Teatro d'ira

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.     +5    
     
    .
    Avatar

    👿👿
    ★★★

    Group
    Member
    Posts
    357
    Reputation
    0

    Status
    Anonymes!
    Sono un po' stanca, saresti così gentile da farmi compagnia nel tragitto fino al castello? Quelle parole gli rimbombano in testa, mentre percorre le scale che lo conducono ai sotterranei. « Ci vediamo domani » Pronuncia, poggiando una mano ad uno dei mattoni, che utilizza come appiglio. Barcolla, Tuesday, fin troppo ubriaco per potersi permettere un'andatura normale. « Buon proseguimento di serata. Gne gne gne » Il suo tono è canzonatorio, quasi scimmiottante, seguito da uno o due singhiozzi, mentre si addentra all'interno della Sala Comune di Serpeverde. E' buio, lì, ed estremamente silenzioso. Si guarda attorno per un po', gli occhi che faticano a restare aperti, sforzandosi di ricordare dove si trovi la sua camera. La individua -non dopo aver trascorso almeno una decina di minuti per decifrare la differenza tra destra e sinistra, s'intende- e allora si incammina, in quello che gli sembra il tragitto più lungo della storia. Spalanca la porta con un calcio, e si trascina dentro. « Honey! I'm home! » Urlacchia, richiudendosi l'uscio alle spalle con un tonfo sordo. Si guarda attorno, ed a rispondergli è soltanto un opprimente silenzio. Se lo sente scivolare addosso, gelido ed asfissiante, come la carezza di uno spettro. « Oh, è vero, sei solo come un cane Tux » Una risata che ha dello sguaiato esplode dal suo petto, seppur contornata da una nota di leggera -ma nemmeno poi tanto- amarezza. Il passo è claudicante, mentre si protrae in avanti, scegliendo il primo letto che gli capita a tiro. Opta per quello che gli permette di percorrere meno strada, e si lascia cadere sul materasso sfatto, le scarpe ancora indosso. Resta in quella posizione per minuti che gli sembran ore, con le mani che gli stropicciano gli occhi ormai impasticciati di ombretto e glitter vari. Gli gira la testa e gli viene da vomitare. Molto probabilmente lo farà, a breve, ma per il momento non ha voglia di alzarsi.
    aWIF08R

    « Fanculo Johnny » Biascica, a denti stretti, rigirandosi di lato. La camera gli vortica attorno, minacciando di precipitargli pericolosamente addosso per qualche attimo, poi tutto torna come prima, in un tripudio di forme indefinite e bordi tremolanti. « E fanculo Zelda » Un sibilo che trapela dalle sue labbra livide, e che viene inglobato dal silenzio in pochi istanti. « Sì..- » Borbotta ancora, mettendosi a sedere, le gambe incrociate, i capelli -spettinati- che gli ricadono sul viso « Fanculo Zelda. » Lo ripete nuovamente, e stavolta lo riesce a percepire, quel disagio. Dapprima assopito, ma adesso vivido e pulsante, lo sente. E' senso di colpa. Fottiti, pensa, tra sè e sè. Tu hai fatto la stronza ed io devo sentirmi in colpa se ti mando a fanculo? Annuisce, come a volersene convincere. Per qualche istante si domanda se sia stata davvero lei, a fare la stronza, e non il contrario. Cerca di ripercorrere quella serata, cerca di ricordare. Ma non ci riesce, non del tutto. Forse te lo ricorderesti, se non fossi sempre così ubriaco. Le parole di Weed gli riecheggiano in testa, in un loop cantilenante. Si poggia le mani sulle orecchie, Tuesday, premendo così tanto da farsi male. « Zitta..- » Asserisce, ad una Wedsneday che non si trova nemmeno lì, ma che lui vede uguale « Zitta zitta zitta! » I sussurri si fanno urla, mentre il materasso sembra vibrare sotto il proprio corpo. Davanti agli occhi, flashback indistinti, ma con un'unica protagonista. Immagina Zelda, e la immagina con Johnny. E questo gli causa una sensazione di rabbia dentro che non riesce a sopportare, nè a controllare. Allora le dita scheletriche vanno ad arpionarsi al pomello del comodino, spalancandolo violentemente. Fruga dentro, con impazienza, e quando finalmente l'ago della siringa brilla al chiariore di luna, Tuesday è sicuro di farlo. Per un'ultima volta. Perchè sa, lo sente, che se dovesse farlo, se dovesse iniettarsi quell'ennesima dose, il suo corpo non reggerebbe. Non in questo momento. Sarebbe la fine, e la prospettiva non lo spaventa. In fondo -pensa- a chi importerebbe. Troverebbero il suo corpo dopo chissà quanto tempo. Verrebbe sotterrato nella cripta di famiglia, e tanti cari saluti. , pensa, in quel raptus di follia estremo è la soluzione migliore. Ed ha già legato il laccio emostatico al braccio, quando lo sguardo ricade sul cellulare, poggiato a suo fianco, sopra le lenzuola spiegazzate. La lucina verde di quel messaggio che ha ignorato, leggendone soltanto l'anteprima, a lampeggiare nel buio. Rientrato? Un mezzo sorriso gli piega le labbra, prima di scuotere la testa, e buttare tutto per terra. Slega il braccio, si lascia precipitare con la testa sul cuscino, e ride, mentre quelle due parole vengono ripetute: « Fanculo Zelda! » questa volta, però, in un tono del tutto diverso.

    « Che cazzo, Mortimer! » « E' vero. Me lo dice sempre anche tua madre! » « Ragaaazzi, buoni! » La voce del professor Crouch, nascosto dietro chissà quale piantina, aldilà della serra, impedisce a Flynn Taylor, Grifondoro del settimo anno con un bicipite quanto l'intera sua testa, di mollargli un pugno sul naso. Tuesday sorride, malefico, tirando fuori la lingua e, infilandola tra due dita, rivolgergli un gesto a dir poco osceno. Non senza aver mimato prima, in labiale, un proverbiale io + tua madre.
    « Tuesday, smettila. » Un broncino si palesa sul volto del Serpeverde, prima di rigirarsi verso la sua postazione, con quel libro aperto a pagina 289 del tutto inutilmente. Lo fissa per un po', accorgendosi soltanto in quel momento del fatto che è rimasto riposto al contrario per tutto il tempo. Ride, e mentre lo fa, si volta in automatico alla sua sinistra, pronto a mollare una gomitata a qualcuno che, questa volta, non c'è. Zelda Kane è seduta lontana, precisamente due o tre banchi distante da lui. Le è passato accanto senza degnarla del minimo saluto, qualche ora fa, e -al contrario del solito- ha deciso di occupare il posto più lontano possibile dalla Grifondoro, questa mattina. Se ve lo state chiedendo sì, ce l'ha ancora tremendamente con lei. L'ha ignorata durante la colazione, saltandola a piè pari preferendo al contrario restarsene in camera, e lo ha continuato a fare fino ad ora, seppur il suo sguardo di tenebra sia costantemente puntato su di lei, ogni volta che la coglie distratta. Il cruccio su quanto possa esser successo quella notte tra l'amica e Johnny Cavendish non lo vuole abbandonare, così come non lo ha abbandonato per tutta la notte, in quell'insonnia costante. Hai preferito quel coglione a me. A me! Pensa, le dita che si vanno a stringere attraverso il pennino della penna d'oca, premendola contro il legno del banco ed infilzandolo in un segno irregolare. « [..] Quindi lavorerete in coppia. Tuesday, Zelda, venite qui » E' soltanto in quel momento, che la voce del Professor Crouch, fino ad ora ridotta ad un semplice ronzio di sottofondo, attira la sua attenzione. Alza la testa, Tuesday, la fronte che si aggrotta, mentre incrocia lo sguardo della Grifondoro, e poi quello dell'insegnante. « Cosa? No! » Squittisce, prontamente. « Avanti, avanti, niente capriccetti. Zelda, mia cara.. -Hai fatto qualcosa ai capelli? Ti stanno molto bene!- » « Ma che cazzo prof! » Cioè, DIO, non puoi provarci pure tu. Ma che è? « Tuesday, linguaggio! Siamo davanti ad una signorina.. » Seh. Signorina. Dovresti sentirla in campo. « Ad ogni modo.. Ecco bravo, accomodati pure là. - Questa è la vostra piantina, per oggi » Lo sguardo del Serpeverde si riposa su quello sgorbio verdognolo che l'uomo, tutto contento, ripone loro davanti. « Dovrete ripulirla, tagliuzzarla, bollirla. Il tutto con molta, moltissima cura, affinchè possa essere riutilizzata come materiale per la pozionistica. Ne abbiamo parlato questa mattina, sul come fare. » Oh sì, morivo dalla voglia di ascoltare come si fa la messa in piega ad una pianta del cazzo, stamattina, fidati. « Direi che è un gioco da ragazzi. Io sarò a vostra disposizione in qualsiasi momen- ..WILLIAMS! Per l'amor del cielo! Smettila di sventrare quel povero Grinzafico!! »
    « Vabeh » Commenta a quel punto il Serpeverde. Non la guarda, riponendo -appositamente- tutta la sua attenzione sugli arnesi riposti sopra il tavolo. « Prima iniziamo, prima finiamo » Annuncia, asettico, come se gli importasse davvero di portare al termine quel compito. « Ah sì, scusa se non ti ho risposto al messaggio, non ho proprio toccato il cellulare » Falso. Falsissimo. Perchè quel messaggio Tuesday l'ha letto, è rimasto a fissarlo per diversi minuti, e per qualche momento ha persino digitato qualcosa. Vieni a dormire con me? « L'ho visto poco fa! » E a quel punto si volta, guardandola. Un sorriso di circostanza, mentre si stringe nelle spalle. « Ma tanto, se anche ti avessi risposto, immagino avessi ben altro a cui pensare, in quel momento! » Le fa l'occhiolino. Ma lo fa in maniera del tutto diversa del solito. « Allora, com'è andata con Johnny? » Infatti, alla fine, tutto quell'acido sino ad ora trattenuto si riversa interamente nel modo in cui rimarca con disprezzo il nome del ragazzo. La lingua che schiocca contro il palato. « Almeno ne è valsa la pena lasciarmi da solo per tornartene con lui? » Velenoso come non mai, sorride.
     
