{CHAPTER THREE 2.0}THE GOLDEN MATCH

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    L’annuncio delle squadre per quella partita di beneficenza le aveva causato multipli attacchi di cuore. La sola idea di poter giocare contro certi mostri sacri del quidditch aveva reso la settimana prima della partita uno stress continuo, ma una volta arrivata in campo e sopra la sua scopa aveva dimenticato tutta l’emozione che l’aveva assalita i giorni precedenti. Nel momento esatto in cui era iniziata la partita tutte le emozioni svanirono e quelle persone che per lei erano idoli della sua infanzia non erano altro che avversari da schiacciare per dimostrare qualcosa non solo a se stessa, ma anche alla vecchia guardia.
    Quando l’ultimo boccino fu preso e la squadra dei Junior fu dichiarata vincitrice per quel match di beneficenza si ritrovò addosso tutto il peso dell’emozione che aveva accantonato. Gli occhi color nocciola ancora increduli per quella vittoria si spostavano dalle compagne di squadra delle Harpies ad il resto dei ragazzi che rappresentavano i junior. Un tripudio per quei ragazzi che avevano affrontato figure importantissime dello sport magico. Quando la Weasley si avvicinò per congratularsi con la gitana per la vittoria, la bionda ebbe quasi un mancamento tanto da doversi reggere sulla scopa per evitare di stramazzare al suolo per l’emozione. «G-Grazie-» La voce tremò nel momento esatto in cui strinse la mano a Ginny, ma prima che l’ex leggenda delle Harpies potesse rientrare negli spogliatoi: « Gin-ny posso chiederti un autografo? » Un po’ scomodo chiederlo in quel momento, ma la rossa con una pronta risposta disse alla gitana di rivedersi la sera per quell’autografo e magari una foto. In campo però non mancarono gli individui più rumorosi pronti a festeggiare e sbeffeggiare senza farsi alcun problema: « SIAMO I MIGLIORI! » Lysander Scamander non si era lasciato sfuggire nulla. Quando Jillian però si avvicinò per festeggiare il giocatore dei Cannons con i suoi soliti modi di fare se ne uscì con: « No Blanchard, non voi altri. Intendevo noi » Ma davvero? Era stremata dalla partita e non aveva voglia di rispondere a tono a quella provocazione, ma fortunatamente qualcuno di fianco a lui lo fece ragionare ricordandogli che infondo era stato merito di tutti e non solo di mr egocentrismo: «...voi non siete stati... male. » Scoppiò a ridere di gusto vedendo come bastava poco per tenere al guinzaglio Lysander.
    Una volta negli spogliatoi si lasciò andare ai festeggiamenti con le altre ragazze. «June sarà divertente affrontarci in campionato. » Disse alla sua compagna di reparto per quel giorno, ma anche prossima avversaria quando le Harpies avrebbero affrontato i Falcons.
    La festa continuò per un bel quarto d’ora all’interno degli spogliatoi andandosi poi a preparare per quella serata che attendeva tutti i partecipanti a quella partita.

    Aveva optato per un vestito ad hoc per l’occasione tenendo i lunghi capelli biondi raccolti in un elegante coda. Era arrivata insieme alle altre ragazze che avevano partecipato alla partita, ma l’unico obbiettivo che aveva in testa era riuscire a strappare quell’autografo promesso dalla Weasley a fine partita. « Mi dispiace disturbarti mentre sei con la famiglia però. » Disse in pronta risposta mentre Ginny firmava quel autografo tanto sperato dalla Blanchard. « Hai una battuta notevole, dove hai imparato? » Le guance si colorarono subito di rosso nel sentire quel complimento da parte della sua giocatrice preferita.
    Nonostante avesse cercato di sembrare più naturale possibile quel imbarazzo misto ad emozione che aveva accantonato ritornò prepotente tanto da farla balbettare un po’: «In A-America. Ho partecipato a degli allenamenti di b-b-baseball. » Andò a toccarsi una ciocca bionda nervosamente mentre continuava a scambiare chiacchiere in merito al quidditch con la signora Potter. Quella tanto agognata chiacchierata però venne disturbata dal mitico Caél Cousland che la salutò con il suo solito modo di presentarsi: «Vedo che sei migliorata con la mazza, Jill. Ottima presa.» Si sentì in imbarazzo nel sentire quella frase a doppio senso da parte del Cousland, ma con molta nonchalance si girò verso di lui: «Sono contenta che hai notato i miglioramenti, ma tu dovresti rivedere le battute «Drink? O altri stratagemmi per rendere la serata vagamente interessante?» Fece cennò con la mano di no. Non pensava fosse il momento giusto per andarsi a buttare sull’alcool non davanti alla Weasley: «Come se avessi accettato Caél, ti ringrazio. Sempre gentilissimo, ma se torni più tardi potrei accettarlo un drink.» Ma la sua risposta forse nemmeno arrivò perché il giovane Cousland si era ormai allontanato.
    Si congedò salutando Ginny Weasley e ringraziandola ancora per l’autografo quando riuscì a notare una persona che aspettava più di chiunque altro. «Signorina Wright siete bellissima. » Sapeva che Sheila era presente negli spalti insieme a sua nonna Monique. La sua migliore amica le aveva annunciato che sarebbe venuta anche lei alla festa. Erano anni che non partecipavano insieme a certi eventi ed era davvero contenta di poter stare accanto alla Wright. « Vieni che ti presento il cavaliere che mi ha accompagnato a casa. » Prese sottobraccio la mora addentrandosi in mezzo alla folla per cercare Rudy il portiere dei junior. Colui che era riuscito a salvare il loro risultato fino a quando non vennero presi i tre boccini d’oro. « Mi scusi signor Black posso chiederle un autografo? La sua prestazione è stata a dir poco… Eccellente! » Piegò la testa di lato andando a sorridere dolcemente al portiere dei Falcons. Era in compagnia di Samuel Scamander uno dei quattro battitori presenti alla partita e suo compagno di reparto per quel pomeriggio: « Bello scambio Scamander. Non mi divertivo in campo da veramente tanto tempo.» Ma non si dimenticò di fare le presentazioni. Era in compagnia di Sheila e non poteva lasciarla in disparte con le solite chiacchiere di Quidditch che lei tanto amava. « Signori scusate lei è Sheila, la mia più cara amica. »


    Prima parte: Ignorato Lysander <3 ed interagito con June
    seconda parte: Interagito con Caél, Sheila, Rudy e Samuel
     
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    Aveva ceduto. Come spesso succedeva quando si trattava di richieste del branco, Percy aveva ceduto. O forse lo aveva fatto perché non ne poteva più della strategia di assediamento di quel maledetto giapponese. Per lui quella era delinquenza bella e buona, oltre che un uso svilente dei poteri del branco. Alla fine, tuttavia, si era convinto per due ragioni: innanzitutto rendendo chiaro al ragazzo che presto o tardi sarebbe venuto a riscuotere il favore, e poi perché non aveva nessun altro con cui guardare la partita. Un po' di compagnia non faceva male, specialmente per uno come lui, che per lo sport non provava il minimo interesse; probabilmente, non fosse stato per la partecipazione di Tris, se ne sarebbe tranquillamente rimasto a casa provvedendo a donare poi una somma più generosa durante la festa. Quando i compagni si materializzarono accanto a lui, Percy rivolse loro un breve cenno di saluto, portando a un certo punto lo sguardo su Elaine. « Pure te hanno coinvolto.. » disse, scuotendo il capo tra lo sconsolato e il rattristato. Perché era chiaro, per lui, che le menti della truffa potessero solo essere quel poveraccio che lo aveva piantonato e quella scappata di casa della Wallace, alla quale rivolse un'occhiata sospettosa. Probabile pure che sia stata lei, il vero motore immobile di tutta questa faccenda. Scrollò tuttavia le spalle, decidendo di accantonare una volta per tutte quella situazione e passando il resto della partita a commentare con Pervinca.
    Dopo una giornata passata sugli spalti, il giovane Watson sentì la necessità di farsi una veloce doccia prima di cambiarsi d'abito e dirigersi alla festa, dove già i primi invitati chiacchieravano cordialmente tra loro. Per prima cosa si avvicinò al banchetto delle donazioni, sorridendo a Miss Harthway nell'estrarre il libretto degli assegni. « Buonasera. Accettate assegni? » La donna sembrò vagamente stupita da quella richiesta, annuendo poi con convinzione. « Mmh..certo. » Benissimo. Estratta la stilografica dal taschino, scrisse velocemente la cifra, apponendo la propria firma e passando in seguito il pezzo di carta alla donna, che strabuzzò gli occhi nel leggere l'ammontare di quella donazione. « Signor Watson! È molto generoso da parte sua. » Stirò un sorriso poco entusiasta. Eh già. « Si fa quel che si può. » disse con un sospiro, stringendosi nelle spalle prima di accomiatarsi dalla donna e afferrare una flute di champagne dal primo vassoio che gli capitò a tiro. Ne aveva bisogno per dimenticare la cifra che aveva appena scucito: una cifra simbolica volta a bilanciare almeno in parte la sua complicità agli imbucati illegali. A quel punto perlustrò il proprio, di campo da gioco, individuando subito alcuni conoscenti di famiglia. Via Percy, torniamo in pari col bilancio della serata. Non seppe quanto tempo passò a chiacchierare della partita prima di far vertere pian piano il discorso sul ruolo rivestito dal Gruppo Peverell e sul successo riscosso negli ultimi mesi, ma a un certo punto il suo obiettivo sembrò ingranare, mettendo quel grappolo di uomini sulla strada in cui Percy li voleva. « E poi le azioni.. » « Le azioni.. » Col bicchiere di champagne prossimo alle labbra, lo sguardo del ragazzo si voltò brevemente per incrociare la figura di Tris accanto a sé. Corse a scrutare nuovamente il gruppetto: nessuno sembrava essersi reso conto della presenza di lei. Mandò quindi giù un sorso, sorridendo tra sé e sé. « Glielo dici tu che la crisi nel mercato dei trasporti l'hanno creata i loro amichetti del Patto dei Paesi Scandinavi con quel veto sulle importazioni dal mercato asiatico, oppure siamo ancora al capitolo diplomazia? » Annuì, il giovane Watson, esibendo un'espressione di concentrato interesse alle parole di uno dei suoi interlocutori. « Oh sì, un vero grattacapo. » disse, liquidando velocemente quell'argomento per evitare di far affondare il proprio lavoro come il Titanic. Volse tuttavia uno sguardo veloce a Tris, sollevando un angolo delle labbra e un sopracciglio. « E tu che ne sai del veto sulle importazioni dal mercato asiatico? » le chiese divertito, affinché solo lei sentisse. « Ho fatto i compiti per casa. » Lo vedo. « Oh.. guarda chi sta arrivando! » « Signori. Perdonate il ritardo. Buonasera a tutti quanti. » « Giudice Lewis. » Stirò un sorriso, avanzando una mano a stringere quella dell'uomo che aveva ufficialmente decretato la sentenza di Cooper. « Signor Lancaster.. » Chi ti chiama Lancaster, chi ti chiama Watson..mai una volta che qualcuno ci azzecchi. « ..che piacere vederla finalmente in un ambiente più informale. » Ovvero fuori dal tribunale. Percy aveva affiancato Hermione nella difesa di Byron, perdendo la prima vera causa a cui avesse partecipato e passando già nella mente di molti dall'inculatore di auror all'avvocato delle cause perse. Proprio vero che il karma ritorna. « Il prodigo cavaliere nella sua.. scintillante armatura. Fortunatamente ho lasciato le lame a casa.. » Il sorriso decisamente falso dell'ex Serpeverde andò subito in contrasto con le parole che rivolse intimamente a Tris. « Per una volta che servivano! » Era strano tornare a comunicare in quella maniera, sebbene questa sensazione derivasse per lo più dall'innaturalezza con cui ormai gli sembrava di percepire l'assenza del legame tra i lycan. « Già, finalmente. Anche se devo dire che non vedo l'ora di incontrarla di nuovo..negli ambienti formali. » « Mi piace quando ti mischi con persone che giocano sporco. Specie perché, io so fare un gioco più sporco di tutti loro. » Un brivido corse lungo la schiena del giovane, che mascherò il proprio sorriso soddisfatto dietro un sorso di champagne. « Devo vedere per credere. » fu il suo commento alla mora prima che lei sparisse, lasciandolo a concludere la conversazione con il gruppetto di parrucconi prima che Bauldry iniziasse il proprio discorso e le danze si aprissero con un quartetto d'archi. Ma non solo. Presto, infatti, nelle sue orecchie cominciò a suonare una musica ben diversa, che lo portò a rivolgere lo sguardo verso il centro della pista, dove un gruppo di lycan si scatenava indisturbato sotto gli occhi ignari di tutti. A quella vista,
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    Percy non riuscì a trattenere una piccola risata, scuotendo il capo divertito. Doveva ammetterlo: gli erano un po' mancati. Era sul punto di unirsi a loro quando notò una figura nota poco distante. « Ma guarda, sembra proprio di essere tornati ai balli scolastici. » disse, avvicinandosi ad Emilia Berker. Compagni di casata e appartenenti alle stesse cerchie di amicizie, Percy ed Emilia erano sempre andati piuttosto d'accordo, perdendosi poi di vista in seguito alla partenza di lei alla volta della Germania. Le porse la mano con un sorriso, facendole cenno col capo di accompagnarlo in pista. « Detto tra noi: non è cambiato molto. Anche lì eravamo tra i pochi a saper ballare un valzer come si deve. » un commento che sottolineò con un'alzata eloquente di sopracciglio, facendo correre lo sguardo su alcuni dei ballerini intorno a loro. L'alta società sapeva essere impietosa su tali materie: bisognava essere impeccabili, sempre, e la danza non era affatto una materia da sottovalutare. Anzi, spesso era proprio durante le danze che si formavano i legami e gli accordi più vantaggiosi. E il punto era proprio quello: che Percy ed Emilia, a differenza di tanti altri che nell'alta società ci erano cresciuti senza fatica, godendo dei suoi lati migliori, avevano dovuto ingoiare tanta merda. La Berker non poteva vantare di certo nobili natali, mentre il giovane Watson aveva alle spalle una storia ben poco scintillante; lei figlia di un'escort, lui figlio di due criminali finiti a marcire ad Azkaban. Un quadretto squisito. Sospirò. « Sai, ho sempre pensato che alcuni dei nostri mutuali conoscenti ci vedessero un po'.. » storse le labbra, pensieroso, guidandola in una giravolta « ..quasi come un'opera di beneficienza. Mi segui? » Ci tolleravano. Facevamo parte del gruppo, eravamo inclusi, ma sempre con un cartellino giallo già pronto ad essere tirato fuori. Le loro attenzioni, noi, abbiamo sempre dovuto lottare di più per guadagnarcele. « Ho sentito che il giudice Lewis darà una festa per il compleanno della nipote, sabato prossimo. » disse poi, dopo un breve silenzio, cambiando apparentemente argomento. L'uomo non faceva parte della società a cui lui ed Emilia erano abituati: quella, il Progetto Minerva l'aveva messa quasi del tutto in ginocchio. E quindi anche quegli agganci che ci eravamo fatti, adesso non servono più a nulla. Siamo nel limbo. E dall'altro lato ci stanno degli stronzi non tanto diversi da quelli a cui siamo abituati, però ho sempre creduto che tenersi il nemico vicino fosse più saggio. Dopo il fallimento del processo a Byron Cooper, Percy aveva deciso di guardare alla strada a modo proprio, con gli strumenti che era abituato a utilizzare. Se non puoi prenderli di petto, giragli intorno. « Una buona impressione e le giuste parole potrebbero portarci lontano. » E Tris..beh, con lei staranno sempre sulla difensiva. « Sarò onesto con te: voglio avvicinarmi al Progetto Minerva quanto più posso, e credo che tu possa aiutarmi. Forse perché un sottovalutato riconosce facilmente un suo simile. » O forse proprio perché tu sai cosa voglia dire, non essere mai abbastanza, dover lottare per ogni briciola..e farlo col sorriso sulle labbra. « Un grande ritorno delle Serpi come ai bei vecchi tempi. Che ne dici? »

