Stanza n.87

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    a camera n.87 è la stanza che ospita le tre studentesse Serpeverde Alyssa Carter, Mia Wallace e Agnès Camille D'Arcy. Identica in tutto e per tutto alle altre stanze del dormitorio femminile di Serpeverde, ospita tre letti a baldacchino. Lo spazio è diviso piuttosto equamente tra le tre studentesse, di cui i rispettivi angoli rispecchiano le singole personalità.

    Questa discussione rientra nel progetto quotidianità


     
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    10 marzo
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    Una doccia è proprio ciò che le serviva una volta rientrata a Hogwarts. E' stata una giornata lunga tra l'assemblea e il viaggio di andata e ritorno da Inverness. Con un asciugamano in mano, con cui tenta di asciugarsi alla bell'e meglio i capelli, esce dal bagno canticchiando sottovoce. « Oh eccoti! Nessie? Non è ancora tornata? » Chiede indicando il letto della compagna alzando gli occhi al cielo. « Questa cosa che studia fino a tardi deve finire. » Si butta sul letto sbuffando appena. Non sembra particolarmente afflitta da quanto appena successo. Non a caso, ad un certo punto scoppia a ridere. « Hanno sbroccato di brutto, eh? » Che casino. Di scatto si gira su un fianco e le rivolge un'occhiata seria. E' chiaro che l'assemblea non ha sortito lo stesso effetto sulla sin eater. Sono state poco insieme, e giura che ad un certo punto, la giovane Carter è addirittura sparita. Non sa cos'è successo. Di certo, il viaggio di ritorno è stato molto più silenzioso dell'andata. Mia ha persino dormito, e addirittura la bocca larga di Asa sembrava non essere più in vena di commenti fuori luogo. Decide quindi di tergiversare, e non andare a parare proprio sugli argomenti seri. Non ancora almeno. « Senti ma tra te e quel coglione di King, no? » La butta là, per tentare di distrarla dai suoi pensieri. « ..c'è qualcosa? Fate roba? » Sbadiglia appena distrattamente mentre scoppia a ridere. « Non ti si è scollato per tutto il giorno. L'aristocrazia sarà contentissima. » Va beh che tutti sanno che King mette le corna alla Zabini. « Oppure s'è lasciato di nuovo? »


     
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    Aveva fatto finta di nulla, come le riusciva meglio. Tutta andava alla grande e semplicemente non voleva essere messa in mezzo a guerre di cui non gliene importava nulla. Ci penseranno loro. I capi degli sgravoni. Io non voglio saperne assolutamente nulla. E con questo spirito, Alyssa si era messa le cuffiette nelle orecchie, passando il viaggio in pulmino in completo silenzio, chiudendo gli occhi e fingendo di dormire per non farsi importunare da nessuno. Una volta arrivata in camera si era semplicemente buttata sul letto, estraendo il cellulare dalla tasca e cominciando a scorrere Wiztagram e smessaggiare come se nulla di speciale fosse accaduto. « Oh eccoti! Nessie? Non è ancora tornata? » Sollevò lo sguardo dal telefono, scuotendo leggermente il capo. « Questa cosa che studia fino a tardi deve finire. » « Bisognerà trascinarla fuori con noi una di queste volte. Di questo passo farà la muffa qui dentro fino al diploma. » fu il suo commento ironico, pronunciato mentre digitava un messaggio. Conclusa la trattativa telematica con Bartosz, gettò il cellulare di lato sul materasso, mettendosi a sedere a gambe incrociate. « Hanno sbroccato di brutto, eh? » Sciabolò le sopracciglia, roteando gli occhi mentre faceva scivolare l'elastico per capelli dal polso a chiudere una crocchia scomposta. « Sì però anche meno, eh. Calatevi uno Xanax e non rompete i coglioni alla gente - dico - è tanto difficile? » Era così che la Carter aveva deciso di prendere la situazione: come un problema altrui nel quale lei era stata ingiustamente coinvolta. Dunque sbuffò, alzandosi per raggiungere l'armadio con un rumore di piedi nudi sul marmo, cambiandosi in fretta e furia con qualcosa di più comodo. « Senti ma tra te e quel coglione di King, no? C'è qualcosa? Fate roba? » Aggrottò la fronte, sporgendosi col faccino tondo da dietro l'anta aperta. « ..c'è qualcosa? Fate roba? » Si strinse nelle spalle, incurvando le labbra all'ingiù in una smorfia. « Bo..sì..no. Cioè, facciamo roba ogni tanto ma molto così. » Come sempre, quando si trattava di Alyssa, una risposta vera e propria non c'era. « Non ti si è scollato per tutto il giorno. L'aristocrazia sarà contentissima. Oppure s'è lasciato di nuovo? » Richiuse velocemente l'anta, scalpicciando verso il