{CHAPTER THREE 2.0}THE GOLDEN MATCH

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    «Grazie Sam. Non so come avrei fatto se non ti avessi incontrato stasera: probabilmente sarei rimasta a bordo pista sconsolata ad ammirare la tua maestosa figura volteggiare per questo salone sfarzoso, al fianco delle giovani -» Arriccia il naso, poco convinto e impressionato dalla performance di Artemis, falsa quanto l'espressione di suo padre di fronte all'ennesima cassetta degli attrezzi del perfetto Magizoologo regalatagli a Natale. « Mmh, okay, se devo darti un parere sincero: interpretazione vagamente passabile ma ti consiglio un buon corso di recitazione, sai, la bocca diceva una cosa e la tua faccia l'esatto opposto. Ma sei davvero fortunata, io non faccio per niente caso a certe cose. » In altre parole, tesoro, spero davvero che tu non sia davvero convinta di potermi minimamente toccare con tutto questo veleno. Le sorride a trentadue denti, con un'espressione che gli farebbe guadagnare un ceffone persino dal Dalai Lama e tutta la sua filosofia della non violenza perché dai, si può essere così strafottentemente sicuri di sé? «Sì!!! Balliamo!» Eh? Sam riesce a non strozzarsi per un miracolo, lasciando andare il proprio bicchiere sul vassoio di un cameriere che passa prima di essere trascinato da lei a ballare. Lei e.. ma prima non erano lilla i capelli? «Anche se questa musica è un po' noiosa ma pazienza, balliamo!» Arcua le sopracciglia per qualche secondo, preso decisamente in contropiede da quel cambio improvviso d'umore, lasciandolo lì a domandarsi se sia effettivamente affetta da qualche disturbo della sfera emotiva tanto è stato repentino il suo passare da fare la perfida sarcastica alla fremente Frances Houseman de noialtri. « Spero tu non abbia bisogno anche di lezioni di danza, oltre che di recitazione. » Commenta alla fine con un sorriso più bonaccione dei precedenti mentre passa un braccio sotto quello di lei, lasciando che la mani le scivoli sulla schiena delicata, così come fa l'altra nell'intrecciarsi a quella di lei. «Il mio astio. Giusto.» L'espressione che le rivolge sembra dirle un eloquente "Su, sentiamo un po'!" «Perché eri un deficiente e hai fatto soffrire la mia amica Veron..» Chi? Non fa in tempo a chiederlo - per fortuna - che lei si fa in avanti, stringendosi ancora di più a lui, con il volto che si nasconde contro il suo petto, lasciandoli così percepire dall'esterno come due ballerini davvero presi dall'intimità di quel lento. « Ahm..stai bene? Devo cominciare a pensare che l'astio sia forse altro? » Domanda con l'ombra di una risata nella voce mentre porta il peso all'indietro per inarcare la schiena e fissarla, per quanto può fare. «...ica.» Okay. Veronica, non mi dice assolutamente nulla. Pensa senza alcun accenno di senso di colpa. Però è in quel momento che, quando la ex bionda lancia un'occhiata di lato che lui ne segue la direzione, con gli occhi che diventano due fessure strette nel cercare intorno a loro cosa - o chi? - stia turbando il suo umore. Non sa nemmeno se sia il caso di incalzarla nuovamente. Mi può pure dire che non sono cazzi miei, giustamente. «Cioè, d'accordo, non vi dovevate mica sposare o che ne so. Però, dico, un messaggio della serie non me la sento di impegnarmi o cose del genere? Vabbè. Non so neanche perché te lo sto raccontando.» Sam cerca di modulare la sua espressione da "Sempre più confusa" a "Lievemente spaesato" ma il punto interrogativo in mezzo alla faccia, ne è certo, è abbastanza evidente. Allora le fa fare una giravolta, allungando il braccio, continuando a fissarla fin quando nuovamente lei non si guarda intorno e questa volta Sam riesce ad individuare una persona nello specifico. La stessa persona dalla quale stava scappando, magari?. Assottiglia lo sguardo, leggermente preoccupato per la sua incolumità prima di accogliere di buon grado il cambio di musica prendendo a far ondeggiare la testa. « Qualche modifica era proprio necessaria. » Sentenzia, risentendo l'eco di quelle parole nella sua testa e per questo sorride. « Comunque, tornando a parlare del tuo astio..- » «Ubriachiamoci.» «- oh, okay, l'astio è tutta una scusa, registrato. » Prende a dire, alzando lo shottino nella sua direzione a mo' di brindisi prima di buttarlo giù scuotendo la testa, lasciandosi attraversare dal brivido che quel sapore aspro richiama. « Ma fammi capire, il metamorfomaghismo - » si dice? Boh, ma che ne so io che mi sono diplomato in anticipo, con il minimo e un calcio sul culo « - agisce anche sull'umore? » Arriccia le labbra, interrogativo, mentre prende a ballare con gli indici e i medi in formazione V davanti agli occhi che John Travolta in Pulp Fiction spostati proprio. E passano così altri minuti, dove si diverte e raccatta qualche altro shot che passa pure alla ragazza. Sta buttando giù il terzo e riapre gli occhi giusto il tempo di vedere materializzarsi di fronte a sé un leone argentato. « Ti prego, vieni qua subito. »Si blocca all'improvviso, la voce disperata di Lily che gli rimbomba nelle orecchie. Non ci pensa due volte e prende a seguirlo, trafelato. Poi ci ripensa, torna indietro e porta la mano dietro la schiena di Artemis per convincerla a seguirlo. « Non so che sta succedendo, è il patronus di mia cugina, io devo andare.. » Le spiega, battendo i piedi perché sta perdendo tempo. « Devi venire con me. » La fissa per qualche secondo, la mascella che si serra perché è certo che non vorrà smuoversi da lì fin quando non dirà le parole giuste. « Per favore? Potrei aver bisogno di aiuto. » Una richiesta d'aiuto che nella sua testa è decisamente un "Non ti posso lasciare qua con quel tizio lì da cui scappi". Non aspetta molto altro prima di farle cenno con il capo e prendere a camminare a passo piuttosto sostenuto. Lancia giusto un'occhiata a Tris, nel passarle vicino e oltrepassarle, gli occhi perplessi come a volerle palesare che non ci sta capendo effettivamente un cazzo. Il patronus, più si allontanano dalla festa, più fa loro da guida, diventando una luce che rischia le tenebre nelle quali si stanno addentrando. Il leone rallenta il passo e Sam individua tre figure poco lontane e sente un singhiozzare inconsulto. Gli si gela il sangue nelle vene, il cuore prende a battergli forte, echeggiando nella sua cassa toracica mentre comincia a correre, riconoscendo bene la voce che sta seguendo. Attraversa il patronus che gli si dissolve intorno nel momento in cui vede che non sono tre ma quattro le persone, con Lily coperta dalla figura di Dean. Passando velocemente, si ritrova a passare in mezzo alle figure davanti a lei, dando una spallata ad uno dei due, a cui rivolge un velato scusa prima di gettarsi di fronte alla cugina, decisamente allarmato. « Lils, che è successo? » La voce varia d'intensità
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    mentre lancia un'occhiata a Dean per capirci qualcosa. « Che le è successo? » Riprova e poi torna a lei dopo averle dato una rapida occhiata complessiva. « Sei ferita? Qualcuno ti ha fatto del male? » Poi si guarda intorno, con il panico negli occhi, incontrando solo allora gli sguardi di Leo e Dory Weasley mentre si accorge dell'assenza di.. « Dov'è James? » Qualcuno si degna di spiegarmi qualcosa, cazzo? Esasperato, cerca di non scoppiare, con qualche imprecazione già sulla punta della lingua e torna a fissare la cugina con le dita che corrono a ripulirle il viso dalle lacrime, senza sapere che dire se non dar voce alla preoccupazione e al dolore che prova nel vedere la sua gemella siamese completamente in pezzi. « Dove andiamo? » « Andate alla fattoria. Ci dovrebbe essere Erin, se non è qua stasera - non l'ho vista. Ora le mando un messaggio. Troverai i nonni di Lily, sono gentili e molto disponibili. » Scuote la testa con convinzione. « Non avrebbe senso prendere una Passaporta a quest'ora, con Lily così, per andare da nonna e spaventarla a morte. Casa nostra è dietro l'angolo. » Asserisce senza guardarsi indietro mentre la voce spezzata di Lily gli fa male peggio di una coltellata. La stringe a sé in un abbraccio mentre socchiude gli occhi, il mento che le sfiora i capelli profumati. Capisce a grande linee l'accaduto e si ritrova a scuotere la testa un paio di volte con una cieca rabbia contro il sistema che gli monta dentro, ancora una volta, esattamente come quattro anni prima. In tutta onestà non ascolta molto delle parole di Leo , impaziente e vagamente spazientito, preso a pensare a tutt'altro, tipo andarsene da lì prima possibile perché per le chiacchiere non è questo il momento, non qui, non ora che quest'uragano le si abbatterà addosso da un momento all'altro, inevitabilmente. « Dai, okay, ora ci pensiamo io e Dean. » Taglia così corto, rivolgendo un'occhiata di sbieco al ragazzo, abbastanza eloquente alla "Non è il momento questo", prima di fissare Artemis. « Vuoi venire con noi o hai il modo di tornare a casa? » Inarca le sopracciglia, la fretta negli occhi che appare piuttosto evidente prima stringere la presa sulle braccia di Lily, facendo su e giù lungo di esse per riscaldarla e al tempo stesso richiamarne l'attenzione. « Lils, ti va se ce ne andiamo via da qui? » Porta indietro una ciocca di capelli che le ricade davanti al viso, aspettando di capire le sue volontà mentre lascia scivolare lo sguardo sul suo miglior amico. Si fa carico dell'angoscia che è nei suoi occhi e annuisce, una mano che finisce sopra quella di Lily, l'altra che agguanta quella di Dean in un triangolo un po' sgangherato, dolorante ma ancora compatto. « Dobbiamo avvertire Tris - » anche i miei cugini e Daffy « - ma ora andiamo a casa. »

    Interagito con Misty, Tris, Lily, Leo e Dean.
    Nominati Dory, James, cugini in generale e Daffy.

     
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    Zelda si aggira per quella festa con gli occhi color nocciola pieni d'euforia ed eccitazione, come una bambina a cui è stata data la possibilità di aggirarsi nel suo negozio di dolci preferito, senza essere minimamente disturbata. Ovviamente non ha potuto partecipare alla partita - 200 galeoni? Ma voi siete pazzi -, costretta a seguirla tramite diretta Wiztagram, ma non ha potuto non cogliere quell'occasione imperdibile, la stessa che le ha fatto guadagnare un cenno con la mano - non era ovviamente rivolto a lei ma lei lo racconterà comunque così - di Ginevra Potter e il sorriso imbarazzato di Oliver Baston nel momento in cui è inciampata sul proprio stesso vestito crollandogli addosso. Risponde a Tux, di tanto in tanto, seppur nella sua testa risuonino le parole di "Dear future husband" di Meghan Trainor ogni volta che si ritrova nella traiettoria di un giocatore diverso di Quidditch. La sua ammirazione passa in maniera poco arbitraria da "Mio Dio quanto sei bono, che ti hanno da mangiare da piccolo?" a "Mio Dio vorrei troppo giocare con te", pensiero generalmente partorito per Daffy Baker - mamma quanto vorrei essere lei, si ricorderà che abbiamo giocato pure insieme in squadra? - e Jillian Blanchard e il suo braccio da battitrice che fa il culo a tutti. « Coooomunque - Chi lo sapeva che ci dovevamo agghindare tutti? A saperlo mettevo le decollete coi tacchi... Si sta risistemando il vestito, all'altezza del seno, quando gli occhi si allungano a fissare i propri piedi, lì dove risiedono le insuperabili e specialissime Dr. Martens nere. « Perché, osi dire che non siamo agghindati a festa? Ci stai per caso offendendo? » Torna a fissare le iridi profonde dell'amico con una faccia insolente senza precedenti. « Cioè, guarda quella, mi chiedo come le sia venuto anche solo in mente di mettersi quella roba da salotto della regina addosso. » Scandiglia un paio di vestiti che vabbè, lasciamo perdere, prima di trovarne uno fucsia che invece è decisamente più nel suo stile. « Invece guarda lei come se ne sbatte di andare in giro con il culo in bella mostra alla faccia della formalità. » E sta per continuare se non fosse che i suoi occhi incontrano quel figo di James Potter con quell'altra figa di Lily Scamander. « Troppo piccola per James e troppo vecchia per i figli strepitosi che ne uscirebbero con Lilac. Ma che ho fatto di male al mondo? » Sbuffa prima di essere colpita in piena faccia dalla bomba che le lancia Tux. « Ma quella è la Wallace? No ti prego. NO TI PREGO. E' - LA - WALLACE! E quello è Black! Stanno limonando duro amo, durissimo!Stanno limonando duro amo, durissimo! Cioè perchè lei sì e noi no? Black mi ha deluso, deluso. » Lo sbigottimento di Zelda è tale da farle cascare letteralmente la mascella lasciandola con la bocca aperta. « Cioè è questo il ringraziamento per anni di servizievole sbavamento dietro? Cioè pure quando era Mr. Nessuno, uno sbarbatello con mezzo pelo pubico e decisamente non dei migliori a Quidditch, IO ci sono sempre stata. » Scuote la testa, decisamente divertita - e anche mezzo invidiosa perché cioè, un limone con Black lo sogna da quando ha 13 anni - dando allora alle proprie labbra l'unica gioia di bere un po' di quel vino che nemmeno sa se le piace davvero - ma tipo la birra era finita? « Fermami guarda: FERMAMI. Che io vado lì e glielo dico, non mi interessa se hai un bicipite quanto la mia testa, perchè la Wallace sì e la mia Zeldina no? Cioè guardati QUANTO SEI BONA STASERA! » Non connette subito cosa stia per succedere, convinta che l'amico stia scherzando fin quando non prende ad urlare contro Rudy. Non lo ferma - metti che gli dà retta - ma scoppia a ridere al suo fianco prima di interrompersi di botto quando lo sente tentennare, dovendosi aggrappare a lei. Gli lancia un'occhiata allarmata, con la mano che scivola sopra quella di lui, immaginando sia tutta colpa della gamba malata. « Ehi, tutto okay? » Si fissano per qualche istante, le guance di lei che si gonfiano divertite nel momento in cui le sue dita la sfiorano con dolcezza. « Guarda un po' te cosa si perde sto coglione. » « Ora smetto di mettergli like ad ogni cosa, così impara. » « Sei davvero bellissima stasera » « Siamo bellissimi. » « Io ti bacerei senza pensarci due volte. » Scuote la testa, le gote leggermente più rosate mentre allunga l'indice destro a ripulirgli il trucco colato lungo una guancia. « Quanti bicchierini ti sei scolato da solo quando sono andata in bagno? » Domanda con espressione divertita prima di essere interrotta da Zoe. « Finalmente vi ho trovato. » Non la conosce un granché se non per osmosi da Tux e ancora non ha decretato se le stia effettivamente simpatica o meno. Per il momento, però, sorride e la saluta con tranquillità. « Ancora non ci credo che ho dovuto rinunciare a una serata di film d’epoca ed autoerotismo per questo. » Non può che scoppiare a ridere nel sentire quella confessione che esce con particolare nonchalance dalle sue labbra. « L'idea di puntare all'erotismo con uno sportivo non rientra nei tuoi piani? » Le domanda con un'occhiata allusiva, fingendosi decisamente più esperta in materia di quanto lo sia effettivamente. Poi prendono a parlare di abiti e di altre cose e lei si aliena qualche istante, sentendosi un po' di troppo e quindi prende a seguire una combriccola piuttosto cospicua di giocatori al bancone. Quanto vorrei far parte di quel mondo pensa, con un sorrisetto, già sognando di essere una star del Quidditch un giorno, tanto da poter chiamare ognuno di loro per nome, tradendo un certo grado di confidenza. « Ti piace lo champagne? Roba da ricchi stasera eh..- Bleeah! » - Viene richiamata così dall'amico e tenta di soffocare una risata prima che Zoe torni a loro. Zelda cerca di riprendere la fila del loro discorso, capendo più o meno il contesto: il suo ex che se la sta facendo con un'altra. Sta per dire che lei è pure fortunata a non doverlo vedere sempre, ogni giorno, persino agli allenamenti quando effettivamente passa dal sentirsi il terzo incomodo ad esserlo veramente. Se una parte di lei riesce perfettamente a capire la tattica che i due mettono in atto, l'altra parte è tremendamente infastidita di essere così messa da parte. E così pensa ad una via di fuga, mentre lancia loro svariate occhiate di sottecchi ma viene presa in contropiede dall'arrivo di Maeve Cousland, sorella di quel Cousland e niente di meno che Elladora, tresca/roba/qualsiasicosasianochissenefrega di Harvey Marshall. Oh, bene bene. Lancia un'occhiata a Tux quando la rossa tira fuori il discorso di Weed e semplicemente scrolla la testa, in un "Lascia perdere" non verbale. « Tu sei Zelda, vero? » Alla fine le si rivolge, inaspettatamente, come non è mai successo nemmeno a lezione, figuriamoci in un contesto del genere, dove lei è sempre stata in un punto diverso del salone, decisamente fuori dalla portata delle persone normali. Però questa volta la chiama per nome, lasciandola leggermente di stucco. Oddio le ha detto qualcosa lui? Le ha parlato di me? L'idea la mette inaspettatamente di buonumore e ben predisposta ad una conversazione seppur con due appartenenti al gruppo del demonio. « Oddio, sai il mio nome, devo preoccuparmi? » Non può davvero togliere punti fuori dal castello, nel bel mezzo di una festa, dai. Butta lì la cosa, scherzosamente e casualmente, per poi rivolgere uno sguardo alla biondina che si presenta come Black. Dai, non è possibile, ma che è stasera? Mi perseguita. « Non sarai mica parente di Rudy Black. » Non è una domanda, vorrebbe esserlo ma le esce male e fortuna vuole che viene salvata in corner dall'arrivo di Johnny. « Zelda, un piacere rivederti. Permettimi di offrirti qualcosa più tardi.» Camuffa la risata, che le risale la gola per il borbottio dell'amico, in un colpo di tosse per poi inclinare la testa di lato nell'incontrare gli ochi chiari del ragazzo. « Jon, non mi aspettavo di vederti ad una festa del genere. » Inarca le sopracciglia, criptica. « Qualcosa dal free bar? » Gli rivolge un'occhiata divertita prima di finire di bere il contenuto del proprio bicchiere. E' in quel momento che entra in gioco una mora mai vista prima che sembra pure piuttosto piccata con Johnny, per questo motivo non può che continuare a sorridere, quasi malefica, fissandolo con espressione eloquente, con tanto di sopracciglia inarcate e un "Ahia, che le hai fatto?" labiale. E' presa a fare la simpatica quando un ulteriore elemento si immette nel gruppo portandola a sorridere istintivamente. Il biondissimo Cousland fa il giro dei saluti con i conoscenti, sorride qua e là..e a lei rivolge giusto un'occhiata asettica, niente di più. Come se non ti avessi regalato la miglior esplosione ad una festa organizzata per te dal vecchio che ti sta tanto sui coglioni, no, ma tranquillo eh, fai quello che non mi conosce e se la tira da qui fino a Plutone. L'espressione del volto le cambia di colpo e si sente irrequieta, bisognosa di un drink nell'immediato per affogare i dispiaceri che sono andati accumulandosi durante la serata. Che comunque una festa di merda così mai vista in vita mia, manco Gesù Cristo camuffato da Ethan Bennett potrebbe salvarla mai. « Io e Zoe stavamo andando a divertirci. Chi si vuole unire è ben accetto! Vero che non facciamo discriminazioni, stella? » Dai, Tux, che schifo però con tutta questa lingua non richiesta. Si ritrova a pensare, arricciando il naso. « Io vado con lui. Tu vieni, jolie? » La mora - come ha detto che si chiama? Violette? - la fissa, così come sente che lo sta facendo Tux. « Zelda. » Precisa, decisamente piccata ma evidentemente non con lei. « Comunque no, questa festa è una merda e non ho intenzione di rimanerci un minuto di più. » Commenta, volutamente senza guardare Tux al suo fianco. Rivolge invece lo sguardo verso Johnny, sorridendogli con fare furbo mentre si sporge verso di lui per parlargli all'orecchio. « Loro vanno a "divertirsi". E la signorina francese vuole fartela pagare per qualcosa. » Sussurra affinché possa sentire solo lui, fregandosene di quanto possa apparire maleducato. « Mi ringrazierai dopo. » Nello scivolare all'indietro gli sfiora il lobo con le labbra, distrattamente. « Sono un po' stanca, saresti così gentile da farmi compagnia nel tragitto fino al castello? » Gli chiede poi, lasciando scorrere lo sguardo fino a Tux. Poi non dire che non sono una gran spalla che ti lascia pure completo campo aperto. « Ci vediamo domani. Buon proseguimento di serata. »