    .
  2.     +3    
     
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Member
    Posts
    155
    Reputation
    0

    Status
    Anonymes!
    Alza la mano non appena lo vede entrare, pronta a richiamare la sua attenzione per indicargli il posto vicino al suo che ha tenuto per lui, come sempre per la lezione di Erbologia. Sorride, tranquilla, anche di fronte al fatto che non le ha minimamente risposto e non si è presentato a colazione al tavolo Grifondoro. Sorride comunque, felice di vederlo pur sapendolo già vivo, avendo chiesto sue notizie a suo fratello quella stessa mattina. Continua a guardarlo con insistenza fin quando non le si fa vicino. « Ciao str-» etto. La voce le muore in gola nell'esatto istante in cui le sfila di fianco allontanandosi senza degnarla di una sola occhiata. La mano brucia nell'abbassarsi, così come fanno le sue guance nel momento in cui si accorge di aver fatto la figura della cogliona. Abbassa lo sguardo, mortificata e incazzata allo stesso tempo per il trattamento ricevuto. « Immagino sia libero, almeno per oggi. » Le iridi nocciola si fissano su Simon Cassano, figlio di Priscilla, che le sta chiedendo di poter prendere posto al suo fianco. « Però, vi fanno perspicaci a Corvonero. » La sua unica risposta secca mentre si stringe nelle spalle, rivolgendo alla sedia vuota uno sguardo di sufficienza. Fai un po' come ti pare. Il sangue le ribolle nelle vene nel momento in cui lancia un'occhiata di fuoco a Tuesday da sopra la spalla, aspettando che quello stronzo incontri i suoi occhi per leggervi quanto ci sia rimasta male. Com'era? Stronzi con tutti eccetto tra di noi. L'hai scaricata nel cesso questa filosofia? Quando la lezione comincia, con la voce di Crouch che si fa strada nelle sue orecchie, è costretta a voltarsi e fingersi anche vagamente interessata, per quanto Erbologia non è mai stata una delle materie in cui eccelle - ce ne sono davvero in cui va veramente bene? - e seguirla in solitaria, senza la sua spalla alla quale lanciare battute su battute per far passare prima il tempo è ancora peggio. « Sei pensierosa. » A quale Dio ho ammazzato la mamma stamattina? Decisa, continua a fissare Crouch senza ascoltare effettivamente una sola parola di quello che sta spiegando. Non è certa nemmeno di sapere l'argomento che stanno affrontando da qualche settimana a quella parte. « Emani un'aura poco piacevole. » Stringe le labbra e inclina la testa di lato con uno scatto, i capelli biondi che le cadono sopra la spalla opposta nel momento in cui si sofferma su Simon. « Perché ti sei voluto sedere qui allora? » Inarca un sopracciglio, con una faccia che gli comunica un non verbale "Sentiamo!" « Gli altri erano tutti occupati. » Oh. Si lancia un'occhiata in giro per accertarsi delle sue parole, senza mancare di soffermarsi su Tux che ridacchia tra sé e sé. Che c'avrai tanto da ridere, coglione. « Vabbè, comunque non è che mi devi parlare per forza eh. » Borbotta, tornando a guardare il proprio libro che improvvisamente apre, mette in piedi sul tavolo e vi ci si ficca dentro, reputandolo un ottimo divisorio. « Ma che stai -» « Oh, faccio quello che mi pare, non è che devi dirmelo tu, okay Non aggiunge un "Ho il ciclo" giusto perché si sente già abbastanza bipolare nel lanciargli un'occhiata colma di scuse. Perché in fondo Zelda non è questo, Zelda è solare, piena di vitalità, gioiosa, giocosa e non un ammasso di malumore e coglioni girati. Simon annuisce e torna a scribacchiare qualcosa sul foglio di pergamena ormai pieno per metà e lei si accorge che non ha scritto nulla. E se ora mi chiama? « [..] Quindi lavorerete in coppia. Tuesday, Zelda, venite qui » Merda! La testa fa capolino da dietro il libro, lasciando intravedere metà viso fino al naso, gli occhi spaesati che saettano dal professore in cattedra alla sua destra. « Cosa? No! » Cioè, veramente? TU DICI DI NO? Con lo sguardo truce di chi sta per scendere in battaglia, quello che sua nonna Brianna ha sempre tenuto molto che imparasse "per quando arriverà il tuo momento", si risistema i capelli dietro le spalle, lasciandoli ricadere sopra la divisa rosso-oro e si fa avanti con fierezza, petto in fuori, spalle aperte e mento all'insù, il tono di Erbologia stretto tra le braccia. « Avanti, avanti, niente capriccetti. Zelda, mia cara.. -Hai fatto qualcosa ai capelli? Ti stanno molto bene!- » « Ma che cazzo prof! » Rotea gli occhi al cielo, Zelda, per poi sorridere imbarazzata al prof. « Tuesday, linguaggio! Siamo davanti ad una signorina..Ad ogni modo.. Ecco bravo, accomodati pure là. - Questa è la vostra piantina, per oggi. Dovrete ripulirla, tagliuzzarla, bollirla. Il tutto con molta, moltissima cura, affinchè possa essere riutilizzata come materiale per la pozionistica. Ne abbiamo parlato questa mattina, sul come fare. » Annuisce, fingendo convinzione. Ahm, certo ne abbiamo parlato questa mattina. Si posiziona al fianco del moro, lasciando cadere il libro sul tavolino con un gran tonfo che spera lo faccia saltare sul posto. Te lo meriteresti, tsk. « Vabeh. Prima iniziamo, prima finiamo » Scocca la lingua contro il palato, accennando una risata che di divertito non ha altro che l'accezione. « Questo vuol dire che sai effettivamente cosa dovremmo fare? » La domanda serpeggia tra di loro, incaricata di portare con sé un po' dell'irritazione che anima il corpo della bionda. Non ha bisogno che lui le risponda, sa perfettamente che, come lei non sa nulla, lui ignora completamente l'argomento allo stesso modo. Così prende a sfogliare il tomo, lanciando occhiate alla piantina per cercare di capire se si tratta effettivamente del Grinzafico. Okay, sì, è lui, perfetto. Ora? « Ah sì, scusa se non ti ho risposto al messaggio, non ho proprio toccato il cellulare. L'ho visto poco fa! » Certo come no, tu che ci passi in media 20 ore al giorno attaccato a quel coso, proprio ieri notte niente. Gli rivolge la perfetta faccia di bronzo, sorridente, le sopracciglia leggermente alzate per poi abbassarsi nuovamente. A meno che.. L'espressione si fa più curiosa.
    « Oh certo, capisco, tranquillo. » Risponde allora, riabbassando lo sguardo, le mani che cominciano a soppesare i vari arnesi presenti sul tavolo per capire - dal peso? - quale usare per cominciare a sbucciare la pianta. « Ma tanto, se anche ti avessi risposto, immagino avessi ben altro a cui pensare, in quel momento! » Non coglie il sarcasmo di cui è intrisa la sua voce e il suo occhiolino la mette non poco a disagio, forse perché finalmente la degna di guardarla negli occhi, ma dura tutto fin troppo poco. « Allora, com'è andata con Johnny? » Il rimarcare volutamente il nome di Jonathan, però, lo percepisce, lasciandola lì, a fissare lui che fissa il nulla, perché non ha idea di dove mettere le mani, ma si ostina a guardare qualsiasi cosa al di fuori di lei. « Almeno ne è valsa la pena lasciarmi da solo per tornartene con lui? » Scusami? Strabuzza gli occhi prima di dargli una botta sul braccio per richiamarne l'attenzione. « Almeno potresti avere le palle di guardarmi negli occhi mentre fai il ciclato? Grazie, gentilissimo. » Sbotta, la mano che scende a stringersi intorno al suo polso, come a costringerlo a lasciare il coltellino che ha tra le dita e fissare lei. « Che problema hai, Tuesday? » Lo chiama per nome, così come non fa mai se non quando è davvero innervosita. O ferita. « E' Johnny il problema? E' un mio amico, lo sai. Non volevo farmela a piedi da sola, okay? Soprattutto non dopo aver sentito di James Potter. » Cristo, proprio lui? Di tutti, perché proprio lui? Lo trovo davvero ingiusto. « E non mi sembra di averti lasciato da solo, sbaglio? Volevi divertirti con Zoey e a me non andava più di divertirmi, volevo tornare al castello... » gli lascia improvvisamente il braccio, gli occhi abbassati sul coltellino indicato nel tomo, colpita dalle sue stesse parole. Comincia ad incidere delicatamente la pelle della pianta con il vivido ricordo di quanto le sia bruciata la semplice occhiata che le ha lanciato quell'altro stronzo. Da capo a piedi ed è andato poi oltre. Neanche un ciao. E il sentirsi colta nel vivo da quella poca considerazione la fa sentire ancora peggio nel momento in cui realizza che forse avrebbe voluto qualcosa di più. Non che mi sia immaginata già il matrimonio in pompa magna, ma è stato divertente passare del tempo con lui e.. non si permette di finire quel pensiero mentre tira all'indietro il coltello troppo velocemente e si taglia il pollice. « Ahhhi. » Mugugna, lasciando cadere l'arnese sul tavolo per portarsi la ferita alla bocca. La stringe forte tra le labbra, così com'è sempre abituata a fare da che ne ha ricordo con ogni tipo di taglio, mentre lo guarda ancora piuttosto torva. « Fenfavo di favvi un fafore a lasciarfi da foli. » Dice prima di allontanare il dito dalla propria bocca. « E invece guarda che cosa ricevo in cambio: l'ennesimo che pensa che l'abbia data al primo che mi è passato sotto gli occhi. » Gli stessi occhi che si riempiono di tristezza per qualche secondo, ma basta un battito di ciglia per spazzare via tutto. « Sono una facile anche per te ora? » La voce fin troppo calma mentre vorrebbe solo tirargli un ceffone tale da fargli girare la testa su se stessa minimo due volte. Riabbassa gli occhi sul pollice, lì dove un rivolo di sangue è sceso verso il palmo della mano. « Potevi non fare tutto quel teatrino con la tua amichetta, lasciandomi lì a fare il terzo incomodo, completamente a disagio, se le tue intenzioni non erano quelle. Non sono ancora una legilimens, mi attengo a ciò che vedo. Quindi scusami tanto. » La freddezza di cui si fa scudo è insolita, una sensazione provata ben poche volte, sicuramente mai nei confronti di Tuesday, eppure in quell'esatto momento si sente così mortificata dalle sue insinuazioni da sentirsi pienamente giustificata. « Sai Tux, se ci tenevi così tanto a tornare con me, bastava dirlo. Non c'è bisogno di mettere sempre l'orgoglio al primo posto e mortificare poi, così gratuitamente, la tua miglior amica. » Non lo sta più guardando, la mano sinistra alzata alla ricerca dell'attenzione di Crouch, qualche banco più indietro. « Prof, posso cambiare postazione? » Compagno. « Zelda, conosci già perfettamente la risposta. » Sbatte gli occhi a denti stretti, se fosse possibile le uscirebbe il fumo dal naso come ad un toro, ma per il momento sbuffa soltanto tornando a guardare di fronte a sé. « Mi sono ferita. » Mi hai ferita. Decreta allora, scivolando con il sedere sopra il proprio sgabello. « Questo vuol dire che devi fare il compito da solo. » Ora sì che puoi dirlo che ti ho lasciato da solo. Accavalla le gambe, con la gonna che si alza appena lungo le cosce coperte dalle calze scure mentre fissa il dito. « Prima inizi, prima finisci. »
     