letto per buttarcisi a sedere con le gambe incrociate. « Da quel che so stanno ancora insieme. Ma bo, la Zabini non ci passa dalle porte per tutte le corna che ha. Insomma: tipica relazione del nuovo millennio. » Si strinse nuovamente nelle spalle, per nulla turbata dalla cosa. Ormai chi è che si mette più insieme e resta fedele? Solo i tredicenni sfigati che neanche scopano. Aprì un cassetto, estraendone due piccoli pacchetti di fonzies, uno dei quali venne lanciato a Mia. « Comunque io dopo cena vado a giocare a bowling al Toyland. » Come se nulla fosse successo, appunto. Si mise in bocca una patatina, lanciando un'occhiata a Mia. « Mi sono organizzata con Bartosz. Lui e gli altri vanno. » Sciabolò le sopracciglia, mostrandole poi un sorriso angelico. « Ho detto che ci sei anche tu. » I'm not even sorry. Balzò quindi giù dal letto, avvicinandosi all'armadio di Mia per spalancarlo. « Allora che ti metti stasera? Guarda che è importante, eh. Oggi ci facciamo una nuova amica, quindi mica possiamo andare come due pezzenti. » Si sporse a guardarla fissa negli occhi, annuendo con fare sapiente. « Mi sono resa conto che certa gente non la conosco abbastanza. » Pausa. « Tipo Gabriela. » Rimase impalata per un attimo, prima di scattare verso di lei e prenderle il cellulare. « Oh no no. Non pensarci nemmeno a pisciare o ad avvisare. Facciamo l'imboscata. »

     
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    « Bo..sì..no. Cioè, facciamo roba ogni tanto ma molto così. Da quel che so stanno ancora insieme. Ma bo, la Zabini non ci passa dalle porte per tutte le corna che ha. Insomma: tipica relazione del nuovo millennio. » Sollevò le sopracciglia piuttosto perplessa annuendo. Wow. « Non è una tipica relazione del nuovo millennio se ti metti volontariamente con un coglione. » Alza gli occhi al cielo e torna a stendersi sul letto osservando il soffitto. « Quella lì non ha tutte le rotelle apposto, cazzo. Tra un po' sta a vedere che finisce per fare.. - » Si ferma di colpo mordendosi il labbro inferiore. Finisce per fare come sua madre. No. Non è il momento adatto per tornare su tutta la questione Lockdown e Logge. Per Mia, quella discussione non si conclude certo lì, ma conosce abbastanza bene Alyssa da sapere che continuerà a mettersi sulla difensiva. Ci andiamo coi piedi di piombo. In tanto l'avrebbe tenuta d'occhio. Lei e quel coglione di Asa. « Comunque io dopo cena vado a giocare a bowling al Toyland. » « Di mercoledì. » Asserisce con un tono piatto mentre apre la busta di patatine, controllando di tanto in tanto il cellulare. « Mi sono organizzata con Bartosz. Lui e gli altri vanno. Ho detto che ci sei anche tu. » Mette in fila quelle informazioni prima di sgranare gli occhi. Cos? « Alyssa.. » Alza gli occhi al cielo con un'aria sconsolata passandosi le mani tra i capelli ancora umidicci. « Allora che ti metti stasera? Guarda che è importante, eh. Oggi ci facciamo una nuova amica, quindi mica possiamo andare come due pezzenti. Mi sono resa conto che certa gente non la conosco abbastanza. Tipo Gabriela. » Alzò l'indice a mezza aria manifestando tutto il suo dissenso scuotendo contemporaneamente la testa. « No.. mi dispiace. Non approvo. » E' sul punto di aprire il gruppo di whatsapp quando il cellulare le viene sfilato sul colpo. « Oh no no. Non pensarci nemmeno a pisciare o ad avvisare. Facciamo l'imboscata. » Quindi tu non vuoi sentir parlare di guerre sante, ma vivi la tua vita un'imboscata alla volta. Mia non era certo una pronta a tirarsi indietro di fronte all'idea di infrangere le regole, eppure, più i M.A.G.O. si stava avvicinando, più la voglia di scherzare le stava passando. Non mi va di essere bocciata. Né passare tutta la vita dentro questa topaia. « No, dai Aly! Non mi va. A parte che io ci tengo ancora alle mie uscite nell'weekend. Ho già sfidato una volta la sorte sabato scorso. » Si alza posizionandosi di fronte all'amica allungando la mano per farsi restituire il cellulare. « E poi non mi va di fare la figura della stalker. Dai! Improvvisamente sembra che il centro del nostro universo è uscire con questo gruppo. Quante volte ci siamo uscite due volte di fila nel giro di pochi giorni con loro? » Va bene una volta a settimana quando tutto fila liscio.. così però è troppo. Inclina la testa di lato e si stringe nelle spalle. « Dai.. è strano. Non mi va di.. far venire alla gente idee sbagliate. » Sbuffa appoggiandosi contro l'anta dell'armadio. « E poi sticazzi della colombiana. » Manco è vero che ci stava insieme l'altra sera.