    Così come è arrivata, se ne va.
    Interagito con: Tux, Zoe, Maeve, Ella, Johnny e Vivienne.
    Menzionata un botto di gente, sksate: Daffy, Sheila, Jill, James, Lily, Rudy, Mia, Harvey, Caél ed Ethan.

     
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    Slytherin pride

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    Se il parco attorno a loro si fosse di colpo disintegrato, Mun non se ne sarebbe comunque accorta, tanto era persa negli occhi della sua dolce metà. Seguì giusto per qualche istante la direzione dello sguardo di lui durante quell'applauso per incontrare la figura di Rudy intenta a baciare una stangona dai lunghi capelli castani. Sollevò un sopracciglio restando leggermente sorpresa. How the tables have turned. Tempo addietro il giovane Black era stato il primo a prendere le parti di Fred, nella faida con Albus e Mun. Ora siamo giunti al punto in cui diamo spettacolo sotto il naso della tua sposa. Congratulazioni. Non poteva dire di conoscerlo, né di provare simpatia o antipatia nei suoi confronti; quell'immagine tuttavia, riuscì a infonderle una certa dose di soddisfazione, specie di fronte allo sguardo leggermente più cupo e perplesso del suo fidanzato. Si diressero verso una zona leggermente più tranquilla, concedendosi un bicchiere di champagne e qualche altra occhiata decisamente eloquente. « Quindi, la tua risposta? » Chiese rivolgendogli un sorriso che prometteva tante sorprese a fine serata. « Parlando seriamente.. hai carta bianca. Non farò favoritismi, quindi per quel che mi riguarda, ciò che scriverai su quelle pagine sarà sottoposto allo stesso iter di tutti gli altri - e la responsabilità sarà completamente tua. Però, se devo dare la mia opinione.. questo tuo progetto ha tutto il mio supporto. » Fece un passo avanti inclinando la testa di lato prima di ricercare il suo abbraccio, stampandogli un leggero bacio sul collo. « Mmh.. ci stiamo già sbilanciando, signor Potter. Di questo passo avrò sedotto il capo entro la fine della serata. » Posò il mento contro il petto di lui sollevando lo sguardo alla ricerca del suo. Sbatté insistentemente le ciglia, osservandolo con aria civettuola. « Un gioco da ragazzi, proprio come pensavo. » Si guardò attorno per qualche istante, prima di individuare un corridoio aperto verso una delle uscite dal parco. « Quel posto appartato di cui parlavi.. quanto deve essere appartato perché - » Venne interrotta sul colpo da un leggero picchettare sulla spalla che la portò a sobbalzare appena. Si staccò lentamente dal petto del giovane Potter, voltandosi ancora presa da quel momento idilliaco, incontrato il volto di Eris. « Eris! Che bello vederti! Devi farti sentire più spesso. » Le ultime parole furono accompagnate da un leggero abbraccio tempo in cui Mun posò il mento sulla spalla dell'amica accarezzandole leggermente la schiena in segno di affetto. « Non so come dirtelo, ma ho sentito un mezzo discorso che potrebbe significare tutto o niente... » Tese l'orecchio alle parole di lei gettando uno sguardo veloce in direzione di Albus. « Hanno detto qualcosa riguardo al gruppo Peverell e... e hanno fatto il tuo nome. Devo tornare al lavoro, altrimenti Lauren mi uccide, però fra una mezz'ora dovrei avere una pausa di venti minuti...vediamoci nel bagno delle donne. » Gli occhi di ghiaccio della piccola Carrow saettarono sul volto dell'amica cercando di tastare la gravità della questione. Eris si guardava attorno con fare sospettoso e sembrava essere piuttosto impaziente di lasciare il campo prima di essere vista intenta a sussurrare qualcosa all'orecchio di Mun. Non era certa che si trattasse dello stesso evento del pomeriggio, ma quante probabilità ci sono perché si tratti di una coincidenza? E quanto credeva effettivamente Mun alle coincidenze. Annuì in direzione della ragazza lasciandola andare. Prese a osservare la sala per qualche istante apertamente infastidita. Incrociò le braccia al petto e scosse la testa. « Qualcuno sta tentando di muovere le fila alle spalle del gruppo Peverell. » Disse sotto voce cercando ancora una volta di individuare nell'ampio spettro della folla una qualche forma di risposta che non sarebbe arrivata. « Ha sentito qualcosa. Vuole vedermi tra un po' nel bagno delle donne. » Continua indicandogli la direzione in cui Eris è scomparsa. « Eris si fida di me.. forse è meglio se ci parlo da sola. Sembrava piuttosto in ansia. » Gli rivolse uno sguardo eloquente, accennando un sorriso, seppur il nervosismo sembrava divorarle le interiora. « E poi, per quanto vorrei farmi vedere entrare con te nel bagno delle donne, preferirei risparmiarmi questa mossa per quanto ne avremmo davvero bisogno. » Se i bagni di una qualunque festa potessero parlare. Da sempre. Gli rivolse un occhiolino mimando un bacio veloce nella sua direzione. « Vado a cercare June. Le ho promesso una sviperata. » Solleva le sopracciglia in uno sguardo eloquente prima di dileguarsi nella folla. La prima cosa che fa a quel punto è estrarre il telefono dalla tasca scorrendo fino a toccare la chat con Emilia. Compone velocemente un messaggio, prima di riporre il dispositivo nella borsetta. Vediamoci al bancone principale appena puoi. Fatto ciò girovagò diverso tempo nella folla, salutando diversi conoscenti e fermandosi a parlare con alcuni compagni di corso e diversi professori presenti all'evento. Il giro fu piuttosto lungo, ma non per questo meno puntuale; sapeva, Mun, che in quell'ambiente mostrarsi sempre sorridente e disponibile era il giusto biglietto da visita per conquistarsi la platea. Fu solo molto dopo che trovò la cugina. « Eccoti! » Disse salutando June con un affettuoso abbraccio prima di rivolgere un saluto gentile a Daphne. « Complimenti per la partita ragazze! Siete state una forza della natura. » Diede un buffetto sul braccio di Peter presente insieme alle ragazze. « Anche a te Scamander. I miei più sinceri complimenti. Se non dovessi incontrare i tuoi cugini in mezzo a tutta questa follia, ti prego, premurati di trasmettere loro i miei più sentiti complimenti. » Volse il grigiore cupo dei suoi occhi in direzione di Lysander salutandolo con un cenno della testa. La folla le sembrò di colpo un po' più tesa, il vociare divenne più rumoroso, ma nonostante ciò, diede una gomitata alla cugina indicandole l'estremità opposta del bancone, dovrebbe avrebbe atteso Emilia. « Ho un problema.. » Disse infine a bassa voce guardandosi attorno con fare circospetto. « Una delle nostre mutue conoscenze sta cercando di ricattarmi. Era amico di Abraxis.. molto ben visto da Delphine e da Felix, immagino. » Tutta una cricca i nostri. « Questa roba è grossa.. sono pronti a far scoppiare uno scandalo se non dovessero ottenere ciò che vogliono. » Un posto al tavolo. Del gruppo Peverell. Per quanto Mun si sia scontrata con Albus rispetto agli investitori da ammettere o meno al tavolo delle trattative, non avrebbe mai accettato una posizione in cui sarebbe stata facilmente ricattabile. « Mi serve il tuo aiuto. Oh! Ecco Em.. » Si alza in punta di piedi sollevando la mano per attirare l'attenzione di Emilia. Fa cenno al barista di preparare loro tre drink e infine si volta verso la folla, osservando con attenzione ogni volta che i suoi occhi incontrano. « Eris McBride.. te la ricordi? La Caposcuola Corvonero. » Si rivolse solo alla migliore amicaAndava a scuola con Emilia e Mun ed era stata eletta Caposcuola nel suo stesso anno. « Ha sentito qualcosa. Non so ancora molto. Dovrei vederla tra poco. » Restò lì, appoggiata al bancone tra la cugina e la migliore amica, incrociando le braccia al petto. « E tu? Ti ho visto con Percy. Ci sono guai in paradiso? » Diede una leggera spallata a June lì accanto. « Vale anche per te, Miss-Raggio-di-Sole. Stai per caso cercando di entrare in famiglia? Ti ho visto prima.. » ..mascherina. Si stringe nelle spalle rivolgendole un sorriso eloquente. « Eravate molto carini. Sereni. » Proprio ciò che ha prescritto il dottore. Imparare a lasciarsi andare un po' di più.

    Ma non sarebbe arrivata a incontrare Eris. Le cose precipitarono piuttosto in fretta. Controllò l'orologio poco prima dell'ora stabilita. « Muoviamoci, che dite? Non so se Eris vorrà parlare con altre persone presenti, ma preferirei che poteste sentire anche voi. » Annuì tra se e se dirigendosi verso il luogo d'incontro prestabilito, ma fu poco dopo che vide trotterellare la sua piccola poco oltre. Restò leggermente interdetta, convinta per un istante di aver nuovamente assunto un qualche bicchiere corretto. Poco dopo comparve tuttavia nel suo campo visivo anche Jay e infine Betty poco più in là. Ma che.. Gettò uno sguardo eloquente a Emilia e June, cambiando improvvisamente rotta. Difficile che Molly Weasley li lasciasse abbandonare la sua vista specie quando si trovavano in un ambiente così affollato. Per un attimo venne colta dall'ansia, costretta a riconoscere che perderli di vista era sin troppo facile. Si precipitò verso la piccola prendendola in braccio, posando di colpo un bacio sulla fronte del biondino. Di Molly Weasley nemmeno l'ombra. « Abbiamo ballato con Betty mamma. » « Tesoro dov'è nonna Molly? » Jay non disse niente sbattendo appena le palpebre con uno sguardo colpevole. « Ti sei allontanato senza dire niente? » « No no, siamo rimasti con Betty ad aspettarla. Doveva parlare con nonna Ginny. » Mun si inumidì appena le labbra corrugando la fronte. Non capiva. Si alzò di scatto stringendo al petto il corpicino minuti di Lily alla ricerca della sagoma di Molly Weasley. « E' successo qualcosa vero? E' successo qualcosa che spiega l'assenza di buona parte dei nostri amici? »
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    Posò lo sguardo sul volto di Betty e rimase per un istante pensierosa. Scosse la testa e si inumidì le labbra. « Torno subito! » Si rivolse alle tre ragazze con un tono leggermente più apprensivo. « Potete guardarmeli un secondo? Devo fare una chiamata. » Volse lo sguardo verso l'ometto di casa e lo osservò con uno sguardo severo. « Ehi tu! Non fare il monello. Resta con Betty, Em e June, mi raccomando! » [...] Aveva ben tre chiamate perse da parte di Albus. Compone il numero di Albus e attende che risponda. « Mun dove sei? » « Dove sono io? Dove diavolo è tutto il mondo? Tua nonna ha lasciato i bambini con Betty. Capisco che Betty è affidabile, ma a me è preso un colpo a.. » Venne interrotta in un raptus di emergenza. « Senti, è successo un casino: hanno arrestato James per l'omicidio di Draco. Devi smaterializzarti subito alla Tana. Ci vediamo lì con tutta la famiglia. Se trovi qualcuno dei nostri portalo con te. Se qualcuno ti chiede qualcosa, non rispondere. » « Come prego?! James.. ma.. è uno scherzo vero? » Se vedere i bambini in mezzo alla folla le aveva dato la parvenza di una sensazione allucinatoria, quelle parole furono molto peggio. « Mi dispiace, devo mettere giù. Ci vediamo tra poco, ok? » « Aspetta un secondo Albus spiegami meglio- » Non ebbe il tempo di completare la frase. Albus aveva già attaccato. Rimase per un istante con il telefono incollato all'orecchio non sapendo nemmeno come reagire.James. Un assassino. L'ossimoro per eccellenza. Tastò per un istante la folla con lo sguardo iniziando ad avvertire quella tipica ansia che provava ogni qual volta qualcosa non le andasse giù. Devo frenarla. L'ansia. Un tempo era semplice. Quasi indolore. Bastava un nome. Forse più di uno. Tornata dalle altre pochi istanti dopo le guardò con uno sguardo apprensivo riprendendo tra le mani il cellulare. Aprì velocemente le chat di tutte e tre e compose un veloce messaggio affinché i bambini non venissero invischiati in quella notizia. "James è stato arrestato per l'assassinio di Malfoy. Comportatevi normalmente. Non voglio dirlo così ai bambini. Potete darmi una mano a uscire con loro da qui senza che i giornalisti ci vedano?" Attese le spunte blu di tutte e tre prima di piegarsi sulle ginocchia sorridendo a entrambi i pargoli. « Ho avuto un'idea. Partiamo per un'avventura. Che ne dite? Attraversiamo il bosco e arriviamo alla macchina per andare a trovare papà, che ne dite? Però non dobbiamo farci scoprire. Dobbiamo comportarci in maniera furtiva, come se stessimo andando a fare una passeggiata.. » Il biondino sgranò gli occhi colmi di curiosità. « Nel boschetto qui fuori farà un po' buio, ma voi non dovete aver paura, perché io sarò sempre con voi. » Prese in braccio Lily e si avviò verso l'ingresso Nord del Parco della Liberazione. Ma fu lungo il tragitto che individuò Dory nella folla. Fermò il gruppetto affidando Lily al resto della compagnia per poi avvicinarsi alla giovane Weasley con cautela. « Ehi! Dory! Ciao.. » Non fece molto caso alle persone con cui stava discorrendo, attirandola con delicatezza da parte. « ..ascolta.. mi dispiace essere io a darti queste cattive notizie. Ti prego non agitarti, temo che i giornalisti potrebbero vedere in ogni nostro comportamento qualcosa di strano. » Attese qualche istante prima di deglutire e sospirare. « Poco fa mi ha chiamato Albus. Pare che James sia stato arrestato per l'omicidio di Malfoy. Non mi ha detto niente e non so quanto sia grave, però tutta la famiglia sta andando alla Tana. In molti si sono già Smaterializzati. » S'inumidì le labbra e annaspò appena. « Io sono con i bambini. Andrò in macchina. Posso darti un passaggio se vuoi. Albus mi ha esplicitamente lasciato intendere che è meglio comportarsi normalmente e defilarsi in sordina. » Pausa. « Ai bambini non ho detto niente, ma si addormenteranno quasi sicuramente appena metto in moto. Possiamo parlarne meglio lungo il tragitto.. a meno che tu non preferisca andarci diversamente. » [...] Non incontrarono grossi problemi lungo il tragitto a piedi fino al limitare del villaggio di Hogsmeade. Riuscirono a evitare qualche giornalista mantenendosi in penombra e continuando a camminare con apparente naturalezza e nonchalance. Fece salire in macchina Jay e Lily per poi appoggiarsi per qualche istante sul cofano della macchina di fronte alle altre. « Grazie davvero. Avevo bisogno di qualche occhio in più per arrivare fino a qui. » Fece una leggera pausa incrociando le braccia al petto. « Non so com'è la situazione alla Tana.. credo sia una questione di famiglia. » Ma in realtà, la famiglia è un po' quella che ti scegli. « ..però se volete unirvi, c'è posto. E a me potrebbe servire fare qualche chiacchiera per non addormentarmi. » Scosse la testa e controllò l'ora sull'orologio al polso. « Si è fatto tardi. Noi dobbiamo andare. »