    .
  3.     +1    
     
    .
    Avatar

    👿👿
    ★★★

    Group
    Member
    Posts
    357
    Reputation
    0

    Status
    Anonymes!
    E' una botta sul braccio, seppur non del tutto inaspettata -alla luce dei fatti- a farlo sobbalzare. « Almeno potresti avere le palle di guardarmi negli occhi mentre fai il ciclato? Grazie, gentilissimo. » Non la guarda ancora, Tuesday, continuando anzi ad ostentare un'indifferenza che assai poco gli appartiene, ed alla fine è la stessa Grifondoro, a costringerlo. Lo afferra per un polso, stringendo la presa quanto basta per fargli mollare la presa da quel coltellino arrugginito che ha agguantato sin dal primo momento in cui le si è affiancato. « Ahia. » Squittisce Tuesday, provando a divincolarsi dalla sua presa, un'espressione stizzita sul viso scarno. La guarda allora, lo sguardo carico di un risentimento che ha del viscerale, ma non dice nulla. Non ancora. « Che problema hai, Tuesday? » Sentir trapelare il suo nome per intero dalle labbra dell'amica gli provoca una pungente sensazione di fastidio - « E' Johnny il problema? » « Sì. E' Johnny il problema » - e quindi le fa eco, il tono di voce particolarmente indispettito. « - E' un mio amico, lo sai. Non volevo farmela a piedi da sola, okay? Soprattutto non dopo aver sentito di James Potter. » « Oh certo, adesso c'entra persino James Potter.. » Commenta, scettico, senza riuscire a tenere a freno la lingua. Quel vaso di Pandora ormai scoperchiato, al solo sentire pronunciare il nome di Cavendish. « Non voglio farmela a piedi da sola perchè ho paura DEGLI AUROR -che sono praticamente la legge-, quindi me ne torno al castello, di notte, con uno che so vuole solo scoparmi. Ha senso! » « E non mi sembra di averti lasciato da solo, sbaglio? Volevi divertirti con Zoey e a me non andava più di divertirmi, volevo tornare al castello... » « IO NON- » « Tuesday, Zelda! Immagino questo vostro accorato dibattito sia sicuramente inerente al Grinzafico che avete davanti. Non è così? » « Non è così? » Gli fa il verso, il Serpeverde, una smorfia sul volto ed il tono scimmiottante. Non che il professor Crouch gli stia antipatico, anzi, tutto il contrario. Quello strambo soggetto, infatti, è sempre rientrato nella davvero povera lista dei suoi docenti preferiti, ma ad oggi -o per esser precisi: adesso- è fin troppo nervoso per farsi andar bene la qualunque. Quindi sfoglia svogliatamente quell'impolveratissimo tomo d'Erbologia, uno sbuffo che fuoriesce dalle sue labbra sottili e smorte con tanta veemenza da fargli svolazzare uno o due ciuffetti di capelli sopra la fronte. « Se tu non avessi fatto la girata di culo senza motivo..- » Sussurra allora, lo sguardo rivolto verso il professore che dà loro le spalle « Avresti capito che io avrei voluto divertirmi con te, non con Zoey. » Asserisce, le braccia conserte, e si rende conto soltanto in un secondo momento, di quanto abbia appena detto. E questa volta non hai nemmeno la scusa dell'alcool, eh Tux? Si schiarisce la gola, una strana quanto rada sensazione di calore alle guance. « Cioè..- » Borbotta a quel punto, come preso alla sprovvista da qualcosa che -in effetti- non è nemmeno successa. Perchè sta effettivamente accadendo tutto nella sua testa, ad una velocità a dir poco stratosferica, e lui non sa neanche perchè. Che cazzo Tux, non le hai mica detto che avresti voluto scopare. E poi andiamo, è Zelda! Z-e-l-d-a. Parlate di cazzi h24 e ti vergogni per una frase uscita un po' greve? Perchè? « Non in quel senso. » Già, perchè? Si ammutolisce per qualche momento, lo sguardo calato in un punto non ben definito del piano da lavoro.
    JMWPoy1
    « Ahhhi. » Ma alla fine, così come è risultata capace -seppur involontariamente- di farlo precipitare in quello strano limbo dal quale sarebbe forse riaffiorato con una risposta, se solo ci avesse impiegato qualche altro minuto in più per rimuginarci sopra, è infine la stessa Zelda a tirarcelo fuori, all'improvviso. Alza lo sguardo di scatto, il Serpeverde, e la vede lì, un dito portato alla bocca. Aggrotta la fronte, confuso. « Fenfavo di favvi un fafore a lasciarfi da foli. - » Le labbra stanno per schiudersi in un "Ti sei fatta male?" che rimane tuttavia un non detto, perchè è alla domanda successiva, che un rantolo gli scuote il petto. « E invece guarda che cosa ricevo in cambio: l'ennesimo che pensa che l'abbia data al primo che mi è passato sotto gli occhi. Sono una facile anche per te ora? » E questa volta lo riconosce appieno: senso di colpa. E non gli piace. Non gli piace il modo in cui lei gli sta parlando. Il tono spento della sua voce. Non gli piace quell'alone di tristezza che intravede in quel suo sguardo smeraldino. Lo stesso che ha sempre cercato di scacciare via in ogni maniera, in quei lunghi pomeriggi trascorsi a raccontarsi le loro sventure in campo sentimentale. Quel barlume di malinconia che ha sempre pensato di voler vendicare, contro questo o quel coglione, in un moto di protezione verso l'amica piuttosto singolare. E adesso che sei tu, il coglione in questione, che si fa? « Io non..- » Borbotta, a disagio, senza però completare la frase. « Potevi non fare tutto quel teatrino con la tua amichetta, lasciandomi lì a fare il terzo incomodo, completamente a disagio, se le tue intenzioni non erano quelle. Non sono ancora una legilimens, mi attengo a ciò che vedo. Quindi scusami tanto. » La freddezza con cui gli rivolge quelle parole lo ferisce. « Davo per scontato ti fosse chiaro che quello tra me e Zoey fosse soltanto un gioco.. » Mormora, remissivo questa volta, quasi a volersi giustificare. Ricerca il suo sguardo, seppur inutilmente. Sospira. « Se ti dava fastidio, potevi anche dirmelo..- Ma il tono inizia a mutare, con una repentinità che ha del patologico, mentre sta ancora parlando. - Non pensavo mi facessi così morto di figa da mollarti in mezzo ad una festa per la prima che capita. » Pensavo lo sapessi, quanto ti voglio bene. Non lo dice, ma lo pensa, mentre le lancia un'ultima occhiata, arrendendosi infine. E non riesce a capire come si sente, Tuesday, che trascorre così poco tempo sobrio per com'è questa mattina, da non esser capace di comprenderle, quelle sue emozioni esplosive. Sono tutte lì, dentro la sua testa, pulsanti e vivide, ognuna desiderosa di prevalere sull'altra, in contemporanea. « Sai Tux, se ci tenevi così tanto a tornare con me, bastava dirlo. Non c'è bisogno di mettere sempre l'orgoglio al primo posto e mortificare poi, così gratuitamente, la tua miglior amica. » Ore 10.35 AM: Senso di colpa. Il cuore gli batte forte, mentre una strana quanto opprimente sensazione di pesantezza all'altezza della gola gli impedisce quasi di respirare. Scusa, hai ragione, ho sbagliato. Vorrebbe dirle. « Prof, posso cambiare postazione? » Ore 10.37 AM: Rabbia. Il battito torna regolare, ma questa volta è il respiro ad accelerarsi, mentre tutto il sangue affluisce al cervello. La testa gli pulsa, gli occhi si iniettano, le pupille quasi si dilatano. Sente le mani prudergli per il fastidio, e le labbra tremare fino a schiudersi in un sussurrato, ma risentito: « Vabeh, vaffanculo. » Siediti con chi cazzo vuoi. « Mi sono ferita. Questo vuol dire che devi fare il compito da solo. Prima inizi, prima finisci » Ore 10.41 AM: Preoccupazione. Lo sguardo le ricade addosso, mentre lei si lascia andare sullo sgabello, le gambe accavallate, l'espressione offesa. Resta immobile per qualche istante, Tuesday, prima che le sue gambe inizino a muoversi in completa autonomia, conducendolo verso il grosso armadio aldilà dell'aula. Ne spalanca le ante, e per alcuni attimi si blocca, come perso in un gap temporale. Poi torna in sè, in un turbinio di voci e sussurri dentro la sua testa, che vanno a bloccarsi all'improvviso, quando la sua attenzione viene attirata da una croce rossa. La scatola del pronto soccorso. La agguanta e si allontana.
    « Fatti disinfettare » Annuncia, poggiando la valigetta per terra. La apre e ci fruga dentro per un po', agguantando infine una grossa bottiglia dal tappo rosso,del cotone idrofilo e la carta decorata di quello che gli sembra un cerotto. « Quegli attrezzi sono super arrugginiti. Chissà a quando risalgono » Borbotta, le dita gelide che vanno a poggiarsi sul polso di lei, mentre si inginocchia per terra. « Se ti ribelli dico a King che gli stalkeri le storie su Witzagram in anonimo » Il tono è determinato, dotato di una fermezza che assai poco appartiene ad uno come lui, sempre troppo ubriaco per sostenere anche solo una conversazione che abbia del serio. Sospira, mentre apre la bottiglietta del disinfettante, versandone due o tre gocce sul batuffolo d'ovatta. Quell'odore pungente gli ricorda l'ospedale. La Bulgaria, i mesi trascorsi in terapia. Quel fottutissimo lettino. Respira a fondo, richiudendo il flacone e poggiandolo per terra. « Io non penso che tu sia una facile » Dice, senza guardarla « Lo so, che non lo sei. E' per questo che non voglio che sprechi.. - lo sai, con uno che vuole soltanto aggiungerti alla sua lista di traguardi raggiunti. » Appoggia con delicatezza il cotone sul suo polpastrello, tamponando « Hai avuto abbastanza gente tossica attorno, non mi piace che se ne aggiunga altra. So che non decido io sulla tua vita ma.. - Non te lo meriti » Solo allora, decide di alzare lo sguardo. « Capisci adesso perchè ero arrabbiato? » Pensavo di esser arrivato troppo tardi. Anche questa volta. « Scusa se.. - Scusa se sono un amico di merda. - Scusa se ti ho mortificata. »
     
    .
  4.     +1    
     
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Member
    Posts
    155
    Reputation
    0