    Interagito con Ellie, Tris ed Emilia
    Citate Mia, Pervinca ed Hermione

     
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    «Quanto manca alla fine, Nanà?» «E’ cominciata da appena cinque minuti, Sheila!» Solo cinque minuti? La gitana annuì, emettendo un lungo sospiro mentre si sporgeva in avanti, andando a posare gli avambracci sulle ginocchia ossute. Seduta al suo fianco, Nanà, avvolta in un elegante tubino nero, era impaziente. Lo capiva da come si agitava sul posto e dalle dita delle sue mani che continuavano ad intrecciarsi poggiate sulle gambe elegantemente accavallate. Poteva immaginare come si sentisse: vedere sua nipote gareggiare in una competizione simile doveva essere un’emozione impareggiabile. La Wright aveva l’impressione di conoscere Monique da sempre, da quando sua madre l’aveva parcheggiata alla Corte, lasciandola alle cure di Aleksandr Marchand. Non avrebbe saputo incasellare precisamente il momento in cui Nanà e Jill erano entrate nella sua vita. Forse c’erano sempre state. Presenziare a quella partita, dal suo punto di vista, era un atto di vera e propria amicizia nei confronti della Blanchard. Sapeva quanto per lei tutto ciò fosse importante. Era stato impossibile ignorare, nelle settimane precedenti, la quantità infinita di volte in cui Jill aveva pronunciato il nome di Ginevra Weasley. Persino una come Sheila, totalmente disinteressata a quel genere di sport, si era sentita in dovere di assecondare la sua migliore amica partecipando a quello che doveva essere uno degli eventi più importanti della sua vita. Si lasciò perfino sfuggire un paio di sorrisi, senza nemmeno accorgersene, osservando le abilità della Blanchard sulla scopa. Non ricordava l’ultima volta che aveva seguito un’intera partita di Quidditch. Forse era il primo anno ed era stata proprio Jill a trascinarla in tribuna a sventolare fiere le sciarpe di Corvonero. Questo è un atto di vero amore. Cerca di apprezzarlo, Jill! Scoraggiata dall’idea che se avesse chiesto ancora una volta a Nanà quanto mancasse alla fine, questa, con molte probabilità, l’avrebbe sollevata di peso e lanciata giù dagli spalti -alla fine Jill doveva aver preso la forza nelle braccia da qualcuno-, decise di provare a concentrarsi qualche secondo su ciò che stava accadendo in campo. Porgendo più attentamente l’orecchio verso la cronaca, si accorse persino di conoscere alcuni nomi dei giocatori in campo. Riconobbe Lilac intenta ad inseguire uno dei tre -TRE, dannazione!- boccini d’oro. Riconobbe anche quell’incredibile ballerino di Ted Lupin con in mano la Pluffa nel momento in cui il cronista pronunciò il suo nome. Ma non fece in tempo a pensare ad altro perché la sua attenzione fu inevitabilmente catturata da un altro nome: quello del portiere dei Junior. Decise di tenere le labbra sigillate nonostante la tentazione di lasciarsi andare a del frivolo pettegolezzo con Nanà fu quasi irrefrenabile. Quindi era lui l’appuntamento al buio di Jill. Sorrise. Qualcosa le diceva che il resto della serata avrebbe avuto un risvolto certamente più divertente. Quando tutti e tre i boccini d’oro furono acchiappati anche lei esultò. Era finita. Oh, si, e la squadra di Jill aveva vinto. Due cose di cui esser contenti.
    [...] Aveva tentato di convincere Nanà ad andare con lei, ma non c’era stato alcun modo. Per un attimo anche lei aveva pensato di disertare. Già il fatto che Jill le avesse detto che c’era un dress code da seguire le aveva fatto capire che non sarebbe stata una di quelle serate alle quali era abituata. Aveva fatto qualcosa che non realizzava da tempo: comprare un abito. La commessa aveva detto che forse sarebbe risultato un po’ troppo audace a causa delle

    trasparenze. Sheila avrebbe voluto risponderle mostrando qualche foto di ciò che indossava quando lavorava a “Le Rouge et le noire”. Si era limitata a concludere che andava più che bene e che le piaceva al punto che sarebbe persino passata sopra all’improponibile rosa acceso di cui era fatto. La prima cosa che pensò entrando nella bolla d’aria calda dentro la quale si svolgeva l’evento, fu che non aveva mai visto nulla del genere. Era sfarzoso, con candele e lampade che illuminavano l’area con tanti colori diversi. Alzò il naso all’insù, le labbra dischiuse per la sorpresa. A quanto pare nessuno badava a spese per questi eventi. «Signorina Wright siete bellissima. » Non appena i suoi occhi incontrarono la graziosa ed esile figura di Jill, Sheila le si avvicinò, avvolgendola con le braccia e stringendola a sé. «Non ci credo, tu sei Jill Blanchard! Puoi autografarmi la scollatura?» esclamò tornando al suo posto e stringendosi nelle spalle, facendole un occhiolino ammiccante. Si sciolse in una risata prendendole la mano e facendole fare un giro su se stessa. «Ma guarda, sei un incanto. Quindi è così, mhm? Maschiacci nel campo e bombe sexy fuori.» constatò dando un’occhiata intorno, notando gli abiti delle donne intorno a lei. Quasi quasi avrebbe osato dire che tutto ciò le piaceva. « Vieni che ti presento il cavaliere che mi ha accompagnato a casa. » Si voltò verso la ragazza con gli occhi spalancati mentre lei la trascinava via. «Ah, siamo già alle presentazioni ufficiali, mhm? Ti avverto: al momento non sono nelle condizioni economiche di potermi permettere un abito da damigella. Ho praticamente dovuto dar via un rene per questo..» E sono certa che dopo stasera passerà il resto dei suoi giorni chiuso nell’armadio e non rivedrà mai più la luce del sole! Glielo disse avvicinandosi a lei, quasi come se fosse uno sconcio segreto che le raccontava. Fece seguire la frase da una risatina, osservandola, con il chiaro intento di farla arrossire. « Mi scusi signor Black posso chiederle un autografo? La sua prestazione è stata a dir poco… Eccellente! » Sheila strinse le labbra cercando di rimanere impassibile, ma non poté fare a meno di chiedersi se Jill avesse notato quanto quelle parole potessero essere facilmente fraintendibili. Se non fosse stata certa che sarebbe stata la prima cosa che la Blanchard le avrebbe detto quando si erano incontrate, avrebbe pensato che la Mastina si riferisse ad un altro tipo di performance, magari avvenuta nelle docce dello stadio dopo la partita. Rimase in silenzio osservando il gruppetto di giocatori interagire tra loro e scambiarsi complimenti sul loro comportamento in campo. Nel frattempo lei si concentrò sulla figura di RudyBlack. Le faceva strano vedere un energumeno del genere parlare con la figura minuta e luminosa di Jill, ma si disse che avrebbe rimandato il giudizio ad un’altra volta. « Signori scusate lei è Sheila, la mia più cara amica. » Sorrise a tutti quanti, ispezionando i loro volti. Ogni volta che conosceva qualcuno era solita esaminare i loro visi cercando di capire se fossero mai stati ospiti del locale notturno in cui lavorava. Non tanto per farsi un’opinione su di loro, quanto perché fuori dalle mura de “Le Rouge et le Noire” non amava conversare con chi l’aveva vista con addosso poco più della sua stessa pelle. «Lieta di conoscervi. Scusate se davanti a voi non mi agito come un’invasata, ma quel poco che so sul Quidditch è grazie a lei.» chiarì riferendosi a Jill, con un sorriso. «Tra l’altro sono stata trascinata qui con l’inganno. Qualcuno mi aveva promesso una festa e per quanto possa sforzarmi proprio non riesco a trovare un nesso tra Vivaldi e la parola “festa”.» Si strinse nelle spalle, assumendo un’espressione pensierosa. Rimase un attimo a fissare il gruppetto, mentre un’idea prendeva sempre più forma nella sua testa. «Bhè, direi che dopo essere stata tutto quel tempo seduta sugli spalti un drink me lo merito. Ed anche tu hai proprio la faccia di uno che ha bisogno di bere.» Puntò lo sguardo verso Samuel Scamander, fiancheggiandolo per poi afferrargli il braccio e guardandolo con un sorriso radioso. «Sccusateci, noi andiamo a prendere qualcosa. Ci vediamo dopo, ok?» Si congedò, trascinandosi dietro il malcapitato giocatore, per poi voltarsi, spiando la reazione di Jill e facendole un occhiolino ed un sorrisetto malizioso. Si addentrò nella folla e solo allora si scollò dal ragazzo che aveva portato con sé. «Ti chiedo scusa per questo rapimento improvviso. Era tutta una scusa per lasciare soli quei due. Ho avuto come la sensazione di essere di troppo..» Lo guardò ancora, socchiudendo leggermente gli occhi come a volerlo guardare meglio. «Penso di averti visto in qualche giornaletto, ma non ricordo quale o perché.» Spero non per omicidio. «Come hai detto che ti chiami?» La disinformazione del Quidditch fatta persona.

    Prima parte: citati Jill, Lilac, Ted, Rudy.
    Seconda parte: interagito con Jill, Rudy e Samuel.
     
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    Parcheggiata la macchina al limitare del villaggio di Hogsmeade, Mun e i bambini avevano deciso di percorrere la strada che li separava dal castello a piedi, beandosi di quei timidi raggi di sole tipici di un primo giorno di marzo che si rispetti. « Mamma! MAMMA! Mammaaaaa! Me lo compri lo zucchero filato? » iIn quel mmomento veder correre di qua e di là il piccolo Jay, rispedì Mun in un momento ben diverso della sua esistenza. Stesso giorno. Tre anni prima. La mora aveva assistito al ricongiungimento del biondino con Albus da lontano, colta da un'improvvisa dose di incertezza, come se dopo tanto tempo di completa complicità con il ragazzo si fosse sentita in un certo qual modo fuori e soprattutto di troppo. Si era fatta tante domande in quel frangente e tanti erano stati i dubbi che l'avevano attanagliata. Non siamo più dentro. Mi vorrà ancora? Sì ricorderà ancora di ciò che ci siamo promessi? Ora tornerà alla sua vita; dimenticherà.. tutto. I pregiudizi consumeranno quel poco che abbiamo costruito. Per un istante, l'idillio di quel luogo ameno che era diventato l'attuale Parco della Liberazione le era sembrato fosse diventato un improvviso risveglio dal suo personale sogno. Portava ancora i segni dei sensi di colpa di quel momento; ai tempi si sentiva come se la sua presenza non potesse coesistere con quella di Jay. Un conto era parlare di Jay come se si trattasse di un'entità astratta. Un'altra era vederlo in carne e ossa. Su un livello subconscio, la pressione della presenza di Jay, Mun l'ha provata. Egoisticamente lo ha evitato, per delicatezza sì, ma anche per paura di non essere all'altezza. Un ulteriore sublivello ancora più profondo, tuttavia, non sapeva conciliare il suo bisogno di attenzioni con l'idea che Albus dovesse averne di più per qualcun altro, anche se quel qualcuno era un bambino di appena tre anni. In Jay si era rivista, ma pur empatizzando con la sua condizione, negare a se stessa l'evidenza della sua esistenza, sembrava conciliarle il sonno. Però eri così bellino; i tuoi occhioni da cerbiatto erano la cosa più bella che io abbia mai visto. Cercavi attenzioni.. volevi solo essere ascoltato e amato. Mun strinse al suo fianco la figura del piccolo ometto abbassandosi per stampargli un bacio sui capelli. « Vai a prenderlo con Lily? » Il biondino annuì gonfiando il petto. Dopo essersi lasciato cadere sul palmo le poche falci necessarie per comprare lo zucchero filato, Jay prese per mano la sorella e si avvicinò al banchetto del gentile signore che prese a chiacchierare con i piccoli sotto lo sguardo intenerito della mora. Ovviamente Jay insistette affinché gli venisse fatta una maxi palla di zucchero filato, che pur condividendo con Lily, divenne preso troppo, per la gioia di Mun che aveva fissato il dolciume con un certo languorino. Passarono a prendere Emilia davanti allo studentato e infine incontrarono Betty all'entrata dello stadio. La piccola Carrow aveva dato appuntamento a tutte le sue future damigelle alla partita, affinché condividessero quel momento insieme. Infondo, se dobbiamo organizzare un matrimonio, forse lasciare che si conoscano meglio è il primo fondamentale passo. Manca solo June, per la quale la giovane Carrow avrebbe tifato senza sosta nonostante non capisse niente. Si sarebbero rincongiunte anche alla cugina in seguito, che aveva già avuto un assaggio del suo tentare di tenere insieme quel variopinto quanto sgangherato gruppetto di future dame. « Cosa vi mettete stasera? La proposta di prepararci insieme è ancora valida. Casa mia è diventata una grande cabina armadio per l'occasione. » Ed effettivamente, Mun si era preparata in anticipo per quel evento, munendosi nella casa a Hogsmeade di tutto l'occorrente per supplire a qualunque imprevisto dei giorni appena trascorsi. Erano state giornate intense. Il gruppo Peverell aveva lavorato senza sosta per organizzare quella diretta - il più importante banco di prova per il nuovo competitor sul mercato.« Un bacio alla zia, subito. » Sorrise nel veder i bambini precipitarsi verso Olympia, dandole il tempo di salutare Peter con un bacio sulla guancia. « Ciao, unico vero guru del Quidditch di questa compagnia. Come stai? Pronto a spiegarci per chi dobbiamo tifare.. e perché proprio per i giovani? » Prese infine posto assieme a Betty ed Emilia, allungando le braccia per accogliere Lily sulle proprie ginocchia. « Pronta allo strazio? Abbiamo qualche buona bottiglia di distrazione per fortuna. » Ed effettivamente il vino aiutò molto. « La tua previdenza mi commuove, ma ci andrò piano. Mi manca solo diventare la nuova Britney Spears che si alcolizza mentre sorveglia i bambini. » Avranno comunque qualcosa da dire, in ogni caso. [...] La partita fu entusiasmante, persino per una persona che non capiva ancora la differenza tra una pluffa e un bolide; nonostante uno dei suoi ex sia tutt'ora un importante giocare della Lega Nazionale, Mun non riesce proprio a farsi entrare in testa le quattro regole di quel gioco stupido. Non capirò mai nulla di questa roba. L'entusiasmo dei bambini fu tuttavia coinvolgente e certi momenti della partita risultarono quanto mai elettrizzanti persino per la mora. Conclusi i giochi, le quattro donzelle lasciarono la tribuna vip in compagnia del giovane Paciock, avviandosi nuovamente verso Hogsmeade, commentando di tanto in tanto cose di cui non capivano poi molto. Con Lily ormai stanca, adagiata contro la sua spalla e un saltellante Jay che continuò a fare domande senza sosta a Peter sulla partita, giunsero infine all'uscita. Vennero fermati proprio quando passavano la fitta sicurezza da una figura che aveva tutto l'aspetto di un'eminenza grigia. Il sorriso di Mun morì sul colpo, stringendo a sé il corpicino della bambina e gettando uno sguardo di sbieco alla sua allegra comitiva. « Amunet Carrow. » L'uomo dall'aspetto distinto le si parò di fronte baciandole la mano con estremo garbo, accennando poi un cordiale quanto elegante saluto nei confronti degli altri. « Signor Macmillan.. » Chi non muore si rivede. Stirò un sorriso millimetrico. Nella sua testa, la voce dell'uomo riecheggiò di colpo sotto forma di un imperativo smanioso. Guardami! Mun deglutì, mantenendo a stento la testa alta. « Speravo di incontrarti. Devo congratularmi con il gruppo Peverell per l'impeccabile lavoro svolto. La manifestazione è stata un successo. Il signor Potter sarà molto orgoglioso del suo operato. E' sempre gratificante vedere giovani promettenti trovare la propria strada. » Mun annuì, carezzando il braccino di Lily mezza addormentata sulla sua spalla. « Già. » Si sentì stranamente punta sul vivo da quelle lodi; la stava volutamente tenendo fuori da quel circolo di gratificazioni che secondo la retrograda concezione di Macmillan apparteneva solo agli uomini. « Trovo molto interessante questo suo.. esperimento. Mi piacerebbe incontrarlo. Di persona. » Mun si irrigidisce. No. « Scommetto che potresti passare il messaggio.. da brava. Per un vecchio amico di famiglia.. » Strinse i pugni arrossendo, mantenendo lo sguardo basso per qualche istante. Si sentì palesemente umiliata davanti alla sua compagnia, tant'è che infine alzò la testa, tentando di mantenere un sorriso dalla bocca impastata. Non ebbe dubbi riguardo al messaggio subliminale che lasciò trasparire. « Ma certo.. signor Macmillan. Glielo farò sapere senz'altro. » Pausa. « Mi saluti la signora. » E le dieci ragazzine minorenni che starai traviando in questo periodo. La presenza vomitevole si dileguò infine, lasciando il gruppo un muto silenzio che si tramutò in una forma di palese imbarazzo. Ribolliva dentro di rabbia e frustrazione. Decise tuttavia di stirare un sorriso voltandosi verso gli altri tentando di mantenere un contegno. « Gelato per tutti e poi ci prepariamo? » « SIIIIIII!!! » Ovviamente. Ma a discapito dell'entusiasmo di Jay e le risatine di Lily che tira con gentilezza le ciocche rosse di Olympia, Mun soccombe in un profondo silenzio. Pensierosa. Il messaggio le è giunto forte e chiaro. E' un ricatto bello e buono. E non ha la più pallida idea di come ne uscirà. [...] « Riguardo a prima.. » Asserisce in un sussurro ad un certo punto, rimanendo leggermente più in disparte con Emilia. « Macmillan deve sparire, Em. » Stringe il polso della migliore amica mentre mantiene lo sguardo fisso sui bambini, senza perderli d'occhio neanche per un istante. « Mi sta ricattando, cazzo. Probabilmente vuole una fetta di torta del gruppo Peverell. E se non la avrà.. dirà a tutti cosa ho fatto. Dopo Fred. » Emilia lo sapeva, e non era nemmeno l'unica. Le voci correvano in fretta nel mondo magico, e gli uomini tendevano a pavoneggiarsi molto. Un conto è comunque vivere all'ombra di funeste voci, un conto è un coinvolgimento pubblico. E se anche Macmillan non può esporsi personalmente, dubito che non abbia modi per distruggere la mia reputazione.