    Prima parte: interagito con Albus, Eris, June, Daphne, Peter e Lysander. Nominati Rudy ed Emilia.
    Seconda parte: interagito con June, Emilia, Betty e Dory. Ho lasciato aperto sul finale chi c'è e chi non c'è, cosa fanno e cosa non fanno. Decidete voi come muovervi c:


     
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    L’ultima volta che aveva ballato con qualcuno era stato con Garth. Era qualcosa che custodiva gelosamente, come una pietra preziosa, seppur avesse la spaventosa impressione che giorno dopo giorno quel ricordo iniziasse a sbiadirsi, a tingersi di colori pastello sempre più tenui. A volte arrivava al punto di chiedersi se fosse successo veramente. Le mani del giovane, avvolte attorno a lei con presa decisa, si facevano sempre più delicate, fino a diventare leggerissime, arrivando a farle dubitare che lui la stesse stringendo ancora. Non voleva pensare che se ne stesse andando, che la stesse lasciando. Era il ballo del suo settimo anno e per l’occasione aveva indossato un abito rosa che le aveva comprato sua madre. Quella sera aveva bevuto un bicchiere di troppo e Garth l’aveva riportata al dormitorio sulle spalle. « Chi mi dice che non ti stai sottovalutando? » Alzò lo sguardo, incontrando gli occhi cristallini di Leonard, al quale sorrise. L’ex Grifondoro era sempre stato molto gentile con lei. Essendo un caro amico di Olympia si erano incrociati spesso fin dai tempi di Hogwarts. In un primo momento aveva creduto di non stargli molto simpatica, poiché ammutoliva spesso in sua presenza e raramente le rivolgeva la parola. Ma piano piano le cose erano cambiate, arrivando al punto di farle credere che Leonard fosse solo uno al quale ci voleva un po’ per dare confidenza alle persone. Come dargli torto.. Ora però, osservando l’espressione che si era dipinta sul volto del giovane in seguito alla sua domanda, si chiese se non fosse stata troppo ficcanaso. Non era da lei intromettersi negli affari altrui ed avrebbe voluto scusarsi ancora una volta per la sua maleducazione, rassicurandolo sul fatto che non doveva dirglielo per forza e che di qualsiasi cosa si trattasse, sicuramente si sarebbe risolta. Ma ancora una volta, Leonard fu più gentile di quanto lo sarebbero state molte altre persone. « Tranquilla. » Lei gli sorrise, cercando di cogliere ogni emozione attraversasse il suo volto. Stava chiaramente valutando il da farsi. Si morse appena la guancia, restando in silenzio. « Mio padre, vedi. Immaginava un futuro diverso per il suo figlio preferito. Ero piuttosto bravo nel Quidditch al castello e vorrebbe che "tutto questo", per me, fosse regola e non eccezione. E la cosa mi lusinga molto, ma io.. beh, ho le mie creature. Ho il mio mondo. Ho trovato la mia dimensione. E lui non lo accetta. » Oh.. Annuì impercettibilmente, le labbra leggermente dischiuse a donarle un’espressione più stupita di quanto avrebbe desiderato. Non aveva idea di cosa significasse tutto quello. I suoi genitori avevano sempre incoraggiato lei e suo fratello in qualsiasi cosa avessero deciso di fare. Fin da piccola, Dory Weasley era sempre stata particolarmente portata negli incantesimi curativi. Aveva creduto per anni che strada tracciata per lei fosse quella di diventare un Medimago. Al quinto anno, però, aveva iniziato ad interessarsi di Giornalismo. Quando lo aveva comunicato alla sua famiglia si aspettava almeno una faccia sorpresa e delle domande, ma in realtà si erano mostrati tutti entusiasti della notizia. Non doveva essere facile decidere a testa alta di seguire il proprio destino. « Reagisce male. E non accetta nemmeno che Lilac Scamander non abbia già cambiato il suo nome in Lilac Lynch. » I suoi occhi si spalancarono, così come le labbra che andarono a formare una “o” silenziosa. Bhè, questa è ancora più tosta della notizia precedente.. Un conto era un lavoro, ma intromettersi anche nelle questioni di cuore le pareva davvero esagerato. Rimase in silenzio per alcuni secondi continuando a guardarlo, l’ombra di tante domande che le sfioravano il volto. Poi, finalmente, disse qualcosa. «Trovo che sia molto coraggioso decidere di costruirsi il proprio destino nonostante le pressioni che ti sono state fatte..» esordì infine, dando ad ogni parola il giusto peso, in parte anche ammirata da tutto ciò. «Non tutti sarebbero stati in grado di farlo.» Forse nemmeno io. Perché Dory si era sempre comportata da brava bambina e forse, alla fine, avrebbe messo da parte i suoi sogni pur di far piacere agli altri. «Per quanto riguarda la storia di Lily penso che anche per questo dovresti seguire il tuo cuore, senza remore.» Si chiese quali fossero le intenzioni dell’ex Grifondoro nei confronti della giovane Scamander. «Bisogna sempre lottare per ciò che si vuole, non credi?» Che sia una donna o la propria libertà. Lo guardò, cercando di tradurre la sua espressione ancor prima della sua risposta. « Secondo me ce l'hai il senso del ritmo e non lo sai, Dory Weasley. » Rise guardandolo mentre si muoveva seguendo il ritmo della canzone che lei non conosceva. Cominciò ad agitare piano le spalle, lasciando che fosse la musica a guidarla nei passi sbagliati in cui si stava esibendo. Continuava a sorridere, rossa in volto. Stava facendo una figura pessima, ma allo stesso tempo si stava divertendo veramente tanto. « Guarda come ci guarda, non farti vedere. Gli piaci. Purtroppo è fatto così, gli piace controllare tutto. » Seguì lo sguardo di Leo, cercando di essere più discreta possibile, fino ad incontrare la figura austera di Aidan Lynch dall’altra parte della stanza, che teneva gli occhi su di loro. Scattò come una molla, ergendosi dritta sulla schiena come un soldatino, cercando comunque di mantenere una certa nonchalance. Si, fidati, Dory. Sembri davvero sciolta.. Si unì alla risatina di Leonard, tornando a guardare il giovane che però aveva cambiato espressione ancora una volta. Era come leggere un libro ricco di improvvisi cambi di scena. « Però poi, la primavera scorsa è successa una cosa... » Ma non avrebbe mai saputo cosa accadde la primavera scorsa, perché qualcosa di diverso aveva catturato l’attenzione di Leonard e poi la sua. Fu come un richiamo, un bagliore a cui ben presto riuscì a dare una forma. Un maestoso leone evanescente muoveva le zampe a mezz’aria, correndo con leggerezza da qualche parte. Un Patronus. Ma di chi? « Dory, andiamo. Sta succedendo qualcosa. Ho riconosciuto un patronus che conosco. » Sbatté le palpebre, cercando di mettere a fuoco la scena, eliminando la musica e le risate attorno a loro che andavano a cozzare con l’espressione preoccupata del ragazzo davanti a lei. Annuì e la presa sulla mano di Leonard si fece più salda mentre lui la portava via. Si lasciò trascinare via senza dire una parola. Il trambusto, quel trambusto... Ebbe come l’impressione che l’aria si fosse fatta più rarefatta. Rabbrividì quando uscirono dalla bolla riscaldata ed il freddo della sera le pizzicò la pelle ricoprendola di piccoli brividi. Il suo stomaco fece una capriola. C’era un gruppo di persone in lontananza. Aguzzò la vista mentre procedevano verso di loro e fu solo allora che diede un nome alla figura minuta dalla chioma dorata: Lilac Scamander. Era scortata da un ragazzo dai capelli biondi, impegnato nell’atto di tranquillizzarla e rassicurarla per qualcosa. Lanciò un’occhiata interrogativa a Leonard, furtiva e fugace, perché i singhiozzi di Lily attirarono nuovamente la sua attenzione come il canto straziante di una sirena. Poi qualcuno di cui udì solo la voce sussurrò a qualcuno ciò che era successo: James Potter era stato arrestato. Fu come ricevere un pugno nello stomaco. Il suo corpo tremò per poi paralizzarsi in modo definitivo. Non sentiva più freddo. Solo quelle parole che le rimbombavano nella testa. James Potter è stato arrestato per l’omicidio Malfoy. Aveva la nausea. Ciò che accadde dopo le passò a dir poco inosservato. Riusciva a guardare solo Lily, a percepire il suo dolore, le lacrime che le ricoprivano il viso, dipanando il trucco. In un attimo rivide sé stessa. Come poteva andare avanti se il mondo stava precipitando sempre più a fondo? Leonard le afferrò di nuovo la mano portandola fuori dalla folla, ma ormai Dory non c’era più. La sua mente era in balìa del mare. « Che cazzo di casino. »
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    Non lo stava neanche ascoltando. Era come trovarsi sott’acqua e guardare verso l’alto mentre si va a fondo. La luce del sole si fa sempre più lontana finché le tenebre diventano così forti da inglobare ogni singola fibra di luce. Continuava a fissare il punto dove il volto di Lily era scomparso. « Ti accompagno a cercare tua madre? Oppure Olympia? Sarà distrutta. » Olympia. Un salvagente. Si aggrappa a quel nome con tutte le sue forze per nuotare in superficie, i polmoni che bruciano richiedenti ossigeno. Il suo sguardo si posò sull’ex Grifondoro. Respira. Sta per rispondere che si, vuole assolutamente trovarla, quando qualcuno, una voce che conosceva, parve rivolgersi proprio a loro. «Cos'è successo?» Si voltò con lentezza, come se il tempo si stesse dilatando e lei ne avesse tanto a disposizione. Era certa di conoscere quella voce, ma quando si ritrovò davanti il volto del giovane Cousland per poco non sussultò ugualmente. In un altro momento avrebbe pensato che fosse ubriaco per decidere di rivolgerle la parola, ma non in quel momento. Era un macabro gioco dove dovevi solo metterti in salvo, provando a portare con te più gente possibile. «Posso fornirvi una Passaporta, se ne avete bisogno.» In un altro contesto avrebbe persino notato che nonostante i loro screzi, quello era decisamente un gesto gentile da parte del ragazzo. «Io..» la sua voce sembrava un sussurro. Il labbro inferiore tremò le leggermente. Devo trovare la mia famiglia.. Ma quel pensiero non trovò mai una voce. « Ehi! Dory! Ciao.. » Voltò la testa di poco, quel tanto che bastava per imbattersi negli occhi di Amunet. Aveva in braccio Lily, mentre Jay era in piedi al suo fianco. Lanciò un’occhiata prima a Leo e poi a Caél prima che la giovane dai capelli corvini la portasse via. Ormai si sentiva una bambola di pezza che passava dalle mani di un bambino ad altre. E lei non faceva niente per opporre resistenza. In balìa degli eventi. Ascoltò le parole di Mun senza emettere un fiato. Allora è vero.. Anche se lo sapeva già, una parte di lei non voleva ancora crederci. Solo allora notò che i bambini non c’erano più. Dopo un annodi smarrimento ricordò che Mun li aveva lasciati a qualcuno. « Io sono con i bambini. Andrò in macchina. Posso darti un passaggio se vuoi. [...] Ai bambini non ho detto niente, ma si addormenteranno quasi sicuramente appena metto in moto. Possiamo parlarne meglio lungo il tragitto.. a meno che tu non preferisca andarci diversamente. » Le erano stati proposti vari modi per lasciare quel posto, tutti nell’ultima manciata di minuti. Da una parte avrebbe voluto trovare Olympia e i suoi genitori, dall’altra sapeva che loro sapevano cavarsela e forse sarebbe stato più saggio accettare di prendere una Passaporta o un passaggio di Amunet. Riprenditi.. Servi lucida... Fallo per i bambini. Sbattè le palpebre, inspirando a lungo per poi rilasciare le labbra in un soffio. «Andiamo, Mun..» [...] Tenne la mano di Jay mentre raggiungevano la macchina, indossando una maschera divertita nel fingersi due agenti segreti che dovevano scivolare nell’ombra per non farsi vedere dai cattivi. Quando i bambini entrarono in macchina si lasciò andare ad un lungo sospiro. « Grazie davvero. Avevo bisogno di qualche occhio in più per arrivare fino a qui. » Scosse leggermente il capo, come a voler dire che non c’era niente di cui ringraziare. « ..però se volete unirvi, c'è posto. [...] Si è fatto tardi. Noi dobbiamo andare. » «Vengo con te.» Rischio di impazzire se resto qui ancora un attimo. «Andiamo alla Tana. Ci sarà molto da fare mentre aspettiamo gli altri.» E’ l’ora di tirare fuori le palle, Dory Weasley.



    Interagito con Leo, Cay, Amunet.
    Nominati Dean, Lily, Olympia e i baby Potter.
     