    Status
    Anonymes!
    « Oh certo, adesso c'entra persino James Potter. Non voglio farmela a piedi da sola perchè ho paura DEGLI AUROR -che sono praticamente la legge-, quindi me ne torno al castello, di notte, con uno che so vuole solo scoparmi. Ha senso! » Ne fissa i lineamenti del viso squadrati, il palmo della mano destra che improvvisamente prende a friggerle, impaziente di potersi schiantare contro la sua guancia. Perché, come sempre quando Tuesday decide che ha ragione lui e fa l'incazzato, prende e parte per la tangente, immaginando scenari inesistenti nel momento in cui decide volontariamente di capire ciò che vuole da quello che gli viene detto. « Oh, ecco, bentornati al Tuesday Mortimer Today Show, mettetevi comodi perché anche oggi il presentatore decide di capire quel che cazzo vuole dei discorsi degli altri, pensando di essere nel giusto. » Scuote la testa, arricciando il naso. Perché la sua unica intenzione era stata quella di non volersi fare a piedi, da sola, al buio, la strada fino al cancellone del Castello. Semplice e lineare, senza tutti i doppi sensi di cui l'ha caricata il suo miglior amico. Che poi abbia messo in mezzo il discorso Potter è solo per aggiungere quel tocco da drama girl che solitamente Tux sa cogliere alla perfezione quando si parla delle sue crush sportive, come appunto James, oggi sulla bocca di tutti non per essere stato in formissima durante il Golden Match, no, ma per aver ammazzato il vecchio Malfoy, come dice ogni testata che quella stessa mattina circolava sulla tavolata Grifondoro durante la colazione. La notizia, seppur si sente di non render partecipe lo stronzo al suo fianco, l'ha effettivamente scioccata, lasciandola a rimuginare sopra il fatto che le è sempre sembrato il ragazzo perfetto, giocatore impeccabile, un figo da far cascare la mascella a chiunque, sempre apparso di fronte alle telecamere con un sorriso sfavillante e la gentilezza per qualsiasi fan che gli si avvicinasse. Tutto il contrario di un assassino. E' mai possibile che continui a sbagliare così tanto giudizio sulle persone? Si domanda mentre sente il richiamo di Crouch al quale però non dà la benché minima alcuna attenzione. « Se tu non avessi fatto la girata di culo senza motivo.. Avresti capito che io avrei voluto divertirmi con te, non con Zoey. » A quelle parole rialza velocemente gli occhi color ambra e li fissa su di lui, alcune rughette che si vanno formando, incastonandone lo sguardo. Vorrebbe ribattere che non ha fatto la girata di culo senza motivo, perché un motivo c'era eccome cazzo, grosso quanto una casa. Che anzi, lei non ha fatto minimamente la girata di culo, ma come ti permetti, sei tu il mestruato da ieri sera, non rigirare la frittata. Ha tutto sulla punta della lingua eppure la parte finale di quella sentenza è quella che effettivamente la mette in soggezione e la incuriosisce in egual misura. « Ma che cazz -» « Cioè..- Non in quel senso. » Ah, okay. Arriccia le labbra, un attimo spaesata da quell'intermezzo carico di un palese disagio da parte di Tuesday su cui decide di non infierire perché per quanto è arrabbiata, sa per certo che troverà il modo di arrampicarsi a qualche altro specchio immaginario. Così prosegue, accoltella quel povero Grinzafico più e più volte fin quando la lama le sfugge di mano tagliandola. « Davo per scontato ti fosse chiaro che quello tra me e Zoey fosse soltanto un gioco.. » « Oh questo è evidente, dai un po' troppe cose per scontate. » Sbuffa, scrollando la mano per poi muovere ogni dito, come a volerseli sgranchire. « Se ti dava fastidio, potevi anche dirmelo..- Non pensavo mi facessi così morto di figa da mollarti in mezzo ad una festa per la prima che capita. » Rotea gli occhi al cielo, convincendosi, dopo l'ennesima riprova, che Tux è fatto così: invece che accettare ciò che gli stai dicendo, prendendolo per buono, per farci sopra una riflessione personale, no, lui deve sempre trovare il modo per rigirare la questione, trovando un cavillo secondo il quale, alla fine della giostra, la colpa è solo tua. Come ti sei permessa di non pensare anche soltanto lontanamente che lui con Zoe non voleva starci davvero? Brutta e pure cattiva Zelda. « Ma mi ascolti quando parlo oppure non lo so, il mio accento non ti fa capire bene cosa dico? Eppure non ho mai avuto problemi di comunicazione finora. » Ne fissa gli occhi scuri e profondi, in parte rattristita dalla piega che sta prendendo la conversazione. Non pensavo che potessi scatenare un simile bordello per il nulla. « Quando ho detto, precisamente, che sei un morto di figa? Su, dimmelo. » Indispettita, apre il palmo della mano buona verso di lui, aspettando con impazienza che lui le palesi ciò che lui crede di aver sentito. « Ho detto che sono stata IO A VOLERVI LASCIARE DA SO-» « Volete farla finita, cazzo? Non capisco niente di quello che sta dicendo il prof. » Si volta come una furia, Zelda, piccata da quell'intrusione, e il suo sguardo si fissa su Katie Pevensie, una riccetta del settimo di Grifondoro. « Peccato che non stia dicendo niente da come minimo tre quarti d'ora. Che cazzo vuoi sentire? » « Di sicuro non il vostro battibecco da coppietta sposata. » « Cosa? Beh, se non vuoi sentirci, fatti i cazzi tuoi e sbuccia quel Grinzafico. » Lapidaria alla fine risponde, scrollando la testa nel tornare a guardare davanti, sentendo di sfuggita il vaffanculo della ragazza, unitosi a quello di Tux non appena fa veramente la girata di culo chiedendo di poter cambiare posto. « Ma andateci voi affanculo va. » Borbotta, senza preoccuparsi che i due possano effettivamente sentirla. Poi si appollaia sulla sedia, decidendo che se non può sfuggire in alcun modo a quella discussione, allora semplicemente non farà niente, ferma, a braccia conserte, il naso all'insù e il viso puntato dalla parte opposta rispetto al ragazzo. Perché se mi viene imputato che faccio la moglie con il culo girato della coppia sposata, allora la faccio per bene. Non manca però di lanciare numerose sguardi laterali in direzione di Tux non appena lo sente scivolare via dalla sua postazione. Ne segue i movimenti, inarcando un sopracciglio, fin quando lui non si gira nuovamente e lei torna in postazione, guardando altrove, indifferente. Con il nasino perennemente puntato verso il soffitto. « Fatti disinfettare » Col cazzo. « Sto bene così, si è già fermato il sangue. » Non ho bisogno di niente. « Quegli attrezzi sono super arrugginiti. Chissà a quando risalgono » Lui si inginocchia