Quelli che benpensano

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    E' paradossale l'agitazione provata negli istanti antecedenti all'arrivo delle sorelle considerando quanto, generalmente, Zip sia uno da sangue freddo e zero ansia. E' un sabato pomeriggio anonimo, uguale a tanti altri, niente di speciale all'orizzonte. C'è il sole fuori, non poi così strano visto l'incombere sempre più pressante dell'estate, e avrebbero potuto vedersi tranquillamente al Parco della Liberazione, ma non sarebbe stato di certo un buon posto per affrontare la discussione che Zip si ritrova a dover fronteggiare. Un qualcosa di cui avrebbe fatto volentieri a meno, soprattutto per le ripercussioni che da lì a breve la questione avrebbe avuto su quel piccolo ecosistema che erano diventati loro quattro, sotto lo sguardo vigile delle signore Foster. Le stesse che, sapendo ormai alla perfezione la situazione, si erano proposte di accogliere tutti quanti a casa loro, per parlarne tutti insieme. Ma lui aveva trovato tante di quelle scuse, tra cui il problema non indifferente degli studenti che non possono abbandonare Hogsmeade senza espresso permesso firmato dai genitori o tutori legali. Per questo motivo, casa sua - o meglio, la catapecchia che lui, Peter e Spike chiamavano casa - gli era sembrato il posto perfetto per parlare. Lontano da occhi e orecchie indiscreti, abbastanza privato da poter contenere qualsiasi reazione otterrà la bomba che è stato portato a sganciare, volente o nolente. Forse però potevo pure lasciarle venire, magari poteva pure parlar loro Natalie e sciacquarmene le mani. Perché non appena Tonya l'ha reso partecipe di quanto aveva trovato nella borsa di Anya, conoscendo alla perfezione le sue intenzioni riguardo l'adozione di Ember, Zip ha passato un pomeriggio intero arrovellandosi sul da fare. E poi quella sera, quando l'aveva incontrata al Suspiria, l'aveva guardata, quegli occhioni scuri che lo guardavano di rimando, ma senza vederlo davvero, ombre violacee a segnarglieli al di sotto, ombre che aveva cercato di coprire con un correttore senza riuscirci veramente bene. Le pupille erano ancora leggermente dilatate, tirava su con il naso, di tanto in tanto mentre l'umore era palesemente alterato, tanto espansiva da somigliare a Led, tutta abbracci, baci, "Come stai?" "La ragazzetta quando me la presenti, eh, Zeppelin?" Per qualche istante Zip aveva visto sovrapporsi al viso di Anya quello di Irina, con quella sua risata nervosa che l'aveva fatto deglutire, indietreggiando di qualche passo prima di scagliarsi contro il suo armadietto, aprendolo con veemenza per tirare fuori dalla sua borsa la bustina di coca, la stessa descritta da Tonya. Sprazzi di quella discussione lo coglie nel momento in cui fa entrare le sorelle. « Sedetevi pure dove..riuscite. » Dice loro mentre la voce spaesata di un'Anya messa alle strette gli ruba tuto lo spazio nella testa. "No, Zip, non è mia, non so chi ce l'ha messa lì dentro, ti giuro, credimi, mi stanno incastrando!" « Se volete qualcosa, fate pure, sapete ormai dove sta tutto. Ho pure fatto spesa tornando da lezione ieri, vi va alla grande oggi! » Sorride a tutte e tre, andando a recuperare un accendino dal davanzale della finestra. "No, Zip, io la voglio prendere sul serio la custodia di Ember, davvero. Posso rimediare. Posso..posso andare agli incontri. E' stata solo una volta, davvero. Questa..questa ora la butto nel cesso e facciamo finta che non si sia mai esistita, okay?" Si accende la sigaretta, gli occhi azzurri fissi fuori dalla finestra, con qualche raggio di sole pomeridiano che lo investe con quel suo tiepido calore. Si morde il labbro inferiore quando scosta la sigaretta, il fumo che fuoriesce dal naso.