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    « Ti stai sbagliando. Non c'è nessun contatto. » Tris scosse la testa sfoderando un sorriso cinico e leggermente spazientito, convinta di non aver affatto sbagliato persona. Se anche Ted Lupin non fosse stato in contatto diretto con la vecchia guardia, era sicuramente una delle persone più affidabili nella sua cerchia allargata che potesse tentare un contatto. Si ricordava bene il cameratismo che aveva sviluppato con alcuni dei più riottosi. Ted era un duro lavoratore; si svegliava ogni mattina pronto a salire sulle barricate, come se il suo mondo, durante quella guerra lunga e logorante, iniziasse e finisse lì dentro, tra le mura di Hogsmeade. Non ci siamo Ted. Non ti stai sforzando abbastanza. E quindi la giovane lupa decise di dargli una ragione abbastanza tangibile per risvegliarsi dal torpore, sfoderando un tassello che aveva tenuto segreto fino a quel momento e che era vissuto unicamente tra i suoi ricordi e tra quelli di Byron. Riattivare il marchio dei ribelli significava dargli una prova di ciò che stava succedendo, significava permettergli di presentarsi in mezzo a quelle persone mostrando loro che le gerarchie erano cambiate, con il benestare di chi in prima battuta aveva suonato le trombe richiamandoli a impugnare le armi. « Ti farò sapere il luogo di incontro. E le modalità. » Annuì, la mora, guardandosi attorno con occhi cauti e una spiccata attenzione verso l'ambiente che li circondava. « Il prima possibile, Ted. Non usare nessun canale di comunicazione. Hai sufficienti scuse per venire a Inverness. » D'altronde, non erano poche le volte che aveva visto Ted Lupin e James Potter fare casino nella casetta accanto alla sua. Fu allora che, probabilmente attirata dall'insolita accoppiata, ad avvicinarsi fu Olympia. « Buona serata, signori. » Lo sguardo di Tris saetta dall'avambraccio di Ted al volto di Olympia prima di sospirare sfoderando un sorriso smagliante, come se non fosse successo niente. Olympia avrebbe capito, ma non era quello il momento per spiegazioni più dettagliate. Il processo sta per finire. Tris ascoltò pensierosa i ragionamenti preliminari della giovane Potter annuendo tra se e se. « L'hai sentito con il vostro..mh, legame? Sai come sta? » Un po' pensierosa, si allontana ulteriormente dalla folla appoggiando la spalla contro una colonna, stringendosi nelle spalle. Soppesa con attenzione le parole prima di parlare. « Ha avuto giornate migliori, però è tranquillo. Si fida.. » Pausa. « ..di noi. » Sull'ultima parte del discorso, volge lo sguardo in direzione di Ted con eloquenza, come a voler rimarcare ulteriormente l'importanza del compito che gli ha assegnato. « Dobbiamo fare qualcosa. Perché la nostra gente impazzirà se sarà ritenuto colpevole. E lui non può marcire ad Azkaban per una cosa che non ha commesso. Perché non l'ha commesso. » Lo so. Lo so bene. E la sua, a differenza dei due ragazzi non era solo una convinzione dettata dall'intuito, ma una consapevolezza analitica dovuta alla scia di eventi che si erano susseguiti fuori e dentro Inverness. « Non succederà. » « Lo sai che non sono di certo una stratega né un buon jolly da giocare sul campo di battaglia, ma so eseguire gli ordini. Lui mi ha dato una casa, mi ha insegnato molte delle cose che ora so, c'è stato per me e ora voglio contraccambiare il favore. » Osservò entrambi facendo cenno a Olympia di avvicinarsi. A quel punto aveva intuito troppo perché non facesse con lei la stessa cosa che aveva appena eseguito su Ted. Sollevò lo sguardo verso Lupin mentre attirava a sé l'avambraccio di Olympia. « Coprimi. » Disse prima di puntare la bacchetta contro la pelle diafana della rossa. Il marchio comparve a contatto con la magia da Tris eseguita, per poi scomparire con la stessa rapidità. Ora siamo in tre. « E' attivo solo su noi tre. Non svelatelo neanche a color che un tempo potevano vederlo. Nemmeno ai nostri. In quasi tre anni molte cose possono essere cambiate. » Ed io le lealtà voglio testarle una ad una. « Tu prima mi hai detto che non vuoi che le energie diventino distruttive. Questo io non te lo posso garantire, Tris. La gente è incazzata. Lo era anche prima, perché ha visto che nulla è davvero cambiato. Ma ora? Ora lo è ancora di più. » Sapeva, Tris, che tenere insieme quelle persone non sarebbe stato facile. Sono una mina vagante. Lo so. Ma sono stanca di vedere vite sprecate come se non valessero niente. « So cosa sto facendo, Ted. Devi fidarti di me. » Non hai altra alternativa. Lo sai anche tu che andranno incontro a una morte certa se i loro animi non si placano. Se non hanno un obiettivo, una comunità, qualcosa per cui lottare. La vendetta, aveva imparato Tris, non era mai una buona ragione per combattere. Se anche dovessero avere successo, poi non avranno nulla. Diventeranno peggio delle persone contro cui lottano. « Io organizzerò l'incontro. Ma ti avverto: questa gente è stanca di sentirsi promettere cambiamenti che non arrivano mai. Se Byron verrà dichiarato colpevole.. vorranno il sangue. » « Byron non verrà dichiarato colpevole. » Un'affermazione lapidaria, che gettò in mezzo al discorso con una sicurezza rinnovata, che lasciava intendere che non se ne sarebbe stata con le mani in mano. Se siamo qui, se stiamo parlando, è perché ho già deciso il da farsi. Non sono più disposta a starmene in disparte. « Non sta arrivando una tempesta. Sta arrivando una guerra. E questa volta non finirà a tarallucci e vino. » No. Questa volta finiremo ciò che abbia iniziato. « Avrai bisogno di un piano d'evacuazione e salvataggio da presentare loro, per contenerli. Ha ragione Ted, non si accontenteranno di niente di meno che del sangue altrimenti. » Scosse la testa Tris incrociando le braccia al petto. « Il solo fatto che tu stai pensando già a un piano di evacuazione non va bene, Olympia. » Il tono basso di voce tradì una nota di preoccupazione. Non ci muoveremo così. Non andremmo alla cieca. « L'hai detto tu stessa: Byron ti ha dato una casa. Non intendo offrire a questa gente solo un pretesto per impugnare le armi e andare incontro a morte certa. » Perché è di questo che parliamo. Guerra. Morte. E' sul punto di aggiungere altro quando il telefono di Olympia squilla. Volge quindi lo sguardo verso Ted, in attesa che la rossa torni e lo osserva con attenzione. « Non intendo promettere loro assolutamente nulla. Nessuno ha certezze in tasca a questo punto. Riprenderò da dove abbiamo lasciato. » Niente di più, niente di meno. « E questa volta non scenderemo a patti. Nessun tavolo farlocco di trattative, nessun perdono di stato. » Abbiamo sbagliato una volta. Questa faremo diversamente. « Lavoreremo sulle persone ed estirperemo le erbacce. » Questa volta non saremo un manipolo di terroristi. Abbiamo permesso che i terroristi ci entrassero in casa. Ci hanno umiliato, messi all'angolo, depredati della nostra dignità. « Fissa un incontro. Al resto ci penso io. » Non avrebbe lasciato trapelare incertezza, Tris, seppur sentisse la tensione torcerle le ossa. Era una cosa grossa, enorme, l'impresa in cui si apprestava a entrare. Non era certa di essere pronta, ma Byron si fidava di lei. Attese il ritorno di Olympia pronta a congedarsi, quando percepì un completo cambiamento di rotta. Il cuore di Olympia rimbombava nel suo petto a tal punto che, l'orecchio più sensibile della Morgenstern non riuscì a ignorarlo. Sembra lontana anni luce. « ..Olympia? » La richiama assottigliando appena lo sguardo. « L'hanno arrestato. James. Per l'omicidio di Draco. La mia famiglia..Albus, io devo.. » Resta di sasso Tris, mentre le figure a lei adiacenti si muovono. Osserva Olympia dileguarsi nella folla senza dire niente e altrettanto fa con Ted, mentre lei dal canto suo resta lì, inerme, paralizzata dalla velocità con cui le cose sono sul punto di precipitare.
    « Non ci voleva.. » Dice di scatto mentre ristabilisce il collegamento solo con una persona nello specifico. « Con Potter fuori dai giochi le cose si complicano. » Volge lo sguardo verso Byron e sospira. « Tieni le orecchie tese lì dentro. Ci servirà conoscere ogni movimento che riusciamo a intercettare. » E resisti. Stiamo arrivando. A quel punto si accese una sigaretta, scrutando la folla con occhi irrequieti. Un paio di passanti la guardarono male; evidentemente non si confaceva a una signorina fumare in occasioni così importanti. Intercettò Percy mentalmente dall'altra parte del parco poco dopo. Osservò Maeve al suo fianco ancora intenta a parlare con aria curiosa, continuando tuttavia ad aspettare spazientita che la rossa finisse. « Quindi le scelte si riducono ad: accettare la sconfitta, decisione più oculata; tentare tutte le strade possibili, anche col rischio di sforare l'etica di condotta... o studiare un'evasione? [...] » Concluso quel discorso Tris inclinò la testa di lato, lasciando trapelare la sua completa disapprovazione. « Sul serio? Pensavo dovessimo tenerli a bada, non fomentarli ulteriormente. » Osserva il giovane Watson con uno sguardo accusatorio alzando gli occhi al cielo. « Ne parliamo dopo. » Concluse lapidaria. « Io sto andando e faccio levare le tende ai nostri. Temo che questa festa potrebbe diventare.. ostile. » E chissà cos'altro potrebbe accadere. « Hanno arrestato James Potter. E' accusato di aver ucciso Malfoy. Me lo ha detto Olympia poco fa. » Non c'era bisogno di aggiungere altro. Percy era abbastanza sveglio da tirare le somme di quel discorso. « Ci vediamo da me quando hai finito. Non preoccuparti per l'ora. Sarò in piedi in ogni caso. » E dicendo ciò scomparve, finendo in mezzo a un siparietto piuttosto esemplare di come dare nell'occhio. Anticipò l'arrivo di Olympia di pochi istanti. « Cosa è successo? » « Ti prego, vieni. » Il cuore le si accartocciò appena nel vedere i fratelli Potter allontanarsi. Diede uno rapido sguardo a Joy, consapevole che non potesse vederla e sospirò profondamente intristita dalla piega che stavano prendendo gli eventi. « È pieno zeppo di giornalisti, Rudy. Qualunque cosa sia, non ne vale la pena. » Beatrice fece un passo avanti osservando i tre lycan con un'espressione grave. « È stata una giornata lunga e domani abbiamo tutti da fare. Io direi di farci il bicchiere della staffa e tornare a casa. Che ne dite? » Scosse la testa. « No. Andate a casa adesso. Senza dare troppo nell'occhio. » Pausa. Approfittò di quel momento per aprire il contatto con tutti gli altri, Vivienne ed Ellie comprese, così come con tutti gli altri lycan che fossero in ascolto. « Tuo cugino è stato arrestato. E' accusato di aver ucciso Draco Malfoy. » Si rivolse direttamente a Rudy ricercando il suo sguardo con insistenza. « Me l'ha detto Olympia. Sta così per questa ragione. Vai con loro. » Asserisce indicandogli la direzione in cui sono scomparsi nella folla i fratelli Potter. « Se spunta una qualche notizia importante apri il contatto e vieni a trovarmi. » Azzarda un altro passo nella direzione del giovane Black. « Rudy. E' importante. Non fare casini, per piacere. Le cose si stanno smuovendo e noi dobbiamo essere pronti. » Quanto a voi altri.. « Tornate a casa, riposate e restate in ascolto. Inverness si sta muovendo. » Non c'era bisogno di aggiungere altro. Quelle informazioni, sapevano bene, potevano significare solo una cosa. « Non stiamo più giocando. Guardatevi le spalle là fuori, e restate sempre in contatto. » Detto ciò tornò alla sua sigaretta. Aspirò l'ultimo tiro prima di schiacciare il mozzicone sotto il tacco. E così facendo si diresse verso una delle uscite secondarie del parco, estraendo il cellulare dalla tasca effettuando in fretta e furia una chiamata. « Griffith? Fai riunire il Consiglio. Stanotte. Sta iniziando. » E che Dio ci aiuti.

    Interagito con Ted, Olympia, Percy, Rudy, Raiden, Vivienne ed Ellie.
    Nominati Albus, Maeve, Byron e Griffith.




     
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    Stanno ancora ballando quando Win si volta tra le sue braccia, guardandolo giusto pochi secondi prima di poggiare le sue labbra su quelle di lui. Un bacio che lo prende alla sprovvista, ma da cui Oliver non si tira indietro. Porta le mani verso la schiena della ragazza, spingendola verso di sé con dolcezza. Un semplice bacio da cui entrambi si lasciano trasportare. «Amo davvero questa canzone!» La ragazza gli risponde con un sorriso, facendo sentire Oliver in colpa quando si rende conto di immaginarsi un altro paio di occhi azzurri come il mare. Occhi che scaccia prontamente dalla sua mente. « Non mi lamenterò più di sentirla alla radio... » Canzone che d'ora in poi avrebbe associato al volto di Win, al sapore delle sue labbra e alla leggerezza che gli aveva trasmesso. «La parete dietro alla testata del mio letto è ricoperta da vinili appesi al muro, Hot Fuss dei The Killers è proprio sopra al letto. Se vuoi, più tardi puoi confermare che ho detto la verità» Parole sussurrate al suo orecchio, destinate a lui e lui soltanto. Risponde con un sorriso mentre le porge una semplice domanda retorica. « Devo considerarlo un invito?! » Gli piaceva quel lato deciso di Win, nella sua vita era stato fin troppe volte a contatto con persone che non si nascondevano dietro mezze verità e cose mai dette; celate dietro una cortina di fumo. Aspetto che cozzava con la trasparenza di Oliver. « Ora devo trovare i due ragazzi che hanno cantato, anche perché se vogliamo ballare ancora queste scarpe devono sparire » Segue lo sguardo della ragazza verso il basso e non può fare a meno di fare una smorfia di fronte all'evidente scomodità della ragazza. Non era mai stato un'ipocrita, apprezzava un paio di gambe slanciate da tacchi femminili, ma allo stesso tempo non disprezzava una ragazza che sceglieva la comodità. Prima ancora che potesse offrirsi di portarla in braccio venne trascinato via per mano dalla stessa Win, decisa a raggiungere il gruppo che aveva appena suonato. «Hey! Volevo che mi presentassi i tuoi amici che hanno cantato- sono stati una bomba!» Oliver riconosce immediatamente le due figure a cui Winter sembra rivolgersi, il primo altri non è che il suo allenatore; l'uomo che a suon di allenamenti non faceva altro che sfiancarlo. L'altra era la neo allenatrice di sua sorella, Daffy parlava benissimo della donna e dopo la partita di quel pomeriggio non poteva fare a meno di dar ragione alla sorella. « Ve offre sempre de fumà, la coach vostra? Non ce cascà. Te lo dico io, è un modo pe favve faticà ancora di più agli allenamenti. D'artra par- ..MA CHI ABBIAMO QUI? » Si ritrova stretto in una morsa amichevole da parte di Rocky. « Il mio uomo! » Oliver da una sonora pacca sulla spalla al suo allenatore per poi voltarsi verso Win. « Uomo che oggi vi ha stracciato... » L'incontro in realtà era stato un testa a testa fino alla fine, ma vincere contro la vecchia guarda era pur sempre un colpo grosso; vittoria lui e i suoi compagni di squadra non avrebbero mancato di ribadire. «Winter, la sua coinquilina che aveva proprio bisogno di una sigaretta» « ..Il mio uomo e la sua incantevole regazzina. Piacere tesò, Rocket Dragomir, er fautore de sti muscoli qua! » Oliver non aveva assolutamente niente in contrario, il regime di allenamento di Rocky era duro, spesso estenuante, ma ne valeva assolutamente la pena. La sua settimana era costellata di bagno ghiacciati per ritonificare i muscoli, ma la partita di oggi non lasciava dubbio sulla loro efficacia. « E ti assicuro che con lui non si scherza. » « Non dici niente ar coach tuo d'essette trovato la ragazza? Ah-ah-ah. » Sorrise scuotendo la testa, ma non smentì le parole dell'allenatore. Affermare che Win non le era in alcun modo sarebbe stato poco carino e decisamente maleducato. A salvarlo dalla situazione furono i messaggi che arrivarono a raffica sul suo telefono. « Scusate un attimo... » Voltò le spalle al gruppo e corrucciò la fronte mentre leggeva i messaggi di sua sorella, una sorella decisamente brilla. Non sapeva cosa stesse succedendo, ma se Daffy gli chiedeva di raggiungerlo a casa voleva dire che qualcosa di serio era nell'aria. Si voltò verso Win con aria dispiaciuta. « E' mia sorella...dev'essere successo qualcosa. Vuoi venire con me? Posso riaccompagnarti a casa se ti va. » Da bravo cavaliere qual era l'avrebbe lasciata sulla soglia, prima di recarsi in tutta fretta dalla sua sorellina.
    Interagito con Win e Oliver
    citati Daffy e kix