di fronte a lei, lo vede con la coda dell'occhio e che fai, non ti scongeli un pochino? Cioè, guardalo che carino, ci sta provando a fare il passetto di comprensione che gli chiedevi. « Se ti ribelli dico a King che gli stalkeri le storie su Witzagram in anonimo » Okay, no, col cazzo che mi sciolgo, stronzo. Cerca di divincolarsi dalla sua presa, tornando a guardarlo solo in quel momento, con le labbra arricciate. « Considerando che me l'hai suggerito tu, saresti proprio un grandissimo stronzo. » Risponde secca, con il tono decisamente più basso, giusto per non farsi rompere le palle da quella dietro. Anche se, se dipendesse da me, mi metterei ad urlarle sotto il muso per quanto ne ho voglia. « Più di quello che già sei, s'intende. » Gli lancia un'occhiata da sotto le sopracciglia, deglutendo per poi accennare un sorrisetto beffardo. « Che poi non è proprio proprio anonimo, cioè l'account in fondo c'è. » Che poi sia quello falso che uso per stalkerare chi mi sta sulle palle, ma di cui mi interessa pure farmi i cavoli suoi, è un altro paio di maniche. « Io non penso che tu sia una facile. Lo so, che non lo sei. E' per questo che non voglio che sprechi.. - lo sai, con uno che vuole soltanto aggiungerti alla sua lista di traguardi raggiunti. » Lo ascolta, con il sorrisetto che tremola sulle sue labbra, improvvisamente innervosita da quel discorso che torna e ritorna. Che è stato motivo di tante delle sue pene d'amore e che sta cominciando a diventare più un fardello, tanto simile ad un tabù, che un qualcosa di bello da condividere con qualcuno di speciale. Rimane in silenzio, lasciandosi medicare, i denti che affondano nel labbro inferiore. « Hai avuto abbastanza gente tossica attorno, non mi piace che se ne aggiunga altra. So che non decido io sulla tua vita ma.. - Non te lo meriti. Capisci adesso perchè ero arrabbiato? » E' solo allora che lui rialza lo sguardo, fino a quel momento tenuto fisso sul suo dito. Si fissano in silenzio per qualche istante, le labbra di Zelda increspate verso sinistra mentre scioglie le gambe dall'accavallamento, lasciandole scivolare vicino al corpo di lui, i piedi prendono a dondolare, le punte delle scarpe
    191ebce3b7c6837ca8d304d43421cfe5ac3ef14c
    carezzano appena il pavimento. « E poi? » Il sopracciglio destro si solleva appena, con divertimento, mentre attende il proseguimento di quelle scuse. « Scusa se.. -Scusa se ti ho mortificata. » E' in istanti come quelli che Zelda si accorge quanto sia difficile per lei rimanere arrabbiata con le persone a cui tiene veramente, alle volte dimenticandosi persino per cosa fosse furente in primo luogo. « Scuse accettate. Grazie, era ora che riprendessi a ragionare. » Commenta poi, mentre prende a carezzargli la punta delle dita con le proprie. « Se ci riprovi, la prossima volta parlo con la Paciock degli screen che fai alle sue foto in costume. Poi vediamo chi ride. » Un "Ah ah" diabolico abbandona le sue labbra, prima di abbassarsi in avanti verso di lui per lasciargli un bacio sulla guancia, a sancire la pace fatta. Vi indugia qualche secondo, scivolando poi con le labbra al suo orecchio non appena le viene un'idea. « Mi sto annoiando. » Quand'è che non lo fai, Zelda Kane? Il tono di voce impreziosito da ilarità palese. « E me ne voglio andare. Tanto non è nemmeno una lezione decisiva. » Scusa Crouch, ma che ci frega a noi delle piantine di Grinzafico che servono per pozioni studiate in secondo? Eddai, su. « Tienimi il gioco. » Dice appena prima di tirarsi indietro, poi in piedi, con la sedia che gratta contro il pavimento grezzo, la mano del dito ferito che armeggia con il liquido rossastro che ha preso ad uscire dal suo Grinzafico, tinteggiandola tutta. « Caz-spita, che doloreeee! » Si stringe la mano destra con l'altra, portandosela contro lo stomaco, la camicetta che da bianca prende ad avere strisciate di rosso qua e là. « Oddio oddio, devo andare in Infermeria. » Guarda verso il basso, fingendosi terrorizzata, lo sguardo sbarrato che torna a guardare Crouch che, dal fondo della serra, sta accorrendo, mosso dal brusio che quella scenetta ha provocato. « Il sangue..ce n'è troppo. » Commenta, balbettando, prima di aggrapparsi a Tux, come se le stessero per cedere le gambe. « No, prof, devo andare..» Scuote la testa, non appena lui si fa palesemente avanti per aiutarla in qualche modo. E alla fine, non si sa come, riescono ad uscire dalla Serra, cominciando a correre sul prato ancora inumidito della rugiada mattutina. Sghignazza, Zelda, mentre si getta un'occhiata oltre le spalle per valutare quand'è che escono dalla visuale di chiunque si possa essere affacciato alle finestrelle opache per l'umido trattenuto nella serra. Poi, quando crede di essere abbastanza fuori radar, lo prende per mano e lo trascina verso di sé. « Per di qua. » Dice cominciando a scendere la collinetta verso destra, in direzione del Lago Nero. Comincia a rallentare avvicinandovisi, con un leggero fiatone che la costringe a piegarsi per qualche istante in avanti. « Tux, non puoi morire, ricordi? Devi prima sposare uno sportivo squattrinato da mantenere, che ti faccia il toy boy. » Ridacchia, tra un respiro profondo e l'altro, per poi togliersi il mantello, leggermente accaldata, lasciandolo cadere a terra per stendervisi sopra. Annusa l'aria, dal pungente odore lacustre, e si bea di quei timidi raggi solari che riescono a sfuggire alle nubi scozzesi. « Quanto manca al pranzo? » Domanda, gli occhi chiusi e le mani incastrate sotto la testa. Parliamo di cose importanti. « Allora, che facevi ieri sera, invece che rispondermi? » Se ne esce poi, riaprendo le palpebre per puntargli gli occhi addosso, l'espressione stranamente privva di qualsiasi indizio emotivo. « Okay, comincio io, anche se mi fa ridere che debba specificarlo. » Inarca un sopracciglio arricciando le labbra. « Come da programma, Johnny mi ha solo riaccompagnata al cancello. Io sono entrata ed è finita lì. » Stop, nessuno dei film mentali che ti sei creato. « Non capisco però tutta questo astio verso Johnny. Neanche lo conosci. Anche io pensavo fosse un ragazzo un po' così.. -» evita di raccontargli esplicitamente dei racconti di Tony «- e magari lo è anche, ma non con me. Si è sempre comportato bene, anche a casa sua e niente, siamo amici. » Taglia corto, tornando a scivolare con il viso verso l'alto, di nuovo ad occhi chiusi. « Ma la senti la meraviglia? » Se ne esce poi, cambiando nuovamente discorso. « Potrei rimanere qui e così per sempre. »