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    "Guardati, mi fai schifo. Sei proprio come Irina". Le sue ultime parole ad Anya prima di voltarle le spalle per andare verso il suo tavolo di lavoro. L'indomani si è poi fiondato a casa delle madri, chiedendo consiglio alla stessa Natalie che, da poliziotto, gli ha consigliato l'unica strada possibile da percorrere per proteggere Ember da un'ulteriore delusione. Si volta allora, strisciando al fianco di Nirvana, l'adorabile gatta che prende a zompettare ovunque prima di appollaiarsi sopra le gambe di Led. Ha uno sguardo stranito, Zip, ma cerca di sorridere seppur da sorridere ci sia poco. Siamo nati segnati dal dovere mangiare quanta più merda possibile, eppure pensavo che le cose fossero cominciate a girare per il verso giusto. Pensa, per un attimo appesantito da quel pensiero fisso, mentre prende posto sul bracciolo di una poltroncina al fianco della bionda. « Non è solo perché volevo vedervi che siete qui. » Comincia a dire, fissando Ember per qualche istante, accennando un piccolo sorriso. Perché lo sa, è per lei la batosta più grande. Perché lui, per quanto schifato e deluso, non è assolutamente sorpreso dal comportamento dalla sorella maggiore. Il suo rapporto con Anya è distrutto da tempo, da quando l'ha vista davvero per quello che era, anni prima. Sei solo come lei, una tossica del cazzo che rompe tutto ciò che tocca. « Settimana scorsa c'è stata l'udienza per la custodia di Ember. » Ricorda, più a Led che alle altre due, in quanto informate dei fatti in prima persona. « E come sapete Anya non si è presentata. » C'è un senso di pesantezza nel tono della sua voce, sentendosi di portare una croce sulle spalle decisamente non sua. « Non si è presentata perché è stata arrestata per possesso illegale di droga. Le hanno rivoltato casa da capo a fondo e ce n'era decisamente più del semplice uso personale, per questo è stata anche accusata di spaccio. » Mentre parla, armeggia con la mano in cui è stretta la sigaretta, prima di stropicciarsi gli occhi a tradire la stanchezza fisica che ha addosso, tra le lezioni, gli esami, il tirocinio, il lavoro e infine problemi grossi come quello che sta affrontando, che gli ha portato via ore e ore di sonno. Lancia un'occhiata a Tonya, l'unica che lì dentro sa che a denunciarla è stato proprio lui. E non si sente in colpa, Zip, non dopo aver dato ad Anya più di una possibilità, in passato, accompagnandola lui stesso agli incontri degli NA, per non farla sentire sola in quel percorso, per sostenerla durante tutto quell'estenuante viaggio per la sua mente. L'aveva supportata, c'era stato nonostante il loro rapporto fosse da tempo incrinato e lei c'era semplicemente ricascata, nel momento più importante di tutti: quello in cui doveva prendersi le sue responsabilità dopo non averlo fatto con lui, Led e Tonya. Doveva semplicemente esserci per la minore di casa Trambley e di nuovo aveva fallito, portandosi nell'abisso anche le ultime briciole di stima e fiducia che Zip aveva cercato di darle. « Però non finirai in casa famiglia, Em. Non di nuovo. » Si affretta a dire, fissando lo sguardo ceruleo sulla sorella minore. Annuisce, con convinzione e fermezza. « Ho parlato con Natalie e Julie e loro sono ancora dell'idea di adottarti. » Guarda poi le altre sorelle, accorgendosi che forse, mai come in quel momento, sente che la loro piccola famiglia possa finalmente riprendersi dai ceffoni che hanno preso, ripetutamente, negli anni. Carl, uomo dalla mente brillante, padre di merda che si è andato perdendo nella spirale dell'alcol e di Irina, affetta da bipolarismo, più impegnata a vivere la sua misera e patetica vita fatta di sballo permanente che ad essere una madre. I servizi sociali chiamati dai vicini di casa, preoccupati. Loro divisi, in casa famiglia. Il riformatorio per lui, una, due