     
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    « No, dai Aly! Non mi va. A parte che io ci tengo ancora alle mie uscite nell'weekend. Ho già sfidato una volta la sorte sabato scorso. » Sollevò un sopracciglio, guardandola con un cipiglio tra l'ironico e l'eloquente. « Guarda che io ti ho proposto di uscire, mica di tornare a casa con Capitan Giappone. Sforare il coprifuoco è una scelta interamente tua, anche se trovo molto indicativo il tuo darla per scontata. » la punzecchiò, nascondendo il cellulare dietro la schiena e puntando il nasino in alto con aria di sfida. « E poi non mi va di fare la figura della stalker. Dai! Improvvisamente sembra che il centro del nostro universo è uscire con questo gruppo. Quante volte ci siamo uscite due volte di fila nel giro di pochi giorni con loro? Dai.. è strano. Non mi va di.. far venire alla gente idee sbagliate. E poi sticazzi della colombiana. » Alzò gli occhi al cielo, sbuffando platealmente. « E queste sono le esatte considerazioni che farebbe qualcuno che la prende molto à la sticazzi. » Sciabolò le sopracciglia, facendo schioccare la lingua contro il palato mentre la fissava eloquentemente. A quel punto si fece balzare il cellulare della compagna su una mano, porgendoglielo indietro. « È strano quello che tu rendi strano, Mia. Pensaci, vah. » Che io qui rido e scherzo, ma dalle reazioni mi sa che la stai prendendo un attimo troppo sul serio questa roba. Richiuse l'armadio della Wallace, buttandosi sul letto per riprendere il proprio pacchetto di patatine. « Io comunque vado lo stesso. » Pausa. « E in caso tu decidessi di rimanere qui a fare la principessa, farò comunque rapporto l'indomani. » Altra pausa. « Anche se non ti interessa. Così..per puro spirito di gossip. »
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    E nella sua maniera tanto bislacca quanto borderline tragica, Alyssa alla fine le sue indagini di mercato le aveva svolte. Certo, le era costato qualche drink di troppo e un'ubriacatura incazzata che si sarebbe potuta evitare, ma la Carter era sempre stata una da go big or go home. Se sciogliere l'atmosfera con un po' di alcool era stato calcolato, scolarsi bicchieri su bicchieri era diventato quasi automatico. Senza nemmeno rendersene conto, l'angoscia e la tensione accumulate durante la giornata avevano preso il sopravvento, portandola a cercare inconsciamente una sorta di anestetico per non riflettere e allontanare quel senso di soffocamento che ancora si sentiva attorno al collo. E poi quel cazzo di giapponese mi guarda come se mi stesse giudicando. Ma chi sei? Fatti i cazzi tuoi. Nessuno ti conosce e tu di certo non conosci me. Tra una cosa e l'altra era tornata al castello un po' barcollante, convinta di essersela cavata totalmente da sola e gettandosi sul letto ancora vestita, premurandosi di togliersi solo giacca e scarpe. La mattina seguente, al risveglio, non si rese nemmeno conto del fatto che entrambi quegli indumenti li aveva invece ora addosso. La prima preoccupazione fu il mal di testa martellante che la portò ad emettere un grugnito nel sollevarsi a sedere sul letto. Cazzo che botta! Si portò stancamente le mani al viso, passandosele sugli occhi gonfi. « Ma che ca-? » Aggrottò la fronte, osservando le dita sporche di vernice rossa con un pizzico di confusione. Si guardò intorno, cercando di vedere se avesse combinato qualcosa in stanza. Tutto come al solito. Il che, se possibile, la turbò ancora di più. Ok che ho bevuto, ma non così tanto da avere vuoti di memoria. E lo sapeva che, dunque, la risposta poteva essere solo un'altra, sebbene non avesse idea di quale nella precisione. Solo a quel punto si rese conto che Mia la stava fissando. « Mmh..per caso hai sentito qualcosa di strano stanotte? Dopo che sono tornata, dico. » chiese con tono impastato e un po' vago, sebbene il suo sguardo vagasse ancora distratto per la stanza alla ricerca di indizi.