     
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    « Beh si spera che questa volta all'alcol non ci si aggiungano varchi da aprire per aiutare degli amici, giusto? » Il tono accusatorio con cui le vennero rivolte quelle semplici parole portò la testa calda di Mia a esplodere. Si morse il labbro inferiore osservando Albus con un'espressione frustrata, corrosa dalla voglia di saltargli alla gola e scaricare su di lui quanto era rimasto assopito nel suo cuore, ma anche dilaniata dalla consapevolezza di non volerlo fare. Non posso farlo. Una fedeltà che nonostante tutto sentiva, e che si scontrava con la rabbia che provava nei confronti di tutti coloro che l'avevano trascinata, volente o nolente, dietro quelle maledette tende. Io non ci volevo nemmeno andare. Avevo paura. Sì.. avevo paura. Per quanto possa risultare ridicolo, io di lottare contro la Loggia ho paura. « Non hai sentito cosa ti ha detto? In realtà Mia stava per andare via con me. Inoltre, non ha dodici anni. Direi che è libera di deciderlo da sola, se saltare o meno il coprifuoco, senza che tu le faccia da baby sitter o prenda iniziative al suo posto. » Mia viene strappata dal braccio di Albus con un po' troppo impeto, e allora indietreggia, guardando male Rudy che si frappone tra lei e il giovane Potter. Ora la figura imponente del lycan le fa da scudo, mentre si avvicina all'altro minacciosamente. « La tua futura moglie che ne pensa, di questa tua improvvisa perdita di femminismo? Direi che se hai qualche problema con me, Mia puoi anche lasciarla fuori. Che dici? » Non gradisce la piega che hanno preso gli eventi. C'è un sacco di gente che li fissa; si sente osservata e in un certo qual modo umiliata. Come se a turno prima Albus, a modo suo, poi Rudy, l'avessero schiaffeggiata con un guanto per poi gettarlo a terra a mo di sfida. Non ve ne frega proprio niente di chi trascinate in mezzo alla vostra faida di famiglia, vero? Fortunatamente a frapporsi tra loro fu Joy che sembrò calmare leggermente le acque. Ad affiancarla poco dopo è Ella. « Rudy! Che- che succede? » Mia la osserva per qualche istante prima di richiamare Rudy sperando che la situazione si calmi. Stiamo dando spettacolo per niente. « In realtà mi sto chiedendo anche io cosa stia accadendo. Un momento stavamo andando a bere e quello dopo.. cosa? Una rissa, Rudy? Mi dispiace trovarmi costretto ad abbassare il livello di testosterone di questa conversazione, ma si dà il caso che io la mia carriera la prenda con un pizzico in più di serietà. » Alzò gli occhi al cielo scuotendo la testa apertamente infastidita. Avrebbe voluto scappare, Mia, se solo ciò non significasse dare ragione ad Albus su tutta la situazione. E poi sentì specificamente lo sguardo del giovane Potter posarsi sulla sua figura. Sollevò il mento a mo di sfida mantenendo lo sguardo fisso nel suo senza muoversi di un millimetro. La teatralità con cui sottolineò la presa sul suo polso, la portò a ritirarsi di poco scostando lo sguardo. « Tanti auguri. » Come se non bastasse, a unirsi al gruppo ci pensò la sorella, che lo trascinò via con una faccia da funerale, che lasciò Mia di stucco. « Qualche problema? » L'intervento di Raiden le diede il modo di avanzare un passo in direzione di Rudy, complice l'ormai assenza di Potter. Non aveva voluto metterlo in imbarazzo di fronte al suo contendente, seppur se lo meritasse, ma ora che Albus non poteva sentirli, lo osservò a braccia conserte con un che di deluso e frustrato. « Si abbiamo un problema! Sul serio Rudy? Ti sembro una che ha bisogno di uno scudo umano? » Mi avete fatto fare una figura di merda. Davanti a Joy Scamander. Che cazzo però! « Forse per te sono solo una bambina, ma bada bene! » E dicendo ciò alza l'indice di fronte al volto di lui. « Non esiterei a saltarti al collo nemmeno per un istante se solo.. » Se solo tutti quanti non fossimo uniti da un legame che ci impedisce di darci testate a vicenda per ogni stronzata. « E ringrazia che non ti ho fatto scenate davanti al tuo compagnetto di risse. » Perché non sono una pezza di merda; ma forse, dovrei imparare a esserlo un po' di più. Si interruppe indietreggiando, arrabbiata come solo una bestiolina ferita poteva essere, mentre al loro cospetto comparve niente meno che Beatrice. « È stata una giornata lunga e domani abbiamo tutti da fare. Io direi di farci il bicchiere della staffa e tornare a casa. Che ne dite? » Incontra lo sguardo di Raiden per qualche istante, alzando gli occhi al cielo. Ah ora pure tu vuoi la mia complicità. Certo. Mia è nera, e sembra averne per tutti. Ma a placare gli animi ci pensa Tris. « No. Andate a casa adesso. Senza dare troppo nell'occhio. » Resta piuttosto interdetta di fronte alla molle di informazioni che riceve in quel breve discorso.
    [...] « James Potter avrebbe ucciso.. Draco Malfoy? » Chiede di scatto sotto voce guardando tutti i presenti. Dopo aver assistito all'arresto di Byron Cooper, le sembra l'ennesima trovata pubblicitaria per chiudere un caso in fretta e furia. Di scatto affonda le mani nelle tasche della giacca; le dita fredde vengono a contatto col cellulare e per un istante indugia sul da farsi. Dovrei scrivergli. Dovrei chiamarlo. Dovrei parlarci. Eppure una parte di sé continua a vergognarsi di quel silenzio stampa, del modo in cui hanno smesso di sentirsi, fino al punto in cui Mia non ha nemmeno avuto il coraggio di fargli le sue condoglianze. « Che dire, il mondo sta davvero andando a puttane. » Commentò con vena sarcastica, ancora piuttosto delusa per gli eventi di prima. Di scatto decise di voltarsi verso Joy. Mia era abbastanza informata sulla vita della giocatrice da sapere che fosse molto amica di James Potter. Decine di foto su Wiztagram ne erano la prova, così come innumerevoli paparazzate che li ritraevano in giro. « Dicono che è stato arrestato. Immagino qui.. stasera? » Azzarda senza sapere esattamente cosa dire. « Come abbiamo fatto a non accorgercene.. » Una domanda che si fa più tra se e se che altro. Ormai a disagio e decisamente indisposta, alla fine guarda i presenti, intenzionata a seguire gli ordini che le sono stati impartiti, si stringe nelle spalle e con occhi leggermente lucidi indietreggia di qualche passo. « Beh.. l'avete sentita. Io mi avvio verso il castello. » Osserva Rudy per qualche istante con un pizzico di rammarico per poi fare altrettanto con Raiden. « Grazie per la magnifica serata.. a tutti. » Si avvia quindi verso l'uscita dal parco senza guardarsi indietro e senza aspettare nessuno. Rimessasi quindi sulla strada principale che collega Hogsmeade all'entrata del castello, chiama Ronnie, pronta a raccontarle per filo e per segno lo scempio della serata. « No va beh, non so nemmeno da dove cominciare.. sono nera! NERISSIMA! »

    Interagito con Rudy, Albus, Ella, Joy e Raiden. Nominata Olympia.
    GRZ DI AVER ROVINATO IL SUO MOMENTO. ORA PARLERA' MALE DI TUTTI VOI.


     
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    « Il problema è che il valore di una storia è direttamente proporzionale a quello dei suoi protagonisti. C’è chi non ha nulla da raccontare, chi non vale la pena di essere raccontato, e chi dovrebbe esserlo ma non lo è. », tiene il mento in alto mentre danzano, Emilia, scavandosi le guance con un sorriso mentre Percy imbastisce i suoi sogni di gloria. Non si aspetta che le stia fornendo tutti i dettagli sulla pista da ballo — se lo conosce, probabilmente non le svelerà l’intera agenda nemmeno in tempo per la festa, e non se ne prende a male. È una questione di fiducia, in fondo, e nessuno meglio di lei può comprendere il centellinare le informazioni all’osso per uscire comunque in piedi. « Ma sai, anche io ho imparato una cosa. », piroetta su se stessa, graziosa come una libellula, ed i suoi occhi registrano una scena che rende la proposta del ragazzo ancora più succulenta: MacMillan, che riconosce in primis per il pesante e sfarzoso orologio che fa bella mostra di sé sul polso, in mezzo alla piccola cerchia che circonda Lewis. Ognuno, in fondo, ha i propri fini. Abbiamo tutti imparato qualcosa. Solleva un sopracciglio quando torna faccia a faccia col Serpeverde, « Che a volte, non essere raccontati, è un bene..perché puoi raccontarti da solo ». Sorride, Emilia — la compostezza delicata da ballerina lascia finalmente intravedere il reale effetto che la conversazione ha avuto su di lei, mentre le note della canzone sfumano verso il silenzio. Non risponde, ma lo sguardo fiero che lancia al giovane è più eloquente di mille parole — non è nata per essere nessuno, quello l’ha sempre avuto ben chiaro in testa. Non accetterà mai di indossare le scarpe di sua madre e vivere con i pettegolezzi alle calcagna — è sempre stata oggetto di scrutinio agli occhi del pubblico, Emilia, ma come ha sottolineato Percy far trapelare una certa narrativa sul proprio conto è utile allo scopo del gioco, e a giocare è sempre stata la migliore.
    Sorride appena all’inchino di Percy, abbassando il capo come da programma, « È stato un piacere ballare con te, Emilia. Finalmente qualcuno che sa portare un po' di eleganza su questa pista », «Vale anche per me». Mantiene il contatto visivo anche mentre Percy si solleva, tornando a sovrastarla con l’altezza. « Aspetto con ansia il bis di sabato prossimo. Nel frattempo… mi terrò in contatto. », annuisce, schiava delle tradizioni quanto della modernità — l’una e l’altra fanno capolino dalle crepe a tratti alterni, costringendola spesso a tornare sui suoi passi.
    Con passo sicuro si allontana dalla pista, lasciando il posto al caos di scoppiare e regnare sovrano mentre una canzone decisamente più movimentata rimbomba nel parco — oddio, anche meno. Rotea gli occhi al cielo, prima di venire distratta da una vibrazione improvvisa contro alla gamba. Si scosta dalla folla per infilare la mano sotto alla gonna, nel tentativo di afferrare il cellulare che si è sapientemente appiccicata alla coscia con una giarrettiera di pelle — A mali estremi, quando la pochette è scomoda…
    Vediamoci al bancone principale appena puoi — solleva lo sguardo, Emilia, scrutando il circondario in fretta fino ad individuare il punto d’incontro, dove nota già la schiena di Mun ed il profilo di June. Si avvia svelta fino ad entrare nel loro campo visivo, rispondendo con un cenno quando Mun solleva una mano. Le raggiunge, prendendo con piacere il bicchiere che il barista lascia sul bancone, «Che è successo? Non vi posso lasciare sole nemmeno cinque minuti, ironizza, rizzando il collo quando Mun le si avvicina per parlare esclusivamente con lei. « Eris McBride.. te la ricordi? La Caposcuola Corvonero. », annuisce, un solo movimento del capo, meccanico. Ricorda Eris, in maniera sfocata e frammentaria — ricorda soprattutto quanto fosse dannatamente bella, ma glissa rapidamente sul pensiero con un mezzo sorriso. « Ha sentito qualcosa. Non so ancora molto. Dovrei vederla tra poco. », alza un sopracciglio, voltando il capo verso Mun, sorprendentemente a sui agio nel trovarsela ad un palmo di naso.
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    «Questa cosa sta crescendo troppo velocemente», sospira, i nervi a fior di pelle, « E tu? Ti ho visto con Percy. Ci sono guai in paradiso? », si stringe nelle spalle, spezzando il cipiglio serio con un sorrisetto — alza appena il gomito per sfiorare il mento della mora, per sospingerla delicatamente con lo sguardo verso Lewis i pezzi grossi, dove MacMillan tallona ancora il giudice e i suoi. «Sono invitata al compleanno della figlia Sabato», mormora, la lingua che scivola lentamente su tutte le lettere, scandendo ogni suono.
    « Vale anche per te, Miss-Raggio-di-Sole. Stai per caso cercando di entrare in famiglia? Ti ho visto prima.. », alza lo sguardo, quindi, puntandolo su June, «Infatti», afferma, sporgendosi oltre Mun per fissarla, sciabolando le sopracciglia, « Eravate molto carini. Sereni. », «Adorabili», fa eco e, allargando il sorriso prima di portare il bicchiere alle labbra. Un ultimo fotogramma più o meno spensierato prima che gli eventi scivolino verso sud.
    Il cellulare le vibra nella mano, ma non ha nemmeno il tempo di guardare lo schermo che si ritrova a seguire con lo sguardo la piccola Lily, seguita a ruota da Jay, ed infine da Betty, e si solleva dal bancone, lanciando uno sguardo confuso a June prima di lanciarsi dietro alla Carrow. Assiste allo strano teatrino, prima che lo stomaco le si accartocci su se stesso quando la bionda prende parola, « E' successo qualcosa vero? E' successo qualcosa che spiega l'assenza di buona parte dei nostri amici? ». Se ci sono altre dannatissime tende io non ci sto, assolutamente — e mentre il suo cervello si sofferma a pensare che forse Berlino era noiosa e tutta uguale, ma… perché diamine è torna-
    « Torno subito! Potete guardarmeli un secondo? Devo fare una chiamata. », annuisce, interdetta, « Ehi tu! Non fare il monello. Resta con Betty, Em e June, mi raccomando! », e fa la sua parte, quindi, prendendo il bambino per mano per assicurarsi che alla sua prima volta in loro presenza senza Mun le cose non finiscano male.
    Non ha ancora lasciato la mano del bambino quando Mun torna nel loro campo visivo, avvicinandosi con fare concitato. Mentre aspetta che dica qualcosa, la osserva con un peso sullo stomaco mentre estrae il cellulare e manda un messaggio… a loro. James è stato arrestato per l'assassinio di Malfoy. Comportatevi normalmente. Non voglio dirlo così ai bambini. Potete darmi una mano a uscire con loro da qui senza che i giornalisti ci vedano? Alza lo sguardo rapidamente, incontrando quello di Mun — in realtà, la prima sensazione che le si espande nel ventre è sollievo perché, perlomeno, nessuno è morto. È sorprendente con quanta facilità questa sola certezza, per tutte loro, sia così imperativa da ottenere.

    Sono sgattaiolate via senza dare nell’occhio, le ragazze e i due bambini, ed Emilia tira un sospiro mentre guarda Mun infilare e sistemare i bambini in macchina.
    « Grazie davvero. Avevo bisogno di qualche occhio in più per arrivare fino a qui. Non so com'è la situazione alla Tana.. credo sia una questione di famiglia… però se volete unirvi, c'è posto. E a me potrebbe servire fare qualche chiacchiera per non addormentarmi. », valuta l’idea per un momento, prima di declinare l’offerta con uno sguardo docile, «Avrete il vostro bel da fare», si avvicina, stringendola in un abbraccio, «È meglio non creare confusione», si stringe nelle spalle, lanciandole un’occhiata di sbieco. La verità è che, prevedibilmente, non vuole sentirsi come un pesce fuor d’acqua, in mezzo agli affari di una famiglia che non è la sua. Le lascia un bacio tra i capelli prima di allontanarsi, «Se non riesci a dormire scrivimi, per il resto… ci sentiamo».