volte, poi la luce in fondo al tunnel con l'ipotesi profilatasi quando Anya aveva deciso di diventare custode legale di tutti, diventata ormai maggiorenne. Ma la droga dà e la droga toglie in egual misura, portandola ad essere arrestata una prima volta, e se non fosse per le signore Foster, Led, Zip e Tonya non si sa nemmeno dove sarebbero finiti. Probabilmente io sarei diventato a tutti gli effetti uno delle Vipere, con la mazza da baseball in mano per sfondare i vetri delle macchine di chi non pagava i propri debiti. O per spaccargli direttamente la faccia. Ma ora c'è di nuovo una luce in fondo al tunnel. La seconda, l'ultima chiamata per Ember Trambley. « Se è questo che vuoi..» aggiunge, seppur vorrebbe metterla di fronte al fatto che, o sceglie questa via, o si fotterà definitivamente la vita ancor prima di averla cominciata a vivere davvero. Però si morde la lingua, deciso, mentre fa un'ulteriore tiro di sigaretta, con gli occhi azzurri che si fissano in quelli identici di Tonya. Abbiamo fatto quello che dovevamo, abbiamo fatto l'unica cosa possibile e non c'è spazio per il rimorso.


    Edited by anesthæsia¸ - 8/4/2021, 19:48
     
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    Fanculo. Ti odio. Ti odio con tutto il mio cuore. Tony stringe le mani a pugno, così forte che compaiono dei segni rossi sul palmo. Bruciano. Ha gli occhi fuori dalle orbite - paradossalmente non riesce neanche a piangere. La vede lì, dentro la borsa, bianca, luminosa, invitante: è questo che provi?, letale. Cocaina. O qualunque altra schifezza Anya abbia intenzione di inalare avida, lasciandola scorrere veloce sino agli organi vitali, inebriandoli, ammaliandoli, incatenandoli definitivamente. Non ci hai mai creduto, vero, Anya? - eccola che emerge, aggressiva, l'indole di Tonya Trambley. Per un attimo si è lasciata abbindolare anche lei dalle parole della sorella maggiore: smetterò. L'ha detto. Una promessa, o almeno sembrava. E' più una cantilena che altro, in realtà. Se l'è ripetuto come un mantra, ma non l'ha mai applicato sul serio. E' stato quasi un gioco. «Fanculo.», lo mormora a denti stretti, Tony, gli arti paralizzati dalla rabbia, la mente annebbiata dal dolore, i battiti del cuore che si susseguono incessantemente, troppo rapidi, troppo forti. Sei pazza se credi che Ember resterà con te. Non te lo permetteremo. A costo di ucciderti con le mie stesse mani. Non ha mezze misure, Tonya Trambley, nel momento in cui prende una decisione ferma. [...] «Sei pronta?», chiede alla sorella minore, accennando un sorriso nella sua direzione. Si incamminano verso Hogsmeade a passo svelto. Tony evita di aggiungere altro - anzi, evita direttamente di perdersi in chiacchiere. Non le sarebbero utili se non a tradirsi. Abbiamo dovuto farlo - continua a ripetersi, per placare quel flebile senso di colpa che sente montare dentro di sé. Non c'era altro modo. Ed effettivamente non c'era davvero: qualcuno che non fosse lei, la cui parola non passa e non conta, doveva accorgersi delle sostanze stupefacenti addosso ad Anya. E' stato piuttosto semplice combinare tutto affinché la persona giusta lo venisse a sapere. «Aspetti due minuti qua con me? Ne fumo solo una, giuro.», trattiene Ember sul vialetto esterno, accendendo in fretta e furia una sigaretta. Aspira famelica, lasciandosi inebriare dall'effetto della nicotina. Quasi le viene da ridere, in un paragone che le sorge spontaneo in testa - un paragone con la sorella maggiore che, come lei in quel momento, interrompe tutto pur di vivere di sostanze. Però no - alla fine dei conti non è affatto la stessa cosa. «Entriamo.», richiudono la porta alle spalle, seguendo Zip in un soggiorno alquanto disordinato. « Sedetevi pure dove..riuscite. », Tony resta in piedi, avvicinandosi alla penisola della cucina e poggiandovi contro il bacino, in modo da sostenersi.