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    Giunti alla festa, Mun salutò con gentilezza Miss Harthway con la quale aveva avuto modo di discorrere la mattina precedente quando aveva depositato la sua donazione, accogliendo con occhi colmi di gioia i sinceri complimenti fatti a lei e ai bambini. Si sistemò il vestito, portandosi i lunghi capelli corvini su una spalla, prima di scrutare l'ambiente con una punta di sospetto. Di fronte allo slancio che ebbe Jay nel precipitarsi verso la folla, Mun lo afferrò per il colletto della candida camicia sollevando un indice nella sua direzione. « Ehi ehi! Dove pensi di andare? » Il bambino tentò di dare una spiegazione poco convincente circa il suo voler andare a cercare gli zii, che venne interrotta dallo sguardo imperioso della piccola Carrow. « Resta dove posso vederti, capito? » L'intervento di Albus fu provvidenziale. Mun gli sorrise, sistemandogli appena il colletto della camicia prima di stampargli un leggero bacio sulle labbra. « Ecco l'uomo del momento. » « Mi sei mancata. » Lo squadrò dalla testa ai piedi, sollevando un sopracciglio con un che di apertamente allusivo. « Anche tu. » Si fecero spazio tra la folla con una Lily intenta a tirarle leggermente i capelli per raggiungere i luccicanti orecchini pendenti della madre. « Oddio c'è Krum. Oddio. Come sto? Dici che faccio brutta figura se gli chiedo l'autografo? Domani è invitato in una nostra trasmissione quindi voglio farmi prendere sul serio. Però è Krum!! È una leggenda. » Mun resta leggermente interdetta, tentando di reprimere sul nascere la genuina risatina che le suscitò quell'improvviso effetto divistico subito dalla sua anima gemella. « Hai un gruppo editoriale a neanche ventidue anni e sei sopravvissuto a un castello colmo di trappole mortali, ma vuoi chiedere un autografo a un.. ex giocatore di Quidditch? » Sul serio? Dovrebbe essere lui a chiederti l'autografo. Mun era decisamente poco oggettiva quando si trattava della sua famiglia, e in special modo quando si trattava di Albus. Il discorso di lei non sembra convincerlo troppo e infatti, il giovane signor Potter tenta la carta del figlio. In tutta risposta, Mun prende a braccetto il suo fidanzato baciando la manina di Lily posata sulla spalla di lui, trascinandolo in direzione del gruppo che accerchia Viktor Krum. « Signor Krum, congratulazioni per la fantastica partita! » Asserisce di scatto con aria leggermente civettuola, gettando un leggero sguardo d'intensa in direzione del suo ragazzo. « E' stato un onore vederla giocare. In famiglia siamo tutti suoi grandi fan. » E alla fine Albus Jay, ebbe il suo autografo.
    « Mi concede questo ballo, prossima signora Potter? » Mostrò un velo di apparente sorpresa portandosi la mano sul petto. « Quanto siamo galanti questa sera, signor Potter. » Sbatte le ciglia insistentemente prima di accettare con apparente ritegno l'invito del moro. « Come è andata nella tribuna vip? Qualche episodio degno di nota? Ma soprattutto.. quanto ti sono mancato da uno a cominciamo a guardarci intorno per trovare un posto più riparato? » Si fa più vicina Mun, mentre scruta con interesse la sala, individuando nella folla diverse persone che conosce. Tra loro Percy che si distacca da un gruppo variopinto di parrucconi, tra cui Jonathan Macmillan e altre personalità note per il loro talento di cambiare bandiera, invitando di conseguenza sulla pista niente di meno che Emilia. Questa serata è piena di sorprese. Incrocia per qualche istante lo sguardo della migliore amica sollevando un sopracciglio con fare intrigato prima di tornare a riservare le sue attenzioni al suo accompagnatore. « Mi sei mancato un casino.. » Asserisce infine con un tono leggermente lamentoso, simulando un broncio frustrato. « Ho continuato a immaginarmi per tutto il giorno questo giovane signor Potter intento a dare ordini alle sue sciapissime assistenti. » S'inumidì appena le labbra, sfoderando un sorriso a trentadue denti. « Ammetto che ad un certo punto potrei essere diventata un po' gelosa.. » Si morse appena il labbro, sistemandogli i capelli sulla fronte. « ..loro non capiscono.. » E lì emise un leggero sospirino sognante. Nessuno capisce. L'intera sala vede solo una coppietta sventurata e sdolcinata. « Ci ho pensato così tanto che il mio disinteresse per la partita mi ha portato a una consapevolezza.. » Volteggiò assieme a lui nella sala, mantenendo per qualche istante la suspance su quanto stava per proporgli. « Potrei avere per le mani una storia. La tribuna vip è piena di materiale. » Pausa. « E' una roba grossa.. scandali, approfondimenti, teste che cadono.. » Lo sguardo della giovane Carrow brillò di una leggera luce maliziosa. « Però voglio scriverla io. Non come la tua fidanzata, né come azionista. Un'inchiesta scritta da Amunet Carrow attirerebbe l'attenzione per le ragioni sbagliate. » Si stringe nelle spalle prima di compiere un'elegante piroetta. « Sto iniziando a realizzare che non devo trovare un posto diverso nel mondo. » L'inchiostro è sempre stato il mio modo di far cadere le teste. Un discorso, il suo, su cui ci torna con naturalezza, nonostante sia stato oggetto di una delle liti più pesanti tra i due. « Devo solo ricollocare il mio vecchio posto, nel nuovo mondo. » Lo guarda di sottecchi, carezzandogli appena la spalla. « Voglio tornare a scrivere nomi e cognomi e polverizzarli. Quelli giusti, quelli che meritano di essre cancellati. » Si schiarisce appena la voce, gettando uno sguardo veloce nella folla. « Ti viene in mente qualche bravo editore che potrebbe diventare un bravo capo? » Pausa, mentre avvicina le labbra al suo orecchio. « Qualcuno col pugno di ferro, che sappia guidare i passi di una ragazza in vena di un po' di giustizia sociale.. » Qualcuno..

    Partita: interagito con Emilia, Betty, Olympia e Peter. Nominata June. Boh è tutta una parentesi che vedete voi se cogliere o meno.
    Festa: interagito con Albus, nominati Emilia e Percy.




     
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    « Lo sai perché ti trovi qui, sì? », una voce cristallina risuona forte e chiara mentre ripone gli occhiali da sole - assolutamente inutili in quel contesto, dato il periodo dell'anno - nella custodia abbandonata sulla poltroncina di fianco, ovviamente in attesa di essere dimenticata lì per la sbadataggine di un esuberante Peter Paciock. Certo che so perché sono qui, riflette il Grifondoro, il petto che si gonfia d'orgoglio mentre lancia uno sguardo alla dicitura tribuna VIP in bella mostra sopra la sua testa - pronta per essere fotografata e spammata in qualsivoglia social esistente, a documentare il salto di qualità dell'eroe dei tempi moderni. Sono qui perché sono un very import... « Sarai il mio personalissimo telecronista che mi spiegherà tutto. » « Il nostro. », ...ant telecronista. Una nuvola grigia attraversa il suo cuore, avvilito per esser stato declassato da potenziale star dell'evento a "unica persona che conosce lo scopo del gioco". Poco male, bisogna procedere a piccoli passi. Un ragazzo determinato come lui non si farà scalfire per nulla al mondo: ciò che non lo uccide lo fortifica, e sulla scia di questo mantra continuerà sempre a rincorrere il meritatissimo successo. Protende leggermente la testa verso l'alto, osservando l'orizzonte mentre si atteggia a re della savana che contempla il proprio regno. Dopo una pausa ad effetto - non risponde subito alle due donne di fianco, da bravo bello e impossibile della situazione - solleva un singolo sopracciglio verso l'alto, esponendo le signore ad una prova di resistenza che... Che ovviamente vince la piccola Lizzie, affatto colpita dal magnetismo delle iridi nocciola di Paciock. «Sono qui...», commenta, resistendo all'impulso di fumare una sigaretta di fronte alla mini-Vicky, «Perché lo schermo che vedete lì di fronte -», ed indica la loro gigantografia ripresa, per puro caso, proprio in quell'esatto istante - che colpo di fortuna, eh! «- non sa proprio stare senza riprendermi. Saluta, Liz!», la incoraggia, mentre lui alza la mano e fa qualche cenno alla telecamera che li inquadra come a dire lo so, lo so, sono molto wiztagrammabile. «Ed anche un paladino della Natura e della Salute.», commenta in risposta alla Regina in materia, questa volta senza sottintesi ironici: per dimostrarlo, indica - sempre alla telecamera - un bicchiere biodegradabile che contiene la sua bevanda per quel match. « Ciao, unico vero guru del Quidditch di questa compagnia. Come stai? Pronto a spiegarci per chi dobbiamo tifare.. e perché proprio per i giovani? » «Io veramente pensavo di tifare i big perché -», mortacci se con la Silente non se refamo gli occhi... E poi c'è il Prescelto Senior... Ma forse è meglio non esordire con questi commenti in presenza della ragazza per cui ci si rifanno gli occhi più che per la Silente: Olympia, tipo.
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    «- il fascino della maturity. L'esperienza delle Antiche Tattiche riviste nell'ottica della modernità... JAYYYY.», inizia a blaterare cose random per poi lanciarsi sull'unico ometto del match, sequestrandolo a madre, zie e quote rosa in generale. «Jay. Io non te lo vorrei dire, ma...», si avvicina al suo orecchio, iniziando a sussurrare: «questa è la nostra serata.», indica con gli occhi il cumulo di gente da cui sono circondati. In poche parole: donne. «'n so se mi spiego.», gli fa l'occhiolino, come se effettivamente si fosse spiegato al punto da farsi capire. E poi c'è il fischio d'inizio, che coincide con un balzo di Piti verso l'alto, mentre esclama attraverso un megafono tirato fuori da non si sa dove: «FATEJE VEDE' COME SI GIOCA CAZZO», uscendo al naturale mentre tutti, intorno a lui, lo guardano stralunati, probabilmente chiedendosi se si sia impasticcato o... Se sia davvero così. [...]

    Peter prende a braccetto MJ mentre varca la magica bolla che fa da tetto al Parco della Liberazione, salutando a destra e a sinistra amici e conoscenti. Individua Jill, alla quale rivolge un caloroso: «Bombaaaa, best Battitrice della storia: la mia amica!, ciao poveri scusate se è poco.», fa una specie di balletto festante intorno a Ted Lupin, il suo mastodontico stronzetto preferito, e infine... Rimane imbambolato di fronte a Viktor Krum, idolo bulgaro cui si rivolge con un: «Khubava e zmiyata!!», credendo di dire "resti comunque il migliore", ma in realtà esclamando: "simpatico è il serpente". Già, Peter Paciock non è mai stato una cima nelle lingue straniere. E soprattutto, non ha mai spiaccicato una parola di bulgaro. Ma se non si facesse riconoscere per la propria tendenza a procedere a gamba tesa - come si suol dire: sprezzante del pericolo - e per la propria estrema invadenza, non sarebbe lui. «Ma sta occhiataccia che mi ha rivolto? Mo' qualcuno me lo spiega...», sussurra Piti ad MJ, riferendosi all'espressione corrucciata di Krum. «Je dico che resta il migliore e me fanculizza così. Boh vabbè frà, so' tutti sclerati sti giocatori di Quidditch.», e subito gli viene in mente, chissà perché, qualcuno in particolare. Ebby, con la quale in teoria avrebbe mezzo-condiviso una tregua, una volta presentatosi a casa sua per delle scuse semi-ufficiali, però... Un po' scleratina ce resta uguale, così per dire. «Andiamo a congratularci col bro?», e se la tira dietro in direzione di James e della basic Serpeverde della situa: Lilac me-sento-una-fata-sono-il-best-boccino-hashtag-puoi-solo-invidiarmi Scamander. «Piano, piano, gente - riceve solo su appuntamento, non scalpitate..», Piti si finge bodyguard e allontana invisibili moscerini, lanciando poi una bella pacca sul braccio di James e salutandolo con la solita mossa del "spalla contro spalla opposta". «Come ci si sente ad aver silurato papi e zio in un'unico match?», chiede - perché non può mica rivelare all'amico quanto suo padre sia uno dei propri idoli: farebbe troppo sfigato -, per poi correggere repentinamente il tiro nel momento in cui percepisce una scarica di elettricità lungo la schiena, per un motivo ben preciso. « Dai che c'è da festeggiare anche il fatto che sono riuscita quasi a seguire tutta la partita. », eh la Morgana, commenta silenziosamente, facendole l'occhiolino nel momento in cui si stabilizza un contatto visivo tra loro, prima che anche i due piccioncini si voltino nella stessa direzione. «E che hai capito la strategia Pluffa ad effetto grazie a me, quello non lo sottolinei?», risponde a tono, riferendosi alla tecnica di tirare la Pluffa controvento affinché la sua traiettoria sia assolutamente imprevedibile. Prende sottobraccio Olympia e la accompagna sino ad uno degli innumerevoli tavoli da buffet, dove vengono servite anche le bevande. Ordina due tequila sale e limone, ma la frena prima che possa commettere un errore madornale. «No, no. Non ci siamo.», stringe il polso su cui ha disposto il sale in modo assolutamente corretto, e aggiunge: «Io intendevo così.», e dunque è lui a leccarlo dalla mano della Senior, per poi bere tutto d'un fiato lo shot di tequila. Questo prima che arrivino Lily e James, ovviamente. E in un momento di distrazione di Dory - ovviamente bis. Dopo aver conversato un po' in gruppo ed altri convenevoli vari, Peter domanda un collettivo: «Posso rubarvela?», e senza quasi attendere risposta indirizza Lympy verso la pista da ballo, sussurrandole qualcosa tipo: «Vestito troppo sprecato per starsene in disparte.», o meglio, tu sei troppo sprecata per startene in disparte. «Tranquilla, non lo so ballare neanch'io il valzer.», o meglio, ho dimenticato i passi di quando abbiamo messo in scena Anastasia due anni fa, «... Improvvisiamo.», azzarda, e inizia a muoversi fuori tempo e sprezzante di esserlo.

    Interagito con Olympia, bimbi belli, Mun, portato a mala strada Jay
    Festa: interagito con MJ, Jill, ballato intorno a Ted e poi James e Olympia
    Citate Kix, Ebby, Dory e i big del Quidditch