     
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    Si era svegliata con l'umore sotto i piedi e con lo stesso umore nero era scesa a colazione raccattando un po' di brioches e un grosso caffè per Alyssa. Poi era passata in infermeria, dove aveva lamentato un terribilmente mal di testa per farsi dare una pozione che avrebbe passato alla compagna. Riscesa in camera, aveva appoggiato il bottino sopra il baule ai piedi del letto della giovane Carter, iniziando a preparare lo zaino per la giornata. Fortunatamente non avrebber cominciato prima delle dieci, e questo le avrebbe dato il tempo quanto meno di aiutarla a svegliarsi per non saltare tutta la giornata. Sempre che decida di andare a lezione. O forse il suo non era puro spirito di altruismo; no, non lo era. Voleva togliersi qualche sassolino dalle scarpe. Una volta sveglia, verso in una tazza la pozione, posandola sul comodino della ragazza. « Bevila. » Disse solo, senza aggiungere altro prima di affiancare una seconda tazza colma zeppa del caffè annacquato che gli elfi preparavano ogni mattina. Meglio di niente. « Mmh..per caso hai sentito qualcosa di strano stanotte? Dopo che sono tornata, dico. » « A parte i tuoi soliti show? Nulla di particolare. » Con un tono piccato, tornò a muoversi nella stanza, infilando nello zaino i libri necessari per la giornata, sedendosi infine comodamente sulla sedia con le gambe accavallate sulla scrivania. Si accese una sigaretta avvicinando a sé il barattolino in cui aveva messo le mimose. Le gettò di conseguenza nel secchio con rabbia, per poi avvicinare il barattolo in cui lasciò che la cenere si depositasse lentamente. « Guarda Aly, non ho neanche parole per descriverti, davvero! » Pausa, mentre con aria delusa solleva lo sguardo verso l'alto scoccando la lingua contro il palato. « Ci hai parlato vero? Con Raiden.. mi ha detto della cosa del serial killer. E anche che ieri proprio con lui non ci volevi avere nulla a che fare. » Stringe i denti. « Ma chi te l'ha chiesto, eh? Cazzo, io mi sono fidata di te.. non l'ho detto neanche a Ronnie.. e Ronnie è la mia migliore amica. » Sottolinea quelle parole per mettere ben in chiaro la sua posizione. « Lascia che metta le cose in chiaro: per te forse siamo tutti gente che va e viene. Basta che ti fai due risate. Io lo so che per te il modo in cui mi comporto è insensato. Va bene, con Raiden ci ho solo scopato e tanti cari saluti. Un po' come tu fai roba con Asa molto così e poi non te ne frega una sega, giusto? » E' così. Lo so. « Beh non è proprio così. Io con questa gente ci sono incastrata a vita. Pure con Asa sono incastrata - pensa che rottura di cazzi! Non posso scegliere di ignorarli o evitarli se faccio una figura di merda. » E se domani finisco sulle barricate insieme a lui? E' così che voglio arrivarci? No. Mia era comunque sin troppo ligia al suo dovere. Anche se a tratti aveva difficoltà ad accettarlo. « Non funziona così per noi. E non funziona così nemmeno per te. E se solo smettessi di fare la cogliona per cinque secondi te ne renderesti conto. MA NO! Per te va tutto bene. » Si morde il labbro inferiore e scuote la testa. « Pensaci ogni tanto pure agli altri, Alyssa. E se non riesci a farlo, renditi almeno conto del fatto che non è che sei migliore di tutti noi. Non è che siamo tutti una massa di deficienti mentre tu c'hai capito tutto. » Prende ad annodarsi la cravatta in fretta e furia, iniziando poi a legarsi i capelli in una coda alta. « Cresci cazzo! Abbiamo tutti paura. Se non riesci a superarla chiedi aiuto. Ma sia chiaro che cagarsi sotto non è una buona ragione per trascinare pure gli altri nel giro di cazzate cosmiche che ti racconti. » Pausa. « Per colpa tua adesso le conversazioni con Raiden le finisco a pollici in su, ed è proprio ciò che speravo di evitare. Tante grazie! » Prese di conseguenza lo zaino e si diresse verso l'uscita sbattendosi la porta alle spalle.