    Interagito con: Percy, Mun, June, Betty
    Citato il messaggio di Lyra
    Poi tutto il gruppetto di ragazze e Mun alla fine
     
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    Si era rifiutata di bere quel cocktail abbandonato, ma Raiden non era della stessa idea. Finì il bicchiere prima di lasciarsi andare anche lui alla loro proiezione. Da quel gesto capì che quella persona conosciuta molti anni prima non era più quel ragazzino timido con cui passavano intere notti a parlare e condividere altro. Ballarono sì, ma non nel senso sfrenato che intendeva il giapponese. I loro corpi erano vicini, si sfioravano mentre quelle canzoni scelte da Raiden passavano una dopo l’altra; sentiva il braccio intorno al suo fianco. Erano vicini come non lo erano da tanto tempo, forse troppo, con la sola differenza che Raiden era finalmente lì in Inghilterra e non a chilometri di distanza nonostante quel ballo stava avvenendo tramite le loro proiezioni. Si girò all’improvviso mentre ballavano lasciandosi cingere il fianco dal braccio del giapponese, ma capì che qualcosa lo stava frenando. Una mano andò a toccare quella di Raiden, la strinse, ma dentro la piccola scozzese stava iniziando a valutare se quella scelta di lanciarsi del tutto fosse stata quella giusta. Forse si era lasciata trascinare da un comportamento che non rientrava nei suoi ranghi, forse stava solo seguendo il suo istinto nel voler ricordare e vivere nuovamente quei momenti insieme al lycan che finalmente si trovava lì con lei.
    Aveva tenuto gli occhi chiusi lasciandosi andare alla musica seguendo i movimenti di Raiden, ma quando li riaprì iniziò a guardarsi intorno cercando una distrazione, qualcosa che allontanasse del tutto la sua mente dal pensiero di aver fatto una cazzata enorme nel volersi lanciare in toto su qualcuno che dopo tanti anni poteva essere una persona totalmente diversa da come la ricordava. Infondo era cambiata anche lei, lo aveva dimostrato mostrando quel suo lato un po’ più sfacciato. Non era più quella ragazzina timida ed impacciata che Raiden aveva conosciuto. Una ragazzina che parlava poco persino con i propri compagni di casata. Gli allenamenti che aveva fatto, le persone che aveva conosciuto, il legame lycan che le aveva fatto capire realmente cosa significasse fare parte di una grande famiglia. Guardava le altre proiezioni dei lycan che ballavano e le altre figure presenti che non potevano vederli. Cercava con gli occhi Vivienne, quell’amica che le era stata accanto quando aveva scoperto la sua natura, quando aveva scoperto di fare parte anche lei di quel branco. Voleva parlarle; doveva parlarle, ma riuscì solo a vederla in lontananza che si avvicinava alla figura di una persona che, per quanto sperasse in cuor suo di non vederla nuovamente vicino all’amica, era lì presente. No, Vivi. Pensò d’istinto mentre finiva di ballare con il giapponese che la invitò ad uscire dalla proiezione.
    « Visto? Non c'era nulla di cui preoccuparsi. » « Sono rimasta particolarmente delusa, dovrai rifarti. » Cerca di mantenere quel tono sfrontato rimanendo in linea con quell’atteggiamento assunto per quella sera non lasciando trapelare tutti i dubbi che iniziarono a girare prepotentemente nella mente della scozzese. Accenna un sorriso comunque alla fine della frase passando una mano sul viso del giapponese per guardarlo meglio un’ultima volta prima che si allontanasse a prendere la giacca. « Beviamo qualcosa? Magari riusciamo anche a capire dove siano spariti gli al- » Il giapponese fa cenno alla scozzese di dirigersi verso il bancone, ma nel momento stesso in cui nomina il resto del gruppo si ritrova ad osservare una scena che non si sarebbe aspettata. « Cazzo. » Sospira senza dire niente rimanendo sempre dietro Raiden avvicinandosi infine al gruppetto di persone presenti. Riconosce Mia in compagnia di Rudy. Vede Albus che si allontana con Olympia dopo che lei gli aveva riferito qualcosa. Accenna un piccolo sorriso imbarazzato a Joy Scamander nel vederla lì presente insieme al resto del gruppo dei lycan lì presenti. Si era presentata alla giocatrice al Midsummer non nascondendo per niente tutto l’imbarazzo iniziale nel ritrovarsi di fianco una delle Harpies, ma quella volta cercò di non fare cedere le proprie gambe, quella bolla pullulava di giocatori famosi della nuova e vecchia guardia. Sempre magnifica sia in campo che fuori. Pensa la scozzese osservando la Scamander per poi riportare la sua attenzione alle parole di Raiden: « È pieno zeppo di giornalisti, Rudy. Qualunque cosa sia, non ne vale la pena. […] È stata una giornata lunga e domani abbiamo tutti da fare. Io direi di farci il bicchiere della staffa e tornare a casa. Che ne dite? » « No. Andate a casa adesso. Senza dare troppo nell'occhio. » La voce di Triss interviene subito nella sua testa facendo percepire a lei ed il resto dei Lycan che era meglio andare, qualcosa era successo quella sera. «Vivi hai sentito Tris, raggiungimi ad Hogsmeade.»
    […] « Che dire, il mondo sta davvero andando a puttane. » Non può che dare ragione a Mia nel sentire quelle parole, ma preferisce rimanere in silenzio mentre insieme al gruppetto con cui era arrivata si ritrova a seguire la strada verso Hogsmeade. « Dicono che è stato arrestato. Immagino qui.. stasera? […] Come abbiamo fatto a non accorgercene.. » Sospira pronta a dire qualcosa, ma dal tono della Wallace capisce che forse era meglio non aggiungere altro. James Potter era stato arrestato quella sera senza che nessuno se ne accorgesse o almeno gli auror avevano agito in modo che nessuno potesse vedere l’arresto. Toccata e fuga raggiungendo il loro obbiettivo. Saluta il resto del gruppo e si avvia verso la casa in affitto con in testa le ultime parole della Morgenstern: Tornate a casa, riposate e restate in ascolto. Inverness si sta muovendo. [...] Guardatevi le spalle là fuori, e restate sempre in contatto.


    Interagito con Raiden e Vivienne
    Citati: Il gruppetto di Mia, Rudy, Joy e Triss
     
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    Nel fermento della festa, amici e compagni di squadra si avvicinarono e si allontanarono dal bancone in cui, dopo averli salutati, June e Ted si erano soffermati insieme a Tris e Lysander. « Alla nostra vittoria? » Mannaggia a te, Scamander. Nemmeno t’avessimo investito il gatto. Obbligandosi a non roteare gli occhi al cielo, sorvolò sulla reticenza del Cannon rivolgendogli un sorriso tanto naturale quanto artificioso, di quelli che sin da bambina aveva imparato a sfoggiare durante le occasioni formali a cui veniva obbligata a partecipare e che, seppur cortese e apparentemente sincero, non si estendeva ai grandi occhi azzurri. « Alla nostra! » Ribadì, sottolineando appositamente le parole e, al contempo, puntando lo sguardo azzurro su Ted. Tutto sommato l’idea di farlo fuori nel parcheggio non era poi così male. Teniamocela buona per la prossima volta. La competizione era sempre stata uno dei principali tratti distintivi di June, eppure la Grifondoro riusciva a mantenere rapporti amichevoli con i suoi avversari, a tal punto da convivere con una di loro senza il minimo problema; Lysander Scamander, però, era una rarissima eccezione. Era certa di non avergli mai causato alcun danno e faticava a comprendere l’origine di tanta animosità, apparentemente assai più radicata di una semplice rivalità sportiva. « Potrebbe andare meglio, potrebbe andare peggio. Ma succedono anche cose positive, no? Questa partita mi ha ridato vita. » Riportata l’attenzione su Tris, June annuì silenziosamente. « Giuro che in genere sono una persona loquace – anche troppo – e vorrei aggiungere qualcosa di più ma, in questo caso, concordo pienamente. » Le sorrise, sincera. Dopo l’arresto di Byron Cooper all’inaugurazione del Gruppo Peverell e l’inspiegabile morte di Draco Malfoy, i cui articoli avevano capeggiato sulle prime pagine di tutti i quotidiani senza sosta alcuna, era quasi rassicurante partecipare ad un evento di beneficienza. Come se, in qualche modo, il mondo tornasse ad essere un po’ più pulito. Le passò un bicchiere e vi scontrò il proprio, delicatamente. « Santé! » Mormorò, salvo poi venire interrotta da un’ebbra Daphne Baker, accompagnata da niente di meno che Dean, nei panni del suo Dionisio personale. June si ritrovò a ridacchiare dietro l’ennesimo shot, senza perdersi un solo istante della scenetta messa su da Daffy e Ted, « Hey, hey! Guardata che se è un messaggio subliminale per organizzare una serata sfide non ce n’è bisogno. Io e Lily ne stavamo parlando poco fa, per la prima edizione è stato accettato il tema guerra dei sessi. » Ergo, preparatevi che vi facciamo un culo grande quanto lo stadio di Falmouth! Rifilò una delicata pacca sulla spalla di Tris, includendola così nell’invito, e sorrise sorniona a Daffy. Visti i papabili presenti, era certa che ci sarebbe stato da ridere – forse persino troppo. Quando Lysander si allontanò, forse seccato da tutto quel cameratismo, il suo piccolo scherzetto non passò inosservato. « Opera tua, immagino. » June incontrò lo sguardo di Dean per qualche istante, prima di sfarfallare le ciglia con aria innocente. «No, vabbè... TU sei la regina indiscussa, Junie!» Spostò lo sguardo anche su Daffy, l’angolo delle labbra che si piegò appena, tradendola. « Che ti ha fatto il poveretto? Non è già abbastanza tragico essere l'uomo col nome più allitterante della storia? » Io? Si indicò, con l’espressione più sorpresa del suo repertorio. « Non ho idea di cosa stiate parlando. » Spiacenti, mes copines. A volte i grandi eroi sono costretti a rimanere anonimi per il bene della storia. «Chi. Diamine. E’. Quella?» Nel seguire la traiettoria indicata da Daffy, June si ritrovò ad osservare Oliver darci dentro con una ragazza sconosciuta nel bel mezzo della pista da ballo. Fischiettò, in segno di approvazione, intrecciando il braccio con quello di Daffy e attirandola a sé. « Mai vista prima ma félicitations, Baker! » Sollevò il bicchiere nella sua direzione, sentendosi in dovere di fare un brindisi. « Che tu possa fumare una sigaretta after sex anche per me, più tardi. » Amen. L’ilarità di quel momento non le impedì di notare quanto un’altra coppietta non si stesse lasciando andare al fuoco della passione. « Io vado a cercare Sam. Ci ribecchiamo tra poco, ok? » Lo sguardo chiaro saettò da Dean a Daffy e viceversa, prima di soffermarsi sulla coinquilina che, inevitabilmente, seguiva la figura del giovane Moses allontanarsi nella folla come nei migliori film strappalacrime. No, okay. Io sono brilla ma qui qualcosa non quadra. Alzò un sopracciglio, mordicchiandosi l’interno della guancia. « Vuoti il sacco da sola oppure devo chiederti perché non vi siete ancora presi una stanza? » Eddai, Daffy! Io ormai sono praticamente morta dalla vita in giù, qualcuno qui deve pur difendere la nostra reputazione! «Ho paura di aver fatto una cazzata, J..» Eccallà. Guai in paradiso. Si sforzò per mantenere un’espressione neutra, incoraggiandola a continuare con un cenno della mano. Nel mentre, seguiva ciascun suo movimento, dal tamburellare nervoso delle dita sul tavolo al ritmo del respiro, sino all’involontario tremolio delle labbra. «Cioè.. Dean mi ha praticamente chiesto se può definirmi la sua ragazza e.. Io ho tentennato. […] » Ah. June strinse appena le labbra. D’un tratto la faccenda era decisamente più chiara ma, prima di arrischiarsi a dire qualcosa, decise di lasciare all’amica il tempo ed il modo necessario per aggiungere altro, se avesse voluto. «Credo.. Di essermela fatta sotto, ecco.» Ti ricordo che stai parlando con una codarda professionista, Baker. Viste le sue relazioni passate e relativamente recenti, non si sentiva la persona più adatta per dare consigli sentimentali eppure, in quel momento, non poté fare a meno di empatizzare con entrambe le parti. Prese un respiro profondo, cercando di mettere ordine tra i propri pensieri. Non era mai stata brava a tradurre a parole ciò che si ingarbugliava nella sua mente e l’ultima cosa che desiderava era confondere Daphne ancora di più. « Io… » Si inumidì le labbra. « Probabilmente ci stai pensando troppo. » Si girò a guardarla, accennando ad un sorriso. « Lo so che dirlo dall’esterno è sin troppo facile, ma pensaci. Tu e Dean vi state frequentando da mesi, ormai. Praticamente state facendo tutto ciò che fa una coppia » Le lanciò un’occhiata, alzando gli occhi al cielo. « - forse non proprio tutto tutto, diciamo come una coppia di altri tempi. » Però, seriamente. Da quando gli uomini hanno iniziato a tirarsela? « In un certo senso vi siete presi del tempo per voi, per conoscervi e vedere come andava. E sta andando bene, no? » La fissò negli occhi castani, in attesa di una risposta. « Perciò non ti complicare le cose. Se ci pensi, cosa cambierebbe nel dire ad alta voce che siete “esclusivi”? » Si strinse nelle spalle, giocherellando col bicchiere. « Tu sei comunque interessata a lui, lui è comunque interessato a te. Si tratta semplicemente di prenderne atto e continuare a passare del tempo assieme. Magari anche in più di un senso. » Le rifilò una gomitata e ridacchiò, cercando di sollevarle il morale. « Dico davvero, Daff. Ciò che hai fatto in passato non ha importanza, se hai fatto qualche cazzata tre anni fa non vuol dire che tu la farai di nuovo. Tutti sbagliano, è normale. Inoltre, ogni relazione è peculiare, così come il rapporto che si instaura tra coloro che ne fanno parte. » Per Daffy doveva essere piuttosto strano sentir uscire simili parole proprio dalla bocca di June. Dopo il rave, però, la Rosier aveva deciso di seguire il consiglio di Mun e mettere a tacere, quando possibile, il bagaglio di relazioni fallite e questioni irrisolte che si portava appresso. Forse il problema è proprio quello. Forse dovremmo semplicemente smetterla di pensare così tanto e limitarci a vivere il momento. « Se la tua paura è quella di poter mandare tutto all’aria… benvenuta nel club! » Sollevò una mano, in attesa di ricevere un cinque. « Nessuna relazione è a prova di bomba. Personalmente credo che sarebbero un vero peccato se tu ti privassi di questa possibilità senza nemmeno tentare. » Le sorrise, appoggiando il mento sulla mano. « Poi, voglio dire… stiamo parlando di Moses. Ti assicuro che è tutto fuorché un coglione. » Annuì, con convinzione. « Quasi quasi mi affiderei persino a lasciargli i nostri figli per un weekend! » Sì, insomma, ha la mia benedizione! Intenta a riflettere su quanto aggiungere, il Ritorno di Lysander: machismo edition la colse alla sprovvista, interrompendole nel bel mezzo di una conversazione quantomeno delicata. « Daphne Baker is my queen? Davvero, Rosier? E Potter non è male, è malissimo. » Le sopracciglia scure di June si sollevarono appena, quasi lo stesse invitando a proseguire, mentre una risposta sarcastica prendeva istintivamente forma nella sua mente, tanto da farle pizzicare la punta della lingua. Mon Dieu, una pessima figura! Una simile onta richiede un duello all’ultimo sangue, niente meno. Avanti, schiaffeggiami con il guantino! Ciò che non aveva previsto, tuttavia, fu l’irruenza con cui il Serpeverde le si parò dinnanzi, avvicinandosi a tal punto da investirla con un misto di odore di dopobarba e bagnoschiuma. Sebbene la differenza di altezza tra loro fosse tale da poter risultare intimidatoria e Lysander non rientrasse nella cerchia di individui di sesso maschile che potevano permettersi di invadere il suo spazio vitale senza ripercussioni, fattispecie in un evento pubblico, la mezza ondina si limitò ad inclinare leggermente il capo di lato, la bocca serrata per frenare la risata che, complice l’alcol e l’assurdità della situazione, minacciava di sfuggirle dalle labbra. Ora esplodo, me lo sento: gli scoppio a ridere in faccia e lo faccio incazzare di brutto. « Potevi almeno autoproclamarti tu mia regina. Davvero la cosa ti inibisce così tanto? » Prego? L’ilarità nelle iridi cristalline venne sostituita da un lampo di confusione, mentre soppesava le sue parole. In un altro contesto – e con un altro interlocutore, soprattutto – avrebbe interpretato quella frase come una vaga allusione, una provocazione volta a innescare uno scambio di battute pungenti che, auspicabilmente, si sarebbero poi concretizzate fisicamente. Oh, cazzo. Sgranò leggermente gli occhi, in preda al panico alla sola idea. No, dai. Non è possibile. Mi stai prendendo per il culo, sicuro. Oppure hai qualche fetish contorto per le quasi-qualcosa di tuo cugino. Si schiarì la voce per rispondere ma Daffy la precedette, soffocando Lysander sotto un fiume di parole, comprensibilmente seccata e risentita. Nell’osservarla tenergli testa, June non poté fare a meno di sorridere sotto i baffi, compiaciuta ed orgogliosa della sua piccola Daffy. Con lo sguardo fisso su Lysander, annuì ad ogni sua frase, dondolando placidamente il drink nella mano destra. « Mi ha tolto le parole di bocca. » Fece un cenno in direzione dell’amica, intenta a scolarsi un altro drink, e si avvicinò a Lysander di un passo, accorciando ulteriormente la distanza tra loro. Lo fissò in silenzio per qualche istante, con le labbra rosee piegate in un sorriso dolce, smorzato dall’espressione sorniona. « Ma devo ammettere di essere sorpresa. Non mi ero resa conto che nutrissi simili ardori, ne sono lusingata. » Si sporse verso di lui, per sussurrargli qualcosa con fare confidenziale. « Tranquillo, il tuo petit secret è al sicuro con me. Giurin giurello. » Sollevò il mento nella sua direzione, raddrizzandosi. « Però evita di tirarmi i capelli, mh? Non lo trovo molto romantico, salvo poche eccezioni. » Gli rifilò un occhiolino e, senza attendere risposta, si voltò in direzione di Peter e Daffy, accompagnata dal morbido movimento dei lunghi capelli scuri. BOOM. E per la categoria ‘kill ‘em with kindness’ – o qualcosa del genere – il premio va a… «Che, per caso avete capito qualcosa?» … non MJ, questo è sicuro. Puntando lo sguardo nel punto indicato da Peter, fece appena in tempo ad intravedere un esemplare di MJ Weasley furiosa avventarsi con un Samuel Scamander decisamente a disagio. Uh, qualcuno ha fatto un danno. « Nope. » E non voglio nemmeno saperlo. E’ già abbastanza awkward così, grazie tante. Si strinse nelle spalle, scuotendo appena il capo in segno di negazione. Non era mai stata una gran amante del gossip e i suoi rapporti con Sam si erano notevolmente allentati in seguito al rave, per lo più ridotti all’incrociarsi sul portico di casa Rosier-Baker per sbaglio in un paio di occasioni. « Eccoti! » Mun le sbucò accanto proprio nel momento giusto, salutando cordialmente i presenti. Mentre la cugina conversava con i ragazzi, June avvertì la mano di Daffy stringersi spasmodicamente attorno al suo braccio, le dita fredde e più pallide del solito. «... Sta succedendo qualcosa, J..» Le gettò un’occhiata e seguì il suo sguardo lungo la folla, carpendo un frammento del viso di Ginevra Potter, pallida e sconvolta. Per un istante, la stanza le parve roteare su sé stessa mentre i suoi piedi restavano fissati al pavimento, inchiodati sulla mattonella di marmo lucente. Fu la gomitata di Mun a riportarla alla realtà; incrociò lo sguardo quasi gemello della cugina e annuì silenziosamente, avvicinandosi all’orecchio di Daffy. « Sta tranquilla. » Le strinse delicatamente la mano, per farle forza. « Forse non è niente di grave ma resta con Peter, per sicurezza. Io cerco di capirci qualcosa. » Se c’è sotto qualcosa, Mun lo saprà sicuramente. Si congedò dalla coinquilina e scivolò verso il bancone con naturalezza, affiancando Mun. « Ho un problema.. » Allora sta davvero succedendo qualcosa. L’espressione sul viso di June si indurì per una frazione di secondo ma, in un battito di ciglia, rivolse un sorriso gentile al barman che spinse prontamente un bicchiere di champagne nella sua direzione. Lo afferrò ma non lo bevve, dondolandole tra le dita. Ascoltò Mun in silenzio, la fronte liscia che si increspava sempre più ad ogni sua parola, mentre nelle iridi chiare affiorava una chiara scintilla di preoccupazione. « Nulla rosa sine spina. » Mormorò, a denti stretti, lanciando uno sguardo eloquente a Mun. Il motto dei Rosier spiccava in innumerevoli possedimenti e cimeli di famiglia, una semplice frase latina che, ne era certa, Mun avrebbe colto appieno. Non si azzardò ad aggiungere altro, però. Una festa non era il luogo ideale per fare nomi e lasciarsi andare a indiscrezioni, indipendentemente da quanto si sentissero al sicuro in mezzo alla folla festante. La preoccupazione per quanto le era appena stato rivelato, soppiantò momentaneamente la necessità di scoprire cosa fosse accaduto a Ginevra Potter e, prima che potesse chiedere delucidazioni ad Amunet, Emilia sbucò tra la calca. June le rivolse un sorriso, impercettibilmente nervosa, tanto che la spallata di Mun la costringe a sbattere le palpebre, confusa. « Vale anche per te, Miss-Raggio-di-Sole. […] Eravate molto carini. Sereni. », «Adorabili» Impiegò qualche istante per rendersi conto di ciò a cui le due Serpeverde stavano alludendo, disorientata da quell’improvviso cambio di argomento. « Oh, no. Assolutamente no. » Scosse il capo ed accennò ad un sorriso distratto, incapace di distogliere totalmente il pensiero dalle rivelazioni di Mun. « Se volessi entrare in famiglia Ted sarebbe l’ultimo su cui punterei. » Non ci potrebbe mai essere qualcosa di romantico tra noi. Sarebbe quasi un incesto. « Dopo Albus, ovviamente. E Rudy. » Arricciò il nasino, nel pronunciare il nome di Black, sconcertata e disgustata da una simile immagine. Che Dio ce ne scampi.