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    « Se volete qualcosa, fate pure, sapete ormai dove sta tutto. Ho pure fatto spesa tornando da lezione ieri, vi va alla grande oggi! », non se lo fa ripetere due volte: la bacchetta sventola a evocare un Accio, ed un pacchetto di patatine in busta si materializza tra le sue mani. Lo apre e inizia a sgranocchiarle tutte una di seguito all'altra, mentre un curioso intruso si accoccola ai suoi piedi. Tale Chewbecca - il carlino di Peter. Se credi che ti lascerò qualche avanzo, caro mio, scordatelo - forse un po' aggressiva anche via pensiero, bisogna ammetterlo. Tuttavia è una sorta di tattica apotropaica per ridurre l'ansia: incredibile ma funziona davvero. « Non è solo perché volevo vedervi che siete qui. », Tony continua a masticare, facendo molliche qua e là. Pur di fare qualcosa, si issa sulle braccia e siede sulla penisola. « Settimana scorsa c'è stata l'udienza per la custodia di Ember. E come sapete Anya non si è presentata. Non si è presentata perché è stata arrestata per possesso illegale di droga. Le hanno rivoltato casa da capo a fondo e ce n'era decisamente più del semplice uso personale, per questo è stata anche accusata di spaccio. », cala la testa, Tony, ancora scottata da quella rivelazione, pur conoscendo perfettamente la verità. In fondo, è stata lei a rendersene conto per prima. E' un po' come se la colpa della separazione tra Anya ed Ember fosse opera sua. Ma io mi sono rotta il cazzo di calare la testa a quella stronza - la rabbia prende il sopravvento, di nuovo, e forse è un bene. Va ad occupare così tanto spazio che non ne resta più per il dolore. Vaga con lo sguardo per la stanza, incrociando gli occhi di Led e attendendo di cogliervi una qualsiasi emozione. Che fosse anche lì rabbia, dolore, qualunque tipo di sentimento. Teme il confronto con Ember, tanto da rifuggire il contatto con lei. Teme di tradirsi, più che altro. E' per questo che inizia a stropicciarsi le dita, in quella mossa che le ricorda tanto sua madre - quella vera, quella biologica. Una mossa che ha ereditato geneticamente da lei. « Ho parlato con Natalie e Julie e loro sono ancora dell'idea di adottarti. », Zip conclude il suo discorso. Adesso, in sostanza, tocca ad Ember. Sarà lei a decidere. Tony, dal canto suo, non ha dubbi, e non fatica ad esprimerli di getto: «Lasciala andare, Emby.», una frase che le esce così, di botto. «Basta così. Possiamo tornare ad essere noi. Noi quattro.», non si vergogna ad esprimere il proprio desiderio, rischiando così di condizionare la scelta della sorella. «Le Foster ci hanno dato un'opportunità. Non mandiamo a fanculo anche questa.», le sue parole sono dure, è vero, ma portano con sé tutta la frustrazione accumulata nel corso di una vita. Portano con sé i ricordi di solitudine, di guerra continua, di sua madre che un giorno la ama e il giorno dopo non la considera, di suo padre che beve più alcol che acqua. «Anya non ci ha scelti. Scegliamoci almeno noi, tra di noi.», è molto più di quanto ci si aspetterebbe da una persona dura come Tony. E' il suo amore per la famiglia a parlare. Un amore che è stato più volte calpestato proprio da coloro che l'hanno fondata, questa famiglia: i genitori. Adesso, però, la storia va diversamente. Adesso Tony può smetterla di vendere sigarette agli studenti pur di racimolare qualche Galeone, può smetterla di essere quella che doveva essere per sopravvivere. Può essere se stessa, e non c'è davvero opportunità più grande di questa.