     
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    « A parte i tuoi soliti show? Nulla di particolare. » Mh non credo ci sia bisogno di interpellare la veggenza per cogliere questo vibe negativo. Tuttavia non disse nulla, limitandosi a bere la terribile pozione che Mia doveva aver reperito in infermeria per l'occasione. Fece una smorfia: il sapore era sempre disgustoso, ma almeno funzionava in maniera quasi immediata. Tuttavia, se il mal di testa da sbornia le passò quasi subito, presto ne arrivò un altro dovuto al rigetto di parole che le arrivò a raffica dalla compagna di stanza. Sulle prime battute, Alyssa sfarfallò appena le palpebre, confusa. Wo, buongiorno anche a te, Wallace. E poi, man mano che Mia parlava, la Carter cominciò a scaldarsi, entrando sempre più sulla difensiva nei confronti di accuse che sentiva in parte come in giuste e in parte come troppo vicine alla realtà effettiva. E sul primo tipo, Alyssa avrebbe anche lasciato tranquillamente perdere, facendosi scivolare tutto addosso con un'alzata di spalle. In fin dei conti, col caratteraccio che si ritrovava, era piuttosto abituata a sentirsi urlare contro. Ma quelle del secondo tipo - erano quelle il vero problema. Sentirsi messa con le spalle al muro su qualcosa di concreto era ciò che Alyssa più detestava e su cui dava il peggio di sé in risposta. Per questo, quando la Wallace si sbatté teatralmente la porta alle spalle, lei si alzò di scatto dal letto, raggiungendola di gran carriera nel corridoio, con gli occhi sgranati dalla rabbia. « Ma tu chi cazzo sei, Mia, per dire a me di crescere? Eh? Che c'è, uno più grande ti ha finalmente cagata mezza volta e improvvisamente ti senti in diritto di dare lezioni di vita alla gente? » Assottigliò lo sguardo, sbottando in un colpo di risata amara. « Ma scendi dal cazzo di piedistallo! » Cristo santo, ma ti senti? Vuoi fare Beatrice Morgenstern sulle basi di Tommy Prince. « È colpa mia se hai voluto fare la sportiva sbattendoti un altro lycan e poi ci sei rimasta sotto? No. Perché io al tuo amichetto non ho detto proprio un cazzo, quindi se adesso finisci le conversazioni a pollici in su è solo colpa tua. Oppure bo..forse ne hai solo pescato uno che non è un totale deserto sinaptico e semplicemente ci è arrivato da solo a capire che stai facendo i giochini da tredicenne infatuata. » Perché quelli sono. Ridicoli "esco, non esco" di cui o se ne sbatte altamente il cazzo oppure si è giustamente stancato. « E poi..capirci tutto? » Sospirò, guardandosi intorno come a sottolineare il proprio sbigottimento. « Ma chi cazzo l'ha mai detto che ci ho capito tutto? Non so se ti è chiaro, Mia, ma te lo scandisco bello tondo così che tu possa capirlo. Io non ho bisogno di aiuto. Non lo voglio. Non voglio capire e non voglio far parte di questa suicide squad del cazzo che vi siete messi in testa di buttare su. » Fece un passo in avanti, rossa in volto. « Io. Voglio. Essere. Lasciata. In. Pace. » Scandì, piano, una parola alla volta. « È chiaro? No perché mi pare che bo..all'improvviso abbiano tutti cominciato a ficcare il naso nei miei affari e sentirsi in dovere di spiegarmi come vivere la mia cazzo di vita. Gente che non so neanche chi cazzo sia mi guarda dall'alto in basso semplicemente perché non voglio mettermi in cerchio con loro a cantare Kumbaya. » Come se farlo dovesse essere la mia massima aspirazione nella vita e io dovessi solo sentirmi onorata nel ricevere il loro tough love. Ma andatevene tutti a fare in culo! « Io non sono un cazzo di nessuno, ok, Mia? E non aspiro ad esserlo, per quanto questo possa farvi rodere il culo, evidentemente. Un sin eater in meno non è una tragedia e il fatto che la stiate facendo così grossa per una persona che guardate pure come una macchietta se non addirittura come uno scarto umano è ai limiti del comico. Io la mia scelta l'ho fatta - ed è la mia, mia e basta. Quindi imparate a convivere con la vostra senza rompere il cazzo a chi vuol fare diversamente. » Detto questo si voltò di scatto, tornando di gran carriera verso la camera. Aprì la porta, fermandosi sull'uscio giusto il tempo di voltarsi in direzione della compagna per rivolgerle le frasi finali, come se si fosse dimenticata di qualcosa « Ah e comunque se l'è scopata, la colombiana. » stirò un sorriso velenoso, sollevando un sopracciglio « Ma tanto a te non frega nulla, no? » Tralasciò tuttavia volutamente il fatto che ciò fosse avvenuto diversi mesi addietro. Si sbatté quindi la porta alle spalle, disfacendosi del giacchetto che aveva ancora addosso, prima di chiudersi in bagno a doppia mandata e buttar giù ogni boccetta sul lavandino in un raptus isterico.