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    […] « Muoviamoci, che dite? Non so se Eris vorrà parlare con altre persone presenti, ma preferirei che poteste sentire anche voi. » Facendosi largo tra la folla alle spalle di Mun, June la urtò distrattamente quando, d’un tratto, la mora si bloccò pochi passi davanti a lei. « Mun? Tutto bene? » Le bastò intercettare il suo sguardo e seguirlo in mezzo alla folla, là dove una piccola Lily trotterellava instabile seguita da Jay e da una ragazza bionda che riconobbe come Betty, per comprendere che qualcosa non andava. Deglutì ed annuì silenziosamente, facendo cenno alla cugina di far loro strada, e posizionandosi istintivamente a lato dei bambini, per avere sotto controllo l’intera sala. Sebbene non ne fosse chiaro il motivo, una strana tensione pareva serpeggiare tra gli invitati, alcuni improvvisamente guardinghi, intenti a scrutare l’ambiente che li circondava. Mentre Mun parlava con i bambini e la Tassorosso, June scambiò un’occhiata con Emilia. Seppur non si conoscessero a fondo e l’espressione della ragazza risultasse serena a prima vista, le parve di poter carpire nei suoi occhi chiari una sfumatura di nervosismo latente non dissimile da ciò che stava provando in prima persona. « No no, siamo rimasti con Betty ad aspettarla. Doveva parlare con nonna Ginny. » « E' successo qualcosa vero? E' successo qualcosa che spiega l'assenza di buona parte dei nostri amici? » Il labbro inferiore di June tremò appena, traditore della tensione che, d’improvviso, aveva preso possesso di ogni millimetro del suo corpo. Istintivamente, la mano destra sfiorò il manico della bacchetta, accuratamente nascosta nella cucitura laterale dell’abito. Estrasse rapidamente il cellulare e digitò poche parole, indirizzate rispettivamente a Daffy e a suo padre. ”Qualcosa non va. Andate a casa. Vi scrivo dopo.” « Potete guardarmeli un secondo? Devo fare una chiamata. » Annuì, pallida come una bambola di porcellana, e si sporse verso Mun per prendere Lily. « Hey, Lily! Lo sai che sei davvero bellissima stasera? » Si costrinse a utilizzare una vocina allegra per distrarre la bambina, lasciando che giocasse con la sua pochette, affascinata dalle decorazioni brillanti sulla chiusura. « Sì, sei la più bella di tutte! » La dondolò delicatamente, posandole una mano sulla testolina quasi volesse ripararla, senza smettere di scrutare la sala. Non può essere, non ad un evento simile. Non sapeva esattamente cosa stesse scatenando quel senso di angoscia che le pervadeva lo stomaco, ma quando Mun tornò da loro sana e salva, June si lasciò sfuggire un silenzioso sospiro di sollievo. Non aveva idea che quella sensazione confortante sarebbe svanita in un battito di ciglia, precisamente nel momento in cui le pupille seguirono parola per parola il messaggio che Mun le aveva inviato. "James è stato arrestato per l'assassinio di Malfoy. Comportatevi normalmente. Non voglio dirlo così ai bambini. Potete darmi una mano a uscire con loro da qui senza che i giornalisti ci vedano?" Dovette rileggerlo due, forse persino tre volte prima che quelle parole, una dopo l’altra, assumessero un vago significato. Ciononostante, la sua mente sembrava incapace di accostare il nome di James alla parola assassino. Tutto in quelle poche parole stonava, strideva in maniera disarmante e terrificante. Non ha senso. Non ha il minimo senso. « Ho avuto un'idea. Partiamo per un'avventura. Che ne dite? […] » June annuì, stirando le labbra in un sorriso troppo teso per risultare naturale. « Oh, sì! Sarà il nostro segreto! Però dobbiamo essere silenziosissimi! » Si portò il dito davanti alle labbra, subito imitata da Jay. « Voi andate avanti, io chiudo la fila. » Mormorò, a Betty ed Emilia, assicurandosi che Mun e i bambini fossero i primi ad allontanarsi dalla festa. […] Poco dopo, con l’aggiunta di Dory Weasley, il gruppetto riuscì a raggiungere l’uscita Nord del Parco della Liberazione e da lì fino alla macchina, parcheggiata al limitare del villaggio. Furono incredibilmente fortunate a sfuggire ai giornalisti, probabilmente accorsi alla festa nella speranza di cogliere alla sprovvista chiunque fosse amico, collega o familiare di James Potter. Ce ne siamo andate appena in tempo. « Non so com'è la situazione alla Tana.. credo sia una questione di famiglia... però se volete unirvi, c'è posto. E a me potrebbe servire fare qualche chiacchiera per non addormentarmi. » June allungò una mano verso la sua, stringendola saldamente. « Vengo con te. Non c’è nemmeno da chiederlo. » Non è solo questione di sangue, ma tu sei la mia famiglia. E anche i Potter lo saranno, a breve. Alcuni già lo sono.

    Interagito con: vabbè tutti quelli che le hanno parlato nei post vecchi (Ted, Daffy, Dean, Tris, Lysander, Mun, Peter etccc) + Emilia, Dory e Betty
    Citato: da qualche parte MJ, Sam, Albus e Rudy.

    VVB MA E' STATO UN PARTOOOO

     
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    « Quindi mi stai dicendo che voleva far cambiare aria alla festa, ma siete stati interrotti da una ragazza, a caso? » Ascolta le parole della sua migliore amica che davanti agli alcolici ordinati le raccontava di come Samuel fosse intenzionato a voler dare una sonata diversa alla serata. D’altronde come dargli torto, bella l’idea del quartetto d’archi, ma alla lunga avrebbe stancato. Ringraziava ancora l’intervento di Ethan Bennett che aveva dato una scossa generale all’aria troppo formale della serata. « E che voleva questa? » Chiede curiosa di sapere altri sviluppi del breve incontro di Sheila con lo Scamander. Da quello che l’amica le aveva detto non era una fan, ma cercava un aiuto da parte del giocatore di quidditch per risentire una persona. Sospira cercando di immedesimarsi nei panni della ragazza totalmente ubriaca che cerca come una disperata persona scomparsa da tempo. «Stiamo parlando di quel Samuel? Quello che […] quello? Cosa ti ha fatto, Sheila ball..» Sheila cos? Inarca un sopracciglio nel sentire Peter. « Niente, Pastrock - » Gli sorride teneramente: « Sheila mi diceva che il tuo amico Samuel è stato fermato da una ragazza che chiedeva del suo ex, ragazzo boh.» Fa spallucce per poi vedere l’amico allontanarsi verso altre persone. Beata gioventù direi. Pensa la gitana in merito alla ragazza sbronza che aveva incontrato Samuel. Le era capitato di recente di prendersi una bella botta con l’alcool e gli effetti il giorno dopo erano stati tremendi, iniziava a pensare di non avere più l’età. Gli occhi nocciola si muovono in lontananza verso la folla. Nota la figura di Black da lontano muso a muso con un altro ragazzo. Macché davvero? Pure la rissa? Ma è solo quando Sheila le da una spintarella che nota poco più distante da lei la coach Silente che sventola un pacchetto di sigarette per invitarla a fumare. Aveva cercato la coach precedentemente per parlarle, ma non voleva disturbarla visto che era in compagnia, ma a quel punto la gitana dai capelli biondi ne approfittò per avvicinarsi facendo cenno con la testa all’amica di seguirla.
    « Blanchard! » Quasi le viene un colpo nel sentire il vocione di Rocket Dragomir chiamarla una volta avvicinata alla Silente. « Rocket. Scusa ancora per quel bolide di oggi. Ciao Kix, sei stupenda, come sempre, gran bella partita era da tanto che non ci affrontavamo. » Finge una faccia dispiaciuta nel ricordare all’allenatore dei Cannons di averlo colpito in pieno per bloccare un azione dei Senior e stampa un bacio sulla guancia della coach ricordando con una leggera nostalgia quelle prime partite in America, dove aveva affrontato la Silente per due annetti. « Ve offre sempre de fumà, la coach vostra? Non ce cascà. Te lo dico io, è un modo pe favve faticà ancora di più agli allenamenti. D'artra par- ..MA CHI ABBIAMO QUI? […] Il mio uomo! » «Winter, la sua coinquilina che aveva proprio bisogno di una sigaretta» Stava per rispondere a Rocket, ma una coppia si unì al gruppetto. In compagnia di Winter, la ragazza che si era presentata, c’era pure Oliver Baker, fratello di Daffy e capitano dei Cannons. « Sono venuta solo per ringraziarla della gentilezza, ma che per stasera passo. » Guarda la ragazza in compagnia del Baker: « Piacere Winter, sono Jillian giocatrice delle Harpies. Ogni tanto il tuo nome è uscito dalla bocca di Kix. Tesse sempre le tue lodi. » Osserva poi Oliver non riuscendo a trattenere una risata dalla frase che uscì dalla sua bocca. « Uomo che oggi vi ha stracciato... » « Ciao Oliver » Fa un breve cenno con la testa per salutare il giocatore e collega. Sì, vi abbiamo stracciato e ve lo rinfacceremo per sempre. Pensa senza aggiungere altro alla discussione.
    […] « Scusate un attimo... E' mia sorella...dev'essere successo qualcosa. Vuoi venire con me? Posso riaccompagnarti a casa se ti va» Sentendo le parole di Oliver rivolte a Winter si guarda intorno cercando l’altra Baker, senza vederla, ma intorno alcune persone si avviavano verso l’uscita mentre altre sembravano sparite dai radar. Lo sguardo si sposta su Sheila che era rimasta al tavolo di prima per fumarsi una sigaretta da sola, le fa cenno con la mano di avvicinarsi scandendo con il labbiale un dobbiamo andare via. « Signori… E’ stato piacere parlare con voi » Sorride al gruppetto per poi guardare la Silente: « Kix ci vediamo per gli allenamenti. » Saluta il resto del gruppo con un cenno della mano e raggiunge l’amica. Insieme abbandonano la bolla notando il trambusto che si era creato fuori. James Potter è stato arrestato Sente distrattamente la Blanchard guardando stranita la sua migliore amica per la notizia appena ricevuta. Ma che davvero? Si dirige con Sheila ad Hogsmeade pronte a smaterializzarsi alla corte.