     
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    Mai più scatoloni. Era il pensiero fisso che ormai abitava la testa di Ember da settimane. Ogni volta che passava da una casa famiglia all'altra si portava dietro un paio di scatoloni con tutti i suoi averi; fotografie, piccoli soprammobili e libri. Le poche cose che poteva davvero considerare sue. Una volta che Anya avrebbe ottenuto la custodia avrebbe bruciato quegli scatoloni e riposto le sue cose in quella che sua sorella aveva descritto come la sua camera. Un posto in cui tornare durante le vacanze, un posto in cui non si sarebbe sentita un'ospite. Essendo una minore non aveva potuto essere presente all'udienza finale per la sua custodia e nonostante fossero passati alcuni giorni non aveva ricevuto alcuna notizia dalla sorella. Sarà colpa della burocrazia. Era ciò che continuava a ripetersi nella propria mente. Vorrà che tutto sia perfetto. La giustificava. Cercava qualsiasi valida ragione che potesse spiegare il suo ritardo. Era stata l'assistente sociale a informarla che Anya non si era mai presentata in tribunale, che il suo silenzio non dipendeva dalla burocrazia ma dalla sua scomparsa. Una verità che ancora una volta aveva sgretolato tutti i suoi sogni, tutte le sue speranze. L'ennesima delusione. L'ennesima pugnalata alle spalle che la spingeva a chiedersi quanto dolore potesse sopportare ancora prima di spezzarsi definitivamente. Aveva guardato quelle scatole con odio e risentimento mentre l'assistente la informava che le avrebbero cercato una nuova casa famiglia, l'ennesimo tetto temporaneo in cui si sarebbe sentita un'intrusa. Aveva cercato di evadere l'invito di suo fratello, di rimanere sola nella sua stanza nella torre dei corvonero. Solo l'insistenza di Tony l'aveva spinta a seguirla a casa del fratello. «Sei pronta?» Le rispose con un semplice cenno affermativo mentre la seguì per le vie di Hogsmeade, chiedendosi ancora una volta cosa ci fosse di sbagliato in lei; perchè tutte le persona a cui teneva sembravano destinate a fuggire. « Aspetti due minuti qua con me? Ne fumo solo una, giuro. » Alza gli occhi al cielo di fronte a quella che lei considerava una fabbrica di morte. Sapeva elencare a memoria ogni malattia a cui il fumo poteva portare e aveva perso ormai il conto delle volte in cui li aveva ripetuti a macchinetta a sua sorella. « Lo sai che il fumo porta all'invecchiamento precoce? Fra qualche anno inizieranno a venirti le rughe e le grinze vicino alle labbra... » Nonostante il suo umore non fosse dei migliori prese in giro la sorella con un sorriso, cercando di allontanare la nuvola tempestosa di problemi. « Entriamo. » Seguì la sorella all'interno dove vennero accolte da Zip. « Sedetevi pure dove..riuscite. » I Trambley quasi al completo popolavano il salotto di Zip. Non vedeva Zip e Led così spesso come avrebbe voluto, soprattutto perchè raramente trascorreva i fine settimana al di fuori del castello. Il suo attuale tutore risultava essere il tribunale dei minori, motivo per cui i permessi di uscita erano davvero rari. « Se volete qualcosa, fate pure, sapete ormai dove sta tutto. Ho pure fatto spesa tornando da lezione ieri, vi va alla grande oggi! Non è solo perché volevo vedervi che siete qui. » E' il tono preoccupato e grave di Zip ad attirare la sua attenzione, come se le avesse riunite per qualcosa che aveva tutta l'aria di essere spiacevole.