     
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    « SIAMO I MIGLIORI! » L'adrenalina scorre ancora a palla nelle sue vene nel realizzare che la squadra data per sconfitta fin dall'inizio perché "Ti pare che le glorie del passato possano perdere contro gli ultimi arrivati?", la sua squadra aveva appena vinto il match più entusiasmante dell'anno. Si porta la maglia arrotolata intorno al collo mentre lui e il cugino si muovono lungo il corridoio, direzione spogliatoi. « Devi esserti sbagliato, tranquillo, capita. Io, io sono il migliore che ho lanciato un bolide dritto dritto in testa a Baston che per poco non cade dalla scopa e addio, Bats vi dovete cercare un altro allenatore. E' così che si combatte la concorrenza. » Va maledettamente fiero di quel colpo ben assestato - così come del bolide che ha sfiorato per pochissimo Rocky, facendo comunque il suo lavoro deconcentrandolo momentaneamente dagli anelli - tanto che si ritrova a fantasticarci dietro senza seguire effettivamente il filo del discorso che Lysander porta avanti. E continua ad essere un po' sulle nuvole, con il ricordo del proprio nome urlato dagli spalti che gli romba ancora nelle orecchie, riempiendolo di un'insolita euforia tanto simile a quella che solitamente gli arriva solo dopo l'assunzione illegale di qualche sostanza. Ma ora, oh, ora è tutta natura. Quel buon umore continua ad animarlo per tutto il tempo in cui si butta sotto la doccia e si impacchetta poi per la serata con le immancabili sneakers ai piedi. Si aggira per la bolla con naturalezza, parlottando con questo, sorridendo all'altro mentre gli stringe la mano con la promessa di sentirsi assolutamente in settimana - sapendo perfettamente che si sarà dimenticato il suo nome un secondo nome..aspetta, come si chiama? -, capta poi gli occhi di falco di Rey che lo fissano, augurandosi che non faccia nessun casino dei suoi. Lo saluta con un cenno della mano e un sorriso beffardo mentre si avvia verso il bar con il cugino. «Direi che a questo punto Dragomir dovrebbe sentirsi obbligato a reclutarmi come nuovo Cacciatore. C'è troppa chimica tra noi.» Alza un sopracciglio in direzione di Caél , sorridendo poi divertito prima di buttare giù un po' di quel White Russian che tiene stretto tra le dita. « Solo con noi? Ti sottovaluti amico. » Indirizza un'occhiata d'intesa al cugino, ridacchiando. « Guarda che l'ho visto come cercavi di stare sempre dietro alla Morgenstern. Non farmi incazzare eh che è amica mia e picchia pure duro. » Prende un altro sorso, evidentemente scherzoso nel tono di voce prima di essere travolto, letteralmente, dall'uragano Daffy. «PORCA MORGANA, CI CREDI!?!? LA JOHNSON MI HA FATTO UN AUTOGRAFO.» Lancia un'occhiata al biondo che ha la risposta pronta e sagace sulla punta della lingua come sempre. « Lascialo perdere, è un coglione. Ma vuoi invece il mio, no? » La punzecchia divertito prima di scoppiare a ridere nel vederla accudire quel pezzo di carta al pari di un santino. «Comunque, mai che organizzino una festa, che ne so, in costume da bagno o vestiti ognuno come cavolo gli pare. Sempre cose eleganti. Non so più cosa cavolo mettermi.» Scuote la testa, abbassando lo sguardo verso il suo vestito per poi rialzarlo velocemente. « Non mi dire che finora nessuno stilista ti ha chiesto di indossargli qualcosa per venire a queste serate. » Alza un sopracciglio. « O che tu non abbia mai deciso fosse il caso di portarti via un souvenir da qualche set fotografico. Dai, non ci credo. » L'espressione sul suo volto palesemente allibita anche quando lei cambia discorso. «Ehy! Ci vediamo dopo, vero? Devo cercare la Silente per rinfacciarle un po’ la vittoria. In modo giocoso, naturalmente..» Sorride nel momento in cui lo saluta e si guarda intorno. In effetti pure io dovrei trovare Rocky per farlo rosicare di brutto, altro che in modo giocoso. Incontra allora lo sguardo di June, una frazione di secondo nel quale le rivolge un sorriso un po' meccanico, che a confronto la Gioconda si sta sganasciando dalle risate dentro il suo dipinto. « Oh, fortuna tu, dove cazzo eri? Ci hai messo una vita a farti la doccia. » Blocca Rudy non appena entra nel suo campo visivo e lo costringe a muoversi verso il bar con un braccio che gli circonda le spalle. « Oddio, ecco perché: hai ricominciato con Federica, vero? Ma scusa eh, l'appuntamento con la Blanchard era andato bene. O no? » Domanda, a metà tra la presa per il culo e la pura curiosità. « Dillo all'amichetto tuo, dai - due mojito, grazie - allora? » E' in attesa di una risposta dell'amico quando una terza voce si intromette. « Mi scusi signor Black posso chiederle un autografo? La sua prestazione è stata a dir poco… Eccellente! »
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    Sbuca appena fuori dalla spalla di Rudy, inclinando la testa di lato, trovando incredibilmente equivoca quella scelta di parole. « Stiamo ancora parlando della partita? » Domanda a voce alta senza accorgersene e allora accenna una risata, frettolosa. « Bello scambio Scamander. Non mi divertivo in campo da veramente tanto tempo.» Porta il bicchiere alle labbra e ne beve un sorso. « Ah sì? Ci si diverte così poco con le Harpies? » Non l'avrei mai detto. La prende in giro bonariamente. « Ammetto che avere la Mastina come compagna e non come avversaria sia stato un gran piacere, oltre che un sollievo. » Aggiunge lasciando vagare gli occhi verso la ragazza che le sta qualche passo dietro. Jillian la presenta come Sheila e lui è certo di averla già vista da qualche parte ma in quel momento gli sfugge proprio dove. «Bhè, direi che dopo essere stata tutto quel tempo seduta sugli spalti un drink me lo merito. Ed anche tu hai proprio la faccia di uno che ha bisogno di bere.» Oh sì, certo, lasciamo da soli i due passerotti tubanti, afferrato! « Oh sì, ho la gola talmente secca » fa un colpo di tosse, stringendosi nelle spalle nel momento in cui incontra gli occhi scuri dell'amico. Su, ti sto facendo un favore, magari non concludi anche questa serata con Federica. L'intraprendenza della ragazza, comunque, lo diverte a tal punto da lasciarsi trascinare via, in mezzo alla folla. «Ti chiedo scusa per questo rapimento improvviso. Era tutta una scusa per lasciare soli quei due. Ho avuto come la sensazione di essere di troppo..» Si ritrova ad annuire, lanciando un'occhiata alle sue spalle, lì dove hanno lasciato i due, ormai completamente nascosti dai vari ospiti della serata. « Una scommessa veloce sul possibile finale? » Inarca un sopracciglio, portandosi nuovamente il bicchiere alle labbra. « Cinque galeoni che anche stasera.. » pollice e indice a mo' di pistola si muovono a destra e sinistra in un eloquente "A bocca asciutta tutti e due". «Penso di averti visto in qualche giornaletto, ma non ricordo quale o perché. Come hai detto che ti chiami?» Se prima l'ha incuriosito la sua intraprendenza ora lo fa la sua sfacciataggine. Piega le labbra in un sorrisetto pungente. « Non l'ho detto. » Risponde di getto, trovando estremamente interessante che qualcuno non lo conosca. Una situazione che, pur facendo i più umili possibile, ultimamente non mi capita così spesso. « Tu sei Sheila però. » E cazzo, dove ti ho già visto? « Sheila che, presumibilmente, legge Strega Moderna o roba come MagiCioè. » Quel pensiero, accostato ai lineamenti squadrati e quasi duri del volto di lei lo fa ridere, mentalmente. « Sheila che, presumibilmente, legge Strega Moderna o roba come MagiCioè e a cui non piace la musica che tanto adorano i parrucchini impomatati e le loro signore che passeranno metà della serata a sparare giudizi su quello e l'altro vestito. » Cazzo quanto hai ragione. Si può definire davvero una festa una roba che va avanti a forza di balletti sulle doppie punte? Dai, ma che è.« La Sheila che ha acquistato un biglietto di sola andata per rimanere sulla bocca di tutte loro quanto più a lungo possibile stasera. » Arcua le sopracciglia, alludendo al suo vestito che è al 90% solo trasparenze e tessuto svolazzante di un colore talmente sobrio da essere visto persino da Marte. « La stessa Sheila a cui, magari, piacerebbe interferire un po' per vivacizzare la serata? » La fissa, dopo aver scolato tutto il contenuto del suo bicchiere, sul volto la tipica faccia da schiaffi. « Così, chiedo tanto per. » Si stringe nelle spalle, il sorriso angelico che si tinge di sfumature tutt'altro che dello stesso stampo. « Magari non so, potremmo trovare per purissimo caso una cassa, un amplificatore, un qualcosa da incantare per attaccarci questo. » La mano, intanto, è scivolata nella tasca destra e ne è riemersa con il cellulare. Se lo passa tra le dita, come un abile prestigiatore. « Immagina le facce di tutti quando gli archi verranno sovrastati da, non so, un Alors on Dance pompata a tutto spiano. » Le sorride, malefico, per poi indicarle alcuni dei parrucconi sullo sfondo, intenti a parlare, probabilmente, di quanto sia noiosa la loro vita. « Pensa quanto risolleveremmo loro il morale, dopo un triste inizio serata passato a conversare sui titoli in borsa, investitori, questa e l'altra stronzata di cui non frega un cazzo a nessuno, loro compresi. Pensa a lui.. » E le indica allora il vecchio Cousland. Ecco, a lui è probabile che parta un embolo, Caél sarebbe così fiero di me. « Un servizio pubblico al quale non credo proprio di potermi sottrarre. » Dice ancora prima di prendere a camminare verso la direzione opposta e prima di mescolarsi con la folla, si gira a guardarla con un cipiglio scanzonato. « Allora? Non vuoi essere questa Sheila? »

    Interagito con Ander, Caél, Daffy, Rudy, Jill e Sheila (se mi sono dimenticata qualche interazione, ragà scusate ma m'avevate bombardato e non l'ho fatto apposta in caso #loveya)
    Nominato Rocky qua e là, Tris, salutata June e citato il vecchio di casa Cousland

     
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    « Mi piangono le tasche, Cay. » fu il suo commento amareggiato, mentre se ne stava in fila per entrare allo stadio, guardandosi intorno con gli occhi schermati da quei Ray Ban tarocchi comprati per due spicci al mercatino domenicale di Hogsmeade. Si voltò, squadrando per qualche istante il giovane Cousland prima di far schioccare la lingua sul palato e scuotere il capo. « Ma che parlo a fare?! Tu 200 galeoni li guadagni mentre dormi. » A differenza di lui, che aveva dovuto metaforicamente rompere il porcellino coi risparmi per comprarsi quel biglietto. Anche oggi la casa di proprietà me la compro domani. Però non poteva mancare: tutte le persone a cui teneva di più sarebbero scese in campo per quella partita epocale, e sapeva che se non fosse stato sugli spalti a fare il tifo per loro se ne sarebbe pentito. Ma dove lo ritrovano un amico come me, che si sputtana il fondo pensionistico per supportarli? Alcuni potrebbero chiamarla una mossa stupida, ma io voglio vederla come una dimostrazione d'affetto. « Che poi comunque 200 galeoni sono una ladrata. Senza contare quanto costa la roba da bere e da mangiare allo stadio. Un galeone per un pacchetto di noccioline! » Scosse il capo, facendo segno di no col dito indice mentre si toglieva lo zaino dalle spalle, aprendo la zip per mostrare all'amico l'arsenale di viveri che si era portato dietro. Acqua, coca cola, patatine, panini avvolti da fogli di carta stagnola - praticamente poteva mettersi lui stesso, a vendere. « Mi inculano una volta, ma non due. » sottolineò, battendosi l'indice sulla tempia e annuendo come se avesse snocciolato una grande perla di saggezza.
    Una giornata passata ad urlare come un pazzo sugli spalti lo aveva lasciato sfiancato al punto tale da elaborare una tabella di marcia strettissima che comprendeva, in ordine cronologico: smaterializzarsi a casa, dormire per quarantacinque minuti precisi, prendersi un caffè fissando il vuoto cosmico per cinque minuti, farsi una doccia veloce in dieci e infilarsi poi il cambio d'abiti alla velocità della luce. Si guardò allo specchio, sistemandosi i capelli prima di fare un passo indietro e inclinare il capo per scrutarsi meglio. « Semi-formale. Ci sta dai. » Poi oh, senti, con tutti i soldi che gli ho staccato, il primo che mi viene a dire qualcosa me lo magno. Afferrò quindi chiavi e portafoglio - ormai decisamente leggero - e si smaterializzò alla volta della festa.
    « Signore! Per l'entrata c'è bisogno di una donazione. » Ah, pure! Si arrestò, sorridendo alla donna al banchetto mentre, suo malgrado, metteva nuovamente mano al portafogli. « Si parte da due galeoni. » Li mortacci tua e di chi nun te lo dice. Stirò ulteriormente il proprio sorriso, aprendo la zip del borsellino per estrarre un paio di monete. « Uno e..due. Olè. » Te sallustio. Richiuse quindi il portafoglio, mostrando alla donna la propria dentatura bianca e facendole cenno di saluto con la mano mentre si allontanava sotto il suo sguardo un po' di rimprovero. Oh mi dispiace ma qui la beneficienza dovrebbero farla a me. Se uno i soldi non ce l'ha non ce l'ha. Preso quindi un bicchiere di champagne, si avviò alla ricerca di quegli amici che si erano fatti valere sul campo da quidditch, riservando loro uno di quei classici saluti alla Dean: abbracci, pacche poderose sulla schiena, vociare decisamente troppo alto e drink messi in mano come fossero bicchieri d'acqua. Insomma..il solito.
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    « Indovina chi sono. » Per qualche istante si finse spiazzato. « Janis? Sei tu? No. Rhonda. No no no, ritiro. Sei Shaniqua. » Scoppiò a ridere, lasciandosi avvolgere il collo dalle braccia di Daffy. « Ehylà, straniero. » « Ehilà superstar! » E prima che potesse rendersene conto, la Baker gli stampò un bacio sulle labbra. In realtà Daphne e Dean non si stavano davvero nascondendo: già al Gruppo Peverell il giovane le aveva rubato un bacio a tradimento, ma rimase comunque piacevolmente sorpreso dal fatto che quella volta fosse stata proprio lei a prendere l'iniziativa. Un sorriso a trentadue denti andò a dipingersi velocemente sulle labbra del ragazzo, che avvicinò il volto a quello di lei per prendersi un secondo bacio. « Come siamo eleganti stasera.. » Abbassò lo sguardo, fissando il proprio outfit tanto quanto quello di lei. « Si fa quel che si può. Devo stare al passo, no? » Le prese quindi una mano, conducendola in una piroetta volta ad ammirare l'elegante vestito che indossava. « Beh, che dire? Sfiguro comunque. Grazie Baker per essere sempre impeccabile. » « Così elegante che sarebbe davvero scortese non concedermi un ballo, non credi? » Sorrise sornione, accostandosi al suo fianco per porgerle il braccio e farle cenno con la mano di seguirlo in pista. « Ti pare che farei mai una simile caduta di stile? » Una volta raggiunto il centro della pista posizionò una mano sul fianco di Daphne, stringendole le dita sottili con l'altra. Che il giovane Moses non fosse un ballerino da sala era risaputo, ma non era il tipo da vergognarsi e, inoltre, si impegnava sempre a fare del suo meglio quanto meno per non pistare i piedi alla dama di turno. A prescindere da quale fosse la canzone, Dean non si sarebbe mai tirato indietro da un ballo. « Siete stati leggendari oggi. Una partita così non si era mai vista. » Lo disse in tutta sincerità, sorridendo felice mentre la conduceva in una giravolta. « Non so se si sentivano le mie urla da pazzo scatenato, ma forse avrete intravisto lo striscione. Era quello con le vostre foto alternate e la nuvoletta di dialogo con scritto "ok boomers". » Ridacchiò, stringendosi appena nelle spalle. Un colpo di genio, lo so. C'erano i tifosi e poi c'era Dean Moses. « Dici che per la prossima partita dovrei farne uno con scritto "la mia ragazza vi fa il culo"? » le chiese, sollevando un sopracciglio con aria allusiva, come a sottintendere qualcosa di più in quella domanda. Capisci a me, Baker.


    Interagito con Cay e Daffy
    Citati gli amici che hanno giocato. Siete tanti, non voglio importunarvi tutti ma fate conto che Dean vi ha strapazzati per bene <3