    Interagito con Sheila, Peter, Kix, Rocket, Winter ed Oliver
     
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    « Dipende. » Si portò il bicchiere di champagne alle labbra, assottigliando leggermente le palpebre in un'espressione incuriosita. Che la situazione messa di fronte a Maeve fosse peculiare e piena di variabili degne di nota, questo Percy lo sapeva - e proprio lì stava il punto del suo quiz. Non importava quali fossero i cavilli in sé o i piccoli fatterelli, ma l'approccio generale che la rossa avrebbe adottato se si fosse trovata negli stessi panni che lui stava vestendo in quel preciso momento storico. Un test sulla personalità, che dir si voglia. Perché in fin dei conti a ciò si riassumeva tutto quanto: come la personalità del singolo influisca sul prendere delle decisioni che andranno necessariamente a ricadere su più persone. E Percy, quale fosse la personalità di Maeve, doveva ancora decretarlo. « [..] Stabilito questo, vuoi il parere accademico o quello personale? » Rimase leggermente stupito da quella domanda, inarcando le sopracciglia e sbattendo con leggerezza le palpebre. « Beh, a meno che il tuo parere personale non consista nell'uccidere il Giudice, direi che le due cose siano strettamente collegate. » Fece una pausa, muovendo la mano in un gesto elegante per spiegarsi meglio. « Sono le persone ad applicare il sapere accademico, e non tutte lo fanno alla stessa maniera. » In fin dei conti non è lo stesso anche nei processi? Quando parliamo di giustizia tendiamo a pensare ingenuamente a un concetto di verità assoluta, ma la verità assoluta c'entra ben poco con ciò che accade in aula. Piuttosto, vince la verità che risulta più convincente - e non sempre essa coincide con quella assoluta. « Ricorrere in appello potrebbe servire, ma soltanto per guadagnare un po' di tempo dopo l'eventuale disfatta. Se un team che non ha pari non l'ha spuntata la prima volta, difficilmente riuscirà a sovvertire una sentenza, senza giocare diversamente. » Annuì. Era proprio qui che la voleva, sul concetto di gioco. Cosa significava, per Maeve Cousland, giocare diversamente? Quando tutte le carte ovvie si erano rivelate inutili, quando ogni mossa da manuale veniva battuta dal proprio avversario, in quale maniera l'ingegno personale della rossa si sarebbe esplicato? Una domanda, quella, che ovviamente non poteva avere una risposta giusta o una sbagliata, ma il cui responso avrebbe dato modo a Percy di capire che tipo di giocatrice lei fosse e come - eventualmente - si sarebbe potuta rivelare utile sullo scacchiere. « [..] Se avessi la piena convinzione che sia innocente...si potrebbe aggirare indirettamente la legge e ricorrere ad altri mezzi. Sempre ipoteticamente. » Il discorso, tuttavia, prese una piega che il giovane Watson non aveva considerato. O meglio: una che cominciò a modificare nella sua testa l'idea di partenza che si era fatto su Maeve. Forse l'ho accomunata troppo frettolosamente al suo fidanzato. D'altronde anche io e Tris siamo diversi come il giorno e la notte. Derek Hamilton, Percy lo conosceva bene: avevano condiviso la dimensione del Clavis e dell'Astra per diversi anni e aveva potuto saggiare su base quotidiana quale fosse la sua stoffa. Un opportunista, né più né meno. Il tipo che se non può vincere abbandona il tavolo da gioco pur di non perdere. Non molto diverso da Percy stesso, sebbene per lui molte cose fossero cambiate nel tempo. Ma forse ho sbagliato nel giudizio di entrambi. In fin dei conti sarebbe assurdo pensare che anche quello sbarbatello di Hamilton non sia cambiato di una virgola negli ultimi anni. E lei..beh..di lei sapevo già poco in partenza. Dare per scontato che la scelta del ragazzo e il contesto familiare la definissero in una determinata maniera è stato un grosso errore. Uno che non ripeterò. « Conosci il Giudice Larson, sì? » Stirò un piccolo sorriso, sbuffando una risata dalle narici e annuendo. « Difficile non conoscerlo. » Dopo l'abile rigiramento di frittata al limite del legale che fece lo scorso anno, poi! « [..] Per una giusta causa, per un bene superiore, ci si potrebbe spingere ad utilizzare mezzi moralmente discutibili? Forse, anziché cercare di definire se sia giusto o sbagliato, dovremmo considerarli come un male necessario affinché si arrivi a risultati finali positivi. » Annuì, cominciando a delineare nella propria testa un profilo psicologico più accurato della rossa. Maeve Cousland era il tipo di avvocato disposto ad ottenere la giustizia, quella pura, ad ogni costo. Un avvocato che forse si rifiuterebbe di difendere un cliente che si è palesemente macchiato di un grave crimine, pur avendo le capacità di scagionarlo? Questo non poteva saperlo per certo, ma dal tenore della risposta poteva quantomeno intuirlo. Se Percy aveva imparato una cosa, era che a Magisprudenza ci si iscrivevano due tipi di persone: quelli che volevano far carriera e quelli che volevano far giustizia. Non importava quanto le due cose si contaminassero o se in ultima battuta si riuscisse a raggiungerle entrambe, importava solo la priorità - una priorità che definiva le persone con una certa accuratezza fin dei loro inizi. « Quindi le scelte si riducono ad: accettare la sconfitta, decisione più oculata; tentare tutte le strade possibili, anche col rischio di sforare l'etica di condotta... o studiare un'evasione? Ho letto da qualche parte la storia di un certo prigioniero che ce l'ha fatta usando un ippogrifo, ma preferirei mantenermi su approcci il più possibile conformi alla legge. » Tu, Maeve, fai parte del secondo tipo. Hai bisogno di sapere che stai facendo qualcosa di intrinsecamente giusto - pur se discutibile - per farlo. E non sono certo che riusciresti a mettere da parte il tuo sistema di valori morali per arrivare ad un obiettivo. Per questa ragione non posso coinvolgerti nel mio progetto. Avrebbe tuttavia fatto il nome della Cousland a Tris. Dubitava che per il momento potesse farsene qualcosa, ma di certo in futuro si sarebbe potuta rivelare molto più utile a lei. D'altronde il solo prendere in considerazione l'ipotesi di un'evasione da Azkaban era già di per sé il fattore più indicativo all'interno di tutto quel discorso. « Sul serio? Pensavo dovessimo tenerli a bada, non fomentarli ulteriormente. » Non distolse lo sguardo dalla rossa, rimanendo impassibile anche a dispetto della comparsata di Tris nella propria testa e degli stessi pensieri che vi vorticavano all'interno. « Se avessi saputo che il discorso avrebbe preso questa piega l'avrei mandata direttamente da te..o da Lupin. » fu il commento caustico che esternò alla sola attenzione di Beatrice. Una conversazione breve che era celata agli occhi della giovane Cousland. « Ne parliamo dopo. » Sì, meglio. « Io sto andando e faccio levare le tende ai nostri. Temo che questa festa potrebbe diventare.. ostile. Hanno arrestato James Potter. E' accusato di aver ucciso Malfoy. Me lo ha detto Olympia poco fa. » Fu difficile impedire al proprio volto di far trapelare alcuna reazione riguardo quell'informazione data a bruciapelo. Fosse stato per lui, si sarebbe liquidato seduta stante per raggiungere gli altri, Tris in particolar modo, ma non poteva abbandonare la postazione né gettare in fumo le basi costruite fino a quel momento. Forse non sarai la persona giusta per ciò che credevo, ma puoi servirmi comunque. « Ci vediamo da me quando hai finito. Non preoccuparti per l'ora. Sarò in piedi in ogni caso. » Piegò leggermente il capo in un cenno d'assenso, richiamando a sé tutto il sangue freddo necessario a non far trapelare alcuna urgenza o turbamento sul proprio volto. « È vero, sono ambiziosa, non lo nascondo. Ma, in questo caso, vincere ad ogni costo sarebbe anche una questione di principio. Etica, morale e giustizia non sempre sembrano andare di pari passo, ultimamente. » Stirò un sorriso, inclinando il capo di lato. «
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    Non ti facevo così Robin Hood. »
    disse, divertito. Lascio scegliere a te se prenderlo come un complimento o meno. Per quanto mi riguarda, si tratta di una semplice constatazione. « E proprio come Robin Hood, il tuo senso di giustizia ti rende un po' avventata. » Infatti, nella domanda che ti ho posto, tu hai dato più peso alla certezza dell'innocenza piuttosto che alla certezza della sconfitta. Già solo questo, di per sé, è una risposta. Fissò gli occhi in quelli di lei, sollevando un sopracciglio nel prendere un sorso di champagne. « Di questi tempi potrebbe risultare un po' rischioso avanzare anche solo in maniera ipotetica la possibilità di un'evasione con qualcuno di cui non ti fidi nella più cieca delle maniere. » Arricciò appena le labbra. « Figurarsi con il tuo tutor di Magisprudenza, il quale si dà anche il caso stia attualmente lavorando nella difesa di Byron Cooper. » Le rivolse un'occhiata eloquente. Le cose sono due: o sei un po' troppo certa di conoscermi davvero bene, oppure sei una testa calda. Vuotò ciò che era rimasto del proprio bicchiere, appoggiandolo sul tavolo più prossimo. « Tranquilla, come già sai, nei miei quiz non ci stanno risposte giuste o sbagliate. Volevo solo capire come ti saresti posta nei confronti di una certa situazione. » Fece una pausa. « E l'ho capito. » Fece vagare velocemente lo sguardo sulla sala, controllando la situazione generale. Ancora sembravano tutti relativamente tranquilli, il che gli faceva pensare che la notizia dell'arresto non si fosse sparsa immediatamente a macchia d'olio tra i presenti. Fatto ciò, riportò lo sguardo sulla rossa. « Anche in maniera piuttosto inequivocabile, direi. Perché nel ventaglio di alternative che mi hai proposto, ce ne sta solo una che o hai scartato, o addirittura non hai nemmeno preso in considerazione. » Si strinse nelle spalle con semplicità, sorridendo serenamente. « Abbandonare il caso. » Pausa. « Il cliente è già spacciato comunque. Perché accettare la sconfitta quando puoi semplicemente lavartene le mani e salvarti dall'imbarazzo? In fin dei conti la verità, come la storia, la scrivono i vincenti, Maeve. » Ma a quel punto la domanda è diversa. Cosa ti mette più in imbarazzo? Tradire i tuoi principi o essere bollata come una perdente? Lasciò svolazzare elegantemente la mano in un cenno che sembrava chiederle di passare oltre, chiudendo quel discorso. Sperava che quella frase, Maeve, se la sarebbe ricordata in futuro. Oggi forse ti lascerà solo un po' di perplessità, ma domani potrebbe tornare utile a entrambi, ciò che ti ho appena detto. Per te come un biglietto d'entrata, per me come un alibi. Man mano che Percy procedeva in quel discorso, gli inizi di un clamore iniziarono a farsi largo tra gli invitati alla festa, dandogli infine il modo di voltarsi in direzione della folla con una certa curiosità. « Credo sia successo qualcosa. » buttò là, fingendosi sinceramente stupito da quel chiasso. Estrasse quindi il telefono dalla tasca, sbloccandone lo schermo per aprire una chat a caso e far scorrere gli occhi tra le righe di messaggi che risalivano a diverse ore prima e ad una conversazione decisamente estranea ai fatti che espose. « Hanno arrestato James Potter per l'omicidio di Draco Malfoy. » disse, dando al proprio tono una sfumatura tanto grave quanto sorpresa. Mi dovrebbero dare un cazzo di Oscar. Si rimise velocemente il cellulare in tasca. « Perdonami Maeve. Devo assolutamente andare al Ministero. Hai qualcuno con cui tornare al castello? »

    Interagito con Maeve e Tris


     
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    « Cringe. » Un'unica parola trapela dalle labbra dell'ex Serpeverde e, se non fosse stato per Joy Scamander -intromessasi tra di loro con l'intento di separarli- si sarebbe potuto dire di quella sera che Rudolph Black avesse mollato un pugno sul naso ad Albus Potter. « Non mi sembra il momento adatto per fare scenate, vi prego. » Il tono della ragazza è pacato, mentre resta ben piantata lì, in mezzo a loro, impedendo così al lupo qualsiasi raggio d'azione. Che cazzo Joy, pensa, la mascella serrata, le fila di denti a cozzare tra loro con così tanta forza da fargli male. Molto probabilmente un giorno la ringrazierà per avergli impedito di allontanarsi dell'ennesimo gradino in più da quella che un tempo aveva chiamato famiglia, ma per il momento, non riesce a pensare a nulla se non a quanta voglia abbia di sfogare tutta quella rabbia che ha represso per tanto, fin troppo tempo.
    Ma la situazione sembra non poter fare altro se non degenerare, ed infatti, quando la sente, quella voce -un flebile eco tra tanti, ma che riconoscerebbe tra mille- Rudy sobbalza. « Rudy! » Elladora Black si materializza alle sue spalle, sul visino d'angelo un'espressione terrorizzata che conosce fin troppo bene. « Che- che succede? » Il senso di colpa lo attanaglia, tanto da farlo indietreggiare automaticamente di un passo, urtando qualcuno alle sue spalle. Mia, probabilmente. Fa per dire qualcosa, Rudy, seppur non abbia idea cosa, ma è Albus -ancora così pericolosamente vicino a lui- ad anticiparlo. « In realtà mi sto chiedendo anche io cosa stia accadendo. Un momento stavamo andando a bere e quello dopo.. » Lo guarda, divertito, e Rudy respira a fondo, reprimendo a fatica l'istinto di mettergli le mani al collo. « ..cosa? Una rissa, Rudy? » Guarda Ella, poi di nuovo Albus. Vorrebbe rispondergli, e farlo in una maniera che entrambi ricorderebbero per tanto, molto tempo, ma non può. Non può per Joy, non può per Ella. Specialmente per Ella. Fanculo. « Ti diverte sempre così tanto sparare sulla croce rossa? » Spalarmi merda addosso con la consapevolezza che non posso ribattere. Ammenochè io non voglia tutta la famiglia contro. Ancor più di quanto non lo sia già. « Tranquilla, avevamo finito in ogni caso. » Black si spinge in avanti, un altro ruggito a scuotergli il petto, ma prima ancora che possa fare o dire null'altro, è la mano di Raiden, poggiatasi sul suo petto, a bloccarlo. L'amico gli si pone dinnanzi, impedendogli ogni visuale. « Qualche problema? » Ringhia un sì, Rudy, prima però di ricordarsi della figura di Ella, ancora lì, a pochi passi da lui. Si sforza di sorriderle, scuotendo la testa e facendo spallucce come a voler sdrammatizzare la cosa ai suoi occhi. « È pieno zeppo di giornalisti, Rudy. Qualunque cosa sia, non ne vale la pena. » Le parole sussurrate del giapponese tentano di farlo tornare in sè, ed il lupo annuisce, seppur forzatamente. « Sì, hai ragione » Riesce a borbottare, un mezzo sorriso atto a ringraziare l'amico. « Si abbiamo un problema! Sul serio Rudy? Ti sembro una che ha bisogno di uno scudo umano? » Ma quell'instabile calma viene di nuovo messa a repentaglio, quando Mia prende la parola e, più infastidita che mai, decide di attaccarlo. « Fai sul serio? » Wow, grazie tanto Wallace! « Forse per te sono solo una bambina, ma bada bene! Non esiterei a saltarti al collo nemmeno per un istante se solo.. » Gli punta il dito contro, oltre ad investirlo -forse involontariamente- con un marasma di emozioni vivide e pulsanti. « E ringrazia che non ti ho fatto scenate davanti al tuo compagnetto di risse. » « Scusami tanto se ti stava portando via come una ragazzina beccata dal padre fuori coprifuoco! » Ribatte, infastidito « Se ti piace così tanto, tranquilla. La prossima volta eviterò di.. - » Ma non completa la frase, Black, perchè un dettaglio, alle spalle di Raiden, attira la sua attenzione.
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    Olympia. Assieme ad Albus, si muove veloce tra la folla. Il viso sconvolto, rigato da quelle che, seppur distante, non può che riconoscere come lacrime. « E' successo qualcosa ad Olympia. » Asserisce dunque, serio in volto, rivolgendosi all'amico. Lo osserva per qualche attimo, lunghi istanti in cui cerca di comunicargli qualcosa, con la consapevolezza di non sapere nemmeno lui cosa, ma il bisogno comunque di farlo. « Devo andare a..- » A fare che? Chiederle cosa è successo dopo settimane di quasi completo silenzio? Consolarla, dopo che hai quasi preso a testate suo fratello che, per la cronaca, dubito la lascerà da sola anche solo per qualche secondo assieme a te? « No. Andate a casa adesso. Senza dare troppo nell'occhio. » Sin troppo distratto fino a quel momento, è solo allora che si accorge di Tris. « Tuo cugino è stato arrestato. E' accusato di aver ucciso Draco Malfoy. » Cosa? Dapprima è uno stupore che ha dell'ironico a palesarsi sul suo viso. « Stai scherzando.. » Sono le prime due parole che trapelano dalle sue labbra serrate. E' impossibile, si dice. James era sul tavolo a brindare fino a..Beh, diverso tempo fa. Cazzo. I puntini sembrano ricollegarsi pian piano, palesando nella sua mente una costellazione di eventi che non gli piace affatto. « E' una stronzata! » Sbotta dunque, come se farlo potesse servire a qualcosa. Prima Byron, e adesso anche James. « Me l'ha detto Olympia. Sta così per questa ragione. Vai con loro. » Vai con loro. Esita, lo sguardo che scivola sulle sagome di fratello e sorella, circondati dal resto della famiglia. Famiglia, un concetto che sente non appartenergli più ormai da tempo. « Forse non è il caso.. » Borbotta, seppur sia evidente la confusione sul suo volto ormai rabbuiato. « Se spunta una qualche notizia importante apri il contatto e vieni a trovarmi. » Ma l'amica avanza verso di lui, mentre il lupo scuote la testa « Rudy. E' importante. Non fare casini, per piacere. Le cose si stanno smuovendo e noi dobbiamo essere pronti. » Alla fine, è la Morgenstern a dargli quell'unico appiglio di cui sente di aver bisogno dal primo momento in cui ha visto Olympia Potter in lacrime, ma che non ammette. E' importante. Annuisce « Grazie » Le dice, un sorriso appena accennato che mal cela tante, troppe parole non dette. « Io.. - Ci sono. Per quello che succederà. » Perchè sappiamo succederà. E lo farà presto. Qualsiasi cosa sia. « Joy, va' da tua cugina, sarà distrutta » Annuncia dunque, voltandosi verso la ragazza « Grazie per prima, mi dispiace per..- » Beh, tutto. « -..Ci sentiamo per telefono, okay? » Sospira, prima di rivolgersi ad Ella. « Devo andare.. - Non posso portarti con me, questa volta. Loro.. » Non sanno ancora di te. « Raiden, puoi darle un'occhiata fino al castello? » Per favore. « Ci sentiamo per telefono, okay? Mandami un messaggio appena ti sei messa a letto » Si avvicina alla sorella, lasciandole un bacio sulla fronte, delicatamente. « Fallo, non dimenticartene - » E si allontana, a quel punto, lanciando un'occhiata all'amico, poi a Tris. Grazie, dice la sua proiezione dentro le loro teste. « - Andrà tutto bene » Una bugia quella alla quale stenta a credere anche lui.
    Post #inutiletti giusto per dare una conclusione al DRAMA
    Interagito con: Albus, Joy, Ella, Mia, Raiden (♥), Tris
    Nominata: Olympia (e James ofc).
     
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