     
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    Seduta sul proprio letto, Nessie lasciò vagare lo sguardo sulla stanza, assicurandosi per l'ennesima volta che ogni cosa fosse al posto giusto. Ok, Nessie, hai pianificato tutto nei minimi dettagli. Non possono sfuggirti. Si schiarì la voce e si raddrizzò, afferrando il telefono e premendo il tasto di registrazione di un messaggio vocale, da inviare direttamente nella chat di gruppo con Alyssa e Mia. Tirò su col naso e finse un paio di singhiozzi, la voce improvvisamente acuta. « R-ragazze... » Altro singhiozzo. « D-devo dirvi una cosa, io... sono in camera, ho bisogno di parlarvi. S-sono... incinta! » Tirò su col naso, drammatica. « Lo so che vi ho detto che andavo a studiare in biblioteca, ma in realtà... ho passato del tempo con qualcuno e adesso... » Lasciò sfumare la voce, contrita e spezzata. « Devo fare il secondo test per sicurezza e non voglio farlo da sola. Vi prego! » Interruppe l'audio e lo inviò. Nel riascoltarlo non poté fare a meno di pensare che, in effetti, era migliorata parecchio da quando si era iscritta ufficialmente al club di teatro su consiglio di Louis Paciock. Infilò il cellulare nella tasca dei jeans e si chiuse in bagno, in attesa. Si assicurò che entrambe avessero ascoltato l'audio, iniziando a misurare il piccolo bagno a passo veloce, nervosa. Se non ci credono? E se non vengono? Prese a mordicchiarsi incessantemente il labbro inferiore, incerta. Quando aveva ideato quel piano maldestro, aveva puntato tutto sulla solidarietà delle sue compagne di stanza - o, se non altro, sul loro amore per il pettegolezzo. Dopo qualche minuto, il rumore della porta della camera che si apriva le annunciò che qualcuno doveva essere arrivato. Nessie aprì di pochi centimetri la porta del bagno, scorgendo le figure familiari delle compagne di stanza. « Chiudete la porta, per favore. » Pigolò, prima di uscire dal bagno con espressione seria. Attraversò la stanza e si sistemò accanto alla porta d'entrata, in modo da impedire loro di uscire, prima che l'espressione mortalmente seria si incrinasse in un mezzo sorriso. « Non è vero, non sono incinta. » Si schiarì la voce, giocherellando con un braccialetto. « Era una bugia, ma non sapevo come altro farvi venire qui insieme. Scusate. » Accennò ad un sorriso di scuse, facendo loro cenno di sedersi. Iniziava a sentirsi più tesa di quanto aveva immaginato. « I-io non so perchè avete litigato e siete di pessima umore, però... » Esitò per un istante, cercando di formulare il proprio pensiero nella maniera più diplomatica possibile. « ...però questa situazione non mi piace. Non mi piace che sbattitate le porte e rispondiate a monosillabi. Non mi piace che quando siamo tutte e tre insieme ci sia sempre silenzio e un sacco di tensione. » Scosse il capo, dispiaciuta. « Mi piaceva come era prima, quando parlavamo sempre di ogni cosa e dovevo tirarvi i cuscini per farvi spegnere la luce all'una di notte. » Era bello. Era confortante. « Perciò... ho avuto un'idea. » Infilò la mano nella tasca dei jeans, estraendo un bastoncino di zucchero caramellato millegusti di Milendia. « Il bastoncino dei sentimenti! » Lo passò davanti agli occhi di entrambe, soddisfatta. « In realtà è un bastoncino di Mielandia, ma dovremo accontentarci. Comunque, ho letto su Strega Moderna che il bastoncino dei sentimenti è un modo utile e costruttivo per chiaririsi ed esprimere le proprie emozioni ed i propri pensieri senza ferire il prossimo. » Si sedette di fronte a loro, atteggiandosi a mediatore. « In pratica, chi ha in mano il bastoncino può esprimere la propria opinione senza venire interrotto e in maniera civile. Per esempio, in questi giorni io mi sono sentita a disagio. So che non era vostra intenzione, ma sarei felice se foste disposte almeno a provare a sistemare le cose. » Spostò lo sguardo dall'una all'altra, scrutandole con i grandi occhioni verdastri ricolmi di speranza. « Ogni volta che si riesce a comunicare in maniera costruttiva si ha diritto ad una caramella. Ecco. » Indicò loro il sacchetto, ancora colmo sino all'orlo, dal quale pescò un'Ape Frizzola. « Ok, chi vuole iniziare? » Domandò poi, allungando il bastoncino di zucchero tra le due.