     
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    Sfegatata fan delle Harpies sin da piccola, giunta alla fine della partita, Mia continua a commentare in compagnia dei suoi compagni di armi quanto appena visto. Lo spettacolo più bello di sempre. « Nemmeno il Super Bowl è all'altezza di questa partita. » Aveva commentato con energica fierezza mentre lasciavano il bar leggermente alticci. Era strano aver condiviso la giornata con Pervinca. Durante la settimana era una sua professoressa, nel restante del tempo libero invece condividevano uno spazio immaginario costante, dovuto allo strano legame che la loro società preservava. Circondò le spalle della cugina Vivienne e di Ellie e con loro continuò a commentare le magnifiche mosse di Joy Scamander, di cui era una grande fan - talmente tanto che, quando aveva trovato la sua figurina per l'album speciale del campionato di diversi anni prima, per poco il suo urlo di gaudio non buttava giù l'intera Sala Comune Serpeverde. « La prossima volta scegliamo qualcun altro. Boh, tipo Bobbie.. ma tipo in realtà chiunque altro al di fuori di Percy va bene. » Disse in direzione di Raiden alzando gli occhi al cielo. « A me mette ansia più o meno ai livelli di Holden Morgenstern.. anzi ora che ci penso, se mi immagino Percy Watson che mi interroga al posto di Holden mi viene ancora più ansia. » Che al maggiore dei fratelli Morgenstern piacesse fare terrorismo psicologico su di lei durante quasi tutte le lezioni di DCAO non era più un segreto. Watson però sarebbe pure peggio. [...] Si lasciarono dopo poco con la promessa di andare insieme alla festa. Ancora leggermente alticcia, si preparò in fretta e furia, gettando la maglia oversize con lo stemma delle Harpies su una sedia, e indossando l'outfit scelto per la serata. Semplice ma d'effetto, a detta sua. Mia aveva seguito una ratio piuttosto semplice; l'outfit ripercorreva lo stile che avrebbe adottato durante un qualunque sabato sera. Nemmeno per l'anticamera del cervello le era passato che l'evento tenutosi al Parco della Liberazione sarebbe stato così formale come si sarebbe dimostrato una volta giunta alla festa. Effettivamente, giunta all'appuntamento notò un certo elemento discordante tra gli outfit scelti da Vivienne, Pervinca ed Ellie che salutò passandosi una mano tra i capelli. Fin dalla mattina, avevano assunto una sfumatura rosso acceso, con la quale aveva semplicemente deciso di convivere senza farsi poi molti problemi. Poteva andare peggio. Potevo essere bionda. « State un sacco bene! Ma non vi siete agghindate un po' troppo? Cioè è mezzo una festa in piazza.. » Ma nel veder raggiungere il luogo dell'appuntamento anche Raiden, vestito a sua volta in maniera piuttosto formale, decise di lasciar perdere.
    « Andate avanti, vi raggiungo a breve. » Disse infine, una volta giunti ai cancelli del parco, cercando una parte il cellulare, dall'altro il libretto degli assegni. Sua madre le aveva specificamente chiesto di contribuire alla causa da parte di tutta la famiglia in forma anonima. Un gesto quello che stonava non poco con il suo decidere di non partecipare di persona alla festa. A Mia non piaceva ostentare; semmai sembrava trovare la sua confort zone nell'immagine della ragazza di origini modeste che si fa largo nella vita a gomitate e sin troppe parolacce. « Salve! E' qui che si lasciano le donazioni? » Firmò in fretta e furia l'assegno a cui aggiunse diversi zeri, consegnandolo a Miss Harthway, scomparendo nella folla senza fermarsi per altre chiacchiere. Venne investita dallo sguardo indagatore di Meredith Parker, lycan australiana nonché giudice, giuria e boia di ogni situazione possibile immaginabile, trasalendo sul colpo. « Ma ti pare il modo? » « Si beh scusa se non mi sono annunciata. » « Va beh, che vuoi? » A Mia Meredith non stava affatto simpatica, e quel leggero antagonismo superficiale sembrava essere reciproco. « Capire se ci sei o ci fai. » « Madonna Meredith sei davvero pesante. Ma io dico, una paccata di cazzi tuoi ogni tanto no eh.. » No evidentemente no. Battibeccarono per un po' mentre Mia cercava il tavolo del buffet nella prossimità del quale trovò Raiden appoggiato a una colonna intento ad ascoltare il discorso del Preside Bauldry. « Va beh basta.. fammi mangiare in pace per favore. » E in effetti, durante le varie congratulazioni del Preside, Mia riuscì a riempirsi un piattino in maniera eccessiva, iniziando a mangiare un po' di tutto consapevole che il cibo dei ricevimenti di Hogwarts restava una specie di invenzione degli dei. « Su, mangia e non fare complimenti. Considera che discorsoni di questo tipo si sentono circa ogni tot mesi. Tutti si congratulano per qualcosa, poi il giorno dopo stronzi come prima. » Iniziò a mangiare qualche stuzzicchino, continuando a osservare leggermente frustrata i vestiti svolazzanti di molte delle presenze femminili. In confronto Mia sembrava pronta per piazzarsi sul ciglio della strada in attesa di essere caricata. Abbassò lo sguardo sul proprio top con un velo di tristezza, cercando di valutare se fosse meglio chiudere la zip del giacchetto o meno. Ma fu solo quando a passarle davanti, a qualche metro di distanza, niente meno che Maeve Cousland in compagnia di Ella che per poco non si strozzò. Ovviamente non erano le uniche compagne di corso presenti, tutte agghindate a dovere.
    Per un istante restò lì a fissare la rossa con un misto di ammirazione e frustrazione. « Benvenuto all'evento più atteso dell'anno: il mio suicidio sociale. » Perché a quel punto era certa che molti dei loro compagni sarebbero stati presenti, e in un modo o nell'altro, qualcuno, la sua inadeguatezza l'avrebbe fatta notare. Stasera o nelle puntate successive. Quando meno me l'aspetto. Come se non bastassero quelle quattro teste di cazzo che ancora tentano la carta del cyberbullismo. Presto, un quartetto d'archi diede il via alle danze, e Mia, ormai abituata all'idea di presenziare agli eventi in solitaria, mise da parte il suo piattino in attesa di un più che scontato invito amichevole che sarebbe certamente arrivato. Se ballo con un collegiale guadagno punti. Ma l'invito non arrivò e dopo qualche manciata di secondi in cui lo vide mettersi un paio di cuffiette nelle orecchie, decise di gettare la spugna. « Libere di unirvi o no. » Alzò gli occhi al cielo sbuffando, per poi incrociare le braccia al petto e distaccarsi da quella scena con drammatica disapprovazione. Nonostante le scelte musicali di Raiden fossero di gran lunga più adatte alla sua indole, decise di gettargli comunque un'occhiata rancorosa distaccandosi dal gruppo. Fu allora che individuò nella folla Rudy. Anche lui doveva sentire la musica del giovane lycan giapponese, la cui proiezione astrale si stava dimenando insieme a tante altre sulla pista all'insaputa della maggior parte degli invitati. « Ti va di ballare? Mi sono un po' rotta di essere sempre quella che non balla. » Allunga la mano nella direzione del ragazzo stringendosi nelle spalle. La sfera emotiva di Rudy sembra abbattuta tanto quanto la sua, motivo per cui prende iniziativa attirandolo verso la pista. Posa la mano di lui sul proprio fianco e prende a ondeggiare sul ritmo della canzone nonostante nella sua testa una molto più ritmata sta inceppando il suo sistema. « Metti le mani dove devi Rudy, non sono tua sorella. » Asserisce con un tono supponente sollevando un sopracciglio a mo di sfida. Dal ballare con un collegiale al ballare con un Falcon lo status cambia. « Sto cercando di non sembrare sola e disperata; mostrare a questa gente che ti ho solo impietosito non aiuta la mia situazione. » Attorno a loro proiezioni dei loro compagni da lontano si stavano scatenando senza sosta portandola a sorridere e ondeggiare in maniera decisamente insolita per un quartetto d'archi. Alla sua destra, lo spettacolo si accende. Miguel e Savannah danno spettacolo ondeggiando insieme a una distanza quasi impercettibile. Le fronti incollate, in una danza sinuosa che si conclude con un bacio profondo il cui sapore può quasi essere percepito dalla giovane Wallace. Per un istante Mai chiude gli occhi e riparendoli, c'è uno specifico istante in cui quel preciso bacio la coinvolge. Sta baciando Miguel, e poi sta baciando Savannah; posa una mano sulla guancia di lei, un'altra sul fianco di lui, e il tutto sembra confondersi pericolosamente in una commistione di sensazioni che pompano vertigionsamente il sangue nelle sue vene. Solo quando la canzone finisce si risveglia alla realtà rendendosi conto di aver compiuto un viaggio ultraterreno. Si stacca e sbatte le palpebre piuttosto sorpresa. Ed è in quel momento che nota non molto lontana una figura sin troppo nota che la lascia a bocca aperta. « Oddio! Oddio, oddio, oddio! Non girarti. Fermi tutti. » Tutti chi poteva non essere del tutto chiaro. « E' qui! Cazzo è Joy Scamander. Cristo santo devo chiederle un autografo! Qualcuno ha carta e penna? Come faccio? Che le dico? » Si passa le mani tra i capelli tentando di sistemarseli il più possibile. « No va beh non ce la faccio. Devo andare in bagno. Come sto? » Sembra iperattiva e non riesce a contenere quel panico in alcun modo. « No ok, vado e torno. Dov'è il bagno? » Tutto apposto. « Qualcuno parli al posto mio. Qualcuno le chieda un autografo per me. » Send help.
    Interagito con Vivienne, Pervinca, Ellie, Raiden e Rudy
    Nominate Maeve, Ella e Joy
    Disagio a gogò col legame lycan ma anche fangirling estremo alla fine.



     
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    Non era la prima volta che Dory Weasley si trovava a prender posto nella tribuna stampa durante una partita di Quidditch. Spesso erano incontri amichevoli tra squadre locali e solo raramente le capitava di presenziare a quelle di Campionato. Più precisamente succedeva quando qualcuno si ritrovava ad avere notizie più succulente tra le mani e quindi, fingendo di essere loro a fare un favore a lei, la chiamavano dicendole che quello era il suo giorno fortunato. La giovane Weasley si era abituata ad essere tra gli ultimi arrivati a “La Gazzetta del Profeta”. Era come un pesciolino quando viene messo in una boccia: lo si fa gradualmente, lasciandolo prima dentro il sacchetto, lasciando che si avvezzi. Aveva avuto conferma che la vita lavorativa era tutt’altro rispetto a ciò che ti insegnano al College. Non ti preparano al fatto che sarai tu a portar loro il caffè ogni mattina, sarai tu a prenotare i viveri per la loro pausa pranzo e sarai tu a doverti occupare degli articoli di bordo pagina. Arrivi, carico e pieno di iniziative, pensando che sia arrivato il tuo momento di cambiare il mondo e ti ritrovi a scrivere un articoletto su come e perché non sia una buona idea utilizzare un calderone di rame per una pozione di livello elementare. Sei arrabbiato, ma una mattina ti svegli e decidi che farai tutto ciò che c’è da fare, realizzando il doppio, anche il triplo, di quello che gli altri si aspettano da te senza lasciarti abbattere da niente, rialzandoti dopo la mazzata iniziale che si, ha fatto male. Quando il direttore l’aveva convocata nel suo ufficio, una decina di giorni prima, Dory aveva capito cosa stesse accadendo ancor prima di prender posto davanti alla sua scrivania. L’aveva infiocchettata come un’occasione da non lasciarsi scappare, una di quelle cose che accadono solo una volta nella vita: volevano che ci fosse anche lei alla tribuna stampa durante il Golden Match. Sicuramente, aveva pensato Dory, questo non aveva assolutamente niente a che fare con il fatto che metà dei giocatori fossero suoi parenti ed amici e sarebbe riuscita ad intervistarli molto più facilmente di altri suoi colleghi. Oh, no! Assolutamente, no! Era sicuramente una coincidenza. Avrebbe potuto dire che non poteva, che aveva già un impegno, e ridere un po’ nel vederli trafelati nell’impresa di accaparrarsi l’intervista migliore. Ma aveva accettato. In piedi sul palchetto, con un taccuino in una mano e una piuma nell’altra, Dory non si era persa nemmeno un’azione. Aveva deciso di non schierarsi, di non prendere una posizione, perché era impossibile scegliere chi avrebbe voluto che si aggiudicasse la vittoria. Avrebbe esultato per entrambi, e così fece. Quando tutti e tre i boccini d’oro dei Junior furono acchiappati lei si precipitò giù dagli spalti, correndo verso gli spogliatoi e placcando suo padre prima che entrasse. Fece lo stesso con zia Ginny e zia Angelina. Ai Junior avrebbe pensato durante la festa.
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    [...] «Che ne dici, Misty? Se faccio così pensi che riuscirò ad avvicinarmi a Viktor Krum per un’intervista?» si posò le mani sui fianchi, cacciando le labbra in fuori e sbattendo le ciglia più velocemente di quanto avesse mai creduto possibile fare. Scoppiò a ridere, per poi voltarsi, lasciando che la sua immagina si riflettesse allo specchio. Si sentiva particolarmente sicura di sé avvolta in quell’outfit all’apparenza così semplice ma che pareva esserle stato cucito addosso. «Mio padre mi ucciderebbe se venisse a saperlo, ma avrei sicuramente più possibilità di tirare fuori una buona intervista se mi presentassi a lui come la figlia di Hermione Granger.» Si strinse nelle spalle, lisciando il tessuto della camicetta all’altezza del ventre. In famiglia erano soliti punzecchiare il povero Ron con la storia di Viktor Krum. “Eri così stupido da non voler ammettere quanto fossi geloso” diceva sempre zio George facendo avvampare le guance del fratello minore. ”Però non riuscivamo a capire di chi dei due fossi geloso” continuava. Dopodiché si lanciava nella storia di quando Ron si professava il fan numero uno del giocatore bulgaro. Dory spostò lo sguardo, incontrando la figura di Misty riflessa nello specchio, anche lei praticamente pronta per la serata. «Scusa se riesco a parlare solo di queste interviste..» Si voltò verso di lei, sospirando. «A proposito, sei bellissima vestita così.» Sorrise, un po’ impacciata, arrossendo di fronte alla bellezza prorompente dell’amica. Era bella e sembrava pure non volerlo fare apposta. «Stiamo per caso cercando di fare colpo su qualcuno? Guarda te lo dico: so essere un’ottima spalla. Tu mi fai un cenno ed io entro in scena.» Alzò il mento, passandosi una mano tra i capelli sciolti sulle spalle, cercando di darsi il contegno di un’attrice che posa davanti ai fotografi del Red Carpet. Lanciò l’ennesima occhiata all’orologio che aveva avvolto attorno al polso spalancando gli occhi e drizzandosi sull’attenti come un soldatino. «Dobbiamo davvero andare. Mia cugina mi sta aspettando e..» ... ho promesso di aiutarla con l’abito e lei di darmi una mezza truccata tanto per non farmi sembrare appena scesa dal letto. Alzò lo sguardo sulla bionda, con aria colpevole. «Ti dispiace se scappo e ci ritroviamo là?» sei davvero un’incredibile maleducata, Dory. Arrossì ancora, con aria colpevole. «Giuro che mi farò perdonare!» Afferrò la borsetta, lanciando un bacio all’amica mentre si avviava verso la porta di casa. Non appena fu fuori dalla porta afferrò la bacchetta per poi rimaterializzarsi davanti a casa di Lympy. [...] « Quindi, impressioni a caldo su cosa si prova nello stare nella tribuna stampa? » Sorrise ad Olympia nel varcare la bolla d’aria calda che delimita l’area della festa. Non può fare a meno di sollevare il naso verso l’alto e far vagare lo sguardo per tutto il perimetro, desiderosa di non perdersi nulla. «Straordinario: per una volta è stato bello correre nella categoria dei vincenti, ma temo che se il mio cognome fosse stato Pincopanco probabilmente sarei ancora dove tornerò di corsa domani non appena l’articolo sarà stampato e la febbre del Quidditch sarà passata: nella corsa dei dilettanti.» Arricciò le labbra, lanciando alla cugina un’espressione fastidiosamente consapevole di ciò che sarebbe successo da lì a poco. «Perciò fammi godere questo momento di gloria come se fosse il più alto picco che la mia carriera giornalistica possa mai avere! Cameriere, champagne per tutti!» esclamò rivolta a nessuno in particolare, atteggiandosi come quella che non era. « No, non possiamo andare da quella parte. Off limits. [...] sono sicura sia una discussione piena delle argomentazioni fantasiose di tuo padre che vuole convincere tutti che, in fondo, non hanno perso perso. » Si arresta di colpo, con gli occhi spalancati, per poi non poter fare a meno di trattenere una risata davanti a quella scena familiare particolarmente accesa. «Meglio girare a largo. Anche se sono già consapevole che mi toccherà sorbirmi nuovamente questa chiacchierata alla prima cena in famiglia..» Annuì, consapevole del proprio triste fato. Si voltò verso la giocatrice dei Falcons non appena sentì Lympy fare il suo nome, sorridendole amichevolmente nel vederla avere a che fare con Oliver Baston. Poi il Preside iniziò a parlare e lei rimase lì, immobile con gli occhi puntati sul palco. Il suo corpo aveva smesso di muoversi. Fu come se all’improvviso, senza essere avvertita, fosse stata scaraventata indietro nel tempo, a quel marzo di tre anni fa, quando tutto era finito. Ricordava di aver pianto. Molto, in un modo da sembrare inconsolabile. Da una parte la gioia di essere vivi, dall’altra il dolore delle perdite, di una in modo particolare. Per un attimo si sentì in colpa: lei era lì a festeggiare e lui era morto. Le veniva da vomitare. Qualcuno le strinse la mano e lei ne fece il suo salvagente. Si voltò a guardare Lympy, gli occhi di un bambino spaventato durante un temporale. Il suo temporale che ogni tanto tornava a tuonarle nella testa. Un respiro profondo che diede ossigeno ad ogni cellula del suo corpo. Le sorrise, ringraziandola con lo sguardo. « Ti chiederei di ballare ma a rischio e pericolo delle tue scarpe. » «E non credo sia una buona idea visto che il mio equilibrio è già precario.» squittì con una risata che le risaliva su per la gola. Si voltò verso la cugina nel momento in cui questa salutò il giovane Lynch. «In realtà è stato più che bravo, Lympy. Direi che se l’è davvero cavata egregiamente in mezzo a tutti quei professionisti.» Sorrise a Leo, annuendo piano con il capo. « Bar? » «Oh, assolutamente si! Sto morendo di sete. Leonard ti unisci a noi?» Meno di cinque minuti dopo, Dory aveva già un cocktail in mano. Rise nel sentire Lympy parlare a Lily e James, i due piccioncini ormai sulla bocca di tutti i giornali. Intanto il suo sguardo riprese a vagare tra la folla e solo allora intercettò Misty. Alzò una mano, iniziando a sventolarla in aria per attirare la sua attenzione. «Ehy, Misty siamo qui!» Anche perché è arrivato Peter Paciock e dovremmo levare le tende prima che io venga etichettata per sempre come il terzo incomodo..



    Interagito con Misty, Lympy, June (sorriso), Leo e di nuovo Misty.
    Nominati Lily, James e Peter.


    Edited by expecto patronum. - 7/3/2021, 13:37
     
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    OT. DA LEGGERE PER TUTTI!