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    « Settimana scorsa c'è stata l'udienza per la custodia di Ember. E come sapete Anya non si è presentata. » Abbassa lo sguardo Ember, cercando ancora una volta di allontanare il dolore che quel tradimento le ha provato. Si era sentita rifiutata dalla sua stessa sorella, dalla persona che aveva promesso di prendersi cura di lei. Saremo di nuovo una famiglia Ember. Erano le parole a cui la ragazza aveva creduto. « Non si è presentata perché è stata arrestata per possesso illegale di droga. Le hanno rivoltato casa da capo a fondo e ce n'era decisamente più del semplice uso personale, per questo è stata anche accusata di spaccio. » Ember sentì quasi un dolore fisico di fronte alle parole del fratello, un dolore sordo. Droga e alcool erano due costanti nella sua vita, da sua madre a suo padre nessuno sembrava in grado di tirare avanti senza avvelenare il proprio corpo e la propria mente con quello schifo. Erano anche il motivo per cui la corvonero non aveva mai sfiorato una goccia di alcool o una sigaretta, viveva nel terrore che un semplice assaggio potesse trasformarla nei suoi genitori; genitori di cui non ricordava nemmeno la voce. Voleva dare a Zip del bugiardo, ma sapeva benissimo che non le avrebbe mai mentito su quello. « Mi ha mentito... » mi ha tradito. Anya le aveva promesso una vita, una famiglia e una casa. L'aveva guardata negli occhi e le aveva raccontato tutto ciò che avrebbero fatto insieme, promettendole un futuro che lei stessa le aveva strappato via. « Però non finirai in casa famiglia, Em. Non di nuovo. » Parole a cui ha paura di credere. Chiedendosi quanto sarebbe passato prima che qualcuno le strappasse ogni certezza. « Ho parlato con Natalie e Julie e loro sono ancora dell'idea di adottarti. » Le donne che avevano accolto i suoi fratelli erano disposte ad aprire la loro casa anche a lei, riunendola con la sua famiglia. « Se è questo che vuoi..» Una famiglia era quello che Ember voleva, qualcuno di cui potersi fidare. Qualcuno che l'avrebbe protetta, rimproverata e fatta sentire amata. Un luogo sicuro da poter chiamare casa. Guardò in basso e solo quando video delle piccole macchie bagnate si accorse delle lacrime che le rigavano il volto. Lacrime che si aggiungevano a tutte quelle che aveva versato in passato. Lacrime che spesso aveva versato fino ad addormentarsi. « Voglio solo che qualcuno mi voglia... » Parole appena sussurrate quelle della piccola di casa Trambley, parole che in qualche modo facevano capire quanto profondo fosse il suo senso dell'abbandono. « Lasciala andare, Emby. Basta così. Possiamo tornare ad essere noi. Noi quattro. » Alza lo sguardo verso la sorella e tutto ciò che vorrebbe fare è dire di sì, gridare quel sì che sembra quasi graffiarle la gola; trattenuta solamente dalla paura. « Anya non ci ha scelti. Scegliamoci almeno noi, tra di noi. » Anya aveva solamente finto di sceglierla. Aveva finto di volerla. Aveva finto di tenere a lei più di qualsiasi altra cosa, quando in realtà l'unica cosa che sembrava bramare era lo sballo. Qualche secondo di euforia al posto di sua sorella. Alzò nuovamente lo sguardo verso Zip, fissando i suoi occhi azzurri, occhi così simili ai suoi. Appoggiò la fronte contro il petto del fratello, alla ricerca di un contatto che la facesse sentire protetta. « Me lo devi promettere... » Una promessa a cui si sarebbe permessa di credere per l'ultima volta. « Mi devi promettere che non ci saranno più scatoloni, che non dovrò essere portata via nel cuore della notte e che al prossimo colloquio genitori-insegnanti non ci sarà un assistente sociale... » Voleva qualcuno che promettesse di esserci, che non le voltasse le spalle alla prima difficoltà. Qualcuno che avrebbe accettato i suoi pregi e i suoi difetti senza farla sentire un peso; una sgradevole incombenza di cui occuparsi. « Promettimelo e dirò di sì... » Aiutami a dire di sì. Era le richiesta disperata di Ember nei confronti del fratello.
     
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