    Edited by violin girl. - 11/4/2021, 23:59
     
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    Se non fosse stato per quel grido disperato d'aiuto che le aveva fatto letteralmente perdere qualche battito cardiaco, Mia non si sarebbe mai mossa dalla posizione che aveva assunto. Ferma, inerme, poco oltre il limitare della foresta proibita, si era stesa su un fazzoletto d'erba in mezzo a una radura. E lì era rimasta a sentire la musica senza pensare a nulla per diverso tempo, ingannandosi che prima o poi il senso di imbarazzo e umiliazione sarebbe passato. Era uscita presto in fretta e furia quella mattina, mettendosi lo zainetto su una spalla senza dare spiegazione alcuna. A quel punto poteva essere abbastanza ovvio che il motivo fosse Alyssa. Ma non era proprio così. Ritornata in stanza col fiatone, andò quasi a sbattere contro Alyssa, a cui gettò un veloce sguardo indifferente, prima di cercare la figura di Nessie nell'ambiente. Aveva gli occhi leggermente arrosati, Mia, ma per quanto le altre potessero saperne, poteva aver deciso di fumare qualcosa di più pesante delle solite sigarette. Devo pure andare a fare il pieno. Il penultimo pacchetto l'ho dimenticato da Raiden. Scosse la testa scacciando quel pensiero dalla sua testa, vedendo finalmente uscire l'amica dal bagno. « Ehi.. Ness! Come stai? » Come vuoi che stia, deficiente! Come una che ha il sospetto di essere impagnottata. « Non è vero, non sono incinta. Era una bugia, ma non sapevo come altro farvi venire qui insieme. Scusate. » « Come scusa? » Incredula, la osserva con fare perplesso aspettandosi una spiegazione. Mentre Nessie continua il suo intervento, Mia scuote la testa e la osserva con rabbia. « No va beh Ness, tu non stai bene! Ma ti pare.. » Guarda non è giornata per fare pace manco con Ringo. E a proposito di Ringo, fu il suo piccolo compagno a darle un po' di confronto andandole incontro. Mia lo prese in braccio, iniziando ad accarezzarlo, mentre si sedeva alla sua scrivania. « Perciò... ho avuto un'idea. Il bastoncino dei sentimenti! » Mia rimase interdetta, non sapendo se l'amica stesse parlando sul serio o la stesse prendendo in giro. « [...]Per esempio, in questi giorni io mi sono sentita a disagio. So che non era vostra intenzione, ma sarei felice se foste disposte almeno a provare a sistemare le cose. » Ti abbiamo reso la vita proprio difficile eh? Restò per un po' a pensarci, col gatto in grembo intento a fare le fusa, prima di chiudere gli occhi sospirando. Infine, roteò appena la bacchetta per richiamare a sé il bastoncino. E a quel punto osservò Alyssa, prima di rivolgersi a Nessie. « Io mi sento.. incazzata? » Inizia con cautela, mantenendo un tono di voce relativamente calmo, nel tipico range passivo-aggressivo. « Illusa.. » Pausa, tempo in cui tenta di darsi un tono. « ..da un amicizia.. che vale solo quando uno dice le cose che l'altro si vuole sentir dire. » Altra pausa mentre deglutisce, osservando Alyssa e soffiando piuttosto frustrata. « E ingannata.. » A quel punto sposta lo sguardo su Nessie con altrettanta serietà. « ..si. Ingannata, Nessie, hai sentito bene. » In assenza di altri pacchetti di sigarette, tira fuori dal cassetto della scrivania il tabacco e si gira in fretta e furia una sigaretta dirigendosi come una tempesta verso il bagno gettando il bastoncino a terra. « A quanto pare qui tutti dicono le cose giuste al momento giusto, tranne me. » Alza il coperchio del water e tenta di accendersi la sigaretta, accanendosi senza sosta contro il povero accendino che non vuole saperne di accendersi. E lì, in quella scintilla, sembra concentrarsi tutta la frustrazione che sta trattenendo dalla sera prima, che la porta sul punto di piangere dalla rabbia. Non piangere, cogliona! E ci riesce a convincersi, ma a stento. « SEI STATA UN'ARPIA DEL CAZZO ALYSSA! » Asserisce infine sbattendosi la porta del bagno alle spalle per mascherare gli occhi lucidi e il principio di pianto. « CHE CAZZO PERO'! DOVRESTI ESSERE DALLA MIA PARTE! HAI PURE FATTO GIRARE DI CULO NESSIE! VUOI ESSERE LASCIATA IN PACE? PERFETTO! TI LASCERO' IN PACE! LASCERO' TUTTI IN PACE. FATE UN PO' COME CAZZO VI PARE! »


     