    Gentili utenti,
    Lo staff al completo ci tiene a fare alcune precisazioni circa la role di gruppo in corso, così come per le prossime a venire (che vi anticipiamo potrebbero essere diverse #justsaying). Ci siamo accorte del fatto che ultimamente le role in questione tendono a incepparsi con estrema rapidità, non permettendo un gioco coeso che possa effettivamente dare degli spunti per i posteri. Ci teniamo a precisare che queste role non sono una mera forma di fare sensazionalismo; non vogliamo che passi il messaggio secondo cui i personaggi vengono radunati solo per essere sottoposti all'ennesimo trauma, specie perché spesso e volentieri, partecipando a questo tipo di role solo per far apprendere ai vostri protagonisti quanto sta accadendo nella storia generale, le possibilità di interazione si sono sempre dimostrate davvero ridotte. Sulla scorta della nostra esperienza in merito a role portate avanti con un non indifferente successo tanto nel breve quanto nel lungo periodo, ci teniamo a darvi alcuni piccoli consigli che ovviamente siete liberi di cogliere o meno.

    - Tentate di non far convergere troppe interazioni su un unico personaggio. Incastrare troppe interazioni in un unico post rende la scrittura dello stesso molto più impegnativa, ritardando così l'intervento del pg in questione. Piuttosto tentate di spalmare le interazioni su personaggi/player che ne hanno meno o non ne hanno affatto. Entrate nelle situazioni altrui! Mettete le mani in pasta un po' ovunque senza vergogna e senza ritegno. Non ci possono essere situazioni blindate in un contesto festante.

    - Concentrate meno interazioni a post. Questo tipo di role può portare a nuovi rapporti e nuovi intrecci da approfondire in seguito - noi di certo ce lo auspichiamo! Uno showreel di brevi interazioni a cui far rispondere altri pg/player non fa altro che creare delle situazioni in cui nessuna situazione/interazione viene effettivamente approfondita. Privilegiate poche interazioni a post (piuttosto interagite con altri pg nei post successivi), che in questo modo non solo diventeranno più brevi ma renderanno la role più scorrevole e ricca di spunti.

    - Post brevi. Direttamente correlato al punto sopra c'è questa richiesta davvero essenziale. Tentate di fare post più brevi, e se non riuscire a farlo perché avete effettivamente molte cose da dire, tentate di spezzettarli in più parti, mantenendo comunque il principio di 1/2 interazioni a pezzetto (che può essere tanto con un singolo pg quanto con un gruppo di pg ovviamente). Rendere più fruibili i post da parte di tutti, e non solo dei diretti interessati, è fondamentale.

    - Valutate sempre il contesto del pg con cui state interagendo. Ci rendiamo conto che a volte è complesso riuscire a capire chi sta attorno al/ai pg con cui state interagendo, ma sarebbe opportuno, per un gioco più coeso fare lo sforzo di capire bene chi sono le persone presenti attorno al personaggio con cui state interagendo, così da non ignorare nessuno. Date una letta veloce a tutti i post, potrebbero nascondere qualche spunto che altrimenti vi perdereste. Sicuramente seguire i consigli sopra esposti limitandosi a meno interazioni, renderà più semplice da ricostruire il contesto di ciascun pg in un dato momento.

    - Privilegiate le interazioni significative. I saluti, a meno che non siano effettivamente funzionali, è meglio liquidarli con un qualcosa di molto generico. E' ovvio che i pg che si conoscono si saluteranno tra loro e si scambieranno qualche chiacchiera generica. Per portare avanti questo tipo di role però, è ovvio che tutti noi dobbiamo privilegiare i momenti salienti della serata e le interazioni più significative. In linea di massima vale sempre il principio less is more.

    - Lasciatevi sorprendere e programmate il meno possibile. Cogliete i piccoli spunti anche se potrebbero scombinarvi i piani iniziali. Il bello di questo tipo di role è che essendo in tanti, possono venire fuori cose molto differenti rispetto a una role a due che può essere mediata molto più facilmente tra i diretti interessati.

    I nostri sono solo piccoli spunti. Troviamo i momenti di gruppo estremamente importanti e significativi. In passato molte di queste manifestazioni hanno portato a cambi di passo significativi al di là dei meri plot twist. Speriamo possa ancora accadere.

    Le vostre tre staffer del demonio.
     
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    «Una finta che… ?» Scocca la lingua contro il palato, Elektra. « Wronski. Per farla semplice è una simulazione del cercatore di una squadra nei confronti del cercatore della squadra opposta, che finge di aver intravisto il boccino e cala in picchiata verso il suolo. » Il suo sguardo vispo e sempre carico di un'elettricità statica si aliena per qualche istante, l'espressione di chi sta cercando le parole giuste. « Mmh, è come quella volta da Prada, quando io e la tizietta di turno volevamo quegli stivali scamosciati, l'ultimo 38 rimasto. E tu hai cominciato a dire "Vabbè, ma guarda quelli laggiù, sono molto più fighi di questi qua da sciacquetta", hai finto di andare a prenderli e lei ti ha seguita pensando di poter fare l'affarone del secolo mentre io compravo gli stivali giusti e lei rimaneva con un pugno di mosche perché non ce n'erano effettivamente altre paia. » Parafrasando qua e là. Un sorriso maledettamente equivoco compare sulle sue labbra nel voltarsi verso Joy. « E' un vero genio del male quando ci si mette. Non consiglierei a nessuno di farsela nemica. » Inarca le sopracciglia con fare allusivo, bevendo un sorso di quel liquido frizzante che le pizzica il naso. «Anche il vibratore si è rotto le palle di me, davvero. Cioè, si sono scaricate le batterie, però l’ho preso come un segno divino.» A quel punto non può che scoppiare a ridere, portandosi la mano davanti alla bocca per non rischiare di sputare fuori lo champagne. « Povero Tyler, l'hai prosciugato. » Inarca un sopracciglio nel chiamare per nome il giocattolino della coinquilina, mentre si domanda se sia il caso di renderle noto il fatto che la sua dolce Fanny, qualche giorno prima, si è intrufolata nella sua stanza e Kix l'aveva trovata dopo qualche minuto, immobile, sedere a terra e muso piegato di lato, che squadrava Tyler con enorme curiosità dopo averlo scovato chissà dove. « Vedi di sostituirlo con qualcuno di valido, perlomeno, perché lo sai che attenti, prodighi e pazienti come lui non se ne trovano molti in giro. » In fondo, i vibratori sono i migliori amici delle donne. Ah, non era così? Si domanda in quel momento quanto Joy possa trovarsi a suo agio in una conversazione del genere e fa una smorfia. « Ti consiglio di stare alla larga da qualsiasi Bats, credo siano tutti del Cancro tanto sono emotivi, coccolosi e tendono a richiamarti il giorno dopo aspettandosi una risposta celere o il cambio di status da "single" a "sposata". » Si stringe nelle spalle con fare sbarazzino. « Ovviamente è tutto per sentito dire, figuratevi. Comunque le migliori leve single le trovi nella mia squadra. » Le fa un occhiolino. Anche se quel giochetto che sa fare Lupin te lo consiglierei caldamente.
    « In realtà volevo dirti che sei stata bravissima, poco importa del risultato. » Arriccia le labbra con fare trionfante, ritrovando negli occhi verdi di lui la luce furba che intercorre sempre nei loro scambi. Accenna allora una leggera riverenza con il capo piegato e un sorriso sarcastico a delinearle le labbra carnose. « Però sai Kix se dovessi lanciarmi quella fattura niente esibizioni…Niente complimenti. » Il sopracciglio destro si arcua a quelle parole, trovandole estremamente divertenti. « Sarebbe un vero peccato, perché vedi, sono tanto triste..- » il labbro inferiore sporge appena fuori mentre lo fissa « - ho preso il boccino ma la mia squadra ha comunque perso. E' una sensazione che non mi piace troppo, se devo ammetterlo. Ho proprio bisogno di qualche bel complimento per ritirarmi su di morale. » Scherza e lo fa in maniera palese per quanto Et coglierebbe comunque la sua ironia, ormai troppo abituato a conoscerla. « Oltre ad esser stata bravissima in campo. Stasera sei bellissima, accetto con piacere un ballo. » Piega la testa di lato, decisamente più contenta mentre lascia scivolare la propria mano in quella di lui e sente l'altra mano scendere lungo il suo fianco. « Sono sicura che domani non saranno clementissimi con i voti per questo pellicciotto. » Risponde allora, abbassando lo sguardo ceruleo sulla sua giacca, saggiandone la consistenza del rever con le dita della mano destra, prima di farla tornare al suo naturale posto in un ballo del genere. « Ma a me piace, stai bene. » Lo sguardo si rialza e sembra sorridergli, furbo. « Andrew? E' dei nostri? Mi piacerebbe sentire la sua opinione a riguardo. » Lo prende in giro sapendo bene quanto a nessuno dei due freghi nulla né di ciò che pensano i propri manager, né di ciò che l'indomani solitamente esce su di loro. « Ho visto la partita dalla tribuna stampa. Hanno ripreso perfettamente il momento in cui prendevi il boccino. Oltre al campo hai un talento per la cinepresa invidiabile Kix. » Tira un sospiro carico di pathos, stringendosi nelle spalle per poi guardare in alto con fare teatrale. « Ma che dici. Sicuramente sai come lusingare al meglio una donna. » Prende a dire, con un colpetto dato sulla sua mano, a mo' di "smettila" mentre continua a volteggiare insieme a lui in un ballo che non le è per nulla familiare ma che le viene comunque naturale. « Quindi stavo davvero così bene? » Elektra Silente, l'esempio di narcista a cui dai un dito facendole un complimento, finge umiltà per mezzo secondo, e poi ti chiede pure tutto il braccio. Tornata a casa devo assolutamente rivedermi. « Vorrà dire che valuterò la carriera da attrice nel futuro, dovesse naufragare quella da allenatrice, che dici? » Le labbra arricciate in un sorriso truffaldino e gli occhi pieni di divertimento. « Poi saresti costretto ad accompagnarmi alle prime dei miei sensazionali film. Non so se saresti pronto ad un simile compito » Pausa. « Oppure sì? »
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    Non sa nemmeno quanto tempo abbia passato ad osservare, senza dare troppo nell'occhio, la biondina che gironzola spesso vicino a Rocky. Dal vestito sobrio che forse nemmeno lei sceglierebbe mai nella vita, Elektra rimane tremendamente affascinata dalle sue movenze sicure e dalla freddezza quasi sconvolgente nel rivolgersi a chiunque altro al di fuori della moretta che è sempre con lei, mano nella mano, e suo padre. « A guardarti, Elektra cara, si direbbe quasi che le voci su te e gli altri allenatori siano vere. Da Weasley a Dragomir? » Kate Miller fa la simpatica ma non sa nemmeno quanto stia rischiando nel momento in cui gli occhi della Silente si fanno di fuoco. « Così come si direbbe che tu sia un'incontentabile ficcanaso? Chi può dirlo, ai posteri l'ardua sentenza. » Nella voce alcuna sfumatura gentile questa volta, prima di buttare giù il contenuto rimanente del bicchiere numero "non lo so più". La vipera sorride e l'arpia lo fa di rimando, glaciale e fa per andarsene quando lei fa ciò per cui Elektra sogna, all'istante, di piantarle il gambo del proprio calice dritto dritto in mezzo alla fronte. « Oh, Rocket, che bello rivederti. Vuoi rilasciarmi qualche dichiarazione del tutto confidenziale sulla partita? » La bionda si ritrova ad incontrare gli occhi dell'uomo, sostenendone lo sguardo seppur vorrebbe solo scappare. « Com'è stato giocare con Elektra? Avete sotterrato l'ascia di guerra? » A quel punto, sapendo bene di non poter fare nient'altro per non mettersi in ridicolo e per non fare altrettanto con la propria squadra, inarca un sopracciglio. « Che dici Rocket, ci beviamo qualcosa per togliere ogni dubbio alla cara Kate sulla nostra rivalità? » E toglierci lei di dosso. Sorriso falso che più falso non si può e un'occhiata fissa e penetrante. Se non mi reggi il gioco perché vuoi fare il bambino di quattro anni, giuro su ogni Dio che ti tramortisco con uno Stupeficium davanti a tutti. Per un attimo spera che Rocky abbia imparato a padroneggiare la Legilimanzia in quei diciassette anni. « Dovremmo assolutamente brindare al tuo essere ancora in grado di stare su una scopa nonostante l'età dopotutto. » Potevo esimermi da un'innocente battuta? Ridacchia, guardando Kate, poi lui al quale dà un piccolo buffo all'altezza del gomito. Cazzo, sei sempre stato così alto? « Scherzo. » Avvisa con fare plateale entrambi mentre Kate decide di scivolare via, non senza lanciargli numerose occhiate furtive che Elektra capta con un cenno di saluto delle dita. « Allora questo drink? » Torna a guardarlo con un sorriso stranamente più dolce. « Ho come l'impressione che muori dalla voglia di fare una sceneggiata qua davanti a tutti - ah, ho sempre amato il temperamento focoso di voi italiani - ma non puoi. Sorridi Rocky, ci stanno guardando. » E lo fa anche lei, radiosa e per nulla a disagio.

    Primo blocco: Win e Joy, nominato Ted. Secondo blocco: tutto per Et. Terzo: Rocky e nominata Nana.

     
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    Per una giornata non c'erano state squadre, né faide e drammi tra giocatori. Il loro spirito di competitività si era indirizzato verso un obiettivo comune. E avevano vinto. Per un istante, rimasto da solo alla fine dei saluti negli spogliatoi, dopo aver salutati tutti i suoi compagni di squadra, James Sirius Potter si sedette su una delle panche osservando l'ambiente sin troppo famigliare. Lì aveva imparato a giocare e lì aveva vinto le sue prime partite. Lì si era abbandonato alle prime chiacchiere da spogliatoio. E lì, ora, Oliver, Ted, Lysander, Sam e Rudy assieme ai non addetti ai lavori, Leonard e Caél avevano condiviso uno spazio di comunione al di là della mera competizione tra squadre. Non potrebbe essere sempre così? Perché ci siamo scordati perché il motivo per cui giochiamo? Non sapeva darsi una spiegazione in merito, James, e non era certo nemmeno di volersela dare. Certo era che, il Golden Match gli aveva fatto realizzare le contraddizioni in termini del mondo della Lega di cui era parte integrante. Fu l'ultimo a uscire, il maggiore di casa Potter; spense le luci e sospirò annuendo tra se e se, pronto a cambiarsi per la serata in arrivo. « Un culo così vi abbiamo fatto, UN CULO COSì! [...] Siete ancora in negazione, non fa niente, continueremo comunque a ricordarvelo finché campiamo - vero, James? » Giunti alla festa, si erano fatti subito riconoscere. « Ma certo.. se avessimo avuto ancora vent'anni.. tutta colpa di Krum. La verità è che vi abbiamo battuti, onestamente e anche con largo vantaggio. » Volge lo sguardo verso sua madre scoppiando a ridere. « Le scatolette di tonno hanno ripagato. E' così! Alla faccia vostra! » Quella storia delle scatolette di tonno non avrebbe mai smesso di costituire un pilone portante della narrazione di James. Conclusa la riunione coi parenti, fu il turno del discorso di Pius Bauldry che James ascoltò continuando a cercare nella sala la figura di Lily. « Bro lo sai che vorrei aprire le danze con te e rivelarci finalmente al mondo, ma essendo il compleanno di zio Ron direi di risparmiargli almeno oggi il crepacuore. Vai a prenderti l'altro boccino. » In tutta risposta, James si portò la mano sul petto. Colpito e affondato. « Trovami una degna sostituta, per piacere. Non tornare a casa con qualche insipidona delle tue. » E così si fece spazio tra la gente incontrando infine lo sguardo magnetico di Lily. « Non ti ci abituare troppo. » « Al fatto che non sai stare senza di me? Me ne sono fatto una ragione. » Asserì guardandola di sottecchi. L'esperienza appena condivisa con Lily lo aveva fatto riflettere parecchio. Erano stati bravi; forse anche troppo. Lo spirito di squadra era venuto in maniera naturale. « Mi concedi questo ballo? » Scosse la testa divertito seguendola sulla pista. Posò una mano lungo la sua schiena, lasciandola scorrere su e giù con lentezza, prendendo le dita di lei tra le proprie. « Sei uno schianto. » Sussurrò solo a bassa voce all'orecchio di lei prima di farla volteggiare, trovando il tempo di gettare uno sguardo di intesa a Ted, rivolgendo un'occhiolino in direzione di June. « Dici che i Seniors ci perdoneranno questo affronto? Oppure si prevedono infinite serie di addominali così, per ripicca? » « Non lo so.. ciò di cui sono sicuro è che mio padre cercherà sempre di trovare qualche scusa. » Conclusosi il ballo, posò un leggero bacio sul nasino di Lily, noncurante di chi potesse vederli. A quel punto poco gli importava di cosa potessero dire i giornalisti. Si mossero nella sala salutando diverse persone e intrattenedosi per diverso tempo con i restanti colleghi della giornata. Una situazione che sembrò metterlo particolarmente di buon umore. Non si tirò indietro dal discorrere con nessuno, ignorando che alcuni di loro fossero i suoi antagonisti naturali in campo.