     
    .
  5.     +1    
     
    .
    Avatar

    👿👿
    ★★★

    Group
    Member
    Posts
    357
    Reputation
    0

    Status
    Anonymes!
    « Scuse accettate. Grazie, era ora che riprendessi a ragionare. » Mentre rotea gli occhi, una smorfia si palesa sul viso pallido del Serpeverde. Sbuffa, ma poi sorride, sollecitato dal contatto delle dita di lei sopra la propria pelle. « Che palle » Borbotta, imbronciato, lo sguardo -ormai sprovvisto di quella nota tagliente sino a qualche minuto fa così vivida- che si adagia per qualche istante sul volto paffuto di lei. « Perchè con te non riesco mai a fare il ciclato - Cita le sue stesse parole, con un che di permaloso nel tono di voce - per più di dieci minuti? » « Se ci riprovi, la prossima volta parlo con la Paciock degli screen che fai alle sue foto in costume. Poi vediamo chi ride. » « MA! » Squittisce, acuto « E poi lo stronzo sarei io, mh? » E cinguetta poi, prima di sciogliersi -inevitabilmente- quando l'amica si china su di lui, per lasciargli un bacio sulla guancia. Un attimo d'esitazione, che gli serpeggia dentro per qualche istante, ma non appena volta il viso verso di lei, Zelda si scosta, d'improvviso, annullando qualsiasi contatto. « Mi sto annoiando. E me ne voglio andare. Tanto non è nemmeno una lezione decisiva. » « Non era il tuo prof prefe, Crouch? Che serpentello traditore che sei..- » Una risatina gli scuote il petto, mentre si rialza, seppur a fatica, barcollando un po' sulla gamba dolorante. « - mi piace! » Aggiunge, tutto orgoglioso, in attesa di quella che già sa, si rivelerà ben presto una delle recite made in Zelda Kane meglio riuscite. « Tienimi il gioco. » Annuisce, assottigliando lo sguardo, per prevedere dove la Grifondoro voglia andare a parare. Ed eccola dunque che balza in piedi, spremacchiando quel povero grinzafico, per sporcarsi ancor più la mano di rosso. Trattiene una risatina, il Serpeverde, mentre l'amica si lascia andare sopra di lui, senza forze, e lui dal suo canto la afferra. « Resisti, Zelda, resisti!! » Le picchietta le guanciotte con una mano, come a volerla tener sveglia. « Non svenire, non svenire, resta con me! » « Cosa succede?! » Tuona il professor Crouch, ormai accorso loro di fronte, sul volto trasandato un'espressione di sincera preoccupazione. E panico, in effetti, cosa che a Tuesday rende davvero difficile il tentativo di non scoppiare a ridergli in faccia. « Non posso mandarvi da soli in infermeria, non in queste condizioni! » « No, prof, devo andare..» « Non c'è tempo prof, NON C'E' TEMPO! Vuole una studentessa morta sulla coscienza? E si fidi di me, io di morti me ne intendo!! » « No, no. Ma..- La classe..Io.. Okay. Fate presto, andate! Andat- WILLIAMS! METTI GIU' QUEL DANNATO SEGHETTO! » « Già, Williams, non farti le seghe in classe! » « Cos..- » « Noooooooi andiamo! »
    [..] Sono usciti dalla Serra, trotterellando tutti esagitati, per rendere quella loro recita credibile ancora per un po'. E' quando sono ormai abbastanza lontani, che Tuesday si ferma un attimo. Si piega in avanti, le mani poggiate sulle gambe ed il fiatone. Colpevoli tutto il catrame che aspira di giorno in giorno, e quella sua malattia divampante, ha bisogno di qualche istante per riprendersi. « Che cazzo, mi sento un vecchio! » Impreca, l'ombra di una risata affaticata a scuotergli il petto. « Lo sai che non le devi fare queste cose prima di farmi preparare psicologicamente, amo, c'ho un'età! » Sta sdrammatizzando, come sempre. Si rimette dritto, una mano che va a poggiarsi sulla gamba offesa, che inizia a tirare più del normale. Decide di ignorarla, lo sguardo che segue i movimenti dell'amica. « Per di qua. » « E' sempre gratificante essere ascoltati » Puntualizza, divertito. Ma Zelda sta già avanzando, svanendo alla sua vista man mano che si mimetizza con l'alta vegetazione adiacente al Lago. Respira a fondo, Tuesday, e mentre si sfila le scarpe per facilitarsi il tragitto, spera vivamente di non stramazzare al suo nel giro di mezzo metro. « Aspettami stronzaaaaaaa! » Squittisce, acuto, mentre tenta di avviarsi in quell'improvvisata corsa, nonostante il passo claudicante. Oltrepassati alcuni alberi, la gamba che inizia a pulsare di minacciose fitte, la individua finalmente. Una ninfetta ridacchiante, coi biondi capelli lisci che le svolazzano sulle spalle, mentre corre libera e spensierata sul verde incolto di quel prato rigoglioso. Per qualche istante si dimentica del dolore, Tuesday, raggiungendola quasi, un involontario ma sincero sorriso ad illuminargli il volto ingrigito. « Tux, non puoi morire, ricordi? Devi prima sposare uno sportivo squattrinato da mantenere, che ti faccia il toy boy. » Finalmente si fermano, ed il suo fisico cede tutto all'improvviso, facendolo capitombolare per terra. Scoppia a ridere, il Serpeverde, seppur di forza per farlo non ne abbia, mentre lascia che qualche filino d'erba gli sfiori la guancia, facendogli il solletico. Quando poi la risata sfuma in un naturale decorso, si passa una mano tra i capelli, lo sguardo scuro che si perde attraverso la distesa di blu che lo sovrasta. « Quanto manca al pranzo? » Si volta verso Zelda, avvicinandosi quel tanto che basta per poggiare la testa alla sua. « Priorità » La prende in giro
    5aeSA2U
    « Non so, un'ora, credo.. Non hai fatto colazione, questa mattina? » Aggiunge poi, ricordandosi che quel mattino, è stato proprio lui a saltare quel loro mantra quotidiano: la colazione insieme. Fatta di una Zelda Kane che quasi finisce alle mani per accaparrarsi l'ultimo muffin, ed un Tuesday Mortimer che finge di bere del latte da una tazza che ha riempito in realtà di vodka o gin. Ordinaria amministrazione, insomma. « Allora, che facevi ieri sera, invece che rispondermi? » Mi drogavo. Non la guarda, sperando che cambi presto discorso, mentre continua distrattamente a scandagliare il cielo, improvvisamente interessato ad identificare questa o quella forma in quel manto di nuvole chiare. « Okay, comincio io, anche se mi fa ridere che debba specificarlo. Come da programma, Johnny mi ha solo riaccompagnata al cancello. Io sono entrata ed è finita lì. Non capisco però tutta questo astio verso Johnny. Neanche lo conosci. Anche io pensavo fosse un ragazzo un po' così.. - » « Invece poi si è rivelato un principe, eh? » Commenta, velenoso -sì- ma non più del normale. «- e magari lo è anche, ma non con me. Si è sempre comportato bene, anche a casa sua e niente, siamo amici. » Una smorfia continua a storcergli le labbra sottili, fin quando decide di voltarsi verso di lei, adagiandosi su di un fianco. Poggia la testa alla mano, il braccio piegato sul prato. La fissa per qualche istante, poi -schioccando la lingua al palato- sentenzia: « E va bene, ti credo. Ma non chiedermi di farmelo stare simpatico » Scuote la testa « Non so perchè tutto questo astio, solo mi sta sulle palle, a pelle. E dovresti fidarti del mio sesto senso! Sono un veggente sai? » Una sciabolata di sopracciglia, come a voler dare maggior enfasi a quella sua domanda retorica.
    Si mette a sedere, le gambe incrociate. « Ma la senti la meraviglia? Potrei rimanere qui e così per sempre. » La sente dire, mentre fruga con la mano in una tasca interna dei pantaloni. Ne estrae una sigaretta speciale, che accende, lasciando che la fiammella dell'accendino ne divori la parte iniziale. « Ne vuoi? » Domanda, lanciandole un'occhiata. « Mamy e papy mi hanno fatto fare un permesso speciale per fumarla a scuola. Sai..per questioni di salute! » Tira fuori la lingua e si passa un pollice sul collo, in un gesto allusivo, mentre chiude gli occhi. Ma quando li riapre, il cielo si è oscurato, e Zelda sembra esser scomparsa alla sua vista. No, non adesso, cazzo. Pensa, mentre voci e sussurri raccapriccianti iniziano a serpeggiargli attorno. Lo sguardo che si perde nel vuoto, soffermandosi sul platano picchiatore, poco più distante da loro. Da una fessura della corteccia, un'informe creatura sembra voler uscirne fuori. Lo chiama, gli urla cose che non vuole ascoltare. E allora, il respiro che si fa d'improvviso accelerato ed il cuore che gli sale in gola, chiude gli occhi -Tuesday- e li stringe fin quando la testa non gli pulsa per lo sforzo. Quando li riapre, un raggio di sole gli carezza il volto impallidito, e Zelda è di nuovo lì. La fissa per qualche momento, lo sguardo vacuo, prima di vederla davvero. Ed allora si passa freneticamente le mani sulle braccia, in un gesto che ha del nevrotico. Astinenza. Si schiarisce la gola. Giustificati, dice qualcuno, diglielo, digli quanto sei fuori di testa, aggiunge qualcun altro, ma lui scuote la testa. « Mi insegni ad arrampicarmi su di un albero? » Dice, di getto, guardandola, fissa. A volte la vede davvero, altre no. « Non prendermi per il culo..- » Aggiunge, quella nota di sofferenza nel tono di voce che inizia a sfumare. Pian piano. « -Non l'ho mai fatto, sai, per via della gamba.. » E di tutto il resto. Annuisce nevroticamente, poi respira a fondo. « Voglio vedere il mondo come lo vedi tu » Almeno per qualche momento. Voglio sentirmi vivo come lo sei tu. Mentre parla, le gambe incrociate, muove il piede ripetutamente. « Me lo insegni? » Ti prego. Ne ho bisogno. Adesso.
     