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    « Chi è lo stronzo? Dimmi chi è, Nessie. Giuro che lo faccio fuori! » Fu con questo cipiglio guerrafondaio che Alyssa varcò la porta della propria stanza, rossa in viso e tutta trafelata per la corsa appena fatta. Era scontato, per lei, che nell'equazione ci fosse necessariamente uno stronzo: perché una ragazza single, per giunta teenager, che rimane incinta, ci rimane per colpa di uno stronzo - semplice logica. Secondo me è stato quel coglione di Paciock. Sono sempre i più insospettabili. Oh ma non avrà alcun sospetto su chi sarà stato ad appenderlo per le mutande a una guglia della torre Corvonero. « Non è vero, non sono incinta. » Si arrestò di colpo, battendo le palpebre un paio di volte nel fissare Nessie. Rimase in silenzio per qualche istante prima di parlare. « Cioè era uno scherzo? » Del cazzo. « Era una bugia, ma non sapevo come altro farvi venire qui insieme. Scusate. » « Nessie, tu hai problemi, cazzo. » Sbuffò, cercando di uscire dalla stanza senza tuttavia riuscirci, dato che la compagna aveva ben pensato di sbarrarle il passo. Si muoveva a scatti, Alyssa, palesemente innervosita da quella situazione di cui non riusciva a vedere assolutamente il senso. « I-io non so perchè avete litigato e siete di pessima umore, però... » « Forse perché non sono affari tuoi? Just saying. » rispose veloce, incrociando le braccia al petto e sollevando le sopracciglia in un'espressione sarcastica. Ma farseli ormai mi sa che è passato di moda, a giudicare dagli ultimi giorni. « Perciò... ho avuto un'idea. Il bastoncino dei sentimenti! » Oh sweet Jesus! Alzò gli occhi al soffitto, aprendo le labbra in un'espressione tra l'incredulo e l'esasperato. « Il bastoncino dei sentimenti. Davvero? Cioè fai sul serio? » Io non ci credo di essere arrivata a questo punto nella mia vita. Volse lo sguardo a Mia, come a voler capire se fosse davvero disposta a star dietro a quella stupida farsa, quando questa lo richiamò a sé, prendendone possesso. Cioè quindi mi state dicendo che questa cosa si fa? Davvero? No vabbè, io non ho più parole, cazzo! Si gettò sul letto con un pesante sbuffo, facendo ciondolare una gamba giù dal materasso in un ritmo nervoso mentre metteva su la sua miglior espressione sostenuta e condiscendente. « Io mi sento.. incazzata? Illusa..da un amicizia.. che vale solo quando uno dice le cose che l'altro si vuole sentir dire. » Sbottò una risata amara, un colpo solo. Da che pulpito! « E ingannata..si. Ingannata, Nessie, hai sentito bene. » Rivolse un'occhiata a Nessie. Mh vabbè ok, però adesso la stai facendo un po' drammatica, eh, Mia. Ingannata da questa stronzata è un po' un parolone. E fu proprio in quell'eccesso drammatico che la Wallace si chiuse in bagno, sbattendosi la porta alle spalle e lasciandosi indietro il bastoncino. « SEI STATA UN'ARPIA DEL CAZZO ALYSSA! CHE CAZZO PERO'! DOVRESTI ESSERE DALLA MIA PARTE! HAI PURE FATTO GIRARE DI CULO NESSIE! VUOI ESSERE LASCIATA IN PACE? PERFETTO! TI LASCERO' IN PACE! LASCERO' TUTTI IN PACE. FATE UN PO' COME CAZZO VI PARE! » Rossa in volto dalla rabbia, Alyssa scattò giù dal letto, afferrando istintivamente quel bastoncino di cui non aveva alcun bisogno ma che prese comunque, per principio. « VUOI SAPERE COME MI SENTO IO, EH, MIA? » sbraitò, fissando con astio la porta del bagno. « Mi sento esasperata, costretta, mancata di rispetto e forzata. Sì, forzata. Da te, da Nessie, da Pervinca e da tutti questi paladini della giustizia del cazzo che sono così fottutamente pieni di sé da volermi dire cosa fare, cosa sia meglio per me, cosa dovrei volere..TUTTO! » Fece una pausa, inspirando una boccata d'aria veloce. « Anche a costo di costringermi a quanto pare. » In un raptus di rabbia spezzò il bastoncino, gettandolo in terra. « E forse, cazzo, faccio bene a non voler far parte di questo giro. A non voler essere come voi. Perché voi dite di voler bene alle persone, vi elevate a grandi esempi della morale e della giustizia, ma poi non fate altro che mortificare e costringere. Vi interessa solo di portare la gente alle vostre stesse cazzo di conclusioni, che a loro stia bene o meno. » Si sentiva gli occhi bruciare, forse perché teneva le palpebre sbarrate al punto che i suoi grandi occhi castani iniziarono ad arrossarsi velocemente. « Sono stata un'arpia? Bu-uh! Alyssa Carter mi ha trattata male! Cazzo, guardati allo specchio una buona volta, Mia. Almeno io sono consapevole di avere un carattere di merda e non cerco di buttarlo giù per la gola della gente come fosse miele. Tu invece ti comporti come se fossi così al di sopra, così speciale, così retta e genuina. E allora chiediti perché nonostante tutti questi sforzi, nessuno ti dia comunque credito. Perché sei una stronza, ecco perché. Sei una stronza supponente che guarda alla vita altrui come un insulso siparietto senza importanza - un contorno alla tua, di vita. » Riversò quelle parole di getto, ritrovandosi coi pugni chiusi e i respiri accelerati. Il cuore le batteva forte nel petto dalla rabbia e dalla frustrazione che provava verso la Wallace. Dopo qualche istante riprese, a voce più bassa e fredda. « Scendi dal piedistallo, Mia. Non è tentando disperatamente di controllare la gente intorno a te che risolverai i tuoi cazzo di problemi. » Detto ciò si voltò verso Nessie, stirando un sorriso sardonico. « Felice? »

     
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