    Al bancone incontrò lo sguardo di Joy nella direzione della quale si diresse, lasciando Lily a pochi passi di distanza da lui, senza tuttavia perderla d'occhio. « Compagna Cercatrice. » Disse alzando il suo bicchiere. « Hai fatto un'ottima partita là fuori. Mi ha gasato un sacco questa cosa che per una volta abbiamo giocato assieme. » James ammirava molto il gioco delle Harpies, e soprattutto il lavoro svolto dalla Scamander come capitano. « Magari replichiamo qualche volta, che dici? A quanto pare riusciamo a spillare un sacco di soldi con questa cosa del fraternizzare col nemico. » Scoppia a ridere scuotendo la testa. Resta per un po' pensieroso, annuendo tra se e se mentre volge lo sguardo verso il bacano degli altri poco distanti. « E' stato così anche per te? » Individua la figura di Ted nella sala, immaginando che qualcosa deve aver pensato, la migliore amica, in merito. « Voglio dire.. nonostante tutto. Non è stato bello fare squadra? » Non sapeva per quale ragione tutta quella situazione lo avesse reso così riflessivo. Forse perché effettivamente giocare per divertirsi, giocare per una causa, giocare senza pensare a nulla se non al fare più show possibile per i tifosi, erano sensazioni che non provava da un sacco di tempo. [...] Venne infine riaffiancato da Lily, sul cui fianco posò una mano baciandole la spalla scoperta. « Hai.. della cenere.. sui capelli. » Restò a fissarla, James, per qualche istante, sistemandole una ciocca di capelli color grano dietro l'orecchio. Il pollice saggiò la consistenza delle sue labbra, umettandosi le proprie. « Uhm.. e tu hai.. qualcosa.. qui.. » Disse quindi solleticando l'angolo della bocca di lei prima di avvicinarsi quanto bastasse per annullare le distanze. Approfondì il contatto per un po', lasciando che qualunque cosa attorno a loro scomparisse, non curante tanto dal fatto che la sua famiglia - le nonne, nello specifico - fossero lì, quanto i cugini di Lily, che non era certo vedessero propriamente di buon occhio qualunque cosa i due stessero facendo. Fu la voce di Olympia a riportarlo sul pianeta terra, accompagnata dalla cugina Dory. Le due cervellone di casa. « Ehi, piccioncini, vi unite? Dai che c'è da festeggiare anche il fatto che sono riuscita quasi a seguire tutta la partita. »
    Posò un bacio sulla guancia della sorella e uno su quella della cugina accarezzandole con fare premuroso il braccio. « Non ci credo manco sotto tortura che hai seguito la partita. Però su, facciamo che oggi sono buono e faccio finta di cascarci. » Appoggia i gomiti sul bancone aspettando che venga servito loro un altro drink. « Zio Ron ha finito con il dramma? » Chiede istintivamente alla cugina gettandole uno sguardo complice. « Lils, devi sapere che nostro zio, il padre di Dory, è campione di rosicate in famiglia. Non lo freghi, vecchia volpe! C'è sempre di mezzo un complotto con lui. » Il giro di drink arrivò e allora, James alzò il suo guardandosi attorno. C'era diversa gente attorno a quel loro variopinto quadretto. E quindi, il giovane Potter, gonfiato il petto col solito fare da sbruffone, salì sul bancone con uno slancio improvviso, lasciando tintinnare l'anello che portava sul pollice contro il suo bicchiere. « Amici, posso avere la vostra attenzione per un momento? » Alza il suo bicchiere. Sta per fare un brindisi per chiunque si trovi lì in prossimità. « Vorrei brindare a questa giornata. Nonostante il nostro suonarcele di continuo dentro e fuori dal campo, è stato.. assurdo, condividere questa partita con tutti voi. Seniors.. » E dicendo ciò volse lo sguardo verso il padre nello specifico, con uno sguardo colmo di rispetto e riverenza. « ..giocare contro di voi è stato un grande onore. Abbiamo giocato contro dei fuori classi.. ma che dico - delle leggende. » Pausa. « E abbiamo vinto. » Attorno a lui si levò qualche risata, tra cui quella dello stesso Potter. « Però non saremmo stati capaci di farlo se non avessimo messo da parte i nostri colori per una causa comune. Brindo quindi all'unione che fa la forza, alla solidarietà e alla comunione pazzesca che oggi ci ha legato. Alla vostra ragazzi! Siete stati la miglior squadra che potessi desiderare. » E beve, James, convinto delle sue parole dalla prima all'ultima.

    Prima parte: interagito con Ted e Lily; nominati i masKi della squadra e June.
    Seconda parte: interagito con Joy, Lily, Olympia e Dory.
    James è salito sul bancone e ha fatto un brindisi, fateci un po' quello che vi pare.



     
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    Elizabeth Branwell ad una partita di quidditch era una battuta bella e buona, una battura esilarante; del tutto assurda. L'ex tassorosso e il quidditch erano sempre stati due mondi paralleli, senza alcuna possibilità di incontrarsi. Più volte Albus e Freddie avevano cercato di farle capire i fondamentali, fallendo miseramente nell'impresa; era talmente impedita che fatica a distinguere la pluffa dai bolidi. Nonostante ciò, una volta capito per chi tifare la bionda dava il meglio di sé come membro attivo della tifoseria. La partita di quel giorno era per beneficienza, un motivo in più per partecipare. Era d'accordo con Mun di trovarsi al campo da quidditch, per poi spostarsi a casa della ragazza per scivolare nell'abito scelto per la festa che si sarebbe svolta una volta finita la partita. Aveva appena finito di infilare abito e scarpe nella sua borsa incantata quando si volse verso Ebby. « Davvero non vuoi venire? E' una partita di quidditch...quiddtich! » A differenza sua l'amica era una vera e propria intenditrice, oltre che un fiero membro delle Harpies. « Ti ricordi com'è andata a finire l'ultima festa? Oppure devo ricordarti che tu pensavi di essere un unicorno, gli altri si sono ammattiti e hanno comnciato a vedere la gente morta. » Decisamente un insuccesso. Un buco nell'acqua. Qualcosa di traumatico era sempre pronto ad aspettarli dietro l'angolo. « E cosa dovrei fare? Vivere in clausura e fare buca ad ogni festa? » Lo studio e le lezioni la impegnavo in maniera significativa, rinunciare alle feste avrebbe significato estraniarsi completamente dal mondo. « Assolutamente no, ma col cazzo che pago 200 galeoni per finire in un altro putiferio...altro che beneficenza... » Sorrise di fronte alla pessima previsione dell'amica, i precedenti si schieravano indubbiamente dalla sua parte, ma chiudersi in casa e nascondersi non era più un'opzione che Betty era disposta a prendere in considerazione. « In realtà se ci pensi è stato proprio grazie ad una festa che ho conosciuto Aidan... » Il palo di maggio era andato letteralmente a gonfie vele, si erano divertiti ed era addirittura tornata a casa con una corona. Ebby dal canto suo sembrava più che convinta della sua decisione e nessuno dei tentativi della ragazza aveva funzionato, l'amica non si era assolutamente smossa dalla sua scelta. Dopo averla salutata si era recata al campo, mentre aspettava l'arrivo di Mun e le altre aveva avuto modo di salutare alcuni compagni di corso e il suo professore di anatomia, armato di dito gigante di gomma piuma e megafono; in perfetto stile ultras. Ad attirare la sua attenzione furono i piccoli Potter che si tenevano per mano, seguiti passo passo da Mun ed Emilia; un'amica della ragazza. Si accucciò ad abbracciare Lily e Jay, meravigliandosi di come ogni volta sembrassero più grandi della precedente. « Cosa vi mettete stasera? La proposta di prepararci insieme è ancora valida. Casa mia è diventata una grande cabina armadio per l'occasione. » Betty si rialzò aggregandosi alle ragazze. « Io mi sono portata dietro l'abito, se dovessi tornare a casa sarei tentata di buttarmi giù per un pisolino e finirei per alzarmi domani mattina... » Purtroppo le sue ore piccole erano dovute alla mole di studio, quella giornata di stop era assolutamente ciò di cui aveva più bisogno. « Sappiamo almeno il colore della divisa dei giovani? Non vorrei fare una figuraccia ed esultare nel momento sbagliato... » L'ultima cosa che voleva fare era esultare di fronte ai punti della squadra dei vecchi. Un imbarazzo che voleva risparmiarsi. « Un bacio alla zia, subito. » Lympy aveva riservato un'intera fila per il gruppo e si era organizzata con bevande di ogni tipo e gusto. « Ciao, unico vero guru del Quidditch di questa compagnia. Come stai? Pronto a spiegarci per chi dobbiamo tifare.. e perché proprio per i giovani? » Sorrise a Peter, unico maschio del gruppo e in base alle parole di Mun l'unico che capiva qualcosa di quidditch. « Mi raccomando Peter, qui fai un cenno per quando dobbiamo esultare e un altro per quando dobbiamo imprecare, ma ricorda che ci sono dei bambini quindi no parolacce. » Strizzò l'occhiolino al ragazzo mentre prendeva posto di fianco a Mun. La sua attenzione fu subito rivolta alla piccola Lily, affascinata dalla folla festante e dalle coreografie che la varie tifoserie stavano iniziando a mostrare. Infilò la mano nella sua mano incantata e tirò fuori il mega ditone di gomma piuma che portava il cognome dei Potter, era parte del merchandising di suo zio James, ma per quella partita andava benissimo anche per il suo papà. Lo passò alla piccola che iniziò a sventolarlo emozionata.

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    La partita era stata divertente, una lotta senza esclusioni di colpi in cui il talento aveva superato l'esperienza; la squadra dei giovani aveva trionfato. Si erano spostati a casa Potter-Carrow con grida di giubilo. Si erano preparate tra ragazze con Lily special guest, la bambina le aveva osservate mentre si aiutavano ad acconciarsi i capelli, mentre si consigliavano l'un l'altra quale rossetto utilizzare per la serata. Betty era scivolata nel suo abito bianco ghiaccio, il corpetto era quasi una seconda pelle e aveva una scollatura ben più provocante di quelle a cui la ragazza era abituata. La festa era popolata da centinaia di personalità diverse, di ogni classe sociale. Mentre si guardava intorno vide di sfuggita la figura slanciata di sua madre, posò la mano sul braccio di Mun. « Io mi dileguo tra la folla...Mammazilla dovrà aspettare. » Scivolò tra la folla, sottraendosi agli artigli del genitore; l'ultima cosa che voleva fare era affrontare il genitore in quel contesto pubblico. Sua madre viveva per quel tipo di eventi pubblici, le permettevano di mettersi in mostra. Solitamente approfittava del fatto che Betty odiasse le scenate pubbliche per riavvicinarsi alla figlia, con il solo scopo di riportarla sotto il proprio controllo. Si nascose vicino al buffet, un luogo che sua madre evitava come la peste. « Piaciuto l'omaggio a Fabius Watkins che ho fatto in volo? » Sorrise all'amico, assicurandosi di rimanere ben nascosta dalla sua figura. « Ti svelo un segreto... » Si avvicinò al ragazzo come se non volesse farsi sentire dal resto della folla. « ...prima di stasera non avevo nemmeno idea di chi fosse. » La sua scarsa cultura sportiva era sicuramente un affronto per l'amico. « E la nostra metà della mela? Dov'è finita? » Non poté fare a meno di alzare le spalle, senza la presenza di Karma erano incompleti; come se mancasse l'ultimo pezzo del puzzle. « Probabilmente con la sua dolce metà, ma stai certo che se si trova alla festa ci troverà. » Era una certezza su cui era pronta a scommettere. « Dici che posso avere un ballo con il vincitore? Anche perchè mia madre sta venendo da questa parte e dubito che tu voglia sentirti dire per l'ennesima volta che genero perfetto saresti stato... » Sin da bambini avevano frequentato gli stessi ambienti impomatati, le loro madri erano molte amiche e quella di Betty non aveva mai fatto mistero del suo desiderio di vedere la figlia sistemata con il ragazzo. Anche quando stava con Albus non faceva che tessere le lodi di Cael, lodi che Betty condivideva come amica. « Oppure sei ansiosi di sentirti quanto belli sarebbero stati i nostri bambini? Geneticamente perfetti. » Come se lei e il ragazzo fossero cavalli di razza con tanto di pedigree da mostrare. « Amici, posso avere la vostra attenzione per un momento? » Che Merlino ti benedica James Potter. Come tutti gli altri sua madre non poté fare a meno di posare l'attenzione sul primogenito di casa Potter. « Vorrei brindare a questa giornata. Nonostante il nostro suonarcele di continuo dentro e fuori dal campo, è stato.. assurdo, condividere questa partita con tutti voi. Seniors.. [...] Alla vostra ragazzi! Siete stati la miglior squadra che potessi desiderare. » Allungò un calice verso Cael e lo lasciò tintinnare con il suo, complimentandosi ancora una volta per la vittoria. « Balliamo? » Che per loro significava: Scappiamo e nel frattempo buttiamo un occhio alla ricerca di Karma.


    Prima parte con Mun, Lympy, Emilia e Peter...insomma il gruppo ultras un po' sfigato che non capisce nulla di quidditch