    .
  6.     +1    
     
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Member
    Posts
    155
    Reputation
    0

    Status
    Anonymes!
    « Priorità Non so, un'ora, credo.. Non hai fatto colazione, questa mattina? » Alza un sopracciglio con fare sbarazzino, continuando a tenere gli occhi chiusi, grata di quei piccoli sprazzi di sole che le fanno già assaporare la bella stagione. La primavera, dopotutto, per la bionda non è altro che un veloce scivolare climatico nel periodo che più preferisce dell'anno, quando tutto è bello, caldo, soleggiato, luminoso, pieno di colori. Quando potrò finalmente andare in giro libera di svestirmi come mi pare e piace senza crepare dal freddo. « Ma che domande fai? Ovvio che ho fatto colazione. Tutto questo ben di Dio mica si mantiene su da solo. » La mano destra, rivolta con il palmo verso il cielo, gli indica la sua intera figura, sciabolando le sopracciglia chiare, divertita, prima di scoppiare a ridere, una risata dalle sfumature cristalline, come di campanelle che tintinnano tra una nota e l'altra. E proprio su quella scia, continua, cercando di ammansire quel suo lato scorbutico che, sinceramente, poco si sa spiegare nei confronti di Johnny. Un astio che non ha alcuna radice effettiva, sapendo per certo che i due non si sono mai incontrati prima della serata precedente. Almeno con Asa e Harvey avevi qualche evidenza reale per dirmi che mi avrebbero soltanto ferito. Che è quello che hanno effettivamente fatto entrambi, ma quella è tutta un'altra storia. « E va bene, ti credo. Ma non chiedermi di farmelo stare simpatico. Non so perchè tutto questo astio, solo mi sta sulle palle, a pelle. E dovresti fidarti del mio sesto senso! Sono un veggente sai?» Sospira, scrollando la testa, mentre la corona di capelli biondi struscia tra i filamenti di erba verde. « Hai parlato con un suo familiare morto, per caso? » Gli domanda, con l'intento palese di prenderlo in giro. « Comunque non mi hai risposto. » Aggiunge, tornando improvvisamente più seriosa, aspettandosi una risposta chiara questa volta. Cioè io l'ho fatto, perché sono brava, buona e bellissima, ma ora voglio anche io la mia fetta di curiosità soddisfatta, grazie. « Ne vuoi? » Apre un occhio, debolmente, per guardare cosa lui le stia offrendo, sapendo già alla perfezione che è uno spinello, dall'odore inebriante e dolciastro che si propaga nell'aria circostante. « Mamy e papy mi hanno fatto fare un permesso speciale per fumarla a scuola. Sai..per questioni di salute! » Aggrotta la fronte, sempre leggermente infastidita quando Tux parla di sé come di un morto che cammina, uno zombie. Si gira sul fianco, con la mano che finisce tra i suoi capelli, abbastanza certa che alcune foglioline si siano intrappolate in mezzo. « Ah quindi ora fumare erba è diventata una cura per la gamba? Interessante. » Sghignazza, allungando la mano a volergli rubare dalle dita la canna ma non lo fa perché fissando gli occhi scuri di lui, li vede cadere in un oblio. Di colpo si fanno distanti, svuotati di qualsiasi luce. La bionda si allarma all'istante, mettendosi seduta di corsa per prendergli la mano libera tra le sue, cominciando a scuoterlo. « Tux. » Prende a chiamarlo, con il cuore che prende a galopparle in petto, la visuale offuscata di tanto in tanto da puntini neri donateli dalla luce solare. « Cazzo, Tux, riprenditi, che hai? » Finisce la frase con lui che magicamente si riprende, un sospiro di sollievo, nel vederlo muoversi finalmente, lascia le labbra di lei, seppur il battito continui a rimanere accelerato, aspettando di capire se effettivamente stia bene. « Cos'è appena successo? » Gli domanda, osservandolo mentre si strofina le braccia con forza, come a volersi scaldare. « Hai freddo? » Allora domanda mentre prende a sfilarsi il mantello da sotto il peso del suo corpo, tirandolo un po' qua e un po' là, pronta a lanciarglielo addosso. « Mi insegni ad arrampicarmi su di un albero? » Rimane interdetta, all'inizio, l'espressione del volto che non riesce a camuffare in alcun modo la sorpresa che quella domanda le genera. Che? « Non prendermi per il culo..-Non l'ho mai fatto, sai, per via della gamba.. Voglio vedere il mondo come lo vedi tu » E' forse quell'ultima frase che la porta a sorridere, rilassandosi un attimo, seppur l'occhio sia piuttosto vigile, cercando ancora in ogni suo movimento un segno di assenza o di possibile malore immediato. Eppure appare essere vigile, un po' nervoso, ma comunque sembra stare. « Me lo insegni? » Alza allora le sopracciglia, lasciando cadere dalle mani il mantello appallottolato, per poi fare un balzo per mettersi in piedi, la mano tesa verso di lui per alzarsi a sua volta. « Mi sa che ti conviene lasciare la canna al suo triste destino. Devi avere entrambe le mani libere. » Commenta, mentre scivola via dalle converse con facilità. Con un movimento fluido, si abbassa a togliersi anche i collant scuri, con i piedi nudi che finalmente avvertono la sensazione rigenerante dell'erba fresca sotto di essi. Fissa l'amico, facendo un cenno eloquente verso le sue scarpe, come a volergli suggerire che sì, dovrebbe fare proprio lo stesso, prendendo esempio. « I piedi nudi aumentano la presa sulla corteccia dell'albero, riducendo la possibilità che tu cada a terra per la gravità, come un sacco di patate. » Fa un sorrisetto diabolico prima di procedere verso la quercia più vicina a loro, dai possenti rami che reggeranno entrambi senza alcuna difficoltà. « La prima cosa da guardare è dare un'occhiata attenta alla chioma. Devi sempre controllare che non vi siano nidi o animali. Non è bello andare a disturbarli, violandone il territorio. » E dopo averlo detto, guarda effettivamente i rami più alti dell'albero, alla ricerca del segno del passaggio di qualche scoiattolo, di un asticello o di qualche uccello. Quando è certa che non vi sia effettivamente nulla, si ritiene soddisfatta e allora si gira verso di lui, prendendogli improvvisamente entrambe le mani per mettersele