un confronto col giovane Watson, più per divertimento, quando la giovane lycan lo precedette ancora. Era proprio partita. « Chi prima arriva, meglio alloggia no? » « È il mio motto. » le disse bugiardissimo con un sorriso beffardo, come di chi aveva appena vinto alla lotteria al primo colpo, osservandola nel suo vestito rosso, colore del nemico. Ma che le stava benissimo - e lui che se ne intendeva di arte e moda, avrebbe potuto affermarlo senza esitazione. « Sei bellissima stasera, il tuo ragazzo lo sa? » le disse con la stessa dose di ironia, sempre col sorrisetto a mezza bocca, immaginando di dover fasciare il suo bacino con il suo braccio, ma attendendo ancora prima di farlo. La seguì, guardandosi intorno per accertarsi che tutti li stessero guardando, ma avvicinandosi vertiginosamente così qualunque cosa le avrebbe sussurrato, sarebbe rimasta tra lui e la Morgenstern. Tutti si sarebbero chiesti cosa stesse succedendo, là in mezzo.
    « Grazie per gli assist in campo. Abbiamo fatto un gran bella partita. Forse dovremmo ripeterlo qualche volta.. è stato davvero divertente. » Fece una faccia fintamente umile, come a volerle rispondere: di nulla, ma che, figurati. Sono così normalmente, io. Quando vuoi davvero. « I Cannons potrebbero aver bisogno di una cacciatrice come te, Morgenstern. Non sottovalutare questa mia affermazione, sono sincero. Perché come sempre, purtroppo i Falcons hanno la tendenza a sopravvalutarsi... Quale poster hai appeso in cameretta, Tris? » le chiese quando gli venne in mente che, tra le innumerevoli voci che gli erano arrivate all'orecchio di Beatrice Morgenstern, non sapeva proprio quali colori potesse tifare. « Scommetto c'è la foto di me a petto nudo di quando abbiamo vinto il campionato, qualche anno fa. » le disse senza distogliere il suo sguardo blu dagli occhi grandi ed espressivi di lei, stringendola più forte sul fianco e muovendosi con passo leggero, facendole compiere un leggiadro giro su sé stessa. « Che c'è, non vedevi l'ora che ti invitassi a ballare? Perché a me non dispiace. » Era bravo Lysander, bravo a seguire gli accenti e le note a tempo, dirigendo quella piccola danza inaspettata che stava prendendo una piega interessante. Proprio sul più bello, notò che l'alpha lycan era scoppiata a ridere e naturalmente si offese, immaginando che l'avesse attirato in qualche strana trappola. Tris si trascinava un mondo con sé, un mondo che non conosceva e che un, sebbene fosse incline alla spavalderia, lo faceva ritrarre, spaesato. « Scusa, mi è appena tornata in mente una cosa davvero divertente. » « Fai ridere anc... » Aveva iniziato a dirle, alzando un sopracciglio, tornato per un attimo serio mentre continuava a volteggiare, rallentando. « Piuttosto dimmi, ti senti in vena di attirare qualche altro investitore? In fondo, hai sentito il preside.. la raccolta finisce a fine serata. Io direi di provare a spillare qualche altro galeone per la causa. » Seguì il ritmo di lei, seguendo con lo sguardo chiaro l'obiettivo designato. « Per esempio.. il giudice Lewis. » La guardò, Lysander, guardò prima lei poi di nuovo il giudice e poi sorrise di nuovo, tornando a trascinare entrambi in una danza più veloce e ritmata rispetto all'esitazione di poco prima. « Ahhh ora capisco tutto, Tris. Non volevi far ingelosire Watson. » Mi sono fatto quasi fottere da te. « Sei furba. Mi piace. » Ammise sempre con un sorrisetto di dubbia interpretazione, mentre cambiarono musica e di conseguenza, si ritrovò a muoversi sul ritmo di una canzone più rockeggiante. « Vuoi usare il mio faccino per corrompere il giudice. Che c'è, non basta il tuo? » disse, improvvisamente cambiando rotta e facendole fare un giro fino a portarla nella direzione opposta. Si sarebbe anche speso per la causa e per le sue richieste, non gli pesava sfoggiare le sue skills diplomatiche per azioni filantropiche che non facevano poi così tanto da lui, alla fine. Intanto, però, non toglieva gli occhi di dosso alla lycan, Ander, sia perché era bellissima, sia perché voleva capire a che razza di gioco stesse giocando. Perché tra tanti, proprio il giudice Lewis?
    don't hate him </3

    Interagito con: Sam, Jill, Rocky, Oliver, Joy, Lily, James, Tris e Percy.
    Nominati: La Baker e Ted Lupin.
     
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