    Seconda parte, brevemente con Mun, Cael e citata Karma <3
     
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    Camminava a passo spedito ed in ritardo in direzione dello stadio illuminato come mai prima nella storia del Quidditch, Leonard, muto e teso; muto come chi aveva palesemente paura di fare pronostici sbagliati, teso per la presenza perseguitante di un padre che esalava ansia ad ogni respiro. Letteralmente lo seguiva, la leggenda del Quidditch Aidan Lynch, che si fermava ogni due passi per concedere autografi, concedersi d'essere idolatrato da totali sconosciuti e parlottare di quanto fosse fiero di giocare contro il figlio - lì presente in silenzio, trepidante e scocciato -, che purtroppo s'era dato alla Magizoologia, come Newt Scamander però! Ed era pur sempre un medico! « E, Leonard: so che eri destinato ad essere un cercatore, come me. » Lo placcò per le spalle, Aidan, puntandolo negli occhioni blu come quelli della mamma, Leonard, che era quasi certo d'avere tutto il peso del mondo sulle sue spalle, in quel momento. « Se come cacciatore ti troverai in difficoltà, ricordati di... » « Mi sono allenato con Sam. Non ti farò fare una figuraccia, papà. Sta tranquillo... » Gli disse il Grifondoro, rassicurandolo e ricambiando lo sguardo severo: ne valeva della sua reputazione e molto di più, a quanto pareva. Sorrise al papà - che tutto sommato riusciva anche a comprendere, in qualche modo, in quella circostanza - dandogli una pacca sulla spalla e trattenendo la mano su di essa. Annuì ed afferrò la borsa contenente il suo cambio da Quidditch nuovo di zecca per l'evento, facendo per prendere la via per gli spogliatoi della squadra giovanile. « ...e vedi di prendere il boccino prima di Krum, o di Lily. » aggiunse con una faccia di sfida, prima di augurargli buona fortuna con un sorrisetto sarcastico e divertito - l'unico modo che poteva trovare per affrontare tutto quello stress che si sentiva addosso come una doppia pelle. [...] Fortuna che si rivelò essere dalla sua parte durante l'evento dell'unica partita importante della sua vita, in qualche modo: aveva conficcato negli anelli ben due pluffe, durante il match giocato con personalità come Harry Potter, Ginny Weasley e Viktor Krum, storico contendente al boccino di suo padre. Aidan Lynch, lo stesso uomo che era riuscito a preoccuparsi per la sua performance - da non professionista qual era Leonard - e che poi si era fatto soffiare il boccino da Joy Scamander, riuscendo comunque a destreggiarsi egregiamente sulla scopa alla sua veneranda età. Era particolarmente su di giri, Leonard, quando toccò nuovamente con i piedi la terra dove si sentiva al sicuro, sentendosi partecipe e parte integrante di quella vittoria, tanto che sorrise e abbracciò tutti a bordo campo, tra cui istintivamente anche James Potter. « Mamma mia bro, mamma mia » Aveva detto a Sam, ancora rosso in faccia, asciugandosi il sudore con l'asciugamano ricamato con il simbolo dell'evento, il Golden Match. Il golden snitch. Si guardò intorno, quando una Junie più fuori di sé di quanto lui non lo sarebbe mai stato gli saltò letteralmente addosso, investendolo. « Agli spogliatoi, Lynch! » Accusò per un attimo il peso improvviso, spostandosi verso sinistra per assestare l'amica sulle sue spalle. Prese a saltellare a ritmo della canzone, così da farla sobbalzare ad ogni accento. « Certo che pure fare il cacciatore ha un suo perché, devo dire.... BATTITRICE FORMIDABILE CHE NON SEI ALTRO! » urlò sprizzando gioia e orgoglio, guardandosi ancora una volta intorno a sé prima di continuare a canticchiare. « And weeeeee'll keep on fighting, till the end! » E in quel momento così magico in cui si sentiva invincibile, con l'energia dei suoi compagni e di Juniper sulla sua pelle, in quella cornice unica ed irripetibile del tempo, Leonard era sicuro per sé stesso d'intendere che avrebbe combattuto qualunque battaglia, fino alla fine.
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    Era appena riesumato dagli spogliatoi, il Grifondoro, con un outfit più consono al proseguimento chic and vippy della serata dedicata alla vittoria della squadra Junior di cui faceva parte, che si sentì catapultato in una dimensione che non era la sua, conficcato in ruolo che non era decisamente il suo. Era stato bello giocare a Quidditch come un tempo, come ad Hogwarts e agli allenamenti con suo padre, in maniera più agonistica che mai, certo. Ma per un Magizoologo che passava tutto il tempo con il camice bianco addosso, ricevere complimenti a iosa da personalità del mondo sportivo era alquanto... fuorviante, per non dire imbarazzante. Afferrò come un'ancora di salvataggio un bicchiere di prosecco da un vassoio, Leonard, stringendo mani qua e là e sorridendo sia a chiunque intendesse veramente congratularsi con lui, sia a chi gli si avvicinava solo perché era il figlio di suo padre. Lo cercò con lo sguardo, il Grifondoro, e lo vide intento a parlottare non lontano da lui con Oliver Baston e... oh-oh, Junie. Le sorrise da lontano bevendo un sorso, sapendo quanto l'amica trepidasse all'idea di conoscere Baston, più o meno da sempre: ne parlava già ai tempi di Hogwarts, quando osservava i suoi encomi nella teca dei corridoi. Nel guardarla, nell'ammirarla in tutto il suo splendore, pensò di non volerle rovinare quel momento - che già la presenza invasiva di Aidan doveva aver compromesso -, e si ritrovò ad intercettare poi casualmente la presenza di Lilac, non lontana da lì. La Scamander, con cui aveva collaborato durante tutta la partita, stava facendo un brindisi in compagnia di una combriccola di giocatori che conosceva, a cui si sarebbe anche potuto tranquillamente unire per festeggiare l'esito della partita, giocata con inedita fiducia reciproca. Avrebbe potuto, ma si limitò a riflettere mentre la osservava, rapito, quando all'improvviso una voce familiare e calda lo riportò nuovamente sul presente. « Ora capisco perché sei riuscito a stare in bagno per trenta minuti buoni. » Rise divertito e sorpreso, portandosi una mano dietro la nuca per massaggiarsela. « Non te l'aspettavi, dì la verità. Credevi che fossi una pippa totale.. » Le disse, facendo per squadrarla a sua volta ed assumendo un'espressione di ammirazione che diceva: ma la figaggine, Lympy Potter? La portiamo sempre con noi? « Non fingerò di aver seguito la partita per filo e per segno, ma sei stato bravo. » Alzò entrambe le sopracciglia, stupito da entrambe le affermazioni appena pronunciate dall'amica, quando sorrise anche a Dory, straordinaria nei suoi abiti dai colori della primavera. « Ci pensi che ho battuto tuo padre? Incredibile... sicura che mi farà entrare in casa vostra, la prossima volta? » Assunse un'espressione fintamente preoccupata, felice di conversare con una faccia realmente amica. « Ma non riconsiderare la tua carriera, per favore. » Come mi conosci e mi comprendi tu, Lympy, davvero pochi. « Il divertimento di oggi mi tenta più del conto in banca. » Fece, guardando anche Dory nei grandi occhi, per creare un po' di suspence prima di terminare la frase. « ...ma ho Sherlock a casa che mi aspetta incazzatissimo perché ha la stessa paura. E sai che non potrei mai deluderlo. » Scherzò sulla vera condizione dello snaso, allentandosi di qualche nodo la cravatta stretta intorno al collo. « In realtà è stato più che bravo, Lympy. Direi che se l’è davvero cavata egregiamente in mezzo a tutti quei professionisti. » Sgranò gli occhi blu, Leonard, grato ed imbarazzato di aver appena ascoltato con le sue orecchie (ancora fischiettanti dopo la partita) di aver ricevuto un complimento proprio da Dory Weasley, in quella situazione già di per sé parecchio paradossale. « Ahah, già. Il Quidditch scorre nelle mie vene. Come anche un po' nelle tue. Come stai, Dory? » le domandò, incrociando il suo sguardo profondo e pieno, ammirando il suo sorriso, capace di mettere di buono umore da sempre. « Ti trovo alla grande. » Per non dire che sei una favola come da quando ti conosco, tipo. 2008? 2009? « Bar? » « Oh, assolutamente si! Sto morendo di sete. Leonard ti unisci a noi? » Annuì all'istante, Leonard: aveva sperato che le due ragazze non avessero prestabilito di passare la serata tra donne e di potersi unire a loro, così da non essere costretto a conversare con spiriti che non gli piacevano. « Volentieri. Ti offro... che cosa ti offro? » le risposte, seguendola, senza riuscire a staccarle gli occhi di dosso, come ipnotizzato. Dory era stata la sua cotta segreta e timida per una vita da ragazzo, tant'è che ancora faceva difficoltà a comporsi di fronte a lei: la reputava oltre, superiore a metà delle persone che conosceva. Anche delle due persone che si stavano avvicinando a loro come attratti da una calamita, almeno fino a parecchi mesi prima. Strano, infatti, che quel dannato bigliettino... « Ehi, piccioncini, vi unite? » Deglutì, Leonard, spostando per un secondo gli occhi blu verso la direzione opposta del bancone, così da non essere attratto dall'orbita delle loro presenze magnetiche... in quanto protagonisti assoluti di quella serata. Lily e James, la coppia del momento. Persino Lympy era dalla loro parte. Ordinò una vodka liscia per proseguire la serata con spensieratezza, quasi del tutto perduta in un nano secondo. « Veramente, Dory: perché non hai pensato anche tu di unirti alla squadra di oggi? Sono certo che ti saresti divertita, è stato incredibile battere il proprio padre. Un giro a mezz'aria prima di tornare in una stanza a lavorare... Ma tu sei al Daily, o sbaglio? » Quasi, se non fosse stato per la presenza salvifica e provvidenziale della Weasley. « Come ti trovi? » le domandò, seriamente curioso, mandando giù un sorso di vodka con difficoltà, non essendo frequentatore abituale di superalcolici. « Amici, posso avere la vostra attenzione per un momento? » Spostò lo sguardo azzurro verso James, il Grifondoro, avvicinandosi a lui come più o meno tutti i presenti, qualunque cosa fossero intenti a fare poco prima. Anche dimenticarsi che esistesse, per esempio. « Vorrei brindare a questa giornata. Nonostante il nostro suonarcele di continuo dentro e fuori dal campo, è stato.. assurdo, condividere questa partita con tutti voi. Giocare contro di voi è stato un grande onore. Abbiamo giocato contro dei fuori classi.. ma che dico - delle leggende. E abbiamo vinto. Alla vostra ragazzi! Siete stati la miglior squadra che potessi desiderare. » E si unì agli applausi senza troppa energia, Leonard, condividendo in qualche modo il contenuto del discorso del maggiore dei Potter. Aidan Lynch si accostò a suo figlio, applaudendo come lui, come tutti, decidendo di commentare qualcosa che evidentemente il piccolo Lynch doveva essersi perso. « Te la sei fatta soffiare dal primogenito di Potter? Io vincevo partite nazionali quando lui era ancora al liceo, Leonard. » Gli disse, lanciandogli uno sguardo di rimprovero che lasciava intendere che non sarebbe di certo terminata lì, quella conversazione. E sia la Magizoologia, ma Lilac Scamander no eh. « È pur sempre il prescelto. » rispose Leonard atono, mentre gli applausi scemavano, non colorando la risposta con particolari intenzioni, non lasciando intendere volutamente alcun sotto testo. « Scusa, papà. » Gli disse, tornando dove poco prima aveva lasciato Dory al bancone con una sua amica, prima che il cugino di lei prendesse la parola e l'attenzione dei presenti. « Dory, hey... » Le sorrise di nuovo, sorridendo anche alla sua amica. « Ciao, scusa. Non mi sono presentato. Sono Leonard. » e porse la mano alla giovane biondina, che poteva giurare di non aver mai incrociato, se non nelle storie di witzgram di Dory. « Per caso... » Tossicchiò impacciato, sorridendo ancora anche alla nuova conoscenza, per acquisire coraggio anche attraverso il reciproco scambio di energie. « ...ti va di ballare? » Sempre se non hai altre cose più importanti da fare, perché in quel caso capirei, giuro!

    Interagito con: Aidan Lynch (png), Sam, Junie, Olympia, Dory and Misty.
    Nominati: James, Lily e Joy.


    Edited by killology - 8/3/2021, 12:12
     
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    Lascia lo studentato agghindata di tutto punto, Emilia, una gonna scamosciata, un top a maniche lunghe ed un paio di stivali neri col tacco, quasi a dare l’impressione di essere già pronta per la festa anche per il trucco già sistemato di tutto punto. Non potrebbe essere cosa più lontana dal vero, ma ha intenzione di lasciare il vestito che indosserà alla celebrazione un segreto, almeno per ora.
    È d’accordo con Mun, che, puntuale come un orologio svizzero la prende a braccetto per dirigersi verso lo stadio. I bambini la accompagnano, ed Emilia si ritrova quasi a sorridere, nell’osservare come Jay tenga per mano Lily, un fratello maggiore di tutto rispetto a cui è stato insegnato a proteggere la sorellina come primo compito.
    È ancora leggermente a disagio in loro presenza, ma non può dire di mal sopportarli come per ogni altro mini-umano esistente sulla faccia della Terra – e forse è la presenza di Mun a farle lasciare i preconcetti dietro alla porta.
    Sorride a Betty, imperscrutabile, scrutandola per bene con un sopracciglio arcuato mentre si avviano verso l’interno dello stadio fino alla tribuna a loro dedicata. Anni fa l’avrebbe schernita, ma quel tempo è finito – è stata lontana per due anni, e deve darsi da fare per rientrare nel gioco, per comprendere meglio i meccanismi del potere che in negli ultimi mesi hanno girato e girato, fino a comporre una società completamente nuova, un gruppo più eterogeneo. Non si tratta più di accaparrarsi un ragazzo del Clavis per essere al di sopra della catena alimentare, ma di sapersi destreggiare in un mondo completamente nuovo, il tramonto dell’Astra e della nobiltà di sangue e l’alba rosso sangue della borghesia. Non che si sia mai curata veramente di tutti i preconcetti di cui l’élite magica faceva vanto, ma l’Emilia che mostra al pubblico, un animale sociale e scaltro al punto giusto, ne ha sempre decantato le lodi.
    Non considera il passato scolastico con Betty e nemmeno quello con Olympia, che si aggiunge poco dopo assieme a Peter, disinteressata a qualsiasi opinione che possano avere oggi di lei – fino a qualche anno fa non avrebbe mai seduto sugli spalti con loro, né loro l’avrebbero mai raggiunta. Ma è il momento di cambiare, come ha detto Mun – è il momento di lasciarsi dietro la pelle, di uscire dalle scorie come un serpente nuovo.
    Non segue la partita, né tantomeno i commenti relativi ad essa ad opera dell’unico ragazzo presente, focalizzato soprattutto sul piccolo Jay. La zia Emilia ha un paio di trucchi più interessanti da farti vedere, bimbo, ma solo quando sarai più grande.

    Raggiunge con l’allegra combriccola la dimora di Albus e Mun per prepararsi con più agio, ed è solo quando esce dalla camera completamente trasformata che nota lo sguardo perso della mora. Qualcosa non va – non spinge per domandare, però, non lì in mezzo ad altre persone. Aspetta pazientemente che sia Mun a venire da lei per spiegare, dopo averle lanciato un lungo sguardo più che eloquente.
    « Riguardo a prima.. », e finalmente accade mentre Emilia siede di fronte ad uno specchio per truccarsi e sistemarsi l’acconciatura. Alza gli occhi, puntandoli in quelli chiari di Mun, «Mh-hm?», domanda, dandosi un’occhiata intorno, ma non c’è nessuno in ascolto – osserva con un misto di curiosità e apprensione gli altri, indaffarati in salotto. « Macmillan deve sparire, Em. », alza un sopracciglio, serafica, senza proferire ancora parola – la invita a continuare con un cenno del capo, gli occhi ancora fissi sul gruppetto. « Mi sta ricattando, cazzo. Probabilmente vuole una fetta di torta del gruppo Peverell. E se non la avrà.. dirà a tutti cosa ho fatto. Dopo Fred. », ed è lì che volta il capo, spalancando appena gli occhi freschi di mascara. «Come, scusa?», domanda, a bassa voce, sibilando,«Deve sparire», annuisce, breve, nello sguardo una gravità prima assente. «Ora non ti preoccupare- è una festa, non possiamo dare spettacolo, né possiamo non andare. Sorridi, finisci di prepararti, bevi un po’ di champagne», sospira, scostando il polso dalla presa della ragazza per stringerle la mano, intrecciando le dita con le sue con veemenza. «Ti va se dopo la festa mi fermo qui per la notte?», domanda, regalandole un sorriso dolce, di quelli che nessun altro è così fortunato da poter vedere, «Domani mattina, quando siamo più lucide ed abbiamo più tempo, ne parliamo nel dettaglio. Ora respira», si alza, la stringe a sé per un fianco, posandole un bacio sulla tempia, «Andrà tutto bene anche se dovessi strappargli la giugulare a morsi, capito?», le mormora all’orecchio.

    Con il peso degli sviluppi delle ultime ore, Emilia mette piede al Parco della Liberazione con assoluta serietà. Quando raggiungono Albus, a cui dedica un cenno del capo, scambia un paio di convenevoli, prima di lanciargli un’occhiata, «La lascio nelle tue mani», e scocca a Mun un sorriso rassicurante, prima di disperdersi nella folla alla ricerca di qualcuno della vecchia guardia con cui attaccare bottone. Come si aspettava, Lyra non è presente – comprensibile, visto il lutto recente. Si è premurata di mandarle un gufo in cui ha espresso le sue più sentite condoglianze, ed ha preso parte al funerale, più per prassi che per reale interesse – in fondo, è sicura che Lyra avrebbe fatto lo stesso.
    Nel camminare verso il bancone incontra gli occhi di ghiaccio di June, che si esibisce in un poco classico casqué con Ted Lupin sulla pista da ballo. Saluta, sorridendo sorniona, alzando di poco il braccio – ed è proprio mentre sta per raggiungerla per complimentarsi per l’outfit e per le scarpe, soprattutto per le scarpe! che una voce la distrae: « Ma guarda, sembra proprio di essere tornati ai balli scolastici ». Sogghigna, Emilia, «E, come ai balli scolastici, nessuno ha la minima idea di come ballare su queste note», sospira, sollevando le spalle. Accetta il suo invito, quindi, negli occhi un misto di curiosità e aspettativa – sa benissimo che Percy non è un ragazzo che fa tanto per fare.
    « Detto tra noi: non è cambiato molto. Anche lì eravamo tra i pochi a saper ballare un valzer come si deve. », annuisce, sfoderando un sorriso a trentadue denti, «Abbiamo intenzione di far sfigurare tutti così presto, quindi?», domanda, retorica e divertita. Segue il suo sguardo per la pista, tornando poi a guardarlo negli occhi, reprimendo una risata. Il disagio dilaga, e se ne rendono conto entrambi. « Sai, ho sempre pensato che alcuni dei nostri mutuali conoscenti ci vedessero un po'.. quasi come un'opera di beneficienza. Mi segui? », annuisce, lasciandolo condurre mentre sfilano tra le coppie improvvisate. In una normale conversazione si sarebbe sentita poco a suo agio, ma incomincia a chiedersi che cosa smacchini nella testa del Serpeverde che possa essere collegato al loro passato travagliato – in fondo, non ha bisogno di nascondersi, di fare una scenata e piantarlo in asso. Capisce che cosa intende, e capisce che non stesse cercando di offenderla – entrambi hanno dovuto guadagnarsi la reputazione che ora li precede.
    « Ho sentito che il giudice Lewis darà una festa per il compleanno della nipote, sabato prossimo. », inarca il sopracciglio, continuando a guardarlo dritto negli occhi, sempre più interessata, « Una buona impressione e le giuste parole potrebbero portarci lontano ». Ed è lì che scioglie la maschera di indifferenza per scoccargli un sorriso consapevole – vuoi cambiare fazione, Percy?
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    « Sarò onesto con te: voglio avvicinarmi al Progetto Minerva quanto più posso, e credo che tu possa aiutarmi. Forse perché un sottovalutato riconosce facilmente un suo simile. Un grande ritorno delle Serpi come ai bei vecchi tempi. Che ne dici? », scocca la lingua sul palato, piroettando su se stessa al momento giusto, prima di riavvicinarsi con un sogghigno cucito sulle labbra, «Sai che cosa ho imparato in questi anni, Percy?», sospira, «Tutti amano sentire la storia di un grande ritorno, ma nessuno ha mai voglia di costruire le basi perché possa accadere», si passa la lingua sulle labbra, genuinamente interessata, «Sei sempre stato un ragazzo molto giudizioso», sorride, «Se devo puntare su un cavallo per tornare in cima, mi fa piacere puntare su di te», e volteggia – sulla pista da ballo, in fondo, si sono stretti accordi che hanno portato ai più grandi successi sin dal Medioevo, «Considerami intrigata dalla proposta e presente alla festa».


    Prima parte: interagito (più che altro citato) l'allegro gruppetto
    Seconda parte: interagito con Mun
    Terza: brevemente con Mun e Albus, un cenno a June e interagito con Percy
     
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