sotto il naso. « Con le manine da signorotto che ti ritrovi, sarebbe stato utile un paio di guanti, ma credo proprio ti dovrai preparare all'idea di qualche callo qua e là. » Inarca un sopracciglio, con una smorfia divertita, prima di indicargli il ramo più vicino alla sua testa. « Io quando mi arrampico, penso di essere una scimmia. Mi focalizzo sulla loro agilità e cerco di imitarla. Non ridere. » Eppure è lei a scoppiare a ridere, per qualche secondo, con i capelli color grano che le ricadono davanti al volto ricordandole quanto, durante le sue prime arrampicate da bambina, Andromache tendeva ad intrecciarle i capelli in una treccia per non farle avere la visuale ostruita. Ora però, ormai cresciuta e abituata ad assecondare in tutto il suo lato più selvatico, anche i capelli sembrano aver preso parte a quel processo senza impicciarla minimamente. « Vado prima io poi tu mi segui, cerca di guardare dove metto mani e piedi, senza guardarmi il culo, non fare il villano, cazzo, che te la faccio scontare poi quando arrivi in quota. » Lo percula, nemmeno troppo, con una faccia torva che non accenna a rilassarsi, mentre si assicura che la bacchetta sia ben salda tra la cintola della gonna e la schiena. « Il gioco sta nel rimanere sempre nella parte più interna, aggrappandoti così nei punti più robusti, evita tutto ciò che sembra essere friabile e sottile. » E una volta finito di parlare, aggancia la mano sul ramo sopra di sé, tirando su tutto il peso del corpo mentre i piedi si fissano sul tronco, con la corteccia che glieli solletica, facendole arricciare il naso per il piacere e il fastidio che si alternano diligentemente. Subito dopo, con una veloce occhiata verso il basso, trova un nodo dove far poggiare il piede destro, un foro nella corteccia per il piede sinistro per poi procedere verso l'alto, con il braccio destro che si aggrappa ad un altro ramo. Mentre le cosce le concedono la giusta presa sul tronco dell'albero, sentendole sfrigolare per qualche graffietto che la scalata le sta donando e di cui non si preoccuperà se non in un secondo momento, fa qualche prova di appiglio su altri rami, con una mano che scivola, lasciando che la sua schiena venga pervasa da brividi adrenalinici mentre alcuni pezzi di albero cadono a terra. Li segue con gli occhi
    cffe37bdb0379ea9cb0d85e9501aee4445c6e3c7
    nocciola e sorride a Tux. « E' la parte più bella della salita. » Gli urla, eccitata, proseguendo nella scalata per qualche altro istante prima di issarsi sul ramo che aveva già individuato dal basso, non troppo alto, affinché Tux possa arrivarci con tranquillità. Si mette a sedere a cavalcioni, con il volto rivolto verso il tronco dell'albero, per poi lasciar scivolare la mano dietro la schiena, a prendere la bacchetta. Pronta ad ogni evenienza. « Dai scimmietta, fammi vedere cosa sai fare. » Gli dice, ridendo, prima di cominciare a dargli istruzioni per l'uso, veloci e chiare, le uniche indispensabili per poi richiudere la bocca per non farlo deconcentrare troppo. Ne segue i movimenti, accorgendosi in un secondo momento dell'apprensione che la porta a far rimanere ogni muscolo del corpo in tensione, pronto a scattare. « Alterna l'appoggio di una mano con l'appoggio di un piede man mano che sali. » Si sporge ancora un po' di più, non appena gli mancano gli ultimi centimetri e allora allunga una mano verso di lui, l'altra ben salda sul ramo, affinché anche lui possa sedersi davanti a lei, lì dove le ha lasciato posto, con le spalle al tronco dell'albero, nella parte più sicura dell'albero. Lo lascia riprendere fiato, mentre si guarda intorno, negli occhi l'estasi che il respirare la pace da lassù le dona ogni volta. « Allora? Com'è il mondo da quassù? » Gli domanda poi, dopo minuti di silenzio puro, così innaturali per una chiacchierona come lei. « Non è tutto più bello? » Alza le spalle. Molto umilmente, il mondo come lo vedo io è nettamente migliore. Forse perché solitamente lei passa davvero delle ore intere sugli alberi, a leggere quei romanzetti trovati al mercato del sabato a pochi zellini, ad ascoltare la musica, a correre come Tarzan tra questo e l'altro albero, tentando di non ammazzarsi la metà delle volte, con le urla di Brianna Kane che rimbombano per tutta la foresta che fa da cornice del castello di Kilkenny. Oddio, mia nonna.. « Ascolta..ma tu, no..hai già deciso che farai quest'estate? » Gli domanda poi, fissandolo dritto negli occhi, le braccia tese contro il petto, le dita strette contro il legno che li regge entrambi. « No perché se non hai ancora pensato a nulla, mi chiedevo se ti andasse di venire qualche giorno da me. » Si ritrova a sorprendersi di quella proposta, sapendo bene quanto lei non abbia mai parlato a nessuno della sua vita in Irlanda. Ha raccontato dei suoi nonni, di sua madre, ma non ha mai approfondito troppo. Non ha mai esplicitato quanto sia tutt'altra vita quella che l'aspetta a Kilkenny. Quanto la sua vita sia spezzata in due parti, l'una che non sembra c'entrare apparentemente nulla con l'altra. « Una spalla mi farebbe davvero comodo quando dovrò dire a Brianna Kane che sono stata bocciata e dovrò rifare il settimo. » Si giustifica così, con una smorfia che le gonfia le guance, facendola somigliare tanto ad un cricetino. « Ma se hai altro da fare, certo, non ti pregherò mica. Mica ti farò l'elenco dei favori che ancora mi devi, no, ti pare? Non sarebbe assolutamente da me ricordarti come ti ho salvato il culo scrivendoti il saggio per la Branwell sul prevedere il futuro tramite i quarzi e sul come ti ho recuperato il numero di quella Tessa là che volevi tanto. » Sciabola le sopracciglia, fingendo una serietà che poco le appartiene. « Dai che l'Irlanda sì che è bella. E d'estate ci sono un sacco di festival super fighi e pure un po' strambi, come piacciono a te. Ci sono un sacco di fighi. Poi scusami, ci sono io, cosa vorresti di più dalla vita proprio non lo so. »


     
    .
5 replies since 23/3/2021, 15:36   209 views
